Anche se ormai avevo vent'anni non smettevo mai di andare in vacanza in quella ridente località memore di quanto l'avevo amata da ragazzino. In pratica da sempre ero cresciuto lì, ogni estate, tre mesi l'anno accanto alla mia amata nonna Leonida.
Questa strana vicenda accadde quando ero arrivato da pochi giorni e confesso che mi turbò parecchio. In pratica, senza alcuna prova e senza uno straccio di verità la vicina di casa di mia nonna mi accusò di essere un guardone e un esibizionista.
Nulla di più falso. Certo ho una bella mazza di quasi venticinque centimetri che da duro pare il tronco di un albero e non ho nessun problema a sfoderarla bella tosta al momento opportuno ma sono abbastanza carino da potermi permettere di usarla con un ragguardevole numero di fichette in calore. Quindi che di botto mi si accusasse di spiare di nascosto una vecchia tardona di sessantanni non poteva che offendermi.
Le cose andarono più o meno così:
Nonostante fossimo in alta montagna quell'anno faceva davvero un caldo insopportabile e quindi di notte trovavo più comodo dormire completamente nudo cosa direi abbastanza normale. Non per vantarmi ma ho un bel corpo: settanta chili abbondanti su un metro e novanta di altezza, pancia piatta quasi scolpita visto che faccio parecchio sport, muscoli dei bicipiti sodi ma non invadenti. Non faccio il body-builder ma la mia bella figura ce l'ho ugualmente. Comunque era il terzo giorno che stavo da nonna e mi svegliai abbastanza presto intorno alle sei circa. E' una cosa strana che succede quando si va in montagna ma di colpo ci si ritrova a dormire davvero poco, almeno così succede a me, forse sarà la differenza di pressione.
In ogni caso ero sveglio e come accade ogni mattina avevo un erezione da far invidia ad un toro. Fui tentato di tirarmi una sega ma sapevo quanto la nonna
odiasse la sborra sulle lenzuola quindi mi trattenni. Ormai non ero più un ragazzetto che sparava schizzi otto volte al giorno, ero un uomo fatto e potevo anche trattenermi.
Quindi decisi di fumarmi una buona sigaretta.
La prima del mattino è sempre la migliore.
Mi infilai un kimono nero che avevo comprato in Cina qualche anno prima e che mi piaceva moltissimo con quel bel drago rosso e verde cucito sulla schiena che faceva tanto Bruce-Lee. Lo usavo tipo fosse una vestaglia quando nudo dovevo uscire dalla camera da letto per andare in bagno o appunto quando mi affacciavo al balcone per fumare visto che la nonna Leonida odiava con tutte le forze la puzza di fumo in casa.
Col mio accappatoio legato in vita mi accesi la sigaretta e la fumai tranquillo.
Sotto sentivo ancora l'uccello indurito ma come avevo previsto l'arietta fresca del mattino aveva avuto l'effetto di un mezzo anestetico e pian piano l'erezione stava sparendo.
Fu a quel punto che la vidi.
Era a circa centocinquanta metri da me esattamente sul terrazzo della casa di fronte alla nostra.
La riconobbi subito era Teresa, una signora vedova di sessanta e qualcosa anni quasi coscritta di mia nonna e di lei anche molto amica.
La conoscevo da sempre ma non l'avevo mai vista così.
Non così.
La vecchia, una mora sui novanta chili col ventre grosso e flaccido se ne stava sul suo terrazzo con indosso solo la pelle.
Già, la tardona era tutta nuda!
Sapevo per conoscenza diretta che la porta accanto al suo terrazzo era quella della sua camera da letto, non comunicante col resto della casa ed era quindi ovvio che la vecchia al risveglio dovesse per forza di cose attraversare il terrazzo per andare in casa o in bagno ma non avevo immaginato che lo facesse senza i vestiti addosso.
Certo potevo capire e dare per scontato che la tardona dormisse nuda come facevo anche io ma immaginavo che prima di uscire dalla camera da letto ed attraversare il terrazzo si infilasse addosso qualcosa... come me appunto.
Invece nulla la tardona era lì con le sue tette non grosse ma comunque invitanti e la sua peluria bella nera e molto florida.
Bastò questa immagine per avere sotto alle gambe un alza bandiera non indifferente. Ora avevo tutto il cazzo ritto fuori dal kimono e sentivo la cappella pulsare eccitata.
Continuando a fumare mi godetti quello spettacolino porno finchè la vecchia non sparì. Cosa stesse armeggiando sul balcone non l'avevo capito ma mi ero ben goduto quei cinque minuti di tettone e culoni dondolanti, di fregne pelose e di ciccia flaccida.
Tornai in casa... andai in bagno e mi sparai una bella sega!
Non potevo farne a meno.
La mattina dopo lo spettacolo si ripetette quasi uguale solo che stavolta ero già in attesa quando la signora Teresa sbucò sul balcone. Già la stavo aspettando.
Ero diventato un guardone? No, direi di no. In fondo non mi acquattavo in posti strani per spiarla o chissà che. Me ne stavo tranquillo sul mio balcone a guardare il panorama.
Dal mio punto di vista se la vecchia usciva sul balcone nuda dove tutti potevano vederla era un peccato non guardare.
Comunque finalmente uscì.
Stavolta non era nuda.
Già. Notai subito che indossava una maglietta tipo canotta di colore rosso che le copriva la pancia e il seno.
Era un peccato non poter rivedere le tettone ma subito notai che sotto dalla vita in giù c'era comunque una bella gattona da osservare.
Guardai concentrato per osservarle bene la patatona quando di colpo la vecchia si chinò accucciandosi sul balcone.
Ma che cazzo stava facendo chinata a fica al vento alle sei del mattino?
Naturalmente la cosa più semplice del mondo.
Pisciava.
Già. La vecchia appena alzata, come tutti, aveva una gran voglia di pisciare e molto probabilmente non avendo voglia di scendere le scale aveva preparato sul terrazzo un bel catino pronto per l'uso.
Mi godetti la pisciata osservando meglio che potevo le grosse labbra della sua gatta pelosa che si aprivano sparando fuori il liquido giallo. La cosa aveva un che di
eccitante e per forza di cose il mio bel travone di carne si alzò sull'attenti.
Provai l'impulso di toccarmi ma resistetti ben deciso a rimandare a dopo una buona e soddisfacente sega.
Invece non fu così.
Già perchè finito di farsi la sua bella pisciata la vecchia cicciona non si limitò ad alzarsi ma iniziò ad esplorarsi la ficona come se vi avesse perso dentro qualcosa.
All'inizio pensai che se la stesse solo asciugando ma poi fu chiaro anche dalla sua faccia che stava facendo altro.
Già. La tardona si tirava un ditale.
Questo ovviamente cambiava tutto. Se fino a quel momento mi ero sentito un po' in colpa ad osservare una povera vecchia che facendo dio necessità virtù espletava i suoi bisogni corporali nel modo più facile e comodo mentre io ne approfittavo per guardarla ora era di botto diventata una vecchia maialona che se la godeva.
Questo mi arrapava terribilmente.
Meccanicamente iniziai a menarlo. Prima piano e poi sempre più velocemente e posso quasi dire che sborrammo insieme.
La cosa durò anche le due mattine successive e ci avevo quasi preso gusto a segarmi sul balcone quando di colpo mi resi conto che avevo tralasciato la cosa più ovvia ossia che se io vedevo la sua passerona anche lei vedeva bene me e il mio cazzone...
Fino a che l'avevo osservata e basta tutto poteva risolversi in un nulla ma lì ero stato chiaramente a tirarmi il cazzo fino a fartelo esplodere e non potevo più dire che era tutto un equivoco no?
Così quel pomeriggio quando sentii la signora Teresa che discuteva con mia nonna mi sentii un verme totale.
La signora Teresa e in questo era stata un gran po' stronza era andata a parlare con la nonna proprio di questo problema e le stava appunto raccontando che la mattina la spiavo dal balcone per cercare dio vederla nuda e che per di più quando lei si accorgeva che la stavo guardando mi tiravo fuori il cazzo e mi
toccavo.
Insomma ero un esibizionista che si tirava segoni sul balcone davanti a tutti.
Era proprio così? A sentire Teresa si visto che aveva tralasciato di dire alla nonna che lei era tutta nuda intenta a sgrillettarsi come una pazza. Già cara la mia
tardona perchè se fossi stata vestita io non ci avrei mica fatto caso no? Mi dicevo e mi incazzavo mentre lei mi descriveva alla nonna come il classico spione che violava l'intimità di una povera vedova.
Non potendone più entrai nella stanza fissando la donna con tutta la mia rabbia ma lei non ci fece nemmeno caso. Anzi fissandomi me lo disse in faccia “Bisogna proprio che la smetti di spiare sai”.
“Io non spio...”.
“Ma si dai che ti ho visto tutto nudo che mi spiavi dal balcone”.
“Anche tu eri nuda però” scattai perchè volevo a tutti i costi che nonna sapesse quanto era vacca la donna.
“Io a casa mia giro come mi pare sei tu che non devi guardare ti pare”.
“Io non l'ho mica fatto apposta. Ero lì a fumare e poi ti ho vista uscire nuda”.
“E poi te lo sei tirato fuori” aggiunse lei con una mezza risata.
Guardavo mia nonna carico di vergogna “E' stato un riflesso”.
“No bello mio è stato un segone coi fiocchi” ridacchiò ancora più forte dandomi implicitamente del segaiolo.
Non sapevo che altro dire.
Per fortuna intervenne la nonna. “Sentite certe cose capitano. Coi balconi di fronte è normale. Bisogna che facciamo in modo di non guardarci più vi pare? La cosa migliore credo sarebbe coprire tutto il terrazzo di Teresa con qualcosa. Non so magari delle lenzuola colorate o qualcosa del genere”.
Io e Teresa ci guardammo non mi andava di smettere di vederla nuda e lessi nei suoi occhi che anche a lei fissare il mio cazzo non dispiaceva poi quanto voleva
farci credere.
Comunque la nonna era stata decisiva così quello stesso giorno saltò fuori dalla cantina un vecchio taglio di stoffa lunghissimo color blu petrolio. Con quello avremmo oscurato per bene il terrazzo di Teresa e il problema si sarebbe risolto da solo.
Visto che ormai avevano deciso che ero io il colpevole, il guardone, il segaiolo la nonna decise anche che sarebbe toccato a me tendere la bacchetta lungo tutto il
terrazzo su cui attaccare la coperta.
Così tentando di rimanere impassibile per non buttare altra benzina sul fuoco andai a casa della signora Teresa con la bacchetta e la stoffa pronto a fare il mio lavoro. Sul mio sguardo si leggeva tutta la rabbia soprattutto per quanto quella vecchia stronza si era mostrata fasulla ed ipocrita ma finsi indifferenza.
Teresa mi fece entrare ed andammo subito sul terrazzo. Mentre salivamo le scale notai che indossava una gonnellina a fiori molto leggera e una maglietta bianca.
Sotto alla maglietta si vedeva tutto il reggiseno che per fortuna quel giorno aveva avuto la saggia idea di mettersi.
Lo stesso non si poteva dire per il sotto. Bastò infatti essere distaccato da lei di qualche gradino per osservare la gonna svolazzante e notare che nove su dieci non indossava mutandine..
Notai la cosa, la immagazzinai in un angolo della memoria ripromettendomi in seguito di sparami una soddisfacente sega immaginando di sborrare nella boccaccia di questa vecchia vaccona fasulla che mi aveva fatto fare una così
brutta figura con mia nonna e mi misi al lavoro.
Tersa mi lasciò ad armeggiare col martello e i chiodi e in meno di mezz'ora ebbi finito.
Ora il terrazzo era perfettamente schermato.
Mai più spettacoli porno gratuiti da vecchie tardone sgrillettomani.
Chiamai la signora Teresa. Avevo finito.
Lei tornò ma vidi subito che era senza maglietta.
Sopra aveva solo un reggiseno di colore rosso molto più adatto ad una ragazzina che ad una vecchia e che pareva far risaltare i suoi tettoni anziché nasconderli.
“Che caldo che fa” disse forse per giustificarsi ai miei occhi.
“Già dissi. Ma non ti preoccupare adesso vado via e puoi anche metterti tutta nuda. Io non ti guardo”.
“Adesso però guardi altrochè” ridacchiò lei e per sottolineare il tutto si toccò ben bene una tetta sotto al reggiseno.
Le piaceva farmi passare per uno sfigatello che non aveva nulla di meglio che filarsi un vecchio cesso come lei. Mi dava così fastidio che non mi trattenni più
“Guarda che ho visto cosa facevi sai”.
“Cosa facevo cosa?”.
“Ti tiravi un grilletto ti ho vista”.
“Ma che porco che sei. Ma lo sa la nonna che dici stè parolacce”.
“Parolacce un cazzo. Tu sei una vacca e ti masturbi sul balcone. Se ti guardo è solo perchè ti fai guardare”.
“Vacca ci sarà tua nonna io sono una signora per bene sai”.
“Ma vaffanculo” chiusi il discordo io e me ne andai.
Lei mi seguì velocemente giù per le scale e prima che uscissi di casa mi sbarrò il passo.
“Senti mi dispiace” disse.
“Cosa ti spiace? Di avermi sputtanato con mia nonna o di essere una troia”.
Lei mi si avvicinò e con un colpo secco fece sgusciare fuori una tetta dal reggiseno. “Ecco guarda... Guarda che bella....”.
“Non mi interessa più”.
“Ma si che ti interessa dai” e così facendo tolse del tutto il reggiseno.
“Perchè poi tu vada a dire a mia nonna che ti ho strappato il reggiseno io”.
“Ma non lo farei mai. Quella che cercavo era solo una scusa per farti venire a casa mia. Io ci provavo ma tu non ti decidevi. Sapevo di avertelo fatto venir duro pisciando, poi me la sono anche spupazzata per farti guardare meglio ma tu niente... Solo seghe e basta. Se non ti facevo venire io eri ancora li a guardarmi dal balcone”.
“Quindi era tutto un trucco per...”.
“Si, bravo l'hai capito” sussurrò lei che già aveva una mano sul cavallo dei miei pantaloni e mi tastava il cazzo.
Poi mi prese la testa e se la tirò al seno. “Ciuccia dai. Ciuccia stè belle tettazze”.
Obbedii.
Era stupendo. Mentre succhiavo i suoi grossi capezzoli il cazzo sgusciò fuori dritto fra le sue mani e cominciai a sentire che me lo accarezzava sempre più
velocemente.
“Che trave che hai qua sotto ma tua nonna lo sa?”.
“Lo sa, lo sa” confermai godendomi il segone mentre con le mani le stavo già abbassando la gonna svelando la ficona pelosa e pronta per me.
Nudo dalla vita in giù, arrabbiato ed arrapato non ci misi molto a farla girare mettendola a pecorina sul pavimento.
Lei non desiderava altro ed io non chiavavo da cinque giorni quindi fu abbastanza normale che il mio cazzo scivolasse in un sol colpo dentro a quella vulva marcia di umori.
La vecchia aveva una gran voglia e mi incitava a pompare sempre più veloce mentre mi incitava a sfondarla a colpi di cazzo.
Andai avanti a montarla per una buona mezz'ora e mi tolsi la soddisfazione di tirarglielo fuori dalla fica appena in tempo per poggiarglielo sulle labbra e schizzare tutto nella sua maledetta boccaccia che aveva parlato troppo.
Teresa non si lamentò affatto anzì dopo aver deglutito la mia sborra serenamente continuò a succhiarlo ottenendo di farmelo praticamente restare duro e pronto.
Ci facemmo subito una seconda chiavata. Stavolta nel suo letto, lei sotto, io sopra in un mare di sudore a pompare come ricci. La signora raggiunse parecchi orgasmi eccitandomi ed invogliandomi a continuare a fotterla a tutto spiano. A me non importava che fosse brutta o che fosse vecchia. In quel momento volevo
solo fotterla a [***] gradi.
Ero lì a scoparmela da quasi un ora.
Le ero già venuto in bocca ed ora le avevo allagato la fregna ma quando si alzò in piedi andando dal suo letto al terrazzo non potei fare a meno di notare con quanta studiata troiaggine si sedeva delicatamente sul catino. La guardai pisciare sul terrazzo. Stavolta da pochi metri e al riparo grazie alla tenda che avevo appena montato.
Lei pisciò tranquilla e non si stupì troppo quando le porsi il cazzo duro per un tris dovuto.
“Aspetta che la asciugò che sono piena di piscia”.
“Non è necessario... Tanto non è lì che vado” ridacchiai io.
La inculai. Senza vaselina, senza protezioni ma solo con l'insana voglia di spaccarle completamente il culo.
Per fortuna la vecchia non era del tutto vergine nemmeno lì e lo si capì bene quando le infilai il cazzo dentro fino a far sbattere i coglioni sulle sue chiappe.
In perfetta pecorina la montai deciso ad inamidarle il culo.
Era stupendo ed in più avevo quasi la certezza che quell'estate avrei potuto approfittare di quella vecchia puttana quando e come meglio credevo. Dovevo solo stare attento a non far sospettare nulla alla nonna.
Già la mia cara nonna.
Ma dov'era in quel momento la cara nonna?
Ovviamente a controllare che quel pelandrone di suo nipote avesse fatto per bene il lavoro che aveva promesso.
Esattamente davanti a me ritta sull'ultimo gradino della scala a fissarmi mentre lo ficcavo nel culo a tutto spiano alla vicina di casa.
“Ciao nonna” dissi io con un verso soffocato proprio mentre sentivo il terzo schizzo inondare il culo a Teresa.
“Ciao un bel cazzo” sbuffò la donna e girato sui piedi ridiscese lentamente la scala. Teresa ed io ci staccammo in fretta e col mio cazzo ciondoloni e la sua fica ed il suo culo che ancora colavano lo sperma con cui l'avevo riempita raggiungemmo nonna Leonida prima che uscisse di casa.
“Leonida aspetta” la bloccò Teresa.
“Aspetta cosa... Ormai avete fatto no. Allora finite e poi rimandalo a casa”.
“Leonida... mi spiace”.
“Ma vaffanculo troiaccia. Lo sapevo io che mi scopavi il nipote. Lo sapevo che eri una vaccaccia”.
“Nonna mi spiace”.
“Tu zitto porco che facciamo i conti a casa”.
Interrotta la chiavata obbedii alla nonna.
Poco dopo eravamo in cucina. Io seduto su una sedia con lei a fianco semplicemente inviperita “Io lo sapevo. Lo sapevo che era una vecchia porcona.
Tutta le storia del guardone. Lo sapevo che voleva fottermi il nipote -brontolava – e tu brutto maiale proprio non resistevi vero. Già quella ha tirato fuori la fica e tu giù. Ma lo sai che quella si fa i ditalini con le carote e le zucchine. Ma tu lo sai sulla verdura quanti microbi ci sono sopra? No dico almeno le lavasse prima...
Pensa ai microbi che aveva nella fica e che adesso hai tu sul pisello”.
Prese da uno scaffale una specie di tubetto molliccio e lo mise sul tavolo. “Questa è crema disinfettante per la vagina. Non è il massimo ma la facciamo andar bene.
Forza spalmiamola subito prima che ti venga blu”.
Obbedii denudandomi dalla vita in giù.
La nonna poggiò il tubetto sul mio cazzo e premette forte. Con un getto gelido quella specie di gel trasparente mi si posò sul cazzo. Stavo per spalmarlo io stesso quando la nonna con una salviettina mi si mise accanto iniziando a spolverarmi come fossi un mobile. Fregava forte, molto forte, una cosa sempre più simile ad
una sega che non mancò di sortire un certo effetto di indurimento.
“E poi dico io nel culo. Ma lo sai i germi che avrà quella nel culo. Ma davvero vuoi prenderti la gonorrea o chissà cosa. Ma tu sei malato sai”.
“Scusa nonna” sussurrai io ma ero così preso a godermi quella che ormai era una sega in piena regola che avevo poco forza di sembrarle pentito.
La cappella era gonfia, l'uccello d'acciaio e stavo godendo a mille. “E adesso cosa fai? Mica mi vorrai sborrare in mezzo alla cucina”.
“Vado in bagno subito”.
“Si vai vai. Tanto a tua nonna mica ci pensi più. Già ormai siamo grandi e la nonna non serve vero”.
“Nonna ma che dici?”.
“Dico che sei un ingrato. Che se ti ricordassi le cose magari una avrebbe piacere no. Già ma il signorino ormai ficca in giro e la nonna non se la ricorda più. Mica si ricorda di chi lo ha fatto uomo”.
La fissai. Col cazzo duro. Durissimo.
Le sue grosse tette traboccavano sotto al vestito. Le sue cosce sode facevano capolino sotto alla gonna.
“Nonna. Io non lo potrò mai scordare. Mai. Certo non l'ho mai detto a nessuno ma se sono come sono lo so di doverti molto. Non sai nemmeno quanto ti sia grato di avermi fatto uomo. E' stato il più bel regalo di compleanno che una nonna potesse fare al nipote”.
“Parole, parole” mugugnò lei.
“No. Fatti -sussurrai io mentre delicatamente le accarezzavo il petto- Nonna non sai quante volte ho ripensato a quella scopata che ci siamo fatti quel giorno e alle altre cento negli anni successivi. Non sai quante volte ancora ti penso e mi arrapo”.
“E allora perchè non lo dimostri mai. Sono quasi tre anni che vieni qui e non fai nulla”.
“Nonna ma hai passato la settantina... Io non credevo che...”.
“Che cosa? Che questa non tirasse più” disse lei sfilandosi la gonna con un sol colpo e restando nuda dalla vita in giù.
Erano tre anni che non vedevo la sua passerona ma a parte il pelo un po' grigio era ancora la bella miciona con cui avevo perso la verginità quasi sei anni prima.
“Allora cosa dici?”.
“Dico che è bellissima e vorrei leccarla come facevo una volta”.
“Potevi anche svegliarti prima no? Sono tre anni che non fai niente. Tre anni che vado in giro per casa senza mutande sotto, che metto le auto reggenti anche d'estate, che faccio la doccia con la porta aperta e tu... un cavolo. E poi mi chiavi la vicina”.
“Nonna tu mi dicevi sempre dei malori che avevi, di come ti sentivi stanca io non credevo che volessi farlo ancora. Io ti rispettavo e mi facevo le seghe piuttosto che importunarti”.
“Ma bello della nonna non lo sai che la tua mazza i malori li cura”.
“Davvero?”.
“Ma certo cura e tiene giovani”.
“O nonnina cara ma che errore che ho fatto. Che grande errore. Allora vieni, vieni che ti do la medicina. Tre anni di medicina arretrata” e senza perdere altro tempo me la feci sedere in grembo impalandola in un colo solo.
Nonna Leonida era così marcia di voglia che l'uccello le scivolò dentro in un istante la sua fica di settantanni era ancora così calda che pareva una ragazzina.
Approfittai per sbottonarle la camicetta e liberare le sue tettone sesta misura. Ero semplicemente in estasi.
“O nonna che bello”.
“O nipotino mio che cazzone duro”.
“Sei tu che lo fai gonfiare nonna”.
“Si bravo nipotino, bravo scopa la nonna falla felice”.
“Sempre nonna... Lo sai che ti voglio bene”...
Due parole su mia nonna.
Di quanto tenessimo segreto fra le mura di casa.
Mia nonna Leonida è una gran troia diciamolo pure.
Ed è una cosa stupenda.
All'inizio tutto si riduceva a qualche fuggevole occhiata infatti la nonna era solita
cambiarsi d'abito in cucina di fronte a me prima di andare a letto. Ora la cosa di per sé non era maliziosa ma faceva parte della routine quotidiana ma mano a mano che crescevo quel momento serale in cui la nonna toglieva maglie e gonne restando in bustino e reggicalze diventava sempre più stimolante. Il cazzo mi veniva duro. Lei era lì col suo bustino nero tutto pieno di pezzi e le calze spesso nere e io fissavo il reggicalze e fissavo le mutandine anch'esse nere. Avevo una voglia di toccarle che me ne vergognavo da solo. Poi la nonna toglieva anche il bustino ma mentre lo faceva mi voltava la schiena cosicché potevo avere solo una vaga idea delle sue grosse tettone. Nonostante ciò bastava il riflesso di esse sui vetri per capire che ben di dio avevo di fronte. Sfilato il bustino e tolte piano piano le calze, una cosa già di per sé molto arrapante la nonna metteva una mano sotto alle tette coprendo i capezzoli e tenendo in mano quelle due angurie scodinzolava in bagno con le sole mutande addosso. A quel punto sapevo che andava a lavarsi e a mettersi il pigiama. Io, che non ne potevo più afferravo le sue calze e me le portavo al viso odorandole per bene. Arrapato lo tiravo fuori e sborravo in fretta e furia prima che lei tornasse.
All'inizio me ne vergognavo.
Si insomma era poi sempre mia nonna ma mano a mano che i giorni passavano pensavo solo a quanto fosse fica e bella in carne.
Di solito ero bravo a sborrare in fretta perchè lei stava in bagno meno di dieci minuti ed io dovevo smenarlo velocissimo se non volevo che mi trovasse lì col cazzo duro fra le mani e, allo stesso modo ero anche bravo a mirare bene nella mano che chiudevo a coppa sulla cappella per non spruzzare in giro sperma.
Nonostante ciò il mio cazzo lasciava nell'aria una puzza di sesso che certamente la nonna non poteva far a meno di sentire.
Ma non disse mai nulla.
Una volta che la nonna aveva le calze a rete mi arrapai più del dovuto e mi uscì così tanta sborra che non riuscìì a farmela nella mano ma, come un proiettile schizzò in aria andando ad attaccarsi sul muro alle mie spalle.
Ero dannatamente imbarazzato. C'era questa medusa molliccia accanto alla mia spalla e non avevo nulla per pulirla.
Se anche ci avessi provato che avrei potuto fare? La macchia sul muro sarebbe rimasta comunque.
Alla fine, mentre ancora pensavo a cosa avrei potuto fare arrivò lei. Aveva già finito.
Finsi indifferenza sperando che non notasse la macchia e magari dopo, mentre dormiva avrei potuto pulirla ma, forse per l'odore la nonna la vide subito.
Pensavo mi ammazzasse di botte o peggio non mi volesse più con lei invece fu molto dolce... Prese una spugna bagnata dal lavandino e me la diede. “Pulisci bene, togli tutto prima che resti la macchia” non disse altro.
Io obbedii rosso di vergogna perchè era evidente che la nonna sapeva che mi sparavo le seghe.
Che ingenuo che ero. A quei tempi me ne tiravo cinque o sei al giorno e in casa di nonna c'era una puzza di sperma che non ti dico. Solo io non la notavo ma lei si,
lei l'aveva già notata da molto tempo.
La sera dopo come se nulla fosse si cambiò e a me venne ancora duro ma stavolta
prima di andare in bagno mi diede un piccolo asciugamani. “mettiglielo intorno così non sbagli il colpo” commentò con un sorriso. “Nonna ma.... cioè io...”.
“Dai dai meglio nell'asciugamani che sul muro o sul divano” tagliò corto lei.
Era una nonna fantastica. Non solo non aveva disapprovato la mia masturbazione ma mi aiutava persino a sborrare meglio.
Dalla vergogna passai all'eccitazione. L'idea stessa che la nonna approvasse le mia cannonate di sperma mi faceva godere e anche quella sera sborrai alla grande nell'asciugamano.
Quando la nonna tornò dal bagno pronta per andare a letto l'asciugamani era tutto lurido. Lei lo prese da un lembo e lo mise nella roba da lavare. Anche stavolta nessun commento.
Ogni sera lasciava che la guardassi mentre si spogliava e poi mi dava il tempo di tirarmene una dandomi tanto di asciugamani. Iniziò anche a lasciarmi un altro asciugamani sul comodino accanto al letto. Evidentemente si era già accorta che me lo segavo ogni sera prima di dormire o ogni mattina appena sveglio.
Una volta non fui abbastanza lesto e quando la nonna uscì dal bagno ero ancora lì a sparare sborra nell'asciugamano. Lei fece come nulla fosse e mi si sedette accanto mentre la mia mano menava a tutta forza. Proprio mentre sparavo fuori tutto mi chiese “Domani ti va se faccio il risotto?”.
“Siiiiiiiii” le risposi. Un si davvero convinto.
A volte la nonna mi chiedeva di lavarle la schiena mentre faceva il bagno. Per me era un gran momento visto che potevo toccarla come meglio credevo e alzando abbastanza la testa potevo guardarle il petto e vedere le sue grosse tette.
Si davvero grosse. Una bella sesta a pera coi capezzoloni lunghi e rosa.
Una favola.
Ormai però quando le lavavo la schiena era inevitabile che mi venisse duro come una pietra. Certo non potevo dirglielo ma il bozzo era molto chiaro e sono certo che la nonna lo vedesse gonfio sotto ai pantaloni. Della cosa non parlammo mai anche se appena finito il bagno la nonna si metteva l'accappatoio e poi mi porgeva
un asciugamano. “Questo è per te” diceva sapendo benissimo che appena possibile me ne sarei sparata una.
Poi una volta mentre le passavo la spugna sulla schiena mi disse “Perchè non vieni dentro?”.
“Come?”.
“Ma si dai togli tutto e datti una rinfrescata no”.
Potevo rifiutare questa occasione.
Mi denudai sapendo che mi stava guardando e con un certo orgoglio lascia che il mio uccello dritto e duro dondolasse un po' accanto a lei quindi entrai in vasca.
La nonna stava seduta sulle ginocchia e io mi misi alle sue spalle ma inevitabilmente ad ogni spinta della spugna il mio corpo si avvicinava sempre più
al suo. Alla fine ero così vicino che la punta del mio cazzo puntava sulla sua schiena appena pochi centimetri sopra al suo gran culone.
La nonna dovette sentirlo perchè si mise un po' più avanti lasciando che il cazzo le si poggiasse giusto sotto alle chiappe in quel piccolo lembo di pelle tra fica e culo.
Io con lunghe spinte in avanti che sembravano tante pompate continuavo a lavarle la schiena mentre lei d'improvviso strinse bene le chiappe catturando il mio cazzo.
Non glielo avevo davvero infilato ero solo prigioniero dei suoi glutei ma in quel momento fu meglio che una chiavata. Lei stringeva le chiappe, io pompavo e alla fine le venni sul culo come se davvero avessimo scopato. A quel punto fece un commento sul fatto che ora l'acque era piena di sborra e bisognava uscire subito.
Uscimmo.
Insieme uno di fronte all'altro e vidi tutto il tettame e per la prima volta i riccioli neri della sua fica.
Una gran fica.
La nonna mi fece mettere un accappatoio e mi asciugò per bene, mi asciugò davvero tutto e quando asciugò lì sotto fu meglio di una sega.
Sborrai e lo schizzo le arrivò in parte sulla gamba. Mi guardò un po' perplessa “Ma santo cielo quanta ne spari al giorno?”.
“Scusa nonna...”.
“Fa niente, fa niente tanto poi la laviamo via e con una mano si tolse lo sperma dalla gamba.
Ora lo aveva sulla mano e ancora mi fissava.
Io la fissavo perplesso, lei, come nulla fosse si leccò il dito.
Aveva inghiottito la mia sborra.
Poco tempo dopo facemmo ancora il bagno insieme e stavolta oltre che strusciarle il cazzo fra le chiappe mi venne il coraggio per far scorrere le mani e afferrarle le poppe.
Lei non si fece indietro anzi mi sussurrò “Ti piacciono le tette grosse?”.
“Si nonna”.
“Io le ho tanto grosse sai”.
“Si nonna. Lo sento nonna”.
“Vorresti guardarle mentre ti tocchi vero?”.
“Sarebbe bellissimo nonna....”.
Per la prima volta si spogliò voltata verso di me.
Come nulla fosse lasciò che io guardassi bene le sue tettone mentre la mano ci dava a tutta forza.
“Tutti malati di tette voi ragazzini” ridacchiò mentre sborravo nell'asciugamano.
Trovai il coraggio per chiedergli ancora di farmele vedere e ben presto divenne nostra consuetudine che io mi sparassi una sega mentre la guardavo denudarsi...
una sera si tolse persino le mutande.
“E questa ti piace...”.
“Nonna è bellissima”.
“Si. E devi prenderla piano piano sai altrimenti alle ragazze gli fai male.
Bisogna che impari ad usare la lingua più che la trave che hai li sotto”.
“La lingua nonna?”.
“Ma si. La lingua sulla patata. Bisogna che la lecchi così piano piano su e giù per farla bagnare tutta e favorire la penetrazione” mimava la lingua con un dito facendosi praticamente un grilletto mentre io segavo a più non posso.
Sborrai...
“Naturalmente è sempre meglio venire dopo averlo infilato non prima sai”.
“Scusa nonna”.
“Ma figurati è normale”.
Ci misi una settimana atrovare il coraggio poi una sera glielo dissi “Nonna mi insegni a leccarla?”.
“Come scusa?”.
“Leccare la patata. Hai detto che è importante farlo bene. Insegnami”.
“Ma certo che ne hai di 'pretese tu. Già sono qui nuda a favoristi la masturbazione adesso dovrei anche fartela leccare”.
“Solo una volta nonna. Per imparare”.
Rise “ Ma si, ma si non farla lunga dai. 'però non qui, fammi lavare e poi andiamo a provare nel mio letto”.
“Nel tuo letto? Insieme?”.
“Se te la senti”.
Da quella sera, ogni sera andavamo a letto insieme.
Nudi.
Mi mettevo tra le sue cosce e leccavo, leccavo, leccavo... e godevo con la mano.
“La nonna è proprio contenta sai. Me l'anno leccata tanti ma sei quasi il migliore devo dirtelo”.
“Te la sei fatta leccare da tanti nonnina?”.
“Quando ero giovane? Almeno una cinquantina forse di più. Sai la nonna era parecchio... vacca capisci?”.
“E adesso nonna? Non sei più vacca adesso?”.
“Tu mi vedi vacca tesoro mio?”.
“Non so. Però mi fai sentire parecchio toro questo si”.
Rise “Sarebbe a dire?”.
“Che leccarla non basta più”.
“Ma sentilo il signorino. Tra tre giorni fai quattordici anni, hai ancora la bocca
sporca di latte e vorresti chiavare, anzi non chiavare e basta, chiavarti tua nonna addirittura.... Ma certo che sei porco forte sai?”.
Lo so nonna è solo che... cioè con la mano capisci.... non basta più non mi svuota capisci”.
Rise. Mi venne in bocca ancora una volta e spense la luce.
“Resta qui a dormire se vuoi”.
Restai.
Qualche minuto dopo sentivo una specie di idrovora sul cazzo.
Un qualcosa mai provato prima.
Era un pompino.
Il mio primo pompino.
E me lo faceva mia nonna.
“Nonna ma?”.
“Che c'è non ti piace? No. E' stupendo ma....”.
“Ma?” chiese lei fermandosi per un attimo.
“No è solo che stò per....”.
“E allora che aspetti vieni no. E' mica la prima che bevo sai”.
Venni in bocca a mia nonna ululando e la sentii continuare a succhiare fino all'ultima goccia certa di svuotarmi i coglioni per qualche giorno.
Ogni tanto, ma solo quando era buio sentivo la bocca calda della nonna succhiarmi il cazzo e mi godevo il lavoretto in timoroso silenzio... Ogni volta, a fine lavoro la ringraziavo e le dicevo quanto le volevo bene.
Poi arrivò il mio compleanno e glielo chiesi.
“Nonna non voglio regali, non voglio giochi o soldi o vestiti voglio solo una cosa,
una piccola cosa”.
“???”.
“Mezz'ora a letto con te. Solo mezzora”.
“Ma tesoro della nonna andiamo già a letto insieme tutte le sere. Invece del bacino della buona notte ti faccio un lavoretto e invece della camomilla ti lascio bere il mio succo di patata ma che vuoi ancora..”.
“Entrarti dentro nonna. Non sai quanto lo desidero. Non puoi immaginarlo”.
“Ma guardalo il signorino. E così vuoi farti la tua prima con la nonna”.
“Si nonna si ti voglio, ti desidero, voglio sentire il cazzo nella tua fica. Voglio succhiarti le tette mentre ti fotto a tutta forza, voglio sentire il cazzo che mi si
bagna del tuo seme mentre vieni invocando il mio nome. Nonna voglio fotterti. Lo so che è brutto da dire ma voglio fotterti”.
“Ma tu lo sai che quello si chiama incesto? Che nonna e nipote non possono ficcarselo dentro. Se qualcuno viene mai a saperlo...”.
“Ma io non lo dirò a nessuno te lo giuro”.
“Davvero lo giuri?”.
“Lo giuro. Mi cadesse il cazzo”.
Così iniziammo a scopare.
Dapprima lo facevamo ogni sera al buio della sua camera. Una, a volte due di seguito finchè stremati non ci addormentavamo nudi l'uno accanto all'altro ma ben presto venne naturale che, svegliandosi accanto a quei bei tettoni mi si rizzasse già appena aperti gli occhi e così finiva sempre che, ancor prima di colazione ci facevamo una ripassata veloce di solito a pecorina.
Poi iniziai a fotterla anche dopo pranzo, quando si sedeva sulla poltrona in salotto per fare il pisolino e allargate le gambe metteva tutto in mostro comunicandomi nuove perverse idee.
Lei non si tirava indietro, anzi le piaceva che mi chinassi davanti a lei e la fottessi prima di prendere sonno. Diceva che la rilassava.
Lo facevamo quando era ora di farci la doccia che ormai potevamo solo farci l'uno accanto all'altro pompando a pecorina mentre l'acqua ci bagnava tutti.
Lo facevamo in cucina mentre preparava il pranzo perchè appena si chinava sui fornelli a me veniva una gran voglia di sollevarle la gonna e lei me lo lasciava fare senza problemi.
Insomma eravamo due autentici maiali da monta e in quell'estate arrivammo a farci una media di sei chiavate al giorno tanto che spesso lei aveva le labbra della patata rosse vive e io l'uccello che doleva per l'uso troppo intenso.
Eppure non ci bastava mai.
Messo a mollo il cazzo nel bidet per un po' ero pronto a pompare più di prima e lei lo stesso.
Poi la nonna mi regalò il suo culo.
L'unico buco che ancora non le avevo tappato.
Fu bellissimo.
Fu il mio primo rapporto anale.
Godevo come un pazzo tanto da farmi sgorgare lacrime di gioia. Lei tesa a pecorina se lo lasciava entrare fino ai coglioni lasciando che le sfondassi lo sfintere con tutta la mia forza fino a che non arrivò la sborrata finale.
“Nonna che bello. Nonna quanto sei brava. Io sono certo che sei la miglior nonna del mondo”.
Ora, dieci anni dopo, grazie alla troiaggine di una vicina di casa dalla lingua troppo lunga e la fica troppo in tiro i bei tempi erano tornati.
Erano anni che non andavo più a letto con Leonida e fu come la prima volta.
Restai ancora da lei due settimane per le vacanze.
Praticamente non ci alzammo mai dal letto... e, quando mi alzavo era per attraversare il cortile e dare una bella botta anche a fica e culo di quella troia di Teresa mentre la nonna riprendeva fiato.
Una vacanza stupenda...