L'invito era molto breve, conciso, ed esplicito: era stata invitata, come ospite ad un party presso un maso nelle campagne nell’hinterland della città lombarda, ma non per una normale festa di compleanno o matrimonio, ma per un'orgia: le lettere risaltavano in grassetto dorato al centro del cartoncino. Ma quello che attirò maggiormente la sua attenzione e che le provocò una scarica di eccitazione concentrata sulla fica fu la frase di chiusura dell’invito; Laura dovette leggere più volte per essere sicura di aver compreso correttamente: se accettava l'invito, in quella notte avrebbe dovuto obbedire a chiunque, facendo tutto quello che le sarebbe stato ordinato.
Laura affondò nel divano, i pensieri volarono via come in un sogno: un misto di curiosità, eccitazione, paura e inquietudine la percorrevano. Non aveva neanche tanto tempo per decidere se sarebbe stata in grado di soddisfare e adempiere a quell’invito perché la “festa” si sarebbe svolta da li a qualche giorno. Girava e rigirava quel cartoncino tra le dita quando sentì un moto di turbamento leggendo dove si sarebbe svolta l’orgia: il posto che Marco e Elena avevano scelto, era presso alcune antiche rovine di chiese sconsacrate, nascoste nella campagna cremonese. Nonostante tutto decise di accettare, e prima di cambiare idea prese il telefono per inviare un messaggio di conferma ad Elena e mentre lo scriveva si rese conto che con una mano si stava masturbando furiosamente, preda della curiosità, paura ed eccitazione.
Quel sabato pomeriggio arrivò velocemente e Laura prese il treno per Cremona che le avevano indicato Marco e Elena: durante il viaggio ebbe circa due ore di tempo per pensare, immaginare e sognare. Era tesa al pensiero di quello che stava per accadere e il suo corpo lo manifestava fremendo e restituendole brividi che le provocarono l'accumulo di umori che bagnarono il suo intimo. Non resistendo andò nel bagno del treno e infilò due dita tra lo slip e il clitoride. Si provocò piacere stringendolo tra due dita, ma senza arrivare all'orgasmo.
Mentre il treno entrava in stazione ricevette un messaggio da Marco e Elena: la stavano aspettando fuori dalla stazione di Cremona. Nel messaggio ribadivano ancora che doveva obbedire a tutto senza porre domande e che, quella sera, sarebbe stata chiamata a fare cose che probabilmente non aveva mai neanche immaginato e sicuramente fuori dall'ordinario. Lo lesse mentre scendeva dal treno e sentì il suo corpo sempre più eccitato nonostante il suo nervosismo che aumentò quando scorse Elena che la salutava sbracciandosi.
Si abbracciarono "Sei sempre una meraviglia" sussurrò Elena mentre premeva il suo corpo contro quello di Laura. "Allora sei pronta per questo?" Continuò. "Sì, penso di sì," replicò Laura con voce leggermente tremante. "Sali in macchina", disse Elena con voce determinata. Laura obbedì e, mentre entrava in macchina, vide che al posto di guida c'era Marco che le disse solo "Ciao schiava" con voce dolce ma ferma.
Elena le sedeva di fianco e la stava fissando intensamente: quello sguardo particolare causò un riflesso umido e incondizionato sulla sua fica. La macchina partì. "Svestiti," disse Elena: Laura non osava fare altro che obbedire e si spogliò rapidamente, ritrovandosi nuda sul sedile posteriore della in macchina con le gambe e le chiappe appiccicate alla finta pelle del sedile.
Elena tirò fuori una sciarpa di seta nera molto spessa da una borsa. "Dovrai indossarla per tutto il tempo", disse e con dita veloci bendò Laura che iniziò di nuovo a tremare, non capendo bene se per l’eccitazione o la paura o entrambe.
“Devi obbedire a tutti i partecipanti alla festa, qualunque cosa chiedano. Sei pronta per questo?" "Sì," sussurrò Laura, la voce era ancora un po’ tremolante. "Non ho sentito. allora che ne dici, schiava?" Disse Marco dal sedile del conducente. "Sì" rispose ad alta voce Laura. "Bene. Indossa questo vestito”, continuò Elena, porgendole un vestito nero. Laura si infilò in quell'abito di latex attillato aiutata da Elena, avvertendolo subito troppo stretto attorno al corpo.
Una mano si infilò sotto il vestito. Le dita le scorrevano lentamente sulle cosce fino alla fica. "La piccola schiava è già bella bagnata", disse Elena a voce alta. Laura sentì due dita scivolare dentro di lei ed emise un piccolo gemito. "Probabilmente dovresti guidare tu stasera, visto quanto sei eccitata" le sussurrò Elena all'orecchio, leccandola e sorridendo.
L'auto finalmente si fermò. "Aspetta qui" intimò Elena. Laura fu lasciata sola in macchina. Il corpo le faceva male tanto era stretto il vestito, ma non aveva il coraggio di muoversi. All'improvviso la portiera dell’auto si aprì e due mani forti la tirarono fuori. Laura fu trascinata lungo un sentiero: durante il breve tragitto sentì varie voci intorno a lei. La spinsero su una scalinata: inciampò e quasi cadde, ma riuscì a reggersi in equilibrio, quando una voce profonda ma alterata da qualche strumento elettronico urlò "Ferma schiava! Non sei ancora degna di entrare e avvicinarti all'altare" quelle parole la spaventarono. Nessuno aveva mai parlato di altari, ma la cosa la eccitava terribilmente: avrebbe voluto masturbarsi fino a godere, ma sapeva di non poterlo fare assolutamente.
"Giuri obbedienza alle voci della sera e ti sottometterai a qualsiasi ordine ti verrà impartito e accetterai senza proferire parola qualsiasi cosa verrà inflitta al tuo corpo?". Ormai era arrivata fin lì e non poteva, ma soprattutto non voleva più tornare indietro, ne aveva paura ma grande bisogno e desiderio "Lo giuro!" La voce non era tremante, ma determinata; quasi non si riconobbe "Sei ammessa! Ci divertirai e ti divertirai".
Tutti i suoi sensi, tranne la vista, erano in piena tensione, per sopperire all’impossibilità di vedere cosa accadeva intorno: poteva distintamente udire che le persone intorno a lei erano eccitate, ne udiva le voci eccitate e avvertiva l'odore del loro desiderio.
Le sollevarono e tirarono le braccia al di sopra della testa e gliele bloccarono con qualcosa di metallico freddo e duro: non riusciva minimamente ad immaginare cosa potesse essere. Qualcuno le afferrò le gambe e le allargò bloccandole i piedi e le caviglie che risultavano ben saldi a terra. Delle mani sconosciute scivolarono sul suo vestito e subito sentì che la cerniera posta nella parte posteriore veniva aperta. Rimase lì nuda, sentendo gli occhi di tutte le persone intorno a lei indugiare sulla sua pelle. La fica le si inumidì al pensiero. “Ammirate e giudicate la nuova schiava offertaci dai nostri ospiti” sempre quella voce metallica che fu sovrastata da voci compiacenti e battiti di mani. Stava ancora elaborando quelle sensazioni che una frusta la colpì sui glutei facendola sussultare.
“Preparala” intimò la voce, facendo schioccare ancora la frusta: sentì il rumore del colpo sulla carne ma non ne avvertì il dolore. Capì di non essere l’unica schiava della serata. "Quanto sei adorabile" le sussurrò una voce femminile nell'orecchio, doveva essere molto giovane, perché era fresca e solare. Sentì le sue piccole dita calde e morbide scivolare sul suo ventre. La frusta oscillò di nuovo senza colpire nessuna delle due, provocandole comunque dei brividi e facendo aumentare la vischiosità tra le grandi labbra; avvertì qualcosa che scivolava tra le sue cosce, erano le dita della ragazza che si diressero velocemente e senza indugi verso la fica di Laura.
"Mi chiamo Liza" disse la ragazza. Le sue dita le scivolarono dentro e Laura istintivamente si irrigidì. Prima che riuscisse a rilassarsi avvertì il calore di un altro corpo alle sue spalle: due seni sodi con i capezzoli turgidi premevano sulla sua schiena. Liza la baciò, un bacio profondo e lungo sulla bocca, con le lingue che si intrecciavano. Un'altra bocca la morse sul collo, mentre Liza le leccava il collo e scendeva tra i seni, e ancora più giù oltrepassando il ventre e il monte di Venere. Laura riusciva a malapena muoversi, ma ascoltava come il suo corpo reagiva a ciò che le veniva fatto e agevolava i movimenti di quelle mani e bocche. La lingua di Liza scivolò dentro di lei, tra le grandi labbra completamente bagnate. Qualcuno da dietro le allargò i glutei e con la lingua scivolò nell’insenatura fino all’ano, spingendosi dentro lo sfintere.
Gemette sommessamente e subito un altro colpo di frusta si schiantò sulle sue gambe e la voce sussurrò "Resta ferma e zitta!". Il calcio della frusta le scivolò sulla schiena. Brividi violenti scuotevano il corpo di Laura che assaporava il piacere che le due ragazze le stavano provocando penetrandola con lingua e dita nelle sue cavità più intime. La fica e il culo di Laura venivano riempite e svuotate all'unisono. Ora altre mani e altre bocche si unirono al banchetto sfiorandole tutto il corpo: il viso, i seni, i fianchi, le gambe. Laura si lasciò travolgere ascoltando i brividi sul suo corpo e trattenendo ogni gemito che gli si formava in gola.
Mentre le due schiave iniziarono a penetrarla velocemente con le dita in fica e culo, una bocca vorace le afferrò un seno, mentre l’altro veniva stretto tra dita di acciaio che le provocarono dolore. Intorno diverse voci commentavano ciò che stava avvenendo al centro della sala, sul suo corpo: "Guarda come freme il corpo della piccola schiava." "Non vedo l'ora di scoparla con il mio cazzo." "È la nostra fighetta bagnata e se la sta godendo davvero."
Quelle voci e quei commenti la eccitarono fino a sentire i brividi dell'orgasmo farsi sempre più pressanti: oltre alle dita nella fica e nel culo Laura sentì Liza succhiare forte il suo clitoride. Laura tremava mentre l'orgasmo infuriava dentro al suo corpo e stava per esplodere quando ecco ancora quella voce e lo schioccare della frusta “BASTA!”
Le due ragazze si allontanarono e le mani e le bocche lasciarono il suo corpo: mani e caviglie vennero liberate e Laura piombò a terra. Delle mani forti la afferrarono sollevandola dal pavimento e stendendo il suo corpo su una superficie fredda e dura: poteva essere pietra o marmo e Laura capì che si trattava dell'altare.
“Ora sei pronta per l'altare schiava”: delle Mani di donna le allargarono le gambe, e dalla sua cavità vaginale un rivolo di liquido scivolò lungo il perineo attraversando l’ano e cadendo sul freddo tavolo. Laura avvertiva decine di sguardi su di sé: era eccita e bisognosa di raggiungere l'orgasmo che fino a quel momento le era stato solo promesso.
Sentì una grossa cappella sfiorarle clitoride e vagina e dovette mordersi le labbra per non gemere. "Sei pronta per il cazzo schiava?" era una voce maschile molto elegante e bassa: Laura annuì e dentro di sé implorava che quel pene la prendesse il prima possibile. Il cazzo enorme scivolò dentro di lei, la riempì. Mani iniziarono a toccarla pizzicando i capezzoli e il clitoride. Il cazzo la prese violentemente spingendosi fino al fondo dell’utero spostandola ad ogni colpo.
Una mano la costrinse a girare la testa e stringendole le guance a spalancare la bocca per spingerle un altro cazzo fino alla gola. "Succhiami, succhia il mio cazzo duro" sentì una nuova voce maschile accogliendo completamente l’arnese che le riempì la bocca che gli si strinse intorno: Laura iniziò a gustare succhiando avidamente fino a sentire la cappella schizzare dritto nella sua gola costringendola a bere tutto provocandole quasi dei conati di vomito. Quando ricominciò a respirare sentì il cazzo dentro la fica fremere e pulsare pronto a schizzare, ma prima di esplodere uscì da lei inondandole il seno: due mani le sparsero il liquido sui capezzoli “Pulisci!” una lingua femminile leccò ogni goccia dalla sua pelle e poi premette le sue labbra su quelle di Laura che riconobbe il sapore del seme. Diversi cazzi si susseguirono riempendole fica e bocca ancora e ancora, senza lasciarle il tempo di riprendersi tra una sborrata e l'altra un orgasmo e quello successivo.
"Ora si cambia pietanza" ancora quella voce elettronica che aveva guidato l'intera serata concedendo e vietando. Avvertì lo schioccare della frusta e subito dopo la coscia destra andare in fiamme e un rivolo di umori scivolare dalla sua fica. "Tira fuori la lingua schiava!" Lo fece ed ecco ancora la frusta sulla gamba sinistra e un rivolo scivolò ma questa volta non da lei ma nella sua bocca. Una fica bagnata e calda si era seduta sul suo viso e le spalmava gli umori su bocca e naso. "Mangiala!" tirò fuori la lingua e iniziò a leccare quel nuovo sapore, era dolce e profumata "Succhia bene il clitoride e falla godere ora!" Obbedì avvolgendo quel piccolo monte fremente con le labbra usando la punta della lingua per solleticarne la vetta. Succhiava forte come se ne andasse della sua vita. Mentre la sua bocca era piena di quel clitoride altri cazzi continuarono a usare la sua fica scuotendola profondamente.
Una dopo l'altra le fighe padrone si presentarono alla sua bocca. Succhiava e leccava provocando gemiti fremiti e orgasmi. Era tanto concentrata che non si rese conto che le stavano sollevando il bacino e mettendo un sostegno sotto la schiena per tenere il suo bacino in alto e aperto. Due dita iniziarono a giocare col suo unico buco ancora stretto.
Quando le dita la presero il clitoride che stava succhiando le schizzò un fiotto in gola. Sapeva che poteva succedere ma la cosa la eccitò provocandole quasi un orgasmo per il potere che sentiva di avere e solo in quel momento si rese conto di cosa succedeva al suo culo.
"Fallo ancora e ora senza respirare fino a quando non la fai godere" un'altra fica le riempì la faccia e un cazzo duro sostituì le dita nel suo culo. Urlò ma la voce fu soffocata dal clitoride che le riempiva la bocca. Ogni affondo un urlo che diventava una poppata di quel piccolo cazzo femminile pronto ad esploderle in bocca mentre uno ben più grosso rischiava di sfondarle il culo. Sentiva le pareti del suo buco rilassarsi e lasciare scivolare più agevolmente quel grosso membro e iniziò a percepire il piacere provenire da ogni angolo del corpo con scosse dirette a quell'unico punto.
Succhiava più forte sperando che anche il cazzo si muovesse più veloce. Il clitoride esplose con un gemito femminile che le riempì le orecchie mentre il suo corpo veniva attraversato da scosse incontrollabile e il suo culo veniva inondato da una sborrata calda e intensa. Stava godendo ancora, aveva perso ormai il conto degli orgasmi avuti e provocati.
Un altro monte di Venere sul suo viso "solo la fica. Leccami solo quella" obbedì. Il cazzo era sempre dentro il suo culo. Fermo. Ancora duro. La sua lingua correva veloce tra le grandi labbra. Stette ben attenta a non sfiorare il clitoride della padrona di turno e iniziò a penetrarla con la lingua più in fondo possibile facendo roteare la lingua sulle pareti di quella fica calda ma ancora poco bagnata. Si impegnò ma fu solo quando il suo culo fu liberato che sentì che quella fica rispondeva al suo agire. Colpi più secchi e decisi e gli umori della donna le invasero la bocca, la sentiva tremare sopra il suo viso, ansimava e si rese conto che stava sditalinandosi da sé mentre lei la scopava con la lingua. non servì tanto perché urlasse dal piacere. Fu sostituita da altre, mentre il suo corpo veniva baciato e accarezzato da altre mani femminili e maschili.
"Sei brava schiava!" La voce metallica era vicina ne poteva sentire l'odore e il respiro. "Sai che tornerai da noi ogni volta che ne avremo voglia. Lo farai perché ci appartieni!" In quel momento Laura capì che quella voce era di Marco. Una scossa giusto poco prima di sentire che il suo culo veniva preso ancora una volta. Ma non fu quello a farla scuotere. Anche la fica venne riempita in un solo colpo fino in fondo. E i due membri si muovevano all'unisono sempre più a fondo quasi volessero toccarsi dentro di lei. Due mani le tolsero la benda e allora vide che Marco la stava inculando mentre Elena la scopava con un cazzo finto e mentre la possedevano si baciavano tra loro. Sentì montare un nuovo orgasmo più forte degli altri perché consapevole di cosa stesse succedendo. Ansimava e gemeva e stava per urlare quando la sua bocca fu ancora tappata da un clitoride gonfio e appuntito. Riconobbe che era il primo che aveva mangiato nella serata e prese a succhiarlo forte. Una violenta scossa e gli schizzi arrivarono contemporaneamente nella sua bocca e nel culo e la fica si riempì dei suoi umori ancora una volta. "Mettimi un dito nel culo" gemette la donna, la riconobbe era Liza.
Il cazzo di Marco e quello portato da Elena la sbattevano ancora. Laura accarezzò il culo morbido e lasciò scivolare un dito verso l'apertura dell'ano. Lo lasciò scivolare lentamente dentro, mentre la ragazza si lasciava scappare un gemito di piacere. Sentiva che il cazzo di Marco pulsava intensamente e stava per esplodere: lo tirò fuori lasciando che Elena lo segasse in modo che lo schizzo colpisse i seni e il ventre di Laura proprio mentre Liza godeva con un forte getto per la seconda volta inondandole la gola. Elena si sdraiò su di lei e iniziò a baciarla. Spinse di nuovo con forza il cazzo legato al suo ventre nella fica di Laura mentre Marco entrava nel culo di Elena che oltre che scoparla sditalinava Laura con ritmo furioso. Questa volta Laura non resistette e urlò “vengo, godo!”
In un attimo l'orgasmo contrasse tutti i suoi muscoli e mentre godeva sentì i suoi liquidi che scorrevano lungo l'interno cosce. Sentì i gemiti di Marco ed Elena e capì che stavano godendo anche loro. Le dita gentili di Liza la accarezzavano mentre la sua lingua le invadeva di nuovo la gola. Tutto era buio ma le torce illuminavano le rovine della chiesa. Sollevò leggermente la testa e vide Marco e Elena in piedi, che la guardavano sorridenti. Girò il viso e incontrò due occhi sconosciuti. Non c'era nessun altro. “Piccole schiave ora potete coccolarvi e riprendervi con calma” la voce di Marco ora era dolce. "Sei così bella," disse teneramente Liza.
"Io? e te?" replicò Laura, capendo che quegli occhi che le sorridevano non potevano essere che di Liza e provò un'ondata di affetto nei confronti di quel corpo che le avevano dato così tanto piacere.
"Spero che vada bene per te se ti ospita Liza questa notte" disse Marco e Elena aggiunse “ci sentiremo presto piccola dolce schiava. Ci hai servito bene” e le lasciarono sole: le due ragazze si abbracciarono baciandosi dolcemente.
MARCELLOVE@HOTMAIL.IT
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