La giornata di Roberta era cominciata veramente male, aveva perduto il lucidalabbra in automobile. Le era caduto e non riusciva più a trovarlo sotto i sedili, chissà dov'era andato a nascondersi. Era già il terzo che perdeva quel mese in automobile, era come se la sua bella macchinina se li divorasse i suoi oggetti di bellezza. In ufficio la aspettavano per le nove, aveva ancora tutto il tempo per farsi una bella colazione e due passi per le strade che iniziavano a brulicare di vita, di persone. La primavera inoltrata portava allegria e lei si era appena lasciata col fidanzato, invidiava le coppiette che andavano al cinema a limonare e che si tenevano per mano mentre mangiavano un gelato la sera. Non era più la sua vita, da qualche settimana le sue giornate erano scandite dall'orario di lavoro, dai lucidalabbra perduti in automobile ed una lunga e interminabile serie di ditalini che si faceva sul letto.

La mattina era cominciata in qualche modo, perduto il lucidalabbra si sentiva leggermente smarrita, avrebbe dovuto ricomperarlo, perdere del tempo in profumeria e magari portarsi a casa qualche souvenir costoso, un profumo di marca, un set completo da bagno intrigante. Il lucidalabbra aveva un potere erotico non indifferente, mentre se lo passava sulle labbra carnose immaginava fosse un bel pisellone da succhiare, magari lo stesso pisellone del ragazzo che l'aveva lasciata. Quanto amava Gabriele, quanto amava il suo bel corpo statuario, atletico, sempre pronto ad una bella scopata. Soprattutto Roberta amava l'enorme pisello di Gabriele, quell'enorme pisello che l'aveva sverginata tre anni prima facendola diventare una donna vera, una donna finalmente donna. Roberta era una bella ragazza, di quelle che attiravano i maschietti, capelli biondi leggermente mossi, tette grosse, culetto in ordine. Insomma era una ragazza da scopare per molti, una che lo faceva diventare duro però viveva sotto la cappa infernale di una religione che vietava assolutamente il sesso prematrimoniale quindi con attenzione, faceva in modo di non trovarsi in situazioni sentimentali con persone che l'avrebbero condotta a sbagliare. Dopo tanti anni di sacrifici e restrizioni arrivò Gabriele, un bel ragazzo atletico di qualche anno più grande. Erano compagni di corso in palestra, poi si sa una parola tira l'altra e scomparse diffidenza e barriere si trovarono a letto. Ovviamente Roberta mollò in tronco la propria religione e si mise a convivere con Gabriele e per tre anni fecero tutto quello che avrebbe dovuto fare sin da quando aveva compiuto, in sordina, i diciott'anni.
Roberta amava ancora farsi guardare dai ragazzi, aveva bisogno del contatto fisico di un uomo, dopo tre anni a tu per tu col calore di un maschio le erano tornati quei pruriri, quelle voglie insoddisfatte, quell'astinenza sessuale che aveva nei tempi bui dell'adolescenza. Le piaceva stare seduta al bar, bersi un caffè e passarsi il rossetto sulle labbra, incrociando lo sguardo di qualche avventore. Quando un uomo si soffermava a guardarla mimava il gesto del pompino col rossetto e si passava poi la lingua sulle labbra per attirare l'attenzione del maschietto in questione.

Quella mattina si era recata al solito bar, che stava a meno di duecento metri dall'ufficio. Posò la borsetta sul tavolino e chiese un caffè al cameriere. Ormai aveva una grossa confidenza con Carlos, erano anni che era cliente di quel bar. Carlos era un bel ragazzo peruviano, mulatto, simpatico, sempre gentile. I due scambiavano qualche parola ogni tanto ma nulla più, il muro della confidenza non si era mai rotto del tutto. Quella mattina Carlos vide Roberta un pò imbronciata e portandole il caffè al tavolo tentò un approccio più personale alla conversazione: <>.
La ragazza sorridendo disse: <>
Nel bar non c'era nessuno, erano solo lui e Roberta, quindi Carlos poteva permettersi di dare attenzione alla ragazza per qualche minuto senza dover servire altri clienti. <>
Ci stava ovviamente provando e a Roberta quel gioco piaceva...
<>
Il segnale erotico era partito e aveva fatto centro, i due si guardarono con un cenno di complice intesa.
Carlos prese la ragazza per mano e la portò nel retro del bar dove c'era un piccolo sgabuzzino.
Iniziarono a toccarsi, a baciarsi, a mettersi le mani in ogni angolo del corpo.
Carlos prese la camicetta di Roberta e infilando le mani tra i bottoni iniziò a slacciarli uno ad uno, lasciando scoperte un bel paio di tette a punta, grosse e sode. Con un rapido gesto della bocca si avventò sulle tette della ragazza iniziando a leccarle e a succhiarle dolcemente mentre Roberta si teneva i capelli per l'eccitazione. Carlos scese più giù incontrando un bel pancino scolpito e la cintura dei pantaloni. Slacciò con attenzione anche quella e tirata giù la zip sfilò i pantaloni alla ragazza. Davanti al suo naso c'erano le mutandine di Roberta, bianche, candide e si intravedevano i peli della figa. Carlos abbassò le mutande della ragazza e iniziò a leccarle tutto intorno, poi con foga e passione infilò la lingua nella carne viva e iniziò un perfetto cunnilingus. Roberta stava impazzendo dal piacere, era un mese che nessuno la toccava, e la lingua di Carlos era molto più eccitante di farsi un ditalino a casa da sola prima di dormire.
Il ragazzo si rialzò, slacciò i propri di pantaloni e senza aspettare le mani di Roberta prese il proprio cazzo in mano e iniziò a penetrarla. Erano appoggiati ad un muro freddo come il marmo, ogni colpo di Carlos entrava nella figa di Roberta con precisione e potenza, la ragazza stava godendo come non mai e pure il barista peruviano stava per raggiungere un sontuoso orgasmo.
Lei lo teneva stretto al collo mentre lui l'aveva presa a cavalcioni sul proprio bacino, tenendole i polpacci sollevati. Più la teneva e più penetrava quella carne docile ed eccitata. Roberta era venuta, sentiva tutto il suo corpo in fiamme e la figa bagnata.
<> sussurrò tra i gemiti Roberta a Carlos.
Il ragazzo la lasciò e Roberta si mise in ginocchio. Si tolse la camicia del tutto per non sporcarsi e iniziò a succhiare il cazzo mulatto del barista. Se lo prendeva tutto fino in gola, non lasciando spazio all'immaginazione. Era un pompino con la P maiuscola. Carlos non avrebbe resistito tanto in quella posizione, sentiva già il pulsare dell'orgasmo arrivargli alla punta dell'uccello.
<> chiese lui.
Roberta fece un gesto di conferma con le dita, non aveva nemmeno avuto il tempo e la voglia di levarsi il cazzo dalla bocca, le piaceva troppo succhiare quel pisello. Si aiutava con le mani e quasi soffocava nel tenerlo tutto tra le proprie labbra e giù nella gola, con la lingua che lo solleticava.
Poi Carlos lanciò un gemito più prolungato e venne copiosamente nella bocca della ragazza che raccolse tutta la sborra e se la lasciò scivolare agli angoli delle labbra, facendo vedere a Carlos com'era stata brava. Si pulì la bocca con il dorso della manoe la restante sborra la ingoiò.
I due si guardarono con sguardi complici.
<> disse lei maliziosa mentre si rivestiva per andare in ufficio.
Carlos tornò al bancone del bar, Roberta andò in bagno a riassettarsi che da li a poco doveva presentarsi in ufficio.
<> chiese Carlos.
<> disse Roberta.
<>
<>
Entrò un cliente, Carlos doveva dare attenzione all'ordinazione, i due si salutarono e Roberta si incamminò verso l'ufficio passandosi la lingua tra le labbra per assaporare ancora il sapore di quella sborrata mattutina.
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