“Io lo odio, il lunedì”: la vignetta de “La settimana enigmistica” mi torna prepotente in mente mentre mi avvio alla mia scrivania; l’ufficio non è il luogo ideale per iniziare una settimana, specialmente quando è popolato - come forse tutti gli uffici del mondo - di gelosie, invidie, piccoli rancori e pettegolezzi. Ma oggi mi è particolarmente noioso, forse per via delle emozioni a catena che mi ha riservato il fine settimana: solo a ripensarci, mi sento bagnare tra le gambe. La mia emozione non sfugge a Carla, la mia vicina di lavoro: su di lei corrono voci strane (pare che sia lesbica o, almeno, bisessuale) ma con lei ho un rapporto molto più cordiale e di fiducia che con altre, specialmente la rossa peperina tutta tette che, ultima arrivata, sembra voler ad ogni scosto dare una scalata veloce e irruenta alla carriera. Carla mi sorride affettuosa e mi fa: “Hai un’aria strana, oggi; ti deve essere successo qualcosa … spero proprio che mi racconterai” e ammicca sorniona. Mi schernisco: “no, che vuoi … non trovare traffico, trovare subito un parcheggio e cominciare una nuova settimana può anche darti un po’ di allegria“ “già … chiamiamola allegria” Ci si mette al lavoro e passano le ore del mattino.
All’intervallo, Carla mi prende da parte e mi sussurra “Adesso andiamo a farci una bella sigaretta in un posto che conosco solo io”. Sapevo di un posto dove i fumatori accaniti si rifugiavano per sfuggire alla regole ferree dell’azienda, ma non avevo mai cercato di approfondire, visto che non sono poi accanita, come fumatrice; acconsento, comunque, e mi faccio guidare. Attraversa un paio di corridoi, entra in un magazzino, lo passa ed entra in uno stanzino con un finestrino che, evidentemente, da direttamente sul cortile interno; accendiamo una sigaretta e cominciamo a fumare in silenzio. Improvvisamente, la porta del magazzino grande si apre: in tutta fretta, Carla mi spinge nello sgabuzzino e accosta la porta, senza chiuderla. Vediamo così la rossa peperina entrare furtivamente e sistemarsi presso uno dei tavoli del fondo, disgraziatamente assai vicino a noi: ci ritiriamo all’interno, ma si sta stretti, in due, e mi trovo addosso a Carla. Intanto, la porta del magazzino si é ancora aperta e, assai più furtivamente, entra il “grande capo”, il cerbero da tutti temuto: senza una parola, si avvicina alla rossa, l’abbraccia e si lanciano in un bacio i cui risucchi giungono fino a noi. Carla si accosta ancora per vedere e sento la durezza delle sue tette premermi le spalle mentre il suo bacino letteralmente si appiccica alle mie natiche.
Il cerbero, intanto, non ha perso tempo: con gesto deciso, si sbottona i pantaloni e tira fuori un cazzo di notevoli dimensioni: la rossa non si fa pregare e lo afferra tra le mani cominciando una sega che fa assumere all’uomo tratti da smorfia, ad ogni stimolazione più acuta. Carla, intanto, mi si era accostata ancora di più, se possibile, e il suo viso era contro il mio. La rossa si abbassa lentamente, muove la mano un poco su e giù, accosta il viso, tira fuori la lingua e comincia a leccare sapientemente la cappella. Mi scuote un fremito e la bocca mi si apre per la meraviglia; Carla, temendo che stessi per parlare, mi accosta un dito alle labbra: per rassicurarla, lo prendo leggermente tra le labbra, ma lei interpreta diversamente il gesto perché comincia a farmelo scivolare fra le labbra come un piccolo cazzo che mi chiavasse in bocca. Per un attimo penso di respingerla, ma poi la scena che si svolge sotto i miei occhi, il ricordo del giorno precedente ed una certa curiosità mi inducono ad accettare la carezza; Carla ne approfitta per far scivolare una mano sulle mie natiche, sollevare la gonna e infilare la mano negli slip, che erano già bagnati. Il cerbero, intanto, ha cominciato a chiavare la rossa nella bocca, geme, si contorce e la sollecita a succhiare; la rossa si da ben da fare, mentre una sua mano, scivolata fra le cosce, evidentemente aggiunge il suo personale piacere.
Carla intanto mi prende per le spalle, mi fa girare e mi bacia sulla bocca: é una sensazione nuova e violenta, per me che non ero mai stata baciata da una donna; ma non posso fare a meno di apprezzare la sua abilità nel roteare la lingua intorno alla mia, perlustrarmi tutta la cavità, tutti i denti, e giocare a penetrarmi in bocca come se la stessi spompinando; decido di ricambiare e mi dedico anche io alla perlustrazione della sua bocca: le nostre lingue si intrecciano avvinghiandosi e comincio a sentirmi scorrere tra le cosce gli umori del godimento. Il cerbero ha sottratto il cazzo dalla bocca della rossa, l’ha fatta girare ed appoggiare coi seni sul tavolo: sollevata la gonna, senza neppure abbassarle il sottilissimo perizoma (non ce ne sarebbe stato neppure bisogno) ha messo a nudo le sue natiche piene e rotonde; adesso si é inginocchiato e, con le testa affondata tra le natiche, le lecca con gusto figa e culo, aspirando rumorosamente. Il rumore della succhiata accentua le nostre voglie: Carla mi tira fuori le tette e comincia una lunga e lenta succhiata leccando tutta la mammella e soffermandosi sui capezzoli che succhia come un bambino: sta ben attenta, però, a non fare nessun rumore. Presa dalla situazione, anche io afferro i suoi seni e comincio a palparli; ma non ho molta autonomia di movimento, in uno spazio assai stretto e con lei che mi succhia i capezzoli. Allora abbasso una mano sull’orlo della sua gonna, la porto in alto e mi infilo tra le cosce fino al tanga, quasi inesistente, che non copriva niente della sua figa carnosa e pelosa; col dito medio mi apro un varco tra i peli fino alle grandi labbra, sposto le piccole labbra e le stringo tra le mani il clitoride: ha un sussulto di piacere e quasi mi morde un capezzolo.
Avverto che é letteralmente allagata di umori e che la sua vulva é ben più ampia e cedevole di quanto pensassi: stringo le punte delle dita fino a creare una sorta di cuneo e comincio a infilarglielo nella vagina; la mano entra per intera, quasi fino al polso (forse per la mia costituzione minuta); comincio ad esplorare il suo canale vaginale mentre con il polso strofino il clitoride contro l’osso pubico. Il trattamento la fa andare in solluchero; per ricambiare, infila una sua mano fra le mie cosce, si accosta agli slip e fa entrare un dito nella mia figa; poi, tra pollice ed indice, comincia un sapiente massaggio del clitoride. Mentre mi abbandono in estasi al suo massaggio, ho tempo di dare uno sguardo ai due che, nella sala vicina, hanno cominciato una scopata a dir poco travolgente: il cerbero ha infilato il cazzo profondamente nella figa, fino a far sbattere le palle contro le piccole labbra, e la monta come un animale; la rossa, con una mano infilata tra le cosce, aiuta la stimolazione. Intanto, Carla non smette di massaggiarmi il clitoride, mentre mi bacia sul viso, sugli occhi, nella bocca, mi morde un lobo ed entra nel padiglione dell’orecchio con la punta della lingua provocandomi sensazioni mai avute; io spingo la mano su per il canale vaginale e le struscio violentemente il clitoride: ogni tanto mi fermo a ricambiare i suoi baci e le carezze.
Intanto, i due hanno cambiato registro: ora il cerbero punta il cazzo, duro come non mai, al culo della rossa, che si é sdraiata completamente sul tavolo e usa ambedue le mani per divaricare le natiche e allargare il foro per favorire la penetrazione. Entra di colpo, in una volta sola, e la ragazza non riesce a reprimere del tutto un urlo; lui le tappa per un attimo la bocca, poi corre ad impossessarsi delle tette che usa come leva per spingere il cazzo violentemente nel culo, quasi volesse farci entrare anche le palle, che comunque battono direttamente sulle grandi labbra. Carla intanto ha frenato la sua iniziativa; abbandona la presa del mio clitoride, mi prende il polso della mano che ha nella figa e comincia ad orientare il mio movimento per arrivare all’orgasmo: sfregandosi il clitoride e spingendo il mio polso ad entrare per una profondità che non avrei osato immaginare, da dei colpi violentissimi, sempre più ravvicinati, finché spalanca la bocca quasi per urlare poi, resasi conto della situazione, si impossessa della mia bocca e quasi la divora lanciandovi dentro un urlo che mi attraversa le visceri fino alla figa. Sta così succhiandomi l’anima dalla bocca, per alcuni secondi; poi si rilassa e riprende a masturbarmi delicatamente finché anch’io esplodo in un orgasmo violento e imprevisto, soffocandolo nella sua bocca.
Quando mi riprendo, mi volto a guardare i due a fianco e vedo il cerbero sfilare rapidamente il cazzo dal culo, obbligare la rossa a girarsi piegata davanti a lui; in quella posizione, da alcuni colpi di sega al suo cazzo ormai viola finché, di colpo, le spara in bocca e sul viso un torrente di sborra; la ragazza lo riceve quasi religiosamente, anzi si dà da fare a succhiare ancora il cazzo e a leccarlo coscienziosamente finché é del tutto netto e, finalmente, moscio. I due se ne vanno immediatamente, uno dopo l’altro. Noi rimaniamo ancora qualche momento, per fumare finalmente la sigaretta interrotta. Carla mi ringrazia “Sei stata straordinaria” mi dice. “Ma allora … tu sei veramente …” “Lesbica?! No … se vuoi puoi dire che sono … polivalente” e si mette a ridere. Mentre torniamo alle nostre scrivanie, mi sussurra “Se mai avessi voglia … fammi un fischio“ In ufficio, la cosa che mi colpisce di più é il cambio di atteggiamento del cerbero nei confronti della rossa: ad opinione di tutti, la teneva puntata e ce l’aveva con lei. E invece ….
Dopo gli eventi di fine settimana, i giorni successivi sembrano scorrere come un mortorio, senza emozioni o soprassalti. Ma il venerdì sera - che già si preannunciava particolare, per lo meno - accade l’imprevedibile: prima di cena, Mario annuncia che domani mattina deve partire per un convegno organizzato dalla ditta e che si fermerà almeno fino a venerdì prossimo; quasi prevenendo richieste e desideri, comunica immediatamente che il viaggio é previsto per i soli dipendenti e che non sono accettati accompagnatori, familiari o simili; inutile dire che la spesa - per viaggiare a proprio carico - é del tutto spropositata, sicché sia io che Alberto dobbiamo restarcene a casa. Lo sguardo d’intesa che ci scambiamo vale più dei salti mortali che volentieri avremmo fatto: una settimana tutta per noi! Il sabato mattina ci alziamo presto e accompagno Mario all’aeroporto: al ritorno, mi ritrovo a ciondolare sola per casa, visto che Alberto ha all’Università un impegno irrinunciabile. Torna per ora di pranzo e, prima ancora di aver chiuso la porta, mi ha già abbrancato per le spalle e ha stretto il mio culo al suo bacino, facendomi sentire tutta la potenza del suo cazzo in erezione: evidentemente, per tutta la mattina non ha fatto altro che pensare a quando sarebbe tornato a casa. Mi giro verso di lui e ci baciamo con frenesia: la sua lingua esplora ogni millimetro della mia bocca; ed io faccio altrettanto con la sua, mentre le nostre mani scompostamente si muovevano a rovistare ogni parte del corpo, lui dedicandosi in particolare alle mie tette e al culo, io sfregandogli il cazzo da sopra ai pantaloni. In un attimo di resipiscenza, lo freno: abbiamo tutto il tempo, dopo; ed é il caso di pranzare da esseri umani, prima di abbandonarci alle nostre voglie.
Mangiamo abbastanza in fretta: ma é un bene che non ci siamo precipitati a letto; Mario telefona dall’albergo per annunciare che tutto si é svolto regolarmente e che il posto é favoloso. Alberto ormai non regge più e mi si fionda addosso, abbracciandomi con foga e riprendendo là dove si era interrotto, vale a dire, da un bacio cannibalistico che mi aspira letteralmente l’anima dalla bocca, mentre la mia figa comincia a inondarsi di piacere. Mi sbatte letteralmente sul divano e mi si precipita addosso; comincia a baciarmi e a leccarmi da tutte le parti: sul collo, sul viso, nelle orecchie, poi giù sui seni, mentre con le mani mi solleva la gonna e si infila negli slip con le sue mani sapienti: avverto con un sussulto d’orgasmo il suo dito che mi si infila prepotente in figa. Il campanello di casa ci gela: “Maledetti scocciatori!” penso, ma Alberto li manda apertamente a quel paese. Guardo dallo spioncino e vedo … sorpresa!! il viso ridente di Carla che mi fa boccacce. Non posso lasciarla fuori: per telefono le ho detto dell’assenza di Mario e, senza dubbio, pensa sia simpatico incontrarci. Infatti … “Ciao, ho pensato di passare a prenderti per un giro al nuovo Centro Commerciale” dice garrula, entrando: ma il mio volto scarmigliato e gli abiti sgualciti, ad una esperta come lei, dicono fin troppe cose; guarda con curiosità Alberto, che cerca di ricomporsi e mi guarda con aria interrogativa.
“Quello è Alberto, il figlio di Mario” dico quasi farfugliando, decisamente in imbarazzo. “Alberto!?!” sembrava sovrappensiero “ho l’impressione che tu sia quello che fa stare tanto bene le donne …” “Mi conosci forse?” si irrigidisce Alberto a cui la situazione non garba affatto. “No; ma conosco Nicoletta e Alberta ed Elvira e tante altre che hanno cantato meraviglie delle tue capacità di fare star bene una donna …” Lo scontro di fioretto comincia ad intrigarmi; Alberto abbassa un poco gli occhi: sembra colto in fallo. “Questa è Carla, la mia collega ed amica … forse te ne ho parlato qualche volta” fra i tre, io ero certamente quella più a disagio. Carla sembra decisa a prendere in mano la situazione e a gestirla a suo modo e suo vantaggio. “Forse ho interrotto un momento delicato …” comincia; Alberto non le consente il protagonismo che l’altra reclama. “Si mi hai impedito di far star bene anche Anna” la risposta é volutamente aspra; ma Carla non si scompone. “Mi dispiace avervi interrotto: d’altronde, un bravo figlio deve saper sopperire alle dèfaillances di un padre distratto” il discorso prende una piega che non mi piace, ma non so come uscirne; ci pensa Alberto che mi viene dietro e mi abbraccia abbrancandomi per le tette; Carla non fa una piega; anzi, mi abbraccia a sua volta, da davanti, e mi passa le mani dietro la schiena per andarle a posizionare direttamente sul pacco di Alberto “hai degli ottimi argomenti di benessere” commenta; Alberto ribatte con prontezza “Provare per credere …” Carla chiude l’argomento “non rifiuto mai un invito così bello” e mi bacia sulla bocca.
L’immagine di due donne che lesbicano davanti al suo cazzo fa salire enormemente di giri il giovane maschio che, rapidamente, si abbassa il pantalone della tuta, mi solleva la gonna e infila la sua enorme mazza fra le mie chiappe; Carla, dall’altra parte, infila una mano fra le mie cosce, afferra l’asta e la dirige direttamente tra le grandi labbra, senza penetrarmi ma facendomi stimolare il clitoride dalla cappella. Intanto, continuava a baciarmi sul viso e nelle orecchie: ad un certo punto, osservo che si allunga, dietro la mia testa, a baciare Alberto sulla bocca e a frullargli in bocca la lingua, come io avevo sperimentato che sapeva fare. Dopo qualche minuto del trattamento ricevuto, la mia figa entra in bollore e comincia a grondare: i due se ne accorgono e scherzano un poco sulla mia velocità a scaldarmi. Carla rompe gli indugi, scioglie il doppio abbraccio e ci prende per mano: “Dov’è il letto grande?” Andiamo in camera da letto e ci arriviamo che siamo praticamente nudi; Carla mi spinge riversa sul letto e viene a posizionarsi su di me, con la testa affondata fra le mie cosce: sento la sua lingua che mi lubrificava l’interno delle cosce e va ad impossessarsi della vulva: prima una lunga leccata alle grandi labbra che mi provoca piccoli orgasmi, poi si apre la strada fra le piccole labbra finché conquista il clitoride, lo stringe in bocca e comincia a succhiare, mentre si muove su di me fino a farmi arrivare davanti alla bocca la sua figa pelosa.
E’ la prima volta che lecco una donna e credevo che non mi sarebbe piaciuto: invece l’odore di sesso, la morbidezza dei tessuti, il calore della figa mi stimolano a fare quello che nessuno mi aveva mai spiegato: ripetendo su di lei i gesti che aveva fatto con me, prendo a leccare l’interno delle cosce, mi soffermo a lungo tra i peli alla ricerca delle piccole labbra e, quando le raggiungo, aggredisco d’impeto il suo clitoride che mi appare come un piccolo cazzo in erezione: comincio a succhiarlo come facessi veramente un pompino. A quel punto, nel mio quadro visivo appare l’enorme cazzo di Alberto: ce ne eravamo per un attimo dimenticate, ma lui é lì a reclamare la sua parte, si é piazzato fra le cosce di Carla e il cazzo punta direttamente alla figa; lo percorro tutto con la lingua, mentre la penetra con lentezza esasperante; e me lo gusto tutto, mentre mi dedico anche al clitoride che si é ancora più gonfiato. Va avanti per un poco, spingendo la lunga asta fino in fondo: sento i colpi violenti sull’utero e quasi temo, ma Carla gode, assai evidentemente, per la penetrazione che subisce e per quella che impone a me: più volte ho la sensazione che soffochi un urletto nella mia figa e molti umori cadono dalle pareti della vagina, segno evidente del suo piacere.
Ma Alberto deve essere davvero meritatamente famoso, nel giro di Carla, perché non ha nessun rallentamento: mantenendo una calma fredda, sfila il cazzo durissimo dalla figa e appoggia il glande all’ano, un foro scuro e grinzoso che a me appariva stretto e inadatto a tanta potenza; ma Carla non é del mio stesso avviso, perché sposta le mani dietro la schiena, muove leggermente le natiche e le spalanca decisamente per aprirsi di più. Alberto comincia a trapanarle il culo con la stessa flemma, lentamente e dolcemente; Carla mi prende la testa e spinge la mia bocca contro la sua figa per avere una doppia stimolazione. Sono straniata da quanto avviene: nel giro di pochi giorni ho sperimentato del sesso quello che mai avrei immaginato. Alla fine, Carla esplode on un urlo violento che nemmeno l’ostacolo della mia figa riesce a frenare del tutto: dimenandosi dolcemente, mi versa in bocca un fiotto di umori e la sua bocca divenuta più dolce e umida mi penetra profondamente in vagina. Si fermano un momento e si sdraiano al mio fianco, uno per lato. “Ti sei spaventata?” mi chiede Alberto; Carla lo guarda come un marziano “E perché?!?” “Beh … sai …” non sapevo da dove cominciare. “Anna ha il culo ancora vergine” proclamò Alberto “e vederti inculare l’ha spaventata perché temeva che ti facessi male” “Farmi male!?! Ma vuoi scherzare?? Pensa che io non ricordo niente di quando mi hanno sverginato … ma la prima volta che l’ho preso nel culo … beh … quello è un momento da favola, non si dimentica mai … direi che è la cosa più bella che si possa fare, nel sesso. Anzi, visto che ci siamo, tu adesso ti fai sverginare il culo ed io voglio esserci: sarà meraviglioso, indimenticabile … anche perché … “ e ammiccò verso Alberto “il signorino qui farà le cose con tutta l dolcezza del mondo, più di quella che ha usato con me; e ho con me una cremina che non ti farà sentire affatto il dolore e per te sarà solo piacere”.
“Ma … hai visto che cazzo? E hai visto il mio culetto?” sembro una bambina spaventata e, per qualche verso, lo sono davvero. “Si, ho visto: un culetto a mandolino ben conformato, sodo, appetitoso” quello di Carla sembra un giudizio scientifico “con due belle chiappette morbide ed un forellino roseo che sembra la fighetta di una vergine intonsa: ma vedrai che, al momento e con i giusti aiuti, si aprirà ad accogliere il suo naturale dominatore; anzi, lo reclamerà fino in fondo”. Non so assolutamente che dire e, per la verità, uno strano prurito ha cominciato a scuotermi l’inguine, non più solo in figa ma anche laggiù, verso il forellino rosa che sembra palpitare di desiderio. Carla si allontana ed Alberto viene a sistemarsi con la testa fra le mie cosce; mi lecca a lungo l’inguine, mi bacia tutto il ventre, sposta la lingua verso la vulva e si impossessa del clitoride; comincia la serie dei piccoli orgasmi che mi fanno grondare la figa; Alberto mi prende le mani e le intreccia alle sue: il gesto da più forza al mio piacere e mi trasporta in una giostra di nuove emozioni; Carla rientra, prende due cuscini e me li sistema sotto al culo, senza rallentare il rimo della leccata.
Quando mi vede abbastanza sollevata, Alberto passa la lingua dalla figa al buco del culo e comincia a leccarmelo con diligenza, spinge la punta ed io mi sento penetrata per la prima volta nell’ano, ma da un organo dolce e delicato che si apre la strada tra i tessuti vergini. Sento ad un tratto un dito che si sostituisce alla lingua e comincia una penetrazione più violenta e più dura, ma comunque dolcissima, che accolgo godendone intensamente; subito dopo, le dita diventarono due ed io mio rendo conto che il mio ano non ha il rigetto che avevo sempre pensato, ma anzi si apre ad accogliere la penetrazione più forte. Carla interviene a frenarlo “Aspetta: ora facciamo le cose per bene”: lo costringe a sollevarsi e mi fa girare bocconi, togliendo i cuscini; mi venne dietro e comincia lei a leccarmi il buchetto, con molta saliva e con tanta dolcezza che quasi mi piace più della lingua di Alberto. Sento poi che qualcosa di fresco mi viene spalmato sul buchetto e, subito dopo, qualcosa di più robusto si infila nel mio sfintere: penso alle dita di Carla che apre la strada alla penetrazione. Poi Carla si sdraia accanto a me, supina, e scivola sotto il mio corpo in maniera da arrivare con la bocca alla mia figa, che comincia a leccare; io mi trovo con la sua figa in faccia e mi abbasso a leccarla anch’io; ma Carla mi ferma “Questo è il tuo momento mitico e il tuo interesse deve essere solo al tuo culo, che sarà violato, e al cazzo che per primo lo sfonderà.
Sento che Alberto si inginocchia dietro di me ed avverto la punta del suo cazzo che mi sfiora la figa: penetra per un attimo in vagina, quasi una preparazione; poi accosta la cappella all’ano “Fai conto di andare di corpo e spingi per aprire lo sfintere” mi stimola Carla; ed io lo faccio. Sento l’asta di carne che preme le pareti del buchetto e le fa reagire; poi la mazza comincia una lenta penetrazione: non provo dolore, solo un lieve fastidio. Quando però la cappella arriva a forzare lo sfintere, ho una fitta, urlo e mi blocco: Carla, sotto di me, mi accarezza e mi lecca più intensamente “Calmati, non reagire” mi consiglia “rilassa i muscoli e vedrai che sarà semplice”; respiro a fondo, rilasso i muscoli dell’ano e sento che l’asta riprende ad entrare. E’ una sensazione enorme, proprio come aveva assicurato Carla: sento quell’asta di carne penetrarmi le viscere intatte e godo ad abbracciarla con i muscoli del retto; più entra e più gioisco. Non sono in grado di arrivare ad un orgasmo, tanto sono contratta; ma il piacere é infinito e indescrivibile. Quando sento l’osso pubico di Alberto picchiare sulle natiche e le palle sbattere contro la figa, capisco che é entrato tutto, contro ogni mia paura: mi rilasso e comincio a godermi il cazzo, aiutato da Carla che mi stimola freneticamente la figa con le sue linguate.
Poi Alberto comincia una vera e propria cavalcata: il suo cazzo si fa strada nella mia pancia e io lo sento fin nel cervello: gode intensamente (e mugola, per dimostralo) ed io godo con lui, più di lui. Non ce la faccio più, a resistere: urlando come un’ossessa tutto il mio piacere, esplodo in una sborrata che non ho mai più dimenticato e che, come aveva detto Carla, non dimenticherò mai più. Alberto, invece, quasi inossidabile, si ritrae dolcemente; Carla mi avverte “Quando esce, potrebbero darti fastidio, il vuoto improvviso e il risucchio; cerca di controllare”, ma era impossibile; e il cazzo esce con un suono triviale lasciandomi il corpo come svuotato. Adesso ho veramente voglia di averlo nuovamente dentro, di consumarlo, di svuotarlo. Ma i progetti di Carla non sono esauriti: appena il cazzo é uscito, lo raccoglie tra le mani e se lo porta alla bocca per succhiarlo. Ma Alberto ha deciso di sborrare dentro di me e la frena per non arrivare all’orgasmo; si sdraia e respira ritmicamente per riprendersi. Carla mi viene vicino e comincia a leccarmi delicatamente il buchetto martoriato, accarezzandolo con dita delicate e massaggiandolo per ridargli tensione. “Adesso però sarebbe bello se fossi tu a montartelo” mi dice appena mi vede ripresa “finora è stato il maschio che ti ha cavalcato; adesso dovresti essere tu ad incularti cavalcandolo”.
Il suggerimento mi piace: Alberto é steso sul dorso e il suo cazzo, ancora duro, si innalza superbo dal suo ventre; gli vado sopra, mi pongo a cavalcioni su di lui, guardandolo in viso, prendo in mano l’asta e comincio a dirigerla delicatamente verso il buchetto appena violato. Stavolta tutto é molto semplice: abbassandomi lentamente, lo accosto e lo spingo dentro finché arriva allo sfintere: qui mi fermo perché ancora mi da dolore; respiro a fondo, rilasso i muscoli e riprendo ad affondarlo finché non mi siedo completamente sul suo ventre: il mio culetto sembra perdersi nella sua struttura forte, ma io comincio a risucchiarlo dentro con tutte le mie energie. Non so da dove mi derivi, ma all’improvviso mi trovo a massaggiare il cazzo con i muscoli del retto, a succhiarlo e risucchiarlo come se fosse nella mia bocca, invece che nel mio ventre. Mi procuro spasmi di piacere che non avevo mai conosciuto e gli strappo gridolini di goduria del tutto inaspettati. “Se continui così, vengo” quasi mi urla “Aspetta, veniamo insieme anche stavolta”, rispondo, mentre mi pastrugno la figa con la massima velocità: con la coda dell’occhio, vedo in un angolo Carla che si masturba violentemente: la scena non ha lasciato indifferente neanche lei. Quando sento che l’orgasmo arriva, lo avverto “Adesso … veniamo adesso!!”
Esplodiamo all’unisono in un orgasmo veramente mitico ed io sento con profonda gioia il fiume bollente di sborra che, per la prima volta, si scarica nel mio intestino consacrando la mia molteplicità di femmina da letto. Dopo di allora, abbiamo scopato, spesso e volentieri, noi due o noi tre. Non ho mai pensato che il mio fosse un tradimento a Mario: aveva detto bene Carla “Non c’è colpa se un figlio riempie i vuoti lasciati dal padre, specialmente se ad essere lasciati vuoti sono un culo o una figa”...
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