-Il potere dell’Imperatore risiede completamente nel suo membro – disse.
-Questo lo so – rispose Clotilde – tutti lo sanno. Basterebbe farlo venire per togliergli ogni potere, il problema è che… -… nessuno sa come farlo accadere – concluse Mikael – Nessuno, eccetto me.
-Tu conosci il modo di fargli raggiungere un orgasmo?
-Ebbene sì. Egli ha incantato ogni sua zona erogena con magie di schermatura così doppie e potenti che necessita di costante sollecitazione anche solo per sentire una vaga sensazione. Il suo cazzo, i suoi testicoli… capezzoli… collo… perfino il perineo. Egli ha incantato ogni punto che generalmente se stimolato provoca un minimo di sussulto in un uomo… eccetto…
-Eccetto?
-Eccetto la prostata – concluse MIkael – Certo è un po’ nascosta nelle profondità, ma è l’unico suo punto debole.
-Non sembra un punto facilmente raggiungibile.
-Purtroppo non è tutto. Non basterebbe solo raggiungerlo, ma andrebbe stimolato a lungo per causargli effettivamente un orgasmo… molto a lungo.
-Insomma dovremmo catturare l’Imperatore, immobilizzarlo e incularlo per molto tempo sperando che intanto egli non usi i suoi poteri per liberarsi? Mi sembra improbabile.
-Direi impossibile – disse MIkael – a meno che non entriamo in possesso del Cuneo d’Oro. Clotilde aggrottò la fronte. Ne aveva sentito parlare ma credeva fosse solo una leggenda. Mikael dovette cogliere il velo di scetticismo che aleggiava sul visto della stregona, così si affrettò ad aggiungere.
-Si Clotilde, il Cuneo d’Oro esiste ed è un potente artefatto capace di stimolare oltre ogni immaginazione la zona toccata con la sua punta. Fu forgiato da un satiro lussurioso dell’ovest, terre dominate dalla magia e dalle creature magiche.
-Sai adesso dov’è il Cuneo d’Oro?
-Purtroppo questo non lo so, ma so chi l’ha visto l’ultima volta, un vecchio cavaliere del Regno dell’Est. Non un abilissimo guerriero invero, ma rinomato amatore. Si è ritirato a vita privata nelle sue terre da diversi anni. Forse lo ha ancora lui, forse sa dov’è. Dobbiamo trovarlo.
-Terre dell’Est eh? Non vuoi semplicemente distrarre l’attenzione dei Ribelli per favorire il tuo Imperatore? Mikael sorrise – Sul serio credi serva ancora quell’essere abominevole? Sono venuto qui lasciandovi fare di me ciò che volevate proprio per dimostrarvi la mia lealtà. Avrei potuto liberarmi in pochi secondi da quella vostra patetica prigione. Non vi è nemmeno un incantesimo anti-magia. Sai cosa avrei potuto fare? Detto ciò Mikael schioccò le dita e in un secondo la stanza fu piena di altri nove Mikael. I cloni dello stregone condividevano obiettivi e sensazioni, ma ognuno, dal momento della creazione, agiva per proprio conto. Così uno di questi, più arretrato, iniziò a ridere.
-Silenzio – intimò il Mikael originario.
-Pensi di sconvolgermi con questo giochetto di prestigio? – rispose Clotilde che, a sua volta, schioccò le dita. Davanti ai dieci Mikael apparvero altrettante dieci Clotilde. Lo stregone originale sorrise compiaciuto annuendo.
-Ben fatto, vedo che te la cavi molto meglio di quanto pensassi con la magia.
-Tipico degli uomini, sottovalutare le donne – rispose una clone di Clotilde con aria arcigna.
-Ma stai zitta – rispose un clone di Mikael.
-Per cortesia, stiamo calmi – intervenne il Mikael originale – non scaldiamoci… I cloni interagivano tra loro in modi molto diversi. Alcuni erano sull’orlo di un litigio, altri chiacchieravano più amichevolmente. In pochi attimi la tenda si riempì di un forte vociare.
-Forse non è stata un’idea geniale sai? – disse Mikael sorridendo.
-Ne convengo – asserì Clotilde – Tuttavia… Mentre parlava si bloccò di colpo. Entrambi gli stregoni originali sgranarono gli occhi colti alla sprovvista da alcune sensazioni che li avvolsero inaspettatamente. Sentivano le rispettive lingue stuzzicate da una piacevole carezza, e lo stesso per le labbra. Le mani iniziarono a riempirsi della sensazione di un altro corpo e, in pochi istanti, li avvolse anche la sensazione di essere toccati e palpati. Subito si guardarono intorno, cercando l’origine di quelle sensazioni e altrettanto fecero tutti i cloni.
In un angolo della tenda, una Clotilde e un Mikael si stavano baciando appassionatamente. Lui infilava le mani sotto la tunica di lei, afferrandole una natica con passione. Le iniziava a gemere. In un istante tutti e dieci i Mikael avvertirono il pene gonfiarsi nei calzoni e tutte e dieci le Clotilde avvertirono il loro sesso bagnarsi di eccitazione. Gli indugi durarono non più di dieci secondi, poi, piano piano, ogni Mikael approcciò ad una Clotilde.
Quella che venne a crearsi nella tenda fu una vera e propria orgia di cloni magici.
Due Clotilde si erano inginocchiate e stavano avvolgendo con le labbra i membri turgidi di altrettanti Mikael. Tre cloni dello stregoni si erano invece chinati calando il capo tre le cosce di alcune Clotilde stese e nude, infilando la lingua tra i meandri dei loro sessi bagnati. Un'altra era a quattro zampe al suolo mentre un Mikael le allargava le natiche carezzandole con la lingua l'orifizio anale con attenzione e generosità di saliva.
La Clotilde e il Mikael originale si fronteggiavano ancora in quella bolgia di sesso.
-Sembra che la maggioranza abbia deciso - disse Mikael mentre avvertiva la sensazione di tre bocche che ghermivano il suo glande contemporaneamente, trattenendo a stento il piacere.
-Non siamo una democrazia - lo gelò Clotilde, che dovette compiere un immane sforzo di volontà per non gemere appena la raggiunse la sensazione di un cazzo durissimo che la penetrava - Qui comando io - poi, però, sorrise.
Detto ciò gli si avvicinò e gli mise una mano sul cavallo del calzoni. Con l'altra mano gli ghermí la nuca e lo tirò a se, baciandolo con passione.
Mikael la afferrò a sua volta, mettendole le mani suo fianco e spingendo il suo bacino verso il suo.
Mentre le loro lingue si incrociavano, i loro corpi erano scossi da una infinita serie di sensazioni travolgenti. Provavano tutte le sensazioni dei loro cloni contemporaneamente. Era come se stessero fottendo tra di loro dieci volte in una soltanto.
Clotilde provava le sensazioni di quel suo clone che in un angolo veniva fottuto a pecora da un clone dello stregone che le cingeva i fianchi con le mani per dare più slancio a quegli affondi.
Mikael provava tutte le sensazioni di quel clone steso al suolo su cui si stavano accanendosi le bocche di due cloni della stregona, una gli aveva preso il membro tra le labbra, l'altra gli stava leccando con passione tutta l'area tra i testicoli e l'ano, salendo e scendendo su e giù senza sosta.
Era come se entrambi, contemporaneamente, stessero scopando, leccando, succhiando e al pari subendo anche tutte queste azioni. Era un turbinio di sensazioni e piacere incontrollabili che li estraniò completamente dal mondo, facendogli vivere solo quell'istante, all'infinito, tutto in una volta.
La Clotilde originale si spogliò nuda e si sdraiò sul giaciglio al centro della stanza. Mikael non attese un attimo e iniziò a leccarle il gustoso frutto tra le sue cosce, trovandolo dolce e così bagnato che gli umori avevano preso a sgorgare come un piccola sorgente, inzuppando completamente la coperta sotto.
La sensazione della lingua di Mikael insieme a tutte le sensazioni che si accumulavano su di lei erano troppe, insopportabili. Aveva la sensazione di non riuscire a contenere tutto quel piacere da sola e infatti quel piacere esplose dopo solo pochi attimi. Uno schizzo di umori eruppe dalla sua vagina colpendo in pieno il volto di Mikael che la stava leccando, inzuppandolo completamente. Lo stregone reagì con un sorriso ampio e stupito. Forse stava per parlare ma Clotilde glielo impedì. Lo afferrò per la nuca e lo tirò nuovamente verso il suo sesso.
-Non parlare - gli intimò - leccamela e basta.
Mikael riprese animosamente la sua opera orale mentre avvertiva tantissime sensazioni diverse al proprio cazzo in tiro. Alzò gli occhi solo un attimo per vedere uno dei propri cloni avvicinarsi insieme ad una clone verso la Clotilde originale. La clone gli stava masturbando il cazzo con forza e lo indirizzò verso il viso della stregone vera e propria. Mikael sentì la chiara sensazione dell'orgasmo attraversargli la spina dorsale e vide il pene del proprio clone schizzare una quantità incredibile di sperma sul volto della vera Clotilde. Uno, due, tre, quattro... Cinque... Sei... Gli schizzi sembravano non finire mai e ogni volta che uno schizzo di sborra colpiva il volto di Clotilde, questa gemeva un po' di più. Aveva il volto completamente stravolto dal piacere, con la bocca aperta e la lingua fuori, per accogliere quanto più sperma possibile.
Mikael sentì l'orgasmo, ma questo non placò il suo piacere. Sentiva ancora tutta l'eccitazione sua e dei suoi cloni e non poté resistere ancora.
Si alzò su Clotilde il cui viso era coperto dallo sperma di uno dei suoi cloni e indirizzò il proprio membro tra le sue cosce. La stregona era così bagnata che il cazzo scivolò dentro come un dito nella panna. Il rumore degli umori bagnati che venivano sfregati si uní a tutti gli altri suoni di piacere che riempivano la tenda.
Pochi secondi dopo un nuovo clone di Mikael si avvicinò, anche lui sull'orlo del piacere. Questa volta fu, se possibile, ancora più intenso. Mikael sentiva il proprio cazzo succhiato e leccato, contemporaneamente aveva la sensazione di fottere la stregona e allo stesso tempo di incularla, cosa che evidentemente stava facendo un suo clone da qualche parte. Intanto, a tutte queste sensazioni, si unì quella dell'orgasmo. Non riuscì a resistere e urlò di piacere e altrettanto fece lei mentre nuovi copiosi schizzi di sborra le inondavano il viso e le finivano sulla lingua e nella bocca.
Dopo due sborrate aveva completamente il viso sporco e quella visione eccitò ancora di più Mikael che iniziò a fotterla con ancora più vigore, finché decise di fare uscire il proprio cazzo dalla figa e indirizzarlo direttamente verso il suo culetto.
L'ano di lei era così bagnato degli umori che colavano dal suo sesso che a Mikael bastò appoggiare il glande per vederlo lentamente affondare nel suo culo. In pochi attimi la corona più ampia sparì al suo interno e quindi con un ultimo colpo affondò fino alla base.
Clotilde si sentì completamente violata nel culo. Aveva già quella sensazione, perché una sua clone stava già ricevendo un cazzo nell'ano, tuttavia questa sensazione era più vicina, più forte. Iniziò a desiderarlo con forza, desiderava di essere sfondata il più forte possibile.
-Sfondamelo, distruggimi il culo! - urlò allo stregone che non se lo fece ripetere due volte.
Le afferrò i fianchi saldamente e li tirò verso di se con forza ad ogni spinta di anche, per assicurarsi che nemmeno un millimetro del proprio pene rimanesse fuori dal culo della donna.
Mentre veniva inculata così passionalmente, un altro clone di Mikael si avvicinò a lei con due suoi cloni che lo masturbavano e gli carezzavano le palle. In pochi attimi una terza sborrata schizzò sul volto della stregona originale. Una serie di copiosi schizzi caldi le ricoprirono il volto che ormai era completamente sconvolto dal piacere e dalla sborra, rendendola quasi irriconoscibile.
Intanto, con la coda dell'occhio, notò una sua clone che, evidentemente, non desiderava essere inculata. Chissà perché. Ad ogni modo altre due Clotilde la bloccarono schienandola. Una delle due le manteneva le braccia sopra la testa, impedendole di ribellarsi. L'altra le teneva allargate le gambe. Approfittando della situazione un Mikael si inginocchiò davanti alla clone bloccata e le infilò il cazzo nel culo. Mentre quella clone urlava implorando di essere lasciata, la vera Clotilde provò un piacere perverso nel vedersi violentata e sentire a sua volta quel cazzo entrarle nel culo.
-Vi prego! - urlava - Non voglio, lasciatemi, puttane!
Mikael notò la situazione e rallentò il proprio ritmo. Guardò in quella direzione. Clotilde ebbe l'impressione che volesse intervenire e lo fermò afferrandogli il volto tra le mani.
-Lascialo fare, lascia che la stupri... e tu pensa a inculare me.
Un quarto Mikael si avvicinò a lei svuotando il suo piacere sul suo volto e sul suo seno, ricoprendola completamente ormai di sperma che copioso e denso sgorgava dai peni dei cloni dello stregone.
Sconvolti dal piacere e completamente trasportati in questo orgasmo orgiastico continuato, i due stregoni non capirono che qualcosa stava andando storto finché un urlo non squarciò la tenda.
Contemporaneamente all'urlo Mikael sentì qualcosa di caldo e doloroso affondargli nel petto: un suo clone era stato colpito a morte.
Entrambi gli stregoni si fermarono e si guardarono intorno cercando dove stava avvenendo l'aggressione e notarono un Mikael che diventava vapore, ucciso dalla spada di una figura fatta di fumo, un'ombra dalle fattezze antropomorfe.
Non aveva volto, non aveva occhi e non aveva bocca. L'unica cosa che si distingueva era una spada di fumo ormai insanguinata che reggeva nella sua mano. Clotilde cercò di ritornare prontamente in se e lanciò un incanto bloccatempo su quella creatura.
L'incanto sembrò funzionare per pochi istanti, quindi la creatura, aliena al tempo e alla carne, tornò a muoversi a trafisse un altro clone di Mikael.
Tutti gli stregoni e le stregone della tenda iniziarono a fuggire e mischiarsi tra loro e Mikael e Clotilde approfittarono per nascondersi tra le loro copie.
L'ombra trafisse ancora un clone di Mikael, causando un'ennesima fitta nel petto dell'uomo. Una Clotilde cercò di bloccarla, ma le sue mani abbracciarono il vuoto e la spada di fumo la punì per il suo tentativo, decapitandola. I corpi dei cloni uccisi evaporavano subito dopo la morte.
Mikael si sporse verso l'ombra e lanciò un fulmine dalle sue mani. La saetta passò attraverso l'ombra, senza ferirla minimamente ma squarciando il telo della tenda alle sue spalle. La creatura lo puntò e rapidamente affondò la propria lama di fumo e sangue verso il suo petto, trafiggendolo da parte a parte.
-No! - urlò Clotilde.
Mikael non ebbe modo di parlare, sgranò gli occhi e un fiotto di sangue uscì dalle sue labbra. Rapidamente tutti i suoi cloni evaporarono e l'ombra si dissolse nel nulla, creando una nuvoletta di fumo che si perse nell'aria.
Anche i cloni di Clotilde si dissiparono e lei si ritrovò sola, nuda, coperta di sperma, con il cadavere di Mikael al suolo in una pozza di sangue. Le urla di battaglia avevano attirato tutte le guardie dell'accampamento che si affacciarono nella tenda trovandosi davanti a quella scena grottesca.
-Mia signora - disse una delle guardie con voce rotta - mi rendo conto che è un brutto momento, ma ho delle notizie pessime.
Mirella vagava da sola nel bosco che costeggiava la via dell'est, ossia la strada lastrata che collegava la capitale al suo regno. La sua idea era seguirla per poi dirigersi verso nord alla ricerca delle ribelli. Ovviamente non poteva percorrerla apertamente, per non rischiare di incontrare i soldati imperiali, ma d'altra parte non se la sentiva di allontanarsi troppo per non perdersi.
Indossava un pantalone blu molto largo che si chiudeva alle caviglie con degli stivali neri e una camicia maschile vaporosa con le maniche a sbuffo di colore ocra. Quell'abbigliamento così spaiato e improvvisato faceva percepire subito che la ragazza aveva indossato i primi abiti che era riuscita a rubare a corte. Aveva con se una piccola borsa con qualche provvista, ma forse non sarebbero bastate per tutta la strada.
Dopo diverse ore di cammino iniziò a calare la notte e Mirella si domandò dove avrebbe dormito. Non c'era ombra di un riparo sotto cui riposare e col calare del buio aveva anche perso di vista la strada principale. Avvilita e spaventata vagava tra gli arbusti, ormai quasi alla cieca, finché un bagliore poco lontano attirò la sua attenzione.
Dal crepitio capì che era un fuoco da campo, dall'odore capì che chiunque lo avesse acceso stava cucinando. Si avvicinò piano piano finché non vide che solo una donna era seduta intorno a quel fuoco, sola. Aveva capelli neri e abiti da guerriera. L'Impero non aveva donne tra i suoi ranghi, o almeno così sapeva, quindi quella sarebbe dovuta essere per forza una Ribelle.
Con la speranza nel cuore si fece avanti.
-Salve - disse presentandosi alla donna guerriera - Disturbo?
-Chi sei? - chiese lei alzandosi in piedi e puntando la lancia in difesa.
-Io sono l'aiutante di un mercante che è stato ucciso e derubato lungo questa via. Non so dove andare e cosa fare... Tu... tu sei una ribelle?
-Si, esatto. Mi chiamo Hurra e sto andando ad est per parlare con Re Urk.
Hurra guardò Mirella da capo a piedi con intensità e curiosità. Avvicinò la punta della lancia alla camicia di lei e con il ferro le tagliò via un bottone, denudandole il seno. Mirella di scattò si allontanò.
-Ehi dove vai? - chiese Hurra sorridendo maligna - vieni qua, giochiamo un po'.
-Aspetta, prima che tu prosegua devi sapere che ti ho mentito - disse Mirella fronteggiandola - io sono Mirella, principessa dell'Est. Se mi tocchi mio padre ti farà impiccare.
-Si, come no... una principessa vestita così che si avventura di notte nelle foreste... Raccontala a un'altra.
Detto ciò Hurra scattò di nuovo verso Mirella che rapidamente indietreggiò cercando di scappare via. La guerriera si lanciò al suo inseguimento e allungò la propria lancia verso le gambe della ragazza in fuga.
Mirella inciampò nel legno e si trovò a ruzzolare al suolo. Quando la sua caduta si fermò si trovò Hurra addosso.
-Mi piace cacciare sai? - le disse - mi hai reso tutto più divertente.
-Cosa vuoi farmi?
-Lo vedrai...
Detto ciò Hurra la trascinò di nuovo verso il fuoco, estrasse una corda da una sacca e legò i polsi di Mirella ad un albero, per impedirle di fuggire. A questo punto prese un coltello e squarciò via il pantalone della principessa, lasciandola in camicia e stivali.
Il suo culo perfetto era nudo davanti ad Hurra che ne fu molto colpita.
-Ma complimenti, hai un culetto stupendo... - le disse carezzandolo dolcemente - Chissà quanti cazzi hai fatto felice con questo, eh?
Detto ciò le massaggiò il buchetto con un dito e iniziò a sollericarlo, cercando un varco che però non trovò facilmente. Ci vollero diversi secondi per riuscire a far passare anche solo il dito nel suo ano.
-Sei stretta stretta... Mi farai divertire ancora di più.
Dettò estrasse da una borsa un cazzo eretto. Sembrava vero. Era perfetto in ogni dettagli, solo il colore era strano...
-Ti piace eh? Sembra vero, no? - disse Hurra con voce sadica - È vero.. L'ho strappato ad un brigante e poi l'ho impagliato. Bel lavoro di artigianato no?
-Ti prego no - mugugnò Mirella capendo dove sarebbe andata a finire quella storia.
-Ti prego no cosa? Non ti va di scoparti un bel cazzo zombie?
-Sono vergine lì... Ti prego non farlo...
-Sei vergine? Sul serio? Ottimo... Allora io ti curerò... Quando avrò finito non ci sarà rimasto un solo buco vergine.
Hurra si avvicinò a Mirella ma un rumore di zoccoli la interruppe. Sembrava che diversi cavalli si stavano avvicinando, forse attratti dal fuoco. Dal vociare sembrava un drappello di soldato che ridevano divertiti. Eppure tra i suoni divertiti si distingueva chiaramente anche una voce che si lamentava, che implorava pietà.
-Vi prego basta - diceva la voce - vi ho detto tutto quello che so...
Da dietro una macchia di alberi spuntarono quattro uomini in armatura a cavallo con un quinto uomo nudo trainato per i polsi. Mirella li riconobbe subito. Erano il Capitano Chirico con i soldati Imperiali e stavano portando il Conte Rubico alla Capitale.
A questo punto non sapeva se sarebbe stato peggio rimanere con quella psicopatica ribelle o finire nelle mani dei soldati dell'imperatore. La sua unica fortuna fu che non dovette scegliere.
Hurra si nascose dietro ad un albero, mentre Mirella rimase lì, legata all'albero mezzo nuda.
-Cosa abbiamo qui? - chiese il capitano Chirico avvistandola.
Per un attimo Mirella temette che lui avrebbe potuto riconoscerla, poi si rese conto che lui non la aveva mai vista in volto, dal momento che a corte indossava sempre gli abiti rituali.
-È lei! - urlò però il conte Rubico - È la principessa Mirella. Lei ha ordito il piano di alto tradimento con me. Anzi lei lo ha ideato. Lei ha ucciso materialmente l'ambasciatore nero!
-Traditore figlio di puttana - sputò Mirella in preda alla collera.
-Dunque è vero - dedusse Chirico sorridendo - e chi ti ha legata qui?
Mirella sapeva che Hurra non l'avrebbe salvata ma, almeno, se avessero catturato anche la ribelle forse quegli animali si sarebbero accaniti meno su di lei. Quindi con lo sguardo indico il punto in cui Hurra era corsa a nascondersi.
Chirico fece cenno ai suoi uomini di agire. I due scesero e circondarono l'albero con passo felpato. Quindi aggredirono Hurra da entrambi i lati senza lasciarle modo di sfuggire.
La ribelle fu trascinata al cospetto di Chirico e legata mani e piedi.
-Lasciatemi cani!
-Cosa abbiamo qui? - chiese Chirico vedendo il cazzo impagliato.
-È un mio trofeo! Non toccarlo!
Intanto gli uomini scesero dai cavalli e approfittarono dall'accampamento di Hurra. Mangiarono il suo cibo e razziarono le sue borse.
-Sono molto colpito ragazza - disse Chirico - abbiamo una eviratrice tra noi...
-Ehi Capitano - disse uno dei soldati toccando il culo di Mirella - guarda che bel culo che ha questa... Sembra ancora stretto stretto. Possiamo fottercela?
-Si dai, è il più bello che abbia mai visto, faccela inculare per bene.
I soldati, come consuetudine nell'armata Imperiale, non indossavano nulla che coprisse i loro grossi e turgidi cazzi. Mirella li guardò uno per uno, preparandosi psicologicamente ad essere sverginata in tutti i modi.
Erano meno spessi di quello del padre, ma decisamente più lungo. Si rammaricò di non essersi fatta mai inculare da suo padre... Così almeno adesso sarebbe stata pronta a ricevere anche quei grossi membri.
Tuttavia la sua fortuna sembrò girare leggermente.
-Lei è dell'imperatore - sentenziò Chirico categorico - divertitevi con la ribelle.
I soldati non se lo fecero ripetere due volte e si avventarono su Hurra.
Chirico invece si avvicinò a Mirella e la slegò.
-Non scappare o dovrò legarti di nuovo e poi ti darò in pasto a loro - le disse indicando i soldati che intanto stavano strappando gli abiti da dosso a Hurra.
-Non puoi - disse Mirella - Io sono dell'imperatore, no?
-Si e no... Cioè sì lo sei, ma l'imperatore non mi ha chiesto di portarti in Capitale sana e salva.
-E allora...
-Perché ti ho evitato lo stupro di gruppo? - Chirico sorrise - per via dell'Ambasciatore Nero, lo odiavo. Sono stato felice di sapere la sua sorte. Quindi ti sono un po' riconoscente. Ovviamente non posso lasciarti fuggire ma, per quello che posso ti aiuterò.
Mirella gli sorrise. Era un giovane uomo molto carino, sembrava proprio quel genere di uomo che difende la sua dama da tutti i pericoli, ma lei aveva smesso di credere alle favole.
-Tuttavia - aggiunse Chirico - voglio divertirmi anche io stasera...
Mirella iniziò a temere il peggio, ma il Capitano aveva in mente tutt'altri progetti. Prese il cazzo impagliato di Hurra e lo porse a Mirella.
-Quello là - le disse indicando il Conte Rubico nudo e legato ad un albero - ti ha fottuto, ti ha tradito... Direi che è il momento di ricambiare il favore.
Mirella sorrise. Non era una cattiva idea. Afferrò il cazzo impagliato e si avvicinò con aria minacciosa al Conte Rubico.
Intanto, vicino al fuoco che crepitava, Hurra era vittima delle attenzione dei tre soldati imperiali. La ribelle si dimenava con forza inarrestabile, ma i tre soldati erano troppo forti per lei.
-Figli di puttana vi eviro tutti - diceva lei ringhiando.
-Dicono tutte così - rispose uno dei soldati.
-Veramente è la prima volta che una dice che ci evirerà - rispose un altro.
-Si fa per dire cazzo!
Uno dei soldati la girò a pancia sotto, sulla nuda terra, mentre un altro le strappava via di dosso i vestiti aiutandosi con un coltello.
-Questa puttana ribelle secondo voi l'hai mai provato un cazzo imperiale?
Il terzo soldato si chinò su di lei inginocchiandosi e poggiando il bacino in coincidenza con il culo di lei. Quindi le puntò la cappella tra le cosce e spinse con forza nella sua fica.
-Lo sai che mi sono già scopato il tuo capo nella battaglia a nord? - sussurrò il soldato nell'orecchio di Hurra - Ho sborrato in faccia a Cunya quel giorno. Come gemeva quella puttana.
La ribelle iniziò ad agitarsi ancora di più, per liberarsi, senza rendersi conto che il suo agitarsi provocava ancora più piacere nel suo stupratore.
-TI prometto che tu sarai il primo a cui strapperò il cazzo - ringhiò Hurra.
-Fai presto cazzo - si intromise un altro soldato - tocca anche a noi dopo.
Mirella non poté non provare un po' di sadico piacere nel vedere Hurra sottomessa in quel modo. Ma ancora di più provò piacere immaginando quello che stava per fare a Rubico. Lui era già chinato in avanti per colpa delle corde che lo bloccavano. Era costretto in una posizione in cui il suo culo era a disposizione del sadismo di Mirella.
Questa infatti puntò il cazzo imbalsamato verso l'ano del Conte e iniziò a spingere.
-No ti prego... tutto ma non questo - disse il Conte.
-Preferisci morire? - chiese Chirico che si godeva la scena.
Rubico deglutì. Stringeva le natiche, cercando di respingere quella invasione. Mirella allora sputò sulla cappella di quel cazzo imbalsamato e provò di nuovo il suo assolto. Questa volta incontrò meno resistenza, così approfittò dell'istante e spinse con tutta la forza che aveva. Il cazzo entrò quasi per metà. L'urlo di Rubico fu lancinante.
-Sei un viscido pezzo di merda - disse Mirella mentre continuava a spingere il cazzo imbalsamato nel culo del Conte, cercando di farlo affondare ancora di più - Avevi promesso che nulla contava di più della libertà, nemmeno la tua vita... e invece mi hai tradita.
-Avevo paura - urlò lui - Non volevo morire.
-Sei contento ora? Preferivi questo? - chiese Mirella che adesso prese a far uscire lentamente il cazzo per poi re-infilarlo ancora più profondamente - Non eri degno di servire il Regno dell'Est.
-Ti supplico basta - implorò Rubico piangendo.
-Mi auguro ricorderai per tutto il resto della tua vita questo momento. Quando una ragazzina ti ha infilato un cazzo nel culo. Non sei più un Conte dell'Est, non sei più un nobile, non sei più un uomo dell'Est... Non sei più nemmeno un uomo.
Mirella era così concentrata nel seviziare il traditore che si accorse solo con qualche secondo di ritardo di quello che stava succedendo.
Hurra infatti aveva iniziato a subire la violenza senza ribellarsi, fino a far abbassare la guardia ai suoi aguzzini. Poi aveva approfittato di un momento di distrazione e aveva agguantato uno dei coltelli che i soldati avevano lasciato a terra e si era voltata di scatto. Era stata di parola. Aveva evirato il soldato che se la stava scopando e aveva agguantato il pene mutilato. Quindi era riuscita a scappare.
-Cazzo - urlò Chirico - l'avete fatta fuggire, siete delle teste di cazzo.
Il soldato evirato urlava sconvolto, mantenendo le mani sulla ferita come per bloccare lo scorrere del sangue.
-Medicatelo cazzo - aggiunse rivolto agli altri soldati - Poi smontiamo tutti e ripartiamo. Non possiamo più perdere tempo e stare fermi qui a questo punto. È disarmata e senza provviste, ma non voglio rischiare altre cazzate.
Quindi si avvicinò a Rubico che ancora stava subendo le sevizie di Mirella.
-Tu invece, ci stai rallentando troppo - disse sguainando la spada - Ti farò una grande cortesia, dirò all'Imperatore che sei morto nel tragitto e ti eviterò ulteriori sofferenze.
Detto ciò infilò la spada dritto nella gola dell'uomo e uccidendolo sul colpo.
-Tu invece - continuò guardando Mirella - mi dispiace ma non sarai così fortunata.
Rapidamente i soldati imperiali lasciarono quel campo improvvisato e se lo lasciarono alle spalle continuando il viaggio verso la Capitale. Mirella si guardò un attimo alle spalle. Il cadavere di Rubico era stato lasciato lì, nudo, sgozzato e con un cazzo impagliato infilato nel culo.
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