Il problema, per la verità si è posto sin da quasi una decina di anni fa, quando una malattia brutta ma non impossibile lo portò all’impotenza riducendo a zero un’attività sessuale che aveva sempre tenuto al massimo della tensione, sia con le sue personali trasgressioni che con le iniziative che prendevamo insieme con la massima libertà.
Da un lato, approfittava di tutte le occasioni per scoparsi quante più donne poteva, con la scusa di innamoramenti a catena a cui non riusciva a sottrarsi quasi per una naturale costituzione cromosomica.
Qualunque bella donna gli prestasse attenzione (e lui era bravissimo a stimolare l’attenzione altrui) diventava immediatamente l’oggetto unico dei suoi desideri e veniva tanto perseguitata che alla fine, in un modo o nell’altro, cedeva e dava vita ad una entusiastica (ma, per fortuna, in genere breve) storia d’amore, in cui talvolta mi facevo coinvolgere direttamente e volentieri.
D’altro lato, invocava spesso la necessità del lavoro e di creare sempre nuovi rapporti (guarda caso, prevalentemente femminili) per avviare altre storie sempre nuove e ‘immortali’.
Non ero da meno, in verità; ed anzi mi ero data da fare quasi più di lui; la differenza stava nel fatto che non mi innamoravo mai, neanche provvisoriamente, e continuavo a rimanere incatenata a lui anche quando mi incontravo, per periodi più o meno lunghi, con amanti ai quali chiedevo in fondo solo di passare qualche ora lontano dal mio compagno - amore - padrone.
Di più, mi ero anche trovata a praticare amore saffico con qualcuna delle sue amanti, soprattutto quelle che regolarmente si portava a casa anche mentre io ero di là in cucina ed ascoltavo malvolentieri gli urli che le loro scopate (mai semplici né banali) sollevavano.
Alla fine, la situazione di perfetta armonia sembrava essersi realizzata e abbiamo vissuto lunghi anni in perfetta intesa, anche se Mario ha protestato spesso perché le mie scopate lo lasciavano nettamente fuori e le sue invece finivano sempre, in un modo o nell’altro, per coinvolgermi intensamente, al punto che ancora oggi qualche sua antica passione è annoverata tra le mie amicizie, mentre lui quasi non si ricorda di averci fatto l’amore con grande passione e per lungo tempo.
La presa di coscienza che il bengodi, per il suo cazzo, è finito, e che ora deve solo preoccuparsi dell’incontinenza sopravvenuta, lo ha mandato in forte depressione, al limite di pensieri suicidi, per la convinzione di una totale inutilità, quasi che la sua vita, senza sbattersi una donna, non abbia più senso.
La cosa più difficile da digerire è la convinzione che la sua impotenza abbia condizionato anche la mia vita sessuale.
Non serve a niente continuare ad assicurargli che la nostra ormai rispettabile età (veleggiamo ambedue intorno ai settanta) è tale che si può facilmente essere al di là del bene e del male e rinunciare definitivamente ad ogni velleità di avventure amorose.
Paradossalmente, dopo avermi rimproverato molte volte di avere scopato senza la sua partecipazione diretta, adesso mi esorta a farlo per non mandare sprecate qualità che ancora sono, a suo avviso, apprezzabili.
Per dimostrarlo, negli ultimi tempi si da molto da fare a stimolarmi con le mani, con la bocca e con qualche supporto tecnico che io trovo quasi fastidioso.
Comunque, è arciconvinto che una figa come la mia è ancora appetibilissima e che dovrei cercarmi un cazzo che me la stimoli; addirittura, mi propone di farmi fare il culo, pur sapendo per certo che le poche volte che l’ho dato, a lui e a qualcun altro, non l’ho fatto mai col massimo entusiasmo ma solo sull’onda del piacere mio e suo (o dell’altro) senza annettervi troppa importanza.
Ho cercato di porre obiezioni anche semplici e veritiere: per esempio, che la mia condizione oggi è di una marcata secchezza vaginale che mi renderebbe difficile qualsiasi penetrazione; naturalmente, si è dilungato sull’uso delle creme vaginali ed ha tanto insistito che alla fine ne ho acquistate, anche con un certo fastidio, visto che nel passato non me ne ero preoccupata: quando era stato necessario farne uso, specialmente per il coito anale, ero ricorsa alla vaselina medicinale acquistata per altri scopi.
Ovviamente, l’occasione è stata opportuna per farlo scatenare nelle fantasie sessuali possibili e, dopo avermi leccato e succhiato per moltissimo tempo con grandissime sborrate mie, nonostante le difficoltà poste dall’età e dalle forme diventate abbondanti negli anni, mi ha deliziato con le dita e con il vibratore così a lungo che spesso ho temuto per il mio cuore.
In realtà, devo onestamente dire che, mentre lui credo che esageri nel suo giovanilismo ad ogni costo, perché gli orgasmi mentali che ne ricava non toccano il suo fisico, io sono forse vittima del terrore dell’invecchiamento ed ogni emozione troppo forte, come può essere quella provocata di un orgasmo troppo lungo ed entusiastico, mi pone in apprensione per la mia salute.
Ormai sono mesi che quasi quotidianamente ci troviamo a polemizzare sul tema e devo fare enormi sforzi per tenerlo lontano da certe idee.
In realtà, il tarlo mi è entrato in testa e non vuole andarsene.
Ma anche un altro è entrato ed è il timore di trovarmi ancora a dipendere da lui anche per decisioni che riguardano il mio intimo e la mia sessualità.
In passato, quasi senza rendermene conto, mi sono già ribellata a questa situazione: solo così mi spiego perché, effettivamente, quando ho avuto le mie storie, cercavo di gestirmele in privato, in qualche modo tagliandolo fuori dall’esecutività, anche quando aveva fatto in modo da essere lui a gestire i miei rapporti.
Normalmente, si partiva dall’ipotesi di scopare a tre, con un maschio disponibile. Ma sempre (o quasi sempre) facevo in modo che la scopata fosse un affare mio e che lui fosse informato, si, passo per passo, ma al momento di scopare, dichiaravo che mi vergognavo o che l’altro non era disponibile; e lo tenevo fuori dall’esecuzione.
Anche adesso, di fronte al suggerimento di darmi da fare per non far inacidire del tutto la mia figa, preferisco senza dubbio organizzarmi per essere io a decidere.
Però la situazione è particolarmente delicata: so che lui vorrebbe che mi trovassi un cazzo con cui scopare, per cogliere anche lui un’emozione (da cornuto contento, per così dire) che gli provochi almeno un orgasmo mentale, non essendo possibile quello fisico.
Quindi so per certo che organizzarmi per farlo e realizzare la cosa senza coinvolgerlo potrebbe turbarlo profondamente.
Ma anche l’idea di essere ancora una volta a sua disposizione per fare quel che a lui fa piacere e farlo come, quando e dove a lui piacerebbe, mi dà il senso di una totale schiavitù che non mi sta bene.
Anche per questo, con mille esitazioni, vorrei organizzarmi ma non so bene in che direzione e con quale obiettivo.
Per esempio, per la prima volta in vita mia sono entrata in un negozio di intimo ed ho comprato un combinato abbastanza sexi, per così dire compatibile con la mia età: subito dopo, però, quasi presa da un inspiegabile senso di colpa, ho deciso di presentarmi a lui con il combinato e, inevitabilmente, ho scatenato il suo entusiasmo ed una seduta di ‘sesso limitato’ come quelle che con lui negli ultimi mesi andiamo realizzando; in definitiva, gli ho consentito di impadronirsi di un gesto che io intendevo come liberatorio ed ho invece trasformato la trasgressione in nuova sudditanza.
Ho pensato di rivolgermi ad un sito di incontri per un possibile partner e di farlo senza Mario.
Sorge subito il primo grande problema, perché io e il computer siamo due cose assolutamente lontane: in genere mi rivolgo a Mario, per qualunque problema; e lui, che sa di informatica poco più di me ma ha una grande faccia di bronzo e affronta le cose come se avesse la Verità in tasca, a furia di fare casini spesso riesce a risolvere situazioni.
Ma, in questo caso, mi impongo di non rivolgermi a lui e ne parlo, con qualche riserva e prendendola sulle generali, ad una amica di cui so che nel campo vanta molte esperienze, sia reali che virtuali.
In una lunga chiacchierata a casa sua, mentre prendiamo il caffè, mi illustra le disponibilità che offrono le agenzie per escort rispetto all’offerta libera che esiste in piazza; e mi fa riflettere che le agenzie, più care, danno massime garanzie di sicurezza, igiene, pulizia e controllo antivirus, mentre per la strada i rischi ci sono.
Mi suggerisce anche siti di chat adatti, dove però ci vuole occhio ed esperienza per non incorrere in trappole e trovarsi in situazioni scabrose.
Sollecitata, mi rivela che molte amiche si son trovate, con false promesse, di fronte a soggetti addirittura pericolosi che le hanno costrette ad umiliazioni terribili.
Lo stesso vale per i costi: le agenzie sono molto care, ma la sicurezza spesso vale il prezzo.
Per le forme di pagamento, si raccomanda di attivare una carta di credito prepagata per impedire intrusioni nel conto che possono prosciugarlo.
Decido che è il caso di lanciarsi; mi attivo per la prepagata e comincio a navigare nei siti indicatimi, prima quelli delle agenzie e poi le chat.
Scopro che in uno dei siti per escort addirittura posso scegliere sulla carta il tipo di amante che chiedo, con dati, misure, condizioni e, naturalmente, costo per prestazioni.
Mi accorgo che un solo ghiribizzo mi varrebbe mezzo stipendio mio, ma d’altronde il gioco può valere la candela.
Nelle chat, trovo un’umanità assai varia e capisco le perplessità della mia amica; ma comunque avvio qualche approccio non impegnativo
Non mi va di perdere molto tempo e finisco per collegarmi ad una “Madama Dorè” che offre giovani gagliardi a condizioni accettabili.
Scelgo un ragazzo sui trent’anni (praticamente, il minimo perché potrebbe essere addirittura mio nipote) molto ben piantato e decisamente palestrato, dotato di un cazzo di una ventina di centimetri che sa usare con grande maestria (lo testimoniano una serie di commenti di chi ha provato), con il quale decido di passare un’oretta con libera scelta di rapporti, in un albergo a venti chilometri di casa, un sabato sera, al costo di mezzo stipendio del mio lavoro.
Mi accordo sul come e mi preparo al ‘grande evento’ come una ragazzina al primo appuntamento.
Fibrillo per tutta la settimana e, più freneticamente, il sabato che passo in bagno per farmi una lunga e profumata doccia, depilarmi di ogni infinitesimale peluzzo, passarmi la crema su tutto il corpo, farmi due clisteri nel caso che decida di scopare di culo e scegliere infine l’abbigliamento che possa essere sexi e provocatorio ma non da zoccola.
Per la prima volta indosso il combinato che avevo previsto per una simile occasione.
L’appuntamento è per le sette del pomeriggio e la distanza si percorre in circa mezz’ora; ma alle sei sono talmente in ansia che mi avvio e arrivo all’albergo con venti minuti di anticipo.
Parcheggio all’aperto, mi dirigo alla reception e chiedo di Samuele; il portiere, che sa, mi consegna la chiave del 306, terzo piano, e mi indica la scala o, in alternativa, l’ascensore. Vado su col cuore che mi batte: temo che l’emozione mi giochi un brutto scherzo.
Sono arrivata alla mia rispettabile età senza sapere neppure dell’esistenza di questo ‘mondo parallelo’ ed ora ci sono nel cuore.
Apro la porta della camera, entro e non trovo nessuno; vado in bagno e comincio col vuotarmi la vescica e farmi un bidet.
Sento picchiettare delicatamente ala porta, vado ad aprire e mi trovo di fronte ad un uomo decisamente bello, dall’aria sicura e determinata che mi stringe la mano e si presenta “Samuele”; gli rispondo “Elvira” ed è tutto quello che per una decina di minuti ci diciamo.
Subito dopo, mi abbraccia in vita e preme con forza le sue labbra sulle mie forzandole con la lingua; mi apro sensualmente e lascio che percorra tutta la mia bocca, dal palato alle tonsille, con la sua lingua esperta, capace di darmi sensazioni meravigliose di piacere ad ogni tocco; intanto, le mani corrono verso il culo che afferra con gesto lussurioso e trae a sé, per farmi sentire con maggiore vigore la potenza del cazzo rizzato dentro le mutande e i pantaloni; abbasso la mano destra e vado ad afferrare la mazza, di cui perlustro tutta la lunghezza e la grossezza, ricavandone fremiti di lussuria che cominciano a farmi sentire caldo: alla mia età, anche l’orgasmo è più lento da venire; ma questo giovanotto mi tocca così abilmente che la mia figa si è già scaldata al limite della temperatura orgasmo.
Quando si abbassa sul mio petto e mi apre la camicetta per impossessarsi di un grosso e vibrante capezzolo, da alcuni minuti ritto come un fuso, mi viene spontaneo di sbottonare del tutto la camicetta e sfilarmela, di sganciare il reggiseno e far esplodere le mie tette davanti ai suoi occhi.
Anche se, senza dubbio, deve essere largamente abituato ad ammirare tette molto belle, non nasconde un certo piacere mentre affonda il viso tra i meloni che offro alla sua bocca.
Mi succhia devotamente i due capezzoli alternandosi su ciascuno, poi mi lecca le aureole e mi manda ai pazzi, tanta è la sollecitazione dei miei organi di sesso: comincio finalmente a sbrodare e sento gli umori scorrermi lungo le cosce, mentre Samuele elegantemente mi sfila la gonna facendola scivolare ai miei piedi, da dove la spingo lontano con un calcio.
Con un’eleganza ed una passione che non mi aspettavo, si china e baciarmi la vulva da sopra il perizoma che la disegna, senza coprirla; e sbrodolo ancora, per la lussuria.
A quel punto non gli resta che spogliarsi; mi spinge delicatamente sul letto, a sedermi sul bordo, e si cava via camicia e pantaloni rimanendo in slip e calzini; si accosta e mi presenta il pacco enorme davanti agli occhi; prendo gli slip per i bordi e li abbasso lentamente, per godermi al massimo lo spettacolo del cazzo che emerge prepotente davanti a me; quando l’elastico supera la cappella, la mazza mi balza letteralmente tra gli occhi ed io lo vedo, immenso nella sua bellezza, che cerca solo il rifugio della mia bocca; apro le labbra, tiro fuori la lingua e comincio a leccarlo con gusto, mentre dal mio ventre fiumi di umori si scatenano e si riversano fra le cosce dalle grandi labbra che non arginano più niente ma si spalancano in attesa dell’invasore meraviglioso.
Finalmente il cazzo penetra per quasi tutta la sua lunghezza nella mia bocca, fino ad ingombrarmi pericolosamente la gola; ed io lo succhio come il più prelibato dei dolci e lo stimolo quasi a cercare lo spruzzo finale.
Ma il ragazzo è troppo abituato a quei giochetti per cedere al primo assalto: comincia a pomparmi in bocca provocandomi conati di vomito e sensazioni di strozzamento ogni volta che spinge più in dentro verso l’esofago e scatenando continuamente brividi di lussuria che mi fanno colare come una fontana rotta: e pensare che negli ultimi anni non avevo quasi più orgasmi, almeno non così intensi e rapidi.
Adesso ho voglia veramente di sentirlo nel mio corpo, quel cazzo, da dovunque voglia penetrarmi.
Ma Samuele ha ancora qualcosa in serbo per me.
Lasciandomi seduta con i piedi ancora sul pavimento, spinge il busto sul letto e mi divarica le gambe: mi trovo così scosciata davanti a lui che si abbassa sui talloni, mi sfila il perizoma, lo lancia lontano ed accosta la bocca, di cui ho già sperimentato la capacità di succhiare come un’idrovora, direttamente sulle grandi labbra che risucchia letteralmente, strappandomi un urlo disumano di piacere; la lingua si insinua nella fessura ed accarezza le piccole labbra, prima, e il clitoride, infine, che subito dopo viene aggredito dalle labbra e risucchiato nella bocca.
Dà il via, così, alla più intensa e lunga leccata di figa che mi sia mai capitato di ricevere; per favorirlo, sollevo le reni e spingo verso di lui il monte di venere; capisce il mio desiderio di spalancarmi tutta davanti alla sua bocca, mi prende le caviglie e se le porta dietro al collo, prende le natiche e solleva il culo il più in alto possibile, con grande sforzo sulla mia cervicale (che dopo pagherò, ma che per ora mi esalta e mi eccita) e la lingua comincia a spazzare tra vagina e coccige, solleticando con maggiore intensità il clitoride e l’ano, che dà i primi segni di volontario cedimento ed apertura ad una possibile penetrazione.
Mi fa urlare due, tre volte, per l’intensa goduria, poi mi adagia di nuovo sul letto e mi fa spostare supina al centro del materasso.
Scivola quasi sul mio corpo finché mi sovrasta, si colloca tra le cosce e poggia la cappella sulla vulva; mi abbraccia con foga e mi stringe le tette tra le mani; poi si sposta di colpo ed io lo sento entrare, quasi dolorosamente, fino in fondo alla figa.
Per tutta l’ora prevista dal ‘contratto’ il cazzo non si ferma sul mio corpo, mentre la figa non fa che versare umori sempre nuovi e sempre caldissimi di voglia.
Mi scopa a lungo nella figa; poi si sposta tra le tette e si fa fare una spagnola che dovrebbe stenderlo e invece lo lascia ritto come un obelisco, con il cazzo che diventa quasi più duro e grosso a mano a mano che mi scopa.
Poi mi chiede se voglio per caso provarlo dietro; gli dico di si, a patto che non mi faccia male; gli suggerisco di usare il lubrificante vaginale che porto in borsetta e lo fa.
Quando il cazzo mi scivola nel culo, avverto solo un immenso, intensissimo piacere, anche se il pacco intestinale è sollecitato notevolmente dalla stazza del cazzo che penetra profondamente. Quando comincia a chiavarmi nel culo, godo come una scimmia e gli chiedo di fare agire me a smorza candela per ammirare di più l’inculata e potermi agevolmente titillare la figa per cercare di sborrare anche di culo: in questo, è un grande amante perché riesce a cogliere e a favorire le mie scelte.
Mi incula alla grande per più di un quarto d’ora.
Quando si accorge che il tempo scorre e che tra poco il nostro rapporto dovrà finire, mi chiede dove preferisco che mi sborri.
Non ho esitazioni e gli suggerisco di venirmi in bocca. Quasi allo scadere dell’ora pattuita per la scopata, il suo cazzo finalmente cede ed erutta una lava di sborra che ho qualche difficoltà ad accogliere tutta nella bocca, ma di cui non lascio cadere neppure una goccia.
Dopo esserci sciacquati in bagno, mentre si riveste, mi chiede come sto e come mi sento.
“Sto benissimo e sono felice di aver fatto questa esperienza; non credevo, dopo tanti anni, di scoprire di nuovo una così autentica sessualità.”
“Ti posso assicurare che sei una gran bella scopata: ed io me ne intendo un poco. E’ stato un vero piacere stare con te, Spero proprio che si possa tornare a giocare un poco insieme.”
“Chissà …”
Mi limito a commentare pensando che mezzo stipendio per volta non è pensabile di investirlo, in una scopata,per quanto grande.
Quando esco dall’albergo, l’aria fresca della sera mi colpisce con forza e per un attimo mi sento quasi ubriaca; poi capisco che il languore della recente scopata mi ha un poco stordita e sorrido con me stessa della nuova Elvira che sta uscendo da quell’esperienza.
A casa, Mario è come sempre immerso nelle sue ricerche al computer; quasi non mi sente rientrare; non so neanche se si sia accorto che sono mancata per circa due ore.
Gli vado vicino e lo accarezzo.
“Cosa devi dirmi?”
E’ enorme la sintonia che ci fa riconoscere le sensazioni al primo colpo.
“Sono stata a farmi una grandissima scopata.”
Mi guarda sorpreso, interrompe il lavoro sul computer, si gira con la sedia verso di me e mi sollecita.
“Non mi avevi detto niente. Raccontami. Come è stato, quando lo hai deciso, con chi l’hai fato?”
“Calmati, non fare il kapò. Sono stata con un bull che ho pagato un occhio della testa ma mi ha fatto scopare veramente alla grande. L’ho preso da un sito internet e quindi sono totalmente sicura e garantita.”
“Gli hai dato anche il culo?”
“Gli ho dato tutto quello che si può dare a letto; e ti assicuro che ha fatto altrettanto.”
“Ci andrai ancora?
“No, per due buoni motivi: il primo è che, come ti ho detto, una scopata con un bull così costa un occhio della testa e due occhi non posso metterli in gioco per due scopate.”
“E l’altro?”
“La scopata, anzi le scopate, perché per un’ora non ha fatto che scoparmi, sono state meravigliose, perfette, ma fredde, senz’anima. Il fatto di scopare a pagamento probabilmente lo induce e farlo meccanicamente, con il massimo della tecnica per essere all’altezza del ruolo e della fama, ma senza un pizzico di anima, senza avvertire nessun sentimento; e questo non fa per me; io, quando scopo, voglio fare l’amore, voglio dare amore e sentirne altrettanto, fosse anche solo per i pochi minuti di una scopata. Quindi, ho deciso che niente più bull.”
“Percorrerai altre strade allora? E quali?”
“Che razza di interrogatorio è questo. Io ti ho detto tutto immediatamente perché pensavo che volessi godere con me della nuova situazione che si è creata; mi pare invece che tu voglia conoscere le mosse future solo per controllarle.”
“No, ma che dici? Chiedevo così, per curiosità …”
“Una curiosità che a questo punto mi pare un po’ morbosa. Adesso vado a farmi una doccia; poi forse ne riparleremo.”
Mentre mi lascio scorrere l’acqua addosso quasi a liberarmi delle scorie di quella che comunque è una trasgressione, mi trovo a riflettere sui comportamenti di Mario che, apparentemente, sembra favorire, stimolare e sollecitare mie espressioni di autentica libertà; ma, a ben guardare, rivela che in fondo l’unica cosa che gli interessa è il controllo su di me, anche sulla mia sessualità.
Io ho organizzato la mia ‘fuga’ per corrispondere all’immagine che lui mi aveva fornito, di una vecchia capace ancora di stimolare l’interesse di un maschietto; esserci riuscita con un trentenne, per quanto professionista e quindi capace di mistificare i suoi veri sentimenti, comunque mi gratifica.
E Mario, che formalmente mi ha incitato ad esplorare questa parte di me, alla fine dimostra di voler solo esercitare una sua sessualità tutta mentale, controllando passo per passo la mia vita e persino le mie scopate.
Decido che così non può andare, che qualcosa deve cambiare e che sarò io a farla cambiare.
Quando esco dal bagno in accappatoio e con un asciugamano in testa a mo’ di turbante, scopro che Mario sta spulciano la cronologia delle mie visite in internet per capire come dove quando e perché.
Mi prende un nervoso feroce e capisco che è lì che devo far cambiare le cose, se voglio davvero essere libera.
Glielo dico fuori dai denti, che è vergognoso ed illegale che lui violi la mia privacy per indagare sui miei movimenti in internet: neppure i nazisti operavano in quel modo.
“Capisco che la cosa ti fa provare gelosia perché le corna ti prudono, che sei invidioso di me che posso ancora scopare mentre tu sei costretto a rinunciare, che sei rabbioso col mondo perché ti senti disgraziato; capisco tutto, ma capisco anche di più che per anni, con la scusa di aiutarmi a crescere, hai controllato la mia vita fin dentro le lenzuola e che hai fatto in modo che scegliessi certi percorsi per favorire la tua personale libidine, non certo per aiutare me. Adesso non ce n’è più. Adesso io mi libero sul serio e faccio esattamente quello che mi viene per la testa senza rendere conto a nessuno, soprattutto a te. Sa hai voglia di partecipare alla mia lussuria, posso chiedere a chi scelgo di scoparmi se gli sta bene che tu assista o al massimo partecipi con mano e bocca e, nel caso, te lo lascio fare, sempre se l’altro è d’accordo. Altrimenti, te ne stai a casa e, se vuoi, dopo ti racconto. L’altra possibilità neppure te la illustro perché sarebbe fare il cuckold, lo schiavetto mio e dell’amante di turno, che succhia il cazzo a lui e lecca la figa a me quando è piena della sborra dell’altro. Questo, io non te lo chiedo, ma può essere l’unica alternativa. Se non sei d’accordo, la porta è quella e ti consiglio un ospizio perché il tuo reddito non ti consente di assumere una badante.”
So di essere stata pesante; ma sono veramente fuori dalla grazia di Dio.
“Non ti sembra di esagerare? In fondo, ti chiedevo solo la lealtà di avvisarmi prima di scopare con altri.”
“Mario, sei il solito figlio di zoccola. L’HAI VOLUTO TU!!!!! Sei stato tu a spingermi a scopare fuori. Tu speravi solo di avere stimoli ai tuoi orgasmi intellettuali; e potresti senz’altro averne, se non fossi tanto arrogante. Ma ti sei messo in testa che devo persino pensare come tu vuoi che pensi. Ed io ti dico: BASTA. Da oggi si fa a modo mio, ti piaccia o non ti piaccia.”
Comincio davvero a fare a modo mio. Abbandonata l’idea del bull, troppo onerosa per le mie finanze, mi dedico alle chat e l’interesse si sofferma su un personaggio particolarmente intrigante che sembra corrispondere ai miei desideri: trent’anni, più o meno, di buona costituzione fisica, frequentatore occasionale di sport e palestre, senza vincoli familiari, ha indicato un indirizzo che sembra di una cittadina piuttosto vicina; ma delle informazioni dei social so già che bisogna fidarsi assai poco: io stessa ho denunciato solo 50 dei miei otre 70 anni.
La solita amica esperta mi fa sapere che, volendo e con una piccola spesa, si possono ottenere dati attendibili tramite una sua conoscenza che opera come ‘talpa’ nel sistema.
Decido di pagare, se non altro per sapere se posso fidarmi del personaggio e, nel caso, scopare anche senza eccessive protezioni.
Le informazioni che arrivano confermano l’attendibilità dell’uomo e l’indirizzo di casa, a cui si aggiunge anche quello del posto di lavoro.
Spingo allora sull’acceleratore per arrivare a decidere con Mauro un incontro che, a mio parere, potrebbe durare anche dal venerdì pomeriggio alla domenica sera, sfruttando al massimo un week end.
Quando mi siedo al computer e mi connetto, ineluttabile come la morte arriva alle mie spalle Mario; interrompendo per un attimo la connessione, gli dico che lo lascio stare là vicino solo se si impegna alla massima distanza di sicurezza, all’estraneità più totale e, al massimo, alla collaborazione operativa.
Promette solennemente e lo lascio vicino a me, anche ad accarezzarmi, visto che gli va.
Le fasi di approccio sono lunghe, laboriose e ormai standard: dopo una mezza ora di chat siamo appena riusciti a comunicarci i nomi (quelli veri, naturalmente) e il piacere reciproco di esserci conosciuti.
Poiché ho già sfogliato il suo album di foto ed io invece non ne ho postate molte, mi chiede se posso mandargli immagini mie e, nel caso che decidessi per qualcuna più personale, di indirizzarle alla parte privata del sito.
Gli chiedo cosa si aspetta di vedere; per lo meno un album che abbia la stessa consistenza del suo; la richiesta un poco mi spiazza, perché nel suo album il cazzo è posto nella massima evidenza anche mentre si incula una bellissima giovane o mentre scopa con una Milf abbastanza matura: per essere alla pari, dovrei fotografarmi tutta.
Lo avverto che non ho mai fatto un album e che, se vuole quelle foto, deve aspettare qualche minuto che me le faccio fare dal mio compagno.
“Ma allora tu hai un compagno? E lui sa di noi? E cosa ne pensa?”
“Il mio compagno da dieci anni è impotente per problemi clinici; è d’accordo con lui che ho deciso di cercare rapporti sessuali anche fuori; e in questo momento è vicino a me che mi carezza e mi fa dolcezze mentre parlo con te. Vorrebbe anche essere presente quando ci incontreremo, ma questa non è una pregiudiziale e neppure un problema.
“Mi spiace per lui, ma in queste cose preferisco essere tete a tete con la lei del momento.”
“Ok. Ad ogni modo, tra poco ti mando l’album.”
Mario è felicissimo dell’idea: in fondo, non ci avevamo mai pensato a fermare certe bellezze, specialmente quando ero più giovane, in immagini da conservare.
Sfruttando anche una sua antica passione per la fotografia, prepara una sorta di piccolo set anche se le foto, per la velocità di trasferimento in internet, è più opportuno scattarle con lo smartphone o con il tablet, che lui preferisce e che sceglie.
L’album risulta alla fine di un fascino che non mi aspettavo; per coprire il viso, abbiamo usato una maschera veneziana da anni appesa al muro e mai utilizzata; ma quando vedo la serie di foto del mio didietro ripreso mentre sono a pecorina, con in massima evidenza la figa carnosa e lucida di umori e, sopra di lei, il buco del culo aperto e quasi ansioso di ricevere dentro un cazzo, mi eccito io stessa per come sono ‘parlanti’ le immagini; la stessa cosa non riesco a pensare della vista ‘anteriore’ anche se le tette piene ed appoggiate, ma non cadenti, si lasciano ammirare soprattutto per le grandi aureole rugose e, soprattutto, per i capezzoli grossi come fragoloni, ma più scuri, che invitano a succhiare o a mordere; il ventre pieno, quasi un pancione, credo che suggerisca fascinosi desideri di sprofondare nella dolcezza della carne morbida.
Nelle foto a figura intera, la complessione non è quella che io temo di vedere di me, una sorta di barilotto cadente, ma di una femmina morbida e sensuale che desidera tanto, ma tanto, essere scopata fino al deliquio, fino allo svenimento: e forse non è lontana dalla verità, come verifico mentre Mario si dà da fare per organizzare le foto e raccoglierle in un album da inviare poi a Mauro per ricevere i commenti.
Non tardano ad arrivare e sono ancor più entusiastici di quanto mi aspettavo, vista la qualità delle femmine che si intravedono nelle foto mentre si fanno teneramente scopare o inculare da lui o mentre si prendono fino in gola il suo cazzo di dimensioni veramente notevoli.
La cosa che però mi ha piacevolmente sorpresa, è stata l’estrema disponibilità di Mario che, finalmente, ha scelto un atteggiamento di autentica complicità, pur avendo preso atto che Mauro non è disposto a fargli assistere alle nostre scopate; comunque, quando cominciamo a parlare direttamente dell’incontro, lo prego di andare e si dilegua rapidamente.
Quando ha esaminato le foto, Mauro immediatamente chiede di definire come e quando vogliamo vederci per definire un possibile rapporto di sesso ma anche di comunicazione interpersonale (che non osa chiamare amore); gli dico della mia idea del week end da trascorrere in una località vicina ma piacevole e mi indica subito un paesino della pedemontana, che conosco e che mi piace, dove c’è un ristorante con alberghetto assai utile allo scopo.
“E se non dovessimo trovare la sintonia che speriamo?”
“O non prenotiamo o disdiciamo subito e torniamo a casa. Ma, a vista, staremo benissimo insieme e saremo felici di averlo fatto, vedrai.”
“Me lo auguro, Mauro. Quindi, ci troviamo direttamente al ristorante.”
“Ce la fai ad esserci per l’una e mezza, all’ora di pranzo, insomma?”
“Si, ci sarò sicuramente.”
“Allora arrivederci a venerdì.”
Fibrillo, come sempre, per l’intera settimana, in attesa del ‘grande momento’ come se si trattasse veramente di un grande amore mentre spero solo di trovare grandi scopate; per tutto il tempo mi devo quasi difendere dalle domande - trabocchetto di Mario, del tipo “Perché non gli hai proposto di stare qui a casa?” che mirano evidentemente a riportarlo al centro di una vicenda, anche se la dichiarazione di Mauro è stata più che netta ed evidentemente esclusiva per lui.
Gli spiego, ma forse inutilmente, che al ritorno intendo fargli un resoconto particolareggiato di quello che succederà in quei due giorni; ma ho la sensazione che insista, per il tutto il tempo, a cercare un qualsiasi modo per essere ‘presente’ ascoltando i nostri colloqui amorosi; credo che l’ideale sarebbe, per lui, una cimice per ascoltare o, meglio ancora, una webcam nascosta per riprenderci; ma non è in grado di organizzare un simile sistema e deve arrendersi; questa impotenza mi pare lo provi molto ma non posso nemmeno accennare all’argomento e l’atmosfera si fa assai pesante.
A questo punto, decido che me ne sbatto e vado per la mia strada, a costo di distruggere quel poco che resta tra di noi, visto anche che lui sembra non rendersi conto di quello che fa.
Arriva il venerdì mattina e, contrariamente alle mie abitudini, vado al lavoro in macchina portandomi già la borsa con l’occorrente per restare fuori due giorni.
Appena l’ufficio chiude, monto in macchina e in mezz’ora sono al ristorante. Non so che macchina abbia Mauro e non sono in grado di capire se è già arrivato; parcheggio e mi avvio al ristorante; poi mi pare di vederlo seduto ad un tavolo davanti ad un bicchiere forse di prosecco; mi vado a sedere sulla sedia a fianco alla sua e lo saluto.
“Ciao, Mauro.”
“Ciao, Elvira, quanto sei bella! Una cosa è l’immagine della foto, un’altra tu qui davanti a me. Sei bellissima!”
“Non cominciare a fare il lumacone: non ce n’è bisogno. Comunque ti ringrazio; fa sempre piacere sentirsi ammirata e corteggiata. Dici che si può prenotare o aspettiamo a verificare?”
“Non preoccuparti; si può farlo col cameriere, insieme al pranzo.”
Istintivamente mi sporgo verso di lui che non aspettava altro e mi bacia appassionatamente: sento la sua lingua infilarsi tra le mie labbra, riempirmi la bocca e percorrerla tutta, provocandomi brividi di piacere; ricambio esplorando la sua bocca e succhiando la lingua come fosse un piccolo cazzo; noto che il pantalone gli si gonfia; mi fa molto piacere toccare per un attimo.
Mangiamo rapidamente e, insieme al conto, il cameriere consegna una chiave e indica il numero 3 con una mano; prendiamo il bagaglio dalla macchina, saliamo le scale ed entriamo nella camera numero 3.
Mentre mettiamo in ordine le valigie, mi accorgo che un grossa spilla non è stata messa in valigia da me, che neppure la conosco e che mi ha un’aria sospetta; mi chiudo in bagno e la studio accuratamente: è senza dubbio una cimice; capisco che Mario si è inventato un mezzo per ascoltare i nostri colloqui: fotografo la spilla col telefonino e per whatsapp la spedisco a Mario con la didascalia: “grazie per il pensiero. Ricambierò!”; subito dopo il telefonino vibra (ho escluso la suoneria) e mi connetto.
“Scusami, ho sbagliato, non ho resistito.”
“Ne parleremo a casa. Sei proprio su una brutta china. Ciao.”
E chiudo.
Appoggio la spilla sul comodino accanto al cuscino che ho deciso essere mio e comincio lentamente a spogliarmi.
Mauro interviene e comincia a sfilarmi la maglietta facendola passare sopra la testa; si ferma poi davanti al mio seno superbo e matronale che cerca di sostenere con ambedue le mani: sfila le spalline del reggiseno e lo cala giù liberando le tette; lo aiuto sganciandolo e sono libere e disponibili: intanto fa scivolare giù la gonna e, insieme, va via lo slippino che indossavo stamane, non essendomi cambiata per il viaggio. Mi bacia il viso, la gola e il seno. Mi ricordo di Mario in attesa e cerco di dare un senso alla descrizione che voglio fargli.
“Si … si … leccami i capezzoli, ecco, uno per volta, adesso l’altro; si, si succhiali uno per volta e mordicchiali anche, ma non farmi male. Che cazzo, che bel cazzo hai, fammelo toccare, fattelo menare un poco; mi piace accarezzarti il cazzo, sentirlo vivo che si intosta in mano, sentirlo vibrare: fra poco lo sentirò che mi sventra, mi apre le viscere; ma adesso mi piace masturbartelo così piano mentre tu mi succhi le tette. Com’è piacevole scopare con te, come mi prepari bene. Si, infila più dentro il dito, vai sul clitoride, masturbami, sditalinami.”
“Elvira, ma con chi stai facendo l’amore, con me o con un fantasma?”
“Mauro, mi dispiace, ma con te io faccio sesso; l’amore io lo faccio solo con Mario. E non sto scherzando sui nomi: Mario è il mio compagno, è il mio uomo, è la mia vita; lo amo da tantissimo tempo, mi è entrato nel cuore, nel cervello. A te darò con tutta la passione che posso la bocca, le tette, la figa, forse anche il culo, perché mi piaci come compagno di letto, mi ecciti meravigliosamente e mi fai godere anche prima di mettermelo dentro. Ma il mio amore è solo e sempre per lui, quel maledetto che nemmeno lo merita, visto come si comporta. Il cuore, il cervello, l’amore sono solo per lui.”
“Quindi, tu operi un transfert e scopi con me mentre fai l’amore con lui.”
“Te l’ho detto: lui non può scoparmi ma mi può amare, infinitamente; e lui stesso mi ha proposto di scopare con te, anche se adesso si è quasi pentito ed è gelosissimo. Ed io non posso fare a meno di amarlo, dopo tanti anni; ogni tuo tocco mi porta alla memoria la sua mano e il tuo toccarmi mi mandava in visibilio; anche adesso che mi scoperai, alla grande, io ti darò tutta la passione che posso nel nostro sesso, ma l’amore sarà per lui e sentirò di amarlo mentre mi scopi come se a scoparmi fosse lui. Per questo avrebbe voluto essere presente e forse ho sbagliato io a non proportelo come condizione pregiudiziale.”
“Su questo non sono d’accordo. Ho già vissuto situazioni del genere. Per lui è un tormento sapere che è il mio cazzo che ti scopa; ma quando gli racconterai quello che hai fatto e gli dirai che hai scopato con lui nella testa e nella figa, avrà tanti di quegli orgasmi mentali da sentirsene sconvolto. Se però fosse qui quando anche solo ti bacio, il tormento sarebbe più intenso e rischierebbe di farsi male davvero.”
“E quindi?”
“Quindi, chiamalo, avvertilo e lascia la comunicazione aperta per fargli sapere come e perché stai scopando con me che, invece, con te sto facendo l’amore come da tempo non mi accadeva.”
“Questo che altro significa?”
“Ho avuto anch’io per qualche anno una donna che amavo, esattamente come tu ami il tuo Mario. Solo che lei era una mezza ninfomane e non metteva negli amplessi il minimo di umanità che serve a rendere una scopata un momento di unione intensa. Una sera, in un club privè, incontrò uno con un cazzo più affascinante del mio; da quel momento, non l’ho più vista ed ho saputo che gira per privè a farsi scopare anche dai cani. Me ne sono ricordato l’altra sera che il tuo compagno ti ha fatto foto piene d’amore e me le ha mandate. Appena ti ho visto, ho avuto la sensazione che tu fossi la donna giusta perché potessi fare l’amore con lei, dopo anni, mentre lo facevo con te; sapevo che stavi amando lui mentre facevi quei preliminari di sesso con me; e mi sono convinto, presuntuosamente, che potevamo fare l’amore meravigliosamente io e te se avevamo in mente le nostre ansie amorose. Per questo, se ti va e se credi che lui possa essere d’accordo, chiamalo e fagli ascoltare i nostri amplessi, anzi, i nostri amori, tu per lui e io per il mio fantasma.”
“Ti offendi se ti dico che ci sta già ascoltando?”
“Davvero? E come?”
“Questa spilla l’ho trovata tra le mie cose; non è mia e sono sicura che è una cimice ad alta capacità di intercettazione. L’ho messa qui perché volevo che lui sapesse ed ho parlato tanto, e ad alta voce, per comunicargli quello che avveniva in questa stanza. Ti senti offeso?”
“Neanche per idea. Se ti conferma che ha ascoltato e vuole continuare ad essere idealmente con noi, io non ho problemi.”
Il telefonino vibra; è Mario.
“Di’ a Mauro che ha visto giusto e che sono d’accordo. Ti amo da morire e mi dispiace di essere stato così meschino; adesso sono stato io che ho cercato di agire alle tue spalle. Perdonami; continua ad amarmi, se ti riesce, e fai con lui tutto l’amore che faresti con me. Potrò solo esserne felice, specialmente se tu godi come meriti. La spilla funziona e puoi lasciare quella: non è necessario attivare il collegamento col telefono. Ciao. Ti amo.”
E chiude.
Mauro mi stende supina sul letto e mi si stende sopra.
“Sei bellissima, hai il corpo di una donna da sogno. So che non sei una ragazzina, ma la pienezza delle tue tette, assolutamente naturali, mi eccita da sborrare senza penetrarti; la tua figa è dolcissima, ancor prima di averla leccata e succhiata come merita e credo che ti chiederò tutto, in questi due giorni. Fare l’amore con te è un privilegio che non voglio perdermi.”
“Anche tu sei meraviglioso e sono felice di averti contattato, ancor prima di aver toccato con te tutte le vette del piacere che mi saprai dare. Col mio amore ho sempre fatto cose meravigliose e con te voglio riproporle tutte: sappi solo che ogni gesto che farai io lo rivivrò con la memoria di quando l’ho fatto con lui. In tanti anni, non si lascia niente di inesplorato; e la cosa meravigliosa è che ogni volta il piacere si rinnova. Scopami con tutto l’amore che puoi; ti corrisponderò con tutto l’amore che ho per il mio uomo.”
Si stende su di me e il suo cazzo comincia a strusciarsi sul mio inguine fino ad entrare in contatto con la vulva, in cerca dell’imbocco della vagina. Mauro prende a descrivere quello che mi sta facendo come per raccontarlo a Mario; il suo racconto esalta la mia eccitazione alle stelle, come se mi penetrasse due volte, col cazzo nella figa e con la narrazione nelle orecchie; per di più, l’idea che Mario stia partecipando a quella nostra prima scopata mi provoca orgasmi in successione, sempre più intensi, che accompagno con urla di piacere che sono tutti dedicati al mio compagno all’altro capo.
Mauro mi penetra di colpo, quasi con violenza e la sua cappella va a cozzare violentemente con la cervice dell’utero: urlo di piacere e di dolore, mentre lui racconta, l’altro gode mentalmente e la mia figa comincia a colare come un rubinetto rotto. Mi chiava a lungo, con grande passione e trattiene sapientemente l’orgasmo.
Poi si ferma, perché gli ho chiesto un po’ di tregua: non sono una ragazzina e tanti orgasmi in successione non mi fanno certamente bene.
“Vorrei chiederti una cosa; hai frequentato e frequenti i club privè. Come funzionano? Mi ci porteresti una volta? Bada che saresti sempre il mio Mario e non ti cambierei con nessuno. A buon intenditor … “
“Intendo, si, intendo. Non sono locali raccomandabili, alcuni privè; altri sono meravigliosi. Posso e mi fa piacere, se ti va, accompagnarti a un privè e mi fa ancora più piacere, come hai subdolamente suggerito, per riscattare un’esperienza negativa. So che anche lì sarei con il fantasma di Mario e che dovrei trattarti come lui con il suo amore; proprio per questo, se vuoi, organizziamo una spedizione. Ma devi parlarne con Mario: a lui l’accesso è vietato; tu entri con me e non avrai problemi. Però informatevi bene perché in quei posti non scopi solo col tuo accompagnatore, ma ti può capitare di assaggiare esperienze sconvolgenti.”
“Per esempio?”
“Non so se hai mai sperimentato una doppia, due cazzi in contemporanea; lì puoi arrivare fino a cinque in contemporanea e neanche te ne accorgi, tanto l’atmosfera ti prende. Alcuni reparti, come il sadomaso o il sesso estremo, meglio non sfiorarli nemmeno; nel glory hole ti può capitare di scopare con decine di maschi in fila. Può capitare, ma puoi anche sfiorarle, quelle cose, e passarci indenne. Devi essere tu (ma meglio se d’accordo con il tuo compagno) a decidere se vuoi andarci con me che dovrei prendermi cura di te, ma dovrei anche scoparti ferocemente ed in situazioni estreme.”
“La cosa che non capisco è quella dei cinque in contemporanea. La doppia la immagino; il resto è buio.”
“Intanto, la doppia ha molte varianti: bocca - figa, bocca - culo, culo - figa; aggiungici un bocca - culo - figa che diventa triplice e, dulcis in fundo, una triplice con due masturbazioni e arrivi a cinque. Per farti ‘vedere’ immaginati stesa a smorza candela su un maschio dotato; un altro ti penetra nel culo dall’alto; uno ti mette il cazzo in bocca e lo spompini; ai lati, due si fanno masturbare. Riesco a renderti l’idea dei cinque insieme?”
“Si e non è semplice; ma è anche alquanto intrigante. Poi l’hai detto, si può sempre dare un’occhiata e scappare.
“Se ti trovi in ballo, la voglia di ballare ti viene. Chi sta con te o chi ti aspetta possono non rimanere indifferenti. Pensaci.”
“Abbiamo già parlato troppo. Che ne dici di fare sul serio e scopare da innamorati veri?”
Mi torna addosso, si sistema di nuovo fra le mie cosce e mi penetra dolcemente; sento che entra nel mio ventre con un sereno senso di possesso che dà l’idea di una dolcezza infinta di rapporto; poi comincia a scoparmi lentamente.
“Adesso però voglio sentirti sborrare dentro di me, ti prego.”
Non è necessario pregare; sento che sborra con dolcezza, quasi lo sperma fosse una crema dolce che si va a depositare a spruzzi nell’utero; ed ogni spruzzo mi provoca un nuovo orgasmo; Mario, dall’altra parte, è in grado forse di contare il numero delle spruzzate in funzione di miei urletti che dichiarano il mio godimento ed il mio orgasmo, anche perché in qualche modo glieli racconto a voce. Infine Mauro crolla sopra di me ed è lui, stavolta, a chiedere tregua.
Per tutto il pomeriggio, fino al’imbrunire, ci rotoliamo nel letto alternando movimenti e posizioni; ma ci limitiamo a scopare in figa; solo una volta tenta una spagnola ma non intende sborrarmi sulle tette e si ferma per spingere il cazzo fino in gola (durante la spagnola arrivava solo fino alla bocca) e solo quando ci rendiamo conto che è ora di cena, Mauro si decide a sborrare una seconda volta, direttamente nella gola: ingoio tutto, senza perderne una goccia; e sento che mi fa tanto bene ingoiare.
Prima di uscire dalla camera per la cena avverto Mario, parlando direttamente sulla spilla, che stiamo per andare a cena e che per un poco la stanza sarà vuota; avverto che torneremo intorno alle dieci e gli mando un bacio.
Mentre siamo seduti in attesa della cena, sento vibrare il telefonino: è Mario, naturalmente.
“Bella la tua idea del privè. Mettiti d’accordo con Mauro; se lui ti accompagna d è vigile, sono certo che farai solo esperienze interessanti. Cerca di combinare. Ci sentiamo più avanti. Elvira, credo che non siamo mai stati innamorati come in queste ore, non ti sembra molto stupido?”
“No, mi sembra bellissimo. Farò anche l’esperienza del privè, se accetti di rischiare con me. Ti amo. Ciao.”
Anche il rito della cena,in questo straordinario, pazzo pomeriggio, si consuma con una rapidità che nessuno poteva prevedere: ma evidentemente è tanta la voglia di trovarci ancora di fronte, nudi sul letto a far vivere contemporaneamente tre modi dell’amore, quello vivo e concreto tra me e Mauro, fatto di sesso e di tanta passione ma, in fondo, di un poco solo di amore, quasi quello di due ragazzini che scoprono le sfaccettature del sentimento attraverso due storie che si consumano in quel letto: quella di Mauro per il fantasma della sconosciuta alla ricerca di una partecipazione di lei all’amore di lui; e quella di me con Mario, presente nel letto come un fantasma evocato dall’ascolto concordato delle evoluzione dei due amanti.
Mauro è decisamente esaltato dalla piega che gli eventi hanno preso: si spoglia con una rapidità straordinaria e si dedica immediatamente alla mia svestizione che realizza in tempi rapidi; non appena siamo nudi, mi stende sul letto e comincia a leccarmi e a succhiarmi, con passione quasi avida, dalle tette al ventre fino alla figa che assapora con gusto prendendone in bocca quanta può e succhiandomi dal profondo gli umori più ricchi; mi gira e mi rivolta come una bambola, cercando tutti gli angoli inesplorati; quasi si inebria leccandomi le natiche, succhiandole e mordendole, apparentemente fino a farmi male, in realtà provocandomi continui brividi di piacere in ogni dove; quando si impossessa del perineo, morde, lecca succhia e aspira tutto quello che può, dall’ano, ormai rilassato fino ad aprirsi da solo quando la lingua lo penetra, fino alla vulva, che martirizza con le labbra e coi denti facendomi sborrare in continuazione.
Alla fine si sdraia su di me e mi pianta il suo enorme cazzo nella fessura tra le natiche, alla ricerca della penetrazione più intima; gli suggerisco di prendere il lubrificante vaginale nella borsa e , detto fatto, mi pianta nel culo quasi con rabbia tutta la sua mazza che mi provoca qualche fastidio, non essendo io molto abituata a farmi inculare; anche se non posso né vederlo né sentirlo, ho la sensazione quasi fisica della lussuria che investe Mario quando sente da Mauro come sta violentandomi il culo con la massima passione ed un certo amore, che lui dedica al fantasma e che io concedo a Mario, quasi il suo cazzo potesse penetrarmi nelle viscere allo stesso modo. Mi scopa alla grande, strappandomi continui urli di piacere e facendomi scorrere a fiumi umori dalla figa e dal culo finché sborra urlando, più che il semplice piacere, la gioia del possesso, l’entusiasmo dell’amore che mi sente esprimere e che io destino tutto a Mario: sborra con una violenza mai vista; ed alla fine lo sento ansimare su di me come se avesse riversato nel mio intestino la sua stessa anima.
Il telefonino vibra e Mario esulta.
“Meraviglioso; non può esserci mai stata un’inculata così ricca d’amore e di passione come questa. Si vede che avete concentrato insieme la vostra sensualità, che è anche la vostra forma di amore, con l’amore di Mauro al suo passato e l’amore nostro che è vivo e presente sempre. Sono felice!”
“Siamo tutti felici: solo a me il culo duole alquanto perché questo maledetto non ha avuto riguardi; ma è stato bellissimo e sarà così per i prossimi due giorni. Buonanotte, amore; e buon ascolto, perché siamo solo all’inizio.”
Infatti, fino all’alba non ci fermiamo che alcuni attimi per riprendere fiato; poi è tutto un susseguirsi di cazzo in bocca, in culo, in figa; io mi sento piena, di sesso, d’amore, di gioia di vivere, quasi di fanciullezza, nonostante gli acciacchi che si fanno sentire; Mauro sembra non volersi fermare e passa da una leccata ad un bacio profondo, da un’inculata ad una scopata sesquipedale, da carezze infinite su tutto il corpo a succhiate dappertutto. Verso l’alba cadiamo preda del sonno, ma solo per stanchezza.
I due giorni seguenti passano all’insegna dello stesso entusiasmo e non facciamo altro che rotolarci nel letto; ci fermiamo solo per alimentarci: non mangiare, perché ci limitiamo a ingerire poche cose poi torniamo a letto e ci amiamo.
Quando arriva l’ora del rientro, un pizzico di languore ci prende, quasi un senso di angoscia perché qualcosa molto bello sta per concludersi: l’unica consolazione viene dalla certezza che ci rivedremo ancora, almeno per rispettare la promessa di portarmi a vivere l’esperienza del privè.
Ed è con questa certezza che torno a casa, dal mio amore che non può scoparmi, come forse vorrebbe; ma forse, finalmente, ha capito quanto lo amo e come deve fare per non perdermi.
Nei giorni successivi al ‘week end di fuoco’, con Mauro prendiamo l’abitudine di parlarci in chat tutte le sere e, alla fine, scopriamo anche noi il modo di parlarci guardandoci in faccia attraverso skipe; Mario ha ottenuto di essere reso partecipe dei nostri dialoghi e quindi si chiacchiera a tre, senza remore e senza impacci: si parla di tutto, del passato, del presente, del futuro, si ricordano i momenti più belli delle nostre scopate a cui si aggiungono le memorie di altre scopate vissute separatamente in altre occasione e si cerca di definire, soprattutto, il modo di realizzare la visita al privè e le incognite che presenta.
Durante una delle tante chiacchierate, Mauro fa una domanda imbarazzante.
“Se ti crea problemi, non rispondermi; ma una curiosità mi piacerebbe togliermela. Nel sito hai dichiarato di essere alquanto al di là dei quarant’anni; sentendoti parlare della tua storia, ho la sensazione che ‘alquanto’ significhi ‘parecchio’. Esagero se dico che ho avuto la sensazione di commettere incesto e di scopare con mia madre?”
“Ti fa paura l’idea dell’incesto? Tua madre è ancora viva? Quanti anni ha?”
“No, non mi fa paura l’idea dell’incesto: anche io ho spesso avuto la tentazione di scopare con mia madre, che per mia fortuna è ancora viva, anche se ha qualche problema di salute; ed ha quasi sessant’anni.”
“Se ti dico che potrei essere la mamma ma di tua madre, ti spaventi?”
“Dio mio, dimostri la metà degli anni effettivi, allora?”
“Questo non lo so valutare. So che ho un mucchio di decenni sulle spalle e questo mi fa anche un poco vergognare, quando mi trovo in un letto con uno giovane come te.”
“Per essere chiari: due tette naturali come le tue, abbondanti ma non decadute; un ventre teso e morbido come il tuo; una figa che ho dovuto forzare per penetrarla, due gambe che sono statuarie ed un culo capace di offrire paradisi. La tua età è solo quella del piacere che sai dare alla vista e al cazzo. Se ti vedessi adesso per la prima volta, nuda su un letto, ti scoperei non una ma un miliardo ti volte e ti scoperei con tanta voglia e tanto a lungo da svenire sul tuo corpo o da morire per eccesso di sborrate. L’unico problema, forse, è se il tuo cuore regge ad un ritmo così scatenato come imponi tu: sei capace di sborrare per ore continuamente senza stancarti. Non ti preoccupa il rischio di un infarto?”
“Che ne diresti se ti proponessero di morire scopando alla grande, da vecchio, con una donna di trenta anni? Beh, se mi chiedono di morire col tuo cazzo in figa e un grande amore nel cuore e in ascolto, io accetto senza pensarci; se devo morire, fatemi morire scopando con un possente giovane che mi sbatte come una ragazzina. Sarà valsa la pena. E, comunque, stai sereno: il mio cuore è abbastanza forte da aver retto colpi e picchi enormi, dai grandi dolori ai grandissimi amori, come quello che sto vivendo ancora, anche grazie a te. Son tornata a casa, ho trovato ancora il mio amore. E sono ancora qui a organizzare con te altri possibili piaceri. Secondo te, dovrei preoccuparmi dell’infarto e abbandonare tutto?”
“No, devi venire con me in un privè e, se ti capitasse di morire, giuro che sarei felice di raccogliere la tua ultima sborrata.”
Inevitabilmente mi viene da ridere e Mario, che è sopraggiunto, chiede lumi; gli spiego che Mauro si preoccupa della tenuta del mio cuore e lui ride a sua volta.
“Ragazzo, questa seppellisce me, te e chissà quanti altri: è una forza della natura e a noi non resta che ammirarla ed amarla. Tu però frena il tuo amore, perché per quello devo bastare io; tu hai il compito di essere la sua giovinezza sessuale.”
“Avete deciso, allora, quando si farà la visita al club privè?”
“Io ho ancora qualche perplessità per la scarsa conoscenza che Elvira ha del genere di cose che in quei locali si fanno.”
“Mario, non ricominciare a salire in cattedra e mettere bastoni fra le ruote per nascondere le tue paure ma soprattutto la tua gelosia e la tua rabbia perché non puoi esserci. Lasciami fare questa esperienza: tutt’al più, da quello che capisco, potrebbe venir fuori quella parte di me che è sempre stata profondamente troia e che io non ho mai espresso pienamente. Se sono troia dentro, lascia che almeno per una volta lo faccia emergere. Io vado con Mauro che sa bene di rappresentare anche te; scoperò con lui quanto potrò e nelle situazioni che si proporranno. Se mi verrà voglia di scopare alla morte, lo farò, ma Mauro sarà sempre con me e, con lui, ci sarai anche tu. E se, una volta tanto, mi dovrete condividere con altri (ascolta bene, condividere: il che significa che se ne prenderò insieme due o più di due, il primo dovrà essere sempre e assolutamente Mauro e, per traslato, tu); quindi, se sarò troia, lo sarò per voi e con voi. Ti è chiaro? E a te, Mauro, è tutto chiaro? Io voglio che il tuo cazzo sia il ‘mio’ cazzo, al di sopra e prima di tutto; poi mi lascerai un poco di libertà e mi indicherai quando sto andando fuori dai limiti. Ok?”
“Amore, oh scusami, Elvira: io di questo ho coscienza chiara da sempre. Quello che volevo era che lo avessi chiaro tu. Visto che sei tanto determinata, sono felice di essere il tuo accompagnatore e il tuo cazzo. Ok?”
“Intanto, se mi chiami amore, io non mi offendo e non se la prende neppure Mario: ormai, sei di fatto il mio amore elettivo. Per la data, devi dirmi tu se va bene un sabato, un venerdì o se è meglio un qualsiasi giorno della settimana.”
“Per esperienza, venerdì, sabato e domenica sono le giornate che è meglio evitare per il grande afflusso che si concentra, ovviamente, in quei giorni; escludendo il giorno di chiusura, che credo sia il lunedì, resta poco da scegliere tra martedì, mercoledì e giovedì. Io suggerirei il giovedì che è abbastanza animato ma non affollato.”
“Vogliamo fare giovedì fra due settimane? Io devo anche tenermi libera il venerdì, perché non credo che sarei in grado di tornare al lavoro, dopo un’esperienza che mi presentate così drammatica.”
“Ma che drammatica?! Non prendere in giro. Si, è giusto che il venerdì tu lo preveda di riposo, quanto meno per raccontare tutta l’esperienza a Mario; mi sa che un giorno ti servirà. A proposito, nello stile di alcuni privè, tra cui quello che sceglierò, c’è l’abitudine di proporre ai visitatori un dvd con le scene che riguardano la persona interessata. Ti va di prevederlo o pensi che sia meglio dimenticare subito quello che farai?”
“No, no; ordina pure. Sarà bello rivedermi e, se sarà il caso, giudicarmi e condannare le sciocchezze che commetterò.”
“Vada per l’altro giovedì: poi ci accorderemo per incontrarci. Forse la cosa migliore sarà che Mario ti accompagni a casa mia e poi ti venga a riprendere il giorno dopo. Se ne avrai il tempo, dormirai qualche ora da me.”
“Non temi che possa essere troppo pericoloso ed invasivo accogliermi anche in casa tua? Non rischiamo per caso di innamorarci e fare l’abitudine anche a stare insieme nella stessa casa?”
“La smetti di fare la stupida o vuoi indurre Mario al femminicidio?”
“Buonanotte amore mio, vale a dire a quella parte di te che io identifico con Mario.”
“Buonanotte, fantasma dell’amore mio.”
Sono giorni di tensione sotterranea. In fondo, capisco anche Mario che ha paura della troia in me mai emersa; lui sa per esperienza che, una volta scoperta una verità, la faccio mia e la uso a modo mio. Ma non posso condividere le sue ansie, frutto solo di gelosia e di un pizzico di invidia.
Innanzitutto, perché una parte della troiaggine l’aveva fatta emergere lui nel passato, coinvolgendomi in fatti ed eventi che impegnavano necessariamente un atteggiamento mio molto disinvolto: allora, era lui a controllarne le conseguenze ed io ero solo la sua adoratrice succuba e lui usava anche quell’aspetto di me per controllarmi; oggi, si rende conto che sono pronta ad agire a modo mio, per me, senza rispondere a nessuno, pur amandolo e non volendo fare del male.
In secondo luogo, perché alla mia rispettabile età, è pura fantasia pensare a degenerazioni di qualsiasi natura.
Infine, ma soprattutto, perché ancora una volta non dimostra nessuna fiducia in me.
Devo dirglielo ed evitiamo per un pelo una lite furiosa, solo perché, memore del famoso week end, riesce a cogliere all’ultimo momento che è ancora il tempo di cambiare atteggiamento.
Mentre si avvicina la data fatidica, il ‘grande problema’ emerge di colpo: come può vestirsi una milf largamente oltre i quaranta, meraviglioso eufemismo al quale solo l’immensa attrazione che Mauro prova per me poteva dare una giustificazione?
Troppo giovanile diventa una carnevalata; da vera puttana abbassa la fruibilità dell’evento; troppo da milf può risultare inadatto al posto.
Mario risolve la questione ripescando una mio vecchio vestito di seta, in verde, che mi fascia benissimo e non denuncia gli eccessi di rotondità; che è chiusa con una cintura e un nodo in vita, grazie al quale posso essere nuda in solo gesto e che si apre sulle gambe fino a lasciarmele quasi completamente scoperte: e sono uno spettacolo notevole; poiché fa abbastanza caldo, rinuncio alle calze ed all’intimo: meglio essere subito disponibile, visto che si va per scopare alla grande, infine, scarpe con tacco non molto alto, per non condizionarmi nel camminare, ma abbastanza per slanciarmi il culo, certamente la parte più notevole della mia figura.
Mario mi accompagna a casa di Mauro: quando busso e lui scende, lo saluta e riparte per rientrare: credo che un poco di rabbia gli sia rimasta; ma a quel punto, si arrangiasse.
Quando mi vede, Mauro fa un gesto per dire “caspita, quanto sei bona!” ed io lo apprezzo molto; mentre salgo in macchina accanto a lui, il vestito si apre e la coscia rimane scoperta quasi fino alla figa; altro gesto di ammirazione; poi, in macchina, mi passa una mano sulla coscia fino a toccarmi il clitoride, sorpreso che fossi senza perizoma.
“Prima che ti scandalizzi, ti avverto che non ho reggiseno.”
“Ma tu, al privè, vuoi andarci o vuoi che mi infratto qui e ti scopo in macchina?”
“Se ci sarà tempo, mi farò scopare nel parcheggio. Adesso vai al privè.”
Non indosso né gioielli né orologio né telefonino: solo una pochette con dentro fazzolettini in caso di necessità; lascio nella macchina di Mauro anche il portafogli con i documenti e le carte di credito.
Parcheggia nel piazzale, ma non si ferma a scoparmi, come io avevo minacciato: sapendo quel che andavamo a fare, sarebbe stato superfluo.
Suscito molta ammirazione mentre percorro i pochi metri fino all’entrata, anche tra il personale addetto e certamente non nuovo a certi spettacoli.
Dentro, entriamo immediatamente in una grande sala con divanetti, un bancone da bar e una pista da ballo con la musica che piove da un impianto nascosto.
Ci sediamo su un divanetto e quasi subito noto un ragazzo sui venticinque anni che mi punta da un divanetto un po’ discosto.
“Ti va di pomiciare con un ragazzino?”
Mauro va subito al sodo.
“Se ti spieghi … “
“Se io adesso mi allontano un poco da te, quel falchetto ti invita a ballare appena c’è un lento; approfitta del ballo per pomiciare e per farti sentire quanto ce l’ha grosso; poi tu decidi se andare con lui, se fare un segno a me per riprenderti o se imporgli di riportarti qui. Tu sai che io ti amo veramente libera.”
“Allontanati, grazie.”
Mauro si allontana e, immediatamente, il ragazzo mi viene vicino e mi invita a ballare; mi schernisco che non sono capace; mi prende per un braccio e delicatamente mi spinge con lui sulla pista.
Non dobbiamo affatto ballare; semplicemente, mi abbraccia in vita e schiaccia i miei grandi seni sul suo torace palestrato, mentre il suo inguine mi fa sentire tra le cosce un signor cazzo che mi stimola molto: mentre si china a baciarmi sul collo, giù verso l’attaccatura del seno che scopre leggermente, la sua mano scivola con la mia verso lo spacco e si infila sotto il vestito fino a incontrare la figa nuda; in un attimo, ho un dito in figa che mi masturba sapientemente.
Lo lascio fare: ci vuole ben altro, per farmi sborrare; continuo a lasciarlo fare per qualche secondo, il tempo di accarezzargli la patta e sentire un bel cazzo, di almeno ventidue o ventitré centimetri e ben robusto; poi lo spingo un po’ indietro e mi allontano verso il mio divanetto; mi segue e si piega su di me a chiedere perché; Mauro compare d’incanto, gli fa un gesto e quello sparisce. Si siede vicino a me, mi prende il viso e mi bacia delicatamente sulle labbra.
“Amore, due fantasmi tra noi sono un po’ troppi. Tre è un assurdo. Sai che non posso amarti, ma resti il mio unico cazzo, meglio che te ne ricordi se non vuoi cadere in errore.”
“Hai capito che fu proprio qui e che andò proprio così.”
“Ho capito immediatamente e ti ho voluto far sapere da subito che io sono quell’altra, quella che ami mentre la scopi e che ti ricambia per quello che può, con transfert. Portami a divertire … CON TE!”
“Quanto ti gratifica sapere che fai dare di matto ad uno che può essere un tuo nipotino?”
“Forse lo puoi immaginare, anche se non hai dato di matto per me. Mi piace sentire che emano amore.
Mi porta in giro a farmi vedere le sale: nella prima mi indica un letto ampio, dove mi dice che si appartano le coppie multiple: avrebbe potuto essere per noi se avessi deciso di aggregare il ragazzo e fare una cosa a tre; poteva valere anche se incontravamo qualcuno che mi andasse a genio e decidessi di sperimentare una scopata a tre o, in caso di una coppia, una multipla con scambio; non ci voleva molto a capire.
“Amore, per cominciare io voglio scopare solo con te: in corso d’opera, possiamo decidere se aggregare qualcuno e provare una di quelle cose che mi dicevi sulle doppie o triple.
“Bene; allora la nostra sala è la prossima.”
Entrammo e vidi un enorme letto rotondo al centro della sala; intorno, erano sedute molte persone
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Aggiunto: 5 anni fa
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Etero