Sentivo una benda sugli occhi mentre le mie braccia, il mio busto e le mie gambe erano bloccate in una presa a croce, tutto ciò che avevo intorno era il buio.
Avevo ancora la maglietta e sui fianchi sentivo ancora l’elastico delle mutandine, le corde che mi tenevano non erano né strette né fastidiose, era come avere i polsi legati da una seta resistente come l’acciaio.
In quel buio, a nemmeno un metro da me, avvertì la sua presenza.
Con un passo felpato si avvicinò a me e mise le sue mani sui miei polsi.
Non capivo chi o cosa fosse quella cosa, non sapevo come aveva fatto a entrare in casa o come mi aveva catturata.
La paura mi assalì di nuovo, forse per lui ero un semplice giocattolo su cui avrebbe potuto sfogare il suo sadismo o ancora peggio, una specie di sacrificio.
Avvertì il suo viso davanti al mio.
Il mio cuore stava esplodendo per la paura e non controllavo più il respiro.
E la cosa strana era che lo percepivo come spaventoso, ma allo stesso tempo lo avvertivo come una presenza piacevole
Mise il volto sul mio collo e cominciò ad annusarmi e nel mentre, io lo feci con lui.
Il suo odore mi tranquillizzava, era buono, fresco ed eccitante.
Un odore che non avevo mai sentito.
“R’lyeh”
Per la prima volta lo sentì parlare.
La sua voce era profonda e virile, ma non sentì le sue labbra aprirsi, era come se mi stesse parlando direttamente al cervello.
E ripeté quella parola, “R’lyeh”, una decina di volte, come se dovessi ripeterla anche io, lo feci.
“R’lyeh”
Dopo averla pronunciata le sue mani lasciarono i miei polsi e ancora più strano, non avvertì più la sua presenza.
Cercai di liberarmi dalla mia prigionia, fino a quando capì il suo significato.
Era la parola magica per terminare il gioco, il gioco che voleva fare con me.
Ma non poteva liberarmi, non avevamo ancora cominciato.
Così pronunciai la parola e in un soffio tornò da me.
Avvertì di nuovo la sua presenza, la sua pressione, il suo strano calore, il suo esserci e non esserci.
E ricominciò nell'esatto punto da dove si era interrotto.
Passando dai polsi, le sue mani cominciarono a esplorare il mio corpo.
Dalle braccia passò al collo e con i pollici mi accarezzò il viso.
Dal collo scese sul mio seno e cominciò a palparlo.
Lo strinse, lo massaggiò e lo raccolse per infilarci il viso dentro.
Ci rimase per un po’, cullato dal mio respiro e dalla mia morbidezza.
Quando lasciò la presa, le sue mani andarono verso i miei fianchi e circumnavigò il mio culo, sentendone la carne fino a quando non raggiunse il mio tempio rosa.
La sua mano cominciò a massaggiarmi gli slip e così, ferma e immobile, sentì la sua forza su tutta la passerina.
Mi stava tastando, come se stesse esplorando per la prima volta il corpo di una donna e quando scostò le mutandine, sentì le sue dita.
Presi un profondo respiro e lo lasciai esplorare il mio essere.
Iniziò a baciarmi sul collo mentre con la sinistra massaggiava la mia rosa e con la destra continuava a palparmi il seno.
Per lui ero un parco dei divertimenti, morbido e caldo.
Sentendo tutto quel tornado di emozioni non riuscì a trattenermi dal mordermi le labbra.
Ero come un fiume che egli stesso stava manipolando per mandare l’acqua nella direzione giusta.
E alla fine l’acqua del fiume arrivò.
Il caldo getto dei miei umori non lo interruppe.
Continuò a toccare i punti giusti senza distrarsi, come se non gli importasse se stessi godendo o meno, a me piaceva, ed era l’unica cosa di cui ero certa in quel momento.
Alla fine si interruppe e sentì le sue mani afferrare la mia maglietta e i miei slip.
Li strappò via con forza, lasciandomi completamente nuda.
Non lo sentì vicino per un attimo e ne approfittai per riprendere fiato, fino a quando non sentì la sua mano sollevarmi il mento.
Mi spalancò la bocca con i pollici e mi baciò.
Sentì il ritorno di quella strana sensazione.
Sentivo la sua lingua, il suo ardore, ma allo stesso tempo era come non sentire nulla, era come se solo il pensiero di pomiciare con quella forza bastasse a eccitarmi.
La sua lingua poi abbandonò la mia bocca per strisciare su tutto il corpo fino alle mie gambe.
La sua faccia si schiacciò sul mio bacino e sentì la sua volontà, umida e liscia, leccare la rosa in mezzo alle mie cosce.
Per lui non era differente dal sopra.
Lo sentì baciarla, aprirla, dare piccoli morsi con le labbra sulle labbra.
Qualunque cosa fosse, mi stava amando in quel momento.
Non potei impedirgli nulla, non volevo impedirgli nulla.
Le corde che mi tenevano si allentarono e gli diedero l’occasione per rigirarmi e mettermi su quella croce con il culo libero.
Voleva raggiungere ogni mio lato segreto e quando senti il suo fiato sull'ano, sapevo che sarebbe stato ancora più strano.
Spalancai le gambe più che potei e sentì la carne bagnata dentro le natiche.
Un’anguilla si stava agitando dentro di me.
Paura e piacere si mescolarono, lasciandomi senza parole e piena di goduria.
Prima di ritornare alla posizione originale, infilò dentro di me uno stantuffo cilindrico, sia davanti che dietro.
Avvertì un legame tra le due estremità e sentì che tutto ciò era collegato al suo braccio.
Quelle forme cilindriche dentro di me cominciarono a sciogliersi.
Dei falli gelatinosi cominciarono a circondare ogni lato delle mie parti intime e a penetrarmi, dandomi spinte e vibrazioni.
Tremavo, godevo e sentivo quelle scosse di piacere dentro e fuori di me.
Egli mi si avvicinò da dietro e cominciò a stringermi con il braccio libero e tenendomi per il seno.
“Ti prego…basta.” Gli chiesi disperata.
Ma non sentì ragioni, lui comandava.
Continuò e nel profondo del mio animo nemmeno io volevo che smettesse.
Fino al punto in cui non riuscì più a trattenermi.
Così venni di nuovo, tra i sobbalzi, le gambe tremanti e l’acqua che scendeva dalle gambe, la sostanza semi liquida abbandono i miei orifizi.
Ero stravolta.
Non sentivo più il bacino e mentre speravo di ricevere pietà, avvertì le bende sul mio corpo sciogliersi.
Tornai con i piedi per terra, ma le gambe mi tremavano, sarei caduta se non ci fosse stato lui a tenermi.
Mi sollevò, portandomi in braccio verso il letto, come un principe o come un predatore che aveva consumato le forze della sua preda e voleva finirla nella sua stessa tana.
Pensavo che fosse finita, fino a quando non sentì di nuovo le bende avvolgermi i polsi e i piedi.
Il mio corpo si sollevò a mezz'aria e sentì la sua mano toccarmi e massaggiarmi la figa.
Non aveva ancora finito.
Mi ritrovai a sospesa, preda dei suoi desideri.
Le prodezze a cui mi aveva sottoposto prima era bastate a farmi desiderare il riposo.
Avevo gli occhi stanchi, il fiato pesante e ogni possibile angolo del mio corpo dalla vita in giù, era rosso.
Le sue mani tornarono al cospetto della mia rosa e con il semplice uso dei due dita, incastrò il mio clitoride e cominciò a massaggiarmi.
La frizione tra i due corpi fu sufficiente a riaccendere il mio fuoco della passione.
La situazione nel mio cervello era curiosa, sarei rimasta con gli occhi spalancati e con la bocca spalancata per il piacere, ma sarei morta.
Continuò a massaggiarmi e a stuzzicare la mia femminilità e quando si accorse che la mia resistenza era al limite, iniziò a giocare con le corde che mi tenevano sollevata.
Rilascio la presa sulle alle caviglie e mi rimise con i piedi per terra.
Senza che mi accorgessi dei suoi spostamenti, lo sentì dietro di me.
Con la sua grande e gigantesca mano afferrò una delle mie natiche e tastò con forza la i miei grossi glutei.
Mentre gridavo per il mio doloroso piacere, avvicinò la faccia alle mie cosce e sentì ancor una volta la sua anguilla dentro di me.
La forza e la voglia che metteva era ancora più intensa della prima, trovando il sapore dei miei umori passati più che soddisfacenti per il suo appetito.
Dopo avermi ripulito per bene, mi schiaffeggiò più volte il culo, obbligandomi a mettermi in ginocchio.
Avvertì sul viso il suo desiderio e lo lasciai penetrare la mia bocca.
Le mie labbra, la mia lingua e le pareti della mia bocca erano tutto impuntate al dare un soffice cuscinetto di carne al membro di quella misteriosa incarnazione del piacere.
La sua virilità si spinse così lontano da raggiungere la mia gola e una volta soddisfatto di avere il membro completamente bagnato, riprese il controllo delle mie bende.
Senza toccarle, le fece spostare dalle mie caviglie fino alle mie ginocchia, facendomi ritornare a mezz'aria con le gambe completamente aperte.
Mise le sue mani sui miei fianchi e portò il suo bacino vicino al mio, pronto a penetrarmi con tutta la sua forza.
Mi accorsi presto che tutto ciò che avevo provato in era nulla in confronto a ciò che stavo provando in quel momento.
A farmi godere non erano le dimensioni, i suoi movimenti forti e decisi o il suo stuzzicare il mio clitoride durante quel ballo di emozioni che stavamo facendo in volo.
Se mai esistessero delle parole per descrivere ciò che sentivo, direi che era l’essenza stessa del piacere, la proiezione fisica e tangibile di un orgasmo.
Oscuro, difficile da identificare, ma che una volta capito ti fa sentire bene con te stessa.
E quel pensiero astratto si fece padrone di ogni mio angolo.
Davanti, dietro, solo uno o più di uno, esattamente come l’amore era vario e in continuo movimento.
Mi ritrovai in poco tempo in una vera e propria morsa del piacere.
Non resistevo più e in un certo senso, avvertivo che anche lui stava per raggiungere il massimo del piacere, o forse il suo era un semplice piano del piace, non essendo limitato dalla semplice carne.
E così, con le ultime spinte energiche, fece sgorgare l’acqua dalla mia vagina come una cascata mentre mi lasciai andare a un grido piacere per esorcizzare il tutto.
Insieme all'acqua, sentì colare dalle mie gambe anche una sostanza densa e copiosa e rapidamente capì che si trattava del suo caldo lascito.
Non avevo più una briciola di forza e sapevo che da lì a poco sarei svenuta.
La misteriosa presenza si avvicinò e mi strinse tra le sue braccia.
Avvinghiai a lui le mie gambe e in un istante, le bende che mi tenevano sparirono.
Lo tenni stretto a me e appoggiai la mia testa sul suo petto mentre riprendevo fiato.
Pensavo che il battito del suo cuore mi avrebbe aiutato, ma non udì nulla.
Come poteva qualcosa di così bello non avere un cuore?
Mi portò a letto e si distese con me.
Accarezzo la mia pelle e strofino il suo viso al mio, baciandomi sulle labbra e sul collo.
Per la prima volta sentì il suo respiro e mentre stringeva il mio corpo, lo sentì affogare il naso sui miei capelli e inebriarsi del mio odore.
Quella volta mi sentì più amata che mai e continuai a sentirmi così fino a quando il Morfeo non mi prese con sé.
La mattina seguente mi sveglia con gli occhi completamente liberi, mentre con le mani sentì che le lenzuola erano completamente fradice.
La cosa che mi lasciò più perplessa, fu la completa assenza di tracce del suo passaggio, sui muri non erano presenti chiodi, nel bagno non c’era nessun guasto.
Ma ciò che avevo provato era reale, il tremolio alle gambe che sentivo era reale.
Il cervello mi andò fuoco.
“Perché me?” pensai.
Forse era uno splendido sogno oppure quel “Qualunque cosa fosse” aveva solamente una gran voglia.
Non ho più avuto contatti con quell'entità, ma come la più oscura delle fantasia erotiche, lo sento sempre vicino a me, ricordando come quella volta mi abbia fatto trascendere fino a sentirmi una stella del firmamento.
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Aggiunto: 4 anni fa
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