Aveva preso quella casa per essere più vicina all'Università a Roma, un piccolo trilocale, anche Federico aveva le chiavi, quando poteva saliva da Napoli e andava da lei. Stefania e Federico si erano conosciuti al liceo, lei studentessa, lui professore di matematica, alto, con barba e pochi capelli ma aveva degli occhi azzurri che l'avevano ammaliata, nonostante non aveva mai creduto che due occhi azzurri potevano farle quell'effetto.
Era a casa, non aveva lezione quel giorno, stava cucinando, era settembre quindi il pigiama leggero, a mezze maniche non le faceva sentire il caldo di quella giornata.
Mentre era ai fornelli sentì scattare la serratura, forse era Federico che era venuto a farle una sorpresa.
Infatti lui era lì, la guardò sorridendo e lei gli saltò al collo. Lui non si fece scappare l'occasione per palparle il sedere, mentre si baciavano con foga, lei si staccò e lo guardò maliziosa mordendosi il labbro, gli prese la cravatta e gliela tirò leggermente per essere seguita. Lui la guardava eccitato e la seguì.
Poco prima di sdraiarsi sul letto lo tirò leggermente indietro, sapeva cosa doveva fare. Lei si tolse gli infradito e si sistemò vicino allo schienale del letto, al centro, e aprì leggermente le gambe, lui si tolse la giacca e si sfilò la cintura, la piegò in due e la sistemò fra i denti, la eccitava molto, non sapeva nemmeno lei il perché, la guardò eccitato, l'erezione premeva nei suoi boxer ancora coperti.
Le si avvicinò gattonando sul letto, mollò la cintura e si avventò sul collo della giovane, lo mordeva, lo baciava, intanto lei gli tolse la cravatta e gli stava sbottonando la camicia con foga. Lui le tolse gli occhiali e in un attimo anche il pigiama era sul pavimento. Il professore si tolse il pantalone. Erano entrambi in intimo, lui portò le mani dietro la schiena per toglierle il reggiseno, il freddo metallo della fede nuziale fece rabbrividire la ragazza a contatto con la sua pelle calda. Ora erano nudi, entrambi, lei lo aveva liberato da quel sottile strato di stoffa con un gesto secco. Lui la girò, mise una mano sulla schiena e quasi la schiacciò, con un colpo rude le fu dentro. Prima si aggrappò alle sue spalle, poi al bacino. Sempre più forte. Sempre di più. La stava sfondando. Non voleva fermarsi e cominciarono a gridare di piacere. Lui si abbassò fine a che il suo petto non toccasse la schiena della ragazza, si appoggiò a lei e continuò a spingere: "F-F-FEDERICOOO, CAZZO!" stava impazzendo, lui uscì e in un attimo la rigirò e rientrò di nuovo, spinse fino a spaccarsi la schiena. Era fantastico per lei vedere il suo professore come nessuno lo aveva mai visto, tranne sua moglie, il professor Fauci, l'uomo più serio e antipatico del liceo, rosso in volto, con un leggero sudore, avvinghiato alla sua studentessa. Le venne dentro con un ansito e si accasciò su di lei, restò dentro per altri secondi, riluttante nel lasciare qual corpo e poi si addormentò abbracciato alla sua donna.
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