Da quel giorno sapevo che mia madre e le mie sorelle avevano le stesse voglie e lo stesso desiderio che avevo io.
Cominciai a immaginare cosa potevano fare queste tre bellissime porcone in mia assenza. Le immaginavo nude intente a masturbarsi e perchè no addirittura a leccarsela.
Una scena chiara nella mia mente di mamma sdraiata a gambe larghe con Monica che gliela leccava avidamente e intanto Marika si beava guardandole fare e toccandosi come una matta.
Le sborrate in mano erano ormai una consuetudine e non provavo nemmeno più vergogna... Solo tanta voglia e tanto desiderio.
Così, giusto per adeguarmi al loro mondo anche io presi a mostrarmi molto più spesso nudo o quasi.
All'inizio complice la bella stagione indossavo i pantaloncini da spiaggia chiari che, senza slip sotto mi lasciavano ciondolare allegramente il pisello.
Spesso me ne usciva un bel pezzo da sotto la gamba e io facevo come nulla fosse anche se era evidente che pulsava sempre bello duretto....
Le mie tre donne non vi badavano molto o almeno così sembrava. Anche una mentre stavo guardando la tv accanto a Marika che col petto scoperto mi dondolava davanti quelle favolose poppe. Lui, il mio pisellone, si prese tutto il coraggio che non avevo io e di botto “cu-cu” sbucò fuori a farci un salutino.
Era una erezione molto spontanea e molto potente che lo fece rizzare fuori per una buona metà. Marika tranquilla lo vide di sicuro visto che per un attimo la cappella le sfiorò un ginocchio ma non fece una piega.
Possibile che quelle tre fossero lesbiche?
Che si dilettassero solo fra di loro a mia insaputa lasciando che il mio bell'uccello si consumasse fra le mie mani e basta?
Dovevo scopare... Quelle tre mi stavano facendo impazzire. Dovevo trovarmi una troietta che mi facesse fottere e dovevo farlo in fretta...
Ignorando quello che stava accadendo in casa e con un po' di fortuna il fato mi venne incontro. E così ecco spuntare quasi dal nulla Valentina.....
Era la nipote della nostra vicina di casa con cui avevo giocato spesso e che ancora ricordavo come una bambina e basta.
Ora era dalla zia per le vacanze e quando me la trovai di fronte stentai a riconoscerla. Ormai era una donna fatta e maggiorenne. Le era rimasto il visino da pupa e anche la statura minuta non si era allungata granché, infatti non superava il metro e sessanta.
In compenso però aveva messo su una specie di latteria naturale...
Il petto, non faccio per esagerare, era almeno una ottava!
Due pere grosse e a goccia che le ciondolavano sotto alla maglietta e che lei non poteva certo contenere nella modesta scollatura della maglietta.
Due capezzoli grandi e duri che spingevano sotto al tessuto e che non potevo fare a meno di fissare.
Lei credo lo capì quasi subito perchè il banale incontro di due vecchi amici si trasformò in breve in qualcos'altro...
“Ti sei davvero fatta grande” le dissi.
“Si ormai sono maggiorenne...”.
“Sembra ieri che giocavamo assieme a nascondino” dissi sempre con un occhio sulle sue pere.
“Già” disse lei e come nulla fosse si mise una mano sotto ai seni come a volerseli aggiustare. Io dovetti spostare lo sguardo per forza e percepii chiaramente che mi aveva colto in fallo.
“Lo so sono enormi” disse seria.
Io sbiancai di colpo credendo di non aver capito “Cosa?”.
“Ma si dai... Mica sei il primo che mi fissa il balcone. Lo so è sproporzionato....”.
“No io veramente.... Cioè si mi è caduto l'occhio”.
“Si ho visto” rise.
“Si, scusami Vale ma l'uomo è uomo cioè non è che....” non sapevo cosa dirle.
“Tutti tettomani voi maschi” concluse e stava quasi per andarsene dopo avermi deriso quando trovai la forza di dirle.
“Comunque non devi imbarazzarti... Cioè non sono imbarazzanti.... Sono bellissime, belle pere grandi e morbide”.
Rise.
Così continuai con lo scherzo “E poi più ce n'è meglio è. Dai anche io sotto ho messo su una roba da paura che paio un cavallo ma meglio così...” e mi sforzai di ridere come un deficiente.
Lei allo stesso modo rise di nuovo e non se ne andò.
Cambiò discorso e mi raccontò della scuola, della maturità passata al pelo e delle scarse prospettive di lavoro che temeva di avere. Io le risposi raccontandole qualche esperienza scolastica mia e dopo una ventina di minuti eravamo ancora tranquilli a chiacchierare sul pianerottolo senza che nessuno avesse fretta di andarsene.
Fu a quel punto, mentre mi stavo rilassando che lanciò la stoccata... “Davvero lo hai grosso come un cavallo?”.
Restai basito “Non stava scherzando era seria seria”.
Quasi sentendosi tirato in causa il mio pacco ebbe una scossa e sentii che si stava indurendo.
“Si insomma me lo hanno detto. Cioè ho visto dei porno e mi pare che il mio sia più grosso ecco...”.
“E bravo il porcone che guarda i porno” mi prese in giro lei.
“Bhe li fanno perchè qualcuno li guardi no”.
“Magari quelli con le tettone” mi provocò lei.
“Si sono quelli che preferisco” dissi reggendo il suo sguardo di sfida.
Ormai fra le gambe avevo una pietra di marmo!
“Tutti i maschi pensano sempre di avere un gigante di carne fra le gambe”.
“Alcuni lo pensano altri lo dicono per fare scena” annuii.
“E tu fai scena?” ammiccò Valentina.
“Non so a me pare grosso davvero”.
“Senti facciamo così lascialo dire a una donna se è grosso o piccolo”.
“Appena ne trovo una te lo faccio sapere” minimizzai io.
Lei mi si fece più vicina “Dai stupido che hai capito... Dai non hai voglia di farmelo vedere?”.
“Davvero vuoi guardarmi il cazzo? Non scherzi? Guarda che ora mi apro la patta sul serio”.
“Dai che aspetti” mi incitò lei.
“Cazzo ora lo tiro fuori davvero....” e lo feci. Dovetti appena aprire la cerniera dei jeans che la forza erculea della mia erezione fece il resto.
SBANG!
Tutto duro e dritto di fronte a quella bella tettona che lo fissava tutta eccitata “Cavoli è davvero fuori misura. Non scherzavi mica hai un cazzo come un cavallo. Di sicuro il più grosso che ho visto”.
“E ne hai visti tanti?” risposi fissandola serio e consapevole della mia virilità.
“Quanti bastano per sapere cosa ti aspetti di fare adesso” e senza che io aggiungessi altro mi si avvicinò, mi abbracciò e me lo prese in mano.
Stando sempre con gli occhi spalancati casomai qualcuno avesse salito le scale Valentina mi segò il cazzo dimostrando subito di avere una certa abilità nella cosa.
Io per parte mia avevo le mani libere e gliene infilai una sotto alla maglietta afferrandole il reggiseno e subito dopo una di quelle meravigliose bocce di carne.
Non durò molto ma fu stupendo...
Con in mano una tetta di Valentina sparai fuori il mio bel fiotto di sborra copiosa e rovente.
Farsi una sega è una cosa ma farsela fare da un piacere tutto diverso...
“Cosa devo dirti? Grazie?”.
Lei scosse la testa e si avvicinò alla porta di casa sua. “Te ne vai?” le chiesi.
“Ma no stupido... La zia non c'è.... Ti faccio entrare”.
“Mi fai entrare?” borbottai confuso.
“Mica vuoi scopare sul pianerottolo no?”.
Sbiancai perdendo l'ultimo colore che potevo avere “Quindi scopiamo?”.
“Mi pare ovvio no. Mica mi sono consumata il polso per niente ti pare?”.
“No certo che no” annuii.
Valentina aprì la porta ma poi si bloccò a fissarmi “Sarai mica spompo già con una sega?” domandò.
Io, solo all'idea di fottere mi ero rinvigorito e nonostante lo schizzone avevo di nuovo una verga dritta che faticavo a nascondere. “No mi pare proprio che non sia un problema...”.
“Lo spero bene” sorrise Valentina e afferratomi per un braccio mi trascinò dentro casa e sbarrò la porta.
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