Certamente devo riconoscere che l’input venne da me, perché lealmente ed onestamente le confessai, una sera d’estate che ci eravamo particolarmente divertiti nel villaggio turistico dove eravamo ospiti, che mi ero molto eccitato vedendola strusciarsi sensualmente con uno degli animatori; ma altrettanto sicuramente, lei per lo meno esagerò nell’interpretazione della mia osservazione: il giorno seguente me lo portò a cena e, convinti che non li vedessi, copularono in bagno, in piedi, mentre io stavo a guardare dal corridoio, alquanto defilato.
Trovai molto coinvolgente vederla abbarbicarsi al maschio che la dominava in tutti i sensi ed osservarla mentre si inginocchiava adorante a prendere in mano la verga possente che tirò fuori dal bermuda abbassato alle caviglie, per infilarsi l’asta con grande sforzo in bocca in una fellatio che sapeva di grande professionismo; ancor più mi eccitò vederla sdraiata per terra, oscenamente scosciata, mentre lui le infilava l’enorme mazza nella vagina che si slabbrava sotto la spinta del fallo.
La storia era cominciata come una scelta di vita che avevamo fatto in comune; ma immediatamente dovetti rendermi conto che si era aperto il vaso di pandora della sua libidine repressa e incontenibile: per tutta la settimana di vacanza, Nicoletta si incontrò col suo amante e copularono, mentre io li spiavo nascosto in un angolo, in tutti gli ambienti del bungalow che non erano poi tanti; molte volte, però, lei scomparve per ore e seppi solo dopo che era andata a fare sesso estremo con lui e con molti altri, in posti assai diversi.
Quando rientrammo in città, ebbi chiaro all’improvviso che mia moglie non era più la stessa persona: in pochissimo tempo, cambiò decine di amanti e molti li portò persino in casa, proponendomi di stare a guardare; moltissimi altri la possedettero in motel, alberghi, auto, parcheggi, insomma dovunque le fosse possibile esprimere tutta la grande carica di lussuria che si era scoperta dentro.
Cercai di parlarle per trovare una soluzione e qualche rimedio; mi chiese solo di stare zitto e, se proprio lo volevo, di andare a leccarle la vagina piena dello sperma dei suoi amanti o di succhiare i membri prima che la penetrassero dappertutto; le spiegai che aveva completamente frainteso e la pregai di lasciarmi e andarsene perché con lei non volevo avere a che fare; mi rispose che, per il momento, non aveva nessuna intenzione di mollare l’agio che le garantivo perché la convivenza era troppo comoda per rinunciarvi; chiedessi il divorzio e lei avrebbe operato in tutti i modi per ritardarne l’attuazione.
Quando mia moglie andò oltre qualunque limite, arrivando a portarsi gli amanti in casa o passando intere notti fuori casa, presentai la mia richiesta di divorzio e decisi che avrei intrapreso un percorso nuovo.
Una sera, mentre tornavo a casa, vidi ad un angolo una prostituta molto elegante, stranamente ‘stonata’ con il posto e la funzione: le chiesi di stare insieme la notte, per duecento euro; andammo a casa mia dove non c’era nessuno, perché mia moglie era impegnata con qualcuno dei suoi amanti; la portai in camera e la feci spogliare; le chiesi, mentre copulavamo, di raccontarmi gli aneddoti più significativi della sua professione: un poco straniata, ma non sprovveduta, cominciò a parlarmi delle richieste più strane ricevute in ‘attività’.
Realizzai allora il sogno che la mia ineffabile mogliettina aveva utilizzato per scatenare la sua perversione latente: mi raccontò di ragazzi iperpalestrati che ricorrevano alle sue prestazioni perché avevano un membro assai piccolo e di individui apparentemente anonimi che rivelavano una dotazione spesso assai importante; di maschi che resistevano al’infinito e non si arrendevano mai, eiaculando più volte consecutivamente e di poveracci che, appena accostato il membro alla vulva, esplodevano in incontrollabili eiaculazioni che riducevano il rapporto a pochi secondi; mentre mi parlava dei membri che aveva dovuto prendere e che l’avevano impressionata, io la penetravo con la violenza che il racconto mi stimolava quasi senza che lo volessi
Mentre eravamo nel pieno di una copula, sentimmo che la porta si apriva; la ragazza si sorprese e mi chiese conto; la invitai a stare serena, scesi dal letto e, nudo, andai incontro a mia moglie: la stoppai nel corridoio e le urlai con ferocia.
“Adesso te ne vai nella camera degli ospiti e ci resti fino a domani; io sto facendo l’amore e guai a te se ti azzardi a mettere il naso in camera: stavolta ti assicuro che non garantisco né per la tua incolumità né per la tua vita!”
Molto impressionata, soprattutto per il tono della voce, andò in silenzio nella camera degli ospiti evidentemente spaventata; io tornai a letto e per tutta la notte feci l’amore con la prostituta fino a non poterne più; poco dopo l’alba, svegliandomi da un sonno ristoratore di poche ore, trovai la ragazza già sveglia e pronta ad andare via, dal momento che aveva qualcuno che la aspettava: la pagai come stabilito, la ringraziai e l’accompagnai a casa, per non obbligarla a prendere diversi autobus in coincidenza per attraversare la città; quando tornai, Nicoletta faceva colazione; senza degnarla di uno sguardo, preparai la mia e la consumai in silenzio.
“Hai preso una prostituta?”
“Visto che una mi ha lasciato, ci ho guadagnato nel cambio.”
“Io non lo faccio per danaro!”
“Per questo, sei peggiore: lo fai per mantenerti il posto in questa casa e continuare a fare la troia in giro, parassitariamente, a mie spese; non ti avevo fatto niente per meritare queste umiliazioni; sei ignobile e fammi la cortesia di stare zitta fino al tribunale.”
“Non ci arriveremo; io non lascio …”
“No, perché sono io che ti caccio e nella maniera più clamorosa e peggiore possibile. L’unica cosa che mi piacerebbe sapere è che cosa ti ha spinto a diventare così feroce con me che, in fondo, non ti avevo fatto niente di male.”
“Niente di male?! Mi hai chiesto di fare sesso con un altro sotto i tuoi occhi!!!!”
“Te ne avevo parlato, lealmente, come di una ipotesi di trasgressione che dovevamo realizzare insieme: se non te la sentivi, bastava solo che lo dicessi: che bisogno c’era, di tanto odio?”
“Che bisogno c’era????!!!!! Io ti amavo, ti adoravo e tu mi vieni a chiedere di fare sesso davanti a te con un altro? Mi hai fatto schifo e ti ho odiato, da allora, sempre di più e ti odio ancora fino alla morte.”
“Sei stata tutto tu, accusatore, giudice, giuria e boia; però intanto hai copulato, e tantissimo, con i famigerati ‘altri’: solo, lo hai fatto per conto tuo, senza di me, perché volevi vendicare millenni di maschilismo arrogante con un femminismo equivoco ed altrettanto arrogante. Mi sa che hai semplicemente scatenato una tua latente perversione infinita e squallida, per fare la troia come ti andava e nasconderti dietro l’offesa al tuo presunto amore, che forse era solo per il tuo animatore e per gli altri falli che da anni ti stai spupazzando. Spera solo che per te non arrivi la resa dei conti. Sarò assai più spietato di te ed ho più frecce di te, al mio arco.”
Me ne andai a lavorare e la lasciai che faceva colazione.
Tra i miei dipendenti, soprattutto quelli che si occupavano di rapporti con l’esterno e che avevano relazioni con varie agenzie anche di escort, per l’accoglienza ad ospiti, era frequente il riferimento ad una signora che abitava nel mio stesso palazzo e che, secondo molte voci, era una professionista del sesso, molto raffinata e selettiva, una escort usata da alcune agenzie per accompagnamento a clienti importanti; nell’edificio in cui abitavamo, aveva fama di molta discrezione al punto che nessuno dei condomini conosceva la vera attività di Consuelo (così si chiamava la coinquilina), che passava per persona di grande qualità e di massima discrezione.
Mi nacque in testa un piano diabolico per realizzare il quale mi occorreva la complicità della coinquilina ‘con esperienza’; non ci volle molto per rendermi conto che, effettivamente, in mancanza di un portiere, sarebbe stato molto facile per chiunque entrare nell’edificio, arrivare al penultimo piano, quello della mia abitazione, e consumare un incontro di piacere; una mattina, andai al piano superiore, bussai alla porta di Consuelo e, quando venne ad aprirmi con l’aria molto meravigliata, coperta (anzi, scoperta) solo di una vestaglia trasparente che non nascondeva, ma piuttosto esaltava tutta la bellezza delle sue forme giunoniche assai appetitose, le dissi senza mezzi termini che volevo fruire delle bellezze che lei offriva a pagamento: di fronte alla sua sorpresa, le spiegai che ero un imprenditore con molte attività e che utilizzavo spesso alcune agenzie, tra cui quella per la quale lavorava, per gli incontri che ogni tanto si organizzavano; che molti miei colleghi mi avevano parlato di lei e delle sue prestazioni in termini entusiastici; insomma, mi ero convinto senza ombra di dubbio che lei era la persona giustissima per soddisfare le mie esigenze.
Mi fece entrare, ci sedemmo alla tavola della cucina, prese una bottiglia di whisky e due bicchieri e sorseggiammo lentamente mentre io le spiegavo il motivo della mia insoddisfazione, il discorso fatto da mia moglie, le sue scelte assurde ed unilaterali e le esasperazioni a cui lei era arrivata per portare avanti la sua presunzione di libertà; le dissi assai chiaramente che sarei anche stato disposto ad andare a vivere con lei se in cambio mi avesse consentito di rivivere i suoi rapporti sessuali, quelli che praticava a pagamento, per farmi eccitare ed arrivare alla fine a godere con lei; in più, le chiedevo se intanto voleva trasferire qualche suo incontro nel mio appartamento, facendosi passare per mia moglie, assicurandole che la casa restava vuota per gran parte del giorno e della notte.
Mi fece presente che non aveva nessuna intenzione di prendersi un maschio in casa, anche se fosse stato disposto a convivere con i suoi costumi licenziosi; al massimo, mi consentiva, in certe ore ‘di punta’ della sua attività, di starmene nascosto bene da qualche parte e di osservarla mentre ‘lavorava’ per poi fare l’amore con lei quanto mi piacesse; per la proposta di ‘operare’ nel mio appartamento, aveva molte esitazioni e si rendeva conto che miravo a mettere alla berlina mia moglie per stanarla e costringerla al divorzio; ma aveva ancora qualche perplessità per una carognata di quella levatura.
Le dissi che mi stava bene, che la cosa si sarebbe potuta realizzare a qualsiasi ora del giorno o della notte e che sarei stato sempre pronto ad un suo avviso; mi chiese di entrare in uno sgabuzzino e di spiare da lì, perché proprio a quell’ora aveva un appuntamento con un cliente particolare: lo spettacolo mi avrebbe senz’altro intrigato; le chiesi se non riteneva possibile cominciare con quell’appuntamento il trasferimento nel mio appartamento del suo ‘lavoro’; considerammo che, in fondo, si poteva provare; scendemmo da me, scelse le postazioni, mi fece sistemare in un angolo con vista sulla camera e mandò un messaggio al cliente, indicandogli la nuova destinazione, col cognome segnato sulla porta.
Nelle due ore successive, assistei ad una copula veramente fantastica: si presentò un uomo di circa sessant’anni, assai ben messo ed elegante, che si rivelò dotato di un’attrezzatura inguinale di tutto rispetto: non appena furono in camera, Consuelo si sedette sul bordo del letto, sbottonò il pantalone, lo tirò giù insieme alle mutande e si lanciò golosa su un fallo di oltre venti centimetri che accarezzò con la destra, raccogliendo contemporaneamente con la sinistra due testicoli grossi come prugne e decisamente tesi dalla pienezza di voglia.
Immediatamente dopo, l’asta fu aspirata nella bocca di lei, dove scomparve per buona parte, fino a che le labbra sfiorarono la peluria del pube; cominciò l’attività di suzione e di movimento della testa che mandarono l’uomo in visibilio, fino a fargli rovesciare gli occhi; avevo il sesso gonfio da farmi male e fui tentato di masturbarmi immediatamente; ma la promessa di Consuelo, di copulare anche con me, dopo la ‘prestazione lavorativa’, mi impose uno stop immediato e desistetti per godermi l’eccitazione dello spettacolo.
Il cliente spinse la donna per le spalle, strappandole quasi il membro dalla bocca, e la fece stendere supina, con i piedi ancora appoggiati a terra: così scosciata davanti a lui, si abbassò sul pube e cominciò a succhiare la vulva con intensità e passione: vedevo che lei fremeva dalla libidine e di tanto in tanto si tendeva per effetto della goduria; lui le spinse in vagina la lingua e vedevo che succhiava, mordeva e leccava con grande impeto; l’orgasmo di lei, che fu segnalato da un urlo disumano, provocò in lui un’eccitazione straordinaria, segnalata dalle vibrazioni del sesso che pendeva dal suo inguine duro come un obelisco.
Poi lui la fece spostare al centro del letto, si sistemò fra le sue cosce, sollevò i piedi di lei fino alle sue spalle e la penetrò con metodo, lentamente, goduriosamente; la montò per alcuni minuti, con grande sensualità e gusto, poi la fece girare, la fece sistemare carponi e tornò ad infilarla in vagina; la pompò per una decina di minuti, poi sfilò il membro grondante di umori vaginali e lo appoggiò all’ano: un solo colpo secco e fu dentro, fino ai testicoli.
Per le successive due ore, assistetti a tutto il repertorio possibile delle copule, delle penetrazioni più varie, delle manipolazioni e delle leccate più diverse, insomma ad una autentica rassegna delle possibilità di copula: lui ebbe due orgasmi quasi infiniti; Consuelo dichiarò due orgasmi fortissimi, ma ebbi la sensazione che solo uno fosse veramente affidabile, mentre il secondo era più ‘costruito’ ad uso e consumo del cliente.
Allo scadere delle due ore, lei divenne quasi categorica e gli impose l’ultimo orgasmo, si fece consegnare i cinquecento euro pattuiti e lo spedì via; quando uscii dal mio angolo, non potei fare a meno di complimentarmi per il meraviglioso spettacolo che mi aveva offerto e che speravo di tornare ad ammirare; mi chiese se volevo una parte dei soldi per l’uso della camera o se preferivo il pagamento ‘in natura’ che mi aveva promesso; chiesi di fare l’amore, precisandole che non aveva bisogno di fingere se non si sentiva partecipe.
“Quando non lavoro, ma lo faccio per il mio piacere, io godo molto nel fare sesso: se godrò con te, lo saprai; se non mi soddisferai, te ne accorgerai da solo.”
Quando cominciò con me con lo stesso meccanismo che le avevo visto applicare, si meravigliò non poco della mia dotazione, soprattutto perché l’aveva prevista assolutamente insufficiente, considerata la scelta fatta da mia moglie; mi toccò spiegarle quel che avevo appena saputo, che in lei era stata la molla etica a scattare e a farmi respingere pregiudizialmente; a quel punto, si dichiarò felice di avermi aiutato anche in quello, perché certamente in pochissimo tempo si sarebbe sparsa la voce che mia moglie si prostituiva in casa: con la sua attività sessuale, era quasi certo che qualche amante se lo portasse a casa e che, quindi, si esponesse al rischio di un’accusa verosimile di prostituzione.
La feci tacere ficcandole in bocca il membro teso all’esasperazione e cominciai una seduta di copula che andò avanti per più di un’ora e che dovemmo interrompere perché si avvicinava il momento del pranzo; decidemmo comunque che avremmo insistito su quella ‘situazione’ e ne avremmo approfittato per altri succosi incontri di sesso; le chiesi se riteneva possibile un rapporto a tre: mi disse che alcuni ‘clienti speciali’ le richiedevano spesso rapporti di quel genere; le feci presente che la presenza di mia moglie non avrebbe dovuto imbarazzarla perché, come avevo sperimentato, mi era facile spedirla nella camera degli ospiti e imporle di restarvi mentre io mi muovevo a mio agio; mi salutò e andò via con molta soddisfazione.
Mentre mi aggiravo negli ambienti della casa incerto sul da fare, vidi sul tavolo di cucina il portatile di Nicoletta e, in un momento di lucida follia, decisi di puntualizzare la mia trappola; conoscendo le password che io stesso le avevo suggerito, entrai in un sito di incontri hard e le creai un profilo con un commento esplicito ed ambiguo, in cui indicavo la disponibilità a rapporti mercenari nella mia casa, fornendo indirizzo e telefono, cosa assolutamente inusuale per quei siti e possibile solo per un programma di quella bassa levatura; chiusi il tutto, cancellai la cronologia, arrestai il sistema e chiusi l’apparecchio.
Consuelo si fece viva dopo qualche tempo e mi chiese se fosse possibile organizzare un incontro a tre, come avevo richiesto; le risposi che non c’erano problemi; per scrupolo, chiamai mia moglie e le chiesi il suo programma per la sera; mi disse che non era certa di rientrare neanche a dormire e la mandai al diavolo, mentre dentro di me mi fregavo le mani.
Cenai con la nuova amica nella mia cucina, portando il cibo precotto da una rosticceria che lo faceva; e cercai di limonare in attesa del cliente, previsto per le ventidue; ma lei mi tenne fermo ricordandomi che in un simile incontro la resistenza era fondamentale e che non era il caso di arrivare all’impatto già troppo carico; non potevo darle torto e preferii andare a rinfrescarmi il viso per calmare qualche bollore eccessivo; alle dieci, puntualissimo, il cliente bussò alla mia porta e lei andò ad aprire.
Era un quarantenne di bassa statura, bruno di colorito e di pelo, forse di radice meridionale, elegante e fine nei modi nonostante la figura tozza che faceva pensare ad una persona più rozza; e si comportò con molto garbo, sia con lei che con me che gli fui presentato come il secondo partner per la seduta di sesso che aveva richiesto.
Ci demmo da fare, cercando di non intralciarci né ostacolarci, a spogliare lentamente la donna dei suoi vestiti fino ad averla nuda, supina sul letto, a gambe leggermente divaricate e decisamente bella, oltre che armoniosa e piena nelle forme aggraziate; quando tirò fuori il suo arnese, il tizio mi fece quasi impressione, con la sua dotazione più che notevole (abbastanza oltre i venti centimetri), ma notai che Consuelo lo osservò leccandosi le labbra, evidente segno di un grande gradimento per un fallo a cui probabilmente era già avvezza, da come erano familiari tra di loro.
Ci alternammo sapientemente a penetrare, montare, possedere, titillare, solleticare tutte le parti sensibili della donna che, ad un certo punto, fece in modo da farci trovare quasi a 69 con il sesso dell’altro davanti alla bocca e ci impose, silenziosamente, di assaporare il membro di fronte: non l’avevo mai fatto ed ebbi qualche esitazione, di fronte alla mole del suo arnese; lui invece imboccò immediatamente il mio sesso e lo succhiò sapientemente fin quasi a farmi eiaculare: lo fermai, gli leccai a lungo l’ano ed avvertii che, penetrandolo leggermente con la lingua o con un dito, reagiva con strizzoni di piacere che si trasmettevano alla sua verga facendola ingrossare oltre ogni limite; quando però cercai di entrare più a fondo con le dita, si ritrasse: capii che amava essere sollecitato analmente ma non accettava di essere violato o penetrato.
Per più di due ore ci rotolammo sul letto random, nel senso che non sapevamo mai cosa ci capitava, dalla doppia penetrazione in tutte le articolazioni allo strusciamento dei sessi tra i due maschietti, dalle copule individuali più diverse alle fellazioni più improbabili; poco dopo mezzanotte, rumori all’ingresso mi fecero capire che Nicoletta stava rientrando; mi precipitai, nudo com’ero, nel corridoio e la bloccai prima della porta: mi guardò sorpresa di vedermi così discinto mentre rumori inequivocabili provenivano dalla camera.
“Che succede?”
“Non sono affari tuoi; siamo in piena copula multipla e tu sei indesiderata; vattene nella camera degli ospiti e non farti vedere fino a domani mattina!!!!”
Il tono era di quelli che non ammettono repliche; e neppure tentò di avanzarne; chiese se poteva prendere il pigiama; le dissi scortesemente e bruscamente di usare quel che c’era per gli ospiti; abbassò la testa e si ritirò in camera.
Fino all’alba, la copula fu un susseguirsi ininterrotto di azioni e variazioni, di piaceri e di godurie interminabili e spesso indicibili: Consuelo si rivelò amante straordinaria, capace di dare gioia a più membri contemporaneamente, di godere e di far godere col retto e con la bocca, con la vagina e con le mani, di partecipare con passione e trasporto al godimento dei maschi e di tenersi algida e distante quando li induceva a scaricare le loro voglie nelle acrobazie più insane.
In quella sola seduta, imparai del sesso tutto quello che per tredici anni (ormai!) con mia moglie non era stato possibile nemmeno ipotizzare; la sensazione che provai quando assaggiai in bocca, per la prima volta nella mia vita, il sesso di un maschio ben dotato come il cliente di quella sera (rimasto sempre sconosciuto, come era giusto che fosse!), fu tale che non riuscii a nascondere una certa emozione per il timore che scattasse una latente omosessualità e mi trovassi a ‘cambiare barricata’ senza rendermene conto.
Non fu così e tutto andò meravigliosamente.
Quando ci rendemmo conto che erano passate le sei, il compagno occasionale di bagordi si rivestì e scappò via quasi nascondendosi, per il timore di incrociare persone che lo conoscessero; Consuelo si ricoprì alla meno peggio, mi baciò delicatamente sulle labbra e andò via con un ‘ciao’ ricco di promesse a cui mi trovavo a credere ormai ciecamente.
Quando Nicoletta si affacciò in cucina, dove il caffè borbottava nella caffettiera, aveva il volto di chi non ha dormito.
“Abbiamo disturbato il tuo angelico sonno?”
“Non siete stati voi, anche se vi siete dati molto da fare: ho, anzi abbiamo, altri problemi.”
“Perché? C’è ancora qualcosa che ci accomuna?”
“Mi stanno perseguitando con messaggi che mi fanno passare per prostituta!”
“Non c’era bisogno dei messaggi, per questo: lo sei, da almeno tre anni!”
“Ma il mio avvocato dice che stavolta ci va di mezzo la tua onorabilità e che questo potrebbe provocare molti guai.”
“Tu hai un avvocato? E come lo paghi? … Ah, in natura, evidentemente …”
“Si, in natura; è stato uno dei miei primi amanti e lo è ancora.”
“E’ il caso di commentare ‘ca...voli tuoi’: mi pare proprio adatto!”
“Nicola vorrebbe parlare con te.”
“CHI E’ NICOLA????!!!!!! Come diavolo parli?”
“Nicola è il mio avvocato. Vuole parlare con te.”
“E’ lo stesso che ti cura il divorzio e che mi crea tanti fastidi? … Il tuo avvocato è un cafone ed un ignorante. Io ho uno staff di avvocati che lavora per me; da mesi ormai lui sa che il mio studio legale deve essere l’unico referente per un azzeccagarbugli che neanche sa cosa deve fare.”
Prende il telefono, digita un numero e parla; io vado via a bella posta.
“Enzo, vuoi parlargli?”
“Ma sei tonta???!!!! Ti ho detto che pago per questo un Ufficio Legale: si rivolga a loro!!!!”
“Mi dispiace, Nicola; non vuole saperne.”
Quando arrivo in ufficio, trovo una convocazione dall’Ufficio Legale; dopo che ho sbrigato la posta ed alcune cosucce pendenti, vado dai miei avocati, dove trovo, naturalmente, Nicoletta e un tale in abito grigio e cravatta regimental che non è difficile individuare come il famoso avvocato di lei; mi rivolgo al capo dell’ufficio legale.
“Mi spieghi che diamine succede?”
“Niente: pare che tua moglie sia oggetto di messaggi e telefonate, diciamo, piccanti, che fanno riferimento ad un sito su cui sarebbe presente e parlano di un’attività di prostituzione a cui lei si dichiara estranea.”
“Forse sarà estranea alla prostituzione, ma alla scostumatezza, alla leggerezza, alla volgarità, all’offesa è molto abituata.”
“Però i messaggi parlano di attività sessuali (loro dicono di prostituzione) che si svolgono nella tua casa.”
“Franco: ci sei o ci fai? Mia moglie sono tre anni che ha decine, non dieci ma decine, di amanti in tutta la città. Li incontra dappertutto, spesso li porta a casa: lo so perché li ho visti e sentiti. E’ chiaro che è colpevole del clima che si è creato e che ha fatto pensare a qualcuno che sia una prostituta che mi fa le corna nel mio letto, che poi è la verità. Credi che il giudice terrà conto anche di questo nella causa di divorzio?”
“Se tu presenti una denuncia in questi termini, si.”
“Avvocato, mia moglie è da anni che mi proclama cornuto in tutte le sedi: non l’hai mai sentita? Se vuoi ti consegno le registrazioni dei dialoghi in cui allude a me come al ‘cornuto’. Che vuoi che mi faccia uno scandalo da cui risulti che è anche una prostituta? Anzi, rende meno pesante il mio fardello di corna! Andiamo dal giudice e facciamo riesaminare la richiesta di divorzio alla luce di questi nuovi fatti!”
Nicoletta è cerea.
“Enzo, io non sono una prostituta: ti tradisco, ti riempio di corna, dico che sei cornuto, ma non sono una prostituta!”
“Avvocato, se vuoi fare bene il tuo lavoro, prova ad indagare chi paga alla signora i vestiti, le scarpe, i gioielli, il tenore di vita che tiene. Da dove arrivano tutti quei soldi se non da un’attività sessuale remunerata, visto che io non le consento quei lussi e, giuridicamente, dovrei essere l’unica poppa da cui succhia gli alimenti?”
“Enzo, ti prego, credimi; non sono una prostituta!!!!!”
“Però qualcuno lo pensa, te lo scrive e tu devi renderne conto al giudice. Possibile che a nessuno sia venuto in mente di controllare questo profilo in internet?”
“Abbiamo controllato; risulta che l’ha preparato lei.”
“Allora? Che mi dici di questo particolare?”
“Per pietà, credimi; non ne so niente; qualcuno mi ha combinato un brutto scherzo …”
“Ed io sono nella merda perché un tuo amante ha sfruttato il rapporto con te per gettare fango addosso a me. Andiamo dal giudice e facciamola finita!”
“Andare dal giudice non è andare al bar a prendere un caffè. Dacci il tempo per mettere a ruolo la nuova situazione e chiedere un incontro per verificare gli effetti di queste vicende.”
“Possiamo parlarne a casa, fuori dall’ufficialità? Capisco che ti pesano due o tre anni di corna; ma hai provato a guardare sull’altro piatto della bilancia? Dieci anni di amore non sono poca cosa … Portami a casa, per favore. Oggi non puoi fare niente. Gli avvocati manderanno avanti la causa e presenteranno le carte. Tu, intanto, non vuoi parlare un poco con me?”
“Se ti apostrofassi coi titoli che meriti finirei in galera. Cosa mi rispondesti quando te lo chiesi io? ‘Vieni a leccarmi …’ ti ricordi? Cosa ti aspetti che io risponda a quell’invito?”
Quasi a conferma, suona il telefonino: è Consuelo che vuole sapere come vanno le cose; le avevo detto che saremmo finiti davanti al giudice e mi chiede se riesco a risolvere i miei guai; le dico che Nicoletta vuole che andiamo a casa a parlare.
“Portala qui; venite da soli e saremo noi tre, ti aspetto in camera tua, anzi no, in camera nostra. Fammi il favore: vieni, anzi, venite.”
“Andiamo a casa!”
“Era la tua lei?”
“Sta zitta e vieni, se ti va; oppure vai al diavolo!”
Quando entriamo in casa, l’odore del caffè fresco è il segnale della presenza di Consuelo.
“Ciao, Enzo; ciao pure a te, anche se non mi conosci.”
“Sei il nuovo amore di mio marito?”
“No, sono quella che gli da sesso; o, come lui preferisce, gli fa fare l’amore; ma lo fa come lui vuole e come tu non hai mai voluto imparare.”
“Ah …”
Prendiamo il caffè, ma nessuno osa cominciare; Consuelo mi prende per mano e mi guida in camera; si sdraia sul letto e mi attira su di se; mentre mi bacia con passione, sento che infila una mano e prende l’asta.
“Ogni volta che faccio l’amore con te, mi ricordo le esperienze da ragazzina, quando ero totalmente vergine, avevo mutandoni antiviolenza e il massimo che ci consentivamo era di appoggiare il fallo tra le cosce, a stretto contato, il più stretto possibile, con la vulva; riuscire ad avere un orgasmo, per una donna, era un’avventura; i ragazzi, invece, dopo avere strusciato un poco il sesso tra le cosce, ci allagavano il retro con le loro eiaculazioni infinite.”
“Perché ti ricordo quelle esperienze?”
“Perché tu sembri uno dei miei ragazzini di allora; mi stai appoggiando il pene sulla vulva, strusciandomi le grandi labbra e il clitoride: tra poco avrò l’orgasmo più bello che tu immagini; tu a che punto sei?”
“Io sto già eiaculando fra le tue cosce; ti amo Consuelo; so che non lo accetti, ma non riesco a fare a meno dite; ti amo.”
L’urlo è di Nicoletta.
“Nooooooo! Non puoi innamorarti di lei; io ti ho dato quelle emozioni; a me lo hai messo fra le cosce prima di sverginarmi. Perché lo vai a chiedere a lei adesso? Io ti amo, lo sai che ti amo; non puoi amare lei; sei mio!!!!!”
“Nicoletta, che eresie vai dicendo? ‘Amore, mio, tua’: che diavolo fai? All’improvviso dimentichi tutto il femminismo che ti ha caricato per tre anni? Di colpo, abbandoni la lotta contro millenni di maschilismo? No, amore, adesso invece è assolutamente giusto che tu ti comporti come tutti i kamikaze e ti fai saltare in aria per la causa. Io ho amato la tua dolcezza; mi fa ribrezzo il tuo falso femminismo e il tuo antimaschilismo viscerale. Io ti avevo chiesto solidarietà, complicità, amore; tu mi hai dato schifo e repulsione. Adesso puoi anche ammazzarti; non mi fa specie!”
“Senti, sciocco: siete così vicini da apparire agli antipodi; siete il riflesso capovolto di voi stessi; dite di odiarvi e vi amate da matti. La vuoi smettere di pesare sulla stessa bilancia sempre le stesse corna? Lo vuoi capire che questa poveretta sta finalmente comprendendo quello che doveva capire tre anni fa? Non hai visto come si beveva il nostro amplesso che non era neppure un amplesso? Questa stupida entrava da protagonista nella dimensione che tu chiedevi per te: tu volevi guardarla mentre faceva l’amore con te e sesso con un altro, lei ti guardava fare sesso con me e reclamava per se l’amore che le hai negato: lo capisci che una sola eiaculazione fra le mie cosce, in quella condizione, le fa male assai più di tutte le corna che ha cercato di metterti e contro le quali si è rotta tutte le ossa, perché non riesce a non amarti? Ce la fai a metterti nella sua testa, nel suo cuore, nel suo sesso, ora che ha capito cosa desideravi tu e cosa ti ha negato di unico, meraviglioso? Ti convinci che vi amate? Le hai fatto male, l’hai distrutta, l’hai piegata, l’hai fatta sentire una cacca. Adesso vuoi prenderla in braccio e farla sentire la tua donna?”
“Cosa dovrei fare, adesso, secondo te?”
“Nell’immediato, devi fare l’amore con lei e con me, insieme: così la tua Giulietta capirà cosa significa vedere il suo amore dare sesso ad un’altra ed adorare lei come una divinità; e lo capirà dalla parte di chi lo desidera, non di chi giudica aprioristicamente, come ha fatto per tre anni. Poi le dai un posto di lavoro in una delle tue imprese e la obblighi a guadagnarsi il pane: così, quando litigherete sul serio e tu la caccerai via, lei non dovrà abbassare la cresta, come sta facendo adesso, solo perché non ha una casa, non ha un reddito e non è socialmente autonoma: tu sei ricco, sei potente, le devi trovare un’occupazione degna della tua compagna (ma anche ex compagna, se proprio decidete di divorziare: il nocciolo non cambia). Quando avrai fatto queste cose, provate di nuovo a parlare, diciamo fra qualche mese; vedrai che la prospettiva cambia.”
“Scusa, Consuelo; ma tu, che lavoro fai?”
“Faccio la escort, ragazza mia; io non la do gratis a nessuno, nemmeno ad Enzo anche se lo amo come non ho più amato da almeno dieci anni in qua, da quando morì mio marito e mi trovai a fare i conti con la vita e a pagarli con la vagina.”
“Quindi, anche in questo sono stata ingenua e stupida: potevo guadagnarci anziché farmi sbattere da tutti gratis. Ma forse, come dice il saggio cinese, è difficile dire se è stato un male o un bene: non potendo andarmene perché non ho niente, devo ad ogni costo trovare il punto di incontro per fare pace con il mio amore, devo abbassarmi e pagare fino in fondo gli errori: ma non ti lascio, amore mio; ho sbagliato e qualcosa devo pagare; ma voglio essere per lo meno la tua mantenuta, se non mi vuoi più come moglie. Non mi basta essere l’amante, voglio che tu ti faccia carico di me, che mi garantisca la serenità, che sia il mio pilastro. Non mi fa paura lavorare, ma sono stata troppo viziata a dipendere da te; quando sarà passato il peggio, mi amerai e mi vizierai come si fa con le mantenute, da sempre.”
“Chi aveva parlato di fare l’amore?”
“Io ho detto che devi fare l’amore con tutte e due.”
Mi fiondo su di lei col sesso già nella massima erezione; mi si stringe contro, di schiena, e mi sembra quasi che invochi una penetrazione anale; ma non è così: infila una mano fra le cosce, prende l’asta e dirige la cappella alla vagina; entro in un colpo solo; mentre mi muovo a montarla da dietro, sdraiati su un fianco, Nicoletta si accosta a Consuelo e la bacia delicatamente sulle labbra.
“Se vuoi il fallo del tuo uomo, infila la lingua nella vagina e vallo a leccare nel mio sesso. Riesci a parlare di quello che hai combinato coi tuoi amanti in questi anni?”
“Enzo, perché non mi chiedi niente?”
“Cosa vorresti che ti chiedessi?”
“A lei dici come ti deve amare; perché a me no?”
“Sei maniacale e talebana; io non chiedo niente: lei sa esattamene cosa mi piace e cosa mi aspetto; lo fa naturalmente; di te, mi preoccupa tutto: una sola frase mi è costata anni di corna. Come vuoi che possa ancora parlare con te? Consuelo ti ha suggerito una cosa: perché non la fai? Non vuoi il mio membro? Ti fa schifo leccare la sua vagina? Che diamine vuoi, visto che blateri tanto di parlare tra noi e non dici niente?”
“Io non amo le novità e le improvvisazioni.”
“Quindi, non hai mai leccato una vulva né un pene in una vagina?”
“Io ho fatto sempre e solo cose lecite!”
“Come farti rompere il retto nel bungalow? Quello era lecito?”
“No; ma ero arrabbiata!”
“Consuelo, andiamo da te, per favore.”
“Comincio a credere che sia l’unica soluzione. Ragazza, stai sbagliando tutto; hai lanciato una sfida che non puoi vincere: e perderai.”
Usciamo dal mio e, fatta la rampa di scale, ci chiudiamo nel suo appartamento; Nicoletta ci segue, suona il campanello centinaia di volte, ma non ce ne diamo per inteso; percuote a lungo i pugni contro lo stipite, ma neppure la sentiamo, lontani come siamo e impegnati in una fervida sessione di amore; poi si siede per terra in attesa; passano due ore, per lo meno.
In quel tempo, Consuelo mi racconta, per eccitarmi, tutto un repertorio di aneddoti legati alla sua esperienza di escort, soffermandosi con più goduria sui particolari piccanti: mi descrive forme, dimensioni e sensazioni dei sessi che ha manipolato, le esperienze fatte facendosi penetrare in ogni buco, la gioia di manipolare il sesso e di vederlo, al culmine, spruzzare bianchi getti di sperma là dove lei decide di farli piombare.
Non so più se sono maggiormente eccitato dal tenere il batacchio immerso nel suo corpo (mano, bocca, vagina, ano, indifferentemente); se mi eccita di più carezzarla su tutto il corpo a mano a mano che mi racconta di essere stata accarezzata da un altro, in quel modo o in quel punto; o sentire il racconto delle sue sensazioni, delle sue emozioni: anche controllandomi attentamente, non riesco ad impedirmi di eiaculare abbondantemente almeno due volte nelle due ore.
Verso l’imbrunire, decidiamo di fermarci, mi rivesto ed esco dall’appartamento: trovo Nicoletta seduta contro lo stipite, semiaddormentata e decisamente discinta; la sveglio con qualche buffetto e mi avvio a casa mia: mi segue in silenzio; giunti in cucina, mi chiede se deve preparare qualcosa per noi: da quando mi si negò decisamente, tre anni fa, è la prima volta che accenna ad una simile possibilità; le rispondo che non ho voglia di mangiare in cucina e che vado in pizzeria; mi chiede se può venire; le dico di no; prendo le sue chiavi e mi avvio ad uscire.
“Perché porti via anche le mie chiavi?”
“Perché non devi azzardarti ad uscire; se ti trovo fuori, non ti consento più di entrare e, dopo tre giorni, ti denuncio per abbandono del tetto coniugale.”
Esco, vado in pizzeria, mangio e bevo di gusto, mi fermo anche a guardare la partita alla TV; rientro in casa alle 23 circa, Nicoletta non è uscita: solo, si è sistemata nel letto in camera e dorme; la sveglio con rabbia e le dico che deve stare in camera degli ospiti, perché quella camera è dei miei amori.
“Perché non vuoi che sia come desidero essere?”
“Perché quando te l’ho concesso ti ho scoperto troia e forse prostituta!!!! E adesso, va’ fuori CAPITOOOOOOOO!!!!”
Forse spaventata dall’aria minacciosa, se ne va ma proprio sull’uscio mi fa.
“Io da questo momento sono fedelissima a te e non faccio più sesso; quando te ne convincerai, mi riprenderai con te.”
“Io voglio che te ne vai e che divorziamo; per il resto, ho già una che amo e che sa soddisfarmi come io chiedo.”
La sento piangere a singhiozzi forti e strazianti per tutta la serata; mi addormento con nelle orecchie il suono del suo pianto.
Quando mi sveglio, in cucina c’è l’aroma del caffè e la colazione è apparecchiata in bell’ordine sulla tavola; Nicoletta mi invita a sedermi; mi defilo senza problemi lasciandola molto delusa.
“Negli ultimi tre anni mi sono abituato a fare colazione al bar.”
Mentre sono impegnato nelle verifiche in un cantiere il telefono squilla e vedo che è Consuelo: mi chiede che diamine stia facendo visto che Nicoletta è dovuta ricorrere a lei perché non ha le chiavi di casa; la prego di non starla a sentire e di cacciarla via; mi dice che è una donna cambiata, che hanno parlato e che, se so pazientare, posso trovare una moglie che veramente mi ama; mi chiede di anticipare il rientro e di salire da lei per parlare; salgo direttamente da loro.
“Quali sono le novità che devo tenere presente?”
“Innanzitutto, che io ti amo ed ho sbagliato per stupido fraintendimento d’amore.”
“Che significa?”
“Che io quella sera avevo capito che tu volevi farmi fare la schiava del tuo sesso.”
“Solo perché ti avevo detto che avevo ammirato come tu ti eri strusciata sull’animatore mentre ballavi? Sei stata tu a concupirlo, a portarlo a cena la sera dopo e a copulare in piedi, nel bagno, mentre io nemmeno vi vedevo; non è per caso che invece ti fosse proprio piaciuto?”
“Si, mi era piaciuto e mi sono inventato poi la tua frase per nasconderlo.”
“Questo vale per tutti quelli coi quali hai copulato quell’estate, e per quelli che sono venuti dopo?”
“Sono precipitata in basso senza accorgermene; e, più cadevo in basso, più cercavo alibi, più incolpavo te del mio fallimento. Mi dispiace: ho distrutto tutto in una settimana e poi ho demolito il resto, col tempo.”
“Bene. Un piccolo sprazzo del passato è più chiaro. Già sarebbero da registrare molti impedimenti a qualunque riappacificazione. Ma, ignorando il passato: da cosa parte la ‘rinascita’, se ci deve essere? Cosa pensi di fare per modificare il percorso di vita?”
“Te l’ho detto: ricostruisco la mia identità di moglie fedele e affidabile, riconquisto il tuo amore, tu cancelli questi anni e ricominciamo dall’estate in Calabria.”
“Vedi: quella volta era un’ipotesi teoretica alla quale potevi anche rinunciare; oggi non è più così. Oggi c’è Consuelo: io l’amo, lei prova qualcosa per me; lei fa sesso con me con l’esperienza che ha maturato, io ci faccio l’amore con le caratteristiche che volevo proporre a te e che tu hai rigettato. Credi di essere in grado di prendere il ruolo di Consuelo e di darmi quell’amore che io voglio?”
“No, se insisti ancora sulla trasgressione, io non sono disponibile; te l’ho detto: torno alla Calabria.”
“Calabria!?!? Prima o dopo le corna con tutti gli animatori del villaggio?”
“Prima.”
“Allora, non c’è niente in Calabria, prima, perché la testa la perdesti immediatamente e furono subito corna, non trasgressione mia; cambia anche la prospettiva di quegli eventi. Se non te la senti di trasgredire, è meglio lasciare stare i tentativi di pacificazione; e comunque mi spiegherai un giorno, spero, perché, nella tua definizione, copulare a tre è trasgressione e farsi rompere il sedere non lo è; e adesso non hai più neppure la falsa giustificazione della rabbia, perché abbiamo definito che era l’amore a muoverti, non la rabbia; e l’ano te l’ha rotto il tuo amato animatore la sera del bagno.”
“Quindi, non vedi vie d’uscita?”
“Voi due avete parlato di nuove realtà; fatemi vedere quale novità c’è: mi pare che l’unico dato nuovo è che sono più convintamente cornuto e che non ne c’è stata nessuna responsabilità mia ma solo una immensa, inguaribile, ingiustificabile perversione tua e della tua insaziabile ninfomania.”
“Enzo, ti assicuro che non sapevo niente di innamoramenti e di verginità anali sacrificate: Nicoletta mi aveva detto solo che era disposta a comportarsi come me e raccontarti le sue copule con gli amanti in questi anni.”
“Consuelo, ti rendi conto che non lo ha fatto e che non intende farlo? Lo capisci che ha la pretesa di presentarsi vergine e fedele dopo che mi ha massacrato di corna e di umiliazioni? Che ci sta prendendo per i fondelli tutti e due facendo dichiarazioni e promesse che subito dopo calpesta? Proviamo a cambiare registro: vuoi dormire con me stanotte? Ti pago qualunque cifra, se accetti di fare l’escort con me.”
“Dovrei dirti quella parolaccia che comincia con str; ma sono una signora e te la risparmio. Voglio fare l’amore con te; poi, dopo, voglio anche dormire nel tuo letto; stavolta non torno a casa mia. Se mi assicuri che il tuo amore resterà inalterato sempre, anche quando non avrò più il fisico per essere una escort; se mi dici che posso fare affidamento sul tuo amore almeno quanto potrebbe farlo adesso tua moglie, se non fosse cieca e stolta, io vengo a vivere con te non appena ti concedono il divorzio; e non ti farò mai pagare il prezzo di un femminismo imbecille che nasconde una volgarità impudente, vergognosa, esasperata.”
“Io dove vado, adesso?”
“Conosci uno solo dei tuoi amanti che sia disposto a prenderti con se e assicurarti un tetto, una serenità, una vita decente?”
“Nessuno è libero come te, nessuno è ricco come te, nessuno è generoso come te, lo sai bene. Nessuno sa dare amore come lo dai tu; ed io l’ho cercato tanto, questo tuo amore; ma non ce n’è, in giro. Tienimi a casa tua, come un cane randagio adottato per pietà, almeno fino alla sentenza del giudice.”
“Andiamo a cena, per ora; poi andremo a casa nostra e ci organizzeremo per la notte.”
La solita trattoria mi aspetta per offrirmi una cena che pare quasi regale con due donne al mio fianco di rara bellezza: gli sguardi assassini che vengono lanciati da tutte le parti raccontano facilmente l’invidia che scateno intorno a me e mi viene quasi da piangere pensando quanto poco queste stupende veneri siano veramente legate a me, una perché vincolata da un matrimonio che si sta sciogliendo fin troppo lentamente; l’altra perché svolge una professione che la blocca molto; mi consolo pensando che, in fondo, il piacere che mi dà una di loro compensa largamente la difficoltà di gestire l’altra.
Torniamo a casa poco prima delle dieci e nessuno ha voglia di andare a dormire; ci sediamo alla TV con la speranza di trovare qualcosa di piacevole; scivolo automaticamente su un canale hard e, quasi senza volerlo, mi trovo a seguire una copula con due maschi e una femmina, capace di tenere testa con enorme abilità a tutti e due: Consuelo guarda con distacco le scene e si dedica piuttosto all’indagine sui liquori del bar per scegliere un cognac che le piaccia; Nicoletta sembra più stranita e forse si sorprende per certe immagini ‘forti’; la provoco chiedendole se devo cambiare canale; mi risponde immediatamente che no, non devo, e vuole vedere le azioni che si susseguono, in particolare le doppie penetrazioni da tutte le parti.
A sorpresa, chiede a Consuelo.
“Tu hai fatto anche questo?”
“E tu, con le decine di amanti che hai avuto, non ti sei mai trovata in una situazione simile?”
“No, io ho solo copulato in maniera normale.”
“Senti, idiota arrogante e presuntuosa, che significa per te ‘normale’? Che cos’è ‘anormale’? Stai lì a tranciare giudizi e non sai niente della vita, dell’amore, del sesso. Queste attività sono normalissime, certamente più normali di un ano sverginato al primo incontro, di una fellatio fatta in una cabina che non ha porte sicure. Tu hai, delle parole, un’interpretazione solo tua che speri di imporre a tutto il mondo. Questi stanno normalmente copulando in tre: solo una bigotta indecisa e banderuola può confonderli con l’anormalità. In altri termini, se non lo capisci, io sono una persona assolutamente normale, con desideri normali; sei tu che sei una talebana baciapile, ma anche troia e quindi assolutamente contraddittoria, schizofrenica e forse anormale. Adesso basta, stai zitta e vattene a letto; i grandi hanno da fare sesso assai normale!!!!”
Consuelo è davvero sorpresa, quasi spaventata.
“Nicoletta, ma davvero tu, con tutti gli amanti che hai avuto, con tutte le copule che hai fatto in tre anni, ancora non riesci ad accettare una situazione così semplice come il sesso a tre; guarda che quelle cose, io ed Enzo le stavamo facendo nel vostro letto la sera che sei arrivata a sorpresa: eravamo in tre, io, Enzo ed un mio cliente: non sono scene da film, ma della vita quotidiana. Tu sei molto strana e molto esposta, se ignori queste cose elementari.”
“Forse nessuno me le ha insegnate.”
“Senti, adesso mi costringi alle parolacce: avete or ora stabilito che, appena lui ha accennato a proporti qualcosa che per molti è addirittura casto, tu gli hai piantato tre anni di corna, comportandoti pienamente da troia irrefrenabile; sei tu che devi interpellare un medico per capire come mai per un raptus improvviso di presunto amore, tradisci per tre anni tuo marito, lo offendi, lo umili, lo cacci dal tuo letto. Ragazza mia, tu sei da curare, credimi; e, quello che è peggio, quando ti si offrono occasioni per capire, ti appigli a non so quali principi moralistici per rompere le scatole al mondo come fai adesso che, anziché cercare di conoscere, ti arrocchi dietro una castità inesistente.”
“Mi permettete di assistere al vostro amore?”
“Questa l’ho già sentita e conosco anche il seguito, quando ti rifiuti di partecipare perché non siamo ‘normali’.”
“Non credi che siano successe altre cose importanti, intanto?”
“Torniamo ancora alla normalità e all’anormalità? Per me sono successe cose ordinarie; niente di importante; se tu sei Alice nel paese delle meraviglie, te l’ho detto, fatti curare. Enzo, ti va di farla assistere al nostro amore?”
“A patto che non fiati e non interrompa.”
Andiamo nella camera da letto e, prima ancora di arrivare a sederci sul letto, Consuelo ha cominciato a spogliarsi, togliendosi tutto rapidamente: la capacità di indossare capi a rapida sparizione sembra connaturata al suo lavoro, per il quale deve essere sempre in grado di agire immediatamente: la spingo supina sul letto e mi abbasso a succhiare i capezzoli, uno per volta, registrando con estrema goduria il loro gonfiarsi ed emergere prepotenti dal seno matronale; con la lingua che spazza, passo poi a leccare accuratamente le aureole e il seno tutto, che prendo a succhiare con particolare insistenza; noto la mano di lei che corre alla vulva e sollecita il clitoride che si rizza superbo dalle piccole labbra, in qualche modo invitante.
Non resisto all’invito e mi fiondo sulla vulva a leccare le grandi labbra, che percorro a lungo per intero; afferro tra i denti il clitoride e lo sistemo tra le labbra per succhiarlo con amore di poppante; infilo la lingua in vagina a sentire il sapore acidulo e stimolante degli umori; finalmente sento l’orgasmo montare dai recessi del ventre e avvicinarsi con scosse elettriche, tensioni e gemiti, fino ad esplodere dalla vulva sul mio viso.
Nicoletta, intanto, si è precipitata sul mio fallo e se ne è impossessata, cercando di infilarselo in bocca: la spingo via con malagrazia.
“Ti abbiamo concesso di guardare; non ti azzardare a toccare quello che non ti appartiene più, da quando lo hai rifiutato e umiliato; stattene ferma e zitta, altrimenti te ne vai nella camera degli ospiti e ci resti!”
“Non mi consenti nemmeno un poco di amore?”
“Se fosse amore, lo sentirei e te lo chiederei; questa è puntiglio, questa è ripicca, questa è la prostituzione di chi non vuole perdere i suoi privilegi: devi smetterla; vatti a sedere sulla poltrona e guarda come si ama davvero!”
Consuelo sembra aver colto al volo quello che non ho detto, si siede sul mio ventre, appoggia la mazza al pube, avvicina la cappella alla vagina e spinge; intanto mi chiede se mi ha mai raccontato come è stata sverginata, una sera di molti anni prima, in vacanza, sulla spiaggia, quando aveva solo sedici anni; riesco a bofonchiare un ‘no’ indistinto mentre ho la bocca piena di un suo meraviglioso capezzolo; Nicoletta invece interviene ancora, a sproposito, ricordando che anche lei è stata sverginata allo stesso modo: un mio urlo e uno sguardo feroce le ricordano che deve stare zitta; Consuelo riprende a raccontare e mi descrive momento per momento la penetrazione che subì in un momento di estremo candore, di innamoramento infinito e di voglia irresistibile di donarsi tutta a lui.
A mano a mano che il suo racconto procede, diffondendosi nei particolari della grossezza del pene che la violava, delle sensazioni della vagina che assorbiva il sesso dentro di se e dell’imene che cedeva alla spinta della cappella, io mi eccito fuori misura e sento il mio membro ingrossarsi sempre più fino a che, con un urlo che non ha niente di umano, le scarico nel ventre la più calda, ricca e soddisfacente eiaculazione che potessi sperare.
Nicoletta non perde occasione per dimostrarsi imbecille e inopportuna.
“Io non credo che sia tutto vero; secondo me, molte cose le hai inventate qui, di sana pianta!”
“Senti, str…, io so perfettamente che non sei capace di provare queste emozioni e che quindi non puoi neanche accennare a parlarne; io so che Consuelo riesce a darmi, anche quando dichiara il contrario, tutto l’amore che sente e che è esattamente quello che io chiedo e che tu non ti sei mai preoccupata di cercare: se non l’hai sentito, l’amore di questa donna mi ha procurato un orgasmo meraviglioso. Che la storia fosse tutta vera, mezza falsa o tutta falsa può interessare solo a un’impotente come te che non sei in grado di organizzare un atto d’amore, ma nemmeno una copula con il tuo partner, neppure se dici di amarlo. Consuelo mi ha dato esattamente quello che volevo e che ha saputo interpretare: per questo mi ama anche se lo nega ed io sono sempre più innamorato di lei e non aspetto altro che la sentenza di divorzio per chiederle di vivere con me per sempre. Ma tu sei così cretina che non riesci a vedere niente. Vattene nella camera degli ospiti e restaci, altrimenti ti chiudo nel bagno di servizio e non ti faccio uscire fino alla convocazione del giudice.”
Sta piangendo, umiliata ancora una volta; e sono quasi portato ad intenerirmi; ma stavolta è Consuelo a fermarmi.
“Enzo, lasciala stare e non le consentire più niente. Non è fisiologicamente in grado di rendersi conto di quello che fa o dice. Parla per esporsi ai riflettori, per essere al centro della scena; ma dice imbecillità a ripetizione. Ignorala, per favore, e fammi fare l’amore.”
“Ti sbagli, Consuelo. Io sto perdendo la guerra soprattutto con me; mi sono illusa di aver vinto alcune battaglie quando l’ho proclamato pubblicamente cornuto; voi mi dimostrate che sono un’incapace; lo fate con argomentazioni inoppugnabili e me ne devo rendere conto persino io: sanguinano di più le mie ferite; e non trovo il percorso per dire qualcosa che mi faccia uscire dall’angolo. Sono mesi che prendo pugni in faccia da voi due; che mi trovo a dover subire il vostro immenso amore a cui posso rispondere solo con qualche assalto subito da tori da monta senza cuore e senza cervello; che devo adorare la vostra sensibilità allegra ed innamorata mettendo in campo la mia grezza bestialità sessuale. Non sono capace di dare né amore e nemmeno sesso, lo hai sentito? E sono costretta ad ammettere che è vero: io un amplesso tanto ricco, tanto completo, tanto pieno d’amore non riesco a combinarlo: e non mi mancherebbero gli elementi per costruirlo, se solo sapessi comportarmi. Me ne vado a piangere nell’altra camera; solo, ti prego, non umiliarmi ancora e non giudicarmi più: sono a pezzi.”
Se ne va continuando a piangere e non sono sicuro di comportarmi col minimo di umanità che a chiunque si deve; ma so anche che, se per errore le concedo un’altra occasione, ritorna a comportarsi da imbecille: ormai il suo assillo è riconquistarsi il posto di moglie su cui ha sputato, orinato, fatto cacca e, dopo averlo disprezzato in tutti i modi per tre anni, ora ambirebbe conquistarlo come un autentico ruolo da regina, visto che i suoi amanti o presunti tali nemmeno esistono, perché in fondo quelli che ha frequentato sono solo manzi che ci hanno copulato, che l’hanno montata, cavalcata, posseduta in ogni dove, strapazzata, umiliata più di quanto lei abbia umiliato me mortificandomi con le corna; tutti quelli sono esattamente agli antipodi all’amore di cui ‘amanti’ è una forma verbale.
Vorrei dirle qualcosa per consolarla: mi fa una pena infinita, specialmente adesso che, prendendo coscienza della fine del matrimonio, si rende anche conto che sta per cessare anche la sua sicurezza sociale e che presto dovrà accettare condizioni durissime per sopravvivere, dopo aver sperperato una vita di soddisfazioni e di amore; lascio che si ritiri nella camera degli ospiti e mi preparo a sopportarne la presenza, per me non gradevole, fino alla sentenza di separazione.
Sono passati sei mesi, lunghi, interminabili, fastidiosi; e niente è cambiato: sono riuscito a non ascoltare più Nicoletta quando blatera di propositi, di impegni e di buona volontà, di amore e di progetti futuri; sono sempre più nervoso e in fibrillazione per Consuelo, che si è trasferita quasi definitivamente nella mia casa ma ancora non si sente sicura della sua sistemazione ed avrebbe bisogno di una qualche certezza, anche perché, nelle sue condizioni, ogni piccolo evento, elemento o accidente qualsiasi è causa di amare riflessioni sul tempo che passa, specialmente per certe professioni particolarmente esposte a precarietà in relazione alla forma fisica.
Capisco che vorrebbe qualche certezza anche da me, sull’eventuale lavoro in vecchiaia (che arriva fin troppo presto, per una escort): quando le propongo di prendersi cura dell’archivio di una impresa edile particolarmente vivace, mi fa intendere che il lavoro in se la interesserebbe ma che, prima di dichiarare la resa, preferisce aspettare che il tempo faccia più danni; mi devo necessariamente limitare ad assicurarle che, quando avrà deciso di smettere col sesso a pagamento, le mie fabbriche troveranno senz’altro un posto per lei, esattamente come lei stessa mi aveva proposto per Nicoletta.
La convocazione del giudice ci coglie di sorpresa: nell’aula del tribunale ci troviamo tutti: c’è persino Consuelo che, pur lontana dalla vicenda, è comunque, per me, la figura di più sicuro riferimento, forse perché adesso ne sono seriamente innamorato e so che dopo questa sentenza qualcosa cambierà tra noi … e in positivo.
Il giudice legge la lunga relazione che ha preparato sulla vicenda con l’elencazione di tutti i motivi addotti da Nicoletta per opporsi al divorzio, puntualmente contestati dalle mie considerazioni; infine comunica che il matrimonio è sciolto senza nessuna pretesa delle parti che non hanno niente in proprietà comune; Nicoletta sembra cadere dalle nuvole, come sempre.
“E adesso che succede?”
“Se vuoi scherzare, il posto e il momento sono i peggiori: se la domanda è fatta sul serio, sei ancora più fragile di quel che ho temuto in questi anni. Ora succede che, uscita da quella porta, sarai libera come l’aria e potrai andare dovunque, tranne che a casa mia, anzi, adesso, a casa mia e di Consuelo. Buona fortuna e auguri: spero che qualcuno ti accolga nella sua casa.”
“Io voglio stare con te, anche se non sono più tua moglie. Consuelo, gli chiedi per favore se potete tenermi con voi, come badante, come dama di compagnia, come amica, come cagnolino randagio trovato davanti alla porta di casa?”
Anche il suo avvocato, l‘ultimo a sparire dei suoi amici, amanti o quello che sia, si è allontanato alla chetichella, quasi per non lasciare tracce; lei è veramente sola.
“Enzo, io non me la sento di abbandonarla.”
“Amore, io non ci penso neppure a lasciarla da sola. Adesso però voglio pensare un momento a noi: mi vuoi sposare? Potrebbe essere una splendida testimone di nozze, per te.”
“Dici davvero?”
Stanno piangendo ambedue, per motivi opposti, una di gioia e l’altra di dolore.
“Non scherzo sul matrimonio; chiedi a Nicoletta.”
“No, lui non scherza … mai.”
“Amore mio, vista la sede e il momento, quanto credi che possa contare un matrimonio nella vita di una persona?”
“Dipende dalle persone …”
“Appunto: se vuoi, sposiamoci pure; ma non ti posso garantire un figlio, non posso per motivi fisiologici: quindi, da questo lato, il matrimonio è solo una carta scritta e timbrata; non ti voglio né lasciare né tradire: la fiducia e la fedeltà sono l’altro motivo che rende superfluo il matrimonio formale. Io voglio vivere con te e voglio smettere con la mia attività: devi darmi un lavoro in una delle tue imprese e lasciare che io mi dedichi solo a te con il mio amore. Ma voglio anche che un lavoro lo assicuri anche alla tua ex moglie; è un anno che viviamo in tre come una famiglia: è la donna più tenera e fedele che puoi immaginare; dentro di se, è sempre tua moglie. La teniamo in casa perché sarà la madre di tuo figlio. Tu hai bisogno e voglia di paternità; lei è pronta a darti il figlio che volete, se non le chiedi cose che non le stanno bene. Capisci che le propongo il ruolo di fattrice, a lei che voleva fare la libertaria? Se ti va bene quello che propongo, ti sposo anche domani ed entro un anno tu fai un figlio con Nicoletta; ci fai lavorare per emanciparci dal tuo potere economico e ti prendi da me tutto l’amore di cui hai bisogno. Adesso sei tu a dover scegliere … a patto che Nicoletta sia d’accordo, naturalmente.”
“Venire a stare con voi come madre del figlio di Enzo? Siiiiiiiii! Tutta la vita! Essere testimone delle tue nozze? Immediatamente! Posso dire che vi amo?”
“Lo so; e, quello che è peggio, anche noi ti amiamo … purtroppo!!!!!!”
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Aggiunto: 4 anni fa
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