Raminga tra strade sconnesse deturpate dalle umane e grige strutture decadute nella tragedia, carezzavo la disastrosa estetica con vigile sguardo. Vagavo tra le macerie inzaccherate da nauseanti ricordi; la grazia del mondo che era stato, affiorava tra le frantumate pietre in forma di pleonastiche foto-ricordo e sfarzosi abiti da sera. Olezzi sepolcrali fioccavano dalle grige nuvole squarciando il torbido cielo; sotto forma di polvere, gli effluvi di morte, s'attaccavano alle vie come mucillagine. Niente di uomo celava retro lo stomachevole tanfo, niente concernente all'essere umano pioveva dal cielo. Barcollando in cerca di vitalismo, pestavo i detriti scrutando gli orizzonti nella vana speranza di volti familiari.
Accompagnata dai leggeri passi della mia ombra, caddi in ginocchio dinanzi a una instabile struttura arcuata. Sotto di essa, due amanti anch'essi sporchi dalla grigia polvere; con gli abiti squarciati e le carni sudate, erano legati in un piacevole atto.
Il maschio, disteso di schiena sui marmi disgiunti della struttura, accoglieva quasi controvòglia la giovane donna che, posata cavalcioni sul volto di lui, contraeva l'addome. Ella, chinata in avanti, allietava con lo stesso stato d'animo, il sesso del giovane uomo, tenendolo tra le labbra e di tanto in tanto carezzandolo con la lingua.
Il volto della copula appariva rigato, segnato dalle lacrime; il tutt'uno di corpi, compariva recluso nel perpetuo piacere, come nella più surreale delle maledizioni.
Seppur sofferenti, i due amanti, mostravano belle figure slanciate e perfette -oltre al sudiciume attirato dal sudore dei loro corpi-.
Guardinga rimasi a scrutare il porno e controverso spettacolo tenuto tra le macerie, proprio al centro della strada. Sommessi passi smossero la mia attenzione, caricandola sulla figura della viandante alle mie spalle. Una donna dal fisico scarno, dal disastroso colorito, completamente nuda passeggiava dietro di me. I folti e rossi capelli le adornavano la schiena; la sua chioma, come speranzosa, era rimasta intatta. Puntato il dito al tragico incastro poco lontano da noi, confidò:
«Li ha voluti così. Così è come li ha voluti. Un ciclo indissolubile e indistruttibile, beffardo vero? Indissolubile e indistruttibile, costretto a vivere tra le macerie in eterno»
«Perché Ciarli! Tu, turpe strega. Godono dell'eterno piacere, non è abbastanza?»
Accusai in aulico tono
«Costretto a vivere tra le macerie in eterno. Ti ho già veduta. Il tuo bianco volto, sempre così giovane e non affranto da tuo padre. Lo stesso padre che s'è fatto beffe dei due amanti. Io ti ho già veduta in autunno, allóra la mia bocca era serrata ma i miei occhi vividi e il mio corpo sinuoso»
Ribatté ella
«Cosa ti è mai accaduto di tanto orribile? Non avevo riconosciuto le tue fattezze. Tu, madre mia, auspicavi a dar occhi al cieco, guarda come ti hanno ridotta»
Chiesi compassionevole
«Non insultarmi con la tua pietà, ho creduto male e male continuo a credere. Tu sola puoi irrompere nell'indissolubile e scinderlo. Sei l'unica tanto bella e dorata. Le tue grazie sono rigogliose e non uccise dalla menzogna. Tu, ora puoi fare in modo che i miei figli godano della propria madre»
Nel pronunziare queste parole, la donna rame avvicinate le sue fragili mani alle mie spalle, lasciò cadere le spalline dell'asettico vestito che indossavo. Tenendomi per mano, ella mi condusse alla contorta copula e con passo claudicante prese le distanze.
Carezzai il mento della perfetta fanciulla, la sua bocca come per sortilegio lasciò il grosso membro dell'uomo. Baciai le avvizzite labbra che mutarono in carnose e piene di vita, quando con il palmo sinistro allietai il sesso del maschio. Levata sulle piante dei piedi, presi a deambulare con funambolici passi verso il capo del ragazzo ancora intento a leccare la giovinetta cavalcioni su di lui. Carezzai gli scuri capelli del perfetto giovane, dunque le natiche della fanciulla ed ella snodò la posizione rivolgendo gli occhi al cielo impegnata in un greve respiro.
Sdraiata di petto sul tranquillo e pacato ragazzo, iniziai a cavalcarlo godendo del suo sesso. L'ora serena e silenziosa fanciulla, carezzava i genitali del giovane intento méco a copulare.
Volsi lo sguardo alla madre di tutte le cose, ella rigogliosa e rinsavita in atto di onanismo osservava la frenetica copula godendo di essa:
«Solo tu potevi! Oh, attimo! Separare l'eterno ritorno»
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