Gaudia deve venire di nuovo a Bologna domani e, come la volta scorsa, ha programmato per bene la sua trasferta: a casa ha spiegato che si tratta di un incontro importante, che inizia presto la mattina e quindi deve essere puntuale e riposata.
Per questo è bene che anticipi la partenza al pomeriggio del giorno prima. Cosi’ prende il frecciarossa per Bologna a metà del pomeriggio, e dopo meno di due ore è a Bologna.
La aspetto al binario sotterraneo: arriva al 17 e mi ha mandato un messaggio che è in orario e che viaggia nella carrozza 1.
Le vado incontro: la saluta baciandole delicatamente le labbra. Le prendo il piccolo trolley e risaliamo al piano terra in mezzo a gente che corre a prendere il treno per Milano.
Usciamo dal piazzale, prendiamo Via Indipendenza e dopo pochi minuti siamo sotto casa mia: spingo il pesante portone ed entriamo nel cortile. Scala 2. Primo piano. Siamo a casa.
Apro la porta e la faccio entrare mentre faccio partire la playlist preparata per questo incontro.
Stavolta ho scelto jazz etnico: Gato Barbieri e il suo sax che urla e carezza. Bolivia. Utilizzo Spotify ma per farvi sentire di cosa si tratta vi metto il primo pezzo del disco.
https://www.youtube.com/watch?v=AaCVwmJ5m3s&list=RDAaCVwmJ5m3s&index=1
Su Youtube c’è la playlist….. seguitela mentre leggete.
Mentre la musica avvolge noi e il piccolo monolocale, faccio togliere il cappotto a Gaudia e la guardo: ho un vestito nero che la fascia e che dà piena evidenza a tutta la sua carnalità.
Si appoggia al muro e mi guarda mentre anche io tolgo il cappotto e la giacca. In camicia mi avvicino a lei mentre Gato urla le sue note.
Sono davanti a lei: la guardo e le sorrido. “Bentornata a casa mia Gaudia”. I suoi occhi già brillano.
Alluna le mani e mi attira a sé. Sento il suo profumo e la mia mente salta subito alla prima volta che l’ho sentito.
Avvicino il mio viso al suo: non ci baciamo ma ci respiriamo. Respiriamo i nostri profumi e la nostra eccitazione.
Nella penombra della stanza. Le nostre bocche sono aperte. Gli occhi socchiusi. I nostri corpi che seguono muovendosi appena la musica ondeggiante.
Quando parte “Vidala Triste”, con il vento che soffia, il basso che pulsa avvicino la mia bocca alla sua.
Il flauto guida le mia labbra che sfiorano le sue, morbide e carnose.
Si cercano, si mordono, si sfiorano: giocano delicatamente mentre ci respiriamo.
Il contatto delle labbra aumenta: ora, dopo un po’ che va avanti, cominciamo a poterlo definire “baciarsi”. Stringo le sue labbra tra le mie, gliele mordo delicatamente, mentre lei reclina la testa e lascia fare e fa lo stesso con le sue.
Continuiamo cosi’ per un tempo che sembra lunghissimo. Poi finalmente, la mia lingua sfiora le sue labbra. L’ho già scritto: sono morbide e carnose. Ma non posso fare a meno di ripeterlo. Morbide. Profumate. Carnose.
MI fa impazzire baciare quelle labbra. Leccarle con la punta della mia lingua mentre sono dischiuse e frementi. Mentre sento il suo respiro che esce da quella bocca fantastica.
Le prendo il viso tra le mani. La guardo. Mi perdo in lei.
Intanto il mio corpo è sempre piu’ aderente al suo. Sento chiaramente il suo seno che si appoggia al mio petto, duro e pesante.
Ma anche il mio cazzo duro è appoggiato a lei, a farle sentire che questo lungo, lunghissimo bacio, è solo il preambolo per altri momenti altrettanto hot.
Perché baciarsi cosi’ non è meno hot di scoparsi selvaggiamente: è solo un modo diverso di farlo.
La sua bocca è sempre piu’ aperta, il suo respiro è sempre piu’ affannoso.
Non resisto piu’, e allora la mia lingua lascia le sue labbra ed entra dentro la sua bocca.
Gaudia bacia benissimo, o meglio benissimo per come piace a me.
Niente lingue che da subito si muovono frenetiche. Il nostro bacio cresce con lentezza esasperante. La mia lingua è dentro la sua bocca ma fa attenzione a non sfiorare neanche la sua. Per un pi’ ci gustiamo quel nuovo stato, quel passo avanti che è la mia lingua dentro la sua bocca. Poi comincio a muoverla, cercando l’interno delle sue labbra, l’interno dei suoi denti.
Solo la punta, mentre lei respira il mio respiro, si apre alla mia lingua che le fruga la bocca, la esplora mentre le mie mani le tengono la testa, gliela fanno appena ruotare.
Il sax urla e la mia lingua, dopo essersi fermata e per qualche istante, cerca piano la sua, che subito si offre al contatto mentre parte “Merceditas” il ritmo ed il fuoco aumentano.
Il primo tocco di lingue è una scarica elettrica che si porta un attimo le nostre bocche a dividersi. Ma è solo un attimo e di nuovo riprendiamo e le nostre lingue si sfiorano, si carezzano.
Si attorcigliano, danzano. Sempre piu’ a loro agio. Sempre piu’ naturali. Smettono e riprendo, senza fretta, eccitati da una esplorazione delicata che diventa sempre piu’ profonda.
Le mie mani ora lasciano la sua testa e cominciano a correrle sulle cosce, coperte dal vestito, ma è solo un attimo: mi abbasso un po’ per arrivare all’orlo della gonna e poi risalgo là sotto, mentre lei mi carezza la schiena muscolosa.
Il bacio ora sta per finire: le nostre bocche sono sazie e ora abbiamo tutti e due bisogno di fare un salto in avanti e passare ad una nuova fase.
Delicatamente mi stacco da Gaudia e la guardo: il rossetto è oramai tutto sbaffato per tutto il viso e io sorrido a guardarla.
Le sfilo dalla testa la maglia che indossa e la butto sul divano; armeggio solo un po’ con il suo reggiseno e glielo sfilo. E guardo con voglia le sue grandi tette, con le grandi aree scure e i capezzoli duri ed eccitati. Mi abbasso e comincio a leccarle. A succhiarle. Sarò infantile ma cazzo quanto mi piace assaggiarle, mentre Gaudia mi carezza i capelli, appoggiata al muro.
Carezzo, ne apprezzo la pesantezza e la durezza, e prendo in bocca tra le labbra il capezzolo, succhiandolo a tempo di musica, mentre le mia mani oramai sono dappertutto.
Lei mi lascia fare per un po’, poi mi spinge indietro e con un gesto veloce si sfila la gonna e rimane con lo slip e le autoreggenti.
Poi si stacca dal muro e fa appoggiare me: si lascia ammirare un po’ e poi comincia ad aprirmi la camicia. Bottone per bottone. Con lentezza esasperante. Quando ha finito, faccio per toglierla ma lei mi ferma e mi dice: “No aspetta, fatti guardare.”. E mi fa rimanere con la camicia aperta, quattro dita e si vede il mio petto abbronzato e con pochi peli. Mi guarda un po’, mi esamina, poi infila la sua mano calda aperta. Il suo palmo mi carezza, corre sotto la camicia aperta. MI guarda e mi carezza. Con la punta delle dita mi sfiora un capezzolo e poi fa la stessa cosa che le ho fatto io poco prima. Si avvicina e comincia a succhiarlo e poi lo prende tra i denti, mentre la sua mano ora mi carezza il cazzo da sopra i pantaloni.
Ho voglia di scoparla subito, magari sul tavolo della piccola cucina. Mi stacco e faccio per prenderle la mano e portarla dentro l’appartamento. Ma lei mi dice “No , fermo. Aspetta. Oggi guido io”.
Mi toglie la camicia e la butta da un lato. Mi apre la cinta dei pantaloni, armeggia con tutti i bottoni che ci sono e si abbassa a toglierli.
Chiudo gli occhi e aspetto solo la sua bocca. Gato sta suonando EUROPA
Ma non succede nulla. Riapro gli occhi. Mi guarda beffarda e sorride. MI dice “Togli i calzini, e lascia fare a me”.
Eccitato, sorpreso, le do’ retta e sfilo velocemente i calzini. Rimango con i boxer gonfi. La guardo e aspetto gli ordini.
Si gira verso il muro e ci poggia le mani. Non dice nulla. Aspetta. e io mi avvicino a lei e faccio aderire il mio corpo seminudo al suo mentre CARNIVALITO impazza. Lei tira indietro il culo a farlo aderire per bene ai miei boxer e comincia ad ondeggiare su e giu’, strofinandosi.
Io allungo le mani da dietro e le artiglio le tette: i miei indici giocano coi i suoi capezzoli duri mentre ci muoviamo. Lei oscilla la testa da una parte e dall’altra mentre il suo corpo a volte va su e giu’ e a volte ondeggia. Io la seguo con il mio bacino, mentre i miei boxer sono sempre piu’ bagnati.
Ora davvero non ce la faccio piu’: devo scoparla. Ma è lei a staccarsi, a prendermi per mano e a portarmi sul letto.
Prima di sedermi faccio per sfilarmi i boxer e liberare finalmente il mio cazzo dalla costrizione dei vestiti e dei tessuti, ma lei ancora mi ferma. Sorride e mi dice” Stai fermo. Oggi fai come dico io”. “Ho voglia si scoparti” le dico e faccio per sfilarle gli slip. Ma lei piu’ decisa mi ferma il polso e mi dice in modo piu’ netto. “Fermo. Si fa come dico io”.
Meravigliato, curioso, mi fermo. MI dà una spinta e mi fa cadere sul letto. Si inginoccia davanti a me e, con il palmo della mano aperto, comincia a toccarmi il cazzo da sopra i boxer. E mi guarda. Poi infila ma mano dentro e lentamente tira indietro la pelle. A snudare la cappella gonfia. Aspetto la sua bocca. E invece lei lo rimette con delicatezza dentro.
Gattoni sale sul letto dalla parte opposta a dove sono io, e come una tigre si avvicina a me. MI carezza le cosce, mi carezza il petto. Mi infila l’indice in bocca e me lo fa leccare.
Se fosse per me, ora la sbatterei sul letto, le porterei le gambe in alto, poggiandole sulle mie spalle, e le sbatterei il cazzo profondo nella figa che vedo già bagnatissima, dalla macchia che ha sugli slip. Ma la lascio fare. E’ comandare anche il solo decidere di ubbidire.
Lei mi sale sopra. Fa aderire la sua figa, coperta dagli slip, al mio cazzo nei boxer. E quando EL SERTAO parte con il suo ritmo, comincia a muoversi.
Oscilla roteaendo il bacino. Oscilla avanti e indietro. Spinge profondamente la sua figa sul mio cazzo.
Mi appoggia entrambe le mani sul petto e butta indietro la testa. E continua a muoversi. A scoparmi attraverso gli slip.
Allungo le mani e le carezzo le tette. E comincia anche io a seguire i movimenti del suo bacino.
Mi scopa. Non si ferma. La mia eccitazione cresce, va avanti. Ed io penso che quando deciderà di smettere e si infilerà il cazzo nella figa, non avro’ poi molto da scoparla ancora prima di venire.
Gaudia balla sopra di me, oscilla, spinge. Gli occhi chiusi. Il respiro sempre piu’ veloce.
Io sento lontanissimo, nel solito posto che è a metà tra il mio cazzo ed il mio cervello, quel puntino che è l’orgasmo che verrà. Quella sensazione che coltivata, annaffiata dal movimento del mio cazzo, mi porterà all’orgasmo.
Stavolta ne sono quasi impaurito, perché veramente ho la sensazione che Gaudia la senta anche lei e si muova esattamente come deve fare per farla mergere, crescere, gonfiarsi fino all’orgasmo.
E io ho ancora i boxer cazzo.
Mi muovo appena sotto di lei per smettere, per togliermi i boxer e scoparla, ma basta un suo sguardo per farmi fermare.
E mi dico “Fanculo a tutto.”. Chiudo gli occhi e la lascio fare.
Lei riprende a muoversi, a strusciare, ad ondeggiare. E io in un attimo ritrovo quella promessa di orgasmo in quel punto remoto eppure vicino.
Lei ora oscilla velocemente, con movimenti ampi, mugola e spinge con forza. Sento che il suo orgasmo è a portata di mano ma mi sta aspettando.
Chiudo gli occhi e la seguo, oscillo anche un po’ io a darle il ritmo giusto, quello che fa andare avanti il percorso dell’orgasmo.
E superato un punto di non ritorno, so’ che manca poco. Lei mi lo sente dai miei grugniti che sto per venire: spinge ancora piu’ profondamente e piu’ lentamente. Apre gli occhi e mi guarda.
Cazzo mi sto per venire nei boxer ma chi se ne frega.
Lei ora urla e si muove, si muove ed urla. Veniamo assieme e mi crolla addosso.
Le accarezzo la schiena nuda che in un attimo, al momento dell’orgasmo, si è completamente bagnata di sudore. Sento i boxer totalmente bagnati di sperma, che sta bagnando dall’esterno i suoi slip, peraltro già fradici internamente.
Rimaniamo a prendere fiato sosi’, con questo odore che ci riempe le narici.
Poi le si stacca, mi sorride e mi dice: “Vai a lavarti va lah”.
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Categorie: Etero