Finalmente è arrivata l’estate, e, da Milano, posso andare a passare i fine settimana al mare a crogiolarmi al sole, anche se sono da sola ci vado sempre lo stesso, poi magari qualcosa capiterà. In effetti venerdì scorso qualcosa è capitato ma non c’è stato bisogno di arrivare in Liguria: tornata dall’ufficio, venerdì nel primo pomeriggio, ho fatto una doccia lunghissima, mi sono truccata, ho messo un vestitino corto e leggero, a fiori, di quelli con i bottoni sul davanti, un paio di mocassini bassi comodi per guidare, poi sono alta 1 metro e 78, i tacchi mi fanno altissima, biancheria bianca di seta e i miei soliti occhiali da sole, poi ho preso il borsone che avevo già pronto e sono andata in garage a prendere la macchina che uso sempre d’estate, primo perché è scoperta e poi perché me l’ha lasciata papà che era appassionato e mi piace andarci in giro a Milano giro in bicicletta di solito. Comunque mi presento ; mi chiamo Donatella, ho 26 anni, sono single, impiegata statale (che fortuna), come dicevo sono alta 1 metro e 78, peso 57 kg, capelli lunghi castano dorati; però torniamo al mio viaggio ; presa la macchina in box e tolto il tettuccio per renderla spider mi ritrovo subito in Via Manzoni, poi faccio Piazza Cavour, i giardini pubblici e mi ritrovo in Corso Venezia, faccio tutto Corso Buenos Ajres fino a Piazzale Loreto, poi Viale Monza ed in fondo vado a prendere la Tangenziale Nord, direzione autostrada per Genova, finalmente il casello, c’è un po’ di traffico, ma il telepass aiuta e, quindi, si parte. Purtroppo non si può più correre, il limite è 130 ed anche con la mia vecchia Ferrari 348 devo stare attenta, poi in questa stagione c’è un sacco di polizia stradale in giro, peccato perché l’autostrada è quasi tutta dritta, a parte un curvone all’altezza dello svincolo per Alessandria e poco prima di Genova che ci sono i tornanti, sarebbe bello poter correre un po’, poi ci sono anche i camion, beh mi metto in marcia comunque sorpassandone uno ogni tanto.
Ho bisogno di qualcosa di fresco allora mi fermo al primo autogrill, Dorno ovest, un sacco di auto ferme, devo parcheggiare dopo il bar, vicino ai camion in sosta, quando scendo dalla macchina e passo davanti ai camionisti che si stanno riposando capto qualche complimento ed invito un po’ pesante ma non ci faccio caso e vado al bar, anche dentro c’è tanta gente, ma prendo un paio di coca zero dal frigorifero e vado alla cassa vicino all’uscita.
Riprendo la macchina e vado alla pompa per il pieno, accidenti, a quanto è andata la benzina, costa un sacco, e pronta a ripartire.
Arrivo a circa 5 kilometri dalla prossima area e la macchina perde potenza, chissà cosa è successo, penso che magari il benzinaio mi ha fatto il pieno di gasolio sbagliando ma è impossibile, scaccio subito l’idea, sarà qualcos’altro, comunque accosto in una piazzola e apro il cofano, come se ne capissi qualcosa, dovrò chiamare il carro attrezzi, bell’inizio di vacanza. Niente campo? Impossibile, sull’autostrada? Tutte a me, dovrò farmi 5 km a piedi sotto il sole.
Rimonto il tettuccio e chiudo il cofano, e arriva un camion che avevo sorpassato qualche minuto prima, si infila nella piazzola e si ferma dietro la mia macchina, è tedesco, il camionista scende ed il suo compagno di colore anche, dobbiamo parlare in inglese per comunicare, gli spiego il problema e si offrono di accompagnarmi all’area di servizio, accetto e recupero dalla macchina anche il borsone, mi arrampico in cabina e partiamo. Il camionista avrà una quarantina d’anni, in pantaloncini e canottiera mette in bella mostra i muscoli, beh carino, soprattutto gentile, il suo compagno di viaggio è molto giovane, avrà una ventina di’anni, viene dal Ghana ed è un immigrato regolare con tanto di permesso di soggiorno in Germania, è tutto quello che riesco a tirargli fuori, quasi non parla però ogni tanto mi accorgo che mi sbircia la scollatura e le gambe.
Arrivati all’area di servizio mi fanno scendere e vanno al parcheggio dei camion , mi dicono che si fermeranno lì per la notte, li ringrazio e finalmente vedo che ho di nuovo campo nel telefono, allora chiamo il carro attrezzi, ormai sono le 7 di sera guarda un po’ che roba. Dopo aver recuperato le chiavi da me, carica la macchina e torna all’autogrill, mi dice che mi dirà qualcosa di preciso al mattino e si porta via la macchina lasciandomi il suo biglietto da visita con l’indirizzo dell’officina, e adesso? Che faccio? Decido di mangiare qualcosa e poi di chiamare un taxi per farmi portare in un albergo nel paese dove c’è l’officina, se ce n’è uno, allora entro nell’autogrill.
Trovo i due camionisti che si stanno facendo dei panini, decido di pagare io, mi sembra il meno, allora mi dicono di andare a mangiare con loro vicino al camion, beh perché no? Odio mangiare fuori casa da sola, mi faccio dare un panino anch’io ed una coca zero, mentre loro si prendono un paio di birre ed andiamo vicino al loro mezzo, dietro la cabina, verso il verde hanno sistemato un tavolino con delle sedie pieghevoli, una luce e via, sembra di essere in campeggio. Sono carini, simpatici, ridiamo e mi raccontano qualche aneddoto di viaggio, verso la fine gli aneddoti diventano sempre più …….. caldi, mi sa che ci stanno provando, beh, non sono una sprovveduta, vedremo cosa succede, non ho certo paura, però il mio inglese forse, non mi permette di capire proprio tutte le sottigliezze dei loro discorsi.
Cerco di cambiare discorso parlando del loro lavoro e del loro carico, in effetti trasportano in Liguria due roulotte in un campeggio che i loro clienti vogliono usare per le loro vacanze, mai vista una roulotte, il mio errore, quella sera, è dirglielo, il ragazzo si offre di farmele vedere dentro, a questo punto non posso dire di no e, mentre l’autista toglie di mezzo il tavolino ed il resto, il ragazzo mi accompagna al rimorchio, noto subito che è bella, spaziosa e ben organizzata, anche se, ci fa un caldo pazzesco, lo dico al ragazzo che si affretta ad aprire tutte le finestre e gli oblò per far uscire l’aria calda che ha immagazzinato durante il viaggio, lascia aperta anche la porta e questo , devo dire, mi tranquillizza, poi mi fa vedere anche il bagno che mi dice funziona, anzi mi dice che ci deve andare, di aspettarlo, io mi siedo in quella che deve essere la dinette e lo aspetto, intanto mi gardo in giro, dietro una porta a soffietto si intravede un letto abbastanza grande, dall’altro lato due letti a castello e di fronte alla dinette dove sono seduta io la cucina, la porta del bagno si apre.
Mio Dio, il ragazzo è completamente nudo, la frase che mi dice in inglese si traduce più o meno così : “ho una voglia matta di fotterti” resto un attimo senza parole anche perché più che ascoltarlo lo stavo guardando, era splendido così nudo, i muscoli scolpiti, completamente glabro, e poi aveva un membro……….accidenti che roba, lui sicuramente si accorse di dove era puntato il mio sguardo perché se lo prese in mano e venne verso di me, ero come ipnotizzata,

Si mise di fianco a me in piedi, il suo cazzo all’altezza della mia faccia, istintivamente allungai la mano lo impugnai e, finalmente alzando lo sguardo, cominciai leccarlo e a succhiarlo, fremeva e si gonfiava nella mia mano, gli leccai lo scroto e poi lo presi tutto in bocca, lo vedevo svettare davanti ai miei occhi, lui non parlava, teneva una mano sulla mia testa mentre il suo “coso”si ingrossava sempre di più, ad un certo punto mi tirò i capelli facendomi alzare volle baciarmi ed intanto, oltre la stoffa del mio vestito leggero mi stropicciava il seno, i miei capezzoli erano già duri come la pietra, mi slacciai i bottoni del vestito continuando a baciarlo, lo lasciai cadere per terra mentre lui mi sospingeva verso il letto e, quasi subito ci caddi sopra all’indietro, le sue dita artigliarono i miei slip e li strapparono, venne subito sopra di me, forte e muscoloso, si infilò tra le mie cosce imperiosamente, sentivo la punta del suo uccello strofinare contro le mie grandi labbra che si schiusero al contatto, ecco lo sentii penetrarmi, lentamente, con calma, permettendo alla mia carne di abituarsi all’ospite, finchè non fu tutto dentro, immobile, la punta del suo cazzo sfiorava il mio utero provocandomi un leggero dolore, era davvero grande, poi cominciò a muoversi, lentamente ma profondamente, con colpi lunghi e ritmati, ed io esplosi subito, gli morsi una spalla per non urlare, lui però era solo all’inizio, continuava imperterrito, come era bello mamma mia, mi ricordai solo dopo che non aveva messo il preservativo bisognava che facessi attenzione , ma il mio corpo sembrava non avere alcun timore ed assecondava automaticamente tutti i suoi movimenti, venni una seconda volta ma questa volta non mi trattenni ed urlai il mio piacere, poi lo sentii uscire di colpo dal mio corpo e venni colpita sul seno dai suoi getti di sborra calda e densa.
Dopo mi tirai su, mentre lui rimaneva sdraiato sul letto a gambe larghe con il suo “coso” penzoloni e, stavolta, andai io in bagno per ripulirmi; quando uscii lui era ancora così, mi inginocchiai ai piedi del letto e cominciai con la lingua a ripulire il suo cazzo dalla sua sborra e dai miei umori, mentre lo facevo lui parlò in tedesco, pensavo dicesse a me, invece parlava con il suo collega che era proprio dietro di me e non avevo sentito entrare, cercai di alzarmi ma il ragazzo mi teneva le mani sulla testa spingendola contro il materasso ed impedendomi di alzarmi, sentivo le mani dell’autista accarezzarmi il sedere, la schiena e poi spingersi al mio seno strizzandolo, poi una mano si insinuò tra le mie cosce da dietro trovando subito la mia farfallina e subito sopra il mio buchino posteriore, sentivo la sua lingua inumidirlo ed un suo dito penetrarlo leggermente, allungai un braccio dietro come per allontanarlo ma lui continuava imperterrito., con le dita raccoglieva i miei umori e li usava per lubrificarmi, stavolta il suo dito mi penetrò sul serio in profondità cominciando anche a rotearlo come per allargare l’apertura, beh non ero vergine neanche lì però mi fece un po’ male, poi mi sollevò leggermente prendendomi per i fianchi e puntò al mio buchino, penetrandolo a scatti fino ad entrare del tutto, sentivo i suoi coglioni contro il mio sederino, cominciò a muoversi dentro di me più velocemente di come aveva fatto prima il suo compagno che, a sua volta mi fece rialzare la testa e mi offrì ancora il suo cazzo da succhiare, io intanto con una mano solleticavo il mio grilletto perché la penetrazione posteriore da sola non mi avrebbe fatto venire, ma ci pensò poco dopo il ragazzo, scese un po’ più in basso sul letto e mi fece sollevare ancora un po’, poi, mentre il suo compagno dentro di me si fermava per un momento mi penetrò ancora, più agevolmente di prima e più velocemente. Ora erano tutti e due dentro di me, strisciavano contro la mia carne, separati solo da una sottile striscia di tessuto, la sensazione era indescrivibile, ero incastrata tra due uomini che mi stavano facendo godere come una matta e non conoscevo neanche i loro nomi, venni un’altra volta, e loro, alla fine, insieme, mi lasciarono in ginocchio sulla moquette della roulotte sborrandomi sul viso. Andammo avanti ancora per diverso tempo, accarezzandoci, leccandoci, baciandoci e facendo l’amore, tutti e tre sul letto di quella roulotte. All’alba loro dovettero ripartire, dopo essermi sistemata, furono d’obbligo gli occhiali da sole, feci colazione in autogrill e chiamai un taxi per farmi portare all’officina per vedere cosa fosse successo alla mia auto ma, questa è un’altra storia, Vi basti sapere che , quel fine settimana , non sono arrivata su nessuna spiaggia.
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