Erano passati un po’ di mesi, dall’avventura estiva nel camping. Le cose non avevano avuto grandi sviluppi: l’avventura di Alberto con la straniera era durata solo una notte; il giorno dopo lei bazzicava un tipo molto palestrato e suo marito un altro ragazzo solitario. Luciana si trovò a dover tornare nel clima familiare e non avemmo quasi più occasione di incontrarci, tranne che per i saluti inevitabili come vicini di piazzola; dopo un paio di giorni la tenda all’improvviso sparì; sul tavolo esterno del bungalow, un post it con un numero di cellulare: non ebbi bisogno di capire. Quando tornammo in città, a fine agosto, provai a chiamare; mi rispose Luciana, che evidentemente non era in condizione di parlare e mi respinse ‘per aver sbagliato numero’. Senza volerlo, la situazione di semiclandestinità, in cui la frase mi poneva, mi eccitò molto mentalmente; mi ripromisi di riprovarci. In sostanza, ci incontrammo solo per un caffè; e mi spiegò che attraversava un brutto momento perché il matrimonio era in crisi dichiarata e lei non si decideva a chiedere il divorzio, perché sapeva che lui non aveva né arte né parte (vivevano della sua boutique) e lasciarlo in mezzo a una strada le avrebbe pesato. Io le ribadii che, nonostante la palese difficoltà di gestirmi il rapporto con Oriella, ero ancora troppo innamorato per decidermi a rompere. Conclusione, non pensammo neanche per un attimo di fare l’amore, perché sapevamo che toccarci avrebbe significato non riuscire più a staccarci.
Tornammo ciascuno alla propria quotidianità (che forse sarebbe stato più corretto chiamare noia, banalità, insoddisfazione) e sperammo di non dover affrontare altre volte una situazione così affascinante e così delicata: in abiti ‘da lavoro’, Luciana mi appariva ancora più elegante, più desiderabile e più bella che tutta nuda. La mia quotidianità (noia, banalità, insoddisfazione) si chiamava sempre e solo Oriella ed era impossibile farla ragionare secondo canoni comuni: le verità che si inventava (e che tentava di dimostrare a modo suo) erano disarmanti e spesso pericolose. L’ultima era stata la convinzione di essere una mecenate di poeti coi quali aveva creato una sorta di cenacolo; si vedevano in biblioteca il cui Direttore era un mio caro amico, per di più al corrente anche di alcune “avventure poetiche” che insieme avevamo tentato da ragazzi e di cui ancora ridevamo; quando ne parlò ad Oriella, per settimane dovetti difendermi da lei che mi sollecitava a sostenere il gruppo che lei aveva costruito. Da quel giorno, evitai qualunque accenno alla poesia, perché io cercavo di osservare garbatamente che certa editoria era chiaramente in crisi definitiva, mentre lei, come sempre, non mi sentiva neppure e continuò a coltivare la “sua” verità sulle potenzialità di una iniziativa in grande.
Una sera, tornando a casa, trovai il vuoto e la chiamai ad alta voce. Sospettai per un attimo che fosse in condizioni particolari e che per questo non mi potesse rispondere: arrivò in disordine, mentre cercava invano di ricomporsi e, soprattutto, col rossetto sbavato. Non feci una piega e chiesi cosa succedesse; entrò all’improvviso, proveniente dalla camere interne, un giovane che si stava rassettando il vestito; non si accorse della vistosa macchia di rossetto decisamente quello sbavato sulla bocca di Oriella. Spudoratamente, Oriella lo presentò come il più giovane dei poeti del gruppo, mentre io la guardavo esterrefatto, schifato, annoiato, incazzato. Le feci osservare che quel tizio aveva tracce del suo rossetto sull’abito. “Beh?! Ci siamo baciati. E allora? Non hai detto tu che esiste il libero amore?” La guardai come una marziana. “Scusami; normalmente io evito il turpiloquio e la violenza; ma di fronte ad una moglie che cerca di difendere il fatto di essersi fatta trovare con l’amante a cui ha sporcato col suo rossetto la camicia, credo mi autorizzi ad essere violento e volgare. Poiché sono una persona corretta, ti prego di pensare al libero arbitrio. Sei libera di fare quel che vuoi, ma se calpesti le leggi, paghi caro. Non è così? Bene, la legge era ed è che sei libera di fare le cose, all’interno di un rapporto chiaro Non sei stata né chiara né leale; le tue sono corna, non amore libero.”
“Ma allora l’antologia si fa o no?” La frase mi pioveva da un altro pianeta. “Di che parla, quest’individuo?” “Parlo dell’antologia che tu devi finanziare.” “Cos’altro è questa trovata? Io non finanzio un bel niente.” “Ma io pensavo che quando avresti visto il progetto te ne saresti innamorato.” “Ed hai promesso il mio contributo a pubblicare l’antologia?” “Ho fatto male?” “No, hai solo impegnato i miei soldi, la mia credibilità sociale, il mio onore, me stesso, senza neanche aver detto cosa avevi in mente. Sei stata solo un bel poco perfida. Io però non manterrò nessuno degli impegni che tu pretendi di assumere coi miei soldi!” “A saperlo, neppure la guardavo questa vecchia. Quanta fatica sprecata.” “Complimenti per la galanteria e complimenti anche a lei, bellissima signora, per come si è scelta le amicizie! Fuori di casa mia!” “Ma può farlo?” “Cara Oriella, in quanto a intelligenza, te lo sei scelta del tuo stesso livello.” “Senti, vai via, qui sei a casa sua e già gli abbiamo fatto pubblicamente le corna!” “Ma quali corna? Neanche un bacetto! E che cazzo …” “F U O R I !!!!!!” Anche Oriella si avvia; la guardo meravigliato. “Scusami, ho bisogno di incontrare una persona.” “Anche questa fuori dal nostro rapporto, immagino. Ormai la tua libertà anarchica giustifica tutto!” “Per favore, solo dieci minuti.” “Va’ dove ti pare!”
Oriella non cambia, continua a mescolare sacro e profano, cultura e ignoranza, falso e vero. Se anche supero questo errore, non so se riuscirò a trattenermi dal picchiarla, quando si metterà ancora in quelle condizioni. E non voglio rischiare la mia libertà per la sua stupidità. Mentre mi preparo un whiskey, sento che si apre la porta; sono di spalle e mi giro convinto che sia Oriella; e invece mi trovo davanti Luciana, più bella che mai; per l’emozione, quasi faccio cadere il bicchiere. “Ti faccio ancora quest’effetto?” “Non solo questo: tu mi disorienti, mi rimbambisci, mi fai sbandare. Come mai sei qui? Come sei entrata?” “Mi è venuta a chiamare Oriella e, ovviamente, sono entrata con lei.” “Oriella?!?!? Perché mai? Cioè, so che aveva bisogno di parlare con qualcuno; ma perché proprio tu?” “Franco, stavolta sei tu che hai memoria corta. Ricordi cosa ci siamo dette io e tua moglie dopo aver fatto l’amore insieme noi tre?” “E’ vero, vi siete dette che siete molto amiche. Ma io sul senso che hanno le parole per Oriella, ormai non ci giuro più. Ogni volta che decide di fare qualcosa, il suo vocabolario diventa ‘suo’ e si attacca a tutta la sua dialettica; per esempio, se lei bacia quattro o cinque giovanotti senza neanche dirmi che li ha conosciuti, cerca di dimostrare che sta praticando l’amore libero che le ho insegnato. Capisci quanto è perfida?” “Lo so; e so anche che è così cretina che non ci scopa nemmeno per errore; io almeno qualcuno me lo sarei fatto. Lei aveva solo bisogno di comunicare poeticamente e un bacio rientra nella sua convinzione di comunicazione poetica.” “Già. La poetica degli scopiazzatori, cosi volgarmente ignoranti che non sanno neanche da chi copiano e perché.”
“Beh, aggiungici anche che Oriella in fondo è profondamente ignorante e che vuole tutelare la poesia senza sapere di poesia, vuole praticare l’amore libero e non sa cos’è l’amore; quando avrai fatto l’elenco dei suoi limiti, delle sue difficoltà, che cosa avrai ottenuto? La sbatti fuori con tanto di sentenza? Per la verità, sono ancora meravigliata che tu non l’abbia picchiata. Ma deve essere deformazione professionale: se la picchi vai in galera e perdi tutti i vantaggi. Io non ci verrei a vivere con te, perché tu, in realtà, sei impossibile e puoi vivere solo con una ragazza debole come Oriella:e pregare dio che non cambi.” “Replay, please; perché sei qui?” “Perché un’amica ha bisogno di appoggiarsi a me; perché un amico ha bisogno di me; perché volevo intrigarmi dei litigi di due che stanno per sbagliare come me e voglio che nessuno sbagli. Sono qui perché continuo ad essere innamorata di te; sono qui perché continuo ad essere innamorata di Oriella; sono qui perché ho tanta voglia di far l’amore con tutti e due; sono qui per vivere un’ora d’amore (e posso anche aggiungerti coscientemente che ‘per quell’ora d’amore non so cosa darei’ visto che si tratta di te) e non me ne andrò finché le nubi non si saranno diradate ed io non sarò convinta che ancora ci amiamo, a tre, di amore viero.”
“Hai veramente pensato di picchiarmi?” Ci eravamo quasi dimenticati di Oriella che invece era lì e aveva udito tutto. “Quando uno te ne combina tante così grosse, il desiderio di tirare due scapaccioni è quasi inevitabile.” “Perché non l’hai mai fatto?” “L’ha detto la nostra consulente matrimoniale: se tu scopi e mi fai le corna, è solo colpa morale; se io ti picchio, commetto un reato penale. Preferisco non rovinarmi la vita e finire in galera solo perché una donna non è capace di controllare i suoi bassi istinti.” “Io non ho mai scopato senza di te!” “E quel rossetto come c’è finito sulla camicia del tuo giovane ‘poeta’ che scopiazza Leopardi e non sa neppure chi è?” “Ho già ammesso che l’ho baciato e gli ho macchiato la camicia perché tu lo vedessi. Perché dici che è un pessimo poeta?” “Vedi, Luciana, la signora ricomincia a salire in cattedra. Devi sapere che mi ha consegnato, perché lo leggessi, un malloppo enorme; l’ho letto attentamente e so dirti esattamente quanto sono ignoranti e incapaci quegli individui che lei chiama poeti. Ma, poiché lei è convinta di avere scoperto grandi intellettuali che la baciano benissimo (e continua a insistere che si tratta solo di quello anche se reiterato), allora vuol dire che sono io a non capire niente; e non capisce niente neanche il Direttore della Biblioteca che li ha quasi cacciati via.” “Quello è solo invidioso!” “Luciaaaanaaaa, lo vedi che la signora insiste? Tutti sono cretini tranne lei, tutti hanno torto tranne lei. Scusa; rispetto la tua amicizia, soffro a dover rompere i rapporti con te, ma Oriella adesso si prepara le valigie, domani se ne va da sua madre e in settimana ci vediamo davanti al giudice per il divorzio. E’ vero; io non sono te e non perdono. Domani se ne va ed io mi rassereno.”
“Franco, calmati ancora un poco, fallo per me; ora, solo per me posso chiedertelo, perché lei non ha nessuna possibilità di intenerirti. E’ troppo ostinata, orgogliosa, supponente e arrogante. Per me, per quel poco d’amore che c’è rimasto: aspetta a cacciarla via; lei lo merita, ma tu non devi farlo. Ti prego!”Poi si rivolge ad Oriella. “Ma ti rendi conto che rischio stai correndo?” “Io non ho fatto niente! Che rischi dovrei correre?” Tu hai avuto relazioni con altri uomini diversi da tuo marito.” “Se non si scopa, c’è relazione?” “Si, stupida; anche perché tu puoi giurare che non c’è stato niente, ma non ti crederà nessuno.” “Perché non devono credermi? Io dico solo la verità.” “Chi può testimoniare che dici solo la verità?” “Tu non lo testimonieresti?” “No. Non posso. Non c’ero. Che ne so di quel che pensi, dici o fai veramente?” “Quindi non mi credi?” “Smettila, per favore, con queste domande da perfetta imbecille!” “Allora, se è tanto incazzato con me, perché non mi picchia?” “Cristo, Franco, hai capito? Questa ti provoca per essere picchiata! Perché fai così?” “Secondo te, qual è stato il momento d’amore più bello tra me e Franco?” “Io l’ho visto solo romperti il culo!” “Esatto. Solo allora mi ha fatto sentire sua, che gli interessavo, che voleva me; le altre volte non se ne frega: io lo provoco, lo offendo, faccio finta che sto scopando con un altro e lui non mette in mostra nemmeno un pizzico della violenza con cui mi ruppe il culo!”
“Voi siete sposati da più di dieci anni; quando ti sei accorta di volere la violenza, insieme all’amore?” ”Quella sera. E non è che la voglio sempre e metodicamente; mi sarebbe bastato solo un gesto: poteva essere un gesto di fiducia in un mio sogno stupido e inutile, tipo il cenacolo dei poeti: lo so e lo sapevo che non valgono niente; ma speravo che Franco facesse suo il mio sogno per vederlo schiantarsi contro la realtà, ma avendolo coccolato con me almeno per un poco; oppure poteva essere un gesto di violenza: uno scapaccione, una sberla, qualcosa che mi facesse sentire dominata da uno che però mi considerasse viva e presente accanto a lui: ma mio marito è per l’ordine, la giustizia, la logica, la serietà e non si scompone neanche quando io faccio la pazza ed urlo alla luna, perché lui è imperturbabile. Anche tu, dopo aver sfiorato tante assurdità insieme, adesso vieni a chiedere pace ed equilibrio. Franco, unico vero grande amore mio (checché tu ne pensi) io non me ne andrò, come si dice, con una mano davanti e una dietro. Questa è stata casa mia per dieci anni e qui c’è tutta la mia vita con te: non mollo come vorresti tu; lotto e lotterò con tutte le mie forze per tenere il mio posto a fianco a te e riconquistarti, non so ancora in che modo. Mio padre dice che sei un grande avvocato ed io ne sono fiera, ma per il mio amore è niente.” “Cavoli, ma tu finora non avevi mai parlato così! Perché non hai mai fatto chiarezza sui nostri sentimenti e non hai spiegato cosa volevi?”
“Perché speravo sempre che un rigurgito di sogno ti arrivasse addosso e ti facesse capire il mio desiderio di vivere con te anche galleggiando nel sogno oltre a tenere i piedi per terra. Ma tu, Luciana ed Alberto siete sempre stati lì a misurare i miei ritardi, mai la mia voglia di fanciullismo. Un’altra cosa hai trascurato: io sono figlia e moglie di un avvocato nonché laureata in legge (lo dimenticate sempre quando parlate della ‘stupidotta’ Oriella) per cui so che potrei farti penare fino a sette, dieci anni, prima che tu possa vedere emessa e resa esecutiva la sentenza di annullamento del matrimonio. E, visto che con te bisogna essere chiari sin dall’inizio, se no saltano tutti i derivati e corollari, sappi chiaramente, e davanti a un’attendibile testimone, che non lo sto dicendo né per minacciarti né per ricattarti; lo dico solo perché ti amo con tutta me stessa e sono pronta a difendermi come una leonessa prima di cedere l’unica cosa bella della mia vita: e non parlo della casa o del benessere, ma del mio amore per te. Ti è chiaro, amore mio? Per tua notizia, i ‘tradimenti’ di cui intendi accusarmi sono palesemente inesistenti, perché documenti sottoscritti e visivi dichiarano che, d’accordo col tuo amico Direttore, ci siamo inventati degli ‘amanti col rossetto’, poveri stupidi incapaci anche di toccarmi un gomito ma proni alle mie manfrine per farmi contenta. In tribunale le tue accuse non reggerebbero e meno ancora reggono di fronte alla mia coscienza ed alla tua, se consideri chi è l’amico, tuo non mio, che si è prestato e metterti in difficoltà.”
Mi sento tanto rincoglionito; Luciana invece piange di gioia e di felicità. “Posso abbracciarti, adesso?” “Adesso puoi anche farmi l’amore se ne hai voglia; poi, se vuole, accogliamo anche l’avvocato con il suo cazzo adorato e le sue fisime sulla mia infedeltà.” Indecoroso abbassare subito la guardia e lasciarsi intenerire dall’amore di una ‘pazza’; ma ancora più stupido e inutile far prevalere l’orgoglio in un momento in cui l’ideale è una riappacificazione pressoché totale. Senza contare che l’ipotesi di tornare, dopo tento tempo, a fare di nuovo l’amore con due donne straordinarie è di quelle che ti farebbero affrontare l’inferno per renderla reale. Non permetto che finiscano a letto da sole: rimangiandomi in un sol colpo tutte le enunciazioni di guerra, ingoiandomi badilate di orgoglio stupido, innamorato come un ragazzino alle prime esperienze, mi lancio sui miei amori e li copro di baci, alla cieca, anche se non perdo un solo elemento dell’una o dell’altra: è impossibile confondere un capezzolo di Luciana succhiato alla morte con il clitoride di Oriella, così come un dito che penetra nel culo dell’una non ha niente a che vedere con quello che masturba in figa l’altra. Mi abbandono alla gioia più sfrenata del sesso ubriacandomi totalmente dei sapori, degli odori, della morbidezza, della consistenza dell’una e dell’altra. E i miei sensi si abbandonano alla dolcezza degli umori che scatenano senza cercare di individuarli.
Le due non rischiano nemmeno per un attimo di perdersi; quando una delle due è stesa sul letto a cosce divaricate, l’altra è pronta a pascersi della sua figa fino a farla brillare della saliva con cui la ricopre; e, mentre la seconda è distesa sulla prima a leccarla offrendole dall’alto la figa da leccare, io mi infilo tra viso e ventre ed infilo il cazzo nella figa, facendolo scorrere sulla lingua che la sta leccando. In un turbinio pirotecnico di emozioni, di movimenti, di posture, mi trovo a scoparle tutte e due, a caso, in figa, in culo o in bocca e il mio cazzo non trova quasi mai requie, ma gode di questa continua e promiscua alternanza tra elementi vari e diversi. Poi arrivano le sborrate, sempre più ravvicinate, sempre più intense, sempre più categoriche, Comincia Oriella a scaricare in bocca all’amica uno spruzzo lunghissimo e ricchissimo; quasi subito dopo, Luciana si lascia andare ad un lunghissimo gemito mentre sborra lentamente e continuamente in bocca all’altra. Quando arriva il mio momento, sono nella figa di Luciana e comincio a fremere per sborrare; Oriella se ne avvede e, di colpo, si infila il cazzo profondamente nel culo, con un chiaro urlo di dolore per l’improvvisa e impreparata penetrazione; ma non si scompone: ancora urlando ad ogni goccia che le viene sparata nel retto, si prende la mia sborrata per tutta la sua interminabile durata; poi si accoccola contro il mio ventre facendomi scaricare tutta la tensione nel suo culo meraviglioso.
Quando ci siamo svuotati, ci ritroviamo abbracciati sul letto, in strane pose acrobatiche, finché recuperiamo ciascuno una disposizione accettabile di riposo; alla fine, come già era successo in vacanza, mi spediscono in camera degli ospiti e dormono abbracciate fino a mattino avanzato, con grandi proteste di Luciana che non riesce ad aprire in tempo la boutique; ma la gioia dell’essersi di nuovo amati cancella qualunque piccolo disagio e ci fa ritrovare profondamente uniti. “Cerchiamo di non perderci ancora per mesi e cerchiamo di avere occasioni di incontro che non siano l’emergenza di oggi. Se hai bisogno della mia amicizia, sai dove trovarmi.” Si bacia e ci baciamo. Poi ci guardiamo negli occhi, io e mia moglie, e sappiamo che ancora avremo motivo per litigare, ma anche che ci amiamo perdutamente e come ragazzini. Passano un po’ di mesi, dopo l’ultima rimpatriata; le vacanze le passiamo più ordinariamente in un alberghetto sulla riviera, con quasi nessuna voglia di movimentare la quiete apposta cercata. Al rientro in città, qualche accenno di strane fregole ritorna puntuale nei discorsi di Oriella che da l’idea di meditare qualcosa, che si affretta a dichiarare destinato proprio a noi due e con nessun elemento di clandestinità. Non do gran peso al suo darsi da fare e mi dedico al lavoro: uno dei miei assistiti, per averlo aiutato a vincere una causa con ex soci per l’attribuzione di quote, mi regala una tessera di vip speciale per i suoi locali che godono fama di luoghi per piacevoli ristori, in tutti i sensi, e mi dice che con quella posso pretendere tutto. Incamero solo per cortesia.
Un giorno, tornando a casa per pranzo, trovo la casa vuota e, sopra il tavolinetto del salotto, il portatile di Oriella accesso, sul sito di uno di questi locali di quel tale, il ‘Cocorito’ che sin dal nome puzza di equivoco. Con gran sorpresa scopro che c’è Luciana, con Oriella, e che insieme erano dovute andare a portare giù la spazzatura. Quando rientrano, Oriella si precipita a spostare il portatile e nasconderlo in camera. Nel mio studio, accendo il computer e cerco, ovviamente, la pagina che mi aveva colpito. E’ un ristorante per scambisti, abbastanza elegante nella visione generale e, diciamo, esterna della sala ristoro e della sala da ballo; entrando nelle pieghe, però, emerge che tutta un’ampia parte del piano superiore è costituita da particolari salette privè dove è possibile dedicarsi alle più svariate pratiche di sesso, dalle coppie semplici al sesso brutale. Non ne ricavo una buona impressione, ma so che era considerato un buon ritrovo per chi avesse certi ‘pizzicori’. Entra Luciana e mi trova a sbirciare nelle sale private con scene particolarmente dure. “Che fai, ti dedichi ai privè?” “Se lo fate voi … “ “Che dici?” “Luciana, ora anche tu cominci con le bugie. Il portatile era aperto sul tavolino ed era aperto su questo sito. Non puoi negare anche questo!” “No, non nego niente; solo che quasi non c’entro; è Oriella che sta pensando di organizzare non so cosa.” “Che Dio ci aiuti!” “Perché?” “Perché quando Oriella lavora da sola e in segreto, ho sempre paura di quel che può venir fuori.”
“Non credi al cambiamento di questi mesi?” “Vorrei crederci; ma il fatto stesso che parta senza avvertirmi già mi turba. La base era: lealtà e chiarezza da subito!” “Va bene, però capisci che se la blocchi, scateni ancora il sospetto che le vuoi tarpare le ali e non vuoi farla essere libera.” “Cosa si può fare per evitare lo scontro?” “Non so, dammi tempo.” Entra Oriella, chiama Luciana e parlottano. Poi Luciana viene verso di me. “Forse ce la offre lei stessa la soluzione. Lei si fida di un tizio che per me è ambiguo, Si chiama Nicola … Voleva organizzare con lui ma ha capito, finalmente, che vuole coinvolgerla in giochi assurdi, orge più o meno multiple ecc. Adesso vuole da me che ti convinca a organizzare la serata ma senza far trasparire che lo fa lei.” “OK.” Corre da Oriella e sento che le dice felice. “Fa tutto lui, forse ha anche gli agganci giusti. “Mi raccomando, una serata eccezionale!” “Eccezionale come? Come diceva Nicola?” “No, sei pazza? Quello è un depravato! Una serata nostra, mia e sua o se volete, anche vostra.” “No, lascia stare, Andateci da soli; è meglio.” Tornata in studio, Luciana finge di incaricarmi di tutto. Chiamo Oriella e, visitando analiticamente il sito, le faccio vedere esattamente cosa succede fuori dal visitabile da tutti. Naturalmente, è sbalordita ed anche spaventata. Faccio leggere anche i commenti, da dove emerge che circola molta droga ed anche di quella peggiore come quella da stupro. “Ci tieni proprio a visitare un locale così?” Chiedo.
“E’ possibile guardare senza farsi coinvolgere.” Guardo Luciana. “Amore, da sola o con un tipo come Nicola, non hai speranza: o esci puttana o esci ridotta male.” “E sei vuoi solo fare da spettatore?” “Una pastiglia scivola in una bibita assai facilmente e, quando ti hanno drogato, sei nelle loro mani.” “Però, vorrei andarci. Mi puoi aiutare, amore?” “Forse qualcosa posso fare; ma se non posso contare sulla tua fiducia cieca e sul rispetto assoluto degli accordi, anche io cammino sul filo del rasoio.” “Se ti giuro solennemente che sarò buona e obbediente?” “Al primo sgarro, il matrimonio salta, sappilo!” “No, il matrimonio non si tocca.” Chiamo il locale e parlo con la persona che mi è stata indicata, chiedo notizie sull’amico di Oriella e sulle prenotazioni. In breve, il tipo è fuori gioco (non ho capito se licenziato o anche malmenato), la prenotazione variata e classificata very Vip. Avverto Oriella che avrà bisogno di un abbigliamento adeguato. Mi guarda sorpresa. Faccio scorrere le immagini e indico le minigonne raso figa, i top ridotti al minimo, i perizomi inesistenti e i tacchi alti. Mi fa presente che lei non saprebbe vestire così. “Ma perché cazzo sei così ostinata ad andare allora? Non vedi che è tutto fuori del tuo ambiente?” “Ma Nicola mi aveva spiegato …” Luciana è sempre più esasperata. “Vuole scoparti, lo capisci o no? Vuole farti scopare da tutti i suoi amici; vuole drogarti e darti in pasto a una canea di uomini allupati. Cazzo, come è possibile che non lo capisci?” “Non riesco ad accettarlo!” Prova a chiamare Nicola.
Le risponde con voce cavernosa: è in ospedale. Quando realizza di chi si tratta, riattacca terrorizzato. “Cosa può essere successo?” Chiamo la polizia e, qualificatomi, chiedo cosa sia capitato al tale, sono in vivavoce e Oriella ascolta che il soggetto è un noto spacciatore, sfruttatore della prostituzione e altre belle cosette; deve essere entrato in un regolamento di conti tra bande e ha avuto la peggio; non è in pericolo di vita ma è malconcio. Il funzionario mi chiede se mi interessa assumerne la tutela. Ringrazio ma sono troppo occupato. Auguri al poveraccio. “Spacciatore, protettore,ladro e chi più ne ha. Ti occupi di disadattati, adesso?” “No, era stato un caso.” “Se è stato un prurito di figa, il desiderio di assaggiare un altro cazzo, meglio se lo dici subito.” “Ma che dici. Io amo un solo cazzo, il tuo.“ “E allora perché non la smetti di cercare ‘situazioni al limite’ in cui il nostro rapporto viene messo a durissima prova con grandi rischi per la convivenza?” “Perché volevo un po’ di pepe per la nostra storia!” “E invece del pepe ti fai dare la paprika messicana!” “Non lo sapevo!” “OK. Che decidi per il vestito?” “Posso vestirmi come faccio di solito?” “Se ti devi vestire e spogliare solo per me, vestiti per te e per me, come sei solita. Se vuoi sfogare la tua vena esibizionista o partecipare alla gara a chi prende più cazzi in una sera, allora mettiti il mascherone della puttana: sono sicuro che stravincerai.”
“Lo dici con ironia?” “Lo dico da maschio che si intende di figa, che ha visitato il sito e si è reso conto che poche sono alla tua altezza. Controlla tu stessa.” Luciana sbotta. ”Cazzo, dici sempre che non ti apprezza ma tu non gli credi manco se ti dice che c’è il sole. Cristo, arrenditi una volta, e accetta il suo amore senza riserve!” “Ma io scherzo!” “Col cazzo che scherzi. Tu dimentichi che io sono veramente innamorata di Franco e se non metto zizzanie tra voi per farvi divorziare e prenderlo per me, è solo per non uccidere quell’imbecille che mi tiro dietro. Scusami, ma certe volte mi sembri anche peggio di Alberto, a farti trainare senza ragionare!” “Quindi sei gelosa?” “Io forse sono gelosa, ma tu sei sicuramente stronza. Stai facendo di tutto per esasperare l’unica amica che ti ritrovi.” “No, ti prego, scusami, ho esagerato a scherzare. Ti voglio bene e ti apprezzo moltissimo. Credimi, ho solo portato troppo avanti uno scherzo. Qui sta il mio errore più grave: esagero; non so chiedere scusa e, per nascondere una cazzata, ne faccio dieci peggiori. Credimi, stavo solo scherzando; anche con te, Franco, sono felicissima di quello che mi hai detto; ho tanta voglia di una serata strana con te; hai ragione a dire che, cercando il pepe, ho usato la paprika e ho messo in crisi anche l’amicizia con Luciana. Ma, vi prego, credetemi se dico che vi amo con tutta l’anima e che ho solo commesso qualche errore. Farò come decideremo insieme.”
Viene la sera della cena e ci avviamo. Oriella ha indossato una gonna a metà coscia, svasata che lascia intravedere, quando fa una giravolta, le autoreggenti e il minuscolo slip; una camicetta con bottoni di madreperla, abbondantemente aperta, che lascia vedere interamente il seno abbondante e i capezzoli bruni; il reggiseno ha solo il compito si segnare le tette che non hanno bisogno di sostegno; un paio di scarpette con tacco di cinque centimetri completa il tutto; io ho indossato un jeans di marca tendente al celestino e una maglietta fresca; porto il borsello in cui, per precauzione, ho messo anche i documenti personali e le carte di Oriella. Devo essere stato analizzato ad una sorta di scanner perché, appena mi avvistano, si precipitano a parcheggiarmi l’auto e due ragazzi ci scortano alla reception, dove c’è il ragazzo in cui ho riconosciuto la voce al telefono; lui saluta con garbo e ci fa accompagnare al tavolo, dove ci aspetta un fresco aperitivo. Mentre sorseggiamo il vinello, un ragazzotto ben piantato, biondo e palestrato, che evidenzia un bozzo notevole, si avvicina garbato e chiede a Oriella se vuole ballare. Sono curioso di vedere come va a finire. Straordinariamente, lei accetta; la guardo interrogativo; fa spallucce, si avvia e dopo un poco è allacciata, ferma in piedi in mezzo alla pista. E’ chiaro che l’altro se la sta scopando in piedi. Faccio segno ad Oriella di avvicinarsi; si accosta con lui. “Quanto?” Lei è sbalordita. “Per tuta la notte 500 euro per una sola botta 100.”
Faccio segno al buttafuori che ci sta guardando, viene con eleganza, lo prende in disparte; l’altro cerca di giustificarsi, prima con me, poi con Oriella, poi col buttafuori; infine si dilegua. “Cosa voleva dire?” “Che è un mercenario, come l’altro di cui ti eri innamorata.” “Non mi ero innamorata di nessuno! Volevo solo giocare!” “Hai visto questo come giocava?” “Ho sbagliato. Perdonami.” “Amore, perché vuoi rovinare il matrimonio? Perché non andiamo via finché siamo in tempo?” “No, dammi fiducia; non sbaglierò più.” La serata continua ma l’atmosfera non c’è più; tremo ad ogni movimento di lei che sembra voler sgusciare ad ogni costo. Chiede ancora di ballare. “Ma se non sai ballare e non t’è mai piaciuto!” “Ma mi piace sentirmeli strusciare addosso e farli eccitare.” “Al prossimo incidente, decido senza spiegarti.” “Non ce ne saranno!” E invece dopo dieci minuti che sta pomiciando con l’ennesimo bull, vedo che lui la bacia sulla bocca e le passa qualcosa in bocca. Mi precipito come una furia, seguito dal buttafuori. “Sputa quella pastiglia!!!!!” Non si decide; sono costretto a forzarle la bocca per strapparle la pastiglia che ha cominciato a succhiare. “Mi ha detto che è solo una caramella!” Il buttafuori mostra una bustina di plastica con pastiglie multicolori. “Sono droga per lo stupro: fanno perdere volontà e memoria. Che faccio?” “Consegnalo alla polizia, immediatamente.” Oriella non si raccapezza. “Oddio, perché? Perché ingannarmi e darmi una pastiglia pericolosa?”
“ Perché sei un’imbecille e ti si legge in faccia. Perché non sai neanche che cos’è il desiderio sessuale e cosa fa combinare alle persone. Ricordi il culo di Luciana al mare? E Alberto è suo marito ed una brava persona!” “Ho commesso l’ultimo errore?” “Per stasera, si; se vuoi, puoi commettere ancora l’ultimo, ma di tutta la nostra storia; insisti e ce la farai, perché non hai strumenti di difesa, nemmeno conoscitivi.” “Come mai sei così potente?” “Il proprietario è un mio cliente e ci hanno posto nella lista delle persone da difendere, anche perché siamo deboli e vulnerabili.” “A questo punto siamo?” “Perché ti meravigli; qui siamo deboli, in altri ambienti siamo forti; ad alcuni siamo simpatici, ad altri antipatici.” “Come si fa ad essere perfetti?” “Si muore presto e ci si fa santificare.” “Senza scherzi.” “Ma sei proprio cretina! La perfezione? E che cosa è?” “Appunto! Perché non ne parliamo?” “Cosa proponi, un dibattito sulla felicità?” “Perché no?” “Non sono preparato per discuterne e non parlo di quello che non so e non capisco. “Però sarebbe bello!” “Andiamo via!” “Perché?” “Senti, al bambino che chiedeva troppi perché mozzarono la lingua.” “Ma io non ancora ho capito come funziona.” “Oriella, se sei ansiosa di capire, io ti lascio qui e me ne vado; do disposizione di non aiutarti in niente e, quando ti avranno ben strapazzata, la polizia ti riporterà al tribunale dove decideremo di divorziare.” “Vuoi scherzare?” “No; e se non ti è bastato quello che è successo per capire, devi solo passare per un’ammucchiata e trovarti poi sfondata da tutte le parti.”
“E se non volessi?” “Non mi rompere i coglioni!!!!! Sei nessuno, sei fragile, inesperta, ignorante e sei in una gabbia di leoni che vogliono le tue tenere carni. Offrile e sarai servita.” “Io voglio fare esperienza ma con te. “Io non me la sento e me ne vado!” “Se te ne vai, mi perdi.” “Addio!” “No, aspetta!” Mi corre dietro. “Non te ne andare. Aspettami. Vengo con te.” Rallento e mi faccio raggiungere.” “Si può sapere che cosa ti succede in effetti?” “Possibile che tu non ti sforzi mai di accontentarmi, di assecondarmi, di difendermi quando sbaglio? Possibile che ti aspetti solo e sempre lucidità, mai uno scarto, mai uno scatto di fantasia? Per te devo essere solo razionalità, logica, equilibrio?” “Possibile che devi sempre decidere senza consultarti, che devi buttarti dove non devi e obbligarmi a salvataggi che non sono nelle mie forze? Possibile che non vuoi mai parlare ma solo fare stronzate per metterti in luce in maniera sempre negativa e tale da farti apparire idiota? Sei capace di far emergere la tua intelligenza o non ne hai veramente?” “E’ la nostra prima litigata vera?” “E’ la nostra ultima litigata. Non ce la faccio più, non voglio pazientare più. Torniamo a casa e meditiamo seriamente sul nostro divorzio. E’ l’unica possibilità.” “No. E’ una ipotesi che io emotivamente rifiuto, anche se so che razionalmente ti sembra l’unica.”Annuisco e lei prosegue.
“Ti ho chiesto di portarmi fuori e di portarmi qui per sperimentare la tua pazienza: è un gioco che mi piace, portarla al limite e vederla ricostituirsi quando ti accorgi che sono in buona fede e piena di amore. Volevo una serata diversa e adesso tu aspetterai insieme a me finché esisterà una possibilità che si realizzi. Non la cercherò più da sola: in questo ho fallito; adesso ti metti con me e cerchiamo la serata pazza. Visto che sei nella camorra che controlla il locale, puoi avere quello che ti pare. Procurami una serata bella, QUELLA CHE TU VUOI, e poi riportami alla nostra casa!” Mi sento come un pugile che esce da un difficile corpo a corpo. “Non puoi mettere così a dura prova le mie coronarie!” “Sei forte; anche per questo, ti amo.” “Cosa intendi per serata bella?” “Fatti mettere a disposizione una bella mulatta, di quelle con culo da sogno; fatti assegnare una sala privata (ho visto che ci sono); portaci tutte e due dentro e scopaci fino a morire; lascia che ci scopiamo tra di noi; ammiraci mentre ci masturbiamo individualmente o reciprocamente davanti a te; guardaci lesbicare mentre te ne scopi una, in figa o nel culo. Non sono gelosa: il tuo piacere è anche il mio.” “Sei diventata una bella troia!” “Solo in teoria! I libri o i video non danno le sensazioni reali; io voglio quelle; e le voglie con te.” “E se facciamo entrare anche un bel ragazzo?” “Per me, non è indispensabile. Se a te può dare piacere, benvenuto.”
Sto ancora chiedendomi chi è mia moglie quando un distinto signore, da un tavolo vicino, ci rivolge la parola. “Scusi, ho sentito avvocato, è vero? Io sono il professor … (un luminare dell’Università) e sono qui con mia moglie che, come vede è molto più giovane di me, un po’ più matura di sua moglie, ma altrettanto bella, se permette. Ci stavamo chiedendo, ascoltando il vostro dialogo, se potremmo unire le nostre problematiche e risolverle in una stessa sede.” Guardo Oriella che prende il professore sottobraccio, gongolando apertamente. “Hai visto che le belle serate nascono anche dove tu credi che ci sia solo letame?” “Adesso ti metti a parafrasare De Andre’?” “E non sai quello che ancora ti aspetta. Ciao io sono Oriella e lui è Franco detto il musone.” La ragazza, veramente assai bella, completa il quadro. “Io sono Nicoletta e lui per voi è Walter.” Faccio un cenno al sorvegliante e gli chiedo la chiave di una sala vip; me la passa quasi senza darlo a vedere; con una mano mi fa segno ‘3’ e capsico che è il numero della sala. Ci avviamo verso il piano superiore ed ho modo di controllare con attenzione il culo quasi perfetto di Nicoletta ed il suo seno ricco e morbido. Abbracciandola, afferro proprio una tetta e mi accorgo che è tutta natura, niente artificio; faccio scivolare la mano lungo il culo e lo palpo con intenzione assaporandone, dietro l’apparente compatta durezza, la morbidezza invitante.
Il professore invece sembra più interessato alle chiacchiere di Oriella che al suo corpo e sembra molto interessato a chiedere opinioni e giudizi, mi fermo per un attimo, mi giro, abbraccio Nicoletta e la avvolgo in un bacio intenso, appassionato; lei mi succhia le labbra nella bocca e dà il via ad un mulinello di lingue. La fermo per proseguire e vedo che i due si sono fermati, ma solo lei ha allungato la mano sul cazzo e non ho visti particolari movimenti. “Walter è lento a carburare e dura poco.” Commenta la mia lei ed entriamo decisamente nella sala, chiudendo alle spalle la porta a chiave. Il letto è grande, coperto di un lenzuolo rosso fuoco, intorno ci sono sedie comode ed eleganti. Oriella mi salta addosso, è felice; mi bacia ringraziando come una bambina col nuovo giocattolo. Nicoletta ci spinge tutte e due sul letto e comincia a far saltare i bottoni alla camicetta di Oriella, che intanto mi slaccia il jeans e lo fa scivolare a terra. Per pareggiare, sfilo il vestito di Nicoletta e, come avrei scommesso, è totalmente nuda appena il drappo dell’abito è sceso ai suoi piedi. Il professore si sta spogliando ed alla fine tira fuori un cazzo di media/piccola stazza che è già duro; si avvicina a Oriella, l’abbraccia da dietro e le colloca il cazzo tra le natiche. Io penetro Nicoletta con gusto e mi adagio sul suo corpo e nella sua figa quasi non muovendomi. In compenso, lei mette in azione tutti i muscoli del ventre e del corpo, sicché sento le tette palpitarmi sul torace e la figa risucchiare il cazzo fino all’utero.
“Posso entrarti nel culo o hai problemi?” Sorride “Non è stato Walter a sverginarmi, né in figa né in culo; la tua mazza non mi spaventa, mi piace.” Continuiamo a scopare per un’ora, alternandoci continuamente sicché passo dal culo di Nicoletta a quello di Oriella, dalla figa dell’una a quella dell’altra e così mi faccio succhiare prima da una poi da un’altra, poi da tutte e due insieme. Dopo una lunga serie di penetrazioni da varie angolazioni, Nicoletta mi chiede una smorza candela e mi si sdraia addosso col cazzo ben piantato nella figa; invita Oriella a tenerle aperto il culo e incita Walter a penetrarla nell’ano: con qualche esitazione, lui lo fa, quasi temendo di farle male, mentre Nicoletta raggiunge in quel modo l’orgasmo più alto della serata. Oriella non vuole essere da meno. Dopo averla vista fare pompini da esperta sia sul cazzo ‘abbordabile’ di Walter sia sulla mia ‘bestia inferocita’, sento che chiede a Walter si stendersi supino e lo va a cavalcare. “Adesso inculami con forza!” mi sfida mentre protende verso di me le natiche perfette. La inculo senza lubrificante e senza preparazione. Urla. “Perché mi fai male?” “Perché mi piace. A te non va?” “No, no, mi piace e anche molto; solo, non mi aspettavo un’inculata così feroce: adesso sfondami lasciami il segno del tuo cazzo meraviglioso.” Dopo ancora un paio d’ore di cavalcate, decidiamo di averne abbastanza: ci ripuliamo nel piccolo bagno adiacente e ci rivestiamo.
Mentre ci dirigiamo alle auto, Nicoletta mi chiede se ci va di ripetere l’esperienza. Mi consulto con lo sguardo con Oriella e lei dichiara subito la sua entusiastica adesione. “Però eviterei un locale pubblico e di fama anche discussa e discutibile. Abbiamo una casa utile allo scopo e potremmo anche trovarci a cena in casa.” “Per questo, noi abbiamo qualche villa, in città, al mare e in montagna, che come siti d’amore sono perfetti. Vada quindi per le cene tra di noi e, nel caso, con amici fidati.” Ci scambiamo i biglietti da visita, ci salutiamo e poi ciascuno verso casa sua. Mentre guido, Oriella mi si accosta e mi mette la mano sul cazzo. “A parte che sono bello svuotato, non vorrei che la polizia ci sequestrasse l’auto e mi togliesse la patente.” “Posso almeno chiedergli se è contento della sorpresa?” “Sei stata grande, amore; e, a parte che non devi farmi mai mancare le incazzature che mi fanno sapere che sei ancora mia e che io sono ancora nel tuo mirino; a parte questo, continua a fare le tue cazzate, così avrò modo, come hai detto, di ricaricare la mia pazienza ed il mio amore. E’ stata una serata meravigliosa e tu sei stata grandissima.” Sento che sta piangendo; con la mano libera accosto la sua testa alla spalle e le asciugo gli occhi. “Perché?” “Non so dirti quanto ho sofferto per crescere fino a questo punto; ma forse devo ancora crescere per realizzare la nostra armonia, l’unica felicità che forse è possibile a noi.”
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