Era riuscita ad incontrarsi con il professore.
La prima sera non era successo nulla ma non voleva più aspettare. A lui non piacevano le sexy ma le "naturali" così le chiamava lui. La maglietta era a maniche corte, semplice, infilata negli shorts in modo che si notasse il seno prosperoso senza essere volgare.
Claudio era nello studio, lei entrò e lo salutò, lui ricambiò borbottando un saluto senza distogliere lo sguardo dai fogli che aveva davanti. Era un uomo sulla quarantina, alto, calvo e con una barba ben curata, senza i suoi occhi azzurri forse non sarebbe stato un granché ma non a caso era uno dei professori più avvenenti del liceo.
Lo raggiunse dietro la scrivania, gli mise una mano sulla spalla e massaggiò distrattamente, solo allora lui si girò e la guardò, era sempre così burbero e severo ma ogni volta che la guardava rimaneva estasiato. Lei gli tolse i compiti che stava correggendo dalle mani e si sedette sulla scrivania: "Si dà il caso che stessi lavorando" disse lui guardandola: "Lavorerai più tardi" rispose lei languida. Gli accarezzò il petto e lo baciò appassionatamente, lui la tirò a sè e fece scontrare le loro intimità. Il pacco di lui si irrigidì mentre lei si muoveva un po' per farlo eccitare. Lui le strinse possessivamente le natiche, Stefania gli tolse la giacca e la cravatta e a poco a poco cercò di sbottonargli la camicia. Lui intanto l'aveva già svestita lasciandola in intimo. La ragazza gli tolse la camicia e accarezzò il petto, lui tirò indietro la sedia e la fece sedere con le ginocchia a terra, Stefania gli tolse la cintura e aprì i pantaloni, un leggero ansito uscì dalle labbra dell'uomo, si tolse i boxer e senza troppe cerimonie glielo infilò in bocca. Le scopo la bocca tanto da non farla respirare, le prese i capelli e continuò a spingere in profondità: "Soffofo" mugugnò la ragazza ad un tratto, glielo sfilò per riprendere fiato ma appena lo fece lo guardò vogliosa. La fece a alzare e mettere a pecorina sulla scrivania, glielo infilò, la ragazza aprì la bocca e roteò gli occhi, continuava a spingere i suoi 24 centimetri su per il suo culo. Lui si appoggiò alla scrivania tanto piccola da fare arrivare le sue mani dall'altra parte. Schiacciata sotto di lui c'era Stefania che godeva come una porca. Si girò un po'verso di lui e disse: "Ti prego...AH...DI PIUUUÙ!" Soddisfatto della richiesta seppur faticosa continuò a trapanare la ragazza. Lei non riusciva a non orgasmare, stava per venire, lo sentiva, il cazzo spingeva in lei facendola strillare, ma quel porco del professore non voleva lasciarla andare: "È QUESTO QUELLO CHE VUOI! DILLO! DILLO CHE SEI LA MIA CAGNA!" "SIIIII! SONO LA TUA CAGNAAAAA AH!" Venne schizzandole dentro il suo sperma la scostò lasciandola sul tavolo mentre lui si accasciò sulla sedia.
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