Mi sentivo offesa, degradata, l’odore stava rapidamente diventando acre, il sapore sgradevole di quelle poche gocce che mi erano entrate in bocca, i capelli attaccati al viso fradici. Sonia al mio fianco nelle stesse pietose condizioni, ma entrambe in ginocchio, non mi ero accorta nemmeno di stare così, ci eravamo sottomesse a quella pratica disgustosa inconsapevolmente. Erano quasi le cinque del pomeriggio oramai e mia sorella propose di rientrare, aveva un aspetto stanco e così credo dovessi sembrare anche io, oltre ad essere quasi ustionate. Quasi mi precipitai in mare per purificarmi. Feci una lunga nuotata, mentre Sonia stava dove si tocca a immergersi a ripetizione. Mia zia nuotava a metà strada da me e mio zio più vicino a Sonia. Ancora eravamo nudi e mi accorsi che la piccola cercava ogni tanto di coprire le sue intimità, lo vidi dire qualcosa che non sentivo e mia sorella abbassò le mani mostrandosi tutta. Mia zia uscì per prima dall’acqua e ci richiamò per farci asciugare un po' prima di rimetterci in auto. Al di fuori della frescura del mare sentivo un vago bruciore al basso ventre che si acuiva con i movimenti e chiesi a Sonia come si sentisse confermandomi che anche lei avvertiva lo stesso disagio, il suo pene è comunque molto grosso e lungo, ero stata dilatata come mai prima. Mi assopii un poco mentre ero stesa ad asciugarmi, il sole oramai stava scemando di intensità. Riaprii gli occhi che erano le sei di sera, mi alzai per recuperare le mie cose solo per accorgermi che era stato quasi tutto caricato in auto. Mi rivestì solo con il pareo e così Sonia e ci sedemmo sul sedile posteriore, desiderose di tornare a casa quanto prima. L’atmosfera tra noi era quanto mai stranita, non avrei mai più potuto stabilire la natura del rapporto che ci univa, sentivo fisicamente il segno che era stato superato. Non avevo considerato le loro abitudini, prima di rientrare si fermarono per fare la spesa in un centro commerciale, un LIDL, per rifornirsi di quanto serviva a organizzare la permanenza. Il supermercato era poco affollato ma mi sentivo esposta completamente, al di sotto di pochi millimetri di stoffa ero del tutto nuda, la temperatura da aria condizionata mi dava la pelle d’oca e mi induriva i grossi capezzoli, mi sentivo completamente in mostra mentre li seguivo scegliere cosa avremmo avuto da mangiare o bere. Mi sentivo specchiata in Sonia, vedevo i contorni del suo sedere e del suo seno spiccare nel passaggio tra gli scaffali. Sentivo lo sguardo di tanti estranei su di me come mai prima di allora, mi sentivo offerta a loro, ero bagnata e dolorante, arrossita, volevo solo tornare a casa. Tornate a casa, in bagno feci un lungo bidet con l’acqua caldissima, poi mi infilai sotto la doccia lavandomi più volte prima di chiudere l’acqua e indossare l’accappatoio. Mi lavai i denti con molta cura. Sonia entrò in bagno e si sedette sul water per urinare, anche lei fece il bidet e poi fece la doccia, nel frattempo parlammo ma quasi in monosillabi. Entrambe notai avevamo dei segni sul corpo, dei lividi, soprattutto nella zona dei seni e dei glutei. Il programma della serata era quello di andare in centro della vicina città, ero stanchissima, anche preoccupata, ma mi preparai lo stesso con meticolosità. Ci truccammo leggermente, i nostri abiti erano lunghi, le scarpe alte. Parcheggiammo e iniziammo a camminare lungo il piccolo lungomare, tra ristorantini e barche comunque importanti, tra le cosce sentivo ancora fastidio, ma riuscivo a fare finta di niente. Anche mia sorella appariva normale, nonostante la nuova esperienza fisica, sicuramente l’avesse provata più di me. Gli zii come al solito stavano a braccetto davanti a noi e immagino il quadretto di fantasia familiare che dall’esterno avremmo potuto ispirare. Ci consentimmo una sosta per l’aperitivo in un localino del porticciolo, che a stomaco vuoto, unito al sole della giornata, mi diede un po' di capogiro. Eravamo tutti e quattro su di giri, tanto da riprendere parte della nostra usuale confidenza, sembrava quasi tutto quello accaduto nelle ultime 24 ore fosse rimasto nel regno del possibile e allora mai accaduto. Quasi alla fine del passeggio trovammo un ristorante dove cenare, erano quasi le 10 di sera oramai, ordinammo del pesce e del vino bianco, la cena si svolse in maniera carina, sentivo la testa leggera. Lo zio prese un anello a Sonia e una borsa a me nei negozi del centro, mia zia un vestito, per tutto il tempo però ebbi l’impressione di fare parte di una sorta di harem. Quasi all’una tornammo all’auto, ero distrutta dal sonno, dalla stanchezza. Mia zia si appropriò di un sedile posteriore, ci guardammo, Sonia sedette accanto a lei ed io sul sedile anteriore. Appena uscimmo dalla città lui mi chiese di prenderlo in bocca, mentre dietro le due iniziavano a baciarsi e toccarsi. Mi feci chinare il capo dalla sua mano ampia e gli aprii la zip dei jeans e lo tirai fuori dai boxer. Era durissimo, grosso come sempre, lo presi in bocca il più possibile, mi toccava a tratti la faringe e mi veniva da vomitare, iniziai a fargli un pompino, non so come altro chiamarlo. Lui guidava e gemeva mentre io lo segavo e leccavo e succhiavo e quelle due lesbicavano dietro di noi. Sonia era mezza nuda oramai, lo avevo intravisto nel passaggio delle luci intermittenti dell’autostrada, l’odore di sesso impregnava il piccolo spazio dove respiravamo. Mi abbassai la parte superiore del vestito per accogliere il suo cazzo tra i seni, lo segavo e lo prendevo in bocca in questo modo. Ancora lo stavo stimolando quando l’auto si fermò davanti casa nostra. Zia e Sonia scesero, io… mi sfilai le mutandine e gli andai sopra a cavalcioni. Il sesso mi bruciava, ma non avevo potuto farne a meno, lo presi tutto dentro di me, facevo su e giù, lui mi baciava profondamente ed io lo lasciavo fare, mi chiese di dirgli che ero una troia ed io lo feci. Venni rumorosamente, liberata dal fatto di essere nel chiuso dell’auto, abbandonandomi su di lui. Mi sfilai da lui e mi lasciai andare sul sedile. Lui aprì il cassetto portaoggetti e prese qualcosa che non riuscì ad identificare. Scese dall’auto e venne verso la mia parte, aprendo lo sportello, mi prese per il braccio e mi tirò fuori con forza, ero praticamente nuda col vestito arrotolato. L’aria era fresca, eravamo a pochi metri dalla strada principale, appena illuminata dalle luci della palazzina. Mi piegò sul cofano dell’auto, la cosa mi prese così tanto che mi aprì a lui come una vera puttana, ma invece di…. mi infilò un dito umido nell’ano, mi stava lubrificando, mentre mi teneva con l’altra mano distesa sulla lamiera calda. Gli dissi che non lo avevo mai fatto in quel modo, mi rispose di rilassarmi, così mi alzai e feci scivolare il vestito a terra insieme al reggiseno che avevo slacciato, mi guardò in modo intenso, mi chiese di sedermi sul cofano e aprire le gambe lo feci mentre lui mi scattava delle foto col flash del cellulare, un’auto intanto passava e probabilmente devono avermi vista nuda. Lo guardai negli occhi per la prima volta in quasi due giorni e gli chiesi perché stava succedendo tutto quello, mi rispose che ci aveva sempre considerato e fantasticato su noi due in quel modo. Mi prese di peso e mi girò su me stessa, ero di nuovo stesa sul cofano dell’auto, mentre lui mi apriva le cosce da dietro, mi avvisò che mi stava per inculare, parole testuali, entrò dentro di me con forza volgare, con una mano mi teneva il fianco destro con l’altra mi stringeva i seni, mi penetrava e mi chiamava puttana, sentivo dolore e anche piacere, il suo pene era come un palo di carne nel mio ano, probabilmente stava facendo uso di qualche pillola per essere tanto attivo, volevo finisse quanto prima, ma fu un’esperienza interminabile. Quando venne un fiotto caldo mi invase il ventre, uscì da me provocando un’onda di dolore e dei suoni osceni, il suo seme colava nell’interno cosce ed io camminavo nuda e dolorante con i miei indumenti in mano per stare dietro a lui che si affrettava ad entrare in casa.
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