Eravamo molto giovani, quando ci siamo sposati: mio marito, Eraldo, 22 anni fresco laureato con un’occupazione precaria e uno stipendio da fame; ed io, Rosalba, 20 anni ancora iscritta a Lettere in dirittura di laurea; ma non ci siamo mai pentiti di quel ‘colpo di testa’, nei venti anni di matrimonio, anche se non sono stati sempre rose e fiori, particolarmente per la ‘vivacità’ di Eraldo che mi fa arrivare spesso all’orecchio pettegolezzi che riguardano la sua passione per colleghe più o meno giovani, sue e mie, con le quali pare che costruisca storie più o meno importanti alle quali ha saputo annettere sempre un’importanza assai relativa, per cui mi sono abituata a non dare peso alle voci e a preoccuparmi solo di salvare il nostro matrimonio anche con una certa pazienza e discrezione, come mi ha sempre consigliato la mia ‘santa madre’ che tante ne ha passate.
Neppure a me, volendo, mancherebbero occasioni per ‘uscire dal seminato’, visto che da sempre sono una donna di grande fascino, bella, con un fisico notevole, dolce e, soprattutto, intelligente: lumaconi che mi sbavano dietro ne incontro ad ogni piè sospinto e si tratta quasi sempre di uomini abbastanza giovani, spesso assai più giovani di me, e decisamente prestanti, per non dire decisamente belli.
Per ascoltare i consigli della solita ‘santa madre’ non do nessun peso al prurito che da quelle attenzioni mi viene e preferisco arroccarmi dietro l’abito della professoressa integerrima, della moglie fedele e della borghese preoccupata di salvare le apparenze; tutti gli ‘attacchi’ si smussano quindi contro la mia severità e l’impermeabilità a qualunque tentazione.
Da qualche tempo, però, l’atmosfera è un tantino diversa, quasi rarefatta: un caro amico e collega di Eraldo, Giorgio, ha cominciato prima con una corte leggera e delicata, poi si è avviato a tampinarmi sempre più intensamente e assiduamente e adesso comincio ad avere qualche difficoltà a tenerlo a distanza ed impedirgli dichiarazioni e atteggiamenti che considero ‘imbarazzanti’.
Ad aggravare le cose, si aggiunge l’amicizia con Teresa, sua moglie, che, con la sua disinvolta chiarezza ed amicizia, mi confida spesso delle prestazioni meravigliose del suo ineffabile marito: di lui conosce bene la tendenza a corteggiare tutte le belle donne e ad approfittare di ogni loro debolezza, più o meno grave; ma per l’appunto lo ama per l’intensità che mette nei rapporti che, rappresentano lo stimolo maggiore a vivere con entusiasmo il matrimonio.
Io non mi sono mai preoccupata di dotazione, di dimensioni, di prestazioni o di altri particolari: ho fatto l’amore solo perché è sacrosanto, mi piace e serve a dare un senso al matrimonio: quella della ‘qualità’ delle prestazione e della incidenza sul vissuto di coppia mi appare come una enorme scoperta e, in qualche modo, mi apre a nuovi desideri.
Decido di cominciare a parlarne con Eraldo, il mio unico riferimento possibile; e una sera, dopo una seduta (per me) entusiasmante di sesso ‘matrimoniale’ gli chiedo cosa pensi della copula appena consumata e come la valuti all’interno delle sue esperienze; in parte stupito, in parte incuriosito, mi dice serenamente che è stato un bel coito, ma all’interno di una visione quasi religiosa del matrimonio; lo incalzo chiedendogli quanto lo valuti nella logica della sessualità e del piacere; mi dice che risulta abbastanza povero, senza scatti di entusiasmo o di piacere.
Rimango turbata e cerco tutte le fonti possibili per capirci qualcosa, non esclusi i colloqui con Teresa che è prodiga di informazioni e di consigli: quando mi rendo conto che conosco meno che niente della sessualità e dei rapporti sessuali, sono contrariata con me, coi miei genitori ma anche e soprattutto con Eraldo che, evidentemente, mi mantiene nell’ignoranza più totale su cose che con le altre pratica concretamente e con passione; dico fuori dai denti a mio marito che esigo che mi coinvolga in qualcosa che mi faccia superare il gap, se non vuole che chieda la stessa cosa a qualcun altro, calpestando innanzitutto il principio di fedeltà a cui mi sono sempre ispirata.
Mi chiede di pazientare, perché non è facile, con una persona ormai matura, recuperare una cultura che normalmente si radica nelle esperienze giovanili; comincia poi ad illustrarmi il sesso nelle sue manifestazioni ed applicazioni trovando in me l’allieva diligente e perfezionista che sono stata sempre nello studio, specialmente quando passa dalla teoria alla pratica che mi fa ssperimentare, naturalmente, sul suo corpo e sul suo sesso: in tempi rapidi, mi trovo a praticare la fellatio nelle varianti più articolate e impensate, a praticare la ‘spagnola’ col mio seno giunonico sempre sodo e sensibile; a lasciarmi penetrare in tutti i modi e da tutte le posizioni, con orgasmi enormi, violentissimi, che risvegliano un appetito sessuale a lungo represso.
Teniamo da parte alcune cose, come la verginità anale che preferisce conservare almeno finché non siamo approdati ad un livello soddisfacente e utile anche per qualche trasgressione: inutile dire che sono entusiasta dei risultati e che trovarmi a copulare con lui non più da tenera mogliettina morigerata ma da donna calda e desiderosa di amore e di piacere, mi fa addirittura ringiovanire.
In uno dei momenti di entusiastica pratica sessuale ‘spinta’, gli chiedo a bruciapelo se è vero che da tempo corteggia intensamente Teresa con l’intento di avere con lei una storia di sesso e di amore; naturalmente, mi chiede da dove ho appreso questa indiscrezione fondata non su un fatto ma addirittura su una sua ‘intenzione’; non ho difficoltà a dirgli che Teresa ha con me una comunicazione aperta e leale e che è stata lei a parlarmene.
“Ah, è stata lei. Ma ti ha chiesto anche cosa provi tu nei confronti di Giorgio?”
Lo guardo stranita.
“Cosa dovrei provare?”
“Amore, quello che nessuna teoria ti può insegnare è capire da gesti, da movimenti infinitesimali quando tra due persone scatta la scintilla di una ‘chimica’ che porta al sesso; io sono troppo navigato per non aver colto che la sola presenza di Giorgio in un ambiente è uno stimolo forte per la tua sessualità.”
“Se fosse vero, ti sentiresti offeso?”
“Ma scherzi!?!? Stiamo parlando di pulsioni, non di rapporti. Piuttosto, se proprio vuoi andare ‘fuori dal seminato’ guardati questi siti in internet e poi riprenderemo l’argomento.”
Mi indica alcune pagine ed io ci vado quasi subito: sono dedicate soprattutto allo scambio di coppia, ai modi di realizzarlo, agli effetti che può avere sui rapporti interpersonali, insomma un vero vademecum alla pratica dello scambio per il bene dei singoli, delle coppie, dell’amore.
Mi si apre un mondo insospettabile, che per un lato mi spaventa perché demolisce di colpo tutti i pilastri della mia educazione, già incrinati dalle recenti conoscenze; dall’altro lato, però, mi eccita moltissimo perché offre una precisa risposta a tanti problemi che sono sorti recentemente e che riguardano l’appannamento dei rapporti tra me e mio marito, la sempre maggiore difficoltà a vivere intensamente i rapporti sociali e di amicizia, la possibilità di dare nuovo vigore alla nostra vita sessuale.
Capisco che Eraldo ha voluto riferirsi apertamente alla sua ipotesi di una storia con Teresa, di cui molti sanno, ed alla mia passione appena accennata per Giorgio, di cui si è accorto solo lui per la profonda conoscenza che ha di me e per avere evidentemente studiato bene le mie reazioni in presenza di stimoli sessuali; quello che non capisco è se vuole che usi quella conoscenza per essere io a fare da apripista ad una realtà nuova, assolutamente inedita e trasgressiva, che ci coinvolga in una vicenda di sesso piena di promesse per tutti e due.
Decido di capire una sola cosa e gli pongo la domanda diretta.
“Se me ne occupo io, non ti sembrerà di essere emarginato?”
“Se volevo decidere io, neppure ti indicavo i siti …”
La sfida mi affascina.
Invito Teresa ad un te nel pomeriggio, dopo le ore di lezione; non se ne meraviglia: spesso ci appartiamo a chiacchierare ed anzi è contenta che ci prendiamo un mezzo pomeriggio per noi sole; ci incontriamo nel bar chic del centro e, davanti ad una fumante tazza di te con pasticcini, tipicamente inglese, affronto serenamente l’argomento.
“Sai che Giorgio mi tampina da qualche tempo?”
“Si, lo so: vorrebbe tanto fare l’amore con te; da quando gli ho accennato che senti il bisogno di ampliare il tuo mondo, credo che stia fibrillando per arrivare ad averti.”
“Ma ci sono almeno due problemi: tu ed Eraldo. Cosa ne penseresti tu? Come reagirebbe lui?”
“Aspetta, vai con ordine. Tu non escludi che possa succedere qualcosa?”
“E’ assolutamente la primissima volta che mi pongo anche solo l’interrogativo. Ma, in linea di massima e con certe garanzie, non escludo un ‘grande passo’.”
“E se il tutto si muovesse in un ambito poco normale, diciamo trasgressivo, ci potresti stare comunque?”
“Puoi spiegare per favore?”
“Esiste un modo di rapportarsi nel sesso che si chiama ‘scambio di coppia’; non devo spiegarti in che consiste. Normalmente avviene in ambiente anonimo tra due coppie di estranei. Io e Giorgio ci siamo accostati decisi a sperimentarlo ma non ce l’abbiamo fatta: di copulare con uno sconosciuto totale, non me la sento e non me la sentirei mai. Di fare l’amore con Eraldo, beh quello è un desiderio che sto accarezzando da qualche tempo, so che a lui piacerebbe e non esiterei di scambiarmi di posto con te, se a te interessasse la stessa cosa con Giorgio.”
“Io non sono in grado neanche di pensare un progetto del genere, finché non lo avrò visto operativo; tu ce la faresti ad organizzare un incontro di questo genere per noi quattro?”
“Nessun problema; ma, prima, vorrei precisare con te anche qualche particolare.”
“Per esempio?”
“In queste situazioni, si trovano di fronte due uomini e due donne, su un letto, nudi e pronti a fare l’amore; qualche volta succede che scatta una scintilla tra i due maschi o tra le due femmine. Tu come reagiresti se l’altra, io in questo caso, fosse preda di un impulso saffico e ti accarezzasse, ti baciasse, ti toccasse: scapperesti inorridita; respingeresti con garbo; accetteresti per cortesia o parteciperesti?”
“Io non provo esattamente l’impulso a fare l’amore con te, ma mi sei estremamente cara ed anche sul piano fisico mi piaci tantissimo: vediamo; al massimo ti direi che non me la sento ma che non smetto di volerti bene e, anzi, di amarti.”
Mi appoggia un bacio leggero sulle labbra ed io ricambio.
Comunico ad Eraldo che l’incontro ci sarà, se ne occupa Teresa e appena avrà definito il come, ci avvertirà; gli dico che mi ha parlato di un possibile innamoramento saffico e, eccitato, lui mi ha preso sul posto, alla grande.
L’invito è per sabato sera, a casa loro che è più grande della nostra, ha un’altana scoperta invidiata da tutta la città e, con la meravigliosa primavera che attraversiamo, sembra fatta apposta per le cene e per l’amore.
Eraldo è piuttosto sorpreso: certi incontri, nella letteratura del genere, avvengono quasi sempre in ambienti pubblici, quasi sempre un privè o una Spa; e lui non pensava affatto alla casa privata di una delle coppie; ma poi si rende conto che i nostri amici hanno qualche esperienza in più da mettere sul piatto e, farlo nel proprio letto o in ambiente proprio, è più rassicurante di qualsiasi locale pubblico.
Non scelgo un abbigliamento particolare: so bene che sto andando a fare sesso, per la prima volta nella mia vita, con un uomo che non è mio marito, che conosco da tempo ma che resta comunque un estraneo, almeno per il mio intimo, inteso sia come persona fisica che come abbigliamento: in altre condizioni, forse avrei adottato una mutandina più ‘in’ (che so, una brasiliana, un tanga, un perizoma) o forse un combinato reggiseno - slip più chic, più ricercato; ma sapere che vado a fare l’amore con una persona che conosco mi da la serenità di non preoccuparmi dell’’incarto’ a favore del contenuto che so che desidera come io voglio conoscere la sua verga tanto lodata da Teresa.
Eraldo invece si è vestito più casual, per non doversi cavare un’armatura, quando dovrà spogliarsi: pantaloni leggeri, maglietta fresca e mocassini: dimostra anche meno dei suoi (più di quaranta) anni e sembra andare alla conquista della ‘ragazza per la serata’ come succedeva al mare, quando aveva ancora vent’anni.
Teresa e Giorgio sono altrettanto giovanili e freschi, hanno preparato fuori e ci aspettano forse con la stessa ansia: ci siamo visti in mattinata ma ci salutiamo con un abbraccio e con un bacio da rimpatriata, solo per prenderci un anticipo di quello che desideriamo dalla serata.
Quando la lingua di Giorgio si impossessa della mia bocca e la percorre tutta, ho la stessa emozione che mi ha provocato il sesso di Eraldo quando me lo ha messo in bocca la prima volta e la punta è andata a carezzarmi l’ugola: la stessa sensazione di pienezza, di piacere infinito, quasi di amore; ho ricambiato, come avevo fatto con mio marito, leccando e succhiando anche se non era una fellatio e quello non era un pene; lo stesso languore e le stesso umido che mi ha fatto colare tra le cosce hanno accompagnato quel bacio.
Brindiamo con un poco di vino: io solo pochissimo perché non voglio perdere il senso di nessuno di quegli istanti; allento la tensione e slaccio un bottone della camicetta, permettendo al mio seno di espandersi un poco e gonfiarsi per l’eccitazione; i capezzoli premono contro il reggiseno fino a farmi male; riusciamo in qualche modo a sederci in cucina a mangiare.
Ma non è solo un ingurgitare cibi e bevande; Giorgio seduto alla mia destra non fa che prendermi la mano e carezzarmela; quando Eraldo allunga una sua mano sul seno di Teresa e lo accarezza con tanta voglia, anche Giorgio azzarda la carezza più intima, si infila nella camicetta e mi artiglia un capezzolo strofinandolo con delicatezza; il movimento si trasferisce immediatamente alla vulva e sento di eccitarmi come non mi era mai capitato; lo bacio con amore, da sopra alla tavola imbandita, e allungo una mano sul suo pube, ad incontrare un notevole pacco: sotto le dita riesco ad intuire la sua asta che deve essere enorme, da come la percepisco.
Mio marito e sua moglie si sono già eclissati, quando Giorgio mi porta sul divano del salotto, mi avvolge in un bacio meraviglioso, mi fa sdraiare e si distende sopra di me, facendomi sentire il peso del suo corpo muscoloso e lo spessore della verga fra le cosce, sotto la vulva; avevo una paura fottuta di questi momenti, ma mi accorgo di viverli con grande serenità, con gioia, con piacere allo stato puro.
Mi accompagna verso la camera da letto e scopro che i due sono già distesi, seminudi, e che si stanno manipolando reciprocamente: Teresa geme e infine urla un primo orgasmo; Eraldo, però, quando mi guarda, sembra bloccarsi e non riesce ad andare avanti, mentre Giorgio mi spoglia rapidamente delle poche cose che indosso; il senso di gelosia che attanaglia mio marito è quasi palpabile; ma anche l’altro si è immobilizzato all’urlo di Teresa.
Restiamo per un poco immobili, in silenzio, folgorati dalla novità; poi Teresa prende l’iniziativa.
“Sei meravigliosa, Rosalba, molto più bella di quanto ti conosco!”
Nel dirlo, mi sta accarezzando le tette che spingono prepotentemente i capezzoli in avanti; si china un poco e mi lecca uno dei due, con delicatezza, con amore; poi comincia a succhiarlo con foga, con desiderio, ed io sento nell’utero qualcosa che si rivolta e che vuole esplodere: quando Teresa allunga una mano fra le cosce e mi artiglia il clitoride, l’orgasmo esplode in tutta la potenza e lo accompagno con un urlo disumano.
D’improvviso, i due sembrano destarsi da un sogno (o da un incubo): Giorgio mi prende la mano e se la mette sul sesso invitandomi a masturbarlo; Eraldo, da dietro a Teresa, la infila duramente in vagina e lei risponde con una serie di gemiti di piacere; bacio mio marito e ritrovo, ad un tratto, il suo amore e la mia voglia di averlo con me anche mentre mi offro discinta e spalancata a Giorgio; questi mi stende sul letto, mi viene addosso e comincia a penetrarmi lentamente.
Ha un membro molto grosso, Giorgio, certamente più grosso di quello di Eraldo; ma mi procura fastidio, oltre che piacere, per come lo infila con decisione e con poco tatto; mio marito pare intervenire e mi infila un dito nella vulva, trova il clitoride e mi masturba con la sapienza che ha accumulato negli ultimi mesi di frequentazione del mio sesso: il piacere che mi sa stimolare mi spinge a prendermi dentro tutta l’asta, a circondargli la vita con le gambe e a stringere allo spasimo il pube contro il suo, alla ricerca di una penetrazione più intensa.
Eraldo ha abbandonato la mia vulva e si dedica totalmente a Teresa che urla in continuazione perché ormai i suoi orgasmi sono ininterrotti e mio marito riesce a strappargliene uno dopo l’altro, finché la poveretta è costretta a lamentarsi.
“Ti prego, Eraldo, rallenta, non farmi godere ancora: mi procuri un infarto se insisti a masturbarmi.”
Lui toglie la mano dalla vulva e l’abbraccia per baciarla appassionatamente.
“Ti voglio dentro; voglio che mi penetri con l’amore che stai dandomi; ti prego, entra nella vagina e fammi godere.”
Esegue immediatamente, la stende sul lenzuolo, al mio fianco, si mette tra le sue cosce e la infila lentamente, meditatamente; mentre Giorgio mi monta quasi con violenza e la sua mazza enorme mi sollecita tutte le papille della vagina e dell’utero, io guardo Eraldo che ama Teresa con un a passione dolce che conosco da sempre, da quando mi sverginò e ha continuato a possedermi con quell’amore: tra la possanza irruenta di Giorgio e la penetrazione dolce di Eraldo che mi sembra stia prendendo me e non Teresa, non so capire cosa mi affascina di più, chi sceglierei se fossi obbligata a prenderne uno solo: la mia vagina decide di colare, indipendentemente, e di colare per tutti e due con abbondanza.
Mio marito sa rallentare e controllare i suoi entusiasmi: Teresa sdilinquisce dopo poco e si rilassa quasi addormentata; Eraldo accosta il ventre al mio volto, mentre ancora Giorgio mi cavalca sfrenato: prendo in bocca il suo membro e mi dedico a lui con tutta l’anima: il mondo si dissolve, il sesso in vagina mi stimola, mi eccita, mi fa godere; ma io sto amando il membro di mio marito tra le mie labbra, leccandolo, titillandolo, provocandolo: quando accenna a tirarlo fuori, premo leggermente i denti, lo guardo e gli comunico con lo sguardo che voglio il suo sperma, che lo voglio in gola, che lo voglio adesso: spinge per un poco avanti e indietro, poi mi lascia il compito di succhiarlo a morte; non mi stanco di aspirare finché non sento lo spruzzo che mi arriva violento sull’ugola e mi manda in cielo, fra gli angeli; lo trattengo fino a che l’ultima goccia si è svuotata nella mia bocca; poi lo lascio uscire; Teresa immediatamente mi bacia, mi infila la lingua in gola e raccoglie i pochi residui che trova, di un immenso rapporto orale.
Il pomeriggio si anima decisamente; mentre Teresa ed Eraldo si accarezzano per rilassarsi, Giorgio, l’unico rimasto a secco, mi cavalca alla morte e scarica nel mio utero un orgasmo da favola: al suo, si sovrappone il mio che esplode facendomi scoppiare il ventre in fuochi d’artificio mai visti.
Subito dopo, mentre ce ne stiamo rilassati ed io sono a ventre sotto, Giorgio mi sale sui lombi e accarezza con molta intenzionalità il mio sedere; poi si abbassa e prende a leccarlo, prima ciascuna natica, poi il canale al centro fino ad arrivare con la bocca e con la lingua sull’ano grinzoso e intatto: la sensazione della lingua, dolcissima, sul buchetto è meravigliosa e mi rilasso consentendo di infilarne qualche millimetro; poi si accosta con un dito e mi penetra per qualche centimetro; intuisco dove sta andando e lo blocco.
“Guarda che quello è vergine; e sverginarlo sarà compito di mio marito; non permetterò a nessuno di penetrarlo se prima non l’avrò fatto con lui e avremo deciso che un altro può penetrarmi.”
“Non sapevo; è strano, però, che con tutta l’esperienza di Eraldo e dopo vent’anni di matrimonio, il tuo ano sia ancora intatto … Questo significa che non posso sperare in una doppia …”
Io lo guardo meravigliata ed è Teresa a rispondere.
“Guarda che in doppia l’avete già fatta. Eraldo è venuto in bocca, prima che tu nell’utero.”
“Oh, dio; ero così preso che non mi sono accorto di quel che avveniva.”
“Già … Però intanto lei la doppia l’ha avuta: e a me?”
Giorgio si stende al centro del letto con la mazza eretta come un obelisco al centro di una piazza; Teresa gli va sopra, si adagia e si fa penetrare nella vagina, con molta lentezza: quando l’asta è tutta dentro, si adagia sul ventre di lui e protende indietro il sedere: Eraldo si accosta con un flaconcino apparso da non so dove, le inumidisce l’ano e il canale rettale, nel quale infila tre dita, ruotandole; poi lubrifica anche il suo sesso, lo accosta all’ano e con un solo colpo è tutto nel retto.
Teresa trattiene un attimo il respiro; io più di lei, alla vista del suo corpo occupato, ingombrato, riempito, violato da due mazze così grosse: allora capisco che quando, prima, ho indotto Eraldo a godermi in gola, mentre Giorgio mi montava in vagina, ho dato vita, mio malgrado e senza saperlo, ad una doppia penetrazione, in gola e in vagina; questa di Teresa è una doppia in vagina e nel retto; chissà se ci sono altre varianti; ne parlerò con Eraldo, dopo, a casa; intanto godo anch’io per Teresa che si agita come tarantolata fra i due che la cavalcano quasi con feroce violenza finché tutti e tre, in simultanea, raggiungono l’orgasmo.
La performance dura per tutta la sera e per parte della notte, con varianti per me sorprendenti e meravigliose, fino al 69 che realizzo con Teresa e che mi vede grande protagonista di un amplesso saffico a cui neanche avrei creduto se me lo avessero raccontato; e il piacere che traggo dalla sua vulva, dopo averla strapazzata e sollecitata fino ad avere più orgasmi in successione, non può avere nessun termine di paragone se non l’amore puro, senza aggettivi e senza limitazione.
Siamo veramente allo stremo: abbiamo fatto l’amore per sette ore di seguito ed è il momento di fermarsi.
Il peso degli anni comincia a farsi sentire e decidiamo che l’esperienza può anche considerarsi conclusa; chiedo, quasi per curiosità.
“Intendete dire che l’esperienza è conclusa definitivamente o temporaneamente, e riproponibile in altra occasione?”
La mia domanda vuole essere ingenua, ma suona ambigua ed Eraldo la sottolinea.
“Amore, sei arrivata vergine come un angioletto del paradiso e hai fatto di tutto, dalle copule semplici a quelle doppie, dalla fellatio all’amore saffico; hai amato tutti e tre e sei stata amata da tutti e tre. E’ mancata solo la penetrazione anale perché ancora non ho provveduto. Non ti basta questa prima esperienza?”
“No, senti, non equivocare; io non commentavo; sono sola curiosa di sapere se per voi finisce qui o se credete che, poiché ci siamo trovati assai bene, potremmo pensare di rifarlo ancora, magari arricchendo e perfezionando. In quanto alle tue cattiverie, anch’io so averne per te, se mi stuzzichi.”
“Per esempio, in questo momento?”
“Potrei dirti che le esperienze posso farle anche senza di te, se fai il prezioso; ma, poiché penso esattamente il contrario, ti dico che sono prontissima a fare qualunque esperienza con te, se con amore e in sintonia; ma ti aggiungo anche che so come ottenere da te quello che voglio, anche se sei restio; e se voglio ancora passare una serata di grande amore, ci metto poco a convincerti, visto che mi ami troppo per rifiutarti e che ti amo troppo perché tu possa contraddirmi. Tie’ ”
“Ci vedremo ancora … e spesso, non preoccuparti; il difficile invece adesso per me sarà non toccarti e non poterti far fare tanto sesso, ogni volta che ci incontriamo a scuola.”
“Oddio, Teresa, neanche per scherzo; tutto questo resta qui, tra noi. Là fuori saremo assolutamente insospettabili. Però anche io avrò qualche problema a desiderarti e non poterti amare, specialmente nei momenti di noia e di rabbia, a scuola. Pazienza: l’amore è bello anche perché fa soffrire chi ama e non chi è indifferente.”
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