Loredana invece non era esattamente nella mia classe ma era un esempio di ragazza difficile, era una maschiaccia dai capelli a caschetto neri e stava più con noi maschi che con le sue coetanee, calcio, corsa, basket, tutte le attività sportive della classe le faceva con noi ed era raro vederla giocare a pallavolo o passare tempo con le sue compagne a parte una cricca di due o tre di quelle che vivevano alle case popolari.
Accadde un evento assurdo con lei non moltissimo prima che Maria passasse il testimone e Mara in famiglia.
Ad ogni modo Loredana spesso era la mia compagna di banco e quel giorno specifico non so cosa le prese perchè mi disegnò sull'astuccio non ricordo se dei fiorellini o dei cuori, l'astuccio era una "bustina" di tessuto giallo evidenziatore e il tratto dei pennarelli si era tutto "espanso". Mi infuriai molto e la Professoressa interruppe la lezione per farmi calmare e sgridò Loredana cambiandole di posto.
Arrivò l'ora dell'uscita e andai a casa.
Loredana mi seguì e mi raggiunse nel tratto prossimo ai palazzoni color mattone.
-Daniel, ammazza che sei!- mi apostrofò. -Io volevo solo fare la carina-
-E' l'astuccio che mi ha regalato mia nonna- le spiegai accigliato. -Ci tengo-
-Ma io non lo sapevo-
-Dovevi chiedermelo- le dissi.
-Che palle oh- sbuffò lei dando un calcio ad un sasso -Non volevo fare nulla di male.-
Non dissi nulla iniziando a passare sotto alle palazzine.
-Senti un po'- mi disse lei fermandomi sotto il portone, mi fermò fisicamente, strattonandomi. -Mo mi porti il broncio? Io non volevo farti un dispetto, volevo essere carina visto che non mi tratti da cretina come gli altri e invece ti sei incazzato-
-Te l'ho detto- ripetei -Ci tenevo a quell'astuccio-
-Ok, dammelo che te lo lavo- mi strattonò tirandomi una manica della giacca a vento.
-No, non si lava, sono pennarelli, si espanderebbe tutto l'inchiostro. Non fa niente Loredà-
-Che palle Daniel, che palle!!!- battè un piede per terra alzando la voce.
Scossi il capo e feci per andare ma lei mi trattenne ancora.
-Se ti succhio il pisello te la fai passare?- domandò e io ebbi un collasso, mi colorai in faccia e mi bloccai sul posto. -Ti giuro che lo so fare- disse lei -E non credo che tu abbia qualcuno che te lo abbia mai fatto, ti piacerà e torneremo amici?-
-A...Adesso?- chiesi.
Lei scosse il capo -Scendi oggi pomeriggio alle quattro?-
Io annuii.
-Eddai- sorrise lei -Sistemiamo le cose allora.-
-Lo hai già fatto?- chiesi. Lei annuì. -Con chi?-
Lei sorrise -I ragazzi di qui, se lo faccio mi danno 5.000 lire o un pacchetto di sigarette- quel che si diceva di lei era vero.
Certo non si diceva che facesse i pompini ai ragazzi più grandi ma che frequentasse quelli più grandi si e gli adulti la guardavano con sospetto.
-Ti disturba?-
Scossi il capo.
-Ci vediamo dopo allora?- chiesi.
Lei annuii e ci dividemmo.
Il tempo dall'una e mezza alle quattro fu un lasso interminabile e mi scoppiò il cuore in petto quando sentii il citofono. Era un anno in pratica che non era qualcuno diverso da me a farmi qualcosa e la prospettiva che fosse una mia coetanea mi elettrizzava.
-Loredana Daniel!- urlò mia madre dal corridoio e io mi affacciai.
-Posso scendere?- chiesi. Mia madre acconsentii e io andai.
Non ricordo cosa facemmo prima di chiuderci nel sottoscala di uno dei palazzi, il ricordo subito seguente era di me, in piedi e con la schiena appoggiato al muro con i pantaloni e gli slip alle caviglie e lei inginocchiata davanti a me con il mio uccello in mano.
-Quanto ha pagato l'astuccio tua nonna? Lo sai?-
-Quindicimila lire- dissi mentre lei mi stava segando, era eccezionale. Lo scappucciava e lo incappucciava ritmicamente ti tanto in tanto.
-Quindici?- domandò lei -Non stai gonfiando il prezzo?- chiese con un sorrisetto furbo.
Scossi il capo e quindi lei stringendosi nelle spalle come chi pensa "Non mi interessa" o "sti cavoli" si abbassò sul mio giovane sesso iniziando a leccare e succhiare, ogni tanto lo tirava fuori dalla bocca, giocherellava con la lingua sulla cappella e poi ricominciava, capii dai suoi occhi mentre mi fissava dal basso che non si aspettava certamente che durassi così tanto perchè, ammettiamolo, durai un bel po' considerando che non era certamente la prima volta che me lo facevano. Le venni in bocca e lei mugolando emise un risucchio vibrante un paio di volte e deglutì sforzandosi un pochino e tossicchiando subito dopo.
-Ok- disse alzandosi -Altre due volte e siamo pari, quando vuoi che te li faccio?- disse sistemandosi il tessuto dei pantaloni sulle ginocchia. Non si curò né di pulirsi la bocca né di sputare, nulla.
-Anche adesso?- chiesi.
-Adesso?- chiese lei sorpresa -Ma sei schizzato già!!- mi fece notare.
-Se ti va puoi farmene un'altro adesso- le dissi e lei sbigottita si rimise accucciata di nuovo e dopo uno sguardo titubante al mio cazzo bello duro da prima lo afferrò con le mani e se lo cacciò di nuovo in bocca ricominciando, sta volta si dovette impegnare, si vedeva che era stanca, si fermava ogni tanto per sgranchirsi la mandibola per poi ricominciare e io mi stavo godendo un pompino di primo pelo a dir poco superbo.
Venni di nuovo in una di quelle pause che faceva per riposarsi, pause che comunque non lo erano per me visto che nel frattempo mi segava con una certa abilità.
-Sei incredibile- rise lei. -Sei venuto quanto prima- guardandosi la mano sudicia di seme visto che mi prese la cappella nel palmo della mano per evitare che le schizzassi addosso, la scosse un paio di volte facendo cadere per terra guizzi di sborra -E lo hai ancora duro- ridacchiò per poi guardarmi con sospetto -Non vorrai mica...- io feci spallucce e annuii -Se ti va finiamola qui no?-
Lei sembrò dispiaciuta -Madonna...- sbuffò. -Me la stai facendo proprio pagare questa cosa dell'astuccio del cazzo...-
Sorrisi con un fare soddisfatto ma fummo interrotti dalla voce della madre che la chiamava dal balcone della palazzina accanto.
Mi godei a pieno il terzo pompino due settimane dopo, nello stesso posto, in un pomeriggio in cui gli altri amici non c'erano e sta volta eravamo entrambi seduti per terra su dei cartoni di scatolone delle patatine a pallina con le sorprese dei puffi, lo ricordo perfettamente. Lei che ad un certo punto aveva iniziato a toccarsi mentre succhiava. quando finì con me era seduta a bocca aperta, schiena appoggiata alla parete opposta, con la linguetta tutta sporca e impastata di saliva e seme mentre con una mano infilata dentro i pantaloni se la menava vigorosamente, una goccia scura le imperlava il petto, segno che le ero colato dal mento, aveva gli occhi sbarrati con le pupille dilatate e la bocca socchiusa, ansimante. La guardai a lungo mentre si masturbava davanti a me, il seno piccolo, le gambe magre, le costine marroni dei pantaloni, era un immagine che non mi toglierò mai più dalla mente mentre io li, davanti a lei, con il cazzo che non accennava ad ammosciarsi continuavo a fissarla.
-Non lo racconterai a nessuno vero?- chiese lei dopo un orgasmo strozzato e muto tenendo ancora la mano nei pantaloni.
-No, resterà tra di noi- le risposi.
-E' figo però- ridacchio lei.
-Potremmo rifarlo- chiesi io. -Potrei aiutarti io magari-
Lei mi guardò con un sorrisetto beffardo.
-Col cazzo- ridacchio. -A meno che non mi metti 5000 lire in tasca-
Quando ormai fu certo che il mio trasferimento da li sarebbe accaduto a breve i miei rapporti con lei si erano intensificati, era evidente che ci tenesse a me, eravamo entrambi due con la gioventù bruciata dal sesso seppur in modi diversi e in qualche modo malgrado lei non sapesse nulla lo sentiva, un pomeriggio, il nostro ultimo pomeriggio eravamo seduti sotto casa sua.
Due mesi dopo quell'evento nel sottoscala.
-Sai cosa Da?-
Io la guardai.
-Mi scoccia che tu vada via-
-Lo so lory, dispiace anche a me-
-È che ho aspettato troppo...-
La osservai -Per cosa-
-Per dirti che non avevi visto quello che avevo scritto sotto la linguetta dell'astuccio vero?-
Mi accigliato, scossi il capo.
-Ti amo-
Io sgranati gli occhi. -Eh?-
-Io ti amo ci sta scritto, perché io...- indicandosi- ti amo davvero-
Non sapevo che dire ma mi sentii una merda.
-Ti va di salire? Stiamo soli?-
Io annuii e salimmo le sale dai muri luridi ed entrammo in una casa davvero bella, segno che in quella famiglia i soldi in realtà non mancavano. Si tolse il cappotto e io feci altrettanto e la seguii in camera sua e della sorella.
La casa era silenziosa.
Mi posizionò davanti alla finestra e si tolse le scarpe, si sfilò il maglione, la dolcevita, i pantaloni.
Restò in canotta e slip.
Ci guardammo con una intensità maestosa, immensa ma allo stesso tempo timida e incerta.
Lei aveva il respiro pesante.
-Io so che non piaccio alla gente per quello che dicono che io faccia ma...-
La fissai -Non conta nulla quello che dicono gli altri- la rincuora.
-Sei serio?- mi chiese.
-Si- le guardavo il piccolo e acerbo seno che tirava la stoffa della canottiera.
-Quando parti?-
-Venerdì portiamo via i mobili- le dissi.
-Dopodomani- disse.
-Dopodomani- risposi.
Lei abbassò lo sguardo.
-Ti va di fare l'amore?- mi chiese.
Io la abbracciai. A ripensarci ora ci rivedo ridicoli, troppo piccoli per certe cose, impacciati, impreparati ma comunque più avanti di tutti gli altri.
Ci baciammo e mi spogliai.
Sembrava un rituale. Io ero nudo ma con i calzini, me lo ricordo come fosse ieri. Lei in slip e canotta, magrolina e timida malgrado tutto.
Aprì un cassetto del comodino della sorella e prese con sicurezza un preservativo.
-Sai metterlo?- mi chiese.
-Si- risposi -Però prima voglio farti una cosa che mi piacerebbe troppo-
Lei si illuminò in volto. -Cosa?-
La presi per mano e ci sdraiammo.
Era tesa.
-Che fai?- domandò -metti il preservativo prima?-
-Non te lo metto dentro lory, vedrai... Aspetta-
E così dicendo le afferrai l'elastico degli slip e la guardai.
Lei annuì e sfilai il suo intimo.
Era una fighetta glabra, leggermente arrossata o comunque dalla pelle più rosea del corpo.
Mi chinai.
Intrufolai la testa tra le sue game.
E non appena le toccai la figa con le labbra esplose di umori accostandosi in un secondo e gemendo forte.
La osservai mentre giocavo con la lingua seguendo gli insegnamenti di Maria.
Lory si dibatteva tenendosi sollevata con le mani, incredula godeva in modo viscerale e ricade dicschiena sul letto muovendosi sinuosa, si inarcò tutta in un crescere di lamenti ed esplose in un urlo.
Un urlo e un fiotto generoso dal suo sesso.
Respirava a fatica.
-Ma... Ma...- balbettava -Ma chi... te lo ha insegnato? Lo hai già fatto?-
-Una ragazza più grande- dissi una mezza menzogna.
-Ora metti il preservativo?- chiese -Voglio fare l'amore con te-
E così fu.
Non serve descriverlo.
Non ha importanza.
È importante che fu una cosa romanticissima, lenta, piacevole in cui stretti uno all'altra ogni tanto offondavo in lei e lei guidava il ritmo. Ci baciammo a lungo, io venni ma non finii, lei venne ma mi trattenne, aumentammo il ritmo facendoci frenetici e ioo venni ancora, questa volta con lei mentre le stringevo le natiche.
Ci guardavamo l'un l'altro.
Persi.
Restammo lì a fissarci per non so quanto tempo e ci scosse solo il suono della porta di casa sua, ci vestiamo a razzo tralasciando l'intimo che mi infilaibin tasca.
Quando la sorella fece capolino in camera ci trovò sul letto con in mezzo una pila di fumetti manga.
Ci fissò e rise.
-Sto uscendo- disse allontanandosi.
Era forse quindi in casa?
Diventammo viola, bordeaux, cremisi. Ridemmo forte, ci baciammo.
Sapete quale fu la cosa davvero assurda? Che il preservativo me lo tolsi a casa mia e che in tasca avevo anche i suoi slip avana a fiori azzurri presi probabilmente nella concitazione.
La cosa mi eccitò così tanto che mi masturbai rimettendomi bene anche il preservativo tanto comunque ero rimasto a tiro.
Loredana fu la prima donna coetanea che mi dimostrò il suo amore donandosi.
Vi state chiedendo se fosse vergine? No, non lo era.
Comunque Lory la incontrai molti anni dopo e nacque una complicità molto bella e demo spettacolo online.
Magari più avanti ve lo racconterò.
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Aggiunto: 4 anni fa
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