Alle 18 di Sabato Nausicaa uscì di casa. Armando sarebbe uscito solo alle 20, sapendo che avrebbe avuto tutto il tempo di arrivare in tempo per l'inizio della serata. Per tutto il giorno era rimasto attanagliato in un dilemma che prima di quella settimana non avrebbe mai nemmeno potuto concepire. Con chi avrebbe preferito trascorrere il momento cruciale di quella notte? Vanessa? Certo, la bramava da molto tempo. Ma tutti quei pensieri su Nausicaa fatti nelle ultime sere... Sarebbe stato veramente come l'aveva immaginata? La curiosità lo stava uccidendo tanto quanto l'ansia di arrivare al dunque. Iniziò a prepararsi come aveva fatto sua sorella per tutto il pomeriggio. Tagliò via quel cespuglio grezzo di peli che gli circondava il cazzo, vi passò per bene il rasoio per renderlo ben pulito, fece un bel bagno, spremette qualche brufolaccio e vi passò sopra qualche crema per pelle. Insomma, ebbe un po' di cura per questa volta.
Alle 21 la folla davanti al Sesto Senso era inaudita. Stimò che ci fossero almeno 250 persone. Parecchie per una località periferica come la loro. Nell'arco di mezz'ora fu dentro. Il locale aveva una stanza principale molto ampia, ed era dove si ballava. In uno degli angoli c'era il bancone con i bartender. Ora che era lì non sapeva bene come e cosa fare, ma decise di aspettare. Presto entrarono in sala delle ragazze; le ragazze immagine. Ne contò 8, e immaginò che Nausicaa, Sabrina, Vanessa e Miriam non fossero le uniche che erano state reclutate.
Alcune iniziarono subito a ballare sui cubi, altre si dedicarono all'area bar. Erano tutte vestite in modo così succinto. Camicetta bianca con fiocco all'altezza del seno, minigonna di pelle nera, stivali alti. E tutte con capelli raccolti in chignon. “Una meglio dell'altra” pensò Armando. “Me le farei tutte contemporaneamente. O in una mega orgia”.
Ma in quel momento decise di stare in disparte e non farsi vedere. Non voleva rischiare che Sabrina o Nausicaa lo vedessero. E se poi in qualche maniera si fossero sottratte al privé? No, doveva nascondersi. Corse al bagno. E vi rimase almeno un'ora e mezza. Ogni tanto usciva per non dare nell'occhio, ma non si allontanava. E rientrava. La paranoia e l'ansia lo stavano attanagliando.
Ad un tratto, dal bagno, sentì la musica cessare e una voce iniziare a parlare.
“Grazie a tutti per la vostra calorosa presenza qui questa sera, per noi significa moltissimo”
Armando ascoltava ma solo in attesa di informazioni rilevanti. E dopo una lagnosa apertura di ringraziamenti e cose inutili, finalmente lo speaker parlò di cose utili
“Alcuni di voi sono stati fortunati e sono stati estratti per accedere al nostro privè esclusivo. Con queste splendide ragazze che vedete qui con me”
Armando era uscito, sempre rimanendo ben distante. Vedeva tutte e 8 le ragazze immagine sorridenti e bellissime intorno a quel tizio. Si sporgevano e mandavano baci alla folla.
“Tutti quelli che hanno ricevuto la conferma dell'estrazione mi raggiungano tra qualche minuto nei pressi dell'area bar, dove darò tutte le istruzioni”
E la musica riprese assordante, e la folla a saltare e ballare con essa. Un piccolo drappello di ragazzi si stava già accumulando al margine della sala, seguendo lo speaker. Armando fece un respiro profondo e si avviò. Presto avrebbe realizzato il suo più oscuro desiderio.
Quando fu lì vide che il ragazzo che aveva parlato stava distribuendo delle maschere. Erano maschere che raffiguravano degli animali: il maiale, il coniglio, il cane. Tutte quante erano fatte in modo tale da coprire il viso dal naso in su, lasciando scoperta la bocca ed il mento. Il ragazzo stava spiegando che erano in linea con la natura del privé, rimanendo molto sul vago.
“Ok ragazzi, ora dovete dirmi con quale delle ragazze preferite entrare nel privè, le vedete laggiù. Ad ognuno di voi sarà concessa mezz'ora in una stanza solo con la ragazza indicata. Diciamo che non c'è un vero e proprio limite a quel che vi è permesso, purché la ragazza sia a suo agio e d'accordo con voi”
Qui Armando ebbe un piccolo sussulto d'ansia.
“Ma quando entrerete mettete questa maschera che sto per darvi e seguite le indicazioni che vi verranno date all'interno. Successivamente potrete togliere la maschera e proseguire fino alla fine della mezz'ora.
E mi raccomando, divertitevi.” Nel dire queste ultime parole strizzò l'occhio a tutti loro.
Quando fu il suo turno Armando si avvicinò e prese la maschera che gli veniva porta, il coniglio. Disse che voleva entrare nel privé con quella castana là.
“Nausicaa?”
Armando annuii.
Il tipo prese nota.
Successivamente si chiese se aveva scelto bene oppure no. Continuava a pensare a Nausicaa e al fatto che si sarebbe fatto spompinare da lei tra poco. Aveva una morsa alle viscere. Ma oramai aveva scelto. E se la sarebbe comunque goduta. Entrarono uno alla volta i primi 7 ragazzi, dei quali soltanto due scelsero Miriam e Sabrina tra quelle che lui conosceva. Gli altri rimasero sulle quattro che lui non conosceva. Finalmente toccava a lui, e gli fu detto di percorrere il corridoio lì in fondo. Lo imboccò a passo molto deciso, con la maschera in mano. Mentre camminava vide tornare quello che era stato dentro prima di lui. Sembrava proprio soddisfatto.
Finalmente Armando fu nel privé. Aveva atteso così tanti giorni di essere qui. La voce di lei arrivò da un punto imprecisato in fondo alla stanza.
“Ciao e benvenuto. Perché non ti metti la maschera e fai come ti dico?” senza aspettare che lui rispondesse, continuò “Avvicinati verso il divano che vedi davanti a te e giraci intorno.”
Armando camminò, guardandosi rapidamente intorno. La stanza era di medie dimensioni ma non era molto arredata. A parte il divano e un'altra porta oltre a quella dalla quale era arrivato lui, c'era davvero poco. Ma non ebbe il tempo di andare oltre coi pensieri perché aveva già superato il divano.
“Bene, ora passa oltre la tenda e raggiungimi” Armando oltrepassò la tenda e fu in una piccolissima stanza. Avrebbe potuto contenere al massimo due persone per quanto era piccola.
“Eccoti. Sei pronto?”
Armando non disse nulla. Deglutì con forza e sentì il cazzo che gli si stava irrigidendo. Con un rumore, sul muro davanti a lui si aprì una fessura.
“Che ne dici? Vuoi tirarlo fuori o vuoi che lo faccia io?”
“Fallo tu” fu la risposta di Armando, che non si rese nemmeno conto di aver scelto di rispondere così.
Sentì la risatina di Nausicaa.
“D'accordo. Mi piacciono i ragazzi timidi.” La mano di lei emerse dalla fessura e approdò sulla coscia sinistra di Armando. Tastò un po' e iniziò a salire piano piano fino ad intercettare il bottone con le dita. Con una mossa incredibilmente rapida ed agile sbottonò i pantaloni e passò alla zip. Si chiese dove avesse imparato a farlo, ed immagini di Nausicaa circondata da ragazzi col cazzo di fuori balenarono nella sua mente coadiuvando l'eccitazione già in corso. I pantaloni di Armando iniziarono a calargli leggermente visto come erano stati allargati, mentre Vanessa era già passata oltre. Stava giocando con l'orlo delle mutande.
“Che dici? Le abbassiamo queste?”
Armando era paralizzato e non fu in grado di dire nulla se non un mugolio di assenso.
Lei tirò la parte davanti delle mutande verso il basso e così facendo portò l'indumento all'altezza del ginocchio. Con la mano aveva iniziato a massaggiare lo scroto e soprattutto le palle di Armando. “Stai messo piuttosto bene da quanto sento. E sei già pronto” rise di nuovo. Armando non avrebbe mai potuto associare sua sorella ad una risata così maliziosa. Questo contrasto lo eccitò da impazzire.
“Adesso avvicinati, ci penso io a te” e lo tirò delicatamente verso la fessura, dentro la quale fece passare il cazzo di lui.
Armando rimase sospeso, incredulo, col cuore a mille. Stava per farsi fare un pompino da sua sorella. Dapprima sentì la mano che lo aveva svestito serrarsi delicatamente intorno al cazzo. Poco dopo, invece,avvertì la sua calda lingua posarsi piano all'altezza tra il tronco e le palle e scivolare verso la parte più recondita di queste, in direzione dell'ano. Iniziò quindi a leccare salendo lentamente, partendo da lì sotto e dirigendosi verso l'alto. E quando fu quasi arrivata alla cappella, si fermò, girò intorno al frenulo e tornò giù. Lui aveva iniziato ad ansimare, voleva dire qualcosa ma si trattenne perché non era sicuro di riuscirci. Intanto lei stava ripetendo quella stessa operazione più e più volte, sempre molto lentamente. Finalmente dopo un po' di volte, la sua lingua superò il frenulo e continuò fino in cima, dove la cappella di Armando pulsava di vigore.
Lui ora gemeva ed ansimava rumorosamente.
“Tutto bene, vuoi che mi fermi?” e ancora quella risatina. “O magari vuoi che continui?”
“Continua” rispose lui con voce tremante. “Continua ti prego”
“D'accordo”.
E Armando sentì le labbra stringersi intorno alla base del cazzo, mentre la lingua caldissima lo leccava da dentro, in un vortice di calda saliva. Pensò che non aveva mai provato una cosa così bella. Continuava a spompinare Armando come se fosse l'ultima cosa che faceva; lo leccava dal basso all'alto, dall'alto al basso, prendeva in bocca le palle, prendeva in bocca la cappella.
Armando stimò che fossero passati quasi 10 minuti. Le ginocchia iniziavano a cedergli e sentiva di non poter resistere ancora per molto. Ripensò a ciò che aveva immaginato la sera che acquistò la prevendita che gli permise di essere lì in quel momento.
Uno schizzo violento eruttò dalla cappella di Armando mentre la lingua di Nausicaa percorrendo per l'ennesima volta la carne del suo cazzo in direzione della cappella.
Sentì il gemito di lei; e mentre poteva ancora chiaramente avvertire il suo liquido che usciva, la mano di lei direzionò il cazzo il quale fu subito nella sua bocca. E lì succhio avidamente tutto ciò che ancora stava venendo fuori. Armando era al massimo dell'estasi mentre lei passava la lingua sulla punta della cappella. Fu tutto rapido ma sembrò anche meravigliosamente non finire mai.
Quando finalmente lasciò libero il cazzo, la sentì dire
“Mi hai schizzata ovunque sul viso! Aspettarmi sul divano? Il tempo di pulirmi e sono subito da te.”
“D'accordo” fece lui di rimando.
Andò a sedersi sul divano. Poi arrivò Nausicaa, ancora vestita come aveva visto le altre in sala. Camicetta, gonna di pelle.
“Che fai? Vuoi rimanere un coniglietto tutta la sera? Sei così tanto timido?” e ancora quella risatina.
Poi con voce sensuale si avvicinò al viso di Armando e disse “e adesso cosa vuoi farmi fare?”
Armando rimase in silenzio. Non sapeva cosa rispondere. In nessuna delle sue proiezioni mentali si era verificata questa scena.
“N-non lo so... a te cosa andrebbe?”
“Bè non con il tempo che ci è rimasto... che ne dici se ti faccio un bello striptease?”
Armando annuì, e fu lieto che non gli chiese più di togliere la maschera. Non voleva assolutamente che lei capisse chi fosse.
Vanessa iniziò ad ondeggiare garbatamente, con movimenti sinuosi, e si avvicinava pian piano ad Armando. Sciolse il fiocco che teneva la camicetta, e lasciò in bella vista il reggiseno rosso che teneva al sicuro le sue tette. Armando non ci aveva mai fatto caso a casa, nei rari momenti che erano vicini, ma ora...
Lei si accostò a lui, con uno sguardo così malizioso e con il seno spinto in avanti.
Lui allungò la mano ma lei con un sorriso tremendamente malizioso, di chi sta giocando con la preda, fece qualche passo indietro facendo segno no con il dito.
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Aggiunto: 4 anni fa
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