Vorrei aspettare che esca per farmi almeno una sega veloce sotto alle lenzuola ma anche per quello non ci danno il tempo perché poco dopo nonna Norma apre la porta senza nemmeno bussare “forza che la colazione è pronta”.
Mi vesto cercando di infilare la mia erezione nei pantaloni senza pensarci e scendiamo.
Zia Luisella, la sorella maggiore di mamma è già arrivata quindi pare arrivato il momento degli addii. La guardò, non la conosco benissimo, l’ho vista giusto qualche volta alle riunioni di famiglia e non abbiamo mai parlato troppo. Bionda, come nonna, ma direi almeno una decina di chili più pesante. Tettona, un po’ come tutte le donne di casa e direi anche bella culona a giudicare dal carico che nasconde sotto la gonna.
Le guardò anche le gambe ben che scoperte solo dal ginocchio in giù, più che altro per valutare che calze indossi.
È un po’ una mia piccola fissa. Guardò sempre ogni donna che ho davanti per cercare di capire che calze abbia.... Collant, autoreggenti..... 20 denari? 40?
Secondo mia sorella sono feticista del nylon. Io non saprei dire perché ai feticisti viene duro pensando alle calze a me viene duro pensando alla porca che le indossa e, se non le indossa, mi viene duro lo stesso.
Comunque zia Luisella le porta nere, molto velate e presumo siano collant anche se non ne ho la certezza.
Ci sono buone notizie. Andremo tutti a Milano con lei. Infatti è successo un piccolo contrattempo e zia non è potuta venire in auto a prendere Emy ma ben si in treno quindi ora sarà zia Olga ad accompagnare Luisella ed Emy a Milano e siccome c’è un posto libero in auto potrò stare con mia sorella ancora un po’.
“Potevi avanzarti il viaggio in treno” dice zia.
“Ma no figurati poi è da un bel po che non vedo mamma... anzi se non vi spiace partirei dopo pranzo così resto un po’ con mamma” dice Luisella.
“Va bene -annuisce zia Olga- basta che non facciamo troppo tardi che poi si fa buio”.
“Ma no figurati.... verso le due si può partire”.
Così guadagniamo altro tempo.
La zia Olga ogni tanto mi guarda e penso abbia ancora qualcosa da dire di ieri sera ma non ne fa mia parola specialmente davanti alle altre parenti. Comincio a pensare che se lo terra per lei e piano piano la paura mi passa.
Finiamo la colazione e zia Olga decide di uscire per fare spese, nonna invece ci invita senza troppi giri di parole ad uscire di casa “andate a farvi un giretto, andate al parco giochi.... noi dobbiamo fare le pulizie e non ho bisogno di imbrogli” lo dice scherzando e con un sorriso ma comunque che siamo di imbroglio c’è lo ha detto...
Decidiamo quindi di toglierci dalle scatole e usciamo.
“Ma a te non pare strano che dovesse fare le pulizie proprio adesso?”.
“Lo sai che la nonna è sempre lì che pulisce” dico io.
“Si ma non con un ospite in casa. Voglio dire arriva la zia ospite e lei si mette a pulire”.
“Maniaca dell’ordine?”.
“Si ma a noi per mettere in ordine ci manda al parco giochi come se avessimo dieci anni e la zia resta con lei”.
“Dovranno parlare di cose che noi non dobbiamo sentire”.
“Probabile... allora che vuoi fare George?
“Potremmo davvero andare al parco giochi”.
“A fare che?”.
“Mi siedo sull’altalena.... poi tu ti siedi sopra di me... e ti scopo ancora una volta”.
“Che porco.... penso sempre a scopare!”.
“Bhe anche tu...” obietto io.
“Vero” annuisce Emy con una risatina.
Mi è già venuto duro anche se non lo dico ma sono quasi certo che anche mia sorella abbia parecchia voglia. L’idea sarebbe di scopare ma quel poco di pudicizia che abbiamo ancora ci impedisce di farlo all’aperto anche se una mezza idea di farlo in un bosco un po’ c’era....
Alla fine però Emy decise che potevamo fare una cosa anche migliore. “Meglio di una scopata?” dissi poco convinto. “Fidati” annui lei.
Così passando da un piccolo pertugio in fondo al giardino, dove secoli prima si era rotta la rete che cingeva il cortile della casa delle nonne e che nessuno si era mai preso la briga di riparare, tornammo a casa. Eravamo una specie di agenti segreti, di super 007, forse solo un po’ più arrapati e curiosi.
Attraversammo il piccolo prato nascondendoci dietro agli alberi attenti a non fare rumore e a captare ogni movimento che avesse rivelato la nostra presenza, raggiungemmo la porta posteriore che era sempre aperta e badando sia di non farla cigolare che di non farla sbattere entrammo piano piano in casa.
Non si sentiva alcun rumore ma sentimmo il rumore delle scarpe col tacco di zia Luisella che battevano sul parquet al piano di sopra. Le due donne erano certamente li, in camera di nonna.
Salimmo. La scala non era di aiuto perché era in legno e faceva un sacco di scricchiolii ad ogni passo quindi ci muovevamo come gatti o comunque come meglio riuscivamo a imitarli. Ci volle quello che sembrò un secolo per arrivare al piano di sopra ma alla fine ce la facemmo è ancora nessuno pareva essersi accorto di noi.
La camera di nonna era la prima in cima alla scala quindi pur acquattati sull’ultimo gradino ci sporgemmo appena appena verso l’interno per guardare dentro.
La porta era aperta e ciò che vidi fu meraviglioso.
C’era mia zia Luisella. Nuda! Anzi meglio che nuda. Aveva solo il collant senza mutande sotto.
Non so se sia una cosa normale ma una fica appena velata sotto al nylon la trovavo anche più arrapante di una in primo piano. In più c’erano le sue belle pere grosse e sode, una quinta minimo, che ballonzolavano ritmicamente mentre la zia si muoveva per la stanza.
È il bello doveva ancora venire.
Concentrato sulla zia non avevo visto nonna che stava un paio di metri più in là. Indossava un bustino bianco con molti pizzi e le tettone erano tutt’e fuori e in bella vista. Era magnifico, avrei voluto avere mille occhi per poter guardare tutto contemporaneamente anche perché sotto la nonna non aveva le mutande. La sua fica, bella pelosa, era in bella vista e non parliamo delle calze color carne tenute su coi gancetti...
Era troppo.... mi stava scoppiando il cazzo e anche mia sorella si stava gustando la scena ne ero certo.
Entrambi non vedevamo l’ora di vedere cosa facessero quelle sue donne, madre e figlia, mezze nude in camera da letto ma forse ci tradì la nostra ansia, forse ci scappò un sospiro....fatto sta che a un certo punto nonna esclamò brusca “che cavolo state facendo voi due!”.
Noi saltammo fuori, l’aria di nonna era molto arrabbiata mentre la zia sembrava più imbarazzata e infatti si coprì i grossi seni con le mani anche se mi lasciò sbirciare ancora il suo pelo appena nascosto dal nylon nero.
“Allora!?” Disse senza preoccuparsi di coprire le sue nudità che ora vedevo anche meglio.
“Stavamo solo giocando” balbettai io.
“E voi invece?” rispose mia sorella da sempre più scafata di me.
“La zia si stava provando dei vestiti che a me vanno stretti. A voi non interessa. Non è roba per mocciosi. Forza andate di sotto. Subito”.
Io ubbidii al volo lanciando un ultimo sguardo a nonna sperando di ricordare tutto quello che vedevo, Emy, più esitante mi seguì silenziosa subito dopo.
“Guadatevi la tv in salotto e non salite più porcelli!” urlò la nonna secca.
Obbedimmo.
Io guardai Emy, lei guardò me “e saremmo noi i porcelli? Chissà cosa facevano quelle due”.
“Hai sentito no. Zia provava i vestiti”.
“Ma non berti ste cazzate dai. Allora perché nonna era nuda?”.
“Non lo so, forse li provava anche lei. Però è stato bellissimo hai visto che tette?” dissi.
“Ho visto si...avevo voglia di succhiarle a tutte e due”.
“Cazzo sei proprio lesbica....” mormorai.
“Allora vuol dire che ti arrangi con la mano...” chiuse lei.
“Ma adesso dici?”.
“Non ne hai voglia?”.
“Si ne ho voglissima... ma” lei però aveva già aperto le gambe e si stava calando le mutandine.
“Cazzo ma se ci beccano...”
“Tranquillo hanno da fare come hai visto” sorrise mentre si sdraiava sul divano aspettando che le montassi sopra. La sua fichetta aperta e invitante non domandava altro...
Scivolai su di lei con tutta la mia vogliosa potenza, il mio cazzo era già teso è pronto a possederla....
“Tu dici che quelle due se la leccano?”.
“Secondo me si” sorrise mentre la penetravo facendole strabuzzare gli occhi per il piacere.
Così partimmo al pomeriggio.
Zia Luisella guidava la 500 di Olga che le stava seduta a fianco e noi due stretti dietro su quei sedili troppo corti.
Il viaggio durò più di due ore e mentre le due donne davanti parlavano fra loro noi dietro guardavamo fuori dal finestrino, giocavamo e più che altro facevamo un sacco di sbadigli.
Alla fine giunti alle porte di Milano raggiungemmo la palazzina dove viveva zia col marito e il figlio un po’ più piccolo di noi.
Non era un appartamento lussuoso ma c’era abbastanza spazio per tutti e soprattutto Emy aveva una camera tutta per lei.
Ci lasciarono un attimo da soli per mettere via la roba e ne approfittammo per baciarci ancora una volta. Stavolta era davvero l’ultima e il dolore era palpabile. Lei piangeva, io mi trattenevo a stento.
“Meglio che andiamo” disse zia Olga sentendo palpabile quell’aria da funerale.
“Non prendete nemmeno un caffè zia?” chiese Luisella.
“Prima partiamo, prima gli passa a tutti e due” concluse lei.
“Si -annuii anche io- meglio andare. Addio zia, addio Emy” e uscii dall’appartamento senza più voltarmi indietro.
Siccome avevo il foglio rosa guidai io.
Zia mi sedeva accanto e sembrava non avesse molto da dire. Stette zitta per quasi un’ora mentre a me, saltuariamente cadeva l’occhio sulle sue gambe fasciate da un nylon nero fumo. La gonna si sollevava abbastanza mano a mano che lei cercava di mettersi comoda e a un certo punto il bordo era così sollevato che vedevo l’inizio della giarrettiera.
La cosa mi fece un immenso piacere e la guardai a più riprese fin che a un certo punto zia Olga non borbottò “meglio che guardi la strada”.
“Come scusa?”.
“Guarda la strada non le mie gambe”.
“No zia io.... mica guardavo...”.
Rise “non negare. Sei un maschietto è normale che guardi le cosce. Non è grave”.
“No ma io è solo che....”.
Non pareva neanche mi stesse ascoltando “invece quello che ho visto ieri un po’ più grave lo è. Ma lo fate da tanto dimmi?”.
“Cosa scusa?”.
Sbuffò probabilmente irritata perché facevo lo gnorri “Scopare. È da molto che tu e tua sorella scopate?”.
“Un po’...” borbottai.
“Bhe spero abbiate avuto il buon senso di non venirle dentro”.
“No ci stiamo attenti tranquilla...” risposi meccanicamente.
“Ottimo. Comunque, adesso, per un po’ dovrete smettere per forza. Dimmi c’è l’hai una ragazza?”
“Qualche amica ma nulla di serio”.
“Quindi vai di mano da adesso in poi” ridacchiò secca.
“Come scusa?”.
“Le seghe. Ti farai un mare di seghe immagino”.
“Ma zia cosa dici”.
“Su non ti imbarazzare. Siamo soli io e te e a forza di guardarmi le gambe ti è anche venuto mezzo duro. Parliamo a carte scoperte. Che resti fra noi”.
Mi limitai ad annuire.
“Che un diciottenne abbia voglia di sesso è più che normale e altrettanto normale che tu abbia continue erezioni che devi sfogare. Quindi nulla da vergognarsi a farsi un po’ di seghe. Anzi meglio quello che qualche compagna di scuola incinta”.
“La mia comunque è una scuola maschile non ci sono compagne di classe”.
“Tanto meglio -sorrise- comunque dicevo che se devi farti le seghe fattele. Osserva solo qualche regola...”.
“Ci sono le regole per farsi le seghe?” pensai senza dirlo.
“Uno: lo sperma macchia tantissimo. Quindi niente schizzi sulle lenzuola del letto e soprattuto sul materasso. Faremo in modo che ci sia sempre un bell’asciugamani in camera tua... usalo.
Due se te le fai in bagno cerca di mirare il buco della tazza e non l’asse. Io e nonna su quell’asse dobbiamo appoggiare i nostri deretani e non sarebbe carino ti pare...”.
In realtà l’idea del suo culo che sguazza nel mio sperma mi esalta molto ma faccio finta di nulla. Abbozzo e annuisco e riesco solo a dire “e poi...”.
Lei pare pensarci. “Niente, per ora basta direi. Se mi verrà in mente altro o se ci sarà qualche necessità ne parleremo”.
“Quindi non ci sono problemi?”.
Sorride. “No. Puoi tirarti il pisello tutte le volte che vuoi. Siamo adulte tutte e due e non ci sconvolgiamo per così poco....o a proposito.... complimenti”.
“In che senso scusa?”.
“Bhe è bello grosso direi farai felici molte donne”.
Riesco solo a dire “grazie” sentendomi anche un po’ coglione. Continuo a guidare e solo qualche decina di chilometri dopo, forse per sfida le dico “in verità ne avrei bisogno proorio adesso”.
Lei non batte ciglia “si ho notato che sei gonfio sotto ai pantaloni. Potremmo fermarci allautogrill più avanti. Tanto devo urinare. Io urino, tu ti fai la tua cosina e magari ci beviamo un caffè...”.
Che dire.... la mia zietta è davvero una donna moderna. Decido di provarci “e che ne dici se invece accosto a quella piazzola, tu pisci e io ti guardo.... così la sega viene meglio”.
“Accidenti come siamo diretti.... quindi non ti eccita solo la sorella, in realtà ti arrapa anche la vecchia zia”.
Allungo appena la mano e le accarezzo la coscia “mi arrapi da morire Olga”.
“Però non raccontare questa cosa a tua nonna va bene?”.
“No no certo che no....”.
“Allora forza, accosta in quell’area di sosta e mettiti bene in fondo dove non c’è nessuno e, per favore, mira bene... non voglio sperma sui vestiti chiaro”.
“Starò attentissimo giuro” garantisco tutto eccitato e felice....
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Aggiunto: 4 anni fa
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