Primavera 1994, istituto tecnico di una grande città del meridione, frequentata per il 97% da maschi e quelle poche ragazze presenti non sembravano neppure essere tali.
In quell’epoca le mie fervide fantasie sessuali, considerando che ero un diciassettenne alle prime armi ma con gli ormoni che scalpitavano, erano catalizzate da Viviana, insegnante di educazione fisica, capelli lisci neri, fisico atletico e molto estroversa e simpatica. La prof aveva il suo bel da fare a tenere a bada tutti quei tanti puledrini in calore che le ronzavano attorno, ma lei ci riusciva benissimo, incazzandosi anche quando era il caso di farlo. Ero attratto da lei, mi piaceva fisicamente, anche perché allora come adesso, nutro una profonda attrazione per le donne più mature. Un bel giorno venni a sapere da voci che giravano per i vari compagni, che la prof aveva lasciato il marito così, mi feci coraggio, introverso com’ero, e le dedicai una poesia, il cui argomento era il mio amore per lei.
Gliela detti al termine di una nostra ora di educazione, ma non ebbi il coraggio di attendere che la leggesse, così gliela porsi, in busta chiusa, e scappai verso la nostra aula.
Sino al giorno successivo non incrociai la prof neppure peri i corridoi della scuola, mail giorno dopo avevamo educazione fisica, proprio prima dell’intervallo. L’ora di svolse normalmente, poi al termine lei mi chiamò e mi chiese di attendere qualche minuto: vidi sfilare uno aduno i miei compagni che uscivano dalla palestra e rimasi solo con lei: mi chiese spiegazioni in merito a quella poesia, ma non era arrabbiata come credevo; il suo tono di voce era tranquillo ed il suo volto era illuminato da un sorriso: capii che la cosa le aveva fatto piacere, anche se entrambi eravamo visibilmente imbarazzati da quella situazione. Io confermai che i miei sentimenti per lei erano quello scritti nella poesia e velocemente girai i tacchi e scappai per la ricreazione. Passarono alcuni giorni senza che le nostre abitudini cambiarono, quando nel periodo in cui la mia classe doveva restare a scuola anche nelle ore pomeridiane per portare a termine un lavoro per gli esami di maturità imminenti, mi accorsi che la prof, anche lei a scuola per lo stesso motivo, iniziò a cercare la nostra classe, anche quando eravamo distanti dai campi o dalla palestra; e con mio sommo stupore, cercava principalmente di parlare con me, chiedendomi come andava la preparazione per gli esame ed i lavori che stavamo facendo. Capii che le prof provava un certo interesse per me e la cosa mi faceva eccitare tanto, tant’è che i nostri discorsi si fecero, col passare dei giorni, sempre più maliziosi: affrontammo l’argomento ragazze, i miei divertimenti e così anche io le chiesi di lei; seppi che il marito la trascurava da anni, sino a quando il loro rapporto non cessò l’invero passato, e che degli uomini non voleva saperne nulla. Così, per stuzzicarla, le dissi che anche doveva avere delle esigenze fisiche, così come le avevo io e che comunque non poteva fare a meno di un uomo per soddisfarle, ma lei mi disse che non le necessitava perché faceva tutto da se!
Io a quella risposta sentii il mio giovane membro diventare durissimo, le mi fantasie stavano prendendo corpo, io che parlavo di sesso con la prof! Mi spinsi oltre, mi avvicinai a lei per evitare che il nostro dialogo potesse essere sentito da orecchie indiscrete e le proposi di soddisfarci a vicenda. Lei mi diete dello scemo, ma ebbi la netta sensazione, poi rivelatasi corretta, che un brivido di eccitazione pervase pure lei, tant’è che divenne istantaneamente rossa in viso; le dissi anche che casa mia era a cinque minuti di strada e che ogni pomeriggio ero solo. Lei mi disse nuovamente che ero uno scemo, andò via sorridendo così credetti che non se ne sarebbe fatto nulla; al termine del pomeriggio però la prof mi attese fuori dalla scuola; io la vidi davanti alla sua auto, che conoscevo, così mi fece cenno; attendemmo che i miei compagni furono lontani e lei mi propose di darmi uno strappo a casa, per evitarmi di fare la strada a piedi. Giunti sotto casa mia, ci salutammo non prima di dirle che ormai sapeva dove abitavo.
Passarono un paio di giorni da quella volta, e ogni volta che incrociai lo sguardo della prof a scuola lei sfoggiava sempre un grande sorriso. Finalmente giunse il giorno sognato: mi fermò al termine della nostra ora di educazione fisica e mi disse che nel pomeriggio si sarebbe trattenuta qualche ora in più a scuola e poi mi avrebbe fatto visita. Non stavo nella pelle all’idea di avere una donna in casa mia, nella mia stanza. Alle 16 sentii il campanello di casa suonare, al citofono chiesi chi fosse e lei si fece riconoscere: aprii il portone di casa, la porta d’ingresso e mi affacciai dal ballatoio per vederla salire le scale, primo piano senza ascensore. La accolsi in casa, lei si accertò che non ci fosse nessuno dentro ed entrò. Ci dirigemmo nella mia stanza, la feci accomodare sul mio divano/letto e le offrii qualcosa da bere: ricordo che lei accettò solo dell’acqua. Parlammo circa una mezz’ora circa la sua presenza lì con me, mi fece assicurare che quel nostro incontro sarebbe rimasto celato e mi accostai a lei. Ci scambiammo un bacio caldissimo ed intenso. Era la prima volta che baciano una donna molto più matura di me e il confronto con le ragazzine che avevo assaporato in precedenza non reggeva proprio: la prof sapeva cosa fare, la sua lingua invitava la mia a cercare la sua bocca, ci abbracciammo e io con lei ci sdraiammo sul divano, io un po' goffamente a fianco a lei, con una gamba vicino al suo ventre. I baci si fecero sempre più profondi e focosi e le mie mani iniziarono ad essere più audaci, cercando di farsi strada dentro la sua camicetta. Lei non restò con le sue braccia attorno al mio busto, non fece nulla, mi invitò solamente a sdraiarmi completamente su di lei. La mia eccitazione era fuori controllo, indossavo una tuta che non conteneva la mia erezione e le mutande che indossavo mi procuravano dolore. Era la prima volta che stavo con una donna, non avevo mai avuto contatti fisici così diretti con altre prima di allora. La prof sentì la mia eccitazione premere sul suo ventre e inizio a strofinare il suo sesso contro il mio; lei indossava un paio di jeans molto attillati, che le permettevano di sentire tutto. La sentii iniziare ad emettere dei mugolii di piacere, credo che anche lei avesse bisogno di un contatto fisico che non fosse la sua mano, dopo tanto tempo di solitudine. Dopo circa una decina di minuti in cui andammo avanti a strofinare le nostre parti intime, venni in un orgasmo dirompente, tanto da inondare gli slip e la tuta, che dovetti fare sparire dalla vista di mia madre per qualche giorno. Lei rise di gusto sentendo il mio orgasmo esplodermi dentro, ma decise che quella volta sarebbe bastato così. Dopo che mi cambiai, decise che era arrivato il momento di andare via. Io ero soddisfatto, ma non avevo ancora idea di quello che mi sarebbe successo nei giorni a seguire…
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Categorie: Etero Prime Esperienze