Sono ormai più di dieci anni che io e Donato siamo abbastanza serenamente sposati; i primi otto sono scivolati limpidi e senza inciampi, tranne per qualche mia resistenza a praticare il sesso in maniera ‘diversa’: mi rifiutavo di prenderlo in bocca perché mi faceva schifo; non lo prendevo nel didietro perché mi faceva paura; per il resto, tutto regolare; sono nati anche due bellissimi figli che adesso hanno dieci ed otto anni.
Proprio la nascita dei figli è alla radice delle nostre difficoltà: le gestazioni hanno abbassato la libido di tutti e due e ci siamo trovati, dopo la nascita del secondo, a rallentare notevolmente il ritmo dei rapporti; non è stata estranea a questa trasformazione l’incidenza del lavoro che mi prende sempre più e mi allontana abbastanza dalla casa ove io sono meno presente di Donato che vi svolge anche il lavoro ed è quindi assai più attento; e forse anche qualche piccolo problema di salute di lui, di cui non abbiamo mai occasione di parlare, per la difficoltà che ormai incontriamo a trovarci di fronte coi nostri problemi, specialmente quelli di natura intima.
Io vorrei che mio marito tenesse conto del mio amore per lui e si preoccupasse di spiegarmi come mai non mi cerca così frequentemente come un tempo; ma lui sembra che consideri secondario il problema o che attenda che sia io a farmi avanti per le mie esigenze di sesso; io, per mia parte, non ho nessuna voglia di chiedere e mi arrocco sul principio che la donna deve essere desiderata, coccolata e ricercata dal suo uomo, altrimenti perde fiducia in se stessa.
La conclusione, ovvia, è che ci allontaniamo irreparabilmente e, non appena un collaboratore esterno dell’ufficio mi fa una corte discreta, comincio a palpitare in maniera strana ed a sentirmi particolarmente vivace ed attenta a me stessa; parliamo molto anche di argomenti intimi, negli intervalli che il lavoro ci concede; ed io mi sento proiettata ad un interesse sessuale che non ricordavo di avere mai provato; Donato sparisce sempre più all’orizzonte, anche se ipocritamente continuo a dichiararmi molto innamorata di lui.
Me lo fa osservare Rosanna, la cara amica da anni confidente sia mia che di Donato; mentre prendiamo un caffè, le confesso questo mio nuovo disagio (lei già conosceva il precedente ed insisteva che ne parlassi con mio marito più che con lei); per l’ennesima volta mi fa osservare che il giuramento fatto all’altare prevede prima di ogni cosa la lealtà: anche se sto per tradire Donato, il mio dovere è innanzitutto parlargliene ed avvisarlo del rischio incombente; lui potrebbe decidere di lasciarmi fare senza problemi, se così gli andasse; potrebbe chiedermi di divorziare; potrebbe rivoltarsi duramente; ma tutto avverrebbe all’interno di una chiarezza cristallina pregiudiziale ad ogni amore, vero o presunto; il silenzio e la nuova storia sono invece puro, indegno tradimento, insomma corna della peggiore specie.
Le faccio osservare che neanche Donato mi parla dei suoi problemi; che se sto zitta gli risparmio delle sofferenze e che, se distinguo l’amore dal sesso, una bottarella senza problemi non incide su una vita in comune; mi augura che si tratti solo di una ‘bottarella’ e mi invita a riflettere.
Non rifletto molto; dopo qualche giorno, mentre andiamo a pranzo, col collega mandato di consulenza dalla sede vicina, finisco per trovarmi in un b&b a pranzo e, subito dopo, in una camera che lui ha preso quasi di nascosto.
Quando mi porta su e chiude la porta, lascio a casa le problematiche e mi concedo con larga disponibilità: la prima cosa che avverto sono le sue braccia intorno al corpo, con le mani che stringono i seni abbondanti e ben disegnati, nonostante l’allattamento dei figli: sentirmi circondata, quasi soffocata, dalla passione mi fa sentire meravigliosa e desiderata: la bestia che si indurisce tra le mie natiche è qualcosa di sublime, rispetto alla normale dotazione di Donato: mi sento trasportata in un mondo di libidine che avevo dimenticato e le viscere mi si ribaltano dal desiderio.
Amilcare, così si chiama il collega, mi fa girare tra le sue braccia e mi bacia con intensità sulla bocca: dopo tanti anni, sento la lingua catturata in un gioco di rimpiattino che mi spinge a succhiare la sua con enfasi, traendone piacere infinito; lentamente, cerca di farmi piegare le ginocchia e abbassarmi a terra: capisco che intende mettermi la verga in bocca e cerco di spiegargli che non l’ho mai fatto e che mi disturba.
“Sta zitta, troia, succhia!”
Essere trattata con tanta volgarità, anziché offendermi, mi carica stranamente di entusiasmo e mi spinge a fare quello che non avrei mai creduto: in pochi minuti il suo membro scava nella mia bocca e arriva a premermi fino all’esofago ed io godo come una matta a sentirmi violentare così volgarmente e trucidamente; una frenesia che non so spiegare mi porta a godere da pazzi anche di quella volgarità; quando mi penetra con violenza, non faccio che subire passivamente, supina sul letto, la spinta della sua asta nelle mie budella con una violenza pari a quella verbale; ma non è sazio.
Mi costringe ginocchioni sul letto e mi prende da dietro, in vagina, e sento che colpisce con inusitata violenza le mie natiche mentre affonda nella vulva fino a farmi dolere l’utero: più è violento, più mi carico di passione e di lussuria e lo invito ad andare oltre: non so spiegarmi (e non lo saprò mai) perché mi piego così docilmente a farmi schiavizzare da uno che appena conosco e a farmi trattare da baldracca da sbattere come uno stuoino; il peggio arriva dopo, quando tenta di forzare l’ano con il suo mostro: mi ribello con forza e gli dico che per il momento non se ne parla neppure; per fortuna, cede; ma mi rendo conto di avere posto un limite temporale il che significa che l’occasione non sarà una tantum come avevo dichiarato a Rosanna.
Non mi pongo nessun problema quando torno a casa e trovo mio marito che gioca con i bambini con la sua aria mesta e sofferente; mi precipito in bagno perché ho bisogno di una doccia e cerco di recuperare un minimo di rapporto; ma i ragazzi sono ostili e mal sopportano la mia ingerenza, dopo che per settimane li ho ignorati, presa dal mio lavoro; Donato mi chiede se c’è qualcosa di cui devo parlargli con urgenza; ma io, vigliaccamente, nego recisamente e mi rifugio in camera dove, presa da uno strano senso di rimorso, trangugio una doppia dose di sonnifero, mi accuccio sotto le lenzuola e mi addormento; non si parla della cosa nemmeno nei giorni seguenti, quando il ritmo del lavoro mi prende e mi travolge.
In effetti l’ipotesi che sarei tornata a vivere la situazione si ripropone dopo poco tempo e, purtroppo, non so resistere al fascino perverso di farmi schiavizzare al suo sesso e di seguirlo in tutte le evoluzioni della sua mente malata: tutti i percorsi del rapporto sessuale diventano allora praticabili anche per me abituata con mio marito a vivere il sesso solo come manifestazione fisica ed ‘esterna’ dell’amore che è, per lui, il solo valore dominante; la seconda volta che , per pranzo, andiamo allo stesso b&b non ho nessuna attenuante: so bene che cosa succederà dopo pranzo, come mi possiederà animalescamente in tutti i modi, quanta volgarità esprimerà per dominarmi e so anche che, immediatamente, mi penetrerà analmente e mi spaccherà il sedere con una violenza ingiustificabile per chiunque tranne per chi, come me, all’improvviso sta scoprendo la sua troiaggine e l’irresistibilità di essa.
Le affettuosità - che sono state sempre il punto forte dei miei rapporti con Donato - si limitano ai pochi preliminari; e comunque prevedono non solo baci e carezze ma anche operazioni strane per possedermi fino in fondo, per obbligarmi al suo piacere: insomma, in meno di due ore dimostra concretamente che cosa è una donna oggetto nelle mani di un perverso che gode nell’umiliarla: il fatto, poi, che mi confessi candidamente che sua moglie è un’autentica virago che lo controlla passo passo mi dovrebbe aiutare a capire perché scarica con tanta foga la sua repressine nella violenza che esercita su di me e si vendica di quanto subisce dalla moglie; invece, quando mi accenna all’ipotesi di fare sesso anche con altri suoi amici, non so sottrarmi al fascino della proposta oscena.
La nostra storia va avanti per più di un anno, tra violenze inaudite, piaceri infiniti e perversi, una carica sessuale che non so da dove mi derivi e che mi prende come una droga da cui non so e forse non voglio liberarmi; distrattamente osservo che Donato non sta bene, che deve ricorrere a cure mediche settimanalmente; colgo a malapena che i ragazzi a scuola sono seguiti dal padre e da qualcuno che si occupa, al tempo stesso, di loro e del loro padre, perché io ormai vivo un’altra dimensione; qualche volta, i miei suoceri cercano di catturare la mia attenzione, ma non non dò nessun ascolto, e neppure prendo in considerazione i miei genitori, che accuso di vecchiaia; insomma, sono completamente in una bolla d’aria e vivo per me sola.
Un pomeriggio, che per caso sono riuscita a liberarmi e torno a casa ad un’ora decente per la cena, trovo nel salotto Donato coi nostri figli; Rosanna, che i bambini trattano come madre putativa; e Luigina, la nostra amica avvocato che da sempre cura gli interessi di famiglia; inizialmente, il discorso svaria su piccole cose in cui rivelo la mia superficialità, non ricordandomi che classe frequentano i miei figli e quand’è stata l’ultima volta che siamo usciti insieme; capisco che Rosanna è molto attenta, sembra innamorata di Donato e glielo chiedo apertamente.
“Quando vuoi, sai anche chiedere, vedo! Se pensi nei tuoi termini, non c’è niente tra noi, non c’è stato non ci sarà mai niente; sono un’amica, molto cara, forse al limite dell’innamoramento, ma solo amica; e mi preoccupo di tante cose che a te sfuggono, a partire dallo stato di salute di Donato.”
“Perché? Cos’ha Donato?”
“Papà ogni settimana va in ospedale e noi lo accompagniamo con mamma Rosanna che ci vuole bene!”
La risposta piccata è del mio figlio maggiore: sulla testa sembra piombarmi tutto l’edificio della casa, ma soprattutto la massa di corna che ho fatto a mio marito e che mi si ritorcono contro.
“Cosa significa?”
“Significa che Donato soffre di una grave patologia che, è molto strano, è sfuggita solo alla persona che per necessità gli dorme a fianco, segno che, se al posto suo ci fosse un cuscino, per te sarebbe lo stesso!”
Fremo, ma non ho niente da obiettare.
“Quindi, questa è una riunione di famiglia per giudicare me?”
“No, è una seduta legale per decidere tra divorzio consenziente o divorzio per colpa.”
La sintesi lapidaria è di Luigina, che non parla per fare salotto.
“Donato, mi spieghi?”
“Non c’è niente da spiegare: ti comunico che ti è richiesto di scegliere se accetti che il nostro divorzio sia consensuale, senza niente da pretendere da parte di nessuno; o se invece non accetti la consensualità e sarò costretto a trascinarti in tribunale ad un processo di divorzio per colpa tua adducendo tutte le prove del tuo comportamento indegno di qualunque normale condotta civile e umana.”
“Ma di quali prove parli?”
Luigina mi indica un enorme faldone.
“Donato è una persona troppo dolce e corretta: non ha mai cercato di indagare sul tuo comportamento anche se da due anni conosce bene che cosa hai fatto col tuo Amilcare; ma la moglie di lui non è stata così tenera; ha incaricato un’agenzia ed ora abbiamo materiali per svergognarti di fronte a tutti, per chiedere ed ottenere il divorzio per colpa e forse per privarti dei diritti maternali sui figli per manifesta incuria colpevole e vergognosa. Per ora ti parlo ancora da amica: se accetti il divorzio consensuale, eviti lo scandalo ed ottieni il risultato di scomparire dalla vita di tuo marito, dei tuoi figli e, permettimi, anche delle tue amiche che certo non possono condividere la tua schiavitù ad un maschio violento, volgare ed arrogante. Ora devo parlarti da avvocato di parte, che rappresenta tuo marito: se rifiuti l’accordo consensuale, dovrò farti la guerra e, ti assicuro, sono pronta a strapparti anche la pelle dal corpo se cerchi di avanzare qualunque pretesa; Rosanna ha cercato per due anni di farti ragionare: non hai voluto e adesso TE NE VAI e non stai più a turbare nessuno. E’ mia opinione che Donato sia peggiorato nella malattia quando ha scoperto il tuo comportamento laido, perché gli si sono abbassati i sistemi difensivi naturali; piuttosto che permetterti di fare altri danni, ti assicuro che ti spello viva personalmente, anche fisicamente se necessario.”
“Comunque vadano le cose, la prima cosa che devi fare è lasciare questa casa e non inquinarla più con gli odori che ti porti dietro dai tuoi amplessi e soprattutto dalla tua incontinenza fecale, eredità delle penetrazioni anali assai violente a cui ti sei sottoposta dopo aver espresso per anni terrore e schifo per certe pratiche, orali e anali.”
“E dove dovrei andare?”
“Non è problema nostro, amica cara. La casa è di proprietà di Donato, come tutto il resto e non siete in regime di comunità di beni; te ne devi andare, da uno dei tuoi amanti, in un albergo, a casa dei tuoi, in un appartamento che affitterai. Te ne devi andare!!!!!!”
“Devo andare via adesso?”
“Si”
“E i nostri figli?”
“Ai miei figli baderà chi lo ha fatto fino ad oggi, mentre la madre andava in giro a farsi sbattere come uno straccio vecchio.”
“Posso sapere chi lo ha fatto?”
“Mamma Rosanna.”
E’ la risposta corale dei miei figli.
“E mamma Luisa non la volete?”
“Quanto tempo ti fermi con noi?”
“Se vostro padre mi accetta ancora, mi fermo per sempre. Aspetta, Donato; aspetta, Luigina; ed anche tu, Rosanna. Datemi le carte da firmare per il divorzio consensuale; le firmo immediatamente e non cercherò attenuanti. Posso chiederti di sperimentare per qualche tempo, decidi tu quanto, la separazione in casa? Tu vivi la tua vita nella tua casa; io resto a farti da serva, da madre dei tuoi figli senza avere nessun diritto, col solo desiderio di correggere i miei comportamenti e di essere degna di nuovo di essere madre, anche se non potrò essere mai più moglie o, più ancora, amata da te. Puoi fare questa piccola concessione ad una derelitta imbecille che ha sbagliato tutto e vuole recuperare qualche briciola?”
“Io posso regolare solo gli accordi legali; questa intesa è un fatto personale. Non sto nascondendomi dietro la professione; qui siete tre amici in situazione delicata: Rosanna si è affezionata ai bambini; è stata la perfetta infermiera per Donato, l’ha accompagnato in questi due anni che sono stati sicuramente i peggiori per colpa tua e che possono essere gli ultimi della sua vita e probabilmente ne è anche innamorata senza le pulsioni sessuali che ti hanno distrutta; Donato ha sofferto quanto nessun altro essere umano può mai soffrire per colpa di una donna perversa e incosciente; tu sei mia amica da sempre e, se avessi fatto le stesse cose in armonia con Donato, sarei stata da sempre con te; oggi non so come giudicarti. Non so trovare una soluzione valida per tutti; forse solo voi potete trovare una quadra.
“Il mio amore per Donato non pesa niente, in questa vicenda; lui ha bisogno di amicizia e di affetto; forse anche di amore, ma da ben altra sorgente; le cure e la speranza che guarisca sono ora il tema fondamentale … “
“Posso sapere che cosa hai esattamente?”
“Perché vuoi saperlo adesso, se per anni lo hai bellamente ignorato?”
“Non è per caso che non mi hai mai detto niente?”
“Non ti sei mai resa conto che non hai mai saputo ascoltare, quando eri tra le tue carte; meno ancora quando eri pazza per quell’altro. Non hai voluto, saputo o potuto ascoltare e non ti sei accorta nemmeno che diventavo calvo per la chemio. Che scusa cerchi?”
“E’ vero; ho perso il senso delle cose.”
“Allora ti basti sapere che ho la leucemia e che solo un trapianto di midollo potrebbe salvarmi.”
“C’è qualche speranza?”
Nessuno mi risponde.
“Tornando a noi, pensi che la mia richiesta sia degna di una risposta o hai già deciso che devo andarmene?”
“Io non so a che titolo potrei tenerti in casa: il mio amore si è frantumato contro la tua imbecillità; il tuo senso materno si è dissolto nell’abbandono totale dei figli. Non so se hai ancora qualcosa a cui appigliarti per voler restare con noi. Non so neanche se ho più voglia di sentire il tuo odore (ormai sgradevole per me) nel mio letto. Cosa potresti fare qui?”
“Umiliarmi, essere l’ultima ruota del carro; ma esservi vicina per quel poco che so fare: ti prego, concedimi quest’ultima occasione; lascia almeno che mi abitui all’idea di perdervi.”
“Senti Luisa, stai rivoltandoti in un groviglio confuso che si ingarbuglia sempre di più; comincia a partire dai bambini; cerca di capire se puoi recuperare il loro amore; sei la madre, qualunque cosa tu abbia fatto: ma devi essere tu a conquistarli, non puoi sperare che anche i tuoi figli come i tuoi amanti ti corteggino per portarti a letto; devi adorarli per fargli sentire che sei la loro mamma. Ti suggerirei anche di fare l’amore con Donato (e non sai quanto mi pesi dire questo) ma è chiaro che non ce la faresti con lui: ha detto chiaramente che anche l’odore del tuo corpo è cambiato da quando hai rivelato l’istinto perverso che in te c’era e che il tuo amante ha scatenato. Solo coi figli puoi avere fortuna, quei figli che ti invidio e che non perderai mai.”
“Rosanna, perché invidi a Luisa i figli?”
“Donato, non capisci che un figlio era l’unica cosa che ti avrei chiesto se tu avessi accettato di tradire per primo, anni fa; solo un figlio volevo, per riempire la mia vita e il mio amore: non hai voluto ed ho dovuto elemosinare l’affetto dei figli di Luisa e sperare che divorziaste per sposarti e adottarli io: ecco, te l’ho detto! Speravo nel divorzio per avere dei figli tuoi da amare.”
“Io sono ancora in grado di fare sesso: la leucemia non mi ha reso impotente.”
“Vuoi dire che accetteresti di fare l’amore con me e di mettermi incinta? Non avrei nessuna pretesa, poi; mi terrei il figlio tutto e solo per me, se tu accettassi di ingravidarmi … “
“Scusa, ma perché mio marito e non un qualsiasi altro uomo?”
“Perché è lui che amo da prima che vi sposaste; non prendo a caso il primo pene che mi eccita la passera e mi faccio ingravidare; voglio un figlio, ma lo voglio da Donato. Se non è possibile, fiat; se si può fare, lo faccio anche oggi.”
“E di me padre, cosa sarebbe, poi?”
“Se vivi ancora cent’anni, come mi auguro, saresti sempre suo padre, anche vivendo con un’altra famiglia. Se non ce la dovessi fare, il problema non si pone.”
“E i figli di Luisa?”
“Sono piccoli, per parlarne, ma già adesso accetterebbero me come madre putativa e un fratellino che fosse figlio mio; col tempo, le famiglie allargate diverranno una normalità. Se hai voglia di fare l’amore con me, non stare ad arrampicarti sui come e sui perché: ti sono stata abbastanza vicina per poterti considerare un poco mio, non dimenticare.”
“Ti fermi a dormire con me, stanotte?”
“Con tutto il cuore. E lei?”
“Come ha proposto: stasera dormirà coi figli e da domani se ne occuperà come madre; se funziona, penseremo ad una famiglia allargata, con una ex moglie ed una convivente, se Dio mi darà la grazia della salute.”
“Per le pratiche legali, che faccio?”
“Luigina, non è cambiato niente: questo è un capitolo diverso. Il divorzio consensuale si farà; Luisa resterà a fare la mamma dei suoi figli; Rosanna avrà un figlio da me e vivrà con me finché vorrà, poi andrà a stare da sola o con chi le pare, ma il figlio sarà comunque mio, se riuscirò a vivere abbastanza. Non mi pare che ci siano altri problemi.”
“Posso andare a farmi una doccia?”
“Non esagerare in senso opposto. Accettando che tu stia con noi, intendo che mantieni tutti i privilegi e fai quello che ritieni giusto senza chiedere nessun permesso; l’unica cautela è che ti prego di non invadere la vita di Rosanna che adesso è il mio amore vero, quello che addirittura, come vedi, mi ringalluzzisce.”
“Portati anche i ragazzi in bagno: gli piace essere coinvolti e lavarsi insieme a te. Con me lo hanno fatto spesso.”
“Ragazzi, mamma va a farsi la doccia; mi accompagnate?”
“Siiiii!!!!”
“Io allora vado; mi sembra che sia tutto chiaro. Ah, sembra che la ‘cornuta’ abbia cacciato il marito e l’abbia licenziato anche dal lavoro; Luisa potrebbe avere la stessa sorte, perché la signora ha potere anche sul suo lavoro. Che farai? La tieni comunque in casa?”
“Donato, Luisa è la madre dei tuoi figli. Non sarebbe umano metterla sul lastrico.”
“Non ci penso affatto. Tienimi informato. Nel caso, le cerchiamo un altro lavoro.”
“Ok. E’ sempre bello esserti amica; sei immenso. Adesso immagino che vi darete da fare per mettere in cantiere vostro figlio. Posso prenotarmi come madrina al battesimo?”
“Per la zia Luigina, questo ed altro.”
Vanno verso la camera da letto, Donato e Rosanna; uscendo dalla doccia, quasi per riflesso condizionato, mi dirigo alla nostra camera, non a quella degli ospiti o a quella dei bambini; apro, con in testa l’asciugamano e il corpo nudo, e mi blocco di fronte ai due corpi plasticamente disposti sul letto, nella più classiche delle posizioni: mentre Rosanna, supina, geme di un piacere tanto intenso che si comunica anche a me, Donato, prono, preme su di lei con garbo ed eleganza, baciandola, leccandola e sussurrandole dolci moine amorose; sto piangendo mentre ricordo come faceva l’amore con me, FACEVA L’AMORE, perché lui non fa sesso, lui ama profondamente: ed io sento scavarsi dentro di me un abisso di vergogna e di stupidità per come mi sono fatta sbattere mentre, a due passi da me, un uomo straordinario sapeva scavarmi dolcezze infinite anche quando gli negavo quel che agli altri avrei gettato come perle ai porci.
Li guardo persi nel loro amore, di cui non so se essere più gelosa o più invidiosa; lui le sta profondamente dentro ma non si muove e passa con polpastrelli delicati sul profilo del viso, sul seno matronale ma acerbo: non ha avuto figli; non ha fatto molto sesso; non ho conosciuto suoi amanti, nel corso degli anni; per quello che so, potrebbe anche essere ancora vergine, se non del tutto almeno parzialmente; Donato si perde ancora a percorrere il ventre piatto e sensibilissimo: vibra e si contrae ad ogni tocco, non so se per amore o se per naturale sensibilità; sento che lei gode molte volte e talora urla il suo piacere.
Poi il mio ex marito comincia a cavalcare il suo nuovo, verginale amore, e lei gode ancora da pazzi, freme, si agita, urla, impazzisce finché sento che lui si tende, si contrae e alla fine si rilassa: per quello che ho vissuto, sta scaricando nel sue ventre tanto di quello sperma da ingravidarla sicuramente: sento il dolore attanagliarmi il corpo al pensiero che in quel momento un altro figlio, ma stavolta non mio, sta arricchendo la famiglia di Donato che ai figli ci tiene molto.
Mi allontano in silenzio e mi dirigo alla camera dei bambini, nella speranza di ritrovare almeno un po’ di quell’affetto che ho dissipato lungo la mia vita disordinata; i ragazzi mi chiedono del padre e di Rosanna; gli dico che hanno da fare nella camera da letto.
“Stanno facendo il nuovo fratelllino?”
Mi chiede sorprendendomi il più grande.
“Si; vi fa piacere avere un altro fratellino?”
“Si; con un altro fratellino e con un’altra mamma saremo molto più felici.”
“Allora, vestitevi ed andiamo a preparare la cena anche per papà e mamma Rosanna.”
Vorrei che le mie traversie fossero finite e che, con questo compromesso tanto difficile, finalmente un raggio di sole fosse spuntato nel tunnel dei miei errori; ma è proprio vero che ‘al peggio non c’è mai fine’ e che altre prove sono all’angolo in attesa.
Mentre mi dedico alla cena, per la prima volta dopo anni con l’attenzione di una brava moglie e di una buona mamma, mi squilla il telefono: è Amilcare, come temevo, e mi vedo costretta a rispondere, quanto meno per fare chiarezza: ha una voce cupa e lamentosa, quasi lacrimevole; mi chiede se posso ospitarlo, perché la moglie lo ha cacciato di casa e lui non ha un posto dove andare; gli faccio presente che sono stata appena cacciata anch’io da mio marito e che non ho un rifugio per me, a meno di rivolgermi ai miei genitori che, se messi al corrente, forse mi cacceranno anche loro; continua a piagnucolare perché la moglie, che è anche titolare della sua azienda, l’ha licenziato e lui è ridotto ormai sul lastrico.
Prima che possa obiettare, arrivano Donato e Rosanna evidentemente provati dalla sessione amorosa; non dicono niente, ma è chiaro (almeno stavolta) che spetta a me fare chiarezza.
“E’ Amilcare, si lamenta che la moglie lo ha cacciato e licenziato.”
“Cosa puoi fare? Cosa vuoi fare?”
Donato è decisamente preoccupato.
“Senti, Amilcare; mi dispiace per te; dimenticami, torno dai miei figli, accettando anche di fare la serva a mio marito e al suo grande amore; tu fa’ quello che ti pare; non ti far venire in mente di ricattarmi perché già ha provveduto tua moglie e temo che pagherò anche per questo. Ora voglio solo cercare un po’ di quella pace che ho dissipato e che qui ancora esiste. Addio!”
Mio figlio deve capire più di quanto io creda; mi viene vicino, prende il mio telefonino ed indica dei pulsanti.
“Se non vuoi più ricevere telefonate da questa persona che non ti piace, clicca su questi e poi digita ‘ok’: le sue telefonate saranno puntualmente respinte; questo vale per tutti i numeri che ti danno fastidio.”
“Grazie, amore di mamma; sei proprio bravo, intelligente e prezioso. Ti voglio bene.”
“Anche noi adesso ti vogliamo bene!”
Parla lui ma intende per i due; ed io mi sento molto agitata.
“Sbaglio o sei entrata in camera?”
“Scusatemi: è stato quasi automatico.”
“Non importa. Ti ha fatto molto male?”
“Si; mi sono sentita molto sporca e indegna: ho ricordato come tu fai l’amore e ho visto come lei lo vive; ho valutato quello che ho buttato alle ortiche e ci ho sofferto; ma sono stata felice di vedere che sei più sereno con lei; forse vi meritate tutti e due e non vorrei essere d’intralcio.”
“Luisa, io so tutto di te, perché con me hai sempre parlato chiaro; non ti sei spaventata dei rapporti multipli. Ti assicuro che nei miei sogni ci sei tu che recuperi l’amore dei tuoi, Donato che recupera al cento per cento la sua efficienza ed io che entro, con mio figlio, a far parte di una grande famiglia. Mi piacerebbe sperimentare l’amore a tre, ma l’amore non il sesso, sia chiaro. Se e quando sarai in condizione di dare e ricevere amore, chissà …
Si abbracciano e si baciano appassionatamente; i miei figli mi stringono le ginocchia, uno per lato, e contemporaneamente afferrano, uno suo padre e l’altro Rosanna, anche loro per le ginocchia; sembriamo quasi un unicum familiare di grande amore e non posso trattenere, per l’ennesima volta, una lacrima, forse stavolta di gioia.
La mia odissea si conclude l’indomani mattina, quando, poco prima dell’orario di ufficio, mi arriva una telefonata della Direttrice di reparto che mi comunica che l’Azienda, per motivi che è meglio non divulgare, ha deciso di fare a meno della mia collaborazione; che per la gravità dei fatti mi vien negato il diritto alla buonuscita e che mi sarà riconosciuto solo la parte di stipendio maturato operativamente; insomma, meglio che non mi faccia vedere più; per mera curiosità e per l’amicizia che comunque mi lega a lei, chiedo se c’entra la moglie di Amilcare, nella manovra; mi dice di si e mi avverte che potrei avere difficoltà a ricollocarmi in altre aziende perché la signora è particolarmente incattivita; posso solo ringraziarla e chiudere la comunicazione.
Entrano in cucina Donato e Rosanna, che devono essersi dati da fare per gran parte della notte, tanto sono evidentemente stanchi; lui mi chiede conto della telefonata e stavolta, puntualmente, glielo dico; mi comunica che Luigina già li aveva messi sull’avviso.
“Perché a me non ha detto niente?”
“Perché la notizia era solo ufficiosa; tu avevi affrontato appena un momento di difficoltà; ha avvertito me perché forse posso aiutarti a non rimanere disoccupata ed ha lasciato che tu avessi la notizie da fonte ufficiale, come era giusto per una rappresentante della legge. Adesso, vuoi trovare un altro lavoro?”
“Cosa potrei fare in alternativa?”
“Schiavizzarti alla casa, rinunciare alla tua libertà anche economica e restare a girarti i pollici guardandoci fare l’amore. Ti rendi conto in che maledetto ginepraio ti sei cacciata? A parte ogni altra considerazione, il presupposto della tua condotta di vita, prima e dopo, diciamo, gli errori, era e resta l’autonomia economica: tu sei libera se sei indipendente, altrimenti sei schiava di chi ti paga. Mettendoti con quel signore, hai messo a rischio il tuo lavoro, il tuo stipendio, la tua libertà; adesso dobbiamo valutare se puoi trovare un’altra occupazione, superando i veti che la signora ‘cornuta’ cercherà di far girare nell’ambiente industriale contro di te e contro il suo ex marito.”
“C’è qualcuno che mi può aiutare?”
“Ho degli amici che possono fare pressione sulla signora perché sia clemente con te, facendoti passare per stupida e ingenua più che colpevole; ma non so quanto la signora sia esasperata e, quindi, quanto la mia segnalazione possa ottenere.”
“Ti costa molta umiliazione chiedere questo favore?”
“Non è una cosa che faccio volentieri; per mia moglie, l’avrei fatto con tutta l’anima, immediatamente; per la mia fedifraga compagna, non so … “
“Adesso perché fai lo stronzo e non le dici invece che è tutto sistemato perché i tuoi amici ti hanno creduto quando hai detto che è tornata con te più innamorata di prima e che la signora ti ha ringraziato per essere stato comprensivo, perché lei non lo sarà?”
“Dio, mi fate capire?”
“Non c’è da capire; tra poco ti chiameranno per dire che il provvedimento è revocato; ho fatto qualche telefonata, ufficialmente per sostenere che mia moglie che è tornata da me più innamorata di prima e si è fatta perdonare uno stupido errore. La tua vita riprenderà quasi normale, salvo che io adesso amo davvero Rosanna e non so se avrò più tanto interesse a te: questo lo dico molto sul serio perché mi sento ancora sanguinare per le umiliazioni subite e spero di tornare per lo meno a volerti bene; ma non so se ce la farò ad amarti. Non te la prendere e accetta quello che posso darti.”
“Luisa, non gli badare; se il trapianto riesce, fra sei mesi dovresti essere abbastanza purificata da poter chiedere di fare l’amore con lui (almeno, mi limito a sperarlo, conoscendoti); tu sai che tuo marito ama il sesso, ma lo fa con amore, con tanto amore; se e quando farete l’amore, le nuvole saranno un ricordo … o almeno me lo auguro.”
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