Il problema, per la verità si è posto sin da quasi una decina di anni fa, quando una malattia brutta ma non impossibile lo portò all’impotenza riducendo a zero un’attività sessuale che aveva sempre tenuto al massimo della tensione, sia con le sue personali trasgressioni che con le iniziative che prendevamo insieme con la massima libertà.
Da un lato, approfittava di tutte le occasioni per scoparsi quante più donne poteva, con la scusa di innamoramenti a catena a cui non riusciva a sottrarsi quasi per una naturale costituzione cromosomica.
Qualunque bella donna gli prestasse attenzione (e lui era bravissimo a stimolare l’attenzione altrui) diventava immediatamente l’oggetto unico dei suoi desideri e veniva tanto perseguitata che alla fine, in un modo o nell’altro, cedeva e dava vita ad una entusiastica (ma, per fortuna, in genere breve) storia d’amore, in cui talvolta mi facevo coinvolgere direttamente e volentieri.
D’altro lato, invocava spesso la necessità del lavoro e di creare sempre nuovi rapporti (guarda caso, prevalentemente femminili) per avviare altre storie sempre nuove e ‘immortali’.
Non ero da meno, in verità; ed anzi mi ero data da fare quasi più di lui; la differenza stava nel fatto che non mi innamoravo mai, neanche provvisoriamente, e continuavo a rimanere incatenata a lui anche quando mi incontravo, per periodi più o meno lunghi, con amanti ai quali chiedevo in fondo solo di passare qualche ora lontano dal mio compagno - amore - padrone.
Di più, mi ero anche trovata a praticare amore saffico con qualcuna delle sue amanti, soprattutto quelle che regolarmente si portava a casa anche mentre io ero di là in cucina ed ascoltavo malvolentieri gli urli che le loro scopate (mai semplici né banali) sollevavano.
Alla fine, la situazione di perfetta armonia sembrava essersi realizzata e abbiamo vissuto lunghi anni in perfetta intesa, anche se Mario ha protestato spesso perché le mie scopate lo lasciavano nettamente fuori e le sue invece finivano sempre, in un modo o nell’altro, per coinvolgermi intensamente, al punto che ancora oggi qualche sua antica passione è annoverata tra le mie amicizie, mentre lui quasi non si ricorda di averci fatto l’amore con grande passione e per lungo tempo.
La presa di coscienza che il bengodi, per il suo cazzo, è finito, e che ora deve solo preoccuparsi dell’incontinenza sopravvenuta, lo ha mandato in forte depressione, al limite di pensieri suicidi, per la convinzione di una totale inutilità, quasi che la sua vita, senza sbattersi una donna, non abbia più senso.
La cosa più difficile da digerire è la convinzione che la sua impotenza abbia condizionato anche la mia vita sessuale.
Non serve a niente continuare ad assicurargli che la nostra ormai rispettabile età (veleggiamo ambedue intorno ai settanta) è tale che si può facilmente essere al di là del bene e del male e rinunciare definitivamente ad ogni velleità di avventure amorose.
Paradossalmente, dopo avermi rimproverato molte volte di avere scopato senza la sua partecipazione diretta, adesso mi esorta a farlo per non mandare sprecate qualità che ancora sono, a suo avviso, apprezzabili.
Per dimostrarlo, negli ultimi tempi si da molto da fare a stimolarmi con le mani, con la bocca e con qualche supporto tecnico che io trovo quasi fastidioso.
Comunque, è arciconvinto che una figa come la mia è ancora appetibilissima e che dovrei cercarmi un cazzo che me la stimoli; addirittura, mi propone di farmi fare il culo, pur sapendo per certo che le poche volte che l’ho dato, a lui e a qualcun altro, non l’ho fatto mai col massimo entusiasmo ma solo sull’onda del piacere mio e suo (o dell’altro) senza annettervi troppa importanza.
Ho cercato di porre obiezioni anche semplici e veritiere: per esempio, che la mia condizione oggi è di una marcata secchezza vaginale che mi renderebbe difficile qualsiasi penetrazione; naturalmente, si è dilungato sull’uso delle creme vaginali ed ha tanto insistito che alla fine ne ho acquistate, anche con un certo fastidio, visto che nel passato non me ne ero preoccupata: quando era stato necessario farne uso, specialmente per il coito anale, ero ricorsa alla vaselina medicinale acquistata per altri scopi.
Ovviamente, l’occasione è stata opportuna per farlo scatenare nelle fantasie sessuali possibili e, dopo avermi leccato e succhiato per moltissimo tempo con grandissime sborrate mie, nonostante le difficoltà poste dall’età e dalle forme diventate abbondanti negli anni, mi ha deliziato con le dita e con il vibratore così a lungo che spesso ho temuto per il mio cuore.
In realtà, devo onestamente dire che, mentre lui credo che esageri nel suo giovanilismo ad ogni costo, perché gli orgasmi mentali che ne ricava non toccano il suo fisico, io sono forse vittima del terrore dell’invecchiamento ed ogni emozione troppo forte, come può essere quella provocata di un orgasmo troppo lungo ed entusiastico, mi pone in apprensione per la mia salute.
Ormai sono mesi che quasi quotidianamente ci troviamo a polemizzare sul tema e devo fare enormi sforzi per tenerlo lontano da certe idee.
In realtà, il tarlo mi è entrato in testa e non vuole andarsene.
Ma anche un altro è entrato ed è il timore di trovarmi ancora a dipendere da lui anche per decisioni che riguardano il mio intimo e la mia sessualità.
In passato, quasi senza rendermene conto, mi sono già ribellata a questa situazione: solo così mi spiego perché, effettivamente, quando ho avuto le mie storie, cercavo di gestirmele in privato, in qualche modo tagliandolo fuori dall’esecutività, anche quando aveva fatto in modo da essere lui a gestire i miei rapporti.
Normalmente, si partiva dall’ipotesi di scopare a tre, con un maschio disponibile. Ma sempre (o quasi sempre) facevo in modo che la scopata fosse un affare mio e che lui fosse informato, si, passo per passo, ma al momento di scopare, dichiaravo che mi vergognavo o che l’altro non era disponibile; e lo tenevo fuori dall’esecuzione.
Anche adesso, di fronte al suggerimento di darmi da fare per non far inacidire del tutto la mia figa, preferisco senza dubbio organizzarmi per essere io a decidere.
Però la situazione è particolarmente delicata: so che lui vorrebbe che mi trovassi un cazzo con cui scopare, per cogliere anche lui un’emozione (da cornuto contento, per così dire) che gli provochi almeno un orgasmo mentale, non essendo possibile quello fisico.
Quindi so per certo che organizzarmi per farlo e realizzare la cosa senza coinvolgerlo potrebbe turbarlo profondamente.
Ma anche l’idea di essere ancora una volta a sua disposizione per fare quel che a lui fa piacere e farlo come, quando e dove a lui piacerebbe, mi dà il senso di una totale schiavitù che non mi sta bene.
Anche per questo, con mille esitazioni, vorrei organizzarmi ma non so bene in che direzione e con quale obiettivo.
Per esempio, per la prima volta in vita mia sono entrata in un negozio di intimo ed ho comprato un combinato abbastanza sexi, per così dire compatibile con la mia età: subito dopo, però, quasi presa da un inspiegabile senso di colpa, ho deciso di presentarmi a lui con il combinato e, inevitabilmente, ho scatenato il suo entusiasmo ed una seduta di ‘sesso limitato’ come quelle che con lui negli ultimi mesi andiamo realizzando; in definitiva, gli ho consentito di impadronirsi di un gesto che io intendevo come liberatorio ed ho invece trasformato la trasgressione in nuova sudditanza.
Ho pensato di rivolgermi ad un sito di incontri per un possibile partner e di farlo senza Mario.
Sorge subito il primo grande problema, perché io e il computer siamo due cose assolutamente lontane: in genere mi rivolgo a Mario, per qualunque problema; e lui, che sa di informatica poco più di me ma ha una grande faccia di bronzo e affronta le cose come se avesse la Verità in tasca, a furia di fare casini spesso riesce a risolvere situazioni.
Ma, in questo caso, mi impongo di non rivolgermi a lui e ne parlo, con qualche riserva e prendendola sulle generali, ad una amica di cui so che nel campo vanta molte esperienze, sia reali che virtuali.
In una lunga chiacchierata a casa sua, mentre prendiamo il caffè, mi illustra le disponibilità che offrono le agenzie per escort rispetto all’offerta libera che esiste in piazza; e mi fa riflettere che le agenzie, più care, danno massime garanzie di sicurezza, igiene, pulizia e controllo antivirus, mentre per la strada i rischi ci sono.
Mi suggerisce anche siti di chat adatti, dove però ci vuole occhio ed esperienza per non incorrere in trappole e trovarsi in situazioni scabrose.
Sollecitata, mi rivela che molte amiche si son trovate, con false promesse, di fronte a soggetti addirittura pericolosi che le hanno costrette ad umiliazioni terribili.
Lo stesso vale per i costi: le agenzie sono molto care, ma la sicurezza spesso vale il prezzo.
Per le forme di pagamento, si raccomanda di attivare una carta di credito prepagata per impedire intrusioni nel conto che possono prosciugarlo.
Decido che è il caso di lanciarsi; mi attivo per la prepagata e comincio a navigare nei siti indicatimi, prima quelli delle agenzie e poi le chat.
Scopro che in uno dei siti per escort addirittura posso scegliere sulla carta il tipo di amante che chiedo, con dati, misure, condizioni e, naturalmente, costo per prestazioni.
Mi accorgo che un solo ghiribizzo mi varrebbe mezzo stipendio mio, ma d’altronde il gioco può valere la candela.
Nelle chat, trovo un’umanità assai varia e capisco le perplessità della mia amica; ma comunque avvio qualche approccio non impegnativo
Non mi va di perdere molto tempo e finisco per collegarmi ad una “Madama Dorè” che offre giovani gagliardi a condizioni accettabili.
Scelgo un ragazzo sui trent’anni (praticamente, il minimo perché potrebbe essere addirittura mio nipote) molto ben piantato e decisamente palestrato, dotato di un cazzo di una ventina di centimetri che sa usare con grande maestria (lo testimoniano una serie di commenti di chi ha provato), con il quale decido di passare un’oretta con libera scelta di rapporti, in un albergo a venti chilometri di casa, un sabato sera, al costo di mezzo stipendio del mio lavoro.
Mi accordo sul come e mi preparo al ‘grande evento’ come una ragazzina al primo appuntamento.
Fibrillo per tutta la settimana e, più freneticamente, il sabato che passo in bagno per farmi una lunga e profumata doccia, depilarmi di ogni infinitesimale peluzzo, passarmi la crema su tutto il corpo, farmi due clisteri nel caso che decida di scopare di culo e scegliere infine l’abbigliamento che possa essere sexi e provocatorio ma non da zoccola.
Per la prima volta indosso il combinato che avevo previsto per una simile occasione.
L’appuntamento è per le sette del pomeriggio e la distanza si percorre in circa mezz’ora; ma alle sei sono talmente in ansia che mi avvio e arrivo all’albergo con venti minuti di anticipo.
Parcheggio all’aperto, mi dirigo alla reception e chiedo di Samuele; il portiere, che sa, mi consegna la chiave del 306, terzo piano, e mi indica la scala o, in alternativa, l’ascensore. Vado su col cuore che mi batte: temo che l’emozione mi giochi un brutto scherzo.
Sono arrivata alla mia rispettabile età senza sapere neppure dell’esistenza di questo ‘mondo parallelo’ ed ora ci sono nel cuore.
Apro la porta della camera, entro e non trovo nessuno; vado in bagno e comincio col vuotarmi la vescica e farmi un bidet.
Sento picchiettare delicatamente ala porta, vado ad aprire e mi trovo di fronte ad un uomo decisamente bello, dall’aria sicura e determinata che mi stringe la mano e si presenta “Samuele”; gli rispondo “Elvira” ed è tutto quello che per una decina di minuti ci diciamo.
Subito dopo, mi abbraccia in vita e preme con forza le sue labbra sulle mie forzandole con la lingua; mi apro sensualmente e lascio che percorra tutta la mia bocca, dal palato alle tonsille, con la sua lingua esperta, capace di darmi sensazioni meravigliose di piacere ad ogni tocco; intanto, le mani corrono verso il culo che afferra con gesto lussurioso e trae a sé, per farmi sentire con maggiore vigore la potenza del cazzo rizzato dentro le mutande e i pantaloni; abbasso la mano destra e vado ad afferrare la mazza, di cui perlustro tutta la lunghezza e la grossezza, ricavandone fremiti di lussuria che cominciano a farmi sentire caldo: alla mia età, anche l’orgasmo è più lento da venire; ma questo giovanotto mi tocca così abilmente che la mia figa si è già scaldata al limite della temperatura orgasmo.
Quando si abbassa sul mio petto e mi apre la camicetta per impossessarsi di un grosso e vibrante capezzolo, da alcuni minuti ritto come un fuso, mi viene spontaneo di sbottonare del tutto la camicetta e sfilarmela, di sganciare il reggiseno e far esplodere le mie tette davanti ai suoi occhi.
Anche se, senza dubbio, deve essere largamente abituato ad ammirare tette molto belle, non nasconde un certo piacere mentre affonda il viso tra i meloni che offro alla sua bocca.
Mi succhia devotamente i due capezzoli alternandosi su ciascuno, poi mi lecca le aureole e mi manda ai pazzi, tanta è la sollecitazione dei miei organi di sesso: comincio finalmente a sbrodare e sento gli umori scorrermi lungo le cosce, mentre Samuele elegantemente mi sfila la gonna facendola scivolare ai miei piedi, da dove la spingo lontano con un calcio.
Con un’eleganza ed una passione che non mi aspettavo, si china e baciarmi la vulva da sopra il perizoma che la disegna, senza coprirla; e sbrodolo ancora, per la lussuria.
A quel punto non gli resta che spogliarsi; mi spinge delicatamente sul letto, a sedermi sul bordo, e si cava via camicia e pantaloni rimanendo in slip e calzini; si accosta e mi presenta il pacco enorme davanti agli occhi; prendo gli slip per i bordi e li abbasso lentamente, per godermi al massimo lo spettacolo del cazzo che emerge prepotente davanti a me; quando l’elastico supera la cappella, la mazza mi balza letteralmente tra gli occhi ed io lo vedo, immenso nella sua bellezza, che cerca solo il rifugio della mia bocca; apro le labbra, tiro fuori la lingua e comincio a leccarlo con gusto, mentre dal mio ventre fiumi di umori si scatenano e si riversano fra le cosce dalle grandi labbra che non arginano più niente ma si spalancano in attesa dell’invasore meraviglioso.
Finalmente il cazzo penetra per quasi tutta la sua lunghezza nella mia bocca, fino ad ingombrarmi pericolosamente la gola; ed io lo succhio come il più prelibato dei dolci e lo stimolo quasi a cercare lo spruzzo finale.
Ma il ragazzo è troppo abituato a quei giochetti per cedere al primo assalto: comincia a pomparmi in bocca provocandomi conati di vomito e sensazioni di strozzamento ogni volta che spinge più in dentro verso l’esofago e scatenando continuamente brividi di lussuria che mi fanno colare come una fontana rotta: e pensare che negli ultimi anni non avevo quasi più orgasmi, almeno non così intensi e rapidi.
Adesso ho voglia veramente di sentirlo nel mio corpo, quel cazzo, da dovunque voglia penetrarmi.
Ma Samuele ha ancora qualcosa in serbo per me.
Lasciandomi seduta con i piedi ancora sul pavimento, spinge il busto sul letto e mi divarica le gambe: mi trovo così scosciata davanti a lui che si abbassa sui talloni, mi sfila il perizoma, lo lancia lontano ed accosta la bocca, di cui ho già sperimentato la capacità di succhiare come un’idrovora, direttamente sulle grandi labbra che risucchia letteralmente, strappandomi un urlo disumano di piacere; la lingua si insinua nella fessura ed accarezza le piccole labbra, prima, e il clitoride, infine, che subito dopo viene aggredito dalle labbra e risucchiato nella bocca.
Dà il via, così, alla più intensa e lunga leccata di figa che mi sia mai capitato di ricevere; per favorirlo, sollevo le reni e spingo verso di lui il monte di venere; capisce il mio desiderio di spalancarmi tutta davanti alla sua bocca, mi prende le caviglie e se le porta dietro al collo, prende le natiche e solleva il culo il più in alto possibile, con grande sforzo sulla mia cervicale (che dopo pagherò, ma che per ora mi esalta e mi eccita) e la lingua comincia a spazzare tra vagina e coccige, solleticando con maggiore intensità il clitoride e l’ano, che dà i primi segni di volontario cedimento ed apertura ad una possibile penetrazione.
Mi fa urlare due, tre volte, per l’intensa goduria, poi mi adagia di nuovo sul letto e mi fa spostare supina al centro del materasso.
Scivola quasi sul mio corpo finché mi sovrasta, si colloca tra le cosce e poggia la cappella sulla vulva; mi abbraccia con foga e mi stringe le tette tra le mani; poi si sposta di colpo ed io lo sento entrare, quasi dolorosamente, fino in fondo alla figa.
Per tutta l’ora prevista dal ‘contratto’ il cazzo non si ferma sul mio corpo, mentre la figa non fa che versare umori sempre nuovi e sempre caldissimi di voglia.
Mi scopa a lungo nella figa; poi si sposta tra le tette e si fa fare una spagnola che dovrebbe stenderlo e invece lo lascia ritto come un obelisco, con il cazzo che diventa quasi più duro e grosso a mano a mano che mi scopa.
Poi mi chiede se voglio per caso provarlo dietro; gli dico di si, a patto che non mi faccia male; gli suggerisco di usare il lubrificante vaginale che porto in borsetta e lo fa.
Quando il cazzo mi scivola nel culo, avverto solo un immenso, intensissimo piacere, anche se il pacco intestinale è sollecitato notevolmente dalla stazza del cazzo che penetra profondamente. Quando comincia a chiavarmi nel culo, godo come una scimmia e gli chiedo di fare agire me a smorza candela per ammirare di più l’inculata e potermi agevolmente titillare la figa per cercare di sborrare anche di culo: in questo, è un grande amante perché riesce a cogliere e a favorire le mie scelte.
Mi incula alla grande per più di un quarto d’ora.
Quando si accorge che il tempo scorre e che tra poco il nostro rapporto dovrà finire, mi chiede dove preferisco che mi sborri.
Non ho esitazioni e gli suggerisco di venirmi in bocca. Quasi allo scadere dell’ora pattuita per la scopata, il suo cazzo finalmente cede ed erutta una lava di sborra che ho qualche difficoltà ad accogliere tutta nella bocca, ma di cui non lascio cadere neppure una goccia.
Dopo esserci sciacquati in bagno, mentre si riveste, mi chiede come sto e come mi sento.
“Sto benissimo e sono felice di aver fatto questa esperienza; non credevo, dopo tanti anni, di scoprire di nuovo una così autentica sessualità.”
“Ti posso assicurare che sei una gran bella scopata: ed io me ne intendo un poco. E’ stato un vero piacere stare con te, Spero proprio che si possa tornare a giocare un poco insieme.”
“Chissà …”
Mi limito a commentare pensando che mezzo stipendio per volta non è pensabile di investirlo, in una scopata,per quanto grande.
Quando esco dall’albergo, l’aria fresca della sera mi colpisce con forza e per un attimo mi sento quasi ubriaca; poi capisco che il languore della recente scopata mi ha un poco stordita e sorrido con me stessa della nuova Elvira che sta uscendo da quell’esperienza.
A casa, Mario è come sempre immerso nelle sue ricerche al computer; quasi non mi sente rientrare; non so neanche se si sia accorto che sono mancata per circa due ore.
Gli vado vicino e lo accarezzo.
“Cosa devi dirmi?”
E’ enorme la sintonia che ci fa riconoscere le sensazioni al primo colpo.
“Sono stata a farmi una grandissima scopata.”
Mi guarda sorpreso, interrompe il lavoro sul computer, si gira con la sedia verso di me e mi sollecita.
“Non mi avevi detto niente. Raccontami. Come è stato, quando lo hai deciso, con chi l’hai fato?”
“Calmati, non fare il kapò. Sono stata con un bull che ho pagato un occhio della testa ma mi ha fatto scopare veramente alla grande. L’ho preso da un sito internet e quindi sono totalmente sicura e garantita.”
“Gli hai dato anche il culo?”
“Gli ho dato tutto quello che si può dare a letto; e ti assicuro che ha fatto altrettanto.”
“Ci andrai ancora?
“No, per due buoni motivi: il primo è che, come ti ho detto, una scopata con un bull così costa un occhio della testa e due occhi non posso metterli in gioco per due scopate.”
“E l’altro?”
“La scopata, anzi le scopate, perché per un’ora non ha fatto che scoparmi, sono state meravigliose, perfette, ma fredde, senz’anima. Il fatto di scopare a pagamento probabilmente lo induce e farlo meccanicamente, con il massimo della tecnica per essere all’altezza del ruolo e della fama, ma senza un pizzico di anima, senza avvertire nessun sentimento; e questo non fa per me; io, quando scopo, voglio fare l’amore, voglio dare amore e sentirne altrettanto, fosse anche solo per i pochi minuti di una scopata. Quindi, ho deciso che niente più bull.”
“Percorrerai altre strade allora? E quali?”
“Che razza di interrogatorio è questo. Io ti ho detto tutto immediatamente perché pensavo che volessi godere con me della nuova situazione che si è creata; mi pare invece che tu voglia conoscere le mosse future solo per controllarle.”
“No, ma che dici? Chiedevo così, per curiosità …”
“Una curiosità che a questo punto mi pare un po’ morbosa. Adesso vado a farmi una doccia; poi forse ne riparleremo.”
Mentre mi lascio scorrere l’acqua addosso quasi a liberarmi delle scorie di quella che comunque è una trasgressione, mi trovo a riflettere sui comportamenti di Mario che, apparentemente, sembra favorire, stimolare e sollecitare mie espressioni di autentica libertà; ma, a ben guardare, rivela che in fondo l’unica cosa che gli interessa è il controllo su di me, anche sulla mia sessualità.
Io ho organizzato la mia ‘fuga’ per corrispondere all’immagine che lui mi aveva fornito, di una vecchia capace ancora di stimolare l’interesse di un maschietto; esserci riuscita con un trentenne, per quanto professionista e quindi capace di mistificare i suoi veri sentimenti, comunque mi gratifica.
E Mario, che formalmente mi ha incitato ad esplorare questa parte di me, alla fine dimostra di voler solo esercitare una sua sessualità tutta mentale, controllando passo per passo la mia vita e persino le mie scopate.
Decido che così non può andare, che qualcosa deve cambiare e che sarò io a farla cambiare.
Quando esco dal bagno in accappatoio e con un asciugamano in testa a mo’ di turbante, scopro che Mario sta spulciano la cronologia delle mie visite in internet per capire come dove quando e perché.
Mi prende un nervoso feroce e capisco che è lì che devo far cambiare le cose, se voglio davvero essere libera.
Glielo dico fuori dai denti, che è vergognoso ed illegale che lui violi la mia privacy per indagare sui miei movimenti in internet: neppure i nazisti operavano in quel modo.
“Capisco che la cosa ti fa provare gelosia perché le corna ti prudono, che sei invidioso di me che posso ancora scopare mentre tu sei costretto a rinunciare, che sei rabbioso col mondo perché ti senti disgraziato; capisco tutto, ma capisco anche di più che per anni, con la scusa di aiutarmi a crescere, hai controllato la mia vita fin dentro le lenzuola e che hai fatto in modo che scegliessi certi percorsi per favorire la tua personale libidine, non certo per aiutare me. Adesso non ce n’è più. Adesso io mi libero sul serio e faccio esattamente quello che mi viene per la testa senza rendere conto a nessuno, soprattutto a te. Sa hai voglia di partecipare alla mia lussuria, posso chiedere a chi scelgo di scoparmi se gli sta bene che tu assista o al massimo partecipi con mano e bocca e, nel caso, te lo lascio fare, sempre se l’altro è d’accordo. Altrimenti, te ne stai a casa e, se vuoi, dopo ti racconto. L’altra possibilità neppure te la illustro perché sarebbe fare il cuckold, lo schiavetto mio e dell’amante di turno, che succhia il cazzo a lui e lecca la figa a me quando è piena della sborra dell’altro. Questo, io non te lo chiedo, ma può essere l’unica alternativa. Se non sei d’accordo, la porta è quella e ti consiglio un ospizio perché il tuo reddito non ti consente di assumere una badante.”
So di essere stata pesante; ma sono veramente fuori dalla grazia di Dio.
“Non ti sembra di esagerare? In fondo, ti chiedevo solo la lealtà di avvisarmi prima di scopare con altri.”
“Mario, sei il solito figlio di zoccola. L’HAI VOLUTO TU!!!!! Sei stato tu a spingermi a scopare fuori. Tu speravi solo di avere stimoli ai tuoi orgasmi intellettuali; e potresti senz’altro averne, se non fossi tanto arrogante. Ma ti sei messo in testa che devo persino pensare come tu vuoi che pensi. Ed io ti dico: BASTA. Da oggi si fa a modo mio, ti piaccia o non ti piaccia.”
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Aggiunto: 4 anni fa
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Etero