La folgorazione l’ho avuta mentre scopavo Clara in dog style sul letto davanti all’armadio; nel grande specchio, vedo un uomo inginocchiato dietro una donna accovacciata e vedo il cazzo di lui che scivola nelle intimità di lei, non si capisce se in figa o in culo. So che sto scopandola in figa, perché sento i muscoli della vagina che mi carezzano l’uccello e quasi me lo succhiano; ma sento anche che il piacere che ricavo dalla figa è inferiore a quello che ricavo dalla vista di lei che si fa scopare. In un attimo mi trovo a guardare Clara che scopa con un uomo davanti ai miei occhi; e il piacere che ricavo da quella vista è indicibile: sborro all’istante. Lei si blocca di colpo, meravigliata; non è nelle mie abitudini del sabato sera sborrare così, all’improvviso, senza avvertirla nemmeno.
Mi chiede cosa è successo e cerco di spiegarle, con qualche difficoltà, la strana emozione che mi ha colto all’idea (anzi all’immagine, anche se equivocata) che lei si faccia scopare da un altro uomo davanti ai miei occhi. Non è una sprovveduta, Clara, e non è neppure una falsa puritana. “Stai dicendo che ti piacerebbe se ti facessi cornuto?
“Si; addirittura mi piacerebbe che non lo facessi di nascosto, ma davanti a me: io potrei partecipare o solo guardare, secondo quello che deciderebbe il tuo amante. Ma ti assicuro che lo spettacolo di te che ti fai montare alla grande mi esalterebbe.” Mi dice che non è impossibile, anche perché nel suo ufficio c’è un collega che da tempo la tampina e le chiede di scopare almeno una volta. Volendo, potrebbe anche provare con lui. La difficoltà sta piuttosto nell’approccio; mi fa osservare che proporre immediatamente un menage a trois con il marito guardone non si può proporre a cuor leggero, al primo colpo. Forse un primo incontro potrebbe essere più “clandestino” per così dire. “Ma poi, una volta a casa, mi racconteresti tutto anche nei particolari!” “Ovvio. Anzi, se mi riuscisse di farti una telefonata mentre lo facciamo, potrei consentirti una partecipazione almeno uditiva, per così dire. Poi, si possono perfezionare i particolari per gli incontri di Cuckold in grande stile. Che ne dici?” “Dico che sono già arrapato e che ti scopo anche per la seconda volta.”
I giorni successivi (e in particolare i sabati successivi) si consumano all’insegna dell’ansia di trovare l’occasione giusta che sembra non venire mai. Lo squillo del telefono mi sorprende e quasi mi innervosisco perché, dall’altra parte, nessuno parla; all’improvviso sento la voce di lei. “Ma dove mi stai portando?” La voce di uomo che risponde mi è sconosciuta; ma realizzo di colpo che Clara ha perfettamente realizzato il progetto e che sono in viva voce ad ascoltare la loro scopata. All’inizio si tratta solo di rumori confusi derivanti da maneggiamenti fra i due, evidentemente; poi la voce di lei. “Sorbole che bel cazzo; tu con questo mi fai male.” Ma il tono è vezzoso e libidinoso. “No, vedrai che ti piacerà. Succhialo un poco e dimmi se ti fa bene … che ne dici?” “Hmmm; ma sei sicuro che qui non entra nessuno?” Evidentemente sono in un ambiente particolare dell’ufficio, forse un magazzino. “In genere non viene usato; ma un minimo di rischio c’è.” “Non mi va di rischiare il licenziamento per una scopata. Quindi lascia stare il vestito dov’è e arrangiamoci come possiamo.” “Ok. Allora girati. Da dietro è più comodo.”
Da quel momento solo colpi violenti, certamente di lui che la scopa a pecorina; gemiti anche forti di lei che sembra godere molto della scopata e rumori diversi non identificabili. Sono eccitato da bestia e non sopporto di non poter vedere. “Ecco … si … si … vengo … sborroooo!” E’ lui che è arrivato in fondo. Ma l’urlo di lei che si leva in contemporanea lo riconosco immediatamente ed è il segnale di una grande sborrata. Sospetto che lui dovrà correre a pulirsi i pantaloni, se lei ha spruzzato come fa in certe occasioni. Dopo qualche attimo di silenzio, mi arriva la voce di lei. “Hai ascoltato?” “Si; ma devi raccontarmi tu nei particolari, perché si è sentito solo a tratti.” “Va bene; adesso devo andare. Ciao. Ti amo.” Appena ci troviamo a casa, la sbatto sul letto senza parlare e le chiedo di raccontarmi tutto, di descrivermi tutto; la mia eccitazione è alle stelle.
Stamattina in ufficio, lei ha cominciato a fare la smorfiosa con lui che si è immediatamente ringalluzzito ed ha cominciato a ronzarle intorno approfittando di ogni occasione per passare una mano sul culo, per sfiorarle una tetta, per baciarla sul collo. All’intervallo per il pranzo, l’ha invitata a seguirlo in un vecchio magazzino in disuso di cui pochi sono a conoscenza; entrati, ha chiuso la porta e l’ha bloccata con una sedia. Intanto lei attivava il telefono a mio favore. Immediatamente, lui le è saltato addosso e l’ha baciata con irresistibile voglia; le ha infilato la lingua in bocca e, dopo aver perlustrato tutto l’interno, ha avviato una battaglia di lingue con lei che aveva messo in azione anche la sua ricambiandolo. Intanto,lui le tirava fuori una tetta e si piegava a succhiarle i capezzoli: ed io so quanta goduria si scateni in lei quando si sente poppare; mi ha raccontato infatti che il primo orgasmo l’ha avuto appunto mentre lui poppava i capezzoli grossi come ciliegie e durissimi per l’eccitazione. Lei intanto gli apriva la patta e metteva la mano sul suo cazzo ancora negli slip.
Questa fase era stata quella dei rumori confusi che avvertivo all’inizio. Poi lei si è resa conto che doveva fare almeno una piccola cronaca a beneficio di chi era all’ascolto ed ha pronunciato la frase “Sorbole, che bel cazzo!” ed effettivamente, mi ha detto, il cazzo che si era trovata tra le mani era bello grosso e nodoso, di quelli che dentro ti sollecitano tutti gli angoli e ti fanno godere molto. Contemporaneamente, anche lui si era lanciato ad esplorare il corpo di lei e, giunto con una mano sullo slip, lo aveva semplicemente spostato per infilarle un dito in figa, Mi ha detto che ha raggiunto facilmente un secondo orgasmo, mentre lui le titillava il clitoride. Mentre raccontava, io avevo tirato fuori il cazzo e glielo avevo messo in mano perché mi facesse una sega: non si è fatta pregare ed ha cominciato a menarmelo; quando però il racconto è giunto al punto in cui lei mette a nudo veramente il cazzo e ne saggia la serica morbidezza e la feroce durezza, mi sono trovato a sborrare senza accorgermene. “Non ci badare.” Ho detto “tra poco si riprenderà.” E il cazzo, effettivamente, in poco tempo mi è venuto di nuovo duro. Lei ha fermato un poco il racconto per prenderlo in bocca, leccare gli ultimi residui di sborra rimasti e succhiarlo a lungo per farlo rinvenire al massimo dell’erezione.
Poi mi ha detto del disagio che avevano perché potevano essere scoperti e della decisione di fare in fretta per non correre rischi, come già avevo udito dalla telefonata. Lui allora l’ha fatta girare, ha infilato due dita nella figa e, trovandola ampiamente bagnata, non ha esitato a infilare immediatamente il cazzo. “Non mi ha fatto male; ma l’ho sentito bene, mentre entrava. E’ alquanto più grosso del tuo e quando si muove, le pareti della vagina vengono come passate e ripassate da nodosità che le stimolano. Non sono in grado di dirti quante volte ho sborrato né per effetto di che: infatti, mentre mi montava, mi ha anche afferrato le tette e me le stringeva, me le palpava, me le torturava. Tu sai che questa manipolazione mi fa venire molto e rapidamente. Poi ho sentito che vibrava tutto, che si irrigidiva e che sbuffava come un toro; ho capito che stava per sborrare: ho portato una mano alla figa, ho strizzato un poco il grilletto e l’ho anticipato, sborrando un attimo prima che lui mi scaricasse nel ventre una tempesta di sborra. Durante l’orgasmo, non ho potuto fare a meno di lanciare un forte grido che sicuramente hai sentito.” Quando lei finisce il racconto, io sto sborrando per la seconda volta nella sua mano.
Per alcuni giorni, il nostro mondo di riferimento è quella scopata. Me la faccio raccontare un miliardo di volte, in tutti i particolari; credo che lei si sia anche stancata e, svanita la freschezza della memoria, abbia sopperito con un po’ di fantasia; ma non si è perso niente della bellezza del racconto ed ogni volta sborro due volte sulla sua mano. Si affaccia allora la voglia di ripetere l’esperienza, ma stavolta facendo in modo che io possa almeno assistere abbastanza da vicino. Lei pensa che una scopata in macchina può consentirmi di appostarmi nelle vicinanze e di vedere o anche ascoltare le loro evoluzioni. Convengo che è una buona soluzione e concordiamo per mandarla in porto. La sera che abbiamo concordato, lei esce con la nostra macchina, passa a prenderlo e vanno ad imboscarsi in un parcheggio che conosciamo fermandosi in un angolo fuori vista ma con una illuminazione minima, accanto ad una siepe dove io mi sono appostato.
Appena arrivati, sistemano la macchina, aprono i finestrini perché l’aria è tiepida e cominciano a baciarsi: vedo lui, particolarmente aggressivo, mordere quasi con violenza le labbra di lei, succhiare con foga e spingere violentemente la lingua dentro la bocca; lei, per parte sua, si limita a farsi possedere e violentare da quella lingua e usa la sua, puntuta e delicata, per provocare l’altra, in un gioco di rinvii che so molto eccitante. Quando lui apre la patta e tira fuori la bestia, rimango per un attimo perplesso a domandarmi se lei avrebbe facilmente sopportato l’intrusione di quella mazza nel suo corpo; poi mi ricordo che ormai l’ha già assaporato e che lo ha trovato affascinante. Vedo lei che si china prenderlo in bocca e per qualche momento il movimento su e giù della sua testa è l’unica cosa che vedo. Poi lei si alza e chiede a lui di leccarla. Lui ci prova, in qualche modo; ma è evidente che la posizione impedisce la corretta esecuzione. Clara gli dice di fermarsi, si sfila le mutande, esce dall’auto e, piegata a novanta gradi, si appoggia coi gomiti al sedile mentre il culo sporge oltre lo sportello; sollevando la falda della gonna (ne ha indossato apposta una ampia) lo aizza. “Dai, vieni dietro di me e leccami tutta fino in fondo.” Io sono già col cazzo in mano e mi sparo una sega formidabile.
Lui esce dall’auto, viene da quest’altro lato: ha il cazzo fuori dei pantaloni e posso ammirarlo in tutta la potenza; più di venti centimetri, sicuramente, e grosso almeno quattro centimetri di diametro; nodoso, molto nodoso, quasi bitorzoluto per tutta una serie di rigonfiamenti venosi che lo solcano; la cappella è bellissima, quasi enorme, come un fungo che si apre di colpo sullo stelo. Mi sego con voglia. Dietro di lei, si accovaccia e afferra le natiche, una per mano, per dilatarle dal centro verso l’esterno: vedo nettamente il buco del culo di mia moglie - scuro, grinzoso - che si dilata ed offre lo spettacolo dei tessuti interni assai più rosei. Il tipo prende a leccare attentamente il foro tutt’intorno, per poi affondare la punta della lingua nell’ano; Clara geme un poco, all’inizio, poi a voce abbastanza alta invoca. “Si … si … proprio lì … leccami … entra dentro … infilaci un dito e spingilo dentro.” Il tizio mi sembra che si dia da fare per accontentarla; vedo che accentua la leccata nell’ano, tira le mani verso l’esterno per allargarlo, poi infila il medio nel culo, utilizzando per lubrificante la sua saliva: il dito entra fino alla mano e Clara esplode in un urlo da orgasmo.
Dalla mia posizione, posso vedere nettamente lo spruzzo della sua sborrata; so che in quel caso tende a espellere fluidi vaginali con tracce di sborra e, soprattutto, sprazzi di urina che possono dare fastidio la prima volta ma che risultano arrapanti subito dopo. Difatti, il suo amante ha una smorfia di disgusto, all’inizio, poi comincia ad apprezzare e beve avidamente i succhi della figa, che Clara continua instancabile a spruzzare. L’uomo poi scivola più giù, lungo il perineo e incontra la figa che mia moglie porta con abbondante pelo incolto; Il dito si muove agilmente tra i riccioli del pelo, alla ricerca della fessura; la lingua lo segue con qualche difficoltà, per i peluzzi che si staccano e finiscono in bocca con un certo fastidio. Ma lui è tenace e ingoia tutto, figa e peli annessi: sembra quasi che la stia divorando, tanto cerca di farsela entrare in bocca; quando incontra la fessura tra le grandi labbra, vi si infila quasi con prepotenza e Clara ha una violenta reazione di orgasmo: riprende a spruzzare con violenza nella sua bocca, che accoglie tutto appassionatamente.
Al terzo urlo di piacere, il mio cazzo esplode sborra su tutta la siepe e una folgore nel cervello mi priva per un attimo dei sensi; mi riprendo subito e continuo ad ammirare i movimenti dei due. “Mettimelo dentro, adesso.” Impone Clara e l’altro immediatamente si solleva, si abbassa i pantaloni per evitare che gli spruzzi li danneggino, punta il cazzo sulla vulva e spinge con decisione. Lei urla di piacere mentre il bastone di carne conquista la sua vagina fino in fondo. Quando sente che ha toccato il collo dell’utero, si ferma un attimo e comincia a pompare con foga: si aggrappa alle tette che pendono sopra il sedile, per dare potenza ai colpi, ed io so che la capacità di sborrare di Clara è al livello massimo. E infatti i suoi orgasmi si susseguono sempre più intensi, sempre più veloci. Arriva quello conclusivo, distruttivo, che le scuote tutto il corpo; e arriva con un urlo disumano a cui fa eco il grugnito di lui che sta sborrando: spinge con tutto il ventre contro le natiche e si ferma pressando come a lasciare scorrere nella figa tutto il piacere. Si accascia poi sulla schiena di Clara, che sta piegando le ginocchia e a sua volta sta poggiando tutto il corpo sul sedile.
“Dio che scopata! Sei fantastica, la più grande troia che abbia conosciuto. Mi strappi l’anima dalle palle, quando ti scopo.” Non posso vederla ma sono certo che sta sorridendo di soddisfazione, come fa quando ha sborrato di gusto. “Si, ma bisognerebbe che trovassimo il modo di farlo più comodamente, su un letto per esempio.” Credo che la frase miri ad aprire un varco per la prossima esperienza.”Si, quello di casa tua? Con il permesso di tuo marito?” “E perché no?” “Sei matta?” “No, mio marito è particolare; lui adesso sa che sto scopando con te e ci gode. Sono certa che se gli propongo di lasciarmi scopare nel mio letto non dice di no; al massimo, chiede di assistere o di dare una mano.” Lui è stravolto; lei ritiene opportuno sospendere il discorso. Si allontana verso la siepe che mi nasconde. “Vado a svuotare figa e vescica!” annuncia ed effettivamente, giunta proprio vicino a me, si accoccola a pisciare. “Hai visto tutto?” Mi sussurra. “Sei grande.” Le rispondo. “Hai sborrato?” “Due, forse tre volte.” “Vuoi che smetto qui o me lo scopo ancora?” “Continua finché ti va, poi ci vediamo a casa.” “Va bene, ti faccio un secondo tempo, poi andiamo. E almeno per stasera niente culo!” “Ok. Ti amo.” “Anch’io!” e torna verso la macchina.
“Hai ancora voglia o ci fermiamo?” Il tono è di sfida: non consente un rifiuto. “No, no, almeno un’altra montata ce la facciamo.” “Però stavolta voglio guardarti in faccia mentre chiaviamo.” “E come si fa?” “Semplice, sul sedile posteriore con le gambe sporgenti dallo sportello.” Solleva la gonna fin quasi sulle tette e si va a sdraiare sul sedile posteriore facendo sporgere dall’auto il culo e le cosce con i piedi poggiati a terra. Non posso fare a meno di osservare come sia comunque bella, anche in quella posa decisamente oscena e volgare: le forme sono armoniche e compatte, non ha un filo di grasso ma è bene in carne: dà una sensazione di ricchezza, di abbondanza che invoglia il cazzo a rizzarsi sempre di più per approfittarne. Lui ha qualche difficoltà a muoversi, coi pantaloni abbassati alle caviglie; riesce comunque a montarle sopra, in qualche modo, e la penetra di colpo. Mi aspetto una scopata più lenta e più lunga, dopo la sborrata appena scaricata; e invece sembra più coinvolto, quasi catturato dalle sue carni esposte. La chiava con rabbia, quasi, con colpi rapidi, e la sborrata gli esplode all’improvviso, senza quasi che se ne renda conto nessuno dei due.
Non cerca neppure di scusarsi, per la evidente defaillance; soltanto, si stacca, ripone il cazzo nei pantaloni e si va a sedere in macchina. Clara torna al suo pisciatoio e mi sussurra “Che stronzo. Ti toccherà scoparmi tu, visto che mi ha lasciato a secco.” “Va bene. Ne parliamo a casa.” “Insisto sul discorso cuckold?” “Io lo voglio fare; se ti va ancora bene, dopo questa gaffe, a me sta benissimo. Decidi tu se ci sono i tempi.” In realtà è lui a riprendere il discorso. “Dicevi che tuo marito sa che stai scopando con me?” “Noi ci diciamo tutto, nel male e nel bene. Ho deciso insieme a lui che ti avrei concupito e ti avrei scopato.” “E non ha niente in contrario?” “Senti, se per te è così difficile, questo discorso, molla e non se ne parli più.” “No, no: è che è abbastanza fuori dell’ordinario.” “Io e mio marito siamo persone straordinarie, non individui ordinari. Se non te la senti, pace; tutto finisce qui. Se hai la forza e il coraggio morale per imbarcarti in un’avventura straordinaria, benvenuto a bordo.” “Mi ci lasci pensare?” “Si; ma non molto; se capisco che hai troppi dubbi, entro il fine settimana mi cerco un altro con cui scopare.” Hanno parlato mentre stavano seduti in macchina a riposare un attimo. Appena chiuso il discorso, Clara mette in moto e si avvia. Io prendo il mio motorino e torno a casa.
Aspetto Clara con ansia, a cazzo duro; ho una voglia estrema di farla godere, di spremerle dalla figa, dal culo, da tutto il corpo, la libidine, la goduria, il piacere che sa dare e che vuole darsi; sento di essere a un punto in cui posso annientarmi anche completamente in lei e non aspetto altro che sperimentarlo. Lei entra con aria felice e mi viene a baciare sulla bocca: ha labbra calde e sensuali, da grande pompinara; ed ho la sensazione che coli saliva come quando succhia un cazzo, mentre sta semplicemente baciandomi. So che sono io ad avere una febbre da sesso, ma lei mi appare calda, infuocata. La spingo sul letto, le sollevo la gonna e mi tuffo sulla sua figa nuda: avverto immediato l’afrore del cazzo di lui che l’ha sbattuta e infilo la lingua fino in fondo a cercare tracce di sperma di lui che siano rimaste impigliate nelle pieghe della vagina. Incontro quasi per caso il clitoride duro, gonfio, grosso come un dito; e lo succhio disperatamente, a lungo, insistentemente finché lo spruzzo dalla vagina mi vien sparato sul viso e nella bocca: quello cercavo, quello volevo, quello aspettavo; e quello succhio con amore e ingoio a più riprese. Poi torno ad insistere sul clitoride, finché di nuovo avverto gli spasmi del ventre e l’esplosione della figa nella mia bocca: allargo allo spasimo le mascelle, per accogliere tutta la vulva in bocca e non consentire a nessun frammento dello spruzzo di sfuggirmi.
“Se vuoi, ti piscio in bocca.” Mi propone Clara. La sollevo per un braccio dal letto e la porto in bagno, nel box della doccia; solo il tempo di sfilarsi la gonna, poi entra con me e mi fa piegare a terra finché la sua figa non è sulla mia bocca: aspiro il clitoride come un’idrovora e lei all’improvviso esplode allagandomi la bocca; ma è solo l’inizio; subito dopo, la sua pioggia dorata comincia a scorrermi in gola e il getto si fa sempre più continuo e intenso, fino a che è un flusso continuo che mi soffoca. Sono costretto a far scorrere ai lati della bocca gran parte del suo piscio e non mi fa piacere. Ma godo come un matto a sentire la pioggia nella mia bocca; Clara è come in estasi e continua a godere mentre libera la vescica. Quando si è completamente svuotata, struscia la figa a lungo sul mio viso, sulla mia barba e si asciuga così. “Grazie, amore; sei meraviglioso.” Mi dice alla fine ed io mi sento felice. “Sei riuscita a recuperare l’orgasmo perduto?” “Si, amore, ma adesso vieni qui che dobbiamo parlare.” Mi riferisce che, sul percorso di ritorno, il suo collega ha ancora ribadito che vuole pensarci un attimo, ma che ha tanta voglia di scoparla ancora, anche davanti a me; le chiede se per caso intendo anche avere pratiche sessuali con lui, che so? incularlo, per esempio, e che lei gli assicurato che chiederò di essere presente o, al massimo, qualche volta di poter fare a lei qualche carezza anche intima.
Mentre parlavano, le aveva messo una mano in mezzo alle cosce e le aveva avviato un piccolo ditalino a cui lei si era negata per non perdere il controllo della guida; lui allora aveva tirato fuori il cazzo e aveva cominciato a masturbarsi, ma ancora una volta Clara si era opposta perché si eccitava e non poteva concentrarsi sulla guida. Con questi presupposti, non c’è alcun dubbio che entro fine settimana si potrebbe anche organizzare un incontro a casa. Mi rende felice e orgoglioso del nostro rapporto, rendermi conto della grande armonia che esiste tra noi e della sua immensa disponibilità a favorire anche le mie perversioni. Il giovedì pomeriggio, tornando dal lavoro, Clara mi annuncia che sabato sera avremo un ospite a cena e, dopo, lei lo avrà nel suo letto. Per la gioia, la sollevo in aria prendendola per la vita e le faccio fare il giro della sala: quando la riporto giù, ci abbracciamo con una voglia feroce e ci divoriamo le bocche nella frenesia di scoparci con la lingua: la porto fino alla camera da letto e festeggiamo l’evento con una delle più belle scopate della nostra vita insieme. La mattinata di sabato, com’è ovvio, sembra non voler passare. Mi ripasso un centinaio di volte i possibili modi di svilupparsi della serata e quasi mai mi sento totalmente soddisfatto. In un attimo di relax, mi salta alla mente che i miei films sulla serata non valgono niente perché manca la mano della grande regista, Clara, capace di quelle invenzioni che fanno della banalità un grande evento. Nonostante la rivelazione, continuo a crearmi nuove soluzione e a registrarmele in mente,
Mia moglie torna puntuale alle cinque, mi bacia leggermene sulla guancia e fila in bagno per prepararsi alla “sua” serata. Non ritengo di disturbarla mentre fa le sue cose; ma è lei che mi chiama; entro e, senza perdere tempo “Guarda come faccio la cacca!” mi dice; mi sposto dietro la tazza e la sollevo quel tanto che mi consente di vedere l’ano. “Fai pure!” dico; e vedo le grinza dell’ano tendersi e dilatarsi fino a più che raddoppiare la circonferenza del buco di uscita; i suoi sforzi di pressione si scaricano sul ventre e sulle natiche; si protende in avanti e ansima dallo sforzo: un blocco notevole di merda appare dal buco e, spinto dalle sue pressioni, esce piano piano dal foro. Puzza e anche molto. A mano a mano che procede, scivola sempre più agevolmente fuori dal foro. E’ strana la colorazione varia, dal giallo al marrone intenso con punte di nero e di rosso: l’alimentazione variata forse produce anche quello. Ad un certo punto, l’ano spinge fuori di colpo il blocco di merda e si richiude bloccando di nuovo l’uscita; qualche attimo e spruzza fuori di colpo un blocco assai più fluido, capace di abbandonare l’intestino senza pressioni esterne.
“Dal colore, mi pare che stai facendo una bella cacca.” Le dico, baciandola sulla nuca. “Certo; però questa puzza è tremenda, Chissà da che dipende?” Non lo so e glielo dico. “Pensi di offrirgli anche il culo, stasera?” “No, stasera no. Però sicuramente mi farò leccare il buco e molto a lungo anche. Pensi che debba farmi un clistere?” “Se decidi, te lo faccio con tutta la passione del mondo. Ma richiede un po’ di tempo: e non so se ne resta abbastanza.” “No, è meglio di no, effettivamente. Un bel bidet può bastare. E poi, se lecca, che almeno trovi qualcosa.” Smettiamo per darle il tempo di truccarsi e io torno nella sala a preparare l’ambiente e la tavola. Alle sette, puntualmente, lui bussa al campanello del nostro appartamento; Clara va ad aprire, lui entra con l’obbligatorio corredo della bottiglia per la serata e dei fiori per lei. E un tipo normale, quasi banale, quarantenne di media altezza tratti vagamente meridionali (clorito bruno e capelli neri) che potrebbe anche essere insignificante se non fosse che, come mi dice Clara, ha un cazzo abbastanza notevole, da educare un poco nell’uso incerto che ne fa il proprietario. Ci presentiamo e mi accorgo che è molto più in imbarazzo di quanto fosse lecito aspettarsi da un aspirante bull.
Ma proprio il fatto di aver puntato su un collega di lei e non su un professionista ha consentito questo approccio che decisamente aiuta la capacità di dominio di Clara e la mia serena neutralità. Difficile che possa imporre un tipo di rapporto che possa dispiacerci o risultarci inaccettabile. La cena scivola via pacatamente, accompagnata dal vinello che il tizio ha portato; al termine, ci spostiamo per il caffè: mentre io vado in cucina a prepararlo, loro vanno a sedersi sul divano. Dalla cucina osservo che lei si da subito da fare: lo prende per le spalle e lo bacia con violenta passione. Lui è a disagio: il suo sguardo va sempre alla cucina da dove sa che apparirò e sembra temere quel momento. Il caffè passa ed io lo verso nelle tazze; prendo il vassoio e faccio la mia entrata trionfale proprio mentre Clara gli sta slacciando la cravatta. Guardo con interesse la scena, poggio il vassoio sul tavolino e mi siedo nella poltrona di fronte come davanti ad un televisore dove c’è uno spettacolo erotico. In un momento di requie, quando Clara interrompe i baci e le carezze per sfilargli la giacca e poggiarla sull’altra poltrona, chiedo a lui “Quante zollette?” “Una.” ha appena la forza di rispondere; “Per te amaro come sempre, vero, amore?” “Grazie, amore; però aspetta un poco: ho bisogno di sentire un bacio vero!”
Quasi lo aggredisce con la bocca e so bene che cosa sia capace di scatenare quando bacia con quella foga; vedo il tizio annaspare mentre bave di saliva gli corrono ai lati della bocca: Clara sta portando al massimo la sua capacità di combattere con la lingua, di esplorare tutti gli anfratti della bocca e di scatenare il piacere da punti impensabili. Guardo il suo inguine e vedo che il cazzo quasi fa scoppiare il pantalone. Con fare disinvolto, prendo la giacca e la cravatta di lui dalla poltrona e le porto all’attaccapanni; Clara, quasi fosse un segnale, gli apre la cintura dei pantaloni, abbassa la zip, infila la mano nella patta e armeggia a lungo finché il cazzo esce all’aria. E’ veramente degno di ammirazione, come avevo già avuto modo di osservare al parcheggio; ma neanche questa volta Clara sembra impressionarsi. Quasi infastidita dalle esitazioni di lui, si alza in piedi e con pochi gesti rimane completamente nuda, avendo indossato solo un abitino chiuso in vita da una cintura, le scarpe basse e nient’altro. Poi letteralmente aggredisce lui: gli sfila i pantaloni dai piedi, lo spinge a sedere e gli sfila scarpe e calzini; infine, lo priva anche degli slip, afferra il cazzo e lo prende in bocca. Mentre lei si gusta la mazza in tutti i modi possibili, raccolgo il vestiario distribuito per la sala e, quasi fossi un maniaco dell’ordine, lo sistemo bene organizzato all’ingresso. Si avviano alla camera. “Il caffè non lo prendete?” Chiedo con premura servile ed esagerata.
“No, grazie. Forse dopo.” E’ comunque Clara a decidere. Li seguo nella camera e mi vado a sedere sulla poltrona che già ho preparato di fronte al letto: di lì posso vedere, in diretta, le loro evoluzioni sul letto; ma anche, a completamento, il retro, nello specchio che occupa quasi tutta la parete a fianco. Senza frapporre indugi, Clara lo fa sedere in fondo al letto, poi lo spinge a sdraiarsi e si impossessa del basso ventre su cui si cala come a pascere; vedo che affonda la bocca sulla radice mentre tiene l’asta e muove la mano su e giù: lui spalanca gli occhi al cielo sopraffatto da questo assalto che gli fa sentire le labbra sul cazzo, sull’inguine, sulle palle; e, contemporaneamente, l’asta è preda della mano che sapientemente muove la pelle in su, fin dove la cappella è letteralmente esplosa in tutta la sua grossezza. Quando la bocca si sostituisce alla mano e le labbra a ventosa percorrono il cazzo scavando il piacere in tutte le vene e in tutti i bitorzoli del cazzo, l’uomo sembra sul punto di cedere all’impulso del piacere; Clara lo sente nelle vibrazioni del cazzo, gli artiglia le palle e gliele strozza. Con un urlo disumano, il poveretto abbassa l’erezione di colpo.
Lei gli fa minacciosa: “Non ti azzardare a sborrare se non te lo permetto io. Impara a trattenerti e, se senti arrivare l’orgasmo, avvertimi e fermati!” Non avevo idea che Clara potesse essere così autoritaria. Non so se a me non ha mai chiesto niente più di quel che le davo o se sono riuscito, forse inconsciamente, a corrispondere ai suoi desideri. Ma oltretutto, quello è il suo giocattolo sessuale, lei gli consente di scoparla; ovvio, quindi, che debba stare alle regole. Mi metto comodo sulla poltrona ed osservo lo sviluppo dello spettacolo: sta scivolando un poco più avanti; adesso è il suo seno all’altezza del cazzo durissimo di lui. Le sue tette abbondanti, saporite, carnose, sormontate da aureole eleganti e da capezzoli duri come diamante catturano l’asta e comincia una spagnola atipica, in cui non è il cazzo a scivolare nel canale tra le tette, ma sono queste a muoversi a vai e vieni sul cazzo, procurando a lui fitte da convulsioni, ma causando a lei piccoli orgasmi che registro osservando le piccole labbra della sua figa trasudare umori e versarli sul corpo di lui. Lentamente, procede ancora più avanti, fino a sedersi col culo sull’inguine di lui. Quella mossa la conosco, perché spesso l’ha fatta anche con me e so come si muoverà.
Innanzitutto, si piega su di lui e lo bacia sul torace, gli succhia i capezzoli e lo fa vibrare fin quasi a sborrare; lui la avverte che non regge e si fermano; poi lei solleva il culo e lo spettacolo è tutto per me, dell’ano che sta vibrando di piacere e della figa rorida che pulsa come un fiore strano percorso da scosse elettriche. Per un attimo sono tentato di accostarmi e ficcare un dito nel culo o nella figa; ma mi impongo di stare fermo. E’ lei, invece che ordina “Ficcami un dito nel culo e uno nella figa. E’ un gesto micidiale, infallibile; se eseguito bene, le dà un orgasmo perfino feroce. Lui non esegue alla perfezione; ma quando vedo il medio infilarsi nell’ano e superare lo sfintere, mentre l’anulare occupa di colpo la figa; capisco che per lei è il top. Infatti si agita come una tarantolata, urla frasi sconnesse, sfrega la figa sull’inguine del maschio ed esplode in un orgasmo terrificante che segnala con un urlo al limite dell’umano. Dallo specchio mi fa cenno di accostarmi e di proseguire. Mi avvicino, le carezzo la schiena fino al culo: sfilo delicatamente il dito di lui dalla figa e mi infilo tra i due corpi per catturare il cazzo compresso sotto di lei e sopra il ventre di lui; lo sposto delicatamente fino a far coincidere l’enorme cappella con l’ingresso in figa.
Quando sente che ce l’ha alla sua portata, si solleva quasi seduta su di lui e comincia a calarsi lentamente sul cazzo; mi abbasso fino al’altezza dei due corpi per guardare il cazzo che lentamente affonda nel canale vaginale favorito dalla enorme lubrificazione che gli umori espulsi hanno provocato. Quando lo sente tutto dentro, si schiaccia sul ventre di lui perché le cosce si aprano e l’asta raggiunga la massima penetrazione che lei avverte dalle dolorose sollecitazioni dell’utero. Poi comincia la sua straordinaria cavalcata. E’ stupenda, Clara, quando scopa da sopra; riesce a strappare dai coglioni reazioni eccezionali, fitte incredibili, tanto più quando impreviste; non mi meraviglia che lui sembri perso in un suo paradiso: le emozioni che sta provando devono essere sconvolgenti e, a giudicare dall’esterno, per lui assolutamente sconosciute. Mi accosto dalla sua parte, prendo le mani che tiene abbandonate sul letto e le pongo sui fianchi di Clara, guidando i movimenti per sollevare e abbassare, seguendone le mosse, le spinte di lei nella scopata. Capisce e si impegna immediatamente. Clara mi ringrazia in un sussurro e si abbandona al piacere della cavalcata.
L’orgasmo di lei arriva improvviso, sconvolgente, terribile; quello di lui è ancora una volta frenato, con una stretta ai coglioni, da mia moglie che trova la lucidità, sentendo l’orgasmo di lui arrivare, di bloccarlo perché non ha finito. Staccandosi dal cazzo, si sposta velocemente sul viso di lui e vi si siede, letteralmente; poi poggia le ginocchia sul letto e piega il busto a 69, afferrando il cazzo in bocca. “Lecca!” Ordina secca e lui esegue. Per mezzo dello specchio riesco a vedere la sua lingua - larga, carnosa, umida - spazzolare la zona intorno all’ano, quella tra ano e figa, quella intorno alla figa. “Il dito, infila il dito!” Ordina Clara e il poveretto finalmente capisce che deve ripetere il gesto già fatto prima: occupare contemporaneamente i due buchi, anteriore e posteriore, e stimolarli al meglio. Lo fa con devozione, mentre la sua lingua continua a spazzolare tutta la superficie delicata tra fica e culo. Clara si estrae il dito dal culo e, interrompendo per un attimo la sua succhiata al cazzo, “Lecca, ora!” impone. Mi torna in mente quel che aveva detto in bagno, prima, e mi guardo soddisfatto la lingua di lui che spazzola intorno al buco di culo per poi infilarsi dentro quanto può e continuare a leccare con passione.
E finalmente prende un’iniziativa: rimette il dito nel buco del culo e titilla, mentre estrae quello dalla figa e lo sostituisce con la lingua che si impegna a cercare nel canale tutti i residui di umori vaginali che possano essere ancora presenti dentro. Clara sembra poco soddisfatta: forse si aspettava un altro orgasmo dalla lingua; ma l’uomo è privo di fantasia. “Prova a infilare più dita in figa e a stimolarle il clitoride, mentre inserisci la lingua nel culo, profondamente.” Benché sorpreso dal mio intervento diretto su lui, esegue e si trova addosso una Clara che è tutta un fremito di goduria, tesa come una corda di violino e protesa soltanto ad attendere l’orgasmo che vuole, quello della serata. E arriva presto, preceduto da una forte tensione di lei e un’agitazione che quasi ferisce il volto del poveraccio. Clara si ferma a godere per un tempo interminabile, scaricando ettolitri di liquidi sul suo viso, nella sua bocca: lui sa come spruzza Clara; lo ha già sperimentato e sa anche che gli piace. Allora succhia e beve avidamente il misto di umori vaginali, piscio ed altro che gli viene sparato in gola e riesce a stento a frenare ancora una volta la sborrata.
Quando Clara si rialza, è evidente che si prepara all’ultima scena; quasi superba nell’imponente bellezza, determinata e distaccata ma anche calda e appassionata, è inevitabile che domini il maschio, un perfetto giocattolo sessuale il cui cazzo è servito da vibratore di carne calda per una figa insaziabile. Ma la scopata è stata così bella che merita tutto. E non è ancora finita.
“Adesso mi scopi tu e decidi come vuoi sborrare” Finalmente arriva l’autorizzazione a concludere in bellezza. “Vorrei scoparti alla missionaria e sborrarti in bocca, se ti va.” Clara si stende comoda sul letto, allarga le cosce e piega le ginocchia. Lui si sistema in ginocchio, tra le sue cosce, e punta la cappella direttamente alla vulva ma non entra di colpo, gioca un po’ a spazzolare la vulva con la cappella. Io, dietro di lui, ho una visione nitida e ravvicinata della figa e del cazzo che la sta penetrando: addirittura, potrei contare le pieghe del canale vaginale che si aprono a far entrare il cazzo. Se la scopa quasi con ansia, quasi temesse che qualcuno potrebbe strappargli all’ultimo momento quel piacere enorme che sa di essersi conquistato in una serata di sfrenata intemperanza sessuale. Poi si calma e comincia delicatamente e lentamente a scopare in figa. Lei gli passa i piedi dietro la schiena, solleva il culo, spinge alla morte il bacino contro il suo, spalanca le cosce per far entrare tutto l’inguine di lui e gli da il ritmo della scopata. Bastano pochi colpi, perché lui è già sovraccarico. Quando dalle vibrazioni del cazzo avverte che l’orgasmo è vicino, lei sgancia la presa con le gambe e si prepara a riceverlo in bocca; lui deve muoversi un poco in anticipo, per essere certo di farcela: esce precipitosamente dalla figa, si sposta dal corpo di lei e si fionda col cazzo sulla bocca, dove lo infila in un sol colpo.
Clara lo ingoia per buona parte, lo succhia con sapienza e lui urla il suo orgasmo; trema per qualche momento e si agita; poi si calma; lei lascia il cazzo, apre la bocca e mostra la sborra che ha ricevuto; richiude le labbra, deglutisce e riapre la bocca per mostrare che ora tutta la sborra è stata ingoiata. Le operazioni finali sono quasi sbrigative. Lui riprende i suoi abiti in giro e si riveste di tutto punto; Clara va in bagno a darsi una sciacquata e torna poi in un seducente accappatoio che non le copre del tutto le natiche; io preparo il caffè, che adesso è freddo. Chiedo se qualcuno ne vuole e, poiché nessuno gradisce, sorbisco il mio da solo. Clara saluta il suo amante con un bacio e si danno appuntamento per il giorno dopo, al lavoro. Si viene a sedere vicino a me e mi bacia con tenerezza. “E allora?” “Allora, imbranato e limitato ma credo che per le nostre esigenze sia ideale: si fa guidare ed obbedisce come un cagnolino, ha un bel cazzo di cui può migliorare l’uso. Forse,può andare proprio bene per qualche serata alternativa.” “Amore, però adesso mi vieni a scopare come si deve!” Inevitabile: si fa come decide Clara.
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