Piano piano il sonno ebbe la meglio su di me e scivolai nell’oblio più profondo.
Dopo una notte fatta di sonno leggero e sogni agitati aprì gli occhi, la stanza era ancora in penombra, erano le quasi 7 del mattino, a occhi chiusi quasi mi precipitai in bagno a fare pipì senza preoccuparmi di rivestirmi, tornata a letto infreddolita, mi soffermai a considerare quello che mi circondava. Sonia era nel letto accanto al mio, il suo respiro leggero era il solito che amavo e conoscevo bene. Avvampai pensando a quello che lei avesse potuto intuire e capire trovandomi nuda nel suo letto la sera prima.
Poco distante sentì lo scarico di water e poi il fluire di acqua. Era lui che come al solito per primo stava iniziando la giornata. La comune animalità mi balenava alla mente come un prefisso da non digitare mai, eppure allo stesso modo potevo capire e non capire cosa fosse accaduto e quello che sarebbe accaduto.
Verso le 8 zietta aprì la porta della nostra stanza per “svegliarci”. Sonia aprì lentamente gli occhi, il suo solito moto di insofferenza, ma indossava solo le mutandine. Mi sforzai di andare in bagno prima di lei, mi svuotai, mi lavai, feci la doccia, non evitando di usare il rasoio per depilarmi ancora di più. In cucina presi il mio caffè e fumai la mia sigaretta avidamente come sempre. Mia zia sopraggiunse chiedendomi se volessi fare colazione, io le dissi di no, come sempre caffè e sigaretta mi sarebbero bastati. Mai come prima di allora il tempo sembrava non avere il suo solito significato, non ero così ingenua da pensare che non fosse a conoscenza di quanto fosse successo tra suo marito e me, ma avrei voluto non fosse così cinica. Anche suo marito usava fare colazione solo con un caffè, il suo sguardo su di me bruciava come lava fusa, anche a quell’ora del mattino. Sonia faceva colazione con latte e biscotti, non potevo che invidiare il suo modo tanto placido di affrontare quella situazione così inusuale. In auto eravamo tanto allegri, forse fintamente. Ricordo la pineta folta ai margini della quale parcheggiammo l’auto, il mare azzurro chiaro, lo scoglio piatto e grigio.
L’acqua era pulita, fresca e bagnarsi procurava un sincero sentire di sintonia col mondo esterno, alcune piante fornivano l’ombra, il sole per chi lo cercasse non era avido. In lontananza si intravedevano case, altre persone sulla sponda opposta come puntini. Mi sembrava che l’acqua di mare potesse lavare via il suo odore da me, cancellare per magia le ultime 24 ore.
Le ore trascorrevano lente mentre alternavamo lo bagnarci all’incombere dei raggi solari. Eravamo tutte con un costume a due pezzi. Sonia più delicata era stata spalmata di crema da parte di mia zia e mia. Il tempo trascorreva lento e limpido grazie alla musica e alle possibilità dei cellulari. Verso l’ora di pranzo mi avventurai a fare una nuotata a largo di quell’istmo così calmo e accogliente. Mangiammo che Sonia era a seno nudo. Non ho mai saputo cosa l’avesse convinta a farlo. Così era mia zia. Quasi in modo inconscio poco dopo mi sfilai la parte superiore del costume anche io. Mai scorderò la sensazione quasi di alienazione mente ingurgitavo patatine birra e sandwich in una condizione simile, mi sentivo come la femmina che avesse dovuto tutto al primo cacciatore.
Eravamo in cerchio a bere birra e mangiare sotto il sole croato, forse un momento dell’antica tenerezza, lo vidi prendere la nuca di mia sorella e tirarla verso di sé. La sua bocca accolse il suo pene per intero, si era spalancata senza la minima resistenza, accogliendolo completamente. La vidi iniziare un pompino, il suo primo, senza nessuna esitazione. Lui le prendeva il seno tra le mani e lo accarezzava forte. Si poteva intuire il dolore o il suo piacere quando lui stringeva o tirava forte. Zietta le si precipitò sfilandole la parte inferiore del costume e iniziò a leccarla ferocemente tra le cosce. Mi guardavo intorno choccata ed eccitata, ma era come stare fuori dal mondo. Nel sole abbacinante del pomeriggio Sonia fu abbandonata sulla piana roccia, bellissima, candida sul candido, il suo roseo fiore dischiuso, blasfemo lui che si immergeva dentro di lei, la penetrava senza riguardo alla piena luce, il suo sospiro sancì la deflorazione. Per un momento mi sentì annullata e vigliacca. I sospiri suoi, di entrambi, il pene che vedevo affondare nei suoi più intimi recessi come era stato nei miei. Sonia aveva le cosce alzate in maniera sconcia nella piena luce del giorno quando tutto finì, un rivolo bianco rosato e lei era donna.
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Aggiunto: 4 anni fa
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«Bello»