Questa mattina di metà settembre sembra non finire mai.
Subito alle 9 in tribunale per una causa importante, trucco, abito elegante, tailleur grigio scuro con gonna sopra il ginocchio e senza calze visto che a Torino fa ancora inaspettatamente caldo e camicetta di seta rossa. Decoltè nero e via di corsa.
Peccato che quello stronzo del giudice era in ritardo e che alla buon’ora delle 11 ha deciso di rinviare l’udienza perchè la controparte ha presentato un certificato medico di impossibilità di presenziare!
Ho un diavolo per capello!
Mi dirigo verso l’ufficio che condivido con il mio compagno Fabrizio e l’altro mio collega Gianluca.
Entro nel portone del palazzo e vedo che davanti all’ascensore sempre più lento e cigolante c’è un uomo.
Mi affianco, lui mi guarda e mi saluta. Sulla cinquantina, ha una bella voce, capelli brizzolati, vestito sportivo ma con classe garbo.
Alzo lo sguardo e ricambio il saluto.
I suoi occhi sono di un verde particolare, il suo sguardo profondo e malizioso e il suo sorriso aperto con labbra succulente si schiude su una bella dentatura ordinata, il suo alito sa di fresco..
Entriamo in ascensore.
“A che piano va signorina?”
“Al terzo” rispondo io.
“Ah che piacere allora facciamo la salita insieme” e sento che il suo sguardo non si stacca dal mio viso.
La cosa mi mette un po’ di soggezione ma mi fa anche piacere.
Arriviamo al piano, mi apre le porte e mi fa uscire prima.
Sento che sta guardando le curve del mio corpo e questo mi fa sentire civettuola.
Apro la porta ed entro nell’ufficio. Elena, l’impiegata, mi saluta e poi si alza accogliendo il cliente.
“Buongiorno, Sono Broggi, Marco Broggi si ricorda? Ho un appuntamento con l’avvocato Fabrizio.”
“Si accomodi sig. Broggi. Avviso l’avvocato del suo arrivo”
Que nome non mi è nuovo, mi ricorda qualcosa ma sono troppo incazzata per soffermarmi su questo.
Io mi dirigo verso il mio ufficio.
Sto studiando le carte di un nuovo processo quando sento che nell’ufficio di Fabrizio c’è un po di confusione e le voci si stanno alzando.
Poi torna la pace e la calma e sento che Gianluca entra anche lui nell’ufficio del mio compagno.
Dopo dieci minuti suona il mio telefono. E’ Fabrizio.
“Francesca puoi venire qui in ufficio da me dobbiamo esporti un problema che è sorto per una nostra mancanza.”
“Ok Fabrizio, arrivo”
Entro nello studio e Fabrizio ha un’aria estremamente turbata, Gianluca sembra molto alterato mentre l’altro uomo, Marco mi sembra mi guarda con il suo solito sguardo malizioso.
Mi mette estremamente a disagio ma non è un disagio cattivo… sento dentro di me qualcosa che mi turba..
“Francesca hai conosciuto il sig Broggi? E’ un nostro cliente. Sai della causa Broggi-Ascam.”
Mi sento mancare le gambe, a quel nome sento un brivido gelato lungo la schiena, la testa mi gira.
Tutto d’un tratto mi ricordo una cosa.
“Scusate un secondo”
Esco dall’ufficio e mi fiondo nel mio. Guardo nella mia valigetta. Ecco il fascicolo incriminato.
Ed ecco la memoria del ricorso che doveva essere presentato 7 giorni fa. Me ne sono dimenticata!
Torno nell’altro ufficio.
Ormai è tardi per cercare scuse. So che me ne sentirò una valangata stasera, qui e a casa.
“Si ricordo della causa.”
“Bene, ci devi dire qualcosa che non sappiamo?”
La domanda non è una domanda ma una richiesta di colpevolezza.
“Si, non so come ho fatto, ma mi sono dimenticata completamente di presentare la memoria del ricorso.”
“Già Francesca, il sig Broggi ci ha appena comunicato che gli è arrivato l’avviso di pagamento di tutte le spese e che la causa è andata persa nonostante avessimo tutte le ragioni.”
“Si lo posso immaginare sono veramente rammaricata.
“Vedi Francesca il qui presente sig Broggi ci ha comunicato che la perdita pecuniaria si aggira sui 50.000 euro ed è intenzionato a chiederli allo studio. Io e Gianluca però non siamo d’accordo visto che il danno l’hai creato tu allora dopo una vivace discussione il sig. Broggi ha prospettato uno scambio merce.”
“Ah bene Fabrizio.. ma non che merce abbiamo per quel valore?”
La vista mi si stava offuscando, il mio sesto senso mi dava delle stilettate di paura.
“Vedi Francesca, la merce di scambio richiesta dal sig Broggi sei tu. Dovrai soddisfarlo in nostra presenza e farti prendere anche da me e Gianluca.”
“Ma voi siete matti!!! Ma come puoi chiedermi una cosa del genere!”
“Francesca, io non te lo chiedo, per il bene dello studio lo DEVI fare! Altrimenti siamo costretti a chiudere!”
“Fottiti bastardo!!!” e me ne vado chiudendo la porta.
Entro nel mio ufficio e scoppio in un pianto carico di rabbia. La cosa che mi da più fastidio è il modo in cui me lo ha ordinato. Da lui questo mai.
Sento bussare alla porta, è Fabrizio.
“Scusa amore se fosse per me non te lo avrei mai chiesto ma questa cosa ci mette in grossa difficoltà e io non ho saputo fare altro che accettare l’accordo. Perdonami se puoi, sai che ci fosse una soluzione differente l’avrei prospettata.”
Cerca i miei occhi. Io lo guardo lui sorride con occhi tristi.
“Dammi 5 minuti per pensarci”
“Grazie tesoro!!! Ed esce dal mio studio allegro come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Mi sto ricredendo sulla cosa, il sig. Broggi è tutt’altro che da buttare, di Gianluca mi ha sempre interessata sapere come fosse messo li sotto e poi questo affronto Fabrizio lo deve pagare! Caro e salato!
Mi sistemo.
Elena entra in ufficio e mi avvisa che deve uscire a fare delle commissioni per lo studio.
“Ok bella, non ti preoccupare, mettici tutto il tempo che vuoi, noi abbiamo una riunione importante con il sig Broggi e non so quanto tempo durerà per cui prenditi tutto il tempo che ti serve.”
“Va bene. A dopo”
Sento la porta di ingresso chiudersi
Esco dal mio ufficio ed entro in quello di Fabrizio.
“Eccomi sono pronta. Ditemi cosa volete che faccia.”
Prende la parola il sig. Broggi.
“Bene Francesca, da ora non esistono i cognomi… solo i nomi. Io sono Marco.”
“Rimani in piedi e togliti la giacca.”
Faccio quello che mi dice, il suo tono autoritario ma gentile e la sua voce calma e profonda mi danno un senso di impotenza.
“Brava, sfilati la camicetta”
Obbedisco. I miei capezzoli sono ritti come chiodi, l’eccitazione si sta impossessando di me. Quella punizione mi sa che diventerà un gioco piacevole.
“Sempre meglio Francesca, vedi che i tuoi capezzoli rispondono alle mie richieste.. Brava, ora sfilati la gonna.”
Faccio come chiede, nella mia patatina sento un groviglio di desiderio.
Rimango in slip e reggiseno di pizzo nero.
Il mio sguardo cade sulla patta dei pantaloni di Gianluca e di Marco e rimango piacevolmente colpita che entrambi apprezzano quello che stanno vedendo. Senza nasconderlo….
“Sfilati gli slip e slacciati il reggiseno”
Non pongo resistenza e faccio quello che mi si chiede.
Sono in piedi con solo le mie scarpe nere con il tacco sotto lo sguardo dei tre uomini. Le mie gambe tremano ma quello che più sento tremare è l’interno della mia passera.
Un rivolo di umori comincia a scendere lungo la mia gamba destra.
“Brava Francesca, vedo che la cosa ti piace.”
“Siediti sul divano e allarga le gambe.”
Obbedisco.
Marco si avvicina. Gianluca si slaccia i pantaloni libera il suo sesso che scopro che è di tutto rispetto! Comincia a menarselo davanti a me.
Fabrizio invece è impietrito. Non emette suono e il suo sguardo è perso.
Marco si inginocchia davanti alla mia fessura e avvicina la sua bocca. Sento il calore del suo fiato, poi sento le sue labbra morbide che mi dischiudono il mio fiore e comincia a leccarmi il clito delicatamente.
Non riesco a trattenere un mugolio di piacere.
La sua lingua calda e umida mi trastulla il mio pistillo mentro sento che con un dito mi massaggia l’apertura della mia gattina.
Entra senza difficoltà gli umori sgorgano copiosi insieme alla saliva della sua bocca, umori che però vengono avidamente bevuti e gustati da Marco.
Il dito medio rotea delicatamente all’interno della mia vagina andando a stimolare tutta la parte superiore e il punto g che fino ad allora solo io ero riuscita a toccare.
L’unione della lingua e del dito mi scatena uno, due, più orgasmi di cui Marco continua instancabile a berne il fluido.
Apro gli occhi, mi guardo in giro. Gianluca si è sfilato del tutto i pantaloni.
Nella nebbia che avvolge la mia testa sento Marco che gli dice: “Gianluca vieni qui e mettile in bocca il tuo arnese.”
Non se lo fa ripetere.
Imbocco il glande gonfio, è leggermente salato e dalla punta escono gocce di liquido.
Sembrano gocce di rugiada. Le lecco, lo succhio, ne escono ancora.
Sono gustose.
Gianluca ha un uccello davvero notevole.
Io sto godendo come una matta. Guardo Fabrizio, sembra inebetito ma vedo che ha liberato anche lui il suo uccello e se lo sta menando sotto la scrivania.
Marco si alza. Mi dice di alzarmi. Si abbassa i pantaloni e noto che non porta mutande.
Ha una verga gonfia, con un glande con un gradino importante.
Si siede sul divano.
“Brava Francesca, adesso infilati il mio uccello nella tua passera. Lentamente. Ricordati che qualsiasi cosa succeda il ritmo lo darò sempre io.”
Io ubbidisco.
Mi abbasso su quella verga gonfia. Imbocco la cappella gonfia e me lo infilo in un sol colpo.
E’ fantastico. mi sento piena. Con le mani marco mi da il ritmo di su e giù, lentamente ma estremamente in profondità. Mi sembra di impazzire dal piacere. Continuo intanto a succhiare il cazzo di Gianluca.
“Gianluca, adesso mettiglielo nel culo. Lentamente e per tutta la sua lunghezza.”
Fabrizio cerca di dissentire.
“Si sfondatemi tutta sono la vostra carne di piacere!!!”
Marco zittisce Fabrizio.
Io lo devo far sentire una merda e continuo ad incitare i due.
Gianluca punta la punta del suo uccello al mio buchino posteriore.
E’ talmente bagnato dai miei umori che non serve nemmeno lubrificarlo.
Entra lentamente.
Mi sento completamente piena. Non avevo mai provato nulla del genere.
Quel debosciato di Fabrizio non mi aveva mai prospettato nulla del genere.
I due uomini si muovono all’unisono, lentamente. Li sento vibrare dentro di me ed i miei orgasmi si moltiplicano.
“Cornuto, vieni qui e metti il tuo uccelleto moscio in bocca alla tua fidanzata.”
Fabrizio si avvicina, tanto moscio non è ed io sono in trance.
Comincio a succhiarglielo come un’invasata.
I tre continuano a farmi loro in tutti i miei buchi.
I miei orgasmi ormai non si contano più, dieci, venti chi lo sa.
Sento solo che sono piena e soddisfatta.
I tre continuano a sfondarmi ogni mio pertugio.
Dopo un tempo interminabile di colpi rapidi e lenti, profondi e superficiali Marco da l’ordine di riempirmi del loro seme in tutti i miei buchi.
Quasi all’unisono sento tre violenti getti di sborra calda che inondano tutti i miei anfratti.
Continuano poi a sfondarmi anche dopo la venuta.
Alla fine ritirano i loro uccelli da me.
“Fabrizio, adesso per finire ripulisci il culo e la figa della tua fidanzata dal nostro seme.”
Senza fiatare mi mette a 90° e comincia a slappare tutta le sborra che fuoriesce dalla mia patata e dal mio culetto.
Marco si avvicina alla mia bocca e mi infila il suo cazzo che si sta ammosciando e mi dice:
“Puliscimelo per bene dai tuoi umori.”
Io senza protestare lo lecco e lo succhio fino alle palle.
Alla fine siamo tutti sfatti sul divano e sulle poltrone.
Marco dice: “Bene, direi che il debito è stato saldato.”
“Ho bisogno di uno studio legale che mi segua in tutti i miei affari e voglio che lo facciate voi.
Ma non voi cazzimosci, voglio che mi segua Francesca.”
Si volta verso di me e mi fa l’occhiolino.
Fabrizio e Gianluca annuiscono.
Annuisco pure io sorridendo.
Se questo è il suo modo di punire mi sa che ogni tanto commetterò qualche innocente errore.
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