Ormai casa mia era diventata la nostra alcova segreta; i nostri corpi avevano vissuto tanti momenti di piacere ma vedevo che ogni volta che iniziava un nostro incontro, la prof appariva sempre più controllata, come se non volesse perdere le redini della situazione. Ci eravamo sino ad allora limitati a farci godere con le nostre mani e con le bocche, ma non ci bastava più. Io ardevo dalla voglio di introdurre il mio arnese dentro di lei, immaginavo quella sensazione che avrei potuto provare nel sentire le pareti della sua vagina avvolgere il mio pene come un guanto aderente e umido, ma questa fantasia non era stata ancora soddisfatta.
Quel giorno io e la prof ci demmo un altro appuntamento, ma questa volta non fu a casa mia ma nella sua. Dissi a casa che sarei rimasto a scuola nel pomeriggio per terminare i lavori di preparazione agli esami di maturità, ma in realtà alla fine della giornata scolastica mi misi in sella del mio motorino e raggiunsi l’indirizzo che Viviana mi aveva fatto segnare. Mi disse di non giungere oltre un certo orario per sfruttare la pausa pranzo del portiere del suo palazzo e così feci. Arrivai da lei alle 14.30, suonai il campanello del citofono e mi risposte. Avevo un groppo in gola, era una situazione nuova, casa sua non era il mio territorio e non sapevo cosa aspettarmi. Una volta sopra, ci salutammo: mi vide che ero un po' a disagio così mi fece girare casa. Vidi alcune foto del suo matrimonio ancora sopra alcuni mobili e su delle pareti della sua camera da letto, ma sapevo anche che, di comune accordo con il marito, ognuno faceva la propria vita, anche se spesso stavano sotto lo stesso tetto. Ci sistemammo sul suo letto matrimoniale, il primo che visitavo nella mia vita, ci baciammo passionalmente e così staccai ogni freno inibitorio. Viviana si fece trovare in casa con addosso una sottoveste fiorata, leggermente aperta alle gambe che, in relazione a come si muoveva, mi permettevano di vedere i suoi slip di cotone bianchi, dai quali scorgevo la sua peluria nera e riccia. Cercai di spogliarla immediatamente, tanto era la mia impazienza di godere e farla godere, ma lei mi respinse, mi fece distendere al posto suo e con movimenti lenti, al limite dell’intollerabile per un ragazzo di 17 anni, mi spogliò, prima la maglietta, poi i jeans, facendomi rimanere in boxer, che non potevano nascondere la mia eccitazione. Io le sbottonai alcuni dei bottoni superiori della sottoveste e le permisi ai seni, privi di reggiseno, si fare capolino davanti al mio volto. Li presi tra le mani e ci giocai, procurandole un certo piacere: anche lei si stava eccitando e mi accorsi che anche i suoi movimenti lasciavano quella iniziale lentezza lasciando posto ad una sempre crescente frenesia.
Le sue mani giocavano con il mio pisello, che ormai lei aveva imparato a conoscere, tante erano le volte che aveva raccolto il suo seme per opera delle sue mani o della sua bocca; lo menavano da sopra i boxer, poi mi tirò giù via anche quelli e rimasi nudo davanti a lei. Quella era la prima volta che i suoi occhi mi vedevano senza alcun indumento addosso e la cosa la eccitò visibilmente. Mi accarezzò ovunque con una pressione delle sue mani molto vigorosa sul mio corpo; dopo alcuni minuti in cui subii le sue attenzioni fu il mio turno: insinuai la mia mano destra sotto il suo vestito leggero, raggiunsi il suo pube e mi accorsi con mio piacere che i suoi slip erano già zuppi. Li scostai ed iniziai ad accarezzare il suo sesso, prima esternamente, poi inserii uno, due e poi tre dita. La prof comincio a cavalcare la mia mano, prima sospirando leggermente, poi ansimando sempre più profondamente. Quando il suo ritmo si fece frenetico decisi di allontanare la mia mano, per evitare che godesse troppo presto. Lei si risentii della cosa, mi fece un sorriso malizioso e avvicinò il suo volto al mio membro: lo prese dritto in bocca, quasi lo volesse staccare di netto con un morso; la sua bocca si muoveva su e giù lungo la mia asta tesissima e venosa, facendo aggrovigliare la sua lingua lungo le pareti per poi soffermarsi sul glande. Ero eccitatissimo e dopo alcuni minuti di godimento assoluto, quando stavo per esplodere dentro la sua bocca, la prof percepì che stavo per godere e questa volta fu lei a lasciarmi in asso. Eravamo vogliosi come non mai. Vedevo lei con quelle gambe bellissime e snelle su di me, aperte, seduta sulle mie di gambe, il seno al vento, scapigliata e i suoi occhi languidi che chiedevano solo di farla godere. Ad un certo punto lei si mosse sul mio corpo, risalendo con il suo ventre verso il mio pisello, divaricò leggermente la gamba sinistra per scavalcare il mio pisello, la riportò nuovamente vicino a sé e con la sua mano destra prese la base del mio arnese e la diresse verso le sue grandi labbra sussurrandomi “stai attento”. La sua mano esperta indirizzo il mio pene verso la sua passera e quando fu al posto giusto lei si iniziò a sedere su di esso. Sentivo per la prima volta il sesso di una donna attorno al mio pene: la sensazione di scivolamento mi produceva brividi continui, era bagnatissima e non vi furono ostacoli. Entrai di netto e lei sopra di me iniziò a cavalcarmi, movimenti lenti, morbidi, continui; la sentivo ansimare, chissà da quanto tempo sognava di farsi penetrare da me! Dopo alcuni interminabili minuti di piacere, il suo ritmo si face più incalzante, sentito le pareti del suo sesso stringermi attorno al mio, guaiva sempre di più, tanto che dovette mordersi le labbra per non far sentire nulla ai vicini, stava godendo come non le succedeva da tempo sino a quando diede l’ultimo colpo sul mio pisello e poi cadde su di me, esausta e stremata dall’orgasmo che l’aveva pervasa. Sentivo la sua vagina pulsare attorno al mio pene, e dovetti fare fatica per trattenere il mio di orgasmo, ma la paura di mettere incinta la prof ebbe il sopravvento.
Mi crogiolai di me stesso per aver fatto per la prima volta l’amore e di averlo fatto in quel modo perché era evidente il piacere che avevo donato alla prof. Dopo alcuni attimi, lei si riebbe dal quasi mancamento e si sollevò leggermente tanto da far uscire il mio pisello durissimo da dentro di lei; ero inondato dei suoi umori, quasi gocciolanti dalle grandi labbra di quella fica così calda che non avrei mai dimenticato per il resto della mia vita.
Ma Viviana sapeva che ancora non era finita. Voleva farmi godere e lo fece nel modo in cui una donna si concede in maniera completa al suo uomo (allora non capì la portata di quel gesto ma da grande lo apprezzai a pieno): mi disse che voleva donarmi la sua “verginità”. Portò le sue gambe un po' più in su, tanto che le sue ginocchia si trovavano all'altezza del mio petto, porto la sua mano destra sulle sue labbra, la inumidì usando il suo liquido e la fece scivolare un po' più in basso, all'altezza del suo sedere: adesso capii di quale verginità stava parlando. Quando ebbe la sensazione di essere abbastanza lubrificata e dato che il mio pene era ancora bagnato di lei, si sollevò leggermente e sempre con la sua mano, indirizzo la punta del mio arnese verso il suo ano. Il mio glande era gonfissimo ed il suo buco era veramente stretto, tanto che non credevo potesse permettere il suo ingresso. Sentii la prof rilassare i suoi muscoli e spingere più forte verso di me, sempre tenendo con la mano la base del mio pene. Ebbi la sensazione che la punta stava insinuandosi dentro il suo culo, lei ansimò, lanciò un piccolo urlo, il suo volto mostrava qualche segno di dolore, ma continuò a spingere sino a quando non vi fu più opposizione: il mio pisello era dentro il suo ano, che per la prima volta stava accogliendo una presenza estranea. La prof iniziò i suoi movimenti ritmati e il suo volto aveva perso i lineamenti contriti dal dolore, per lasciare spazio ad un’espressione di godimento. Io sentivo quel buco stretto essere un tutt'uno con il mio membro e iniziai a rispondere ai movimenti di lei, tanto da spingere il mio ventre contro il suo, tanto da non poggiare più sul letto. La prof di inarcò verso il basso, staccando le sue mani dal mio corpo e portandole dietro di sé, poggiandole sul letto. Mi mostrò in questo modo la sua passerina ben aperta e così insinuai il pollice della mia mano destra sul suo sesso, ancora fradicio dal recente orgasmo. Godevamo insieme, io per la sensazione che quell'ano mi stava regalando, lei per i duplici stimoli che stava gustando, il mio durissimo ed arcuato cazzo dietro e la mia mano davanti. Continuammo così per qualche minuto quando non potei più trattenermi e le preannunciai che stavo venendo. Le non si ritrasse ma continuò i suoi ritmi e, sentendo che stavo per venire, anche lei mi disse di spingere più forte perché stava nuovamente godendo. Raggiungemmo l’orgasmo quasi insieme, io un attimo prima la inondai del mio liquido per tutte le sue viscere, lei alla sensazione di caldo sul culo venne copiosamente sulla mia mano. Ricordo ancora netto l’umore dei nostri corpi sudati e dei nostri liquidi che pervadevano per tutta la sua camera da letto. Quando si sollevò per sdraiarsi vicino a me, dal suo ano ancora aperto usciva qualche goccia del mio liquido. Avevamo goduto e tanto. Non ci eravamo risparmiati e durò così sino a quando l’anno scolastico non volse alla fine.

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Categorie: Etero Prime Esperienze