-Non mi chiamo Valeria e tutti i nomi sono stati cambiati-

Ci ricadevo ogni anno.
Andrea è stato con moltsa probabilità l'uomo che si è preso gioco di me per più volte e più a lungo sopratutto per il fatto che è stato una delle mie cotte estive ricorrenti oltre che uno dei miei cugini più sconosciuti. Non posso certo dire che fosse bellissimo, non lo era affatto ma aveva quel non so che... Che mi mandava ai matti, ma forse era la mia età e il suo starsene in spiaggia a prendersi cura di pattini e ombrelloni, ricordo che aveva un fisico niente male ma non scolpito ne sviluppato, insomma si lasciava guardare ma era la sua ignoranza a darmi quel che mi serviva per perdere la testa e immaginarmi nelle posizioni più perverse.
Insomma mi ricordo che il primo anno che lo vidi io avevamo 4 anni di differenza ed io non ero ancora maggiorenne e malgrado le mie evidenti attenzioni non ricavai mai nulla se non derisioni e qualche dispetto da parte delle mie amiche o dei suoi amici. L'anno seguente invece le cose cambiarono parecchio perchè andai al mare sola con mia madre e mia sorella e per qualche giorno rimasi solamente con mia sorella e assaporai il gusto della libertà e in qualche modo scoprii anche che era piuttosto dura per piantarci i denti.
Andrea in quel periodo sembrava darmi molte più attenzioni sopratutto perchè il costume a due pezzi di mia sorella mi stava decisamente meglio rispetto a quello intero che mi obbligava mia madre e quindi lo trovavo a guardarmi molto più spesso, il primo passo lo fece lui con un agguato nelle cabine in spiaggia, li mi fermò mentre uscivo da una di quelle e mi mise al muro. Mi disse grezzamente che ero fica e che voleva baciarmi, in verità non attese una mia risposta dato che lo fece comunque pigiandosi contro di me sul muro, sentivo il suo sesso spingere su di me ma mano che si gonfiava nei pantaloni, non fece altro ma mi disse che se ne volevo ancora la sera mi avrebbe aspettato in spiaggia.
Quella frase mi raggelò.
Se ne volevo altro mi suonò come se mi avesse presa per una affamata, per una che aveva solo voglia di una chiavata e in principio nemmeno valutai l'offerta.
Durante il giorno però ogni volta che mi incrociava non perdeva occasione per tirarmi i capelli, darmi un pizzicotto su una coscia o nel caso più grave tentare di tirarmi giù lo slip, ma più lo faceva e più io avevo il batticuore, era come uno squalo che gira attorno alla preda prima di mordela.
Prima di tornare a casa accadde qualcosa di terribile per il mio sistema nervoso. Mi afferrò prepotentemente il viso e mi diede un bacio cacciandomi poco dopo con uno sculaccione, non vi nascondo che piansi, mi ferì quel comportamento ma mi spinse anche a volermi vendicare in qualche modo e infatti puntuale come un orologio mi trovai in spiaggia alle nove e mezzo ad aspettarlo.
Quando arrivò però non fu così terribile come mi aspettavo perchè si presentò con un cono gelato, mi fece quasi tenerezza quel gesto e mi mise il buon umore. Mi guardava con malizia ad ogni leccata, ad ogni morso e ad ogni succhiata che davo al cono e questo mi metteva ansia facendomi dimenticare la bella figura del gelato. Alle dieci e un quarto circa mentre eravamo seduti su una sdraio a chiacchierare partì all'attacco avventandosi sulla mia bocca come un coccodrillo affamato, sbattendo sui miei denti con i suoi e infilandomi quella lingua in gola come mai altri hanno fatto, sembrava che volesse mangiarmi e mi si agitava addosso, me lo strofinava addosso stringendomi quando un seno, quando un gluteo con una forza che mi faceva lamentare forte, quasi mi strappò la maglietta che portavo per scoprirmi i seni e abbassando il reggiseno e senza sbottonarlo, mi infilò un dito dentro, dentro di me, li sotto, senza preliminari o complimenti, voleva solo lei, solo il mio corpo probabilmente, non gli interessava cosa contenesse, mi venne da piangere ma la vergogna si trasformò in desiderio quando le dita divennero due, tre e quattro, mentre mi allargava tutta ruotandola, mi stava scuotendo, mi stava aprendo e mi piaceva, quelle manieri, quei commenti sussurrati, mi maltrattava certo ma non potevo immaginare diversamente da lui.
Quando mi sfilò le mani da dentro me le passò sulle labbra, avevo il fiatone, ero rovente, mi sembrava di esplodere e strinsi i denti quando se lo cavò dai pantaloni della tuta, lo aveva tozzo, con un rigonfiamento al centro, insomma con la punta e la radice più stretta del resto, scuro, più scuro di lui. Sapete cosa mi disse per invogliarmi?
Che mia sorella glielo aveva preso in mano subito.
Era stato con mia sorella!
Sbuffai e mi voltai verso di lui mentre afferravo quell'uccello, diedi una stretta moderata e due movimenti di mano e da lui zampillò subito un getto violento di seme che mi colpì una gamba e mi colò dalle mani ma non volle che lo lasciassi, violeva che malgrado tutto continuassi, la cosa mi eccitò da morire e persi la ragione, guardavo la mia mano sporca e facevo pensieri sempre peggiori fino al momento in cui mi misi su di lui e lo inforcai con la bocca e feci una figura di merda che non avete nemmeno idea perchè era la prima volta che lo facevo con la bocca e me lo spinse così tanto a fondo afferrandomi per la nuca da ingozzarmi, cercai di sopprimere il senso di nausea, lui mi guidò le "poppate", sempre violente e sempre a fondo, ed io al secondo conato vomitai, sollevai appena in tempo la testa rigurgitando il gelato e restando sdraiata di pancia sulla panchina, Andrea mi derideva e rideva come uno scemo, mi sculacciava....
Mi si fece sopra mentre io non sapevo più che fare.
Mi sollevò la gonna di jeans e dopo avermi sventolato davanti al viso un preservativo ancora chiuso se lo mise e mi prese.
Mi vergognavo come una bestia e non mi muovevo nemmneno mentre lui mi possedeva come un cane rabbioso, troppo forte, troppo violento, troppo veloce.
Troppo.
Era la mia prima volta?
No, certo che no.
Ma lui li dietro mi penetrava forsennato strappandomi gemiti e respiri strozzati.
A ogni colpo rimbalzava sui miei glutei molleggiandomi sulla sdraio.
Godevo si, ma lui non doveva saperlo.
Quando finì nemmeno mi salutò.
A me veniva da piangere e mi vergognavo, mi rannicchiai sulla sdraio dandomi una riassettata, quando però arrivò una persona, un mio amico, un rgazzetto un pò così, magari che definirei anche un pò sfigato per la sua età echiese se mi sentissi bene... Crollai risposi che non andava benissimo e lui mi consolò con una carezza sul capo.
Mi accompagnò alla fontanella e mi aiutò a lavarmi il viso.
Mi offrì un gelato, mi si risollevò la serata e solo alla fine, prima di lasciarmi alla mia pensione mi chiese candidamente se quello che aveva visto prima di avvicinarsi lo avessi voluto fare davvero, perchè lui mi voleva bene e si era preoccupato..
Sorrisi, risposi di no e gli diedi un bacio sulla guancia.
Mi osservò salire in camera e lo vidi li attraverso le persiane chiuse. In qualche modo quella sera lo conobbi una seconda volta e divenne un pò una parte della mia vità
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