E’ praticamente impossibile prevedere dove possa portare un piccolo errore iniziale: quando si innescano meccanismi a catena, anche un gesto involontario, stupido, può avviare processi inarrestabili con conseguenze imprevedibili.
Quando mi iscrissi al sito, non prevedevo assolutamente gli strani sviluppi che avrebbe avuto quel semplice gesto; inizialmente, era nato come un gioco tra me e Velica, mia moglie, per provocare un poco di animazione e consentire a lei di sfogare il suo naturale esibizionismo ed a me di attuare il narcisistico gusto di sentire la mia compagna ammirata e desiderata; si trattava solo, almeno nelle prime fasi, di filtrare tanti commenti troppo spinti e spesso volgari, e di garantire, al tempo stesso, che rimanessero segrete le identità per evitare complicazioni indesiderate specialmente nell’ambiente di vita e di lavoro.
Una foto imprudente, dove Velica era parzialmente riconoscibile, fu l’inizio di una vicenda che prese sviluppi assolutamente indesiderati da tutti ed altrettanto imprevedibili: un concittadino, che conoscevamo anche, riconobbe la protagonista della foto e volle approfittarne per avviare un piccolo ricatto per avere il piacere di portarsi a letto una delle donne più belle e desiderate del circondario; cominciò così un vero e proprio assedio a mia moglie, di cui lei si guardò bene dal parlarmi, in parte perché solleticata nella sua vanità dalla situazione che le consentiva di fare qualcosa fuori dal mio controllo, di cui era in qualche modo stufa risultandole spesso troppo vivace e presente; in parte, per timore che rivelarmi l’errore poteva creare dissapori con lei e con il personaggio, Giulio, che conoscevamo bene.
Cominciò così un dialogo in internet tra lei e il suo corteggiatore, di cui non si rendeva conto che ero perfettamente a conoscenza in ogni suo sviluppo, anche il più semplice, dal momento che una particolare app consentiva al mio smartphone di accedere al computer di casa; una cautela utilizzata per facilitare il mio lavoro tra casa e ufficio diventava così la chiave per accedere ai segreti personali di Velica e all’evoluzione del suo dialogo con Giulio: molto sinceramente, devo dire che non avrei trovato nessuna difficoltà a lasciar correre, se fossi stato messo al corrente della vicenda, perché con mia moglie un punto fermo del rapporto era che la lealtà valeva più di qualunque altro principio basilare della convivenza, considerato anche che la nostra situazione mai ufficializzata o legalizzata ci poneva quasi, razionalmente, nell’obbligo di affidarci alla reciproca fiducia.
Più di una volta, nel corso delle settimane, cercai di far capire a Velica che avrebbe dovuto aprirsi e parlare chiaro, ma altrettante volte mi scontrai con un muro di ostinazione: secondo le sue dichiarazioni, niente stava succedendo e sarebbe stato più corretto che evitassi atteggiamenti polizieschi; per mia garanzia, una volta che suo padre, avvocato di prestigio, era a casa con noi, le chiesi apertamente di parlarmi chiaro e l’avvertii che il taciuto o il non rivelato poteva, col tempo, ritorcersi contro; con la solita pervicacia mi accusò di dare corpo alle ombre della mia assurda gelosia e mi invitò a smetterla di atteggiarmi ad investigatore; avvertii suo padre che le conseguenze sarebbero state dure e pagate personalmente; lui non capì, ma subodorò che qualcosa bruciasse e invitò la figlia a rispettare le intese; finì lì, ma senza convinzione per nessuno.
Ipotizzando qualche tentativo, da parte di Velica, di sottrarsi al controllo in atto (di cui comunque non sapeva nulla), mi consultai con un mio amico esperto di internet e mi piazzò una spia che mi avrebbe consentito di accedere a qualunque novità sul sito; quando mia moglie, sospettando che potessi leggere il vecchio account, decise di aprire una nuova pagina solo per sé e per il suo adulterio, immediatamente ne venni a conoscenza e mi sintonizzai diventando l’altro occhio che guardava dentro i loro segreti che, fino a quel momento, si limitavano a scambi di desideri e ipotesi di amplessi non realizzati, in cui Velica dimostrava una fantasia che a letto non attuava mai, limitandosi a lasciarsi possedere comunque piacesse a me; alcune foto leggermente osè che si scambiarono mi confermarono la tendenza all’esibizionismo che in Velica avevo già tante volte sperimentato anche in occasioni assai particolari; dalla parte di lui, osservai che usava foto di repertorio, tratte da internet, per presentarsi con una dotazione eccezionale, mentre da fonte certa sapevo che, tra le altre cose, era un ipodotato.
Il massimo della perversione a cui arrivarono fu una masturbazione in diretta che, per mia moglie, significò la ripresa in webcam di una sua manipolazione autoerotica, mentre lui lasciava molto all’intuizione e poco alla vista, per inquadrature ufficialmente infelici per colpa della webcam, in realtà per la carenza di cui io sapevo e lei evidentemente no: anche questa osservazione mi spinse a chiedere per l’ennesima volta a Velica di parlare chiaro; non era ancora successo niente di grave e lei poteva cavarsela parlando all’ultimo momento; ma, evidentemente, la rabbia contro il ‘maschio oppressore’ era ormai convinta e radicata e generò un nuovo rifiuto.
Esasperato dall’ostinazione ormai decisamente ingiustificabile e deciso ora a ricambiare la scortesia, feci in modo da avvicinare Carmen, moglie di Giulio, con la quale avevo avuto tempo addietro una notte di fuoco a cui avevamo deciso di non dare seguito perché lei al tempo era già sposata (fu lei a confidarmi la debolezza del marito e a fare il confronto, per lui assai sfavorevole, con la mia notevole dotazione); non mi fu difficile incontrarla e metterla a parte del segreto di cui ero a conoscenza; quasi inevitabilmente, finimmo a letto e cominciò così una vicenda paradossale che, alla luce del sole, si sarebbe configurata come un normale scambio di coppia (che era tra le nostre ipotesi di sessualità trasgressiva); ma, mantenuta clandestina, dava vita ad un doppio adulterio, di cui paradossalmente il nostro era concreto e carnale e il loro solo telematico: altri tentativo di portar tutto a chiarezza non ebbero, con Velica, nessun risultato tranne il solito ‘vaffa…’ che mi dispiaceva molto ma mi rendeva più ostinato a punirla.
Arrivammo al punto che io facevo sesso con Carmen, e, mentre la cavalcavo con grande entusiasmo, insieme scorrevamo con gusto le loro chat pregne di promesse e di desiderio; a quel punto, l’obiettivo diventò ‘costruire’ un’occasione per spingerli a letto insieme, sorprenderli e svergognarli alla grande; mi bastò inventare un inevitabile viaggio di lavoro per far scattare il meccanismo della beffa: subito dopo che le ebbi comunicato le date del mio presunto viaggio, Velica si precipitò a fissare con Giulio il modo, il tempo e il luogo per incontrarsi, ignara che stavo seguendo il loro progetto nei particolari: l’errore maggiore lo commise quando scelse come luogo di incontro la nostra camera da letto; il gesto era particolarmente offensivo, non solo perché venivo indicato da lui come ‘il cornuto’ ma anche per il valore intrinseco di sberleffo che assumeva il gesto di farlo nel mio letto, nella mia casa, in cui lei non aveva diritti, non essendo legalmente nessuno per me, e lui era un qualsiasi invasore abusivo.
Mi incazzai di brutto e Carmen dovette impiegare tutte le sue capacità amatorie per farmi scaricare la rabbia e ricondurmi ad una razionalità più produttiva; ripresa una normalità di raziocinio, parlai ancora con Velica e la invitai, alla fine, vista l’ormai chiara inesistenza di qualsiasi rapporto, a lasciarmi senza scandalo, soprattutto per la sua posizione di insegnante al liceo; come era facilmente prevedibile, mi mandò al diavolo accusandomi di inventare cose che non esistevano; mi augurò buon viaggio; le risposi augurandole buon divertimento: non capì ma sorrise.
L’appuntamento per i due era alle undici del giovedì successivo, subito dopo la partenza del treno che mi avrebbe dovuto portare nella capitale per il convegno; alle dieci uscii da casa in taxi e, dopo un breve giro, mi feci riportare a casa: sapevo che Velica era fuori per commissioni e rientrai segretamente sistemandomi nella camera degli ospiti; sentii che Velica chiamava al telefono Giulio e lo avvertiva che poteva venire, poco dopo lo sentii arrivare; chiamai Carmen e le dissi di venire a casa mia dove le avrei fatto trovare la porta aperta; intanto i ‘piccioncini’ si erano appartati nella camera da letto e, da quel poco che sentivo dalla porta chiusa, stavano cominciando i primi approcci; andai ad aprire la porta e trovai già lì Carmen, arrivata come un lampo; andammo silenziosamente verso la camera, aprii con cautela e li sorprendemmo che si erano appena denudati.
“Giorgio!!!!! E tu che ci fai qui?”
“Quello che deve fare un ‘cornuto’ come mi chiamate voi: sorprendervi e cacciarvi fuori dalla mia casa e dalla mia vita!”
Comparve anche Carmen, alle mie spalle.
“Complimenti, Giulio: ti sei appena giocato la condivisione dei beni e ti sei condannato all’elemosina della pubblica assistenza!”
Poi si rivolse a me con aria complice e assassina e suggerì.
“Dici che vale la pena di fargli vedere come fanno l’amore due che sanno mescolare amore, sesso, una gran figa ed un signor cazzo? Io quasi quasi ti scoperei sul letto davanti a loro e gli lascerei solo la facoltà di osservare come mi fai godere, così imparano tutti e due non solo quello che hanno sprecato con la loro doppiezza, ma anche cosa potevano realizzare se accettavano il rapporto a quattro.”
I due non riuscivano ad articolare parola e si limitarono a tenere bassi gli occhi, e non solo; Carmen mi abbracciò e mi baciò con una voluttà mai sperimentata: il suo gioco di lingua mi eccitò fino al parossismo e sentivo che il cazzo si alzava duro contro la sua figa che sembra aprirsi ad accoglierlo: ed eravamo ancora completamente vestiti: subito dopo, cominciò lo spogliarello che Carmen condusse con un gioco di esibizionismo che provocò la rabbia di Velica, di fronte all’eccitazione che lo spettacolo provocava in me ed anche nel marito; quando poi passò a spogliare me, la sua divenne autentica gelosia perché si rese conto che la sensualità con cui riusciva a coprire di baci e di lussuriose leccate la mia pelle a mano a mano che la scopriva era degna solo di una grande amante; chiese timidamente.
“Da quanto tempo?”
“Da quando hai cambiato account per amoreggiare con questo sottosviluppato, fisico e mentale. Abbiamo seguito tutte le vostre evoluzioni e siamo in grado di dirvi perché adesso vi lasciamo al vostro destino e ci amiamo fino alla consunzione.”
“Se non me ne volessi andare?”
“Ti denuncerei per occupazione abusiva: non hai nessun diritto legale sulla mia vita e, meno ancora, sulla mia casa; non hai nessun titolo per stare con me; se ti dico che te ne vai, lo fai e basta; potrei anche denunciarvi perché siete venuti, due estranei, a scopare a casa mia, abusivamente, approfittando della mia assenza. Ti avevo già avvertita che era meglio evitare lo scandalo, soprattutto per te: hai rifiutato ogni consiglio del maschio; non metterti a pietire la comprensione del maschio oppressore e prevaricatore: sarebbe ancora più umiliante.”
“Io con Giulio non ho fatto l’amore, non ho fatto sesso, non ho fatto niente; ci siamo solo denudati nel nostro letto.”
“Vi siete denudati nel MIO letto, cerca di tenerlo a mente; e, comunque, hai tradito la mia fiducia, rifiutato di dialogare e mi hai anche negato il tuo corpo, ricordi?”
“C’è un modo per ricucire e recuperare il rapporto?”
“Se lo lasci proporre a me, diventa inevitabilmente maschilista; se sei in grado di proporlo tu, fatti avanti adesso o non se ne parlerà più.”
“Non riesco a pensare niente che non sia punitivo e maschilista.”
“Non so che dirti …”
Carmen si era stufata.
“Senti, mi scopi o preferisci fare salotto con la tua amica? Piccola, se Giorgio mi pianta il cazzo nel culo, non è il maschietto che mi sta dominando, sono io che domino il suo cazzo e ne faccio quello che voglio, per il mio piacere, per la mia goduria; se Giorgio mi suggerisce di sorprendervi a letto per farvela pagare, non è lui che mi ha prevaricato e indotto a farti male, sono io che approfitto del suo suggerimento per far emergere il peggio di me. Ti è mai passato per la testa di ribaltare il punto di vista e cercare di capire quanto prendi dalle cose, oltre a quello che dai? Se te lo scopi con me, non è il maschietto che ci domina, siamo noi che usiamo il suo meraviglioso cazzo per godere da matte. Visto che però preferisci le discussioni dialettiche, fa’ un po’ quello che ti pare; io ho voglia e bisogno di scopare. E lo faccio … Adesso!”
Mi rovesciò sul letto e completò la mia spoliazione: quando tirò fuori il cazzo ormai di marmo, lo afferrò a due mani e se lo cacciò in bocca fin dove poteva, mugugnando e gemendo, mentre si sgrillettava la figa e cercava l’orgasmo; Velica cercava di prendere le palle in mano, cosciente che era un punto di forza dei suoi pompini; l’altra la allontanò, staccò per un attimo la bocca e disse.
“Mettigli la figa sulla faccia; ne ha per tutte e due: tu ti fai leccare e io me lo succhio; poi ci diamo il cambio.”
Velica sembrava entrare nella dinamica del rapporto multiplo; si accosciò sul mio viso di faccia ad Carmen e, mentre mi si faceva succhiare la figa da me, prendeva tra le mani le tette di lei e le strizzava, le torceva, le accarezzava, si chinava a cercare di leccarle per passare alle aureole ed infine a succhiare i capezzoli: Carmen godeva da matti, succhiava il cazzo come un gelato poi, di colpo, lo tirò fuori e si sedette sopra, riempiendosi la figa fino al limite massimo dell’utero; un lamento indicò che la cappella aveva toccato duramente la cervice: mi cavalcarono per qualche minuto, Velica sul mio viso ed Carmen sul membro, mentre entrambe si strizzavano i seni e si succhiavano reciprocamente i capezzoli; Giulio tentò di accostarsi al sedere di sua moglie che staccò la bocca dal seno di Velica per ordinargli di sedersi sulla poltrona ai piedi del letto e di masturbarsi fino ad eiaculare e di riprendere di nuovo finché gli restava sperma da espellere: lui era umiliato e depresso ma non aveva alternative; se sua moglie lo avesse cacciato fuori, per lui la situazione sarebbe divenuta tragica, vista la capacità professionale di Carmen che in tribunale lo avrebbe distrutto; non pensò neanche per un attimo a Velica, che ormai considerava mio personale patrimonio privato; quindi si sedette e cominciò a masturbarsi.
Dissi alle ragazze di scambiarsi di posto e chiesi a Velica, mentre mi si impalava di schiena, se adesso sarebbe stata disposta a venire con me in un privè, a frequentare campi nudisti, a trasgredire con forza e determinazione, ma sempre con chiarezza; mi avvertì che lo avrebbe fatto con gioia, scusandosi ancora per l’errore, ma chiarendo subito che non intendeva più sottostare ai miei dictat e che, anche nelle trasgressioni, aveva diritto alla massima libertà: in caso contrario, meglio lo scandalo; accettai, di necessità; Carmen sembrava non avere chiari i concetti e chiese se c’era posto anche per lei nelle nostre trasgressioni.
“Scusa, che stai facendo adesso? … Appunto! Basta allargare l’orizzonte e si fanno cose straordinarie!”
“E lui?” L’accenno era a Giulio.
“Un uomo valido fa sempre comodo se si vuole realizzare un quartetto; perdonagli e cominciamo a giocare in quattro … “
“A patto che io sia protagonista con voi e che lui, quando viene ammesso, stia al mio servizio.”
“Aggiudicato!” Chiosò Velica che era diventata la padrona della situazione, come presto avrebbe dimostrato.
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