“Non vuoi che andiamo in camera? E’ già prenotata!”
“No, voglio fare l’amore, lo voglio fare qui, come una ragazzina che ha bigiato la scuola, va in camporella col suo amore e gli dà la sua verginità in nome di quell’amore.”
“Sull’erba ci sporchiamo i vestiti!”
“Me ne fotto! Io ti voglio, io voglio te, anzi voglio il tuo cazzo, ecco l’ho detto, non voglio il membro, il pene o come diavolo vuoi alleggerire: voglio il tuo cazzo e voglio sentire che mi sfonda l’utero; non voglio che mi spogli, devi solo spostare un poco lo slip ed infilarti dentro di me fino a farmi urlare al cielo, al sole, agli alberi; e non sognarti di abbassarti i pantaloni: tiralo fuori adesso, come puoi, e sfondami la figa; il culo lo prenderai quando saremo a letto: ora voglio sentirti amarmi con tutto il tuo essere, maledetto amore mio desiderato, disprezzato, odiato, adorato; fammi l’amore, fammi fare l’amore, scopami, sbattimi, violentami, fammi fare sesso: amami, amami come se fosse l’ultimo momento delle mia vita, della tua vita. E’ questo che voglio: amore, amore, amore e basta, senza ricatti, senza accordi, senza compromessi!!!!”
Mentre parla, ha preso la cerniera, l’ha abbassata, ha tirato fuori con grandi manovre il mio cazzo durissimo e se lo è portato tra le cosce, ha spazzolato con la cappella le grandi labbra e lo ha infilato nella vagina; a colpi di reni se l’è fatto avanzare fino alla cervice dell’utero, urlando d’amore, gemendo in continuazione, scopandomi da sotto come se mi cavalcasse da sopra: quando sopraggiunge l’orgasmo, il suo urlo di piacere risuona per tutta la vallata, quasi volesse comunicare al mondo la sua gioia di vivere, di amare, di godere; vengo travolto dal suo orgasmo e sento il mio montarmi dalla prostata, attraversarmi l’asta ed esplodere alla fine contro la cervice dell’utero: questo la porta a sborrare ancora in consecuzione, senza interrompersi, e prolungare il suo urlo come se avviasse una guerra tra tribù ostili.
Ci alziamo dalla radura con gli abiti in disordine, ma non macchiati, come temevo, e Daria deve arrangiarsi con delle salviette umidificate, che per fortuna ha con sé, per tamponare la colata di sborra che le sgorga dallo slip; in qualche modo riusciamo a raggiungere la locanda e la camera: abbiamo stampato nel volto, tutti e due, il sorriso ebete di chi ha intravisto la felicità e, per un attimo, l’ha anche posseduta; per fortuna il bagno è ben fornito ed efficiente: rinunciando a qualunque intimo, calze, reggiseno e slip, Daria riesce a ricomporsi e a scendere a pranzo con gonna e camicetta, un poco più casual di com’era all’arrivo.
Il pranzo scorre veloce, come deve essere tra due studentelli che hanno marinato la scuola per amarsi; e come ragazzini ci scambiamo il cibo e il vino, ci baciamo ad ogni boccone, facciamo diventare un gioco d’amore anche pranzare; dopo pranzo, usciamo all’aperto e passeggiamo tra gli alberi, giocando a nascondino per baciarci ogni volta che ci troviamo dietro a un tronco più grosso: le mani corrono sui corpi ad esplorare, conoscere, palpare, stimolare, amare: prendo coscienza del suo seno pieno a maturo, decisamente grande e meraviglioso da toccare, stringere, baciare, succhiare, mordicchiare; e dei capezzoli duri come pietre preziose, grossi come ciliegie, appetitosi come frutti maturi: le sfilo il reggiseno e lo faccio sparire nella tasca dei pantaloni; mi abbevero alle sue tette come se poppassi, sento l’orgasmo montarmi solo succhiandole i capezzoli e, quando allungo la mano fra le cosce, la sento completamente allagata di piacere; la costringo a rintanarci in camera perché voglio ancora possederla, interamente.
Appena entrati in camera, vedo che Daria estrae dalla borsa un flacone e lo deposita su un comodino al lato del letto: dall’etichetta riconosco un noto lubrificante adatto soprattutto a penetrazioni anali.
“Sei venuta ben attrezzata!”
Commento scherzoso.
“Non faccio le cose a caso, come pensi tu di me. Ho deciso che voglio il tuo amore, che lo voglio intero, che lo voglio dappertutto; e sono pronta a prendermelo, a qualunque costo. Se non te ne fossi convinto, ti amo, da moltissimi anni,con tutta ma stessa e soprattutto con tutto il mio corpo; aspettavo solo questo momento per realizzare il mio sogno d’amore; non permetto a nessuno, neppure a te, di modificarlo in qualche punto. Non lascerò mio marito, se è questo che ti preoccupa, ma voglio essere tua totalmente, almeno fino a quando lo potremo. Se non lo hai intuito, questa è per me una nuova luna di miele che sto vivendo con te ma soprattutto per me e per l’amore che provo. Mi spiace per tua moglie, ma non potevo accettare la metà dell’amore che deve essere solo mio: non prendo il sesso per lasciare a lei l’amore. Come diceva qualche antico pensatore, le cose raggiungono la perfezione quando sono un misto di materia e spirito: il mio amore per te è anche desiderio fisico, intenso, continuo, enorme. Ti amo con tutto, anche col corpo, e voglio il tuo amore intero, anche quello fisico. Chiaro?”
“Chiaro. E ti assicuro che, si, sono sorpreso, per un verso; ma non puoi immaginare la mia felicità, per altro verso. Hai detto quello che anche io avrei voluto e potuto dire, ma non ho saputo farlo. Neanch’io lascerò mia moglie, specialmente se mi darà un figlio, nonostante tutto quello che mi ha fatto; ma ti amavo, ti amo e ti amerò con tutta l’anima, fino ad ora, anche con tutto il corpo, da queste nozze in poi.”
La sto spogliando e non ci vuole molto,visto come ha ridotto il suo abbigliamento; anche lei mi sta spogliando con amore; alla fine, si sdraia supina sul letto e mi invita.
“Sverginami, adesso, e cerca di farmi meno male possibile.”
La faccio ruotare a pancia sotto e mi dedico a carezzarle e leccarle il culo prima in tutta la sua meravigliosa ampiezza, poi via via più specificamente mi dedico al solco tra le natiche fino a raggiungere il forellino grinzoso, veramente piccolo e stretto, dell’ano che approccio delicatamente con la punta della lingua e sollecito dolcemente ad aprirsi: cede progressivamente ed io infilo un dito, dolcemente forzando le pieghe che stentano ad aprirsi ma poi si lasciano penetrare; prendo il flacone e inumidisco il dito che infilo nell’ano: cede istintivamente e da lì è facile giocare ad allargarle il buco ed inserire prima un altro dito poi un terzo e li ruoto insieme per far dilatare l’apertura; a quel punto accosto la cappella; ma Daria mi ferma perentoria.
“Che fai? Noemi mi ha detto che lei l’hai inculata guardandola in viso e che ancora ricorda, insieme alla sensazione del corpo che si apriva per te, il tuo viso pieno d’amore mentre la inculavi. Io voglio quel fotogramma, non posso accettare che mi inculi mentre io guardo il cuscino: è te che voglio guardare, sentire, ricordare per sempre. Mi stai sverginando, ricordalo: è la nostra prima notte!”
Chiedo scusa, la faccio girare supina e le apro le cosce fino a che l’ano è all’altezza del cazzo: appoggio la cappella e le chiedo di violentarsi da sola; io mi limito a tenerlo duro contro il suo corpo; Daria ha una struttura muscolare molto forte, per le ore di palestra quotidiane: soffrendo, stringendo i denti, gemendo e lamentandosi, fermandosi ogni tanto per assorbire le fitte di dolore, riesce a fare entrare l’asta per circa metà; poi mi invita ad andare avanti per esseri concordi nell’amore; spingo con forza, facendo penetrare il membro fino alla radice, e contemporaneamente la bacio con foga per assorbire nella mia bocca l’urlo di dolore che la spinta le ha scatenato; ce ne stiamo immobili per qualche minuto, in attesa che lei si abitui all’invasione del mio cazzo nel suo corpo; poi lei si rilassa ed io continuo a pomparle dentro: sento che si rilassa e geme, ma di piacere finché i suoi gemiti diventano un urlo continuo di gioia ed alla fine l’esplosione violenta di un orgasmo nuovo, mai provato né da lei né da me, che le spruzzo nell’intestino tutta l’anima insieme allo sperma; cado a corpo morto e, quando il membro barzotto scivola via dall’ano, lei mi spinge al suo fianco, mi abbraccia e si accuccia contro di me.
“Lo so che è stupidamente retorico; ma posso dirti che sono felice di sentirmi completamente tua?”
“Quando si arriva a questi picchi di grande amore, si è autorizzati a tutto il romanticismo del mondo, anche il più becero; io ho visto e toccato il paradiso, sia quello di allah che l’eden dei cristiani; e tu mi ci hai portato con l’esplosione del tuo amore. Sono felice di averti con me, ti amo più di quanto mi sarei aspettato e non ti ringrazierò mai abbastanza della felicità di questo momento, che non può finire qui né oggi.”
Il pomeriggio e la notte vanno avanti così: esclusa una breve interruzione per la cena, non facciamo che fare l’amore in tutti i modi possibili: scopro così che Daria è molto brava a fare pompini stratosferici, che sa azionare i muscoli interni della vagina e dell’intestino per mungere dal cazzo orgasmi infiniti, che ama il sesso in maniera quasi patologica, che è legatissima a me e che avrebbe accettato, con me, di fare le cose più pazze della terra; consumiamo in un giorno e mezzo tutto l’amore possibile tra due che ventiquattro ore prima si odiavano; quando devo riaccompagnarla a casa, soffro come un ragazzino che prende coscienza di perdere il grande amore della sua vita; glielo dico, ma lei, come al solito, mi rassicura che non perderò niente, perché mi ama e non rinuncerà a me, neanche quando recupererò il rapporto con Rosalinda e tornerò ad essere il suo affettuoso marito; la guardo senza capire.
“Non credere di avere ucciso il tuo amore solo perché tua moglie è stata un po’ troppo libertina; l’amore è ben altra cosa da un cazzo in figa, in culo o dovunque vuoi. E’ chiaro che quella donna vive in adorazione di te ed ha reagito male a certi atteggiamenti tuoi: lo avrei fatto anch’io; ma ti ama alla follia e non vuole perderti, a costo di stare a leccare le fighe delle tue amanti per prepararle alle tue scopate. Non ti libererai di lei; ma non ti libererai neanche di me: ora che ti ho assaggiato fisicamente, non rinuncio a pascermi del tuo amore, fisico e mentale. Dovrai ancora accompagnarmi a teatro e farmi sentire una dea come l’altra sera; voglio anche io cenare ‘chez maxim’ per far morire d’invidia e poi sparlare per settimane tutta la città, voglio ancora fare l’amore sui prati, con l’abito da sera se necessario, e cenare alla locanda scambiandoci i bocconi. Ti consiglio di avvisare Rosalinda che dovrà lasciarmi almeno una parte del tuo tempo per amarci alla morte: so che non ce lo negherà e, forse, quando avrò superato certe mie riserve, verrà un tempo in cui ci amerai insieme, nello stesso letto, dello stesso amore. Ma adesso devo smettere di sognare e tornare al quotidiano, che si chiama Mario e rottura di coglioni, perdona l’eleganza verbale.”
Non smetto di sorprendermi di fronte ad una persona che avevo, frettolosamente forse, giudicato superficiale e lenta; la sua lucidità mi impressiona, la sua capacità di analisi è tagliente e determinante; la sua sicurezza me la rende cara e ammirevole; devo scappare ma soffro all’idea di dover rinunciare a parlare con lei di tutto: ancora una volta, mi brucia.
“Adesso corri in ospedale e assicurati che il suo ano sia di nuovo disponibile ad essere sverginato da te; il vostro amore ricomincerà quando il bambino che nascerà riporterà ordine nelle ovaie, nell’utero, nella vagina e nella vulva, quando Rosalinda avrà di nuovo la figa meravigliosa che ha sempre avuto. A quel punto, sarai tu a sverginarla di nuovo, davanti e dietro; vedrai che ti amerà più di quanto tu possa sperare e di quanto meriti: quindi, vai e stalle vicino; io posso anche aspettare un momento di libertà per ripetere l’amore con te.”
Mi bacia con la stessa passione che per tutto il tempo ci ha sostenuto e va via svolazzando: sembra felice; io mi dirigo all’ospedale e mi auguro che avrò presto buone nuove per me, per Rosalinda, per il nostro stupido pazzo amore.
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Aggiunto: 4 anni fa
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Tradimenti
«ben fatto avvocato, il perdono è l'arma più potente dell'Universo, hai ripagato con la stessa moneta chi si era scopato tua moglie, ora tua moglie vedrai che cambierà e amerà te e il nascituro, mi aspetto la terza puntata.»