Alessandra fremeva per l’agitazione. “Che cavolo sto facendo?” continuava a chiedersi mentre si avvicinava al bar stabilito per l’incontro. I suoi pensieri saltavano incessantemente dalla voglia di continuare ad andare avanti a quella di scappare via. Quando, qualche giorno fa, aveva accettato quell’appuntamento non aveva esitato un attimo, ma ora era piena di dubbi. Incontrare al buio una persona che non aveva mai visto in vita sua. Che le era preso? E se fosse stato un maniaco? No, non era quello di cui aveva puara. Ciò che temeva davvero era il rimanere delusa. Che lui non fosse quella persona meravigliosa con cui aveva parlato tutto quel tempo. Che dal vivo fosse noioso o antipatico o arrogante. Magari le aveva mentito. Magari era vent’anni più vecchio di quello che gli aveva detto o forse era solo un ragazzino che si prendeva gioco di lei. Dopotutto a sua volta lei gli aveva mentito. Gli aveva fatto credere di avere cinque anni in più. Accidenti, adesso gli venne anche il dubbio che forse sarebbe stata lei a deludere lui. E se fosse davvero il ragazzo perfetto che immaginava, ma che poi non la volesse? Sarebbe morta di disperazione se fosse successo. Arrivata davanti all’ingresso del locale si fermò un’ultima volta indecisa. Guardò il suo riflesso nella vetrina per controllare che tutto fosse a posto. Nella vita comune era la tipica bellezza che non voleva farsi notare. Aveva un’altezza nella media. Un fisico snello e longilineo, dalle forme ancora un poco acerbe. Lunghi capelli mossi biondo paglierino e grandi occhi blu intenso. Grandi labbra carnose. Per certi versi, la si poteva scambiare per una versione giovane di Meg Ryan, prima che l’età e la chirurgia la imbruttissero. Lei non lo sapeva ancora, ma anni dopo suoi coetanei, dopo che ebbe rivelato la vera bellezza che era, si sarebbero pentiti amaramente di averla snobbata a favore di altre solo perché si erano sviluppate prima. L’ansia la stava divorando. “Oh, al diavolo” si disse “Alex, una volta nella vita abbi coraggio di andare fino in fondo!”. Entrò. Era da più di un anno che conosceva “Gambit” e non l’aveva mai visto. Era stato tanto tempo fa, quando dopo aver visto suo fratello perdere tanto tempo giocando a un multiplayer online aveva deciso, quasi per scherzo, di provare anche lei. Tanto per capire cosa ci fosse di così tanto divertente. E scopri, con sua grande sorpresa che era divertente eccome. Si era creata un personaggio molto fantasy, secondo stile del gioco, ma lo aveva fatto almeno secondo la sua immagine. Beh, forse lei non aveva quelle tette quarta abbondante, i fianchi da diva pornostar e neanche era alta 1e80, ma via, a parte quelle licenze poetiche nell’insieme era lei, solo in versione sexy. All’inizio non la prese molto, ma poi conobbe questo giocatore molto più esperto di lei e che la prese in simpatia. Il perché esatto non glielo aveva mai detto. Gli aveva solo accennato che gli piaceva il suo personaggio e che poi il suo nome “Rogue” era quello di una supereroina che faceva coppia fissa col suo in una serie a fumetti. Lei manco lo sapeva, aveva scelto quel nick completamente a caso, anche se andando a cercare in internet aveva scoperto che era proprio così. Lui la aiutò moltissimo nelle prime fasi del gioco. Fecero assieme le missioni iniziali, anche se magari per lui erano vecchie e superate. La inserì in un più ampio gruppo di amici con cui fare party in comune. Ma anche se quello era molto divertente, almeno per Alex la cosa più bella era trovarsi con questa persona. Era super in gamba: divertentissimo, intelligente e a volte sapeva anche essere così dolce… Era molto diverso da ogni ragazzo che avesse mai conosciuto nel mondo reale. Dopo alcuni mesi di gioco, oramai si collegava solo per ritrovarsi con lui. A volte in realtà manco giocavano davvero. Mettevano i loro personaggi seduti da qualche parte e stavano a chattare per ore, magari fin quasi l’alba. Nessuno dei due disse mai nome vero o dettagli che li potessero identificare nella vita di tutti i giorni, ma finirono per parlare di tantissimi argomenti a volte davvero intimi. Protetta dalla privacy della chat, disse a lui cose che non avrebbe mai detto a nessuno e lui fece altrettanto. Parlavano di tutto: dagli amici, alle passioni, ai desideri e aspirazioni personali, alla famiglia. Lui le raccontò di avere una sorella più piccola “straordinaria, ma che purtroppo non conosceva abbastanza” e lei parlò del fratello grande, lamentando la stessa cosa. L’unica volta che gli mentì è quando lui le chiese l’età. Dopo averle detto la sua, quasi venticinque, aveva paura che se avesse ammesso di averne solo diciotto lui avrebbe cominciato a trattarla solo più come una ragazzina. Per cui disse di averne uno in meno di lui. Trascorsero cosi molti mesi, finché, pochi giorni prima di quel fatidico appuntamento, lui si lamentò di un amico gli aveva dato pacco per un concerto di un gruppo che faceva impazzire entrambi
- Beh, ci potresti portare me! : -) scrisse lei scherzosa
- Se fossi di …. Lo farei per certo ; - ) rispose lui. Era una violazione del “protocollo”. Non si diceva nulla di troppo personale, ma probabilmente gli era scappato senza pensarci
A sentire quel nome, Alex ebbe un tuffo al cuore. Non ci poteva credere… abitavano nella stessa città! Ci pensò un attimo e decise. Perché no?
- Ma io sono di …. !
Un attimo di silenzio. Sicuramente lui era rimasto sorpreso quanto lei della coincidenza
- Naa davvero? Ahaha.. allora certo che ti ci porterei… ma se scoprissi che in realtà io sono un maniaco?
- Prenderò le mie precauzioni!
- Ah si? E quali?
Discussero per quasi un’ora in tono serissimo e allo stesso tempo comico preparando una perfetta strategia d’incontro antimaniaco. Lei propose piani su piani che lui puntualmente divertito gli smontava. Quando finalmente pensarono di aver trovato una quadra lei commentò
- E se dopo tutto questo, riesci ancora a farcela, considerati pure il re dei maniaci!
Le giornate successive Alex era eccitatissima. Non vedeva l’ora che arrivasse. Solo a poche centinaia di metri dal punto d’incontro aveva cominciato a farsi tutte quelle paranoie. Appena entrata si guardò in giro e in base ad abbigliamento capì per certo chi era lui. Era di spalle, ma già quello che vedeva la mandò in visibilio. Era seduto, ma si capiva che era parecchio alto. Aveva un bel fisico, spalle larghe. Capelli neri sparati su col gel. Si, era sicuramente il suo tipo, ne era certa. Lei non aveva detto nulla di sé… per cui lui non avrebbe potuto riconoscerla. Parte del piano era che lei arrivasse, gli girasse un po’ attorno senza farsi notare per decidere se farsi vedere o scappare via. Ma lei non resistette. Dopotutto lui si era fidato del tutto di lei, a quel punto sarebbe stato ingiusto non fare altrettanto. Gli si avvicinò alle spalle e gli mise le mani davanti agli occhi.
- “Rogue” disse lui sorridendo senza muoversi
- Indovinato! Rispose lei ridendo
Lei si sedette di fronte senza aspettare che si girasse e finalmente poté vederlo in volto. Rimase impietrita. Era Samuele. Era suo fratello! Quasi le cadde la mascella per terra dalla sorpresa. E lui ebbe la stessa reazione. Ci vollero diversi secondi prima che il suo cervello si riprendesse dallo choc. Tutto quello che aveva immaginato per tutto quel tempo… persino quelle “cose” che non avrebbe mai potuto confessare mai erano rivolte verso… suo fratello?? Non poteva crederci. Il primo pensiero che le venne in mente fu di scappare via. Fece per alzarsi, mai lui la afferrò per un polso, trattenendola.
- Aspetta! Che fai? Disse lui
- Non mi sembra ovvio? Vado via!
- Via? E per dove? A casa nostra dove ci rivediamo fra una mezz’ora?
Era vero. Tanto era ora lì o poco dopo. Non c’era modo di sfuggire. Che fregatura. Si risiedette. Stava già per aprire bocca per fargli una sfuriata, quando arrivò la cameriera a prender gli ordini. Quell’interruzione se non altro spezzo per un attimo la tensione ed ebbe l’effetto di farla ragionare e rendere conto dell’inutilità di una simile reazione. Poteva anche saltare su urlando e insultandolo, ma di cosa? Non lo avrebbe saputo dire manco lei. Per cui decise di rimanere zitta, almeno per il momento
- È uno scherzo, vero? Esordì alfine lui
- Stavo per chiederti la stessa cosa
- A me lo chiedi? Lo sai che gioco a quello da una vita! E tu da quando lo fai?
- Da un po’… cioè, scusa devo chiedere a te il permesso? E tu, invece, da quanto passi il tempo ad abbordare le ragazzine in rete?
- Io non seduco proprio nessuno, soprattutto le ragazzine! Se non sbaglio qui qualcuno ha detto di avere ventiquattro anni!
Colta in fallo, Alex rimase zitta un attimo. Le ci volle un attimo per pensare una risposta a tono, ma proprio quando stava per prendere fiato per parlare, arrivò nuovamente la cameriera con gli ordini. Accidenti, ma quanto era veloce il servizio in quel posto? Rimasero in silenzio puntandosi in cagnesco mentre l’altra posava i bicchieri. La tensione si tagliava col coltello. Probabilmente anche la cameriera lo notò, perché appena sistemato tutto scappò via senza dir parola
- Hai ragione, colpa mia riprese Samuele alzando le mani – Avrei dovuto capirlo appena mi avevi raccontato dei gruppi che ascoltavi. Solo tu potevi sentire certe cose!
Ai tempi avevano parlato dei propri gusti musicali. Ovviamente quelli di Alex riflettevano un po’ la sua età e spesso andavano contro quelli molto puristi del fratello, che non mancò di prenderla in giro per giorni. Anche se in un qualche modo lei era riuscita a farlo ricredere su alcuni.
- I miei gruppi? Ma non eri tu quello che poi mi aveva dato ragione su ….
- Okok, ma solo su quella e solo per alcune, ma proprio alcune canzoni
- A me non sembrava affatto così…
Da lì nacque l’ennesima discussione sul tema. La musica era una grande passione che condividevano e uno dei loro argomenti preferiti in chat. Dimentichi della situazione si rimisero a discutere per diversi minuti. Ad entrambi sembrò di essere ritornati a prima, quando non sapevano chi fossero e del bellissimo tempo passato a quel modo. Lentamente la tensione iniziale scemò quasi completamente. Quando finirono erano molto più rilassati e poterono finalmente interagire in modo più civile
- E ora che facciamo? Disse Alex
- Niente, credo. Torniamo a casa. Sospirò lui sconsolato
- Che c’è?
- No, nulla… è che me l’ero immaginata diversamente questa serata! Sorrise
- Figurati io
Scoppiarono a ridere entrambi
- Cavolo… è davvero destino che questo gruppo non riesca mai a sentirlo!
- Già, anch’io rispose lei sconsolata
Alex rimase zitta un attimo, valutando una folle idea che le era appena venuta. Quando iniziò a parlare, faticava a nascondere un certo imbarazzo.
- E se invece ci andassimo lo stesso? Da… fratello e sorella, intendo.
Lui rimase zitto un attimo soppesando la cosa. Quella proposta lo lasciò un pelo interdetto, ma in fondo non era così male
- Che c’è? Aggiunse lei spazientita da quell’indecisione – ti vergogni a farti vedere in giro con la tua sorellina?
- No, affatto. Rispose lui sorridendo – Perché no? Chi se ne frega, andiamoci lo stesso!
Si avviarono verso il locale. Per strada lei osservò l’abbigliamento del fratello. Non l’aveva mai visto sistemato così bene. Aveva una giacca nera, una maglietta del gruppo, jeans sdruciti. Un look decisamente casual, ma nell’insieme non era male. Per un attimo le venne da pensare che effettivamente era davvero un bel tipo.
- Samu… posso chiederti una cosa?
- Si?
- Che tipo di serata avevi in mente?
- Oh, ti prego… non farmi imbarazzare più di quanto non lo sia già.
Poi fu il suo turno di squadrarla da testa a piedi. Lei indossava un gonnellino corto, un top, stivaletti neri. Un po’ di bigiotteria ben studiata. Si era persino truccata per bene. Aveva scelto un look un po’ dark, in tema con la serata, ma anche lei non era affatto male. Anzi, le stava bene eccome
- E tu invece tu? Intenzioni avevi? La fisso negli occhi in modo sornione – Davvero pensavi di farmi credere di avere ventiquattro anni con un po’ di trucco e degli stivaletti col tacco?
Lei gli diede uno spintone ridendo
- Scemo!
Il concerto, come da attese, fu straordinario. Durante lo spettacolo sia Alex che Samuele poterono scoprire un reciproco lato che nessuno di loro aveva mai visto prima. Si scatenarono e ogni precedente imbarazzo sparì. Alex obbligò pure il fratello a prenderla a cavalcioni e tirarla su. Mentre l’aveva sopra, Samuele ebbe una strana sensazione sentendo il contatto della liscia e morbida pelle gambe della sorella. Lo sentiva piacevole, in un modo che forse non avrebbe dovuto. Per un attimo pensò all’inguine di lei, che puntava proprio alla sua nuca. Senti come un’eccitazione. Ma decise di non pensarci e solo godersi il resto della musica. Tra bis e tris, durò per quasi due ore. Mentre erano in fila in mezzo alla folla per uscire, continuavano a parlare di quanto fosse stato bello. Soprattutto Alex era esaltatissima. Non smetteva un attimo di parlare e Samuele riusciva a fatica a starle dietro.
- E quindi fratellone, che si fa ora? Disse lei tutta contenta
- Come che si fa? Si va a casa, no?
Lei lo guardò un pelo maliziosa.
- Figurati! Se è come penso che tu immaginavi di passare la serata… e gli diede una sgomitata ammiccando – Sono sicura che avevi anche altri piani in mente. O sbaglio?
- Ti prego, Alex, non farmici pensare di nuovo. Guarda che stiamo parlando di come io pensavo di fare un certo tipo di appuntamento… con te!
Lei lo prese a braccetto. Si comportava in modo molto più aperto di come non fosse mai stata, anche dal punto di vista fisico. Prima di allora non si erano mai presi a quel modo
- Oh, dai fratellone! Non è il caso di farsi queste paranoie ora! Mettiamola così… sarà una specie di test per vedere ci sai fare. Sarò anche la tua sorellina, ma sono pur sempre una ragazza! Così ti potrò dire se hai fatto un buon lavoro e… ammiccò - magari la prossima volta sarai più fortunato!
Samuele sospirò rassegnato alzando gli occhi al cielo.
- Ok ok. Ammesso e non concesso che la Rogue che immaginavo io… ripeto: quella che immaginavo io, non tu, fosse piaciuta la serata finora, le avrei proposto il disco pub al fondo di questa strada
- Quello? Davvero? Non ci posso credere! È il posto più figo della città! Ma c’è sempre una coda sterminata, ci ho provato un sacco di volte ad entrare con le mie amiche, ma non ce l’ho mai fatta!
- Perché non avevi questi! Tirò fuori dalla tasca un paio di pass vip
Lei glieli strappò di mano senza neanche chiedere il permesso. Li fissò meravigliata
- Davvero? Ma come hai fatto? Sono introvabili!
- Non se hai i contatti giusti rispose lui gongolante – Ok, oramai perso per perso… valgono solo per stasera, tanto vale sfruttarli
Lei gli saltò addosso e lo abbracciò felice, dandogli persino un bacio in guancia
- Samu, sei un mito! Andiamo!
Si avviò tutta contenta verso il locale, mentre lui rimase per un attimo interdetto. Non aveva non potuto non sentire il contatto del seno di lei addosso al suo corpo e di nuovo per un attimo si rese conto di quanto gli fosse… piaciuto. Ora basta, però. Era sua sorella. Non la Rogue di cui si era innamorato. Sotto gli sguardi invidiosi degli altri, saltarono la sterminata fila davanti al locale e furono fatti entrare con tutti gli all’ingresso vip. Dentro poterono finalmente cominciare la vera festa. Il posto era perfetto. C’erano sempre i più rinomati dj dei dintorni. La pista, le luci, persino i bar erano spettacolari. C’era molta gente, ma non era affollato. Merito dalla durissima selezione all’ingresso. Saltarono in pista e iniziarono a ballare. Samuele notò che da quando erano li sembrava lei si divertisse nell’interpretare il ruolo della fidanzatina. Gli faceva sguardi ammiccanti, mentre ballavano spesso si muoveva addosso a lui in pose molto sensuali. Certo, forse era un po’ strano, ma vabbè… era solo un gioco innocente. La lasciò fare e a volte partecipò anche lui. Notò diverse occhiatacce invidiose intorno e non gli dispiaceva farsi vedere con lei. Nonostante quello che aveva detto primo, quel look e il trucco la facevano davvero sembrare più grande e davano già un’anticipazione della bellissima donna che sarebbe presto diventata. Dopo quasi un’ora, Alex per sovrastare la musica alta quasi gli urlò nell’orecchio di riposarsi un po’. Una volta seduti su un divanetto, lei gli chiese di prendergli da bere. Lui la guardò seccato
- Ehi, non è che te ne stai approfittando un po’?
- Oh… dai fratellone! disse lei ridendo contenta – Fa tutto parte del test! Che ragazzo sei se non offri almeno un drink alla tua fidanzatina?
Anche se detto per scherzo, sentire lei parlare di sé stessa come la sua ragazza lo fece trasalire un po’ Samuele. Alla fine, scrollò le spalle e decise di accontentarla. Quando tornò, vide che c’era un ragazzo che le parlava. Stava sicuramente provandoci. Decise di non intervenire, magari lei era interessata, non voleva certo rompergli le uova nel paniere. Però era molto infastidito dalla cosa. Non era tipico sentimento protettivo fraterno. Anche se non lo avrebbe voluto ammettere a sé stesso era… geloso. Geloso di sua sorella. Geloso che altri uomini che non fossero lui le potessero mettere gli occhi addosso. Poi lei lo guardò. Gli fece un solo vago cenno, ma lui capì. Si avvicinò, senza riuscire a nascondere un sorriso compiaciuto. Si mise accanto a lei e la strinse a sé, come se stesse marcando la zona. Guardo l’altro tipo e fece in tono minaccioso
- Ehi, tu. Lei sta con me. Problemi?
Benché fosse una cosa che Samuele non sfruttava mai, aveva una stazza non indifferente, capace di intimorire al primo sguardo qualunque contendente. L’altro riuscì solo ad alzare le mani in segno di resa, balbettare qualcosa e scappare via con la coda tra le zampe.
- Uh uh… sto con te? Disse Alex guardandolo assurdamente malizioso.
Samuele la guardò a lungo. Dio quanto era bella. Accidenti… era davvero lei quella Rogue di cui si era innamorato durante quei mesi? Ripensò per un attimo a tutto il tempo trascorso con lei online. Era vero, lui non aveva mai pensato di sedurre ragazze mentre giocava. Quando l’aveva incontrata per la prima volta online, aveva semplicemente notato quel personaggio e l’aveva trovato molto bello. Allora aveva pensato che fosse il suo esatto stereotipo di ragazza perfetta. A parte quelle tette assurde, ma si sa nei giochi quel dettaglio era spesso un po’ esagerato. E solo ora si rendeva conto che in realtà Alex era praticamente uguale. La bellezza perfetta. L’aveva contattata senza secondi fini. Anzi, in realtà era assolutamente convinto che dietro ci fosse un uomo. Tanti giocavano con avatar femminili. Non gli aveva neanche creduto quando lei gli aveva scritto di essere una ragazza. In fondo non gli importava. Era divertente. Intelligente. Profonda. Poco a poco, da come scriveva e da come ragionava si rese finalmente conto che forse era davvero una donna e cominciò a vederla in modo diverso. Più che da amico cominciò a pensare a lei in tutt’altro modo. Più le parlava, più sentiva davvero di stare innamorandosi di lei. Poi scoprire che abitava vicino a lui. Che aveva voglia di incontrarlo. Era esaltato. Nemmeno per un istante aveva pensato che non potesse piacergli anche dal vivo. E ora scopriva che la ragazza di cui era follemente innamorato era in realtà Alex. E la cosa peggiore era che era bastato parlarle per pochi minuti senza pensare al fatto che fosse sua sorella per ritrovare in lei tutto quello che lo aveva fatto innamorare. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Lei lo stava guardando incuriosita. Forse aveva notato le sue esitazioni. Samuele cercò di sdrammatizzare
- Ehi, fa parte del test no? Se mi porto la mia ragazza in giro mica me la lascio fregare dal primo che passa!
Lei chinò la testa appoggiandosi al suo petto
- Oh, mio eroe! Rise – Bravo… hai superato anche questo test! E mi hai portato da bere! Due punti in un colpo solo! Alzò il pollice in su – Direi che a questo punto hai praticamente conquistato la tua bella! Scherzava, ma il tono con cui lo aveva detto… Samuele percepì qualcosa di strano.
Bevvero il loro drink, ballarono ancora un poco e poi decisero di uscire. Appena fuori, Alex si chiuse le braccia addosso. Aveva cominciato a far fresco. Lui da vero gentleman le offri la sua giacca, che lei accettò di buon grado.
- Grazie disse lei in tono un poco imbarazzato. Sembrò arrossire un poco – Ma oramai hai già conquistato la tua bella, non ti servono altri punti!
- E che vuol dire? Mica solo perché l’ho conquistata non è che smetto di prendermene cura. Si deve proteggere sempre chi si ama!
Lei si appoggiò a lui, Samuele voleva pensare che cercasse altro calore corporeo, ma in realtà Alex smaniava dal sentire ancora il contatto del corpo del fratello. Altro che chat… quello era infinitamente meglio di ogni cosa che si fosse mai immaginata! Tutto quel tempo trascorso finora… era la serata più bella che avesse mai vissuto. Avrebbe voluto non finisse mai.
- E quindi, adesso che avresti pianificato? Disse al fratello
Lui si mise la mano tra i capelli, sorridendo un poco imbarazzato
- Beh, a questo punto le cose sono un po’ sfumate… sai, non ero molto sicuro che Rogue mi avrebbe sopportato fino a questo punto. Forse avrei proposto una passeggiata sul lungo fiume ma non saprei… se davvero la conosco come credevo di conoscerla penso che avrei proposto una capatina al kebabbaro qui vicino
- Al kebabbaro? Oh davvero romantico fratellone! Disse lei ridendo
- Avrei sbagliato?
- Sbagliato? Stai scherzando? È l’idea del secolo! Sai che fame che ho? Ho saltato pure cena per prepararmi!
Tutta contenta gli afferrò la mano trascinandolo dietro di sé. Mentre spiluccavano il loro panino, parlarono per tutto il tempo. Per anni, come Alex e Samuele non avevano mai avuto molto di che dirsi, ma ora come Rogue e Gambit, non sapevano di che parlare per prima. Uscirono che era ormai notte fonda.
- Bene sorellina… mi sa che è ora di tornare a casa. Posso accompagnarti per un pezzo di strada?
- Oh ma certo caro! Da questa parte!
- Che fortuna... è proprio nella stessa direzione della mia!
Risero felici. Alex prese il fratello a braccetto e si avviarono verso casa. Per strada appoggiò la testa su di lui. Le piaceva sempre di più sentire il contatto del suo corpo. Chiunque li avesse visti avrebbe pensato immediatamente che erano un’affiatata coppietta. Si fermarono a pochi metri dall’uscio. Le luci erano tutte spente. Entrambi loro genitori facevano il turno di notte per cui la casa era vuota.
- Bene, siamo arrivati. Disse lei un po’ imbarazzata.
Non avevano parlato molto durante il tragitto, ognuno immerso nei propri pensieri. Samuele sorrise.
- Già già… rispose Samuele imbarazzato - immagino che a questo punto se non fossi tu, ti dovrei salutare ed andarmene.
- Samuele… Alex abbassò gli occhi triste - mi spiace aver rovinato il tuo appuntamento
Lui le prese le spalle e la fissò negli occhi sorridendole
- Che dici? È stato il miglior appuntamento della mia vita!
- Ma se non fossi stata io la tua Rogue, magari le cose sarebbero andate molto diversamente
- Ma tu sei la mia Rogue! Anche se sei la mia sorellina rimani sempre la persona con cui ho parlato per tutto questo tempo. Una persona meravigliosa. Poi sicuramente fossi stata un’altra, mi avresti già scaricato a metà serata
- Non credo proprio… È stata indimenticabile. Credo avresti fatto colpo in ogni caso. Io, cioè Rogue, ne sarebbe andata matta!
Rimase in silenzio un attimo, come a raccogliere le forze per continuare
- Samu… se Rogue non fossi stata io… o meglio… se non fosse stata la tua sorellina… cosa avresti fatto a questo punto?
Lui rimase fermo in silenzio per un attimo. Poi mosse le mani, facendole scorrere sulle sue spalle fino alla testa. Gliela sollevò, in modo che lei lo guardasse negli occhi. Si fissarono per un momento e poi abbracciandola la strinse a sé. Le loro labbra si avvicinarono sempre più finché non si toccarono. E poi quel contatto divenne un bacio prima dolce, poi sempre più appassionato. Le loro lingue ci cercavano, toccavano, spingevano una contro l’altra sentendo i reciproci sapori. Senza staccarsi l’uno dall’altra, a fatica aprirono la porta. Si spogliarono a vicenda e salendo le scale, arrivarono nella camera da letto dei genitori già completamente nudi. Si buttarono sul letto lei sotto, senza smettere per un attimo di toccarsi e baciarsi. Alex, sotto di lui lo guardò fisso negli occhi e rilassò il corpo, offrendosi completamente a lui.
- Stiamo per fare una gran cazzata. Disse Samuele
- Allora facciamo che sia la più gran bella cazzata della nostra vita rispose lei
La punta del suo pene si appoggiò alla vulva di lei, e poi, pian piano si fece strada nel corpo della sorella. Quando fu completamente dentro, si fermò per un attimo. Era dentro di lei. Si sentiva bruciare dalla passione. Poi cominciò a muoversi. Lei si strinse a lui, mentre il suo corpo era sbatacchiato dai suoi vigorosi colpi. Chiuse le gambe attorno al suo bacino, spingendolo, se possibile ancora più dentro di lei. Fecero l’amore a lungo. Lui si trattenne più che poté. Avrebbe voluto godersi quel momento per sempre, ma quando lei fece un grido stridulo, presa dall’orgasmo, si sentì esplodere. Gli venne dentro, riempiendole il ventre di caldo sperma. Si sdraiarono uno accanto all’altra esausti. Le carezzò dolcemente il corpo, sentendone la pelle morbida e calda, bagnata dal sudore
- Ti amo sorellina!
- Ti amo anch’io fratellone
Ricominciarono a baciarsi passionatamente in bocca, finché lei non lo spinse di lato e gli salì a cavalcioni sopra. Con meditata lentezza afferrò il suo membro eretto come un palo e lo portò sulla stretta linea della sua vagina. Vi si poggiò sopra e piano piano si lasciò andare su di esso, impaladandovisi completamente. Quando lei lo senti di nuovo dentro, per un attimo riversò indietro la testa, trattenendo a stento un urlo di piacere. Cominciò a muoversi avanti ed indietro, poggiando le mani sul muscoloso petto del fratello. Lui le carezzava e le palpava con foga i seni, sentendo sotto il palmo la piccola protuberanza dei capezzoli, duri e turgidi. Vennero ancora assieme. Alex quasi svenne per l’estasi. Si buttò su di lui, ansimante. Samuele le accarezzò i capelli fradici, dandole il giusto tempo di riprendersi. Le salì sopra, con chiare intenzioni. Lei gli sorrise, ricolma di piacere.
- Ehi, fratellone… ma non ti basta mai? Credevo che dopo tutto questo…. Insomma… che ti ci volesse un attimo di fiato!
Lui ricambiò il sorriso
- Colpa tua sorellina… ti desidero troppo…. credo potrei andare avanti tutta la notte così!
- Oh dio… così mi distruggerai!
- Vuoi che ci fermiamo?
Lei per tutta risposta lo prese a sé e gli diede l’ennesimo bacio
- Per nulla al mondo!
E fu così. Andarono avanti per una buona parte della notte. Lo fecero diverse altre volte, intervallate da bellissime pause fatte di coccole e parole dolci. Smisero solo quando i loro corpi stremati chiesero loro pietà. Si addormentarono una abbracciata all’altro. Quando Samuele si svegliò, trovò il volto sorridente della sorella accanto che gli sorrideva. Lei stava facendo scivolare un dito sul suo torace muscoloso, saggiandone la consistenza. Sicuramente era già sveglia da un po’ e aveva passato il tempo ad ammirare il corpo nudo del fratello. Le diede un piccolo bacio di buongiorno sulla bocca.
- Ehi, come va? Tutto bene? Le chiese
- Mai stata meglio, fratellone!
- Pentita di quello che abbiamo fatto?
- Per nulla. E tu?
- Ti sembra abbia la faccia di uno pentito?
- Assolutamente no!
Si rotolarono sul letto abbracciandosi e baciandosi.
- Samu… che figli degeneri siamo? Disse lei in tono ironico – Abbiamo appena fatto sesso nel letto dei nostri genitori!
- Non è colpa nostra se è l’unico a due posti nella casa!
Scoppiarono a ridere.
- A proposito di quello… mi sa che dobbiamo alzarci. La mamma ritornerà fra un’oretta. E sotto abbiamo lasciato un bel casino.
- Uff! disse lei dandogli continui bacetti sulla bocca – Speravo di fare ancora almeno una volta la figlia degenere prima che la mamma arrivasse…
- Beh… ho detto fra un’ora, mica adesso!
La tirò su a sé e mettendosi entrambi in ginocchio sul letto, la penetrò da dietro. Le carezzava tutto il corpo mentre ancora si muoveva dentro di lei. Alex ad occhi chiusi si lasciava montare come una bambola di pezza. Gli leccava e succhiava le dita con voluttuosità cercando di trattenere gridi di piacere. Lui le saggiava il seno e la mordicchiava le orecchie. Quando lui gli esplose ancora dentro, lei travolta dall’orgasmo gli morse duramente la mano. Lui eiaculò tutto nel il suo corpo e poi rimase dentro tenendola abbracciata.
- Ehi, diventi violenta quando ti fai prendere! Le sussurrò divertito nell’orecchio.
Sulla sua mano c’era due piccole macchie rossastre, l’impronta nitida dei denti della sorella.
- Colpa tua… mi stai facendo impazzire! Disse lei sorridendo
Estrasse il pene ancora parzialmente eretto da lei. Fece scivolare un dito sulla sua vulva. Era fradicia di umori. Lo fece scorrere su tutta la linea della vagina e poi risalì da dietro, indugiando un poco attorno al buchino posteriore.
- Ehi, pervertito! Fece lei – Stai per caso puntando il culetto della tua povera sorellina?
- Oh… dai, giocavo solo un po’!
Lei fece un sorriso malizioso
- Beh… magari una volta si potrebbe anche provare… se prometti di essere molto molto delicato.
Al solo sentire quello, quasi lui ebbe un’erezione istantanea. Ma cercò di trattenersi.
- Promesso. Non potrei mai fare qualcosa che ti faccia del male
- Samu… davvero mi ami?
- Ti amo nel modo più di quanto tu possa mai immaginare! Sei la cosa più bella che abbia mai avuto in tutta la mai vita. E poi…
- E poi?
Le accarezzò dolcemente i fianchi
- Sei eccitante da morire!
- Ehi… ti pare una cosa da dire alla tua sorellina?? Rispose lei scherzosamente
- E’ una cosa da dire al mio amore!
- Samu… anch’io ti amo da impazzire!
Ci volle ancora un bel po’ prima che riuscissero a staccarsi l’uno dall’altra, per cui quando scesero giù ebbero pochissimo tempo per rimettere tutto a posto. Si infilarono velocemente un pigiama e sistemarono il letto dei genitori alla bella e meglio. Poi corsero qua e là cercando di raccogliere i vestiti ancora sparsi per tutta la casa. Per fortuna la madre arrivò con qualche minuto di ritardo.
- Ehi, ragazzi, ancora in pigiama? Li riprese
- Dai, mamma, è sabato! Si giustificò Alex
La madre era stanchissima dal turno notturno e non aveva voglia di mettersi a discutere. Diede loro un piccolo bacio sulla guancia a testa e disse
- Dai, preparo la colazione e poi vado a dormire.
I ragazzi l’aiutarono.
- Cos’hai fatto alla mano? Fece lei notando ancora le impronte dei denti sul palmo di Samuele
- Oh niente… una gattina mi ha morso
- Acc… ti ha morso per bene!
- Già già… Samuele guardò Alex che lo fissava scocciatissima trattenendosi a fatica dal rispondere alle illazioni
- Cosa le hai fatto? L’hai provocata?
- Si forse un po’… continuò lui. Sfottere la sorella senza che lei potesse replicare lo divertiva a morte – Magari era in calore e ha avuto una reazione esagerata!
Dall’altra parte Alex si stava mordendo le labbra cercando di non esplodere. Fecero colazione tutti assieme. Mentre sparecchiavano, Samuele vide quasi con orrore che sul divano, in bella vista c’erano ancora le mutandine della sorella. Per fortuna la mamma non le aveva notate. Con un gesto veloce, mentre lei era di spalle, le raccolse e se le infilò in tasca. Alex divertita e decisa a riprendersi la rivincita per prima si avvicinò a lui e sussurrandogli all’orecchio fece
- Che piccolo pervertito! Se volevi un paio di mutandine della tua sorellina per eccitarti bastava solo chiedermelo. Anche se… Ammiccò e con un veloce gesto si tirò su un lembo della lunga maglietta che indossava come pigiama, scoprendo il sederino da favola. Sotto non si era messa niente. - … speravo ti interrasse più il contenuto!
- Stupida fece lui dandole un pizzicotto sulla natica che quasi la fece sobbalzare.
Con la madre in casa, non poterono fare null’altro. Passò la mattinata. Poi nel pomeriggio Alex usci per la sua lezione di danza e rientrò solo in tarda serata. Nel frattempo anche il padre era tornato a casa. Cenarono tutti assieme. Loro due coglievano ogni momento possibile per incrociare gli occhi e scambiarsi clandestini sguardi di desiderio. Adesso che la passione li divorava faticavano a fingere quello che prima sarebbe stata la normalità. Durante il pasto, Samuele senti il telefono vibrare. Era Alex. Gli aveva appena mandato un messaggio dall’altra parte del tavolo
- Stanotte vengo da te E poi una sfilza di cuoricini
Avrebbe voluto rispondergli di no, che era troppo pericoloso, ma il padre gli intimò di posare subito il cellulare mentre mangiavano. Alex e Samuele si ritirarono presto nelle loro camere, mentre i genitori rimasero sotto a guardare la tv. Samuele cercò di far passare il tempo leggendo e strimpellando la chitarra, ma faticava a concentrarsi, diviso tra l’ansia che Alex mantenesse la promessa e rischiasse di farli scoprire e la voglia di sentirla nuovamente tra le sue braccia. Aspettò a lungo, ma di lei nessuna traccia. Forse aveva concluso anche lei che era una pazzia. Spense le luci e si mise a letto. Mezz’ora dopo era ancora sveglio quando senti nel buio un debolissimo rumore di passi felpati avvicinare alla porta. Un quasi impercettibile rumore della porta che si apriva e si chiudeva. Un fruscio di abiti. Poi sentì addosso a sé il contatto di un morbido corpo. Non poteva vederla, ma sentiva il suo odore. Odore di buono.
- Sei pazza? E se ci scoprono sussurrò lui più silenziosamente possibile
- Ti prego…. È tutto il giorno che penso solo a questo. Non ce la facevo più a resistere. Avrei voluto venire subito, ma mamma e papà non si decidevano ad andare a dormire.
Lei si strinse più a lui. Sentiva i suoi morbidi seni contro il suo petto. Il liscio pube di lei strofinare contro il suo bacino.
- Ti prego stringimi un po’. Ho freddissimo. Il corridoio era gelido
Lui la strinse, offrendogli tutto il suo calore. E il suo amore. Anche lui fremeva dalla voglia di lei. Se non fosse venuta, era sicuro che alla fine sarebbe andato lui da lei. Nel buio più totale, si baciavano e carezzarono, scambiandosi parole dolci. Dopo quasi mezz’ora cosi, lei disse
- Ti voglio
Senti le sue mani frugare tra le coperte. Gli sfilò i pantaloncini. Lui avrebbe voluto fermarla, ma il suo corpo parlò al posto suo. Sentì il suo membro duro ed eretto come non mai. Lo appoggiò alla sua vulva e con molta delicatezza cominciò ad entrarle dentro. Dovette metterle una mano sulla bocca, per trattenere un suo gridolino mentre veniva penetrata. Cominciò a muoversi. Nella più totale oscurità e silenzio della notte era come se i loro altri sensi si fossero acuiti. Ognuno sentiva tutto dell’altro. E tutte le loro sensazioni erano rivolte al solo corpo altrui. I gemiti soffocati. Il tiepido alito sulla pelle. Il profumo dei loro corpi. Fu la cosa più bella ed intensa che avessero mai provato. Quando vennero, dovettero di nuovo tapparsi la bocca a vicenda per soffocare le grida di piacere. Poi si misero a parlare. Parlarono di tutto, come avevano fatto per ore e ore nell’ultimo anno come Rogue e Gambit. Ma ora erano finalmente per davvero loro stessi. Alex e Samuele. Fratello e sorella. E amanti. Fecero ancora l’amore. Poi altri fiumi di parole ed altro amore, per tutta la notte. Alex se ne andò solo alle prime luci del crepuscolo. La mattina dopo, erano ovviamente entrambi sfatti. Saltarono la colazione e i genitori riuscirono con fatica a buttarli giù dal letto solo per il pranzo. Durante il pasto mangiarono in modo molto meccanico, prestando poca attenzione ai discorsi dei genitori. Fu per questo che Samuele reagì in modo sorpreso al un forte richiamo del padre
- Ehi, Samuele! Allora, ci sei o no? Ti ho chiesto come è andato il colloquio
- Ah… ok, scusa papà. È andato bene. Inizio a lavorare appena dopo la laurea
Samuele aveva già finito la sua tesi. Aspettava solo la prima sessione utile per presentarla, che sarebbe successo di lì a pochi mesi.
- Oh, e quindi dovrai veramente trasferirti a ….. disse la madre un po’ triste
- Così pare
Per la prima volta vide uno sguardo di interesse della sorella alla discussione. Sapeva anche lei che Samuele avrebbe dovuto andarsene lontano di lì a pochi mesi e ora più che mai la cosa la turbava.
- Alex, ma non c’è anche una facoltà particolarmente rinomata proprio in quella città? Fece la madre
Entrambi i ragazzi la guardarono incuriosita. Non era chiaro dove volesse arrivare, ma quel discorso aveva certamente un secondo fine
- Si? rispose un po’ dubbiosa Alex
- Perché sapete, ragazzi, io e vostro padre abbiamo pensato una cosa. Sapete, abbiamo un po’ di soldi da parte E pensavamo sarebbe davvero uno spreco dover pagare due affitti. Quindi, volevamo fare un piccolo investimento e comprare un appartamento proprio in quella città. Così potreste viverci assieme almeno finché Alex non si laurea.
Ad entrambi andò il boccone di traverso. Iniziarono all’unisono a tossire
- Dai ragazzi! Non fate così. Solo per qualche anno, mica è un dramma! Almeno vi darete una mano a vicenda, no?
Ad Alex e Samuele ci volle un attimo prima a riprendersi dalla sorpresa. Se non altro la loro reazione era stata assolutamente genuina e non aveva insospettito i genitori. Se avessero mai saputo qual era il vero motivo... Fratello e sorella si guardarono per un attimo. Assieme e soli, in un posto dove nessuno li conosceva e dove avrebbero potuto fare tutto quello che volevano in assoluta libertà? Non sembrava vero! Samuele, con la sua migliore faccia da poker, fece tutto serio
- Beh, mi sa che sarà dura… ma se questa è la migliore alternativa, ok…
La madre sorrise contenta al fatto che sembravano averla presa tutto sommato bene. Temeva che non avrebbero accettato l’idea. Ma se in cuor suo era preoccupata, come ogni madre che si rispetti, a saperli lontani, era contenta che si sarebbero guardati a vicenda. Anche se in realtà non avrebbe mai lontanamente immaginato che favore avesse mai fatto loro. Guardò la figlia e aggiunse
- E tu Alex, mi raccomando: comportati bene e non fare disperare tuo fratello!
- Tranquilla, mamma… farò la brava… o almeno abbastanza la brava! Disse Alex sorridendo
Poi si rivolse verso il fratello. Solo in quel momento Samuele sentì qualcosa puntargli contro l’inguine. Guardò con la coda dell’occhio in basso e vide il piede nudo di lei che gli carezzava in mezzo le gambe. Alex ammiccò e concluse
- Sono sicura che andremo d’amore e d’accordo, vero fratellone?
- Sicuro, sorellina… rispose lui sorridendo.
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Categorie: Incesti