Quel giorno, come tutti quelli della settimana precedente, si svegliò nel suo letto e vi rimase in assenza di un reale motivo per uscirne. Da circa un mese ormai le istituzioni avevano divulgato indicazioni molto precise di non uscire dalle proprie abitazioni a causa del terribile virus che stava colpendo moltissime regioni. Niente lavoro, niente luoghi affollati, ogni attività chiusa eccetto supermercati e farmacie. In alcune città, tuttavia, alcuni di questi si erano organizzati al meglio delle loro possibilità provvedendo a consegnare a domicilio i prodotti richiesti. Per molti era il dover rimanere a casa una vera piaga. Per Amanda lo era ancor di più. Stare senza nulla da fare la uccideva. Era abituata ad una routine molto dinamica e frenetica.
Dopo mezz'ora decise che non voleva crogiolarsi ulteriormente a letto. Avrebbe impegnato il suo tempo e la sua mente come meglio avrebbe potuto. Passò una mattinata di pulizie e sistemazione degli ambienti. La verità era che stare in quella situazione che non le permetteva di mantenere i pensieri impegnati su altro, questi iniziavano a riportarla a quella vicenda di ormai quasi un anno prima, quando fu protagonista di quell'esperienza assurda e irreale che mai seppe spiegare nemmeno a se stessa. ovvero quando durante la proiezione di un film al cinema si fece completamente e totalmente scopare da uno sconosciuto, all'interno del bagno, dopo averlo sorpreso a farsi una sega al buio prima, e corsa in suo aiuto prendendo il suo cazzo in bocca poi, il tutto sulla base di nessuna logica, fuorché puro istinto.
Amanda aveva passato momenti terribili dopo quell'episodio, torturandosi nell'intimità per essere stata così spregiudicata e pressappochista. Aveva deciso tanto tempo fa che non ci avrebbe mai più pensato. Purtroppo però la situazione corrente non la aiutava.
Quando ebbe finito ogni faccenda che il suo appartamento le metteva a disposizione era esausta. Decise che per premio si sarebbe concessa un caffè. Le provviste in casa iniziavano a scarseggiare. Pensò quindi che era meglio chiedere al discount se avesse potuto provvedere in giornata a consegnarle un po' di spesa. Dopo aver confermato l'ordine tramite l'applicazione si ritrovò a sperare che quella intera situazione del virus finisse il prima possibile. Andò in camera e si fermò davanti all'armadio, del quale un'anta era anche specchio. Rimase immobile a fissarsi. Era ancora quella ragazza con i capelli a caschetto, anche se ormai era un caschetto che scendeva sino alle spalle. Anche la frangia era cresciuta un po'. I suoi occhi scuri indugiarono sulla sua immagine riflessa. La fissò così intensamente e così a sguardo vuoto che dopo un paio di minuti le parve di non riconoscere quella ragazza. Se ne stava lì nello specchio con i suoi calzoncini corti fino a metà cosce, canottiera a bretelle sottili e sopra una canottiera di cotone rosa che scendeva poco al ci sotto dei calzoncini. Fissò i piedi scalzi. Poi si fissò negli occhi. Gli stavano comunicando qualcosa che non voleva ascoltare.
Due ore più tardi il campanello squillò e una voce le comunicò che si trattava della consegna della spesa. Aprì la porta di casa e si trovò dinnanzi un signore a metà tra la cinquantina e i sessanta. Gli occhi erano verdi e i capelli, per quel che ne rimaneva, grigi. Avrebbe potuto essere suo padre. Indossava dei comuni jeans e nella parte superiore una felpa con sopra un gilet con il logo del negozio dal quale veniva, oltre naturalmente a guanti e mascherina ormai obbligatori. Portava con se una busta non troppo piena di viveri. Per un momento Amanda si domandò perché diavolo avesse deciso di farsi portare una busta mezza vuota di spesa. Le serviva veramente? Mentre sondava mentalmente questa questione, la sua attenzione cadde su come l'uomo indugiava col suo sguardo sulle sue gambe. Un modo goffo e poco funzionale di guardarla cercando di non farsi scoprire guardandole altre parti del corpo. Un po' a disagio fece finta di nulla e si affrettò a pagare e a congedarlo. L'uomo salutò cortesemente e si voltò. Chiusa la porta, Amanda gettò la busta a terra in un angolo e si appoggiò con la schiena alla porta appena chiusa e chiuse gli occhi, sospirando e lasciandosi andare al suo animo inquieto, desiderando di non scoprire cosa si celasse sul fondo dei suoi pensieri, ma quasi del tutto vinta e rassegnata a venirne a conoscenza. Trasse un lungo respiro e si girò... esito qualche secondo e aprì la porta di casa. Vide l'uomo che le aveva consegnato la spesa. Aveva attraversato la strada.
“Mi scusi... ehi, mi scusi...” L'uomo si voltò e la vide affacciata sul portone. Si guardò in torno per capire se si stesse rivolgendo a lui o qualcun altro. Quando vide che la ragazza in vestaglia gli faceva segno riattraversò a ritroso la strada.
- “Mi dica signorina, ho dimenticato per caso qualcosa nella spesa?”
“No assolutamente. Solo mi chiedevo se potesse aiutarmi, visto che è qui e visto che da sola non riesco... “

L'uomo accettò cordialmente domandando di cosa si trattasse. Amanda rispose che doveva spostare uno scatolone dall'armadio. Tra se e se si domandò, lei, come le fosse venuta in mente una cosa così banale e per tutta risposta ebbe in mente l'immagine di sé al buio di una sala di un cinema che tirava giù la zip dei pantaloni ad uno sconosciuto.
Eccolo qui, tutto ciò da cui stava cercando di fuggire l'aveva braccata in casa sua. Ormai era una spettatrice di se stessa, guidata dal desiderio mentre il raziocinio poteva assistere solamente, inerme.
Mentre l'uomo spostava lo scatolone dall'armadio Amanda si tolse la vestaglia, lasciando scoperte le braccia, la scollatura della canottiera e tutto ciò su cui l'uomo avrebbe potuto mettere gli occhi, e probabilmente le sue mani un po' aggrinzite. Non ci volle molto prima che lui iniziasse a divorarla letteralmente con gli occhi. Un po' a disagio domandò

“posso fare altro per lei signorina, altrimenti io... tornerei... al lavoro.”

Amanda si sdraiò, per tutta risposta, sul suo letto con gambe e braccia allargate, a occhi chiusi.
“se lei preferisce... vada pure!”
Lo disse con un tono che lasciava chiaramente intendere che non avrebbe posto alcuna obiezione se l'uomo avesse scelto di non uscire da casa. Nella stanza calò il silenzio, mentre lei rimaneva sul letto ad occhi chiusi in attesa della probabile conseguenza della sua ultima frase. L'uomo, dal canto suo, rimase incredulo, fermo, a fissare Amanda, e le sue forme pazzesche, per un tempo che parve infinito (ma che nella realtà corrispose soltanto poco più di un minuto). Non riusciva a credere che lei si stesse comportando così proprio con lui. Per testare se realmente avesse capito quel che lei stava mettendo in atto, tentò un approccio. Uno molto timido.

Amanda sussultò leggerissimamente quando sentì le dita della mano del signore posarsi sul suo piede ed iniziare a scivolare verso la caviglia, dove si fermò. Ma non si mosse e non reagì. Rimase ad occhi chiusi. Questa risposta diede la sicurezza necessaria all'uomo per continuare la sua avanzata. Lentamente giunse alle cosce e all'orlo dei pantaloncini.
Amanda aprì finalmente gli occhi e vide che l'uomo la fissava a bocca aperta, inebriato da quel che lei gli stava concedendo. Il signore cadde in ginocchio vicino al letto e con la mano che entrava sotto i pantaloncini si accostò a lei e le diede un bacio sullo sterno, a metà strada tra collo e seno. Una zona completamente nuda. Lei richiuse gli occhi e iniziò a ripensare a quella notte al cinema. Immediatamente iniziò a scaldarsi ed eccitarsi.
L'uomo, partendo dal punto del primo bacio, aveva iniziato a spingersi in zone sempre più succulente. Ormai aveva acquisito tutta la confidenza necessaria con quella situazione per potersi permettere di baciarle i seni, sebbene ancora coperti dalla canottiera. Bacio dopo bacio, però, la foga del quasi sessantenne aumentava. E mentre lei manteneva ancora la sua posizione iniziale e gli occhi chiusi, abbandonandosi completamente alla mercé del suo ospite, sentì le dita di lui farsi freneticamente e con foga strada fino a sotto i suoi slip. Iniziò quindi prima a massaggiarle tutta la zona celata negli slip per poi farsi prepotentemente strada con le dita dentro di lei. La sua fica esplose di calore e Amanda iniziò ad ansimare silenziosamente, con il suo ventre che si abbassava e alzava ritmicamente. Ormai l'uomo era completamente su di lei, e i suoi baci iniziavano a pretendere qualcosa di più. Con le sue labbra sottili e un po' rugose iniziò a baciarla sulla bocca e a morderle delicatamente le sue labbra, ancora molto carnose e toniche. La risposta di Amanda a questa ulteriore iniziativa, fu quella di uscire finalmente dalla sua immobilità e passare un braccio intorno al collo dell'uomo e corrispondere totalmente i suoi baci. Si sentì finalmente appagata, come se tutto ciò che fino a quel giorno aveva respinto e dal quale era fuggita fosse finalmente libero di esprimersi. La mano dell'uomo che in quel momento era impegnata sotto gli slip aumentò la propria attività all'aumentare del calore e dell'eccitazione di Amanda.
Le loro lingue si contorcevano l'una nell'altra nella bocca di lui e di lei. Ma lui diventava selvaggio ogni minuto di più. Amanda pensò che forse era perché non gli capitava più molto spesso e che quindi nelle rare occasioni in cui gli capitava, dava il meglio di se. A questo pensiero sorrise. Decise quindi che avrebbe lasciato carta bianca a quell'uomo che già l'aveva divorata con gli occhi e che ora l'avrebbe riempita con tutto quel che poteva.
Lo scostò un po', e lui sembrò interdetto per un momento. Ma quando vide che fu solo affinché potesse togliersi la canottiera e i calzoncini, lui si avventò nuovamente su di lei, strappandole di mano la canottiera e sfilandogliela con foga. Ora Amanda era in pantaloncini e reggiseno. Mentre provvedeva a togliersi tutto, l'uomo iniziò a sua volta a spogliarsi. Via il gilet, via la felpa e soprattutto via tutto quello che era dalla pancia in giù; era rimasto con soltanto i guanti. Una volta finito di spogliarsi vide che lei era completamente nuda e che lo fissava con occhi languidi. Lui se ne stava lì in piedi, nudo, con il cazzo dritto in mano, e iniziava lentamente a masturbarsi. Lei assunse quindi nuovamente la posizione supina iniziale e chiuse gli occhi. Miliardi di pensieri si scatenarono nella mente di lui, e non perse tempo a girarla in posizione prona. Lei si adattava immediatamente alle azioni comandate da lui, non opponendo alcuna resistenza, anzi. Fatto ciò l'uomo la mise a pecora e si avvicinò col suo uccello. Entrò delicatamente dentro di lei, spingendo tutto dentro e tirando fuori il cazzo con movimenti molto lenti. Lei iniziò ad ansimare ed emettere gemiti di piacere. Ma quando a volte limitava il movimento soltanto alla cappella, lasciando quindi che la parte più incandescente sfregasse le labbra di Amanda, lei impazziva totalmente rimanendo senza respiro e a bocca aperta. Dopo questa prima fase passò però ad un regime più violento e iniziò a sbatterla con molto più vigore e forza, afferrandole i capelli con le mani e tirandole indietro la testa. Era completamente appagata: non tanto dal cazzo dell'uomo che in fin dei conti, seppure non così lungo, svolgeva accettabilmente il suo dovere; bensì da come si era data a lui, ottenebrando completamente la sua genuinità e saziando la sua voglia di cazzo e di essere scopata fortissimo... per come aveva soggiogato e sottomesso al suo volere quel povero omuncolo.
Dopo che fu abbastanza appagato da questa posizione tirò completamente fuori il cazzo e, convinto ormai di potersi impunemente permettere tutto ciò che voleva, la tirò giù dal letto tirandola per i capelli. Amanda lamentò che le stava facendo male ma l'uomo non ci badò. La mise con la schiena allo specchio e con le mani sulle spalle la spinse giù. Anche stavolta Amanda si adattò e si mise obbediente in ginocchio. Chiuse gli occhi e aprì la bocca tirando fuori la lingua. Non ci volle più di qualche secondo prima che sulla sua lingua si posasse il cazzo tutto bagnato. Con lo stesso copione di prima, l'uomo iniziò lentamente per poi accelerare il ritmo con cui le scopava la bocca. L'eccitazione di lui era implacabile, dovuta anche al fatto di guardarsi allo specchio con lei in ginocchio. Ad un tratto Amanda si sentì afferrare la testa con una certa forza. D'istinto provò a lasciare andare il cazzo dell'uomo dalla sua bocca, ma lui l'aveva incastrata. Con la nuca appoggiata allo specchio e le mani di lui che la bloccavano, continuava a spingere il cazzo sulla sua lingua. Lei provò a dimenarsi e sottrarsi. Ma questo non fece che aumentare la sua eccitazione e sentì presto il fiotto caldo riempirle la bocca. L'uomo continuò imperterrito il suo movimento spargendo tutto il suo sperma ovunque con il cazzo. Come destata da un lungo torpore Amanda, o meglio la parte di lei che aveva provato a non cedere a tutto questo, riemerse in lei, e resasi conto che ci era cascata nuovamente iniziò a versare lacrime in silenzio. L'uomo stava ancora gettando gli ultimi schizzi e le ultime gocce mentre il suo cazzo si ammosciava rapidamente. Passò la sua presa dalla testa alle guance, strizzandole le labbra e asciugandovi sopra le ultime gocce di sperma. Poi, non abbastanza pago, le strofinò il cazzo, ormai tornato alle sue normali dimensioni, sugli occhi e sulle lacrime che stava versando.

Si rivestì completamente e si rimise il gilet.
“Lieto di averle portato la spesa signorina, non esiti a contattarci se dovesse averne ulteriormente bisogno. E stia attenta, con questo virus non si è mai troppo al sicuro.”
L'uomo uscì da casa di Amanda. Lei rimase li in ginocchio coperta del suo sperma per un bel po'. Pensò che avrebbe dovuto farsi una bella doccia. Ma in lei predominò l'impulso di masturbarsi. E così fece finché non venne. Soltanto dopo riuscì ad alzarsi e a farsi una lunga doccia calda.
Visualizzazioni: 5 945 Aggiunto: 4 anni fa Utente:
Categorie: Etero Masturbazioni