Nei giorni successivi al ‘week end di fuoco’, con Mauro prendiamo l’abitudine di parlarci in chat tutte le sere e, alla fine, scopriamo anche noi il modo di parlarci guardandoci in faccia attraverso skipe; Mario ha ottenuto di essere reso partecipe dei nostri dialoghi e quindi si chiacchiera a tre, senza remore e senza impacci: si parla di tutto, del passato, del presente, del futuro, si ricordano i momenti più belli delle nostre scopate a cui si aggiungono le memorie di altre scopate vissute separatamente in altre occasione e si cerca di definire, soprattutto, il modo di realizzare la visita al privè e le incognite che presenta.
Durante una delle tante chiacchierate, Mauro fa una domanda imbarazzante.
“Se ti crea problemi, non rispondermi; ma una curiosità mi piacerebbe togliermela. Nel sito hai dichiarato di essere alquanto al di là dei quarant’anni; sentendoti parlare della tua storia, ho la sensazione che ‘alquanto’ significhi ‘parecchio’. Esagero se dico che ho avuto la sensazione di commettere incesto e di scopare con mia madre?”
“Ti fa paura l’idea dell’incesto? Tua madre è ancora viva? Quanti anni ha?”
“No, non mi fa paura l’idea dell’incesto: anche io ho spesso avuto la tentazione di scopare con mia madre, che per mia fortuna è ancora viva, anche se ha qualche problema di salute; ed ha quasi sessant’anni.”
“Se ti dico che potrei essere la mamma ma di tua madre, ti spaventi?”
“Dio mio, dimostri la metà degli anni effettivi, allora?”
“Questo non lo so valutare. So che ho un mucchio di decenni sulle spalle e questo mi fa anche un poco vergognare, quando mi trovo in un letto con uno giovane come te.”
“Per essere chiari: due tette naturali come le tue, abbondanti ma non decadute; un ventre teso e morbido come il tuo; una figa che ho dovuto forzare per penetrarla, due gambe che sono statuarie ed un culo capace di offrire paradisi. La tua età è solo quella del piacere che sai dare alla vista e al cazzo. Se ti vedessi adesso per la prima volta, nuda su un letto, ti scoperei non una ma un miliardo ti volte e ti scoperei con tanta voglia e tanto a lungo da svenire sul tuo corpo o da morire per eccesso di sborrate. L’unico problema, forse, è se il tuo cuore regge ad un ritmo così scatenato come imponi tu: sei capace di sborrare per ore continuamente senza stancarti. Non ti preoccupa il rischio di un infarto?”
“Che ne diresti se ti proponessero di morire scopando alla grande, da vecchio, con una donna di trenta anni? Beh, se mi chiedono di morire col tuo cazzo in figa e un grande amore nel cuore e in ascolto, io accetto senza pensarci; se devo morire, fatemi morire scopando con un possente giovane che mi sbatte come una ragazzina. Sarà valsa la pena. E, comunque, stai sereno: il mio cuore è abbastanza forte da aver retto colpi e picchi enormi, dai grandi dolori ai grandissimi amori, come quello che sto vivendo ancora, anche grazie a te. Son tornata a casa, ho trovato ancora il mio amore. E sono ancora qui a organizzare con te altri possibili piaceri. Secondo te, dovrei preoccuparmi dell’infarto e abbandonare tutto?”
“No, devi venire con me in un privè e, se ti capitasse di morire, giuro che sarei felice di raccogliere la tua ultima sborrata.”
Inevitabilmente mi viene da ridere e Mario, che è sopraggiunto, chiede lumi; gli spiego che Mauro si preoccupa della tenuta del mio cuore e lui ride a sua volta.
“Ragazzo, questa seppellisce me, te e chissà quanti altri: è una forza della natura e a noi non resta che ammirarla ed amarla. Tu però frena il tuo amore, perché per quello devo bastare io; tu hai il compito di essere la sua giovinezza sessuale.”
“Avete deciso, allora, quando si farà la visita al club privè?”
“Io ho ancora qualche perplessità per la scarsa conoscenza che Elvira ha del genere di cose che in quei locali si fanno.”
“Mario, non ricominciare a salire in cattedra e mettere bastoni fra le ruote per nascondere le tue paure ma soprattutto la tua gelosia e la tua rabbia perché non puoi esserci. Lasciami fare questa esperienza: tutt’al più, da quello che capisco, potrebbe venir fuori quella parte di me che è sempre stata profondamente troia e che io non ho mai espresso pienamente. Se sono troia dentro, lascia che almeno per una volta lo faccia emergere. Io vado con Mauro che sa bene di rappresentare anche te; scoperò con lui quanto potrò e nelle situazioni che si proporranno. Se mi verrà voglia di scopare alla morte, lo farò, ma Mauro sarà sempre con me e, con lui, ci sarai anche tu. E se, una volta tanto, mi dovrete condividere con altri (ascolta bene, condividere: il che significa che se ne prenderò insieme due o più di due, il primo dovrà essere sempre e assolutamente Mauro e, per traslato, tu); quindi, se sarò troia, lo sarò per voi e con voi. Ti è chiaro? E a te, Mauro, è tutto chiaro. Io voglio che il tuo cazzo sia il ‘mio’ cazzo, al di sopra e prima di tutto; poi mi lascerai un poco di libertà e mi indicherai quando sto andando fuori dai limiti. Ok?”
“Amore, oh scusami, Elvira: io di questo ho coscienza chiara da sempre. Quello che volevo era che lo avessi chiaro tu. Visto che sei tanto determinata, sono felice di essere il tuo accompagnatore e il tuo cazzo. Ok?”
“Intanto, se mi chiami amore, io non mi offendo e non se la prende neppure Mario: ormai, sei di fatto il mio amore elettivo. Per la data, devi dirmi tu se va bene un sabato, un venerdì o se è meglio un qualsiasi giorno della settimana.”
“Per esperienza, venerdì, sabato e domenica sono le giornate che è meglio evitare per il grande afflusso che si concentra, ovviamente, in quei giorni; escludendo il giorno di chiusura, che credo sia il lunedì, resta poco da scegliere tra martedì, mercoledì e giovedì. Io suggerirei il giovedì che è abbastanza animato ma non affollato.”
“Vogliamo fare giovedì fra due settimane? Io devo anche tenermi libera il venerdì, perché non credo che sarei in grado di tornare al lavoro, dopo un’esperienza che mi presentate così drammatica.”
“Ma che drammatica?! Non prendere in giro. Si, è giusto che il venerdì tu lo preveda di riposo, quanto meno per raccontare tutta l’esperienza a Mario; mi sa che un giorno ti servirà. A proposito, nello stile di alcuni privè, tra cui quello che sceglierò, c’è l’abitudine di proporre ai visitatori un dvd con le scene che riguardano la persona interessata. Ti va di prevederlo o pensi che sia meglio dimenticare subito quello che farai?”
“No, no; ordina pure. Sarà bello rivedermi e, se sarà il caso, giudicarmi e condannare le sciocchezze che commetterò.”
“Vada per l’altro giovedì: poi ci accorderemo per incontrarci. Forse la cosa migliore sarà che Mario ti accompagni a casa mia e poi ti venga a riprendere il giorno dopo. Se ne avrai il tempo, dormirai qualche ora da me.”
“Non temi che possa essere troppo pericoloso ed invasivo accogliermi anche in casa tua? Non rischiamo per caso di innamorarci e fare l’abitudine anche a stare insieme nella stessa casa?”
“La smetti di fare la stupida o vuoi indurre Mario al femminicidio?”
“Buonanotte amore mio, vale a dire a quella parte di te che io identifico con Mario.”
“Buonanotte, fantasma dell’amore mio.”
Sono giorni di tensione sotterranea. In fondo, capisco anche Mario che ha paura della troia in me mai emersa; lui sa per esperienza che, una volta scoperta una verità, la faccio mia e la uso a modo mio. Ma non posso condividere le sue ansie, frutto solo di gelosia e di un pizzico di invidia.
Innanzitutto, perché una parte della troiaggine l’aveva fatta emergere lui nel passato, coinvolgendomi in fatti ed eventi che impegnavano necessariamente un atteggiamento mio molto disinvolto: allora, era lui a controllarne le conseguenze ed io ero solo la sua adoratrice succuba e lui usava anche quell’aspetto di me per controllarmi; oggi, si rende conto che sono pronta ad agire a modo mio, per me, senza rispondere a nessuno, pur amandolo e non volendo fare del male.
In secondo luogo, perché alla mia rispettabile età, è pura fantasia pensare a degenerazioni di qualsiasi natura.
Infine, ma soprattutto, perché ancora una volta non dimostra nessuna fiducia in me.
Devo dirglielo ed evitiamo per un pelo una lite furiosa, solo perché, memore del famoso week end, riesce a cogliere all’ultimo momento che è ancora il tempo di cambiare atteggiamento.
Mentre si avvicina la data fatidica, il ‘grande problema’ emerge di colpo: come può vestirsi una milf largamente oltre i quaranta, meraviglioso eufemismo al quale solo l’immensa attrazione che Mauro prova per me poteva dare una giustificazione?
Troppo giovanile diventa una carnevalata; da vera puttana abbassa la fruibilità dell’evento; troppo da milf può risultare inadatto al posto.
Mario risolve la questione ripescando una mio vecchio vestito di seta, in verde, che mi fascia benissimo e non denuncia gli eccessi di rotondità; che è chiusa con una cintura e un nodo in vita, grazie al quale posso essere nuda in solo gesto e che si apre sulle gambe fino a lasciarmele quasi completamente scoperte: e sono uno spettacolo notevole; poiché fa abbastanza caldo, rinuncio alle calze ed all’intimo: meglio essere subito disponibile, visto che si va per scopare alla grande, infine, scarpe con tacco non molto alto, per non condizionarmi nel camminare, ma abbastanza per slanciarmi il culo, certamente la parte più notevole della mia figura.
Mario mi accompagna a casa di Mauro: quando busso e lui scende, lo saluta e riparte per rientrare: credo che un poco di rabbia gli sia rimasta; ma a quel punto, si arrangiasse.
Quando mi vede, Mauro fa un gesto per dire “caspita, quanto sei bona!” ed io lo apprezzo molto; mentre salgo in macchina accanto a lui, il vestito si apre e la coscia rimane scoperta quasi fino alla figa; altro gesto di ammirazione; poi, in macchina, mi passa una mano sulla coscia fino a toccarmi il clitoride, sorpreso che fossi senza perizoma.
“Prima che ti scandalizzi, ti avverto che non ho reggiseno.”
“Ma tu, al privè, vuoi andarci o vuoi che mi infratto qui e ti scopo in macchina?”
“Se ci sarà tempo, mi farò scopare nel parcheggio. Adesso vai al privè.”
Non indosso né gioielli né orologio né telefonino: solo una pochette con dentro fazzolettini in caso di necessità; lascio nella macchina di Mauro anche il portafogli con i documenti e le carte di credito.
Parcheggia nel piazzale, ma non si ferma a scoparmi, come io avevo minacciato: sapendo quel che andavamo a fare, sarebbe stato superfluo.
Suscito molta ammirazione mentre percorro i pochi metri fino all’entrata, anche tra il personale addetto e certamente non nuovo a certi spettacoli.
Dentro, entriamo immediatamente in una grande sala con divanetti, un bancone da bar e una pista da ballo con la musica che piove da un impianto nascosto.
Ci sediamo su un divanetto e quasi subito noto un ragazzo sui venticinque anni che mi punta da un divanetto un po’ discosto.
“Ti va di pomiciare con un ragazzino?”
Mauro va subito al sodo.
“Se ti spieghi … “
“Se io adesso mi allontano un poco da te, quel falchetto ti invita a ballare appena c’è un lento; approfitta del ballo per pomiciare e per farti sentire quanto ce l’ha grosso; poi tu decidi se andare con lui, se fare un segno a me per riprenderti o se imporgli di riportarti qui. Tu sai che io ti amo veramente libera.”
“Allontanati, grazie.”
Mauro si allontana e, immediatamente, il ragazzo mi viene vicino e mi invita a ballare; mi schernisco che non sono capace; mi prende per un braccio e delicatamente mi spinge con lui sulla pista.
Non dobbiamo affatto ballare; semplicemente, mi abbraccia in vita e schiaccia i miei grandi seni sul suo torace palestrato, mentre il suo inguine mi fa sentire tra le cosce un signor cazzo che mi stimola molto: mentre si china a baciarmi sul collo, giù verso l’attaccatura del seno che scopre leggermente, la sua mano scivola con la mia verso lo spacco e si infila sotto il vestito fino a incontrare la figa nuda; in un attimo, ho un dito in figa che mi masturba sapientemente.
Lo lascio fare: ci vuole ben altro, per farmi sborrare; continuo a lasciarlo fare per qualche secondo, il tempo di accarezzargli la patta e sentire un bel cazzo, di almeno ventidue o ventitré centimetri e ben robusto; poi lo spingo un po’ indietro e mi allontano verso il mio divanetto; mi segue e si piega su di me a chiedere perché; Mauro compare d’incanto, gli fa un gesto e quello sparisce. Si siede vicino a me, mi prende il viso e mi bacia delicatamente sulle labbra.
“Amore, due fantasmi tra noi sono un po’ troppi. Tre è un assurdo. Sai che non posso amarti, ma resti il mio unico cazzo, meglio che te ne ricordi se non vuoi cadere in errore.”
“Hai capito che fu proprio qui e che andò proprio così.”
“Ho capito immediatamente e ti ho voluto far sapere da subito che io sono quell’altra, quella che ami mentre la scopi e che ti ricambia per quello che può, con transfert. Portami a divertire … CON TE!”
“Quanto ti gratifica sapere che fai dare di matto ad uno che può essere un tuo nipotino?”
“Forse lo puoi immaginare, anche se non hai dato di matto per me. Mi piace sentire che emano amore.
Mi porta in giro a farmi vedere le sale: nella prima mi indica un letto ampio, dove mi dice che si appartano le coppie multiple: avrebbe potuto essere per noi se avessi deciso di aggregare il ragazzo e fare una cosa a tre; poteva valere anche se incontravamo qualcuno che mi andasse a genio e decidessi di sperimentare una scopata a tre o, in caso di una coppia, una multipla con scambio; non ci voleva molto a capire.
“Amore, per cominciare io voglio scopare solo con te: in corso d’opera, possiamo decidere se aggregare qualcuno e provare una di quelle cose che mi dicevi sulle doppie o triple.
“Bene; allora la nostra sala è la prossima.”
Entrammo e vidi un enorme letto rotondo al centro della sala; intorno, erano sedute molte persone, maschi e femmine tutti nudi, tra cui mi colpi un giovane nero con una bella dotazione tra le gambe.
Senza esitazioni, Mauro mi denudò con un solo gesto, tirò fuori il cazzo senza neanche spogliarsi, mi spinse sul letto e mi penetrò di colpo in figa; cominciò a scoparmi con foga, mentre io cominciavo a sbrodolare abbondantemente.
“Quando sei pronta, puoi scegliere uno dei presenti e ti scoperemo in due: poiché io preferisco il tuo culo, se scegli un maschio, fatti penetrare in figa a smorza candela; io poi ti riempirò il culo da sopra.”
“Ti va se chiamo il nero?”
“Certo!”
Contemporaneamente, fece un segno al ragazzo che venne sul letto e si stese supino con il cazzo, veramente enorme, puntato verso il cielo; lo scavalcai, mi appoggiai sui suoi reni e cominciai a farmelo entrare in figa con molta lentezza e con molta libidine; lo cavalcai un poco, per permettere alla mazza di entrarmi fino in fondo, mentre fiumi di umori mi scorrevano dalla figa tra le cosce; mi girai verso Mauro e lo scorsi che si era spogliato e si avvicinava con un flacone: mi unse a lungo l’ano, all’esterno e all’interno, accostò la cappella e di colpo mi penetrò nel culo.
Fu una sensazione inedita e tremenda, quella dei due cazzi insieme; per un attimo mi sentii aprire in due, dall’inguine alla gola; poi il piacere ebbe il sopravvento e sentii di godere come una matta: sotto di me, il ragazzo nero spingeva con forza sovrumana il suo lungo cazzo nodoso contro le viscere, quasi a volere approfondire il foro della vagina procurandomi fitte meravigliose di piacere intenso; dall’alto, Mauro picchiava contro il culo quasi con metodo gustandosi la penetrazione in ogni momento, per ogni millimetro di andirivieni; mi si chinò sulla testa e mi baciò un orecchio; colsi l’attimo per sussurrargli: “Lascialo sborrare; tu non venire; voglio provare qualcosa in più.
Mi carezzò quasi con un bacio leggero sui capelli, mentre il ragazzo nero sborrava con un grugnito animalesco; Mauro si sfilò lentamente, per non farmi dolere il culo e, una volta che si fu scaricato, anche io scivolai via espellendo il cazzo nero dalla figa; chiesi a Mauro di chiamarne altri due, con un cazzo tra il medio e il piccolo, per riempirmi i due buchi; a lui chiesi di farselo succhiare; mi accontentò e, rapidamente, un uomo maturo prese il posto del nero sul tavolo ed io mi impalai di figa, ma quasi non lo sentivo, tanta era la differenza; sentii poco anche l’altro cazzo, quello della persona anziana che Mauro invitò a penetrarmi il culo da sopra, poi lo vidi apparire sulla mia testa col suo meraviglioso cazzo, che amavo già alla follia, proteso rigido sulla mia bocca; lo catturai con lo labbra e mi dedicai tutta a succhiarlo, incurante dei due che mi scopavano in figa e in culo facendomi comunque godere un fottio;quando due ragazzi si distesero accanto a me sul letto, capii che Mauro aveva organizzato il completo, prevenendo il mio desiderio; ed io mi diedi da fare a masturbarli sincronicamente, in armonia con le botte che mi davano in figa, dal basso, e nel culo, dall’alto; il dialogo fra la mia bocca e il cazzo di Mauro continuava per un suo percorso autonomo di piacere infinito e di languore di sesso che mi mandava in estasi. I quattro sborrarono insieme, quasi di colpo, ed io mi sentii fortissima, come se avessi abbattuto insieme quattro giganti.
“Ce la fai a non sborrare ancora?”
Chiesi a Mauro interrompendo il pompino.
“Si. Vuoi che chiudiamo questo episodio?”
“Si, mi piacerebbe sperimentare altro e vorrei che tu non sborrassi quasi per niente. Avrò tempo e modo per saziarti di me, dopo; per ora vorrei che mi accompagnassi a conoscere il piacere più impensato.”
Fece segno ai quattro che si ritirarono, prese un asciugamano da non so dove e me lo passò sul culo, sulla figa e sulla bocca, per pulirmi dalla sborra che era rimasta attaccata; riprese il vestito, me lo fece indossare e lasciammo la sala; nel corridoio, mi chiese come stavo.
“Sto benissimo. E’ vero che queste esperienze fanno emergere la troiaggine che hai dentro. Io ne ho molta, evidentemente, ed ho aspettato troppo, prima di decidermi a farla esplodere. Stasera potrei anche sbroccare, se non mi controlli. Aiutami, per favore; e se vedi che sto per andare fuori, dimmelo francamente.”
“Finora non hai fatto niente di cui vergognarti o pentirti; domani lo vedrai anche dai filmati. Adesso ti va sperimentare altre ipotesi?”
“Tu cosa mi proponi?”
“Per te, credo che la glory hole sia l’ideale: puoi scatenarti finché la fantasia te lo concede e fermarti quando vuoi. Non ti consiglio altre sale, a meno che non troviamo una coppia per scambiare i partner o una qualche ragazza da aggregare e farti provare l’amore saffico.”
“No, il saffico non mi attira; con lo scambio, rischio che tu sprechi una sborrata che io voglio conservare per me, alla fine o dopo, in macchina o a casa tua. Meglio se ci divertiamo un poco in questo glory hole e poi eventualmente andiamo via.”
“Sai di che si tratta?”
“Onestamente, no; e non ho neanche controllato in internet.”
“Per riassumere, in una sala vuota ci sono pareti che non sono muri, ma tramezzi di legno; su esse ci sono vari fori a varie altezze, di figa o di culo, di bocca, di mani; e sono variamente ampi per consentire masturbazione, fellatio, penetrazioni vulvari o anali, carezze intime e così via. Sulle altre pareti, in muratura, ci sono spioncini per gente che guarda o spazi con gabbie con varie persone nude. Chi entra, può divertirsi a succhiare, mettersi un cazzo dentro, manipolare senza sapere dietro la parete chi c’è; intanto, dall’esterno possono guardare dentro; se lo desidera, chi entra può chiamare a partecipare qualcuno di quelli nudi in gabbia, per fare quello che vuole. Noi possiamo entrare insieme e tu ti sbizzarrisci come ti detta l’estro, succhiando, leccando, tastando, prendendo in figa o nel culo, magari invitando a scoparti qualcuno del pubblico che ti colpisce.”
“Ma con te posso scopare?”
“Certo, io sono il primo a cui ti puoi riferire e ti posso inculare mentre succhi un cazzo o farmi succhiare, mentre ne prendi uno in culo o nella figa. Il principio è divertirsi, comunque, con chiunque, senza limiti se non il buonsenso.”
“Cazzo, qui voglio giocare e ti voglio scopare fino alla morte!”
“Vieni, entriamo.
Appena dentro, come prima cosa Mauro mi denuda. Non vuole che spruzzi di sborra casuali, provocati anche da altri fruitori (maschi o femmine), posano sporcarmi il vestito; ma anche per mettermi in condizione di farmi scaricare addosso le sborrate, se mi va; o di farmi penetrare in culo o in figa; ma soprattutto per avermi pronta e scoparmi se gliene sale la voglia.
Prima che possiamo dare il via ai giochi, entra una coppia di persone giovani e vedo che Mauro si blocca quasi sospeso su una realtà diversa: la sensazione prima è che un fantasma sia apparso nella sua vita; di fantasmi ne conosco solo uno; e ci metto poco a capire che è proprio quello.
Mi fiondo su un cazzo di nero di più di venti centimetri e lo aggredisco con il più affamato dei miei pompini: la cappella mi scende fino alle tonsille e quasi soffoco: mentre lo sto succhiando e leccando, vedo da due fori laterali farsi strada le sue mani che mi afferrano ambedue i capezzoli e li strofinano con dolce violenza procurandomi orgasmi incontrollati e consecutivi; accentuo il movimento di vai e vieni con la testa finché non lo sento grugnire come un maiale e esplodermi in bocca un’immensa sborrata.
Do un’occhiata a Mauro mi accorgo che è già alle prese con il fantasma della sua fiamma sconosciuta, il cui accompagnatore si avvicina a me con evidenti intenzioni: per non essere costretta a respingerlo apertamente, mi rivolgo ad un cazzo di modeste dimensioni al mio lato, mi giro a pecora e me lo infilo nella figa; l’accompagnatore del fantasma non demorde e mi si accosta: gli prendo il cazzo in mano, un affare di modesta levatura, e gli sparo una sega ininterrotta che lo fa esplodere in mano, mentre il cazzo dietro di me si ingrossa notevolmente e mi esplode in pancia un fiume di sborra.
Mauro è seduto a terra, come svuotato, e il fantasma senza nome si sta dedicando ad un cazzo della parete.
Recupero il vestitino, lo indosso e mi accosto a Mauro, lo rianimo con qualche schiaffetto sul viso, gli prendo dalle tasche le chiavi della macchina.
“Se vuoi, resta pure qui coi tuoi fantasmi. Io vado a casa, alle mie realtà. E’ stato comunque bello; ma ti consiglierei di stare lontano dai privè.”
Mentre sto passando dalla reception, un addetto mi ferma e comunica che il dottor Mauro avverte che tra pochi minuti sarà pronto; intanto, se voglio, posso ritirare il dvd dei video che sono stati registrati e prontamente riversati; ringrazio e prendo il materiale.
Alla macchina, apro e recupero le mie cose, primo fra tutto il telefonino; faccio il numero di Mario; mi risponde al primo squillo.
“Ciao. Ancora sveglio?”
“Aspettavo che mi chiamassi.”
“Ma se ti avevo detto che rientravo domani.”
“Vuoi proibirmi di sperare e di vivere di speranza?”
“Lo sai che chi di speranza vive, disperato muore? Non essere testardo: vai a letto. Ci vediamo domani mattina.
“E’ andata male?”
“No. E’ andata benissimo: ho scoperto che solo noi ci possiamo amare fino a questo punto. Domani ti faccio scoprire fino a che punto la tua Elvira può essere troia, ma, al tempo stesso, innamorata di te come una collegiale.”
“Va bene. A domani.”
Mauro finalmente arriva, rivestito e rinfrescato.
“Scusami, sono stato imperdonabile … “
“No, sei stato perfetto. Adesso so che Mario non può essere surrogato da nessuno e che un cazzo vale fino a che ti sta nella figa, poi è un pezzo di carne inutile. Dai, metti in moto, ho voglia di tornare a casa.”
Ci siamo allontanati solo di qualche chilometro dal club: silenzio di tomba tra noi. Mauro svolta all’improvviso in una stradina cieca, blocca l’auto e spegne il motore; mi prende per le spalle e cerca di baciarmi; mi sottraggo.
“Scusa, Elvira, ma tu gli impegni li rispetti?”
“Io si. Tu, piuttosto … “
“Di questo parleremo adesso; intanto vorrei ricordarti che avevi fatto due promesse in una: avresti scopato con me e, dopo avermi frenato per tuo desiderio almeno due volte, mi avresti lasciato sborrare alla fine del percorso, o in macchina al ritorno oppure a casa mia, stanotte. Parliamo dopo, e ampiamente, della fine anticipata del percorso. Ora siamo in macchina sulla via del ritorno: facciamo l’amore adesso o aspettiamo di essere a casa?”
“Perché non vai a farti sborrare dal tuo amore fantasma?”
“La tua gelosia mi pare del tutto fuori luogo, visto che io e te viviamo tutti i momenti insieme, sia quelli reali che quelli virtuali, con l’ombra pesantemente incombente di Mario; eppure questo non turba il nostro rapporto che io chiamo volentieri d’amore, con tutto il rispetto ai vostri sentimenti. Mi spieghi perché una mia rapida e lieve distrazione dovrei considerarla così colpevole come tu la giudichi? Per tutta la serata non ti sono mancato per un attimo, sono stato il tuo fedelissimo cavalier servente, pronto ad anticipare addirittura i tuoi desideri. Mi sono distratto per pochi minuti, mentre tu eri impegnata in un succosissimo pompino ad un signor cazzo. In quei minuti il fantasma della mia ex ha fatto una breve apparizione e mi ha fatto un pompino. Che cos’è che rende così grave quel gesto da scatenare il tuo rifiuto radicale e definitivo?”
“Certo, ragionando come il salumiere all’angolo, i conti sono precisi. Peccato che siamo persone con sentimenti; l’apparizione improvvisa del tuo fantasma ti ha sconvolto: per capire, lo capisco; ma mi turba che il tuo sconvolgimento mi abbia costretta a difendermi dal suo accompagnatore per non lasciarmi scopare da lui e liquidarlo con una sega.”
“E ritieni questa cosa così offensiva da ritirare fiducia, passione ed impegni nei miei confronti? Per essere stata ‘costretta’, non so né riesco a capire perché o da chi: in quegli ambienti un gesto è sufficiente a respingere le avances … a meno che non fossi tu ad essere frastornata dall’apparizione del fantasma e la tua gelosia adesso ti faccia diventare non solo integralista, ma anche capace di scaricare su di me una colpa che non esiste. Non ti va proprio di fermarti a ragionare?”
“Non mi va di farmi incartare dalle tue chiacchiere … “
“E allora?”
“Allora, scopami fino a sborrare: te l’ho promesso e mantengo. Ma non chiedermi di avere più fiducia in te: non la meriti.”
“Come Mauro o come surrogato di Mario? Sai, fin qui sono stato io ad accettare di fare la marionetta in un vostro rapporto. Non dimenticare che ci siamo incontrati su un sito erotico e che io faccio di professione il bull. Mi costerebbe poco salutarti e cercare nuovi contatti disponibili, se non fosse che … “
“Se non fosse che cosa? Avanti, finisci la frase … “
“Se non fosse che il fantasma di cui sei spaventata è stato esorcizzato dalla tua presenza e forse anche dalla sega che tu dici di essere stata costretta a fare. Il vero fantasma ora è quello che si è creato tra noi tre. Non sento nessuna necessità di sborrare nella tua figa o nel tuo culo, se non c’è dietro quel transfert che ora è solo tuo, perché io il mio fantasma l’ho vaporizzato. Se tutto è finito per una sega, ti riaccompagno direttamente a casa tua, dal tuo compagno che ti merita e che sarebbe ingiusto lasciare a penare. Se invece la tua gelosia si è sfogata e può concedersi il lusso di un po’ di fiducia, allora il filo si può riannodare. Ma, come ho fatto sempre fino ad un’ora fa, voglio che sia tu a decidere ed accetterò ogni tua scelta senza polemiche.”
“Facciamo l’amore ora o preferisci aspettare che siamo a casa tua … Sai, non conosciamo neppure i nostri cognomi, nonostante ci siamo spesso fusi in un corpo solo; e sarebbe la prima volta che visito casa tua e ci faccio l’amore.”
“Giusto andare a casa allora. Visto che siamo alle confessioni, posso fartene una delicata? Dalla tua scenata di gelosia e dal mio tormento per averla provocata, ho capito che ti amo al 70 per cento come surrogato del tuo compagno che ami, ma al 30 per cento come Mauro che sta stupidamente perdendo la testa per te.”
“Confessione per confessione, ti dirò che la mia era gelosia pura, quella di una donna innamorata, al 70 per cento del transfert del suo compagno su un’altra persona, ma al 30 per cento di Mauro con cui ha una sintonia mai trovata con altri.”
Per fortuna, casa sua non è lontana e poco dopo ci stiamo rotolando nel suo letto.
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