Ci pensavo da un po’ di tempo, ma non riuscivo a trovare una soluzione congrua; mi trovo a parlarne in sala insegnanti, in un’ora di intervallo in comune, con la mia collega ed amica Matilde che, da quel che si dice in giro, ha una buona capacità di orientarsi in certi problemi; preso il coraggio a due mani, le spiego che sento affievolirsi l’intensità dei rapporti con Osvaldo, mio marito: non che siano venuti meno l’amore o la passione o l’intesa intellettuale (sesso, cuore e cervello, i tre poli di riferimento per il mio modo di intendere i rapporti amorosi); piuttosto, registro un appannamento dei tre, non molto grave ma certamente deleterio, soprattutto se sommati; contemporaneamente, vedo crescere una forte intesa con il collega di italiano recentemente trasferito, con il quale mi trovo molto spesso e con molta gioia interiore a dialogare di poesia e di letteratura, soprattutto amorosa; Matilde sembra piovere un po’ dalle nuvole.
“Patrizia, ma non mi hai detto solo una settimana fa che Osvaldo ti soddisfaceva pienamente, dal punto di vista del sesso perché ha un membro assai notevole e lo sa usare con molta sapienza ed efficacia; dal punto di vista dell’emotività perché ancora ti tratta con la delicatezza e le attenzioni di quando eravate giovani fidanzati; dal punto di vista culturale perché ancora riuscite a discutere con intelligenza sulle realtà quotidiane?”
“Non ho detto che questa intesa sia venuta meno, da nessun punto di vista: continuiamo a parlare con interesse di moltissime cose, facciamo sesso con passione ed è pieno di attenzioni; ma tutto è come ovattato, ammuffito in qualche modo; io vorrei vedere se con un altro maschio mi riesce di rinverdire certe emozioni che nel ricordo si sono caricate di miticità.”
Matilde appare molto sorpresa e si meraviglia: secondo lei, metto un po’ il carro davanti ai buoi e cerco la grinza in una realtà senza difetti col rischio di rompere un giocattolo bellissimo e che, dopo quindici anni di matrimonio, regge ancora benissimo e fa il suo dovere; le spiego che non voglio distruggere niente ma che sento solo il bisogno di fare una verifica, di prendermi una sosta, un break, per controllare le reazioni del mio corpo e del mio spirito in un week end passato con un maschio che mi dà la sensazione di potermi dare di più; naturalmente, Matilde continua a propormi le sue perplessità: come la prenderà mio marito, che cosa posso proporgli in concreto, quali conseguenze può avere una sperimentazione di quel tipo.
Le spiego che proprio Osvaldo ma ha sempre detto che fare sesso con altri può non essere grave, a patto che tutto avvenga in chiarezza e lealtà, concordia e coscienza: gli esporrò le mie intenzioni, sentirò il suo parere ma comunque reclamerò il mio diritto ad avere un week end tutto mio di sesso libero, se necessario; in cambio, lui nello stesso week end avrà facoltà di sbizzarrirsi: se dovessi scoprire una diversa dimensione dell’amore, allora bisognerebbe rivedere il rapporto; se scoprissi che la convergenza intellettuale non incide sulla sostanza dei rapporti, farei presto a scaricare l’altro; se scoprissi che è solo una sessione di sesso libero, come dice Osvaldo, basterà lavarsi i residui; le dico che comunque parlerò con Osvaldo e che sono convinta che lo convincerà l’idea di avere ambedue la franchigia per un week end; Matilde mi avverte che, se Osvaldo si troverà ad essere preda libera, sarà la prima a cercare di concupirlo con molte buone probabilità di successo, vista l’amicizia già molto forte tra noi.
A sera ne parlo con Osvaldo, subito dopo cena; all’inizio sembra quasi adirato ed offeso, poi si calma e ne discute: capisce la mia esigenza ma mi chiede di riflettere che il rispetto delle persone è fondamentale; se io mi prendo la vacanza, lui ha altrettanto diritto a prenderne, questa volta e, se capitasse ancora, a maggior ragione in altre occasioni; non posso che consentire; mi chiede dove intendo esercitare la mia libertà di sesso e gli comunico che andrò nella casetta, un piccolo chalet, affacciato sul mare con davanti una larga striscia di ciottoli, all’intero, e di rena finissima, verso la battigia, in una posizione assai suggestiva per incontri romantici; mi avverte che porterà a casa le donne che intende concupire durante la sua vacanza: di fronte alle mie riserve sulla profanazione del talamo nuziale, prima mi fa osservare che talamo è anche il letto nello chalet al mare (il che già dimostra, di per sé, che uso metri diversi per misurare le mie e le altrui azioni) e che, in definitiva, può ripiegare sulla camera degli ospiti o, alla peggio, nella piccola garconniere che si è ricavato dietro l’ufficio, inizialmente per qualche riposino suo pomeridiano, quando lavora troppo nella stagione calda, e che ora può assumere proprio la funzione tipica della garconniere; sono titubante in ogni caso, ma mi fa notare che sarebbe assai penoso dover rifugiarsi in un albergo; convengo che forse la camera degli ospiti può funzionare alla bisogna.
Il giorno seguente ne parlo a Carlo, il collega che mi intriga, e decidiamo che il venerdì seguente arriveremo a scuola con il bagaglio pronto e con una sola macchina (io prenderò un taxi); subito dopo la fine delle lezioni partiremo per il nostro week end di libertà d’amore; Matilde, che bazzica nei dintorni apparentemente impegnata in altro, aguzza l’orecchio e registra tutto; subito dopo fa una telefonata ma io sono troppo esaltata all’idea della trasgressione per occuparmi di lei; comincio da quel momento a fibrillare come una ragazzina al primo flirt estivo e non vedo l’ora che arrivi la campanella del finis di venerdì per partire per la ‘mia’ vacanza; in un momento di incontro in sala insegnanti, Matilde mi raccomanda di fare scorta di preservativi se intendo fare sesso per tre giorni; le faccio osservare che sono protetta perché assumo regolarmente la pillola anticoncezionale “ … che non offre assolutamente nessuna garanzia contro contagi particolari come l’Aids: considerato che intendo fare sesso selvaggio con uno sconosciuto, il minimo del buonsenso obbliga a cautelarsi”; la guardo incavolata, ma solo perché mi richiama ad una cautela a cui avrei dovuto stare attenta io: per un momento, ho il dubbio che le mie scelte non siano poi abbastanza oculate.
A casa, con Osvaldo, il dialogo è abbastanza difficile e spinoso, anche se lui cerca di diluirlo nell’ironia; lo avverto che non userò la nostra macchina e mi ringrazia ironicamente perché almeno quella disponibilità gliela lascio; scherza sul fatto che avrà finalmente la possibilità di fare sesso in maniera ‘umana’ e varia, dopo la lunga sfilza di amplessi ‘alla missionaria’ che sono l’unico modo in cui io lo faccio; lo mando al diavolo quasi scocciata, anche perché, sotto sotto, so che è profondamente vero e che, fra i due, quella che ha reso monotoni i rapporti sono proprio io: ma pubblicamente non lo ammetterei neanche sotto tortura; alla fine, mi garantisce che si prepara per lui una tre giorni di fuoco con donne meravigliose; ironizzo.
“Ma smettila … E’ arrivato Rodolfo Valentino!”
“Patrizia, amore mio (nonostante tutto), l’unica cosa che mi fa veramente soffrire in questa scelta è la certezza che tornerai con meno cresta e forse con le pive nel sacco: questo mi fa più male di qualche amplesso che potrai realizzare, perché, come ti ho detto sempre, i residui di un rapporto si cancellano nella doccia; le ferite nell’animo fanno male a lungo.”
Preferisco non starlo neppure a sentire oltre e mi chiudo nella mia gioiosa attesa di proporre (o forse imporre) finalmente un mio punto di vista, un mio modo di essere; neppure per un attimo mi viene in mente di chiedergli o di chiedermi chi prenderà il mio posto, in quei tre giorni: lui si è già premurato di conoscere Carlo e mi ha detto di averne ricavato un’impressione non positiva, quella di un vanesio parolaio che nasconde una rozzezza istintiva; naturalmente, per primo ha ammesso che forse il suo giudizio è falsato dalla gelosia ed io sono fermamente convinta che non possa giudicare perché troppo prevenuto.
Venerdì pomeriggio, all’una e mezza del pomeriggio, la campanella ci dà il via libera per la nostra ‘libertà di sesso’ di cui, in realtà, non riesco neanche a vedere bene i contorni; poiché bisogna pure alimentarsi, ci fermiamo lungo strada per uno spuntino in un locale tipico; il tempo di consumare un piatto di salumi e formaggi è l’occasione per approfondire una conoscenza che in fondo è rimasta abbastanza superficiale: i nostri discorsi hanno sempre ruotato intorno alla letteratura; di noi stessi ci siamo raccontati assai poco, al di là di quello che poteva appartenere alla funzione didattica; inevitabilmente, le mani si sfiorano e le carezze cominciano a pesare: quando lo vedo accostarsi col suo al mio volto, mi prende il panico dell’essere in un luogo pubblico e, istintivamente, mi ritraggo; contemporaneamente mi prende l’angoscia al pensiero che tra non molto parte di quel corpo entrerà nel mio e non so valutare le reazione che vivo adesso né, meno ancora, quelle che vivrò poi.
Riprendiamo il viaggio; Carlo è un po’ turbato dal mio imprevisto rifiuto, ma credo che si sia reso conto della mia esitazione e allunga una mano a prendere la mia: la stringo con affetto e si rinsalda il senso di amicizia con cui eravamo partiti; arrivati allo chalet, portiamo in casa le valigie e, chiusa la porta, Carlo mi abbraccia con forza e con la sua bocca cattura la mia in un bacio sensuale e avvolgente, mentre il suo membro mi preme sul pube con forza: partecipo al suo bacio e lo ricambio con interesse, ma non mi sento agitare molto; nemmeno la pressione sul basso ventre smuove molto i miei sensi; sottraendomi agilmente alle sue manovre per spingermi sul letto, cerco di portarlo fuori della casa per fargli ammirare la bellezza dello scenario che il posto offre; ma mi accorgo che è alquanto distratto dal panorama e che preferisce ammirare il mio seno florido nel quale insinua una mano sussurrandomi che guardare un bel paesaggio accarezzando un bel seno è assai più poetico.
Non dichiaro la mia delusione e lo lascio fare; mi porta in casa baciandomi il viso ed io freddamente cedo alla sua dolce violenza; quando siamo accanto al letto, comincia ad aprirmi il vestito e lo fa scivolare a terra, lasciandomi seminuda; poi mi sfila anche il reggiseno e lo slip lasciandomi in autoreggenti e scarpe; mentre mi sfilo calze e scarpe, lui comincia a spogliarsi; quando sono stesa nuda sul letto, mi viene sopra e cerca di portare il suo membro all’altezza della mia bocca: non è una pratica che gradisco e lo sposto verso il ventre, allargo le gambe e lo invito a cenni a penetrarmi; lo fa rapidamente e in un colpo sento la vagina piena della sua asta: non è Osvaldo e non mi sento riempita e quasi dolorante, ma solo delicatamente solleticata e cerco di procurarmi un orgasmo, ma è già venuto prima che io abbia il tempo di eccitarmi; si scarica dal mio corpo e si sdraia al mio fianco; non c’è per me nessuna possibilità di godere: non mi piace masturbarmi, a casa lo fa sempre Osvaldo se, per qualche sfortunata coincidenza, non è riuscito a farmi raggiungere il giusto orgasmo; ho la sensazione che non sia stata molto felice la decisione di fare sesso con uno sconosciuto che di bellezza naturale parla solo per conquistare una povera illusa.
Dormiamo qualche ora e, appena sveglio, Carlo mi monta di nuovo addosso e questa volta cerca di mettere in pratica modi del sesso che avevo anche discusso con Osvaldo ma che non avevo mai voluto praticare: lo masturbo un poco ma sono costretta a dirgli, con suo grave disappunto, che non mi va di praticare la fellatio e che il cunnilinguo mi risulta antigienico; in conclusione, gli lascio intendere che faccio sesso solo ‘alla missionaria’ e, quando tenta di appoggiarmelo sull’ano, lo respingo con forza.
Usciamo per andare a cena in un ristorantino sul mare nel vicino paese e, nel corso della cena, metto in chiaro con forza che il sesso non è il primo dei miei interessi e che lo pratico non per scelta ma solo come necessità fisiologica; naturalmente, è molto contrariato e trova che tre giorni a non capirsi e a rinunciare sono insopportabili; decidiamo di rientrare l’indomani mattina; a letto, ancora tenta vari approcci per modi diversi di fare sesso ed io ancora gli dico con chiarezza che al mio partner, chiunque sia, consento solo una normale ‘missionaria’: mi chiede almeno di prepararlo con una sega, che pratico controvoglia; poi mi penetra e, dopo alcuni colpi che non mi eccitano, esplode in un nuovo orgasmo.
Mi sveglio quasi all’alba e sono tentata di svegliare anche Osvaldo; poi rifletto che non è opportuno farsi viva così presto; aspetto che Carlo si svegli e intanto preparo la mia valigia; in definitiva, alle nove circa ripartiamo per la città e poco dopo le undici un taxi mi deposita a casa mia: la macchina è in garage, segno che mio marito è in casa, forse nella camera degli ospiti con la sua amica: una punta di gelosia, assurda!, mi pizzica dentro, mentre mi avvicino alla porta e apro con le mie chiavi.
“Patrizia sei tu?”
La voce viene dalla camera degli ospiti.
“Si. Posso entrare?”
“Sarebbe meglio di no, per la verità. Non ti aspettavo fino a domani sera. Come mai così presto?”
“Ho sbagliato tutto; è stato un vero fallimento. Mi dispiace … “
Osvaldo esce dalla camera coperto solo da un accappatoio; gli chiedo se è in compagnia, se stava facendo sesso e se l’ho disturbato; mi dice che si, è in compagnia di una donna che aveva invitato per il week end, che stavano facendo all’amore ala grande, quando sono entrata e che adesso la situazione risulta particolarmente delicata per la necessità di conciliare diverse e contrastanti esigenze; riconosco che, forse, almeno una telefonata dovevo fargliela per avvertire prima di piombare addosso così inattesa; gli chiedo se posso conoscere la donna che ha occupato il mio posto per quella notte.
“E se fosse un maschio? Non mi hai tu stessa rimproverato che ero presuntuoso a credermi Rodolfo Valentino?”
“Se anche fosse, in questo momento non mi sento di giudicare niente: una cretina come me, di fatto non a parole, non è in grado di giudicare niente; quindi ti assicuro che sono pronta ad accettare qualunque realtà e a rivedere con te, se sei ancora disponibile con me come lo eri fino all’altro ieri, tutte le mie convinzioni, a fare tutto quello che è giusto per adeguare la mia presunzione alla realtà.”
“Cazzo, devi averla passata proprio brutta, per essere a questo punto!”
Non è stato Osvaldo a parlare, ma ho riconosciuto subito la voce di Matilde che emerge dalla porta avvolta in un lenzuolo quasi come un fantasma.
“Matilde! Tu?!?!?!”
“Già!!!! Ti avevo detto che sarei stata la prima a concupire Osvaldo se lasciavi la preda libera. Ora però sta di fatto che mio marito mi crede fuori città, addirittura con te, in una località dove non c’è campo per il telefono. Che facciamo? Torni con me a casa mia e spieghiamo a mio marito che sei rimasta delusa e siamo tornate indietro?”
“Fammi riprendere un poco, per favore … troppe cose tutte insieme … “
Osvaldo riprende un po’ il filo del discorso.
“Cosa è successo?”
“E’ successo che avevi ragione: un rozzo mistificatore che usa una cultura d’accatto per fare colpo: ci sono cascata mani e piedi, mi sono vergognata di me stessa ed ho interrotto subito un’esperienza che solo un cretina poteva ritenere utile.”
“Ma, concretamente, cosa è successo?”
“E’ successo che in meno di ventiquattro ore mi ha posseduto tre volte; gli ho imposto il mio modo di fare sesso, alla missionaria, e mi è parso molto contrariato, avrebbe preteso pratiche che io non considero o che rifiuto; sicché, è finita prima di cominciare.”
“Beh, tre scopate in meno di un giorno, non è roba di disprezzare; com’è la dotazione?”
Ha parlato Matilde, ma mi viene da sorridere.
“Non so Osvaldo quante volte ti ha posseduta; se lo conosco, non è stato da meno, anche perché io gli imponevo limiti che, come mi aveva annunciato, ha finalmente spezzato con te. Per il resto, ti è andata assai meglio che a me; non cambierei Osvaldo con nessuno, da quel punto di vista.”
“Scusami, ma per essere elegante ti devo solo ricordare un titolo di Masini, ‘bella st….’ dovevi farti sbattere da un imbecille per scoprire che il meglio ce l’avevi in casa? Almeno, hai goduto? Tre volte …?”
“No, neanche un pochino. Ma ti assicuro che sono più eccitata a vedere te seminuda che hai appena finito di fare sesso con Osvaldo, che ad essere penetrata da quello sconosciuto. A proposito di questo, mi presteresti per qualche minuto mio marito? Avrei tanto bisogno di godere almeno una volta!”
“Mi sa che le cose prendono una piega assai strana. Insomma, sei tornata per farti scopare da tuo marito, dopo avere scoperto che è il meglio sulla piazza anche senza la tara del matrimonio?”
“Di più: sono felice che ci sia anche tu, perché in realtà sono tornata qui per imparare qualcosa sul sesso che, a quando capisco, a te non è ignoto; e forse avere una maestra come te a fianco mi aiuterà a capirmi meglio.”
“Stai proponendo addirittura un mènage à trois , io tu e Osvaldo, per dirozzarti sulle pratiche del sesso ed imparare a sfruttarle per alimentare un amore che consideravi morto e non ti accorgevi che eri tu che lo stavi uccidendo?”
“Hai una capacità di essere brutale con amore e con amicizia al punto che ti si può solo apprezzare. Esattamente; l’unica cosa che sono riuscita ad apprendere da questa vicenda sballata è che fare sesso comporta delle implicazioni che non avevo mai nemmeno pensato. Ti disturba se ti chiedo di farmele capire?”
“No; ma innanzitutto devi chiederlo anche a Osvaldo che ci deve mettere tutti gli ingredienti, il sesso il cuore e il cervello; inoltre devi essere pronta a fare piazza pulita di tante prevenzioni che ti rendono ottusa; infine, devi sopportare anche un po’ di dolore perché certe pratiche non sono indolori ma danno tanto, tanto, tanto piacere.”
“Osvaldo, te la senti di fare con me questo percorso per arrivare a essere più e meglio innamorato uno dell’altro?”
“Io sono stato sempre disponibile con te, anche quando sapevo che stavi sbagliando; stavolta so che non è un errore, ma può diventarlo potenzialmente, se tu ti fai prendere la mano dai desideri smodati, dagli eccessi, dalle sfide e dalle sperimentazioni. Ti insegno tutto quello che so e che è giusto che tu conosca. Ma l’uso corretto te lo possono suggerire solo la tua intelligenza e il tuo buonsenso. Ricordi come hai definito i caratteri pregiudiziali per essere liberi di agire rispetto al proprio partner? Hai detto, come attesta Matilde, che necessitano chiarezza e lealtà, concordia e coscienza. Se hai questa forza, tutto può valere. Se invece ti fai prendere la mano entri in una spirale pericolosa: come suggerisce Leopardi, più conosci, più scopri di non conoscere e desideri conoscere. Se vai oltre il lecito, ti aspetta la fine del nostro rapporto.”
“Mi è bastato un errore!”
Le ore successive, fino al pomeriggio di domenica, sono impiegate a passare in rassegna tutti i possibili modi di fare sesso, quasi percorrendo un ideale catalogo illustrato come le formelle dipinte nel lupanare di Pompei: scoprii così la stimolazione del bacio e le sue conseguenze fino alla pressione sul pube che portava quasi all’orgasmo, per arrivare alla manipolazione dei sessi stando abbracciati fino ai rapporti orali, sia alternati che in contemporanea, nel 69; Osvaldo mi scopò la figa in tutti i modi e da tutte le posizioni possibili costringendomi anche a movimenti da acrobata per infilarsi in figa dall’alto; poi fu la volta del culo che subì trattamenti, maltrattamenti e devote carezze, leccate e linguate varie che fecero aprire naturalmente ano e sfintere finché il cazzo scivolò naturalmente nel retto senza problemi; alla fine del trattamento, ero in grado di fare la troia in ogni occasione; ne ringraziai Osvaldo e Matilde e cominciò per me una nuova vita.
Come però aveva largamente previsto Osvaldo, ben presto fui presa dal senso di noia per la ripetitività delle azioni e sentii il bisogno di trasgredire: stavolta però si trattava di un attacco diretto a lui, che mi dominava chiaramente con la sua personalità forte di individuo alfa; l’ipotesi che mi si profilò alla mente fu quella di tradirlo a sua insaputa e rivelarlo solo per umiliarlo alla fine; sapevo di rischiare la fine del matrimonio; ma proprio il pericolo mi dava la spinta maggiore a farlo: una sola piccola garanzia poteva fornirmela Matilde se fosse stata disposta a testimoniare che intraprendevo il percorso non per tradire ma per sfidare; gliene parlai, non ne volle sapere e mi disse papale papale che in quel percorso nessuno mi avrebbe accompagnato e, se proprio volevo sfidare un individuo palesemente più forte, tutti i rischi sarebbero stati miei e non sarebbero stati lievi; scelsi il compagno dell’avventura e cominciai con lui una storia di sesso che, a mio parere, mi doveva portare a piegare Osvaldo.
Marco era un uomo di trent’anni, ben più giovane di me, ben dotato fisicamente e ben attrezzato sessualmente che non fu difficile irretire fino a farmi accompagnare in un albergo fuori città dove consumammo un pomeriggio di grande sesso molto ardito; poiché la cosa mi aveva divertito, lo invitai altre due volte e tutto filò liscio; purtroppo, come sempre, la quarta volta il diavolo ci mise la coda: Matilde telefonò a casa mentre ero in viaggio con Marco e Osvaldo, al quale avevo contato che andavo a un convegno con Matilde, capì tutto; fece rintracciare l’automobile dal navigatore e, saputo in quale albergo ero, venne in taxi e con poche domande mirate seppe che era la quarta volta che andavo in quell’hotel con un giovane amante; quando scendemmo dalla camera, me lo trovai accanto all’auto.
“Oddio, mio marito!”
Marco se la squagliò; io mi accostai senza una parola e Osvaldo mi fece salire in macchina, guidò fino a casa in un silenzio tombale; salimmo all’appartamento, aprì la porta, mi fece entrare, poi entrò lui, mi invitò a sedermi al tavolo del salotto, si sedette all’altro capo e mi passò delle carte; lo guadai con aria interrogativa; Iui disse secco.
“E’ la richiesta consensuale di separazione e divorzio: se firmi, in una settimana siamo liberi; se rifiuti, presento la richiesta di parte per colpa oggettiva e ti riduco male: sono un buon avvocato!”
“Io non voglio distruggere il matrimonio: mi sono fatta qualche scopata, ma questo non ti dà il diritto di trattarmi da puttana. Dobbiamo parlarne e cercare una via di soluzione che non sia la rottura.”
“Se io riuscissi a vedere una sola motivazione ragionevole, parleremmo; sapevi le condizioni della libertà rispetto al partner: le hai calpestate tutte. Volevi sfidarmi per vedere chi è più bravo? Hai perso! Il prezzo? Divorzio: te l’avevo avvisato. Non sono disposto a cedere un millimetro da questa convinzione. Sei riuscita a trasformare un grandissimo amore in un odio sordo e inflessibile: l’unica cosa che voglio è vederti fuori dalla mia vita!”
Suona il cellulare di lui che risponde.
“Si … esatto … me ne fotto … è una poveraccio e mi fa pena, ma i patti sono patti … può darsi che sia stata solo una sfida stupida: innanzitutto, una sfida si svolge su un solo incontro: quatto è troiaggine; inoltre, ha perso la sfida e paga le conseguenze … Al mio matrimonio ci penso io … preoccupati di trovarle un alloggio perché stasera deve essere fuori da casa mia: io puttane non ne ospito, per principio.”
Mi passa il telefono.
“E’ Matilde, vuole parlarti: ha capito che da una sua telefonata ho ricostruito tutto. Sei stata così infantile da dire che uscivi con lei senza avvisarla. Solo una bambina stupida poteva commettere questo errore!”
Sto piangendo e cerco di non darlo a vedere, ma le lacrime scorrono da sole.
“Perdonami, Matilde, non dovevo coinvolgerti: tu mi avevi già detto che non eri d’accordo ma io volevo vincere una sfida; l’ho persa e adesso devo ricominciare, non da zero ma da sottozero: dalla coscienza che un’imbecille come me alla fine fa sempre il piccolo errore che uccide; che sono una povera femminuccia impreparata alla vita e che devo appoggiarmi a un maschio dominante forte come quello che adesso ho appena perduto; che passerò la vita a commiserarmi per un errore banale e stupido … no credo che andrò in un albergo per qualche giorno poi mi cerco un monolocale da qualche parte: chi rompe paga e i cocci sono suoi; che dici? … sei qui? Dove? Alla porta? …”
Effettivamente, alla porta c’è Matilde che si è precipitata appena ha saputo dal collega della scenata di Osvaldo all’hotel.
“Allora?! Che state combinando? Sei proprio incazzato, amore mio, vero? Più di quando te la diedi buca perché non mi andava di scopare quella sera? Più di quando evitammo per un pelo mio marito? Più di quando ci scopammo quella stupidotta che non capiva un cazzo, in senso letterale? … Stai facendo l’offeso e il tradito perché questa povera scema si è fatta un paio di scopate con un giovane? E tu quante te ne sei fatte, intanto? Solo con me una decina in un mese … Vuoi scendere dal pulpito e ragionare da persone civili? Lo sai che Patrizia è debole e insicura: perché non la aiuti e non la guidi, invece di calpestarla perché ha fatto una stronzata? Se cacci lei, cacci me e tutte le altre con cui scopi da anni. Se le perdoni, non dico che ci devi passare sopra, ma certamente puoi insegnarle a servirci quando scopiamo così impara anche lei cosa vuol dire avere fiducia, avere amore, fare sesso con fiducia e amore. Allora, andiamo di là nel letto tutti e tre e celebriamo le tue corna con un menage a trois o porti le carte al giudici e chiudi con tutta la tua vita finora?”
“Però, stasera farò con lei il gioco erotico del pissing, della pioggia dorata, del sesso con pipì insomma applichiamo un meccanismo di sottomissione e dominazione che le faccia capire una volta per tutte quale è il suo ruolo.”
“Non credo proprio che sia così: al massimo, le insegnerai un altro modo di fare sesso con gioia. Comunque, andiamo: non mi far fare tardi perché mio marito poi mi rimprovera; e, soprattutto, falle vedere ancora una volta come si scopa bene, altro che i ragazzini inesperti!”
“E tu che ne sai?”
Avrei voluto capirlo anch’io: l’avrei capito presto!
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