Le spiagge lunghe, sabbiose, accarezzate dal mare e riarse da sole, che si stendono a vista d’occhio mi riportano al villaggio turistico dove fino poche ore fa mi beavo sotto l’ombrellone sorbendo una bibita ghiacciata, coccolata e accarezzata da Carmine, il bellissimo ‘saracino’ che mi ha incantato all’arrivo, una settimana prima, e mi ha seguito come un’ombra per tutto il mio soggiorno, regalandomi ore di passione sconfinata con la sua sessualità dirompente, con il fisico modellato sui bronzi di Riace, con il suo ‘armamentario’ degno delle più impegnative copule che si possano immaginare, con la delicatezza nei preliminari che mi facevano godere per ore, prima di arrivare a consumare concretamente il rapporto; ci penso con profonda nostalgia e tanto rimpianto per essere dovuta andare via forse troppo presto.
Contemporaneamente, mi viene alla mente Gianfranco, il mio compagno che mi ha quasi costretta a prendere quella decisione quando all’ultimo momento, con le valigie pronte, è venuto fuori con la convocazione per fare gli esami di stato in sostituzione di un collega che si è ammalato: quando gli ho chiesto perché non finga di ammalarsi anche lui ha tirato in ballo non so quali leggi per cui lui non può rifiutarsi, a pena di essere licenziato; non capisco perché un professore più anziano può permettersi di mandare un certificato medico e lui no: secondo me, ama la scuola più di me e si rifiuta di cercare scappatoie, più o meno legali, per poter passare una settimana con me.
Me ne sono andata, viola di rabbia; ho preso la sua macchina, ignorando le proteste di lui che dovrà sobbarcarsi ad ore di viaggio sui pubblici mezzi di trasporto per andare e venire da scuola; e mi sono fatta la tratta Milano - Reggio Calabria da sola: gli avevo promesso, minacciosamente, che lo avrei riempito di corna per tutto il tempo; ed ho cominciato dal motel dell’autostrada dove mi sono fermata per rompere il viaggio: ho agganciato un ragazzo di una trentina d’anni, un turista olandese in visita in Italia, e per tutta la notte ho copulato come mai prima in vita mia.
Ma il meglio l’ho dato al mare, al villaggio, dove ho incrociato immediatamente Carmine, ‘o sarracino, di cui cantava una canzone di Carosone (forse prima che nascessi) ma che ho sentito da D’Alessio: anche se il cantante non mi piace troppo, la figura descritta mi ha sempre affascinato; e Carmine la incarna perfettamente: è stata una settimana di sesso sfrenato, senza regole e senza limiti, in cui ho dato il meglio di me stessa; per tutto il tempo, non ho pensato per un attimo di telefonare a Gianfranco
Ora, tornando a casa, qualche problema me lo pongo; da un lato, mi rendo vagamente conto di averla fatta assai grossa e fuori dal vaso: ho calpestato ogni principio di rispetto al mio compagno, dal quale in definitiva dipendo totalmente, essendo io solo una studentessa di lettere, fuori corso, che vive da mantenuta con lui, professore ormai affermato ed anche molto ammirato ed apprezzato in città; ho preso la macchina che era sua e per la quale avrebbe potuto sporgere denuncia per furto; insomma, l’ho posto nella condizione (e lo so) che dovrebbe darmi in calcio nei fondelli e spedirmi via a farmi la mia vita.
Dall’altro lato, mi rasserena la sua pazienza, ampiamente dimostrata, soprattutto con me: mi ama alla follia e mi perdona tutto, attribuendo le mie ‘sparate’ alla fanciullezza infinita e ad una totale incapacità di razionalizzare; anche per le corna che gli ho fatto in abbondanza, so che considera veniale il peccato di lussuria, se non è accompagnato dall’umiliazione dell’amore: io, quello, non l’ho mai calpestato ed anche nei momenti di spasmo più lussurioso col saracino la mia mente era a Gianfranco; so che lui ama affermare quando si parla di queste situazioni, che una lavata e un’asciugata non sembra neppure usata; di più, c’è l’incazzatura feroce che mi sono presa (senza motivo, però: lo so bene, ma sul momento avevo agito d’istinto); sono certa, quindi, che spazzerà via le ubbie, quando ci rivedremo.
E’ lunga, l’autostrada fino a Milano; e fino a Firenze mi tocca viaggiare in compagnia dell’autoradio; arrivata ai piedi dell’Appennino mi vedo costretta a fermarmi, considerata anche l’ora ormai tarda, al motel di Firenze Nord per pernottare; nel viaggio di andata cercai compagnia e trovai l’olandese; ora decido di rinsavire almeno un poco e vado a letto da sola, subito dopo avere cenato; mi sveglio poco dopo l’alba e mi rimetto in macchina; al parcheggio del motel, trovo un giovane con zaino ed armamentario da campeggio; mi chiede se gli do un passaggio fino a Bologna, visto che va a Venezia: lo faccio salire e parto.
Durante il viaggio, si rivela molto disponibile al dialogo e, in breve, mi racconta che va a Venezia dove deve incontrare il suo grande amore, un ragazzo francese col quale da anni intrattiene una difficile relazione a distanza fatta solo di un amore sconfinato che consente a tutti e due di attendere tempi anche lunghissimi prima di potere stare insieme spesso anche solo una notte; gli chiedo come fa nei lunghi tempi morti tra un incontro e un altro; sembra non capire e gli preciso come se la cava col sesso; mi assicura che il loro amore è così grande che non sentono nessun bisogno di fare sesso con altri e che, se necessario, rimediano con la masturbazione contemporanea in skype, con grande piacere dei due.
“L’amore è anche sacrificio; e noi lo facciamo volentieri perché ci amiamo davvero; chi fa sesso con altri, blatera d’amore ma non ama.”
E’ una sferzata, ma non lo sa; mi limito a sentire il colpo sulla faccia e a domandarmi se non sono solo una troia.
Gianfranco non mi caccia via, quando lo abbraccio appena arrivo a casa; ma si rifiuta di baciarmi o di lasciarsi baciare e mi invita a coprire con la cipria il succhione che Carmine mi ha lasciato sul collo la sera prima della partenza: mi sento sporca, per la prima volta, e abbasso lo sguardo per intenerirlo; ma non ce n’è, almeno per il momento; mi ricorda che c’è da fare compere anche per la settimana di vacanza che vorremmo trascorrere insieme e andiamo al centro commerciale.
“Ciao prof, è la tua compagna questa bella ragazza?”
La sconosciuta è sbucata all’improvviso da una corsia parallela alla nostra e blocca Gianfranco con la sua figura meravigliosa; più di un metro e settanta di altezza, con due bocce da far invidia alle opere dipinte, due gambe lunghe chilometri, i fianchi stretti e sporgenti, insomma una bellezza tutta da ammirare.
Gianfranco sembra illuminarsi e le sorride a trentadue denti.
“Ciao, Laura, come mai qui, non sei in crociera coi tuoi?”
“No, mio padre ha dovuto rinviare, per lavoro, la partenza dello yacht e non si sa se riusciremo quest’estate a fare il periplo del Mediterraneo; mi sa che per quest’anno non faccio vacanze. Mi sarebbe piaciuto visitare Zante, la Zacinto di Foscolo, per tornare a raccontarti come è ora.”
“Non mettere il broncio, che diventi brutta; e tu non meriti di essere brutta, nemmeno per un secondo!”
Il complimento mi brucia l’anima.
“Questa bella ragazza chi è, un tuo amore segreto?”
“No, io sono una delle tante alunne innamorate di una persona straordinaria che ci fa vivere la letteratura come emozione ed entusiasmo.”
“Ah, anche intelligente, la tua ammiratrice. E’ più bella di me?”
“Maria, che razza di domande fai? Laura è una mia bravissima alunna e niente altro; non puoi chiedermi se è bella più di te, è scortese con lei, con te e con me. Non riesco a capire questo tuo atteggiamento da gelosa, mentre un succhione al collo racconta ben altre vicende. Adesso mi costringi ad andare fuori dai gangheri! Ciao, Laura, scusami; ti richiamo!”
Gli metto il muso e non gli rivolgo la parola fino a casa: so che sto camminando sul filo di un rasoio e che rischio ogni momento di farmi molto male, ma ormai si è scatenato il mio desiderio di colpirlo e niente mi può fermare, neanche l’idea di trovarmi di colpo sola e senza appoggi; quando il mio orgoglio si inalbera, non conosce né limiti né ostacoli e pensa solo a colpire duro.
Rientrati in cucina, mentre Gianfranco sistema gli acquisti, io mi fermo ad osservare un piano di lavoro che sta preparando: si tratta del progetto di una vacanza in campeggio, in Istria, di cui si era parlato prima della mia partenza per la Calabria, e che evidentemente lui ha continuato a perfezionare: itinerario, chilometri da percorrere quotidianamente, cartine, località e campeggi: tutto è stato studiato nei particolari ed annotato minuziosamente per garantire un viaggio con il minor numero possibile di sorprese; come è solito fare, Gianfranco si muove sempre con estrema cautela e cerca di tenere tutto sotto controllo, esattamente l’opposto di quello che faccio io e che, per questo, mi rifiuto di essere sotto il suo controllo, impuntandomi a fare spesso l’esatto contrario di quel che lui mi chiede: questa è l’occasione giusta.
“Ti prepari ad andare in vacanza?”
Non mi risponde; adesso capisco che sta adottando la tecnica uguale e contraria: non dire una parola e decidere senza di me; comincia, per me, la sfida a chi è più orgoglioso; lui sa, deve sapere che non sono disposta a perdere.
“Io non vengo a questo campeggio; vai da solo, se ti va.”
“Dillo formalmente, per favore; anzi, scrivilo!”
Lo scrivo, con data firma , e gli consegno il foglio; tira fuori il telefono e fa un numero.
“Laura, ciao … si, sono io: volevo scusarmi per il comportamento incomprensibile della mia compagna … si è piuttosto libertaria. Hai detto che quest’anno niente vacanze. E se ti proponessi di venire con me in Istria, in campeggio, da poveretti, naturalmente … bada che non ho i soldi di tuo padre e dovresti adattarti ad una vita da campeggiatori! … dici che si può fare? Avverti i tuoi e ci mettiamo d’accordo? Benissimo … Beh in due settimane, non ti posso promettere di essere santo; forse ci provo; sta a te decidere che fare: sei maggiorenne e vaccinata; se ti va, lo sai cosa provo per te …”
Sono esterrefatta!!!!!
“Che fai tu? Vai in campeggio con quell’ochetta giuliva?”
Mi agita sotto il naso la mia dichiarazione.
“E’ fresca d’inchiostro!”
Non so cosa rispondere e, nervosamente, mi metto a sfogliare la posta che ho preso dalla cassetta; c’è una comunicazione dalla Biblioteca Civica, con la quale non ho molti rapporti; la apro con curiosità, faccio un salto al soffitto e mi lancio in braccio a Gianfranco, baciandolo su tutto il viso.
“Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”
Sto cantilenando come un karma e vedo la sua faccia atteggiarsi ad un punto interrogativo.
“In cosa, ce l’hai fatta?”
“Ho vinto il concorso da assistente bibliotecaria provvisoria.”
“Sono felice per te, anche se ‘assistente’ e ‘provvisoria’ non mi sembrano termini da esultanza!”
“Primo, il concorso l’ho fatto io, quattro mesi fa, senza dire niente a nessuno, quasi senza speranza; e invece sono risultata prima …”
“Questo ti fa molto onore, conferma che non sei la stupida che tu ti consideri e che assumi come comportamento, ma che sei brava e , se ti impegni, sei in grado di reggere qualunque confronto. Sono felicissimo del tuo risultato e, visto che ti fa bene saperlo, sono felice che tu non me ne avessi nemmeno parlato ed abbia fatto tutto da sola. Cosa comporta, adesso, questa nuova situazione?”
“Tra quindici giorni dovrò prendere servizio, come semplice assistente e in via provvisoria; se le cose andranno bene, c’è in prospettiva l’assunzione a tempo indeterminato e la direzione di una biblioteca di quartiere: insomma, se non è la sistemazione, è un bel sentiero che potrei percorrere dopo la laurea.”
“Sono felicissimo per te! Nell’immediato, che decidi?”
“Se la tua Laura non può, io verrei volentieri con te in Istria, come avevamo sognato … “
“Vieni per passarti in rassegna tutti i fustacci che troveremo al campeggio e riempirmi di corna come pare che abbia fatto in Calabria?”
“Sei disposto a darmi fiducia ancora per una volta, l’ultima se io dovessi venir meno?
“Io non ho smesso di amarti solo perché sei infedele per istinto; per essere onesto fino in fondo, ti dico chiaro e tondo che non ti sopporto più; però, se veramente vuoi cambiare registro …”
“Ho commesso moltissimi errori, quasi tutti per la scarsa fiducia che ho in me stessa e che, vigliaccamente, attribuisco agli altri: per non ammettere che mi sento inferiore, urlo che sei tu a considerarmi incapace, ti odio e cerco di farti male. Questo episodio, quello del concorso, mi ha fatto capire che è la mia pigrizia a impedirmi di farmi valere: mi appoggio a te e ti attribuisco tutto, meriti e colpe che spesso mi invento per coprire le mie. Ora so che quello che mi manca è la forza d’animo e l’impegno. Se tu sei disposto a pazientare ancora, spero in qualche mese di trovare un nuovo e migliore equilibrio. Se andiamo insieme in campeggio, avrai la più desiderabile compagna che tu abbia mai immaginato.”
“Mi spiace, ma il tuo comportamento mi ha indotto a coinvolgere Laura nelle nostre polemiche; se lei si è organizzata per venire con me in campeggio, devo lasciarti a casa: tu forse hai trovato il tuo sentiero; io non posso perdere la strada maestra solo perché una pellegrina ha deciso di tornare a casa. Spera che lei non abbia ottenuto l’autorizzazione a venir via con me. Contrariamente a qualcuna che conosco, Laura se non ha l’assenso convinto dei genitori, anche se è maggiorenne e libera di agire, non fa niente che possa disturbarli.”
“Ti offendi se provo a parlarle io?”
“Perché dovrei offendermi?!”
“Mi presti il tuo telefono? … Ciao Laura, scusami, sono la compagna di Gianfranco; volevo scusarmi per essere stata imperdonabile con te e con lui, stamane … Come? Non ti lasciano andare? …. Beh. Forse sono da capire: tu sei una ragazza assai giovane e bella; lui, anche se non ci sta bene è comunque chiuso ancora nella tela del mio amore. Lo avviso io; e, sappi, non ho nessun motivo di rammarico con te, anzi mi stai molto simpatica; spero che ci vedremo ancora. Ciao.”
Chiude la telefonata e mi guarda sorniona.
“Laura non ha avuto il permesso per fuggire con te … si la fuitina, quella che tua madre fece quando era incinta di te … e che tu speravi di fare con lei. … Lei non può ed io ti diffido formalmente dal cercare qualsiasi soluzione alternativa per la nostra vacanza in Istria. Era stata progettata per noi; c’è stato un temporale; ora però è passato, noi siamo tornati sereni e quindi il progetto torna nostro. Ti giuro che non te ne pentirai. Ti amo; poi ti dirò del giovane gay che mi ha dato una lezione tra Firenze e Bologna. Ti amo: ma ancora non lo avevo capito concretamente. Erano solo parole finora; da adesso, è amore vero.”
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Aggiunto: 4 anni fa
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