Il caldo afoso del centro commerciale mi aveva reso accaldato, sudato e sfibrato al limite del nervosismo. Ubriaco di colori e frastuoni, mi trascinavo come un automa dietro la mia compagna, instancabile nell'individuare capi d'abbigliamento dei più disparati. Io intanto avevo iniziato ad inquadrare tutti i culi e le tette degne di nota che mi passavano a tiro. Si sa, la noia stuzzica l'immaginazione.
E allora via! Belle natiche sode fasciate da minigonne al limite dello slip, tamburellavano ritmiche mentre camminavano, solleticandomi la voglia di strusciare il mio sesso su di loro e aprirle per poi piantare in mezzo...
Mi giro ed ecco ora delle tette fantasticamente abbondanti, gonfie come calotte di palloni rimbalzanti, che quando si tendono rivelano lo spacco in mezzo che fa erigere pensieri di violazioni ripetute allo spasmo fino a quando con copiosi spruzzi...
Nell'ennesimo negozio, decisi di provare almeno qualcosa. Adocchiai un bel paio di pantaloni eleganti... e una delle commesse che si stava avvicinando con fare gentile. Gli occhi però avevano qualcosa di strano.
«Vuole provare questi pantaloni, signore?»
Aveva si e noi vent'anni, minuta e con la faccia fresca. Il suo vestito nero risaltava magnificamente sulla sua pelle bianchissima, che sapeva di una fragranza dolce e selvatica. Il trucco pesante e i suoi capelli a caschetto neri corvini completavano l'aria misteriosa e accattivante della sua figura, carica di una sensualità magnetica.
Al collo un medaglione dorato ricadeva pigro sul seno non troppo grande ma eccitante nelle sue forme arrotondate, parzialmente esposto grazie alla scollatura tattica del vestito. La sua pelle candida e morbida aveva l'odore di un fresco invito.
«Si, grazie. Dov'è il camerino?»
«Venga, che l'accompagno io»
Era molto gentile, con una voce acuta ma sensuale, calda nella pronuncia e frizzante nel ritmo. Mentre la seguivo non potei non soffermarmi sul suo piacevole fondoschiena, che ondeggiava civettuolo ad ogni passo eseguito con maestria nella sua elegante lentezza.
«Ecco, prego». Il suo sguardo però aveva qualcosa di strano e birichino. Il sorriso malizioso, poi, tradì tutto il resto.
«Oggi per la prova di questi pantaloni c'è un'offerta speciale. Con soli cinquanta euro in più vengo anch'io nel camerino con lei e...rimango a disposizione per ogni sua...ehm...esigenza».
Incominciavo a sudare troppo. Mi levai il cappotto e la fissai per un istante, che sembrava interminabile. Poi presi la decisione. 'Fanculo l'intero pomeriggio di shopping e la mia compagna persa chissà dove in giro per l'immenso negozio. Avevo un'occasione e non volevo di certo farmela scappare così. Del resto come si dice: meglio un rimorso che un rimpianto. O no?
«Ok. Entriamo».
Le passai con fare un po' losco la banconota e tirai la tenda. Una luce al neon ci illuminava facendoci scintillare e rivelando con esattezza maniacale ogni minimo dettaglio colpito dagli elettroni di luce. Era bella e non perdeva il suo fascino dark nemmeno così.
Mi calai i pantaloni per provare quelli nuovi che avevo scelto. Mentre facevo questa operazione sbirciai, e vidi con mia soddisfazione che la ragazza aveva buttato l'occhio sul mio pacco. E la sua espressione ne era uscita soddisfatta.
«Come sto? Non sono forse un po' stretti? Mi sembra mi segnino troppo il sedere».
«Ma no, guardi, le calzano a pennello», e passò una mano sul mio fondoschiena, sfiorandolo in una carezza un po' equivoca. Il passaggio di quel tocco femminile mi fece un certo effetto, procurandomi un guizzo di eccitamento.
Lei se ne accorse subito. « Forse in effetti sono un po' stretti sul davanti...», sentenziò guardandomi sorridendo sorniona. Poi, con tutta naturalezza, sbottonò i pantaloni, aprendoli e calandomeli giù fino a metà coscia.
«Dai, tiralo fuori»
«Ma...», ero interdetto per quel cambio di approccio. Del resto dovevo anche aspettarmelo: quei cinquanta euro non erano certamente solo per l'assistenza alla prova dei vestiti...
Comunque ubbidii, togliendomi del tutto i pantaloni e facendo uscire il mio pisello. Era gonfio ma non ancora del tutto duro. Lo sorressi con due dita e lo feci dondolare per farlo crescere, puntandolo verso la ragazza.
Questa intanto aveva preso posto sullo sgabellino appoggia vestiti, seduta sopra l'imbottitura in pelle nera. Si stava sollevando il vestito da sotto, scoprendo lentamente le belle gambe affusolate, fasciate da calze autoreggenti.
Si sfilò le mutandine e me le lanciò in faccia. Mi trovai subito pronto e le afferrai intercettandole con uno scatto istintivo.
«Bravo! Perché non ti inebri dei miei profumi, così ti ecciti di più?»
Annusai ubbidiente il cotone che stringevo nella mano, assaporando la fresca fragranza di bucato misto al pungente ma lieve aroma di sesso femminile. Come aveva previsto, il mio membro si fece subito sensibilmente più grosso, indurendo le fibre e aumentando la pompata di sangue lungo le vene dell'asta.
«Comunque, possiamo darci del tu, ora. Io mi chiamo Agatha, con l'acca»
«Piacere, Antonio»
Avevo mentito sul mio nome. Non volevo rivelare la mia identità...non si sa mai. Del resto chissà se Agatha era davvero il suo vero nome.
Aveva spalancato le gambe, tenendole diritte in alto e ora mi stava mostrando fiera la sua fichetta.
«Ti piace?»
La domanda retorica cadde in mezzo a noi, mentre io mi stavo masturbando piano e lei che aveva iniziato a massaggiarsi con l'indice e il medio le grandi labbra. Si apriva di tanto in tanto la vulva con le dita e mi stuzzicava ancora con vari «Guardami, ti eccito?» oppure «Cosa mi vorresti fare?»
Il mio sguardo passava dal mio cazzo che spuntava fiero dal delta sbottonato della camicia alla fica di Agatha.
Questa aveva iniziato ad introdursi piano l'indice, esalando sordi mugolii di piacere soffocato. Spingeva ripetutamente dentro il dito, per poi ritrarlo lentissimamente e accompagnarlo con moto rotatorio di nuovo dentro, per procurarsi maggior godimento.
Io mi stavo facendo una sega alla grande! La ragazza era davvero eccitante e poi...con lo spettacolo che avevo davanti!
Arrivato quasi al dunque, mi sembrò opportuno avvisare «Ohhh...guarda che sto per venire...»
«Oh, cazzo. Non possiamo sporcare tutto...Aspetta...vieni qui e mettimelo dentro»
Dicendo questo, si era già alzata e piegata a novanta, offrendomi il suo magnifico didietro. Io piazzai immediatamente l'uccello dentro di lei, come mi aveva ordinato.
Era completamente bagnata, quindi infilarlo fu facilissimo, quasi senza aiuto della mano. Entrato completamente, iniziai a pompare, afferrandole i fianchi. Era bellissimo affondare nelle sue bianche carni, che sapevano di morbida giovinezza.
Poi venni. Lunghi attimi di piacere pulsante, mentre vibravo in lei i flussi di sperma incanalati attraverso il mio pene reso rigido dall'amplesso.
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Aggiunto: 4 anni fa
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