Come tutti i venerdì pomeriggio ci troviamo a casa mia: per la verità, la casa è totalmente di Mario, il mio compagno; ma, visto che da dieci anni viviamo insieme armoniosamente, non è un abuso se la considero anche casa mia; lui ci ha etichettate ‘carbonare del femminismo’ per i discorsi che facciamo, spesso aggressivi, rispetti al maschio e alle pretese di prevaricazione, e considera questi nostri incontri una sorta di assemblea carbonara per decidere chissà che azioni violente di lotta al maschilismo.
In realtà, io, Nicla, sono ben lontana dall’aggressività, considerato anche che il mio rapporto con lui non me ne lascia motivo, dal momento che è estremamente sereno e razionale, mi lascia tutto il mio spazio e la mia autonomia professionale ed economica che nasce dallo stipendio di professoressa nel locale liceo; l’unico accordo che abbiamo stabilito è quello della ‘lealtà preliminare’, vale a dire l’impegno di avvertire con chiarezza anche quando si pensa di trasgredire in qualche modo, per evitare che la scoperta successiva, configuri un autentico tradimento: essendo di natura solare e lineare, non ho mai avuto, in questi dieci anni, motivo di fastidio o di rammarico per questo impegno.
Laura è un poco più accesa: suo marito notoriamente tampina tutte le ragazze che lavorano nel supermercati di cui è proprietario e la città parla molto dei suoi comportamenti e, per conseguenza, delle ‘corna’ di lei; ma complessivamente non arriva poi ad atteggiamenti troppo bellicosi; lo stesso vale per Luana, il cui marito è altrettanto distratto, lontano e non sempre fedele; l’unica veramente arrabbiata è Rachele che davvero cerca tutte le occasioni per scatenarsi contro suo marito o contro tutti i mariti per combattere quella che ritiene una sacrosanta crociata contro lo strapotere maschile.
C’è da dire che tutte e tre, però, dipendono totalmente dai mariti e che amano la bella vita e le cose belle da acquistare con le carte di credito dei consorti.
Stasera, Rachele è partita con una nuova filippica contro i maschi ed ha deciso che bisogna prendersi uno spazio tutto nostro ed arrivare anche ad una trasgressione sessuale che ripaghi i mariti della stessa moneta; personalmente, ho molte perplessità e cerco di riportare le cose in un ambito meno ‘rivoluzionario’ e più ‘innovativo’; ma Rachele è granitica e le altre si lasciano convincere.
Ci parla di una Spa molto elegante, che si trova a pochi chilometri e dove è possibile passare da sauna a piscina, da massaggio a idromassaggio con grandissimi effetti benefici; subliminalmente, suggerisce che si può anche avere occasione per fare sesso con qualche buon maschio, ma che è un supplemento costoso ed è optional; suggerisco di riflettere su questa ipotesi e di cominciare, intanto, a frequentare la Spa e vedere come butta.
Il pomeriggio seguente siamo tutte e quattro agli impianti che ci sembrano l’eden in terra: godiamo delle strutture a disposizione e passiamo qualche ora a sguazzare tra piscine e sauna, massaggi e relax; il rientro a casa ci trova molto toniche ed attente; prima di andar via, Rachele si informa sull’optional clandestino e le spiegano che questo extra è consentito ad una cliente per volta; che ad operare è personale garantito dalla Spa nel massimo anonimato per lui e per lei; che bisogna acquistare all’ingresso una certa cavigliera che sarà ritirata dal partner occasionale e darà diritto all’importo previsto per la prestazione che, per un’ora, è di duecento euro.
Tornate a casa, ci aggiorniamo al venerdì successivo: è deciso che cominceremo anche quella strana e straordinaria avventura e, per motivi di liquidità immediata, toccherà a me fare da apripista.
La sera, quasi sentisse quello che stava avvenendo, Mario mi chiede se ho qualcosa di importante da dirgli; per un attimo, provo il bisogno di confidarmi con lui e di confessargli il proposito perché la comunicazione sia, come d’accordo, preventiva; ma il tono feroce di Rachele e, comunque, un certo gusto del proibito mi frenano e sto zitta.
Quindi, il successivo sabato pomeriggio, appena arriviamo alla Spa, acquisto la mia cavigliera, prendo anche la maschera e indosso entrambe: sono piuttosto agitata ma non intendo lasciarlo trasparire alle mie compagne di avventura e, mentre loro percorrono il sentiero delle piscine, mi avvio alla struttura dove si tengono gli incontri amorosi: dentro c’è solo una grande sala di cui neanche distinguo bene i contorni, considerata la bassissima luce che la illumina; al centro, un letto bianco, enorme, e, sopra, un maschio ben tonico, forte e nerboruto, con maschera anche lui per cui non distinguo quasi niente.
Salgo su letto, mi accosto e vengo afferrata come da tentacoli dalle sue braccia muscolose: mi avvolge con una passione ed una tenerezza che quasi mi sciolgono; sgancia la cavigliera e la mette da parte, scioglie il nodo della mia tunica e mi trovo nuda di fronte a lui che mi accarezza sensualmente e lentamente il corpo; poi passa a baciarmi e a leccarmi; per i primi, intensi minuti, sembra prendere possesso del mio corpo attraverso la punta delle dita, le labbra e la lingua: carezza, bacia, mordicchia, lecca e succhia un poco dappertutto; mi sembra di essere in braccio al mio amore che nei preliminari è sempre così sensuale, lento e amoroso.
Quando mi stende supina e mi viene addosso, mi accorgo che il suo membro è all’altezza di qualunque confronto, per lunghezza, per grossezza, per nodosità, per bellezza: lo ribalto sul letto, mi avvicino, lo prendo tra le mani e lo lecco tutto, dalla radice alla punta; mi lascia fare e mi abbandono alla mia specialità, la fellatio lunga, sapiente, saporita, molto articolata; lo sento vibrare come una molla tesa nel massimo sforzo, ma non riesco a portarlo all’eiaculazione, come vorrei; non dice una sillaba e si lascia baciare, leccare, succhiare, ingoiare fino al soffocamento; poi mi ribalta lui e si fionda sul mio inguine, accarezza, titilla, lecca, mordicchia e succhia; quando arriva alla vulva e al clitoride, mi fa esplodere in un primo, violentissimo orgasmo.
Impiega molti minuti a prepararmi all’amplesso: quando mi penetra, sono un lago di umori e la sua asta scivola nella vagina fino ad urtare violentemente la cervice dell’utero; ho quasi la sensazione che conosca a menadito ogni fibra del mio corpo e che solleciti esattamente quella giusta, ogni volta, facendomi godere continuamente e procurandomi orgasmi in serie; dopo avermi cavalcato per qualche tempo, quando sono ormai al limite e gli chiedo tregua, mi fa girare e mi sistema carponi; comincia a ‘lavorare’ il mio fondoschiena e lo tratta con la stessa sapienza ed eleganza che ha riservato al mio sesso: dopo aver carezzato, leccato, morso e succhiato le natiche per tutta la larghezza, si dedica al canale fra le due per arrivare al buchetto nascosto che penetra con la lingua come solo Mario fa spesso; poi mi unge l’ano con vasellina e, di colpo, mi penetra.
Non provo dolore, stranamente, tanto è stato efficace il lavoro di preparazione; ed un leggero fastidio quando lo sfintere ha ceduto si è perso nel piacere che stavo provando per le sue sollecitazioni su tutto l’apparato sessuale: sto esplodendo in un ulteriore orgasmo, quando sento i testicoli battere sul perineo, segno che l’asta è tutta dentro di me; mi cavalca intensamente, appassionatamente e, mi sembra, anche con amore: mi pare strano, da un mercenario in un ambiente mercantile; ma la sensazione è quella.
Ne parlo anche con le mie amiche quando sono costretta ad uscire perché il mio tempo si è esaurito; ma il loro interesse è soprattutto a come è lui, come è il suo membro, come lo usa, quanto piacere mi ha dato, cosa mi ha fatto: delle mie sensazioni, non si preoccupano per niente; mi limito ai fatti, che è un bell’uomo con un membro molto interessante che usa benissimo, capace di grandi preliminari e di grandi esecuzioni in tutte le direzioni dall’amplesso alla fellatio, dal cunnilinguo al coito anale; Laura avverte che il prossimo turno sarà suo e ci diamo appuntamento a venerdì prossimo.
Mario è già a casa, quando rientro; mi chiede cosa ho fatto, se mi sono divertita; se sono soddisfatta di me; incidentalmente, mi chiede ancora una volta se c’è qualcosa di cui gli devo parlare ed io, perfidamente, nego, stavolta recisamente e categoricamente; abbozza ma so che non è convinto; mi ricorda solo che l’indomani c’è la festa in maschera della mia scuola e che non ho fatto preparativi; obietto che ci basterà una maschera veneziana e non servirà altro; non c’è niente di preparato; mi invita a pranzo fuori e andiamo a cena nella trattoria sotto casa.
Dormo saporitamente, anche perché il pomeriggio è stato spossante, e poltrisco tutta la mattinata tra letto e bagno, finché usciamo e, ancora una volta, andiamo a pranzo fuori: il dialogo tra noi è faticoso, perché qualcosa è calato che ci impedisce la serenità di sempre; e brancoliamo tra le parole, alla ricerca di un argomento valido; per fortuna il pomeriggio mi impegna con i preparativi per la festa e, stavolta, impiego molto più tempo del solito nella doccia e nel trucco; Mario sembra non fare una piega, ma una mascella stretta con violenza mi segnala che sta soffrendo per qualcosa e che è molto, molto, adirato, forse con me; non me la sento di affrontarlo, col rischio di tirar fuori una verità che, a questo punto, è pericolosa perché in effetti ormai l’ho tradito e so che considera questa una colpa non perdonabile, non tanto per il tradimento in se, ma per non avere parlato prima di farlo, come era invece previsto nel nostro accordo di convivenza.
Fortunatamente, la festa sembra coinvolgerlo abbastanza da fargli superare il momento nero; ritrova la verve che lo ha reso famoso tra amici ed amiche, comincia a fare il farfallone e noto che si abbandona volentieri al corteggiamento che alcune mie colleghe gli fanno spudoratamente, sotto i miei occhi; per prenderlo un po’ in giro gli chiedo se per caso ha da dirmi qualcosa.
“Da oggi e per un po’ di tempo, non avrò assolutamente niente da dire; quando arriverà il momento, parleremo, ognuno del suo.”
I segnali ci sono tutti, ma preferisco arroccarmi dietro al silenzio e mi lascio corteggiare da un giovane supplente; perdo di vista Mario e lo ritrovo accanto solo al momento di andare via, quando mi riappare da non so dove; non ho il coraggio di chiedere niente; ma mi colpisce lo sguardo che mi rivolge Elvira, la mia collega più cara, che sembra esprimere compassione, amicizia, complicità, tenerezza e non so che altro; l’ansia che qualcosa stia crescendo contro di me è forte, ma non cedo e continuo a fingere indifferenza.
Il sabato successivo, come previsto, andiamo alla Spa e Laura prende cavigliera e maschera, va nella sala degli incontri e torna dopo un’ora raggiante: sprizza felicità da tutti i pori e ci comunica con enfasi che ‘gli ha concesso anche il sedere’ che aveva sempre lesinato a suo marito, perché è stato di una dolcezza unica e l’ha fatta godere dappertutto e in tutti i modi.
I due sabati successivi, la scena si ripete con ciascuna delle mie amiche, ma, mentre Luana ribadisce l’entusiasmo di Laura e conferma che, pur essendo abituata al coito anale, con questo partner ha vissuto un’esperienza indimenticabile che rende benedetti i soldi che costa la trasgressione che ci consentiamo; Rachele invece la sentiamo urlare dalla piscina, quando tocca a lei l’ora d’amore: all’uscita, conferma i giudizi largamente positivi che tutte abbiamo espresso su questo misterioso amante, ma avverte che il coito anale per lei è stato particolarmente doloroso, perché lei lo pratica anche con suo marito, che in confronto è un ipodotato; ma che quest’amante l’ha violentata con una foga che ha sentito quasi punitiva, di maschio dominante che si impone, ed ha fatto in modo da rendere ancor più determinante la differenza di spessore con suo marito.
Comunque, decidiamo che un altro giro in giostra vale la pena di prenderselo; poi smetteremo, perché il gioco è troppo dispendioso, ma almeno una seconda prova vale la pena; passa così un altro mese, durante il quale i nostri sabato pomeriggio sono dedicati, a turno, al sesso con l’amante misterioso e meraviglioso.
Intanto, a scuola cominciano a girare strane voci su una vicenda che interessa la mia collega Elvira ed anche un’altra insegnante a me cara, Rosetta, che hanno vissuto un’esperienza simile, forse addirittura la stessa, con un individuo di cui non rivelano l’identità, che si è lasciato concupire da loro e, quando ha ceduto, si è rivelato un amante di grandissima qualità, tale da far desiderare alle due che rompesse il legame a cui è stretto, per poterlo ‘ereditare’ con tutte le sue qualità amatorie.
Conoscendo le due, mi meraviglio per molte cose: innanzitutto perché non si ‘aprono’ con me come sarebbe stato logico aspettarmi, dopo anni di colleganza e di amicizia; secondariamente perché troppe allusioni mi fanno temere che la vicenda possa toccarmi da vicino; inoltre perché, quando parlano del posto dove hanno fatto l’amore, mi sembra di ritrovare luoghi familiari o almeno da me conosciuti: cerco inutilmente di convincerle a raccontarmi di più e, soprattutto, a descrivermi meglio il posto dove sono andate a fare l’amore, un villaggio turistico tutto in legno ai piedi delle montagne, con un pittoresco laghetto, che, nella semplicità delle indicazioni, potrebbe addirittura coincidere col villaggio estivo dove abbiamo (Mario ha, ma ne godiamo ambedue) uno chalet in legno dello stile che descrivono; mi vien fatto di pensare che il loro amante sconosciuto sia un mio conoscente del villaggio, ovviamente deserto in inverno e forse da qualcuno usato come garconniere.
Incuriosita, ne parlo con Mario che rifiuta categoricamente l’ipotesi, visto che il villaggio in inverno è sbarrato e custodito e per accedervi bisogna possedere molte chiavi giuste; eppure, mi pare proprio che la descrizione si possa attagliare e gli chiedo se gli va di fare un salto, così per curiosità; molto polemicamente, mi chiede come mai questo sabato non intendo passare il pomeriggio con le amiche nella Spa che frequentiamo da tempo; altrettanto polemicamente gli rispondo che non intendiamo invecchiare nelle abitudini e che alla Spa ci torneremo se e quando vorremo.
Lo scontro è ormai aperto e sono convinta sempre più che Mario sappia o almeno abbia intuito qualcosa: ho una paura tremenda che una ‘scappatella’ mi possa costare una vita di amore e di fiducia; ma non posso fare assolutamente niente, ormai, se non sperare che non abbia capito e che non arrivi alla verità; se mai, sarà quel che sarà; per distrarmi da questa sofferenza, insisto a chiedergli se vuole fare con me la passeggiata allo chalet; serenamente mi dice di si e, come un mantra, mi chiede ancora se devo dirgli qualcosa; pervicace, gli dico di no e di smetterla di chiedere; si rinchiude di nuovo in se stesso.
Il percorso fino al villaggio estivo non è lungo: in meno di mezz’ora ci siamo, Mario ha le chiavi della sbarra, che apre e richiude, ed ha anche le chiavi dello chalet che appare desolato e abbandonato come del resto gli altri intorno; gli faccio osservare che le mie amiche hanno detto che dal letto dove facevano sesso si vedeva netto un pilone per bandiera al momento vuoto: la prospettiva più nitida sarebbe proprio da uno degli chalet vicini al nostro; sorride sornione; apre la porta ed entriamo; stranamente, regna un certo disordine; glielo faccio notare e mi risponde che dovevo essere io a mettere ordine prima di lasciare lo chalet: mi incavolo e gli rispondo che queste risposte da individuo alfa se le può risparmiare; mi obietta che da individuo zeta se ne frega di mettere in ordine.
Decisamente qualcosa non va tra noi; gli chiedo di essere più chiaro e, se necessario, brutale; ma di non prendermi in giro con frasi fatte più o meno opportune; non polemizza e io continuo ad indagare; trovo sul letto uno slip, che non mi sembra mio, perduto tra le lenzuola disfatte; chiedo come mai e di chi sia; polemicamente, mi dice che forse è di una delle mie colleghe che, con la sua complicità, va con l’amante allo chalet e non si cura di mettere in ordine.
“Quindi, questo amante segreto potresti essere anche tu: hai lo chalet, hai le chiavi, piaci da sempre alle mie colleghe … “
“Certo! .. lo troveresti così strano?”
“Beh, per lo meno avresti dovuto parlarne prima con me, per la famosa lealtà!”
“Tu lo hai fatto?”
“Che diamine dici? Cosa avrei dovuto dirti?”
“Che stavi per tradirmi!”
“Ti sei svegliato male e vaneggi. …”
Non ribatte, mettiamo un po’ d’ordine e andiamo via; mi fa notare che c’è nel villaggio un sistema di videosorveglianza e che, nel caso, si possono visionare i vecchi filmati; gli rispondo che la cosa non ha più nessun interesse per me.
Quando ci troviamo a casa (non so più se dire mia, sua o nostra) io e le tre complici, il discorso prende immediatamente una piega difficile, perché Rachele è arrivata con una ipotesi che sa di pazzesco: propone addirittura di ‘affittare’, per alcuni pomeriggi, validissimi stalloni neri e di portarceli in un posto riservato per fare tutto il sesso che vogliamo; secondo i suoi calcoli, cercandoli tra i clandestini, con pochi soldi di può avere carne fresca e giovane ogni settimana; per lo spazio utile ai nostri bagordi, l’ideale secondo lei sarebbe lo chalet che Mario possiede al villaggio estivo; scatto immediatamente e le impongo di non pensare nemmeno per un attimo a quell’edificio perché è già al centro di una vera battaglia tra me e il mio compagno e non intendo certo distruggere il mio rapporto per un suo capriccio; mi manda al diavolo: comunque risolveremo e non ci perderemo per le diatribe tra una servetta e il suo padrone.
Entra, inaspettato, Mario e si dirige immediatamente al suo studio; sta qualche minuto, forse a sistemare cose sue, poi torna e si siede nella poltrona centrale; impone il silenzio ‘alle comari pettegole’ e mi comunica tout court che il nostro rapporto è giunto al capolinea: lo guardo sbalordita e non riesco neanche a chiedere perché.
“Stasera, se non ti ospita una delle tue care amiche, te ne vai in albergo, domani ti cerchi un alloggio e entro la settimana mi liberi la casa dalle tue cose.”
“Posso sapere perché?”
Non parla, tira fuori una busta e ne estrae le due cavigliere che ho lasciato alla Spa nella sala del sesso; mi metto le mani nei capelli: eppure, dovevo capirlo che era lui l’amante misterioso che mi possedeva con tanta perizia e conoscenza; non avevo niente da dire; Rachele tenta la mossa stupida e azzardata.
“E allora? Sono due cavigliere come tante!”
“No, sono diverse da queste tue!”
Sbatte sul tavolo le due che lei aveva lasciato nello stesso posto; seguono le quattro delle altre due; Laura è terrorizzata.
“Cosa vuol dire? C’eri tu dietro la maschera?”
“Brava; dopo mezz’ora subito capisci; c’ero io e mi sono preso la soddisfazione di fare sesso con tutte e quattro, con enorme piacere mio ed anche vostro, dalla dichiarazioni registrate dopo gli amplessi … “
Rachele non demorde.
“Embè? Abbiamo fatto sesso, ti abbiamo pagato lautamente. Che vuoi?”
“Da Nicla, ho il diritto di esigere il rispetto degli accordi; hai tradito, sei stata scoperta, mi lasci e te ne vai; dalla altre, non ho niente da chiedere se non che lascino immediatamente la mia casa.”
“Non vuoi discutere neppure un momento?”
“Di che? Di tutte le volte che ti ho sollecitato a parlare in tempo e ti sei rifiutata? Della pervicacia con cui vi ostinate a fare le femministe senza averne la struttura e le capacità? Di cosa possiamo parlare?”
“Di dieci anni di vita, di un rapporto che ha ancora tanto da dire, di un errore commesso per debolezza nei confronti di un’amica stupida che vuole fare le battaglie e non ha armi per combattere; di un tradimento che non lo è perché ti ho tradito ma con te; della possibilità che esiste ancora di ricominciare, di tutto questo vorrei discutere.”
Rachele insiste.
“Ma mandalo al diavolo; gli prudono solo le corna perché tu hai fatto sesso con lui credendolo un altro e lui non può mettere sul piatto la stessa cosa …”
“Nicla, dì a questa folle amica che intanto, ne ho posseduto quattro, compresa te; che vi siete fatte possedere anche analmente e che la più stupida ha anche accettato che le usassi violenza gratuita mentre le stupravo l’ano: c’eravate tutte no? Poi, se proprio vuoi dare soddisfazione a lei, telefona ad Elvira, in viva voce, e chiedile se sono io il suo amante clandestino e se abbiamo fatto l’amore nello chalet che la tua folle amica sperava di usare per i suoi fini.”
“Mio dio, no: davvero eri tu, allora, e lo chalet era il tuo?”
”Non era il ‘nostro’ chalet?”
“Prima che tu mi cacciassi …”
“Hai qualche testimone che ti ho cacciato? Ho detto che voglio cacciarti; non l’ho ancora fatto e, più ci penso, più mi convinco che sarebbe un’imbecillità rinunciare a te e al nostro amore per una stupida ripicca; forse è meglio fare i conti del salumiere, verificare che ho molti amplessi a mio vantaggio e che, alla fine, tu non sei neanche riuscita a tradirmi. Ma è molto più strano che non avessi capito che ero io mentre ti prendevo in tutti i modi che sono ‘nostri’ di fare l’amore.”
Interviene Laura.
“L’aveva capito, e ce l’aveva anche detto; ma non le abbiamo dato retta; abbiamo sbagliato e abbiamo fatto sesso nella maniera più aggressiva e volgare proprio con te. Che farai? Lo dirai ai nostri mariti? Lo sai che divorzierebbero e ci butterebbero sul lastrico …”
“Ma Rachele questo calcolo non ve lo ha fatto fare? Perché le date tanto credito? Lei vi dice di buttarvi e voi giù a precipizio. Il problema nella vita non sono tanto i maschi oppressori ma le persone di poco raziocinio che spingono gli altri al precipizio: e questi sono tanto femmine quanto maschi. Io non dirò niente ai vostri mariti perché dovrei confessare che sono stato io a possedervi e a violentarvi; e sono certo che qualche cornetto se lo meritano pure; io non avrei protestato per il cornetto se Nicla mi avesse detto ‘vado a farti un cornetto e torno’; l’avrei apprezzata e amata di più; ma non l’ha fatto e questo è tradimento, indipendentemente dal presunto amante.”
”Pronto, Elvira, ciao, sono Nicla. E’ vero che il vostro amante misterioso è Mario? … Lo chalet è il 25 del villaggio? … Perché non me l’hai detto? Ah, hai rispettato l’impegno con lui e mi hai tradita … No, ti voglio bene esattamente come stamane o come l’anno scorso; non cambia niente; hai visto com’è bravo a letto? … No. Se resta con me, non te lo cedo nemmeno per una grattatina; se mi caccia via, come sta minacciando, allora forse puoi sperare … Come? Ha detto a te che non mi lascia. Scusa, ma quanto sai di questa storia? … Ah, sei diventata la sua confidente la sera della festa in maschera. E’ lì che avete combinato? … Ah, la settimana dopo. Va bene, domani ci confidiamo tutto. Ti voglio bene, resti sempre una buona amica e la mia più cara collega. Ciao. Adesso tutto torna. Lei ti ha concupito la sera della festa e tu hai ceduto, perché deluso da me; poi hai cominciato a picchiare duro. Come mai alla seconda cavigliera non mi hai trattato come meritavo? Hai avuto qualche ripensamento? Conoscendoti, era quello il momento per punire con maggiore durezza ed efficacia.”
“Sai che dico sempre la verità? … Dopo la prima volta, ci ho preso tanto gusto che vi amavo, non volevo più punire nessuno, neanche quella testarda di Rachele, che addirittura mi intrigava più di quanto avrei voluto ed ero disposto a riconoscere. Piuttosto, ho avuto paura che fare sesso così volentieri con tante belle donne mi portasse e rinunciare a te.”
“E non hai rinunciato?”
“No; forse non riuscirò più a rimanere fedele totalmente, come è stato finora; ma non rinuncio a te, finché il nostro amore è così intenso, così ricco, così completo, anima e corpo. Sono ancora un po’ incazzato con te, ma mi passerà. Comunque, ti amo”
“Io ti amo anche di più, dopo questo stupido scivolone; se vuoi divertirti senza e lontano da me, fai pure; io non ho bisogno di altre prove: anche se cerco altro, trovo sempre te; meglio che ti prendo quando sei qui vicino.”
“Se diventi infedele convinto, mi trovi uno spazio? Un individuo alfa che mi fa urlare mi intriga molto; mi piacerebbe averti nel letto qualche volta.”
Rachele è sorprendente.
“Dunque, la titolare in squadra c’è e si chiama Nicla; sulla panchina sta scalpitando Elvira; poi non si sa. A proposito, non sapete che con voi, in incognito, sono stato funzionale e legato al dovere; con Elvira ho riscoperto uno spirito dell’amore che è, quello si, veramente rivoluzionario.”
“Cosa hai fatto con lei che non avessimo fatto noi in dieci anni?”
“Domani chiedi a lei cosa ha provato quando ci siamo trovati in piedi, nudi, dietro la finestra, a guardare il sole che tramontava: se qualcuno vuol ridere, faccia pure, ma noi abbiamo sentito un orgasmo continuo scivolarci per tutto il corpo e sciogliersi in un’esplosione infinita, capace di darmi brividi anche adesso, due settimane dopo. Quello è stato amore allo stato puro: spero che non pesi sui rapporti di lei col marito. E’ stato un attimo infinito.”
“Adesso mi porti allo chalet e mi fai assistere alle albe e ai tramonti finché non sentiremo lo stesso feeling e sapremo di amarci come sempre!”
“E devi andare allo chalet? Io già qui mi sciolgo d’amore per te, e se ripensi alla Spa, ti accorgerai che addirittura lì, dove volevo odiarti, ci siamo sciolti d’amore; e, purtroppo, anche Luana e Laura ci sono cadute e mi hanno amato, loro malgrado.”
“Se può gratificare il tuo ego, mi sono sciolta assai più di voi; ancora ho problemi a sedermi per averti concesso tutto quello che potevo: io non odio gli uomini; mi stanno sulle scatole quelli che si travestono da individuo alfa e non sono nemmeno zeta; io, dopo questa sera, ti amo veramente e so che sei un uomo straordinario; se ti va bene, posso anche scusarmi per aver convinto Nicla ad agire contro di te: è stata solo colpa mia. Ma non avevo ancora capito che diavolo d’uomo sai essere e quanto amore sai scatenare. Comunque mi siedo in panchina e aspetto il mio turno.”
“Un’ultima annotazione permettetemela: ho sentito che parlate di neri in affitto. Attenzione, come al supermercato, la roba costa poco se vale poco e spesso è pericolosa.”
“Prima che ti accusi di razzismo, chiarisci il pensiero.”
“Sappiate che ho interessi alla gestione della Spa che avete frequentato: per questo ho potuto decidere di essere io il vostro amante temporaneo; sono molto amico della signora che gestisce il tutto. I sex toys che lei vi può offrire sono arcigarantiti: per questo costano cari; quelli dozzinali non potete sapere quanto curano l’igiene: se considerate cosa incrociate con loro, penso non vi siano dubbi che il risparmio è un pericolo alla fine: potreste prendere in bocca un membro che qualche minuto prima era in un intestino; peggio ancora se valutate le garanzie sanitarie: l’Aids ha un periodo di incubazione di cinque anni e, se mancano le certificazioni, meglio stare alla larga; prendete l’aspetto caratteriale: se vi capita un violento e vi obbliga a cose che non volete? Se incontrate uno iperdotato che senza rispetto penetra dove non potrebbe, quali sarebbero le conseguenze? Non è questione di colore né di razza; si tratta di scegliere il garantito anche se costa; anche alla Spa vi sono autentici africani con tutte le attribuzioni del caso, ma sono controllati e garantiti, oltre ad offrire una sede protetta dove potete fare quel che volete con chi volete. Se volete godere, fatelo con raziocinio. Altro consiglio e smetto: imparate a fare la cresta ai mariti; qualche smanceria in più vi dà la possibilità di scegliervi, se non gli amanti, almeno i membri migliori e più opportuni.”
“Amore, il consiglio vale anche per me?”
“Tu hai la fortuna di avere a completa disposizione il maschio alfa più bello e ricercato del territorio: se cerchi un diversivo, non hai bisogno di pagartelo: tutti i supplenti della tua scuola sbavano per te, parola di Elvira; se ti va veramente, puoi fare sesso per ore, per giorni; se però alla fine ti trovi a venire a cercare il sesso del tuo compagno, allora impara a pagarlo dal tuo, senza fare la cresta sul suo: guadagni bene, come insegnante.”
“Se ti chiedessi di fare l’amore contemporaneamente con me e con Rachele, ci staresti?”
“Se la premessa è che tu sei la titolare e le altre sono persone di grande valore ma che per me vengono dopo il mio grande amore, faccio l’amore anche con tutte quante, una per volta, beninteso; ma la domanda principale è se sei disposta a rinunciare a una parte del tuo diritto per cederla ad una delle altre.”
“Se ti chiedessi di farlo come esperienza?”
“Nicla, se intendi avviare un periodo nuovo del rapporto, arricchito anche da esperienze border line, io sono sempre qui, il tuo compagno, il tuo uomo, il tuo maschio: nel rispetto della logica, facciamo quello che vuoi.”
“Vorrei capire cosa ha fatto andare Rachele fuori di testa, lì alla Spa.”
“Devi chiederlo a lei: non so se facendo l’amore a tre riesci a trovare una risposta: possiamo provarci e, se si tratta di sperimentare, fai pure e proponi tutto quello che ti passa per la testa: filtrando con raziocinio si può fare molto.”
“E’ successo semplicemente che in quella stanza sono saltati tutti i miei parametri. Avevo fatto un casino enorme per combattere il maschio, quasi fosse un concetto astratto; stavo quasi convincendomi al lesbismo, che cerco di evitare per non entrare in rotta di collisione con mio marito; volevo spaccare il mondo e schiavizzare un maschietto; poi mi sono trovata di fronte ad un maschio alfa che mi imponeva la sua determinazione e lo faceva anche col garbo, con la logica, con l’amore, col sesso usato umanamente; ho ceduto e mi sono fatta schiava del suo sesso. Ecco cosa è successo.”
“E ora?”
“Che ne so? Cercherò un’altra vittima, cercherò un altro scontro con te, mi innamorerò di una ragazza, non lo so.”
“Vedi, Nicla, ti ha risposto, vuole fare l’amore con te e con me: ti senti abbastanza bisessuale per accettare l’amore di una donna insieme al mio?”
“Mi state spaventando: non so più chi sono e cosa mi succede: perché non mi aiutate ad uscire dal ginepraio, invece di stringermelo al collo?”
“Perché non hai detto ancora cosa vuoi tu, in realtà. Hai sperimentato la Spa perché eri presa da Rachele senza saperlo; ti scopri di nuovo innamorata di me ma non sai rinunciare alla trasgressione; vuoi sperimentare percorsi nuovi e non conosci i sentieri e i pericoli. Per cominciare, te la sentiresti di fare l’amore con Rachele, o ti fa paura l’idea dell’omosessualità?”
“E tu?”
“Se vuoi, ti sono vicino, più di quanto tu possa desiderare; ma non escludo che possa innescarsi una lotta con Rachele che ti vuole; gli amori omosessuali sono più gelosi e possessivi di quelli etero.”
“Io voglio bene a tutti e due, ma amo te, al di sopra di tutto. Rachele, se accetti che io sia la donna di Mario, posso anche amarti e farmi amare da te; se provi ancora ad allontanarmi da lui, ti caccio via e non voglio più vederti. Ti è chiaro?”
“Ma che avete capito? Io non voglio amare solo Nicla; vi voglio tutti e due, nel mio amore; e non voglio privatizzare nessuno; ti ho detto che sto in panchina: quando mi chiami, entro in campo, anzi nel letto,e gioco con voi, alla morte. Non sono una omosessuale affamata di donne; sono tutto insieme, uomo e donna, amata e amante; voglio tutto e il contrario di tutto; sono folle, ecco, ma forse folle d’amore.”
Finiamo nel letto tutte e cinque, perché neppure le due si allontanano e scoprono quanto di latente c’è nella loro sessualità: niente di particolare o di patologico; solo un bisogno di amore, di amicizia, di fraternità che si mescolano e danno luogo a una strana miscela per cui cercano i sessi, maschile o femminile non importa, e cercano di trarre piacere da tutto; dopo poco, io bacio Rachele e Laura bacia Luana, mentre Mario ci ama tutte, accarezzando come capita, dappertutto senza remore e senza regola, masturbando, succhiando, penetrando, violando, tirando capelli mentre penetra in bocca non sa a chi; sembra una bolgia di lussuriosi scatenati e sono solo quattro amiche e un maschietto che si abbandonano ad istinti primordiali repressi e soffocati; si sentono orgasmi violenti, gemiti di piacere e schiocchi di baci su carni nude.
Finalmente mi trovo abbracciata stretta a Mario che mi soffoca nel suo amore e mi penetra violento e rapido, quasi temesse che qualcuno gli strappi l’attimo; subito dopo, sento Rachele che mi succhia un capezzolo e mi manipola la vulva per accelerare l’orgasmo; Laura le piomba addosso e prende a leccarla fra le cosce, indiavolata; lei si distrae e di nuovo Mario mi prende per sé: mi aggrappo a lui, con le gambe intorno alla vita e i piedi uniti dietro da schiena: mi sto penetrando con furia fino in fondo alla vagina e non faccio che godere e sbrodolare; urlo l’orgasmo più violento che si possa immaginare e tutti di colpo si fermano; il mio amore mi deposita delicatamente sul letto e mi cavalca per qualche minuto, poi esplode in me; Luana mi scavalla da Mario e si precipita sull’asta che ancora espelle residui di sperma; se la fa entrare fino in fondo alla gola e succhia gli umori di lui e quelli miei che sono attaccati alla verga; poi gode anche lei, con un lungo gemito; godono anche Rachele a Laura; finalmente, la tempesta passa.
“Ragazze, se volete questi cicloni, organizziamoci un po’ e facciamolo con ordine: se necessario, chiamiamo anche qualche giovanotto; io da solo sono troppo vecchio per reggervi tutte insieme.”
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