Dio cosa mi procura pensarci...
L'inizio di tutto. TUTTO.
Andavo a scuola e avevo alcuni amici migliori rispetto agli altri, a quell'età è un classico, ci sono sempre quelli legatissimi, quelli fidati ed io ne avevo tre, due che abitavano sulla mia via e uno che frequentava la mia stessa classe ma che ci raggiungeva nei pomeriggi che passavamo assieme, avevamo molti posti in cui passare il tempo, il cortile della mia palazzina era il principale, il campetto in fondo alla strada se non giocavano i più grandi e tutto un prato molto ampio che costeggiava un fianco della strada principale e che, in fondo allo stesso mostrava un grande casale di una fattoria, coltivavano grano in quei campi e noi d'estate ci andavamo a bagnare con gli irrigatori che creavano una bella e fresca pioggia, li alla fine diventavamo anche venti tra ragazzini e ragazzine, si passava il tempo a tirarci gavettoni, giocare a palla, acchiapparella, tana libera tutti e altri giochi che presumo siano spariti dalle strade.
Parliamo dei lontani anni 90.
Noi quattro avevamo anche delle vite nascoste che nascondevano agli altri ma a gruppetti. Io e Andrea, Andrea e Mirko, Andrea e Jessica, io e Jessica, Jessica e Mirko, Jessica e fabrizio e Fabrizio e me. (Ovviamente non sono i loro veri nomi).
Ma non pensate male. Non sempre almeno.
Poi i genitori di Andrea comprarono una piscina per evitare che venisse con noi in quei campi e considerando che a scuola era vessato iniziò a selezionare con molta cura chi invitare da lui. Eravamo il solito gruppetto più Jessica, Geggia era una ragazza che mi abitava vicino, cavoli, se ci ripenso mi batte il cuore, adoravo Jessica, era pel di carota, piena di lentiggini e fu probabilmente il mio primo amore, certe cose allora si prendevano in modo diverso e restò una mia fantasia, comunque questo non ci interessa, Jessica non entrò mai nella mia vita sessuale, se non come idolo che adoravo masturbandomi o quella volta che dalla mia persiana la spiai nella sua camera completamente nuda mentre litigava con la nonna, che storie... Mi sembrava di avere il cuore in procinto di esplodere e se ci ripenso lo sento anche ora.
Comunque un pomeriggio eravamo solo io e Andrea, Fabrizio e Mirko, gli ultimi due ci avevano fatto compagnia per un po', poi la madre di Mirko era venuta a prenderli e restammo solo io e Andrea da soli a giocare nell'acqua con pistole trasparenti tutte colorate, freesbee e un pesantissimo pallone di spugna, totalmente zuppo ovviamente.
Dolorosamente Zuppo.
Beh alla fine uscimmo dalla piscina che, premetto, sarà stata alta un metro e mezzo e larga sei, otto metri ma per quel che mi riguarda poteva essere anche più piccola, a quell'età e nei ricordi è tutto così falsato.
Uscimmo e ci sedemmo sotto l'albero di fichi su delle sedie di plastica esausti ma felici, quanto era facile essere felice all'epoca, mi sento nostalgico.
«Ma che ti piace Jessica?» Mi chiese.
«Tantissimo» gli risposi dopo una breve riflessione incrociandone lo sguardo.
«A me non piace molto, è rossa» disse lui
«Forse anche per quello mi piace» ribattei.
«Ti ci fai le seghe pensandola? Te ne faresti fare una da lei?» chiese guardandomi in modo furbetto, risi fortissimo in modo non esattamente spontaneo e sentivo nel mio costume una erezione che si stava affacciando alle porte. Non capisco ancora perché la domanda mi eccitò così improvvisamente, ma tant'è. Oh si che me le ero fatte per lei, sopratutto spiando dalle persiane chiuse della mia stanza.
«Sarebbe fantastico Andrè» risposi.
«Ma te le fai o no?» chiese ancora.
«Si, si...» non mi aveva mai fatto simili domande, a volte avevamo giocato, ci eravamo pungolati con argomenti sessuali, le solite cose per quell'età ma domande del genere... E poi... aveva una strana espressione sul viso. Sottilmente sorridente.
«La baceresti?»
«La bacerei un sacco Andy»
«Con la lingua?»
«...Si...»
«Hai mai baciato qualcuno?» chiese seduto e osservandomi con aria superiore dalla sua sedia da giardino colorata. Accavallò le gambe magre e glabre.
«No, mai.» gli risposi affranto «Tu?»
«Si»
Ebbi un sobbalzo e lo fissai curioso «Chi?»
«Ehhh» disse lui «non si può dire...Però lo conosci»
«lo conosco?» chiesi tra lo sconvolto e l'invidioso sottolineando il genere maschile del soggetto, non tanto perchè era qualcosa di estremamente proibito farlo con un altro maschio, ma perchè aveva baciato, era il gesto in se che mi rendeva combattuto tra l'invidioso e il geloso.
«Si»
«Perchè?»
«Perchè ci ha provato lui una sera che stavamo a letto e io l'ho lasciato fare, diceva che era per insegnarmi, lui si bacia con la fidanzata e fa pure altro, te lo dico io»
«Allora perchè ha baciato te?»
«Perchè gli piaccio ha detto e voleva insegnarmi, ma sei il solo a saperlo, non deve saperlo nessuno è chiaro?»
«Si» risposi io con il fiatone e il battito acellerato.
Calò un pesante silenzio tra noi due mentre io fissavo la piscina.
«Ti ho sconvolto?» chiese lui ridendo di gusto.
«Si» dissi «Perchè hai baciato qualcuno e perchè era un maschio»
«E allora?»
«Non...» non sapevo che dire, mi sentivo in colpa anche solo a dire che era sbagliato, poi Andrea era il mio migliore amico e già era tartassato a scuola, se lo avessi fatto anche io sarei diventato come quei ragazzi, ingiusti e barbari.
«Ti è diventato duro» mi fece notare con un candore sconcertante scuotendomi dal mio viaggio mentale. Rise con le mani sul proprio viso. Rideva di gusto, di cuore.
Questa sua osservazione mi raggelò e mi guardai, oh era eccitato anche lui, si vedeva sotto il costume, proprio come me, anche se io ero dal discorso su Jessica che mi si era indurito inesorabilmente. Lo fissai negli occhi e lui sostenne lo sguardo, sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. Non ebbi reazioni
«Ti piacerebbe se ti baciassi?» mi domandò
«No, solo che... Vorrei che fosse Jessica» risposi.
«Possiamo fare finta che io sia Jessica» mi disse alzandosi in piedi e indicando il capanno degli attrezzi del nonno «Vieni?» chiese prendendomi per mano e facendomi alzare.
Lo seguii lasciandogli la mano e ci trovammo nel capanno degli attrezzi in meno che non si dica, c'era di tutto li dentro, odorava di umido e polvere, di vino raffermo e faceva caldo, faceva dannatamente caldo li dentro e quando stetti per dire qualcosa mi baciò.
Senza premesse.
Sentii le sue labbra sulle mie e la sua lingua dentro la mia bocca, sulla mia lingua, curiosa guizzava dentro di me e restai impalato finchè non intervenne davvero la fantasia e chiusi gli occhi imitando i suoi gesti, lui mi strinse le spalle e ci baciammo, io me ne stavo fermo come uno stoccafisso. Passarono diversi minuti, sbavavamo, fu molto diverso quando invece sentii la sua mano sul mio sesso, sul costume.
Cercai di divincolarmi e mi trovai con le spalle al muro, lo urtai così forte che feci ballare tutto.
«Che fai?» chiesi con il fiatone staccandomi da lui, mi rimase invece incollato addosso dopo il mio tentativo di resistenza. Piangevo, stavo piangendo.
«Perchè piangi? Non ti piace?» domandò lasciandomi.
«E'....» non sapevo cosa fosse, ma mi uscì «E' l'emozione, io non avevo mai pensato a questo.» le mie forze svanirono, mi rilassai e non cercai più di respingerlo.
«E non ti piace?» aveva ripreso a carezzare il mio sesso con il palmo della mano, ancora da sopra il costume anche se ormai il glande era sgusciato fuori dall'elastico degli slip facendo capolino dalla pelle.
«E'.... bello» ammisi, lo pensavo davvero e tutto sommato Andrea assomigliava ad una femmina, ragione per cui veniva tartassato a scuola dopotutto.
«Lo hai già fatto a qualcuno?» chiesi osservando i suoi movimenti su di me e lui come risposta annuì.
Era abile, bravo, veloce. La pressione ideale. Lo aveva ormai fatto sgusciare fuori per metà e giocava con la cappella avvolta nella pelle.
«Mi ha insegnato sempre il mio amico, sono bravo vero?» domandò ed io feci segno affermativo col capo. «E ne ho fatte anche a Mirko sai?»
«M...Mirko? » chiesi esitante
«Si, gli era diventato duro mentre giocavamo ad un videogioco e gli ho chiesto... E lui... Sai... Quindi io...»
Io mi piegai in avanti, in una contrazione di piacere, lui mi sorrise teneramente.
«Posso tirarlo fuori?» domandò ed io feci gesto ancora di si con la testa, a occhi chiusi, lui non se lo fece ripetere due volte, mi abbassò gli slip del costume e iniziò a farmi una sega, completa, veloce, ed era bravo davvero ed ero rapito dal fatto che non fossi io a farmela, lui mi guardava e sorrideva.
«Lo avete proprio diverso...» sussurrò, ed io aprii gli occhi respirando affannosamente «Il pisello dico... Il suo è più grosso e ha la punta più piccola...»
Non sapevo che dire.
«A te piace farle?» chiesi e lui rispose affermativamente solo con un gesto del capo aumentando però la velocità della mano. Mi appoggiai ad un barile di plastica blu con la schiena e i glutei e venni, feci uno schizzo incredibile a tre riprese e una colata copiosa. Gli avevo schizzato sulla pancia, lui mi lasciò l'uccello e senza pulirsi si tirò fuori il proprio calandosi il costume e si masturbò a sua volta, io ero immobile a fissarlo mentre se lo menava con le mani sporche del mio seme. Il mio seme era su di lui, lo fissavo intensamente.
Bianco, denso, che lentamente colava.
Venne in aria, verso la parete di legno e rise felice in modo strozzato, ridemmo.
Mi venne da ridere.
Rise anche lui.
«Che dici ce lo facciamo un bagno?» domandò «Mi hai tutto sporcato.» chiese come se fosse una cosa normale.
Prima che me ne andassi mi chiese imbarazzato se poteva essere una cosa che fosse restata tra noi.
E cosi fu.
Tornammo nella piscina e continuammo a fare cose normali, come se non fosse successo nulla.
Quella sera a letto immaginai che il mio pisello fosse il suo e mi masturbai ancora, lo feci due volte perchè pensando ad Andrea pensai di rimando a Jessica e mi piaceva troppo perchè non fosse la mia amante anche quella notte.
Quella comunque non fu l'unica volta in cui ci divertiamo insieme, cercavo sempre di attardarmi con lui il pomeriggio e se mi andava bene finivamo in camera sua o in cantina o in camera mia per una sega, più avanti gliene feci una anche io e me
lo ricordo con molta intensità, mi emoziona ricordarlo.
L'ultimo anno di scuola prima di trasferirmi fu il gradino della mia bisessualità.
Il grande salto nel vuoto.
Come già detto a volte si pomiciava con Andrea e sempre, fisso mi masturbava. In due occasioni ci trovammo nudi come vermi sul mio lettone a strusciarci addosso in un impeto selvaggio di pomiciate compulsive. In una occasione a forza di starmi sopra mi venne addosso e non mi dispiacque affatto e fu proprio in quell'occasione che lo masturbai.
Eccitato da quell' evento.
Ricordo che si levò dritto emozionato e ansimante quando accadde, il suo sesso pulsava ed era sudicio di seme.
«Caaazzo... cazzo che ho fatto! Scusa porca troia, scuuuusaaa....» con le mani sul viso, paonazzo.
Senza sapere che fare.
Io mi fissavo in silenzio la pancia. Avevo schizzi sul basso ventre, sul sesso e fin sopra, sul petto e lui stava li. In ginocchio ancora eccitato ma con la cappella esposta e sporca di sperma.
«Non fa niente Andy. Pulisciti dai » era scosso e tremante, emozionatissimo e mentre io mi pulivo lui si lavò con delle salviette umidificate che avevo nello zaino, iniziò a rivestirsi tremante. Io mi misi seduto sul letto e di slancio lo fermai. Lo accompagnai sdraiato e lo baciai.
Era emozionatissimo e in quel bacio che mossi per la prima volta la mano su quel sesso, su un cazzo non mio. Gemette fortissimo mentre lui iniziava a farlo anche a me. Era come se lui non fosse abituato a quelle attenzioni, era strano, era così svegliato e pratico nel donarsi agli altri ma così inesperto a ricevere. Interrompemmo il bacio e seduti sul letto segandoci a vicenda. Rumorosamente. Veloci, ogni volta che le mani arrivavano alla base schioccavano sulla pelle. Ansimando entrambi in silenzio, Io non venni, lui si.
Molto presto.
Io dovetti masturbarmi da me per venire, ero troppo teso.
Dovetti impegnarmi sotto il suo sguardo inebetito e sognante.
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Aggiunto: 4 anni fa
Utente:
«»
«Molto eccitante»