Sdraiata sul letto pensavo a queste cose ma la stanchezza mi fece assopire e per quasi un’ora e mezza tutto sembrò sparire in una nuvola. Una voce da lontano mi riportò alla realtà, era Sonia che mi stava chiamando, era in piedi accanto a me in pigiama anche lei. Le sorrisi e mi stiracchiai, erano le otto di sera abbondanti oramai e ora di cena avevo una fame incredibile. Misi le ciabatte e mi alzai lentamente ancora un po' stordita. In un momento mi balenò il pensiero di come avremmo dovuto comportarci da allora in poi, l’imbarazzo, la vergogna, il modo in cui dei rapporti personali decennali erano stati tanto snaturati. Guardai Sonia e le chiesi se avesse parlato con zia mentre stavo riposando. Lei mi disse di si e che lei le aveva detto di lasciarmi dormire e nel frattempo aiutarla a preparare la cena. La guardai stupita perché in genere Sonia era sempre risparmiata da questo genere di faccende domestiche. Poi vidi che indossava la solita canotta ma senza reggiseno col seno florido che si lasciava intravedere e i capezzoli evidenti. Aveva dovuto stare cosi tutto il tempo, lei le aveva detto di togliere il reggiseno prima di raggiungerla in cucina. Si era mossa cosi per casa mentre io dormivo. Lei mi rassicurò che lui non l’aveva sfiorata anche se continuava a guardarla il petto e il resto, mi strinse la mano e mi chiese di togliere il reggiseno a mia volta come aveva chiesto la zia. Arrivai in cucina col seno che usciva dalla canotta mentre prendevo posto a tavola, avevo accettato perché già mi sentivo come nuda agli occhi di tutti che mi avevano vista fare la troia, non mi veniva altro termine. Lui stava cucinando la pasta era in piedi ai fornelli, non portava intimo sotto un pantaloncino di cotone corto, era in erezione, seppure non completa. Quella noncuranza ci stava annullando, Sonia lo guardava appena poteva, era giustamente curiosa, anche se inopportuna. Mia zia era in bagno a finire le pulizie, mi si strinse il basso ventre a pensare che i miei umori e lo sperma del marito imbrattavano parte del pavimento e degli accessori. Erano pensieri che non cercavo ma mi rincorrevano. Una bottiglia di vino bianco si mosse verso di me e mi riempì il bicchiere e poi quello di Sonia, noi non beviamo solitamente a tavola, ma lui ci spinse a farlo, come brindisi all’inizio della vacanza, era fresco e io avevo sete ma subito mi colpì un’ondata di calore di ritorno, stomaco e testa presero a girare per qualche momento. I bicchieri furono riempiti ancora e stavolta il brindisi non ebbe che pretesto di essere alla nostra salute. Era un’ulteriore variazione di comportamento verso la decadenza. La vertigine era leggera ma costante, mi sentivo già tutta accaldata per il sole preso e per l’imbarazzo, il senso di vulnerabilità oramai era al massimo grado. Mia zia entrò in cucina tutta allegra e chiese allo zio quanto mancasse per la cena, strofinandogli il pene al di sopra della stoffa, avremmo voluto sprofondare entrambe, ci guardammo piene di vergogna. Lei lo mollò per versarsi del vino e bere a piccoli sorsi, assaporando, come aveva assaporato Sonia qualche ora prima, quella bocca aveva bevuto ad un altro tipo di fontana, che per lei avrebbe dovuto essere proibita. Mio malgrado mi stavo eccitando, ero già bagnata abbastanza da prenderlo dentro finchè fosse stata pronta la cena. Con apprensione e gelosia lo vidi accarezzare le guance di Sonia, mi aspettavo lo tirasse fuori e lo facesse scivolare tra quelle labbra vergini mentre ne tenesse tenero e fermo la testa fino a farle bere un altro genere di vino. Anche Sonia guardava il rigonfiamento oramai all’altezza del suo mento e si umettava nervosa le labbra. Il timer della cucina trillò interrompendo la filiera dei nostri pensieri, ma era stato chiaro il ruolo di passività che ci stavamo ritagliando. Eravamo a tavola a mangiare la carbonara, lui a capotavola, io alla sua sinistra, zia a destra e Sonia a destra di mia zia. Mangiavamo tutti con appetito, ogni tanto la sua mano sfiorava la mia coscia destra, il suo pene in parte fuoriusciva dai pantaloncini, il mio seno aveva i capezzoli eretti e toccava a tratti sul tavolo e a momenti si lasciava vedere. Anche il seno di mia sorella era alto ed eretti i capezzoli, la sua pelle candida era cosi invitante per loro e cosi immaginavo che piacere potesse dare sottrarle tanto lentamente la sua verginità da farsela donare da lei stessa. A fine cena fumai diverse sigarette tra frutta e dolce. Avevo bevuto un po' troppo per i miei gusti mi sentivo girare tutto. Mia zia stava con Sonia sul divano e sentire musica, io mi alzai per andare a lavarmi i denti e poi a dormire. Entrata in camera mia presi il borsello per la toeletta e me lo ritrovai davanti. Mi disse di spogliarmi e sdraiarmi sul letto di Sonia e io lo feci, aprì le cosce e lo sentì entrarmi dentro profondo dove ancora c’era traccia di lui, le sue mani mi tiravano il seno e lo stringevano, gli dissi piano che lo avevo voluto fare tutta la serata, di chiavarmi come voleva, che ero una puttana, tutte le cose che sapevo lo avrebbero fatto eccitare ancora di più, venni prima di lui, dolorosamente continuò a pomparmi fino a un momento prima di venire, un fiotto caldo che si stendeva lungo il mio corpo e debordava sulle lenzuola color cielo macchiandole di scuro. Ero sudata e stravolta e così lui, raccolse i pantaloncini e mi lasciò a considerare il bilancio tra piacere e ipocrisia, finchè non rimase solo la considerazione del piacere.
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Aggiunto: 4 anni fa
Utente:
«Molto eccitante»