Seppure tiepida l’acqua della doccia mi sollecitava la pelle quasi ustionata dal sole con fitte di bruciante dolore sulla schiena e il seno, i capezzoli erano eretti come duri buffi lunghi gommini.
Mia sorella ed io ci eravamo aggregate alla vacanza in Croazia di mia zia con suo marito e quello era stato in realtà il primo giorno trascorso al mare. Su una piastra di roccia, appena protetta dall’ombra di alberi che scendevano al mare, erano passate le prime infinite ore di sole ed ora la pelle arrossata delineava le zone bianche lasciate dal costume.
Finalmente ero in piena ombra protetta da un tetto e mi stavo ripulendo dai residui lasciati dal mare, il sale, quei fini sassolini che si erano attaccati addosso, persino dove mi ero depilata per indossare il costume. Mentre con le dita indugiavo a catturarli uno per uno le dita trovavano il più tenero interno che stava diventano umido e viscoso. Con gli occhi chiusi accarezzando forte il seno con una mano e esplorandomi con l’altra immaginavo bel altre mani e membri duri che vibrassero su di me e dentro di me. Ero isolata al buio con le cosce leggermente aperte dallo scrosciare dell’acqua persa in una mia trance sessuale sempre più frenetica.
All’improvviso un brivido mi spinse a riavermi e lui era lì davanti a me con quel suo sguardo così intenso che mi aveva sempre messo in soggezione. Sarei voluta sprofondare, scomparire, al pensiero di quanto avessi rivelato per tanti minuti di una cosi mia intima femminilità. Feci per agguantare l’accappatoio ma lui lo prese e lo scagliò a terra lontano da me e quel gesto bastò a fornirmi uno strano brivido al basso ventre per il suo essere fuori luogo e la sicurezza con cui lo aveva eseguito.
Stavo utilizzando le mani per celargli almeno in parte le mie nudità e nella nebbia che l’acqua cadendo mi creava alla vista lo vidi togliersi il costume e avvicinarsi. Mi girai e schiacciai contro la parete ricoperta di mattonelle e lo pregai di lasciarmi stare. La sua mano mi prese la nuca, calda e forte, mentre l’altra accarezzando piano la schiena si spostava lungo le coste fino a stringermi il seno sinistro. La pelle ipersensibile per le scottature aveva avvertito tutta la ruvidezza di quella mano matura, più di ogni altra mi avesse mai toccata, mentre il mio ragazzo è meno di un anno più grande, energia potente costante, senza gli alti e bassi a cui ero abituata, che mi avrebbe potuto bruciare davvero. Mi stavo bagnando sempre di più, lo sentivo con la mano che cercava di proteggere il mio sesso e contemporaneamente lo sfiorava. Oramai il suo corpo aderiva al mio premendomi contro la fredda mattonella, la sua mano destra dal collo era arrivata lentamente ai glutei provocandomi la pelle d’oca e quasi le lacrime che si confondevano con le gocce d’acqua. Era una situazione surreale, mentre mi palpava i seni e il sedere non avevo quasi più voce per dirgli di continuare, no cioè di smettere. A mia giustificazione potrei asserire che erano settimane che un uomo non mi toccava cosi e l’amore a distanza può andare bene nell’epoca dello smartphone solo fino a quando la carne e la mente non prendono il sopravvento sulla ragione e la morale.
La sua mano si insinuava tra i miei glutei, lungo il perineo e, se cercavo di impedirlo nel mio intento, proprio usando le mie dita con le sue si faceva strada dentro di me, potei così sentire quanto fossi davvero umida e viscosa una volta che l’acqua non lo nascondesse col suo pieno fluire. In un eccesso di pudicizia tirai via la mia mano e lui poté penetrarmi con le sue dita, pienamente libero di creare la sua strada dentro di me. Quasi cadevo in ginocchio sotto il peso di quella nuova oscenità mentre lui mi masturbava così profondamente e in casa c’erano sua moglie e mia sorella ed io non riuscivo a scappare da quel maledetto bagno come avrei dovuto.
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