La cena fu di mio gradimento, mangiammo piatti tipici, e Marco ebbe la decenza di dire poche parole, probabilmente la mia espressione era chiara. Non rompere. Dopo il caffè ero pronta ad alzarmi per andarmene e tornare in albergo, quando Marco ordinò due cocktai della casa. “No Marco, ho bevuto acqua tutta la sera, c’è un motivo. Domani mi sveglio presto, IO. Non ho intenzione di bere nulla di alcoolico e voglio andare a riposare”, ma lui incalzò “Eva, tu non hai idea di che roba sia, NON puoi non berlo, te lo assicuro. Lo so che mi odi, capisco perfettamente la tua stanchezza, ma fidati per una volta di me, questo è elisir, mi ringrazierai”. Per la prima volta mi sembrava sincero, ed il mio amore per le nuove esperienze, culinarie ed alcooliche incluse, mi fecero desistere. “Va bene Marco, d’altronde una volta nella vita, dovrai avere ragione persino tu”. Rise di gusto, e mi fece l’occhiolino. Iniziai a bere questo fantomatico cocktail, era decisamente buono, talmente buono che quasi mi seccava dovergli dare veramente ragione. In men che non si dica lo finii, così fece anche lui, che però prese la bottiglia e ne versò un altro bicchiere. Ne bevemmo quattro in totale, andava giù che era un piacere, il problema fu al momento di alzarsi. Mi girava completamente la testa, ero completamente ubriaca. Non doveva succedere, il mattino dopo avevo un meeting fondamentale per il mio business, ma in quel momento neanche me lo ricordavo. Marco pagò il conto al suo amico, almeno così mi pare di ricordare, mi accompagnò alla macchina tenendomi per un braccio, aprì la portiere e mi aiutò a farmi sedere, davanti questa volta. Nella strada per l’albergo mi addormentai, crollata. Fui svegliata dalla sua mano, era sulla mia coscia sinistra, mi aveva sollevato la gonna il più in alto possibile e mi palpava molto lentamente, la ragione diceva di bloccarla immediatamente e magari tirare anche uno schiaffo a quel vigliaccio sbruffoncello. Mi aveva fatto ubriacare consapevolmente per potersi approfittare di me. Ma la ragione va poco d’accordo con l’alcool, quel ragazzino mi stava eccitando, quella mano ci sapeva fare, il suo tocco era sicuramente piacevole e sensuale. Così decisi di fingermi ancora addormentata, chiusi gli occhi girando la testa verso il finestrino e lo lasciai proseguire nella sua molestia, la sua mano faceva un saliscendi dal ginocchio all’inguine, sfiorando le mie mutandine…ad un certo punto la macchina si arrestò, semaforo rosso probabilmente. Si avvicinò verso di me, mi leccò il collo e mi prese in mano il mio grosso seno infilando la mano dentro il vestito e mi disse “lo so che sei sveglia….”. Quella frase detta in quel modo mi fece risalire l’astio che provavo verso di lui, avrei voluto ucciderlo, ma ormai era tardi, girai la testa e lo baciai forte, facendo trasparire tutta la voglia di fare sesso con lui. Marco conosceva bene la città, arrivarono in hotel in men che non si dica. Parcheggiò la macchina, e mi disse “ci vediamo domani…”, che maledetto. Sapevo che mi stava mettendo alla prova, era nel suo stile, voleva fossi io ad invitarlo su….Prima mi fa ubriacare, mi molesta, mi eccita e poi fa finta di niente…lo detesto…”Smettila subito, tu sali con me, e finisci quello che hai cominciato”, “sarebbe Eva? Non è che hai bevuto troppo?”. “Sei uno stronzo, vieni su e scopami. E’ un ordine”. Rise, rise di gusto, era inebriato dalla situazione, mi aveva in pugno, è quella era la sua più grande soddisfazione. Salimmo finalmente in camera, ero in totale balia di quel moccioso, mi odiavo per questo, ma il prurito in mezzo alle gambe era troppo forte per poter avere sensi di colpa in quel momento. Mi spogliai in un attimo, ero nuda davanti quello smorfioso che mi guardava con il suo ghigno malefico. Mi prese di forza, buttandomi sul letto, si tolse la maglietta ed i jeans, prese la cintura dei pantaloni e mi legò al letto. Ora ero veramente tutta sua, poteva fare di me ciò che meglio voleva, inziò passandomi il suo cazzo, che era dentro i boxer, sulla bocca. Era parecchio in tiro, avrei voluto leccarlo, ma lo stronzo lo teneva ben nascosto, scese a leccarmi i capezzoli, stringendo i miei seni l’un con l’altro. Scivolò giù, passando al mio ombellico, poi gli inguini, fino ad arrivare alla mia fichetta. Volevo stringerlo forte, fargli sentire quanto lo desiderassi seppur odiandolo. Continuava a leccarmela, non la smetteva, stava per farmi godere solo con la sua lingua, mi metteva le mani in bocca per farmi giocare con la lingua, gli leccavo e mordevo le dita, ero in piena eccitazione. “Quanta voglia hai Eva, eh? “, “Scopami stronzo, smettila di giocare e scopami”, “non è ancora il momento, ora me lo devi succhiare un po’”, si tirò fuori il cazzo e me lo infilò in bocca, lo succhiai avidamente, era bello grosso, lo stronzo era ben dotato. Sputai sulla sua cappella, leccandolo tutto, scivolava che era una meraviglia….”scopami, ti prego scopami”. “Sei bellissima Eva, non sai quanti anni ho sognato questo momento, amo il tuo savoir-faire, amo i tuoi seni, amo le tue cosce, amo il tuo culo, il tuo sorriso…non sai quante volte mi sono masturbato pensandoti”…restai di sasso, non pensavo di scatenare davvero tutto questo in lui, pensavo solo volesse scoparmi come stava facendo, invece mi apprezzava davvero….Tolse il suo cazzo dalla bocca, si mise dietro di me, e finalmente iniziò a penetrarmi con estrema dolcezza, sempre con le mani sui miei seni, mi scopò con estrema delicatezza, mi ero quasi ripresa dall’ubriacatura, e lucidamente stavo godendo a pieno di quel ragazzino così sbruffone ma così dolce in quel momento…Venne dentro di me ed io con lui, fu una delle migliori scopate della mia vita…
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Aggiunto: 5 anni fa
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Etero