Mariarosa mi ha stregato sin dal primo giorno di scuola, quando mi trovai di fronte al suo stacco di coscia che mi apparve chilometrico, al primo banco della terza liceo, di fronte alla cattedra da cui cercavo di darmi il tono del vecchio professore di Lettere, con la timidezza dei miei trentatré anni, alla prima esperienza in un Istituto superiore. Non so come, riesco a superare difficoltà indicibili per attraversare l’anno scolastico sfidando quasi quotidianamente la sfilata di gambe scoperte fin quasi alle mutande che mi vengono sbattute in faccia da ragazze al limite della spudoratezza, determinate a mettere in difficoltà, con le stupende forme procaci messe a bella posta bene in vista, lo sbarbatello che inutilmente cerca di far apprezzare la poetica di Leopardi sudando come un maiale anche in pieno febbraio. Fra tutte, Mariarosa brilla per la protervia con cui esibisce un repertorio da infarto di fascinazioni, fisiche e di linguaggio, tese a conquistare ad ogni costo il nuovo venuto. Resisto tenacemente fino alla maturità e comincio subito dopo, quando ormai maggiorenne, diplomata e non più alunna della scuola dove insegno, prende la strada dell’Università e diventa, automaticamente, preda per una caccia libera alla conquista.
Tento di agganciarla con incontri ‘casuali’ in città, proponendo veloci incontri al caffè per conoscere le nuove situazioni e le prospettive; riesco anche a scoprire dove trascorreva l’estate e mi organizzo per incontrarla nella località di villeggiatura, dove furoreggia con i suoi striminziti bikini su un corpo da statua e con un culo per il quale non esito a scomodare il classico paragone con la Venere Kallipigia, spiegandole anche il significato. La differenza d’età (quindici anni) pesa contro le mie speranze; ma un pizzico di fascino personale, alcune occasioni favorevoli e il desiderio di lei di farsi vedere in giro con un giovane intellettuale anche belloccio, mi aiutano a strapparle qualche appuntamento serale che ci vede protagonisti, nella spiaggia buia, di infiammati incontri di passione che, naturalmente, culminano in una scopata meravigliosa. Come era da prevedere, non è vergine, ma neppure prudente; e, come era da aspettarsi, si trova di colpo in attesa di un bimbo.
Il matrimonio si realizza senza problemi: i suoi sono ben felici di sistemare una ‘cavalla pazza’; la posizione sociale del promesso sposo li convince facilmente e così ci troviamo davanti all’altare. L’amore era comunque alla base del rapporto: i mesi e i primi anni scivolarono all’insegna del piacere di stare insieme, di amarci e di viverci con grande entusiasmo, anche e soprattutto sul piano sessuale. Superiamo con intensa eccitazione la fase preliminare, scopando come scimmie fino a tre volte al giorno e ci troviamo profondamente legati anche quando arriva il momento della nascita di Luisa, che accogliamo con una gioia indicibile. Subito dopo, la nuova situazione ci costringe a frenare un poco i bollenti spiriti e riduciamo, ma solo di poco, l’impeto amoroso che ci spinge continuamente l’uno in braccio all’altra. Dopo qualche anno, cresciuta la bambina, si affaccia il desiderio di Mariarosa di rendersi più autonoma con il lavoro; trova posto in una banca locale.
La favola meravigliosa continua per anni: tutto fila su un binario quasi perfetto e Luisa cresce bella come sua mamma. Il fastidio che qualche volta si affaccia - quando Mariarosa incontra le compagne di scuola e le sente parlare di serate in discoteca e di ‘zingarate’ tra ragazzi - non è poi tale da inficiare i nostri rapporti, anche se la differenza di età comincia a dare qualche piccolo morso di rimpianto. La sera che festeggiamo il suo trentesimo compleanno, qualche punta di gelosia scatta dall’insistenza con cui uno dei colleghi di lei, un giovane di circa trentacinque anni, sembra tampinare mia moglie con un atteggiamento di compiacimento di lei che da adito a qualche dubbio. Mariarosa ha preteso che la casa fosse attrezzata con un sistema di controllo antiladri che copre tutti gli angoli della casa, con registrazione di quel che avviene. Grazie a quel sistema, però, scopro il momento in cui i due, in camera da letto, si scambiano un lungo, appassionato bacio. Glisso la vicenda, attribuendola ad uno slancio occasionale, ma decido di fare chiarezza.
Una domenica a mezzogiorno, seduti intorno alla tavola da soli con Luisa, spiego con calma a mia moglie che il nostro rapporto si deve fondare soprattutto sulla lealtà totale tra noi due. Può anche succedere che uno dei due subisca un’improvvisa sbandata in una qualche direzione: l’importante è però che la cosa venga affrontata con lealtà ed onestà, parlandone direttamente prima che le cose degenerino. “Pensi, al proposito, di avere qualcosa da confidarmi?” Lei si schernisce con forza e afferma che non c’è niente da confidare. Interviene ingenuamente Luisa. “Mamma, ma perché quel tuo amico Roberto ti toccava sempre il culo?” “Che dici, stupida? Roberto non mi toccava affatto il culo!” “Mariangela, non mi pare il caso di rivolgerti con quel tono alla bambina!” “Ma se dice stupidaggini!” Luisa piagnucolando mi viene in braccio. “Papà, io non dico bugie. Li ho visti io!” Mariarosa sembra sul punto di scattare. La blocco subito. “Non perdere le staffe, per favore. Luisa, non ti preoccupare a papà, è un gesto naturale, tra amici!” E intanto guardo lei con occhi feroci.
Ad ogni buon conto, decido di tenere sott’occhio la situazione; e dopo qualche settimana, la verità mi esplode in faccia con un video ripreso dal sistema di sicurezza. Era un mercoledì mattina, avevo accompagnato Luisa a scuola ed ero andato al Liceo per la mia giornata piena; Mariarosa avrebbe dovuto andare al lavoro come sempre. Quando finì il turno di lezioni, uscii da scuola, passai a prendere Luisa, andammo a casa e trovai Mariarosa in anticipo sul suo solito orario; mentre spignattava per il pranzo, andai in studio a controllare il sistema e trovai la sorpresa. Alle nove e mezza del mattino (ora segnata sulla registrazione) entrano in casa Mariarosa e Roberto. Nemmeno il tempo di entrare e sono lì a limonare come innamorati; si baciano intensamente e si spogliano via via che si avviano alla camera da letto; ci arrivano che sono praticamente nudi e noto che lui è dotato di un cazzo bello grosso e nodoso. Lei si siede sul letto prende il cazzo in bocca, direttamente. La prima fellatio è da manuale e lei si dimostra una grandissima pompinara: lecca, succhia, ingoia e morde come se non avesse fatto altro nella vita e decisamente con quel cazzo dimostrava una certa frequentazione. Sudo freddo e mi preparo al peggio.
Lui si stacca, la spinge sul letto ed è lui a lanciarsi in un sapiente cunnilinguo che doveva avere già largamente sperimentato, visto che conosce esattamente dove, come e quando leccare. Lei urla per gli orgasmi almeno un paio di volte. Poi lui la fa stendere sul letto, le monta addosso, la penetra e comincia a scoparla con foga. Mia moglie reagisce passandogli le gambe dietro la schiena e facendolo entrare il più profondamente possibile: gli orgasmi che segnala con urla inumane non si contano. Poi Roberto la fa mettere gattoni e le comincia a leccare il culo con molta abilità e sapienza. “Adesso però mi dai il culo!” Le urla. Lei sembra ribellarsi. “No, a mio marito non l’ho mai dato, se ne potrebbe accorgere!” “Che vuoi che si accorga quel povero cornuto? Prendi la vaselina che ti voglio inculare!” Lei preleva dal comodino un flacone e lui la comincia a lubrificare inserendo le dita nell’ano e ruotandole per abituare il buco alla penetrazione. Dopo un quarto d’ora di preparazione, punta la cappella e la spinge senza esitazione; lei urla dal dolore ma lui spinge fino in fondo e lei, alla fine, geme ma di piacere.
Continuo a tormentarmi guardando il video fino in fondo, attraverso le quattro scopate in figa che lui realizza, sborrando una sola volta,e le tre inculate che si fermano solo quando lei, quasi piangendo, gli dice che le brucia troppo. Alla fine vanno in bagno e continuano a coccolarsi mentre si lavano insieme sotto la doccia. Poi, con un’occhiata all’orologio, lei gli fa notare che tra poco tornerò e vanno via. Passo la registrazione su un supporto esterno, chiudo l’apparecchio, vado in bagno a piangere calde lacrime; poi decido che la vendetta sarà più bella se consumata fredda. Telefono ad un’agenzia di investigazioni di cui conosco il titolare e lo incarico di sorvegliare attentamente Mariarosa e di riferirmi settimanalmente. Tornato nel salone, chiedo a Mariarosa se ha qualcosa da riferirmi che interessi il nostro rapporto. Lei nega recisamente. “Luisa, che giorno è oggi? Bene, sul tuo diario, per favore, scrivi che papà ha chiesto a mamma se ha qualcosa da comunicare e che lei ha ancora negato, come l’altra volta!” “Ma che fantasie ti stai facendo?” “Più crudeli della favola che stai vivendo tu!” E me ne vado nello studio.
Da quel momento, ogni settimana ricevo puntualmente dall’agenzia un faldone con documentazione ampia (foto, filmati, scontrini d’albergo ecc.) che accumulo regolarmente in un posto segreto. Contemporaneamente, registro una decisa riduzione di incontri fisici con mia moglie che comincia ad accampare ogni sorta di scusa per sottrarsi alle mie avances. Intanto, a scuola si sono create situazioni particolari, con colleghe nuove e giovani che apertamente si dichiarano a caccia di maschi, tanto sono esasperate. Fino ad ora non me ne ero curato. Da ora, comincio a scopare come un mandrillo; chiunque mi faccia anche una piccola proposta mi trova pronto ad imboscarci nelle sale meno usate della scuola, per scopate epiche sulla cattedra, il massimo della libidine per due insegnanti che, nella loro scuola, a due passi da Preside, colleghi e alunni, si abbandonavano alle pratiche più perverse.
Una mi sconvolge quando mi propone di pisciarci addosso mentre scopiamo: siamo nei bagni dei professori (abbastanza ben attrezzati con sanitari, vasca e doccia) e riesco a soddisfarla:prima me la monto a pecorina penetrandola fino a farle mordere a sangue una mano mentre le distruggo l’utero a colpi di cazzo;poi le sfondo il culo, già largamente rotto, e infine le orino addosso, mentre lei fa altrettanto con me. Non appena si sa la cosa (la collega è nota per non nascondere niente) una giovanissima, poco più che trentenne, mi chiede se me la sento di andare oltre. Accetto la sfida e la porto nel bagno: mi chiede di metterci nudi nella doccia e di penetrarla da dietro; quando sono completamente immerso in lei, mi ordina di stare fermo e comincia a pisciarmi sul cazzo; per reazione le scarico in figa una potente pisciata; i due getti fusi si scaricano lungo le nostre cosce e non è facile lavarci prima di tornare in sala. E a quelli seguono molti episodi che mi danno il senso di una strana libertà di lussuria.
Per circa un anno le cose procedono allo stesso modo: Mariarosa scopa in ogni dove, spesso in casa con inevitabile registrazione del mio computer; il partner è sempre lo stesso, ormai suo amante fisso, al punto che in alcuni dialoghi parlano anche di lasciare il ‘cornuto’ e di andare a vivere insieme. Per questo, una volta, provocatoriamente, a tavola, ancora di fronte a Luisa ormai donna, le chiedo provocatoriamente. “Visto che non abbiamo nessun contatto fisico, perché non te ne vai a vivere col tuo amante e mi lasci libero con Luisa?” “Io non ho nessun amante!!!!” Urla in risposta. “Quando in tribunale lo, dimostrerò, vedremo a chi ti riferisci quando parli del ‘cornuto’!” “Tu vaneggi!!!!” “Va bene, staremo a vedere!” “Papà, ma se mamma se ne va a vivere con Roberto, tu mi vuoi con te?” Prima che risponda, scatta mia moglie. “Da dove te lo inventi questo Roberto?” “Prova a guardare, forse tra le tue cosce lo trovi!” “Sei un volgare cafone!!!!” Proprio quel giorno arriva la relazione dell’Agenzia che mi dice che il Roberto è morto in un incidente stradale.
Da quel giorno, Mariarosa entra in depressione e sono mesi difficili per tutti: la morte dell’amante l’ha provata e non si da pace; poi qualcosa deve scattare nella sua mente e una sera,all’improvviso, si presenta nella camera dove ormai evita di dormire e comincia strane manovre per farsi scopare. “Scusami, non ci sto io, adesso!” E me ne vado nella camera degli ospiti. Segue un periodo ancora più difficile: io continuo a scopare come un mandrillo: ora nel mirino sono entrate anche le mamme degli studenti e le loro conoscenti: per caso, un volta incrocio una ex compagna di classe che mi riconosce, mi guarda con aria compassionevole e mi chiede se volevo prendere un caffè con lei. “Se ti impegni a non fare cenno a mia moglie e ai suoi costumi … “ “Ma allora sai?” “Si, ma lei non sa che io so; e, se lo scopre, so con chi mi devo rifare!” “Sta’ tranquillo; mi levi un peso dallo stomaco; anzi mi incoraggi a dirti che ancor prima di Mariarosa ti avrei scopato volentieri.” “Ti piacerebbe farlo in un posto assurdo?” “Quale?” “Preferisci una cattedra nell’aula vuota di chimica o il tuo vecchio banco della terza liceo?”
“Cazzo, ma senza dubbio la cattedra. Quando?” “Ora!” Me la porto nell’aula di chimica. “Non possiamo spogliarci totalmente perché non posso giurare che non entri nessuno!” “E chi vuole spogliarsi; non porto neanche le mutande; hai via libera!” Scopiamo come se non l’avessimo fatto da una vita (e tra di noi era davvero la prima volta) e scopro che è molto esperta, molto vogliosa e molto dolce. Appoggiata col seno sulla cattedra, la sfondo in figa e in culo facendole invocare tutti i santi del paradiso per la lussuria; riesco anche a stenderla supina sulla cattedra e a leccarle figa e culo finché non si dichiara troppo stanca per proseguire. Mentre torniamo giù, mi dice. “Senti, prof (tu per noi resti sempre il prof, anche quando scopi da dio) se vorrai, quando vorrai, come vorrai, la mia figa, il mio culo, la mia bocca, le mie tette, tutta io ti apparteniamo: un fischio e ti scopo come fosse l’ultimo momento della vita. E appena ti capita, di’ a quella stronza che non ha mai capito niente.” “Sarà tutto fatto,parlarle e chiamarti. Ciao. E’ stato bellissimo”. Sono certo che, tempo due ore, tutta la ex classe saprà.
Passano ancora alcuni mesi di sospensione, durante i quali i rapporti con mia moglie non migliorano, ma forse si deteriorano; adesso sono io che mi nego a lei e la costringo a chiudersi nella camera degli ospiti. Ma l’agenzia mi rassicura che non ha sostituito il morto con nessun nuovo amore; e questo mi crea molte difficoltà di coscienza. Si avvicina il mio cinquantesimo compleanno e, con un geniale colpo di mano, Mariarosa organizza una festa come io avevo fatto per i suoi trenta: ha invitato gli amici stretti e, di ritorno da una riunione pomeridiana a scuola, trovo il salone ‘invaso’ dagli amici. Tutti sono larghi di affettuosità; inutile dire che tra le invitate molte sono state a letto con me, ma lo sappiamo solo io e le singole interessate. Ognuno ha portato un regalo per celebrare; e a mano a mano che si scartano i regali, i commenti si sprecano. Quando è il turno di Mariarosa, scoppia la bomba. “Il mio regalo è un po’ particolare e non può essere mostrato in pubblico. Ho deciso di regalare a mio marito la verginità che mi resta!” “Non le hai ancora fatto il culo?” Chiede una delle mie amanti.
Faccio segno di fermare il gioco; c’è tra gli invitati il ginecologo di fiducia di Mariarosa. “Eduardo, io vorrei la garanzia che la verginità promessa sia vera. Tu conosci mia moglie e quindi non dovresti avere difficoltà a controllare se posso fidarmi!” Il gelo cadde sulla sala. “Oseresti affermare che non ho il culo intatto?” “Facciamo verificare allo specialista. Ti conosce tanto che non puoi accampare la vergogna. E’ solo un controllo scientifico!” Interviene una sua amica di banca. “No! E’ un problema di fiducia!” Tutti assentono, anche Mariarosa. “Mi spiace, cara moglie; lo hai voluto tu!” Vado a prendere la chiavetta e attivo il proiettore. Tutta la scopata in casa viene presentata come spettacolo porno. Ogni tanto interrompo la proiezione; mi rivolgo alla collega. “Sono tuoi colleghi. Tu sapevi?” “Tu non sai che stai denigrando un morto!” “Un morto che si riferisce a me chiamandomi ‘il cornuto’; tu sapevi come tutti i tuoi colleghi e siete stati zitti, anzi vieni qui a darmi lezioni, sapendo che il culo glielo ha fatto ampiamente il tuo caro estinto!” Silenzio di tomba.
“Cara mogliettina largamente troia e infedele, che vuole sbolognare come vergine un culo largamente trapanato, quante volte ti avevo chiesto di essere leale e di parlarmi di quella tua storia, quante volte ho fatto cenno alla tua ‘favola’ e non hai voluto capire; non puoi sapere che ho avuto notizia dell’incidente il giorno prima di te perché per anni un’agenzia vi ha sorvegliato. Vuoi gli scontrini degli alberghi dove avete scopato? Vuoi le foto dei vostri accoppiamenti, vuoi altri filmini?” Apro teatralmente uno stipo della biblioteca e indico l’immenso faldone. “Qui c’è tutta la storia della tua favola con Roberto, che non se l’era inventato Luisa ma ha attraversato la tua vita fino alla sua morte. Sono anni che non ti fai toccare ed ora mi vieni a proporre in regalo una verginità che non esiste? Qualcuno ha qualcosa da dire in difesa della fedele mogliettina qui presente?” Tutti si defilano ed accennano ad andarsene. “Grazie a tutti per gli auguri e per la complicità con Mariarosa: sapevate che mi faceva cornuto e nessuno ha parlato. Grazie di cuore.”
Mariarosa è silenziosa, pare quasi senza vita. “E adesso?” riesce a malapena a borbottare. “Purtroppo, l’unica accusa vera è di imbecillità, Da quando ti ho visto baciarlo, ho cercato di spiegarti il senso della lealtà e ti ho chiesto di parlarmene; ti ho offerto di lasciarmi per lui e di lasciarmi mia figlia. Hai sempre negato e rifiutato ogni proposta. Cosa dovrei fare?” “E’ chiaro che devi chiedere il divorzio prenderti la custodia di Luisa; però lo sai che mi stai uccidendo; io ho sbagliato e non posso fare niente per rimediare. Se vuoi continuare ad infierire, hai tutte le ragioni del mondo per farlo. Per conto mio, posso solo farti osservare che non sei stato uno stinco di santo: tutta la mia classe ti sei scopato … e sulle cattedre, sui banchi, nei bagni della scuola. Io sono stata una troia, con un solo uomo di cui mi ero innamorata e che la vita mi ha strappato. Tu eri e sei rimasto un porco; hai vinto. Evviva il vincitore!” “Cioè: io cerco di parlare di valori calpestati e tu fai il conto delle scopate. E’ questo il tuo metro di valutazione?” “No, il mio metro di valutazione è l’amore, quello che ho provato e provo per te, ma anche quello per Roberto.”
“Sai che, quando hai cominciato, sarebbe bastato dire queste cose per fare chiarezza? In mezzo ci hai messo un culo rotto e spacciato per vergine; una serie di appellativi tipo ‘cornuto’ che fanno sanguinare l’orgoglio; mesi e mesi in cui ti sei rifiutata a qualunque contatto che mi hanno profondamente umiliato.” “Bene, per i rapporti, forse non è così tardi per recuperare, cercando di dimenticare; per le umiliazioni, quanto credi che possa valere questa di stasera? Un millesimo, un centesimo, un decimo, la metà o quanto quelle che hai subito? Roberto ti ha talvolta chiamato ‘cornuto’ ma lo ha fatto solo con me; tu hai dimostrato davanti a tutti che sono stata una troia. Il tuo bisogno di vendetta non è sazio? Ti ho detto che misuro con l’amore; e io ti ho amato alla follia e ti amo ancora, anche se ti ho fatto soffrire. Tu mi hai amato, senza dubbio; e lo so bene. Il punto è: mi ami ancora abbastanza da cancellare l’ombra di un morto e riprendere da dove eravamo rimasti? Resta il problema della fiducia. Io l’ho tradita e adesso ti chiedo di darmene di nuovo e nessuno ci può garantire che la merito, specie dopo che davanti a tutti hai dimostrato che sono bugiarda. Il tuo amore è tale da concedermi ancora fiducia?”
“E’ tutto vero. A questo punto sono io che devo farmi l’esame di coscienza e capire cosa sei per me.” Scatta Luisa. ”Senti, prof, qui ci sono anch’io. Hai dimostrato perfettamente che tua moglie non è stata fedele, che gli amici non sono stati amici. E tua figlia? E’ ancora tua figlia o vuoi ripensarla? Questa è mia madre: fosse anche una puttana da marciapiede, sarebbe sempre mia madre; anzi, è la mia mammina ingenua e stupida che si è innamorata di un giovanotto che poi è morto disgraziato e che per quell’amore ha fatto un casino; per quell’amore, capisci? Non per qualche scopata o per farti cornuto: per amore. E io a una mamma così voglio più bene di prima. Ce lo metti nel conto, il mio amore per VOI, non per ‘te’ o per ‘lei’ e neanche per ‘te’ e per ‘lei’ ma per VOI. Se ce lo metti, dimmi la bilancia dove va!” “Dove vuoi che vada? Va verso una spiaggia semideserta e due persone che si amano, solo là può andare!” “E allora perché non andate a letto … e non per dormire?”
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