Entrato a casa, Marco si stupì non poco di trovare la madre Luisa ancora lì. Era seduta sul divano a testa bassa, con accanto due trolley.
- Ehi, che ci fai ancora qui? Non avresti dovuto partire già un’ora fa?
Lei alzò lo sguardo. Aveva gli occhi rossi. Aveva sicuramente pianto da poco. Marco intuì la situazione ancora prima che lei aprisse bocca.
- Giulio ha cambiato idea all’ultimo. Abbiamo litigato e mi ha mollata.
Sembrava stesse per rimettersi a piangere da un momento all’altro, così lui le si sedette accanto e l’abbracciò per consolarla. Disse le solite frasi di rito: che lui era un cretino, che non la meritava, che lei sarebbe stata meglio senza. Se non altro non erano balle: davvero la pensava così. Quel tipo non lo sopportava e in cuor suo, seppur dispiaciuto per la tristezza della madre, era contento di sapere che non l’avrebbe più rivisto. Giulio era solo l’ultimo di una serie infinita di storie fallimentari di Luisa. Sceglieva i suoi uomini sempre allo stesso modo. Spesso più giovani di lei. Bellocci ed arroganti e che la trattavano da serva. E quasi sempre degli spiantati senza arte né parte. Per Marco quella cosa era inspiegabile. Dopotutto, anche se era sua madre, non poteva non constatarne l’incredibile bellezza e sapeva per certo che lei poteva aspirare a molto di più. Da giovane era stata una modella ed ancora adesso avrebbe dato del filo da torcere a ragazze di vent’anni in meno. Aveva un corpo formoso ma tonico, lunghe gambe mozzafiato. Un volto perfetto, coronato da occhi verde smeraldo che si intonavano perfettamente con i lunghi capelli castano scuri un poco mossi. Anche se aveva smesso da tempo di fare sfilate, si era sempre tenuta in forma e pur avendo da poco passato i quaranta, ne dimostrava dieci se non di più in meno. A differenza di molte sue colleghe, era intelligente e talentuosa e, capito che non avrebbe potuto fare quel tipo di lavoro per sempre, si era infilata in un ruolo amministrativo presso l’agenzia per cui lavorava diventando ben presto un manager di alto livello. Nella vita lavorativa era una persona di successo, grintosa ed efficiente. Ma quando arrivavano le questioni amorose era tutta un’altra cosa. Sceglieva quello che sembrava sempre essere il peggio, finendo ogni volta di farsi sfruttare, quasi le piacesse farsi trattare male. Lui la consolò a lungo, carezzandole la schiena e dicendole parole gentili. Sembrò funzionare. Dopo pochi minuti era molto più tranquilla
- Quindi, per il viaggio? Che farai?
- Nulla, salta tutto. Un bello spreco, visto che era già tutto pagato
- Se è così potresti andarci comunque. Chi se ne frega!
- Io da sola in un posto del genere? No, meglio di no. Mi deprimerei solamente!
Marco ci pensò un attimo. Voleva assolutamente trovare modo di farla stare meglio e gli venne una balzana idea
- E se venissi io con te?
Luisa ebbe uno scatto sorpreso sentendo quella proposta
- Tu? Davvero? Si interruppe un attimo – Ma vorresti davvero fare una vacanza solo con tua madre? Non ti annoieresti?
- Annoiare con la donna più bella ed intelligente che conosco in un resort da favola? Scherzi?
- Ma come farai? Non hai preparato nulla… e poi gli esami?
- Mamma, per favore… sono un uomo! Mica come voi che ci mettete una settimana per preparare le valigie. Dammi mezz’ora e sono pronto.
- E gli esami?
Marco sorrise all’apprensione della madre. Era chiaramente divisa tra la gioia della sua proposta e il timore di rovinare gli eventuali altri piani del figlio
- Tutto a posto, oggi era l’ultimo. E a proposito… trenta e lode!
- Davvero? Bravissimo!
Lo abbraccio forte. Marco senti il seno prosperoso di lei puntargli addosso e per un attimo fu imbarazzato… anche se pensò per un attimo che la cosa non gli dispiacque.
- Allora è deciso. Vado a fare la valigia!
Come promesso in mezz’ora era pronto. Presero la macchina e partirono di gran lena. Erano un po’ al pelo, ma se fossero andati veloci ed avessero limitato le pause allo stretto necessario sarebbero arrivati in tempo al traghetto. Per strada Luisa sembrava rinata. La tristezza di prima era del tutto scomparsa, anzi ora sembrava sprizzare gioia da ogni poro. Marco era davvero soddisfatto di vederla così felice. Si fermarono in un autogrill a metà strada per una sosta alla toilette e un panino veloce.
- Ok, allora io vado al bar a prendere tutto
- Ok capo! fece lei scherzosamente – Io giro in bagno e ti raggiungo!
Si voltò verso di lui e in un gesto automatico gli diede un bacetto sulle labbra dicendo
- A dopo amore!
Appena resasi conto del gesto si ritrasse arrossendo fino alla punta dei capelli
- Oh… scusa Marco… è solo la forza dell’abitudine con sai… Giulio… non volevo… scusa!
Lui alzò le mani con un sorriso rassicurante
- No, dai tranquilla! Mica mi vergogno! Ahah… se ogni tanto ti scappa un “amore” capirò!
- Sicuro? Disse lei ancora imbarazzata
- Certo! Guarda: te lo dimostro subito
Si avvicinò a lei e ricambiò il bacio sulle labbra. Per un attimo esitò rimanendo forse qualche istante più del dovuto. Quando se ne rese conto, si ritirò, non senza provare una sensazione strana in tutto il corpo
- Visto? disse con un sorriso che ostentava sicurezza, anche se in fondo si sentiva un poco disorientato.
Lei gli sorrise allo stesso modo. E allo stesso modo sembrò per un attimo imbarazzata
- Ok! Allora muoviamoci che si fa tardi.
Marco indugiò un attimo in macchina. Si inumidì le labbra, sentendo su di esse il sapore della saliva della madre. Cercò di scacciare il pensiero e si avviò a sua volta. Arrivarono al traghetto appena in tempo. Caricata la macchina, salirono sopra per trovare una sistemazione per il tragitto. Purtroppo tutti i posti migliori erano presi, per cui poterono solo stendere un telo a terra in uno stanzone affollato. Mangiarono qualcosina e passarono il tempo a ridere e scherzare. Era da quando lui era bambino che non facevano più una vacanza assieme, ma ad entrambi stava piacendo moltissimo. Faceva un po’ freddo, per cui si coprirono con un’unica grande coperta. La madre si strinse a lui, cercando un po’ di calore. Dopo pochi minuti nel lieve cullare della barca si addormentò. Marco ci mise più tempo a prendere sonno. Si ritrovò a osservare la madre addosso a lui. Pensò a quando fosse bella. Sentiva il suo seno contro. Era cosi morbido ed eccitante. Con lentezza fece scivolare in basso la mano sulla sua schiena, fino ad appoggiarla su quel sedere perfetto. Lei si mosse un poco nel sonno, appoggiando la testa sulla sua spalla e stringendosi ancora più a lui. Marco si rese conto di stare avendo un’erezione. Cavolo, davvero si stava eccitando pensando al corpo della madre? Avrebbe voluto smettere, ma non ci riusciva proprio. Per fortuna anche lui era stanco della lunga tirata in macchina e si addormentò poco dopo. Si risvegliarono quasi contemporaneamente al suono cupo delle sirene della nave che annunciavano l’arrivo al porto. Stiracchiarono le membra indolenzite dallo scomodo giaciglio. Marco si ritrovò ad osservare la madre ed a pensare ancora a quanto fosse bella. Persino dopo una notte passata in quel modo era ancora radiosa. Sorrideva felice.
- Dormito bene? Fece lei
- Insomma… poteva andare meglio. E tu?
- Oh… io dormito benissimo! Sai che sei davvero comodo? Fece lei ridendo. Lo fissò per un attimo in un modo strano e all’improvviso gli tasto un braccio – Accidenti caro! Ma quanta palestra fai?
Marco era un fissato di sport e palestra e il suo fisico dimostrava ampiamente. Aveva un corpo perfettamente scolpito, ma senza cadere negli eccessi di chi esagerava con i pesi. Invece di sentirsi imbarazzato dai complimenti della madre, si ritrovò curiosamente inorgoglito da quei commenti ed anzi strinse un po’ il bicipite per dimostrare la sua prestanza.
- Abbastanza disse con falsa modestia
La madre ne saggiò il tono per alcuni secondi e poi soddisfatta si alzò.
- Vedo, vedo… Dai, ora andiamo!
Scaricarono la macchina e percorsero il breve tragitto che gli separava dal villaggio vacanze. Il posto era uno straordinario resort a ridosso di una bellissima spiaggia. La loro camera era una delle migliori dell’hotel. La mamma guadagnava bene e in vacanza si concedeva sempre il meglio. Posarono la roba e decisero di godersi il resto del giorno in spiaggia. Mentre la madre si preparava, Marco la guardò e si mise a ridere fra sé e sé. Luisa lo notò e incuriosita chiese
- Che c’è? Qualcosa che non va?
- No nulla, davvero
La madre indossava un pareo e uno striminzito costume, che a malapena copriva le sue forme esuberanti ed armoniose. Lei reclinò la testa sorridendo maliziosa. Si avvicinò a lui fin quasi che i loro corpi non furono a contatto e gli fece il solletico sotto un braccio
- Ehi, mamma! Che fai?
- Ti torturo finché non mi dici cos’è che ti fa ridere tanto!
- No, davvero… non so se dovrei dirlo… è che per un attimo ho pensato a quanto sia stato un cretino Giulio. Ma cretino davvero! Rinunciare ad una vacanza in un posto del genere in compagnia della donna più bella al mondo! Ma come si fa?
Luisa arrossì al complimento. Si avvicinò a lui e gli diede un altro bacio sulle labbra. Fu più lungo di quel veloce scatto automatico che aveva avuto all’autogrill. E sicuramente, questa volta era voluto.
- Grazie Marco! E sai che ti dico? Sono proprio contenta che sia stato un simile cretino, perché adesso sono qui con te ed è infinitamente meglio! Ti voglio tanto bene!
- Anch’io ti voglio bene, mamma!
La spiaggia era davvero fantastica. Sabbia fine quasi bianca. Acqua color smeraldo. Steso il telo, Luisa gli porse la crema protettiva, chiedendogli di aiutarla a spalmarsela. Marco guardandola negli occhi, che sotto quel sole brillante sembravano quasi risplendere di luce propria, accettò senza esitazione. Cominciò dalla schiena, per poi muoversi sui lati. Scivolò fin all’attaccatura dei seni. La madre, invece che ritrarsi alzò le braccia come ad invitarlo a continuare. Lui indugiò a lungo li, fino a sfiorarle la parte bassa dei seni. Poi passò alle gambe e spalmò a lungo sulle natiche. Lei lo lasciava fare in silenzio. Respirava lentamente, come se si stesse godendo il contatto di quelle dolci mani su di lei. Forse ad altri attorno vedere un figlio spalmare la crema in quel modo alla madre avrebbe fatto strano, ma probabilmente tutti li scambiarono per una coppietta. Anche la loro differenza di età, già non molto grande, praticamente non si notava. Lei con la cura maniacale che dedicava al proprio corpo sembrava molto più giovane di quanto fosse in realtà. Lui, invece, con la sua barba sempre abbastanza incolta, ne dimostrava molti di più. Si godettero la giornata, intervallando nuotate e bagni di sole. Tra di loro c’era una tensione che cresceva sempre più. Nessuno voleva dire nulla a riguardo a voce alta, come temendo di spezzare l’incantesimo, ma si tutto nel loro linguaggio corporeo, nei reciproci gesti di affetto e carezze lo faceva intuire. Ritornarono in camera al tramonto per prepararsi per la cena. Luisa fu la prima ad andare in bagno. Mentre Marco la aspettava si rese conto nella fretta di non aver messo spazzolino nella valigia. Lo disse a voce alta alla madre che, da dietro alla porta del bagno, gli urlò che nella sua valigia ne aveva sicuramente uno in più. Marco si mise a frugare nella valigia. Una volta trovatolo, fece per richiuderla quando notò una borsa a parte dentro il trolley. Incuriosito la apri e ciò che vide dentro gli fece strabuzzare gli occhi. Proprio in quel momento sentì la voce della madre, sempre sotto la doccia
- Trovato?
- Si…si trovato. Rispose lui balbettando un po’ ancora in parte sotto choc per la sorpresa
Luisa uscì dal bagno in accappatoio bianco e asciugamano sulla testa, perfettamente pulita e profumata. Quindi fu il turno di Marco. Sotto la doccia, ebbe un’erezione talmente intensa che dovette masturbarsi per farsela passare. Quando usci trovo la madre già vestita, ma che contemplava una serie di altri potenziali abiti stesi sul divano. Indossava una gonna corta e una camicetta, ma sembrava dubbiosa se invece non mettersi altro.
- Marco, secondo te vado bene così o dovrei provare qualcos’altro? Chiese lei
Per lui sarebbe risultata stupenda anche con uno straccio, però si mise ugualmente a studiare i vari look. Alla fine si decise. Indicò un lungo abito da sera nero.
- Secondo me con quello saresti perfetta
Lei si illuminò alla scelta. Era chiaro che fosse anche la sua scelta
- Lo pensavo anch’io… solo che temevo fosse troppo! Sai non sono più una ragazzina per certe cose!
- Infatti… sei molto meglio di qualunque ragazzina che conosca! Disse lui ammiccando
Lei fece per prendere il vestito ed andare in bagno, ma lui le prese il polso e la trattenne.
- Mi sa che ho fatto un po’ di casino in bagno con l’acqua.
- E dove mi cambio allora? fece lei dubbiosa
- Potresti farlo qui.
Lei inspirò un attimo, sorpresa dalla proposta.
- Ma… disse con voce esitante…
Lui la fissò dolcemente, ma deciso.
- Dai, mica ti vergogni, no?
Certo che si vergognava… era sua madre, non poteva spogliarsi così, di fronte a lui. Ma quella frase, detta con quel tono dolce, ma deciso, le fece come scattare un interruttore. Luisa sentiva di non poter, o meglio, non voler disubbidire. Lentamente, apri la gonna e la fece scivolare a terra. La camicetta la copriva ancora l’inguine. Guardò il figlio ancora esitante, la lui con un cenno della testa le fece capire di continuare. Ancor più lentamente comincio a sbottonarsi la camicetta. Un bottone dopo l’altro, la scollatura si allargò sempre di più, fino a mostrare tutto il torace. Marco ammirava la scena in silenzio. Era bellissima. Luisa sembrava stesse trattenendo il fiato, tanta era quella cosa la stava eccitando. Indossava un semplice intimo bianco in cotone. Così sottile che in alcuni punti, lasciava intravvedere le nudità sotto. Le mutandine erano così strette da vare intuire la linea della vagina. La cima dei capezzoli sporgeva sotto il reggiseno. Luisa sperava ardentemente che Marco non notasse che sotto si era bagnata. Avrebbe voluto coprirsi per la vergogna, ma rimanere così di fronte a lui la stava facendo bruciare dall’eccitazione. Fece per prendere l’abito per indossarlo, ma lui sorridendo maliziosamente disse
- Mmm… secondo me starebbe meglio se lo indossassi senza intimo. Che ne dici?
Lei sbarrò gli occhi per la sorpresa. Stava andando troppo oltre. Ma dentro di sé non voleva smettere. Le sue mani si mossero quasi da sole. Si slacciò il reggiseno liberando il seno che quasi sbalzò fuori. Marco la guardava senza proferir parola. Anche lui era visibilmente eccitato. Poi afferrò i lembi delle mutandine e pian piano le fece scivolare giù. Rimase completamente nuda di fronte al figlio. Si fermò e aspettò il suo consenso per continuare. Respirava a fatica, si sentiva travolgere dall’emozione. Sentirsi così, totalmente nelle sue mani, era la cosa più eccitante che avesse mai provato. Provava solo il desiderio di ubbidire a ogni suo ordine. Se in quel momento gli avesse chiesto di mettersi a quattro zampe, l’avrebbe fatto all’istante. Lui gli fece cenno di continuare. Prese il vestito, infilò le gambe dentro e poi lo tiro su. Si voltò offrendo la schiena nuda a lui e tirandosi su i capelli. Lui si avvicinò e con molta gentilezza la aiutò a tirare su il vestito. Luisa sentiva il fiato del figlio sul collo. Anche lui respirava affannoso, preso dal desiderio. Le tirò su la cerniera dell’abito e poi le sussurrò all’orecchio
- Sei bellissima, mamma
Lei si girò di lato, felice come una bambina cui il padre avesse detto di essere la più brava e gli sorrise
- Grazie Marco
Andarono al ristorante, appena entrati videro più di una persona girarsi ed ammirarli, tanto erano belli. Quando il cameriere si avvicinò, fece
- Signor e signora….
Li aveva scambiati per una coppia. Ma la cosa che fece eccitare ancora più Luisa fu che Marco non lo corresse. Uso il suo cognome per entrambi. Furono fatti accomodare e fecero un’ottima cena a base di pesce e un buon vino bianco. Parlarono e si divertirono per tutto il tempo della cena, ma la tensione tra di loro era quasi palpabile. Quando entrarono in camera, Luisa si sentì un brivido per la schiena sentendo Marco chiudere a chiave la porta dietro di sé. Lei rimase in piedi, immobile. Non avrebbe fatto nulla, solo soddisfatto ogni ordine che lui gli avesse impartito. Tutto il suo corpo fremeva per l’eccitazione. Marco non disse nulla. Si avvicinò dietro di lei. Apri lentamente la zip e fece scivolare giù il vestito. Anche così, completamente nuda di fronte a lui, non si mosse di un centimetro. Sentiva l’umidità in mezzo alle gambe. La sua vulva era gonfia di umori.
- Vieni fece lui
La sua voce era dolce, ma allo stesso tempo perentoria. Lei ubbidì all’istante, seguendolo come una cagnolina. Le fece stendere a faccia in su sul letto, con le braccia e le gambe distese e le disse di stare immobile così, ad occhi chiusi. Poi si allontanò un attimo. Lei contraeva i muscoli del pube cercando di trovare sollievo ai prorompenti pizzicori della sua vagina. Si sentiva scoppiare. Avrebbe voluto iniziare a masturbarsi, ma lui le aveva detto di non muoversi e lei così avrebbe fatto. Non si sarebbe spostata neppure se lui l’avesse lasciata così per tutta la notte. Dopo pochi minuti, che a lei sembrarono ore, Marcò ritorno. Lo senti appoggiare qualcosa sul letto accanto a lei. Appena quella cosa toccò la sua nuda pelle, ne riconobbe istantaneamente la consistenza. Per lei era qualcosa di così famigliare che non avrebbe mai potuto sbagliarsi. Inspirò profondamente, cercando di trattenere l’emozione Era davvero quello che pensava? Sarebbe stato così pazzesco che la sua mente si rifiutava di crederci. Avrebbe voluto vederlo con i propri occhi, ma lui le aveva ordinato di non muoversi. E lei non poteva disubbidire. Sentì un lieve fruscio di abiti. Marco si stava spogliando. Poi le afferrò il polso e lei trasalì quando senti il famigliare contatto del duro e freddo cuoio. Lo strinse così forte da quasi farle mare e poi lo tirò. Luisa sentì la trazione sul suo braccio. Poi toccò all’altro polso ed infine ad entrambe le caviglie. Era completamente bloccata.
- Adesso puoi aprire gli occhi gli sussurro lui all’orecchio.
Quando apri le palpebre, i suoi occhi faticarono un attimo per abituarsi alla luce. Le ci vollero diversi secondi prima di riuscire a vederlo bene. E perché la sua mente offuscata dal desiderio comprendesse l’immagine che aveva davanti. Suo figlio era nudo di fronte a lui. Il suo pene eretto e svettante come una torre. Accanto a sé, tutti gli attrezzi della sua borsa ”segreta”: frustino, cinghie, paletta, pinzette e molto altro. Lei era assolutamente indifesa. Immobilizzata, nuda ed esposta. Avrebbe potuto fare di lei ogni cosa avesse voluto. Marco si mise su di lei e fece scivolare un dito sulla sua pelle. Partì dalla gola, per poi girare attorno ai capezzoli duri e turgidi. Li pizzicò duramente. Lei senti le sue unghie ferirle la sensibile pelle. Si morse un labbro per non urlare dal dolore e dal piacere. Poi scese più in basso, fino al clitoride. E con due dita pizzicò anche quello. La sorpresa e il dolore furono troppo. Il corpo di lei istintivamente si ritrasse per sfuggire alla tortura, per poi rimanere bloccato pochi millimetri dopo dai saldi legacci. Lui avvicinò la bocca alla sua e le diede un lungo bacio. Quando senti la lingua del figlio entrarle, la accolse con gioia. Mosse la sua a cercarne il contatto. Fu un lungo e reciproco scambio dei propri sapori. Quando lui finì, lei ansimava. Era eccitata come mai in vita sua. Le carezzò dolcemente i capelli e fissandola negli occhi
- Mamma, lo sai che ti voglio bene come nessun’altro al mondo? E non ti farei nulla che tu non voglia, vero?
Lei gli sorrise. Si sentiva traboccante non solo di desiderio, ma di amore per lui. Ora sapeva che era la cosa giusta, ed era più convinta che mai.
- Si lo so… Come io lo voglio a te. Sono tua in tutto. Fai di me tutto quel che vuoi… lo voglio. Lo voglio da impazzire.
Si fissarono ancora per un attimo, come a stabilire il reciproco patto. Lei era diventata sua, completamente. Lui prese dal repertorio di oggetti una gag. Lei obbediente apri la bocca e se lo fece legare. Morse la pallina di gomma rossa, saggiandone la consistenza. Solo quel gesto l’aveva letteralmente mandata in estasi. Sentiva le cosce fradicie. Grondava di umori tanto da bagnare le lenzuola sotto. Poi lui prese il sottile frustino. Lo alzò in alto. Lei chiuse gli occhi preparandosi mentalmente a cosa le stava per fare. Quando Il frustino schioccò sulla sua pelle, lei fece un mugugno soffocato. Il suo corpo si contorse cercando ancora di sfuggire per il dolore. La sua mente fu invece attraversata da una scossa di piacere. Poi un altro schiocco ed un altro ancora. A breve tutto il suo corpo fu coperto da strisce rossastre. Non risparmiò nulla. Dai capezzoli fino al pube. Poi venne il turno del gatto a nove code. Luisa non la smetteva di mugugnare e contorcersi. La sua pelle era in fiamme, ma ancora più la bruciava il calore che le veniva da dentro. In mezzo alle gambe era un lago. Non avrebbe saputo dire se erano solo più i suoi umori o se perso il controllo se la fosse fatta addosso. Marco le concesse un attimo di tregua. Le carezzò con estrema gentilezza la pelle infiammata, baciandola ovunque. Senti il pene di lui puntarle contro la vulva. Era il momento. Suo figlio avrebbe fatto l’amore con lei. Senti il bene scivolarle dentro. Era grande, ma non ebbe alcuna difficoltà ad entrare, tanto era lubrificata. Quando fu dentro fino alla radice, lui diede un colpo che quasi la spostò in su. Poi un altro. Non facevano solo l’amore. La stava letteralmente scopando. Se non fosse stata legata ed imbavagliata, lo avrebbe stretto a sé, incitandolo ad entrarle dentro più ancora. Gli avrebbe detto di non fermarsi. Ogni colpo le tendeva le gambe intrappolate fin quasi allo spasmo. Mordeva la pallina che le bloccava la bocca e le tratteneva urla di godimento. Venne dentro di lei. Senti il caldo sperma di suo figlio scaldarle il ventre ed ebbe un orgasmo a sua volta. Lui rimase sopra di lei, riprendendo il fiato. Lei respirava a fatica. Aveva spasmi involontari sulla vagina, che stringevano il pene del figlio, come se volessero tirare a sé le ultime gocce di seme rimasto. Ripresosi, le liberò un attimo gambe e braccia, ma solo per rivoltarla a faccia in giù. Le liberò la bocca, intimandole con un dito sulle labbra il silenzio. Probabilmente voleva sentire le sue grida soffocate durante la nuova sessione di torture. Luisa chiuse gli occhi morse le lenzuola, sapendo cosa l’aspettava. Altre frustate le martoriarono la schiena. Tratteneva a stento urla. Poi toccò al suo sedere. Prima forti schiaffi, poi i sordi colpi di una paletta. Non c’era più un solo centimetro della pelle che non le bruciasse. Poi lui le salì sopra e la scopò ancora da dietro. Continuarono così per altre due ore. Alternando torture, coccole, sesso. Quando finalmente lui la liberò lei rimase immobile. Era distrutta. Non riusciva a muovere un solo muscolo. La sua vulva colava umori e sperma. Lui le carezzò la guancia, un pelo preoccupato. Temeva di aver esagerato.
- Tutto bene, mamma?
Lei gli sorrise a fatica e disse solo
- Si… E’ stato meraviglioso.
Si avvicinò a lei e le diede un lungo bacio sulla bocca. Era tempo per le coccole. La tirò e la prese tra le forti braccia. Luisa era talmente esausta e dolorante, che si lasciò manovrare assolutamente passiva. Chiuse gli occhi e si godette le carezze. Era come una gattina che faceva le fusa al padrone. Si baciarono a lungo, finché entrambi esausti caddero in un sonno profondo. Quando Marco si svegliò, con disappunto non la vide accanto lui. Ci mise un attimo a riprendersi dal torpore e dalla stanchezza accumulata la sera prima, quindi si rivesti e andò alla sua ricerca. La trovò in bagno seduta sul gabinetto. Era ancora completamente nuda. Probabilmente d’ora in poi si sarebbe dovuto abituare a vederla così e l’idea non gli dispiacque affatto. Anche in quella posizione non proprio elegante era comunque bellissima. Lei lo vide e gli sorrise. Non si scompose per un attimo nel farsi trovare così. Ogni inibizione era rotta. E anche lui non ebbe alcun imbarazzo.
- Ciao mamma
- Ciao caro! Ben svegliato?
- Decisamente sì. Le sorrise e le carezzò dolcemente una guancia. – Mi è solo dispiaciuto non vederti subito
Lei sorrise ancora imbarazzata
- Scusa… è che dopo ieri sera… avevo bisogno di darmi una sciacquatina. Sai… ed indicò il pube – volevo fami trovare al meglio dal mio amore.
- Tu sei sempre il meglio, comunque tu sia.
Le diede un lungo bacio in bocca. Lei gli sorrise contenta e maliziosamente gli disse
- Devi fare pipi anche tu?
- Si, ma fai con calma, aspetto
- Non devi aspettare… lo sai che la mammina è pronta per tutto per te!
Senza aspettare risposta, gli sbottonò i pantaloni, tirandogli fuori il pene e se lo puntò addosso. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e rilasciò il suo caldo getto di pioggia dorata. Il pene era già mezzo eretto e spruzzò quasi come un idrante. Le se lo indirizzò addosso, chiudendo gli occhi e godendosi la calda urina che la bagnava tutto il corpo. Poi se lo puntò in bocca. Quando fu completamente piena, lui interruppe per dargli il tempo di deglutire. Poi ricominciò. Lo fecero per un paio di volte, finché non si fu completamente svuotato nella sua gola. Poi lei lo prese e cominciò a succhiarlo, come a tirare via le ultime gocce. Quando lo sentì indurire, continuò con un orale da favola. Marco chiuse gli occhi godendosi quel magnifico pompino. Lei lo succhiava avidamente, sembrava quasi gli volesse aspirare il sangue dentro tanta era la foga con cui lo faceva. Lui le afferrò i capelli e lo spinse dentro con forza. Gli venne direttamente in gola. Quando finalmente lei si staccò si lecco le labbra compiaciuta.
- Questa si che è una colazione! Disse lei ridendo.
Marco le carezzò la guancia.
- Già… però ora sei di nuovo tutta sporca! Dobbiamo darti una bella lavata.
Le tese la mano e lei la prese. Si fece tirare su come una bambina e lo seguì docilmente. La fece mettere a quattro zampe dentro una vasca e aprì l’acqua. La irrorò su tutto il corpo, indugiando particolarmente sull’inguine e sul sedere. Lei sollevò per bene il di dietro, offrendo meglio le sue intimità. Poi con una saponetta e una spugna la sfregò duramente la pelle. Si poteva quasi dire che la stesse strigliando come un cavallo tanta era la forza con cui lo faceva. Nel mentre, si godette quel meraviglioso corpo. Era sua madre, ma era anche come se fosse una sua proprietà di cui poteva disporre come voleva. Quella cosa lo eccitava da impazzire. Le carezzò i seni prosperosi, i capezzoli e la rotondità delle sue natiche. Lei rimase ferma, anche quando si sentì infilare poco a poco la saponetta dentro la vulva e poi l’ano. La usò talmente tanto, soprattutto dentro i suoi buchetti, che quando ebbe finito, il sapone era consumato per la metà. Usci per un attimo, lasciandola nuda a gattoni nella vasca. Luisa rimase ferma. Ansimava. Essere trattata così, come un animaletto, o meglio, come un oggetto sessuale la stava mandando letteralmente in estasi. Quando lui tornò lei ebbe un sussulto vedendo cosa si era portato in mano.
- Ora che ti abbiamo sistemata per bene fuori, dobbiamo darti una pulita anche dentro… le sussurrò all’orecchio
Lei gli sorrise estasiata. Poggiò in basso la parte superiore del corpo, alzando bene il posteriore. Sembrava che scodinzolasse tanto era desiderosa di avere la sua pulizia. Marco riempì per bene il clistere di acqua calda. Poi poggiò il beccuccio sul suo buchino e lo infilò dentro. L’aveva tanto insaponata prima che entrò con molta facilità per tutta la sua interezza. Spinse il liquido dentro, fino all’ultima goccia. Vide il ventre piatto della madre gonfiarsi un poco. Quando estrasse il clistere, lei si mordeva il labbro trattenendo a fatica lo sfintere. Si sentiva esplodere. Ma Marco volle fare un altro giro. Alla seconda, l’addome le tirava così tanto da farle male. E quando ebbe finalmente il permesso di liberarsi, spruzzò tutto fuori come idrante. Ripeterono il tutto per altre due volte, finché dai suoi sfinteri non uscì altro che l’acqua limpida com’era entrata. Luisa si sentiva completamente svuotata. Lui la prese e la tirò su. Le carezzò i seni, soppesandoli con le mani e nel mentre la palpeggiava in mezzo alle gambe. Lei aveva il fiato corto. Tutto quello la stava distruggendo dal piacere. Aveva perso il conto di quanti orgasmi aveva già avuto. Mai in vita sua si era sentita così profondamente di qualcuno. Senti la punta del suo pene poggiarle sul buchino. Lui le sussurrò all’orecchio
- Visto che sei stata così brava meriti un premio.
Lei mosse il bacino contro di lui, invitandolo ad usarla una volta più. Cercò di rilassare lo sfintere, mentre lui cominciò a spingerlo dentro. La infilò con un solo colpo deciso e poi la sodomizzò a lungo. Lei restò passiva, come un pezzo di carne inerme sotto i duri colpi del figlio, finché non ebbe la piacevole sensazione del suo sperma che gli riempì gli intestini svuotati. Lui rimase dentro di lei godendosi lo stringere dell’ano della madre sul suo membro ancora duro. Quando la sfilò dovette trattenerla perché non cadesse giù. Era completamente sfatta. La prese in braccio e la stese con delicatezza sul letto. La lasciò riposare coccolandola con parole dolci.
- Marco, mi stai facendo morire! disse lei con voce soddisfatta
Lui stava facendo scivolare un dito sulla sua liscia pelle, saggiandone la piacevole consistenza
- Forse è meglio se ci calmiamo un po’… non vorrei esagerare troppo
- No, affatto… sono tua. Guardami… ogni cosa di me è di tua proprietà. Puoi usarmi in tutti i modi che vorrai e più lo farai, più mi renderai felice. Puoi trattarmi come la tua schiava, la tua cagnetta, la tua toilette personale. Io sarò tutto quel che vuoi… e farò tutto quello che vuoi…
- Attenta mamma che potrei prenderti in parola! Disse lui sorridendo
- Lo spero rispose lei facendo altrettanto
- Però ora devi spiegarmi qualcosa.
Indicò tutti gli attrezzi che erano ancora li sul letto.
- Devi dirmi come funzionano tutti questi… sai, la metà di questi non ho neanche capito a cosa serve!
Si misero a ridere entrambi. Luisa, tutta eccitata, si mise a spiegargli. Era incredibilmente eccitante vederla così, completamente nuda, mentre con dovizia di particolari gli spiegava entusiasta come usare su di lei ognuno di quei piccoli strumenti di tortura. C’era di tutto, da plugin anali, a distensori, a pinzette per pizzicarle la pelle. Gli descrisse con accuratezza anche quali erano le sue parti del corpo più sensibili.
- … Ecco, per esempio questa clip, la metti sul capezzolo… o anche sul clitoride…
Ma lui era così eccitato che non la lasciò finire di spiegare. La interruppe con un lungo bacio in bocca e si mise sopra di lei. Aveva voglia di scoparla ancora. Lei felice allargò le gambe per accogliere il figlio nuovamente dentro di lei. La prese per altre due volte, una davanti, una dietro prima di essere completamente soddisfatto. Quand’ebbe finito, Marco si senti prosciugato. Si stese accanto a lei soddisfatto. Lei si mise su un fianco e lo carezzò sul corpo muscoloso. Stringeva le gambe per non fare uscire dal suo corpo una sola goccia di sperma. Adorava così tanto sentirsi ripiena del seme di suo figlio. L’essere usata così, quasi come un pezzo di carne l’aveva mandata in visibilio. Avrebbe voluto che lui non la smettesse mai. Poco prima di mezzogiorno, decisero di fare un giro nel paese vicino per pranzare. Si rivestirono e sistemarono per uscire. Quando fu pronta, Luisa si volse verso di lui per chiedere se andava bene. Oramai era diventata normalità chiedere la sua approvazione per tutto. Marco la squadrò da testa a piedi. Sorrise tra sé e sé… non era quasi più abituato a vederla vestita, ma era comunque sempre sexy. Indossava un corto ed aderente abito estivo a fiori, che faceva risaltare il suo bellissimo fisico. Carezzò la sinuosa linea dei fianchi, fino alla coscia.
- Sei perfetta, come sempre le disse. Però…
- Si?
- Manca un particolare. Girati.
La fece girare e appoggiandola sul tavolo, piegare in avanti in modo da esporre bene le rotondità del sedere. Tirò sul la gonna fino alla vita. Afferrò le mutandine e gliele sfilò
- Queste non ti servono, disse sorridente.
Lei annui compiaciuta. Poi Marco andò via per un attimo e ritornò con uno degli attrezzi. Lei lo riconobbe all’istante e fu attraversata da un fremito di piacere. Era un plug anale fatto di tante palline di grandezza crescente collegate da una lunga cordicella. Quando senti lui spingere la prima pallina, la più piccola, lei rilassò lo sfintere per accoglierla dentro i suoi intestini. Un attimo dopo fu il turno della seconda e così via. Ogni volta le palline erano sempre più grandi, ma l’ano, oramai abituato dalle precedenti riusciva a prenderle con molta facilità. Era lungo quasi mezzo metro, ma riuscì a farlo entrare tutto dentro. Senti finalmente il plug che stava al fondo entrarle e tapparle del tutto il buchetto. Una volta finito, le tirò giù la gonna e la invitò a sollevarsi. Luisa mosse un po’ le natiche soddisfatta e godendosi la piacevole sensazione delle palline che le carezzavano le viscere ad ogni movimento. Avrebbe camminato con abbastanza naturalezza, ma sicuramente per tutto il giorno non si sarebbe mai dimenticata della sua presenza.
- Ecco, adesso sei perfetta! Fece lui sorridendo
- Grazie Marco!
Le diede un lungo passionale bacio sulla bocca e poi uscirono. Mentre passeggiavano, senza saperlo mai nessuno avrebbe potuto intuire quello che lei si portava dentro, ma Marco ogni volta che ci pensava aveva quasi un’erezione istantanea. Pranzarono in un bar sulla spiaggia, poi fecero una passeggiata sulla via dei negozi. Non mancavano mai di tenersi per mano tutto il tempo e scambiarsi piccole e grandi reciproche effusioni. Passati davanti ad un negozio, Marco ebbe un’illuminazione.
- Vieni mamma, voglio farti un regalino!
La prese per mano e la trascinò dentro. Luisa quasi ebbe un orgasmo quando guardandosi attorni, capi cos’era: un negozio per animali. La portò verso un angolo a parte. Lì c’era una parete piena di collari per cani in esposizione. Luisa lo guardò con occhi goduti. Stringeva le gambe una contro l’altra, per la paura di venire in quel preciso istante. Lui studiò attentamente i vari modelli in esposizione ed alla fine optò per un grosso collare nero con borchie. Quando lo poggiò sulla spalla della madre per verificare se la dimensione andava bene per il suo lungo e sottile collo, lei dovette mordersi le labbra per trattenere gli spasmi dell’orgasmo. Presero ancora una lunga catena ed andarono alle casse. Appena usciti, Luisa tirò fuori il collare dalla borsa e lo ammirò a lungo. Non vedeva l’ora di metterselo. Si girò tutta contenta verso di lui e gli diede un lungo bacio in bocca
- Grazie Marco! Non dovevi!
Le accarezzò la testa come si farebbe ad un animaletto
- Tutto per la mia bella cagnetta
Entrati in casa, lei fremeva dalla voglia di provarlo, ma lui la trattenne.
- Prima di tutto, non s’è mai vista una cagnetta con indosso un abito disse ridendo
Lei rise divertita. In un attimo si spogliò.
- Ed ora aspetta.
La fece di nuovo mettere distesa in avanti sul tavolo. Lei lo sentì armeggiare per un po dietro e quando si alzò sentì qualcosa che le solleticava le gambe. Sorrise felice quando allo specchio vide una bella coda attaccata al plug. Finalmente Marco prese il collare e lo chiuse attorno al suo esile collo. Appena senti la cinghia chiudersi attorno, la sua trasformazione era completa. Sarebbe stata per sempre la sua adorabile ed obbediente cagnetta. Le attaccò anche il guinzaglio e la portò per un po’ a spasso a quattro zampe nella stanza. Le lo seguiva obbediente e felice, correndo a carponi. Ogni tanto si strusciava sulle sue gambe in cerca di un carezzino sulla testa. Quando lui si sedette sul divano, lei si mise a terra di fronte a lui. Gli sfilò le scarpe ed iniziò a leccargli compiaciuta i piedi. Lui la lasciò fare, poggiandogli la pianta sulla testa per spingergliela a terra o forzandogli le dita del piede in bocca. Quando fu soddisfatto, le fece cenno di avvicinarsi. Lei salì su, mettendosi a cavalcioni su di lui e guidando il suo pene nella sua vulva da cagnetta. Mentre lei lentamente si muoveva avanti ed indietro lo fissò negli occhi felice e disse
- Marco, io sarò per sempre tua. Però non devo essere l’unica. Non puoi passare tutta la tua vita solo con la tua mammina!
Lui la guardò dispiaciuto
- Dici? Io lo vorrei!
- Beh… magari potremmo trovare una via di mezzo. Sai, all’agenzia ci sono molte belle ragazze… alcune delle quali potrebbero fare al caso nostro… Magari si potrebbero unire… Io non sono gelosa.
- Mmm… mamma, sei proprio perversa…
Le diede un ennesimo bacio sulla bocca. Lei sorrise felice
- Perversa io? Dovresti conoscere alcune di queste… che pensi, che giocassi da sola con tutta questa roba? Disse maliziosamente
- Assolutamente no, rispose lui sorridendo. Si interruppe un attimo, poi guardandola con occhi pieni di desiderio ed amore, aggiunse - Mamma, ti amo!
- Anch’io ti amo piccolo mio!
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