L’antico casale era stato rielaborato in funzione di agriturismo con molto buongusto, rispettando la struttura originale ed arricchendola di quelle opzioni che ne facevano una residenza da privilegiare per un soggiorno di relax e di quiete. Sistemato a mezza costa, in un’ampia valle che si apriva dopo i primi contrafforti delle Prealpi, godeva di un clima delizioso, fresco anche quando la canicola d’agosto imperversava nella vicina città; di un paesaggio da fare invidia in ogni stagione e con ogni tempo; di una quiete perfino esasperante per qualcuno, considerato che la strada provinciale più vicina, neppure tanto trafficata, correva ad almeno un chilometro di distanza. Insomma, il posto aveva tutti i requisiti per essere ideale per chi, come mio marito, avesse bisogno di un luogo per rilassarsi, piuttosto che di un movimentato centro estivo. Per tacitare i suoi sensi di colpa - perché mi considerava segregata dalla “vita vera” per colpa dei suoi acciacchi che imponevano quiete ad ogni costo - gli facevo osservare che il centro estetico era una vera e propria Spa da fare invidia alle più qualificate del territorio; che la piscina di dimensioni olimpiche era una rarità in un’area di decine di chilometri; che insomma, a volersi divertire, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Un altro degli assilli di mio marito era il motivo stesso di fondo per cui ci trovavamo lì. Recente vittima di un intervento chirurgico alla prostata (che ne aveva annullato qualunque velleità di continuare a fare il sesso spericolato che per tanti anni avevamo perseguito insieme) riteneva che un problema di fondo era costituito dal fatto che, in quella beata solitudine, sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, incontrare qualche bella occasione per tenere in esercizio i muscoli della mia vagina poco propensa a lunghe soste, all’inerzia o a rinunce.
Inutilmente cercavo di rassicurarlo che, per quel che mi riguardava, il problema non si era ancora posto; che comunque una puntata in qualche centro vicino si poteva azzardare; che le vie dell’orgasmo sono infinite. Alla fine, riuscii a porre fine alle sue lunghe elucubrazioni e decidemmo per l’agriturismo che tanto ci affascinava. Ci eravamo arrivati su segnalazione di amici che l’avevano sperimentato in un breve soggiorno; e fin dal primo impatto ci parve che corrispondesse esattamente ai nostri desideri ed alle aspettative. La camera che ci era stata assegnata risultava molto suggestiva: sistemata sul piano più alto; aveva un balconcino ridotto ma utile, da una parte e, sull’altra parete, un finestrone basso e largo situato abbastanza in alto, quasi all’inizio della capriata del tetto in legno naturale. Svuotate le valige e depositato il contenuto nell’armadio e nel cassettone, entrambi in legno antico, controllai il bagno elegante ed efficiente anche se arredato con mobili vintage; poi cominciai lentamente a spogliarmi per indossare qualcosa di più adatto. Nicola, mio marito, mentre mi aggiravo per la camera in reggiseno e slip, mi fece osservare, senza dare a vedere che mi stava parlando, che in un angolo del finestrone si intravedeva un viso di ragazzo, evidentemente arrampicatosi da qualche parte per sbirciare nella camera in attesa di qualche scena particolare; gli indicai il cellulare per suggerirgli di fotografare il tizio. Prontamente lo fece, mentre io mi andavo a sdraiare sul letto, a gambe aperte e con la mano poggiata sulla figa a carezzarmela con lussuria: il ragazzotto doveva aver osato qualcosa in più perché vidi Nicola, mimetizzato dietro l’armadio, definire meglio la fotocamera e riprendere una scena che non vedevo.
Nicola poi si avanzò verso il centro della camera e sentimmo netto uno scalpiccio di passi che si allontanavano. Mio marito allora mi mostrò le riprese che aveva effettuato: in una prima immagine a malapena si distingueva, dietro il vetro, un volto che poteva essere di chiunque; negli scatti successivi, però, il viso si vedeva sempre più netto, segno che il ragazzo si era sporto di più per ammirare il mio corpo; nel breve filmato, inoltre, si notava anche un movimento della spalla che faceva pensare ad una sega sparata con grande entusiasmo. “Se non altro, almeno qualche spettatore delle tue esibizioni lo avrai …” “A vederlo, sembra assai giovane; ma se fosse un poco più maturo di quel che appare …” “Non perdi occasione, vedo. E ci potrebbe anche stare come soluzione al problema che dicevamo …” “Perché no? Mi fai un ditalino, intanto? Questa cosa mi ha eccitato.” “Se ti va, posso anche leccartela.” “No, preferisco andare a vedere la struttura, ora; ma sono così arrapata che basteranno pochi tocchi … ecco … che ti dicevo … siiiii … mi fai sborrare … siiiiiiiiiiiiii … vengooooooo …. Goooodoooooo … Grazie amore, hai sempre una mano miracolosa.” Nicola mi baciò appassionatamente; andai in bagno e indossai un costume molto ridotto, capace di decorare la mia figa con una striscia di stoffa e sollecitare i capezzoli del mio seno ricco e pieno con un’altra traversina di stoffa morbida e delicata; gettai su un pareo molto colorato ma di un tessuto trasparente e mi avviai alla piscina.
Lo individuai immediatamente, seduto sotto un ombrellone a metà del lato lungo della piscina, apparentemente intento a non so che operazione di verifica dell’acqua, ma nella realtà totalmente impegnato a studiarsi la popolazione femminile della piscina, con evidente interesse per le forme nascoste che istigavano un’erezione macroscopica a malapena dissimulata con un pantaloncino ampio. Mi aveva senza dubbio riconosciuta e si era ancor più eccitato, memore forse della recente sega che gli avevo ispirato. Giocai allo stesso gioco e mi appostai in posizione strategica per sbirciare all’interno della vasta sgambatura del pantaloncino sperando di avere il senso della dimensione del cazzo, che non ritenevo potesse avere un così largo sviluppo, vista la giovane età che dimostrava. Quasi avesse colto le mie intenzioni, si mosse più volte per cercare la posizione da cui la sua asta fosse evidente al mio sguardo: rimasi non poco colpita, quando mi resi conto che aveva una dotazione ben all’altezza di un uomo maturo e, forse, in condizioni ideali, decisamente ammirabile. Gironzolando con fare da nullafacente intorno alla piscina, venne a sedersi sulla sedia al mio fianco. Prendendolo in contropiede, fui io ad attaccare bottone e con poche domande riuscii a sapere che aveva appena compiuto diciotto anni, che non faceva parte dell’organico della struttura, ma, essendo figlio di due dipendenti, godeva di una certa libertà e gli venivano affidati saltuariamente lavoretti di poco conto che svolgeva con entusiasmo; gli chiesi chi fossero i genitori e che mansioni svolgessero; mi disse che facevano gli accompagnatori ed anzi me li indicò a bordo piscina in piena attività.
Non ci volle molto a capire che sua madre era una escort: non più giovanissima, ma sicuramente assai bella e ancora molto in forma, esibiva un corpo solido e ben tenuto, forte evidentemente anche dei servizi di Spa che il Centro offriva; in quel momento era alle prese con un gruppo di clienti stranieri coi quali teneva un atteggiamento di rigore e di serietà ammirevole, anche se qualche movenza particolare, diretta a specifiche persone, segnalava una diversa e più ampia disponibilità. Anche suo padre era, all’apparenza, un regolarissimo accompagnatore, a metà tra il cicerone e la guida generica, che intratteneva amenamente un altro gruppo, prevalentemente di signore, che sembrava catturato dal suo eloquio e dalle sue movenze eleganti. Chiesi ad Alessio (così mi aveva detto di chiamarsi) in che cosa consistesse esattamente il lavoro dei suoi e in quali ore si svolgesse; mi disse che sapeva solo che accompagnavano gruppi di clienti o anche singole persone e che non avevano orari fissi, che anzi molte volte, uno dei due o tutti e due, non dormivano a casa, dove comunque anche lui andava saltuariamente. Diventai esplicita e gli chiesi se fare sesso era considerato parte del lavoro dei suoi; mi rispose che ufficialmente non era così, ma che li aveva spesso osservati mentre facevano l’amore, separatamente o anche insieme, con clienti dell’agriturismo.“Allora spiare è proprio una tua abitudine!” Gli sparai fuori dai denti e lui cercò di schernirsi arrampicandosi su improbabili specchi. Chiusi il discorso mostrandogli le foto e il video. “Lo so che mi hai spiato oggi, in camera, ma non sto protestando; ti sto solo dicendo che preferisco che mi dici la verità, sempre.” “Sei così bella che non ho resistito.” Fu la sua unica spiegazione.
“Adesso mi denuncerai alla proprietà o lo dirai a tuo marito?” “E perché? Questo è un discorso tra te e me: tu hai spiato me, non qualcun altro, ed io ne parlo con te non con altri. Di mio marito, poi, non devi avere nessuna preoccupazione. Lui da qualche mese non può più fare l’amore, ha una difficoltà di erezione, se vuoi essere semplice, è un impotente; e non gli dispiace affatto se qualcuno mi ammira e mi fa sentire ancora bella e desiderabile.” “Io sono certo che tu non hai bisogno di sentirtelo dire: tu sei sicuramente molto bella e molto desiderabile.” “Peccato che sei così giovane; forse mi sarebbe anche piaciuto avere con te qualche incontro, diciamo, particolare.” “Perché dici che sono troppo giovane?” “Perché con i minorenni si rischia la pedofilia e molto spesso la dotazione di un minorenne non è proprio adatta ad una signora del mio stampo.” “Sulla pedofilia, dipende da chi consideri minorenne: io sono legalmente appena oltre il limite della maggiore età; se anche non avessi la maggiore età, se nessuno denuncia, non esiste reato. E non sono certo io che avallerei una simile accusa se mi fosse concesso di commetterlo, il reato. Per quanto riguarda la dotazione, puoi anche verificare, a vista, qui stesso. O in concreto, in qualche altro punto di questa struttura che ha mille ricettacoli, magazzini e depositi vari.” “Mi incuriosisci: dici che puoi farmi vedere anche qui? Come?” “Puoi venire un po’ con me?” Lo seguii incuriosita e scese in una sorta di pozzetto di controllo delle acque; io rimasi sopra; arrivato in fondo, si girò, spostò semplicemente una gamba del pantaloncino e tirò fuori l’arnese che avevo intravisto e che mi aveva già impressionato.
Non resistetti: scesi anch’io nel pozzetto e lo presi immediatamente in mano; era decisamente una bella mazza, matura anche se di un diciassettenne, quasi diciottenne, dura come l’acciaio, lunga più di venti centimetri e dello spessore di una lattina sottile, insomma un cazzo capace di dare profondi brividi in ogni buco, specialmente se guidato con sapienza e determinazione. Era il cazzo che sognavo e in quel momento decisi che sarebbe stato il mio cazzo, almeno finché soggiornavamo in quell’agriturismo. “Quante seghe ti sei fatto da stamane?” Rimase sorpreso dalla mia domanda. “Solo quella che hai fotografato, quella che mi sono fatto per te e, ti dirò, anche con grandissima gioia.” “Sei in grado di raggiungere camera mia senza farti vedere da nessuno?” “Dal balcone è più facile, se lo lasci aperto; o dalla porta, se preferisci, ma è un poco più rischioso.” “Adesso io vado in camera mia; prima avverto mio marito e, se lui decide di partecipare, tu accetti e lo fai essere presente; ti apro il balcone; quando lo vedi aperto, puoi venire. Ho voglia di fare l’amore con te.” “Oddio, dici davvero?!?!” “Ti sembro una che scherza su questi argomenti?” “Avviati; non vedo l’ora che il sogno diventi realtà.” Mi mossi verso l’edificio; al bar incontrai Nicola, lo presi in disparte e gli annunciai che il ragazzo che spiava tra poco sarebbe venuto a scoparmi; se voleva, poteva aggregarsi. Mi disse di avviarmi, che lui mi avrebbe seguito e sarebbe entrato con la chiave sua. Prima di lasciarmi andare, mi abbracciò con vigore e mi baciò appassionatamente. “Se riesci a crearti questo diversivo, sarà senz’altro la vacanza più bella che potevamo scegliere.” “E’ giovane, ma ben fornito. Se tutto va bene, avrò da soddisfare le mie voglie per i prossimi dieci anni.” “Vedrai che sarà così.” Si staccò ed io andai sopra.
Nicola mi seguì quasi a ruota ed entrò quando avevo appena fatto in tempo ad aprire le ante del balcone secondo quanto concordato con Alessio; dissi a mio marito di occuparsi del giovane ospite e andai in bagno per rinfrescarmi un poco. Mentre ero seduta sul bidet, sentii mio marito che invitava il ragazzo a non preoccuparsi della sua presenza e aspettare qualche minuto che uscissi dal bagno; poi sentii che prendeva una bibita dal frigo e gliene offriva un bicchiere. Uscendo, li trovai così che sorseggiavano un’aranciata e tentavano di avviare un banale colloquio sul nulla: ebbi piacere che avessero già rotto il ghiaccio del primo incontro. Senza nessuna esitazione, mi avvicinai ad Alessio mentre mi facevo cadere dalle spalle il pareo e restavo nuda davanti a lui che strabuzzò gli occhi, mentre il pantaloncino si allargava a formare davanti una vela impensata per un ragazzo tanto giovane. Dovetti fare tutto io, come avevo largamente previsto: senza neanche stare a pensarci, afferrai direttamente da sopra al pantaloncino la verga per assaporarne la consistenza e la piacevolezza: le fitte di libidine che mi scaricò nella vulva mi dissero che dovevo prepararmi ad un piacere intenso.
Per cominciare, presi la maglietta dal bordo inferiore e gliela sfilai dalla testa, mettendo a nudo un torace muscoloso, forte e proporzionato; immediatamente mi attaccai con le labbra e coi denti ai capezzoli e per qualche minuto lo succhiai, lo titillai, lo leccai e lo accarezzai registrando la crescita e l’indurimento della verga tra le mie cosce con risultati esaltanti per la mia vagina che veniva fortemente sollecitata; presi poi il pantaloncino sulla vita e lo feci scivolare verso il basso: per superare l’ostacolo del cazzo ritto, mi bastò allargare le gambe e tirarmi indietro quel tanto che era necessario per far scendere giù l’indumento e lasciare che il cazzo ritornasse di scatto a picchiarmi sulla figa. Lo afferrai con la mano libera e me lo strinsi contro, mentre guidavo l’asta contro il mio pube che reagì con un violento strizzone, assai simile ad un primo, piccolo orgasmo: gli presi le natiche e me lo strinsi al ventre, mimando i movimenti di una scopata in piedi, col cazzo che mi scivolava tra le cosce e la figa.
Contorcendomi come un’artista da circo, riuscii a farmi penetrare in piedi e fin dal primissimo istante risultò che era molto duttile e voglioso: la sua mazza mi percorse velocemente la vagina e si impiantò contro l’utero strappandomi gemiti di libidine e provocandomi fitte da leggeri orgasmi. Mentre Alessio picchiava quasi con violenza contro il mio pube accentuando la goduria del sesso che mi scivolava in vagina, Nicola si era avvicinato alle mie spalle e mi accarezzava la schiena e le natiche con gesti lenti e goduriosi, provocandomi quel piacere a cui mi aveva abituata da tempo, da quando in pratica aveva solo le mani e la bocca per portarmi all’orgasmo; la sua mano destra, infatti, entrò rapidamente nella fessura tra le natiche, cercò l’ano e, raggiuntolo, lo penetrò con due dita offrendomi sensazioni di piacere che centuplicavano ed esaltavano quelle che il cazzo mi stimolava in figa; con l’altra mano andò ad afferrarmi da dietro un capezzolo e lo strinse più volte tra pollice ed indice; quando poi si abbassò a baciarmi tra il collo e la nuca, come e dove sapeva che ero più sensibile, mi fece esplodere in un orgasmo feroce al quale Alessio rispose con intense contrazioni che mi fecero temere una rapida e precoce sborrata.
Gli presi le palle e le strinsi: sapevo che l’impeto si sarebbe raffreddato; lasciai che mi scopasse sbattendomi in piedi, con enorme sforzo ma senza possibilità di arrivare all’orgasmo. Sfilandomi dalla sua penetrazione, mi sedetti sul bordo del letto e portai le labbra sulla cappella; non fu un pompino semplice, tra la dimensione del cazzo, la sua tendenza a spingerlo in gola fino quasi a soffocarmi e il mio desiderio - frustrato - di leccarlo mentre lo tenevo in gola; ma proprio questa precarietà totale e la quasi verginità che lui rivelava ad ogni movimento resero la pompa una delle più intense che ricordassi. Se ne dovette rendere conto anche Nicola che, inginocchiato sul letto dietro di me, fece molte pressioni perché mi alzassi in ginocchio sul letto, alzandomi dalla posizione seduta che avevo preso. Così, mentre succhiavo la giovane asta, sentivo la lingua di mio marito che lambiva le punte delle vertebre che spuntavano dalla schiena e si fiondava poi a leccarmi il buco del culo che pulsava dal piacere e la figa che, grondante, si era dilatata al massimo. Fu una duplice leccata meravigliosa, che mi godetti con tutta l’anima; ed ancora una volta dovetti violentare i coglioni del ragazzo per evitargli di sborrare.
Mi sdraiai supina, con le gambe oscenamente spalancate, e invitai Alessio a venirmi addosso: non se lo fece ripetere e, in un attimo, me lo trovai premuto sul ventre, col cazzo piantato in figa, che pompava come un ossesso. “Hai tanta voglia?” Gli chiesi. “Si, da morire; e stavolta vorrei sborrare.” “Si, ma lo farai dopo che avrai fatto sborrare me, non prima.” Mi sembrò che cogliesse il senso e lo lasciai montarmi con la lussuria più intensa e violenta di cui era capace. I suoi colpi facevano sbattere la cappella contro il mio utero con violenza e forte sensualità. Non feci in tempo a rendermi conto che mi stava scopando con maestria insolita, per la sua età, che già sentivo le fitte dell’orgasmo aggredirmi con violenza inusitata. “Sborro … sto godendo … vengo … vieni anche tu, se vuoi … oraaaaaaaaa … sborrami … allagami … fammi godere … veeeeeeeengooooooooo!!!!!!!” Mentre scaricavo sul suo cazzo un orgasmo lunghissimo, sentii contro l’utero i colpi libidinosi degli spruzzi che lui scaricava nella mai figa. Poi lui si abbandonò sul mio corpo ed io, dopo un attimo di estasi, uscii dal mio delirio e mi trovai ad accarezzargli dolcemente la testa. “Bellissima scopata!” fu il commento di Nicola, quando mi vide riprendermi.
“Devi imparare a controllarti di più.” Rimproverai affettuosamente Alessio. “Se devi durare tutto il mese, non puoi essere così violento e abbondante. Per fortuna avremo tempo per insegnarti qualcosa, non è vero, Nicola?” “Sicuramente.” Il ragazzo avanzò allora una ipotesi. “Se per Nicola non è un problema stare tutti e tre, io allora potrei anche venire qualche volta la sera e passare la notte con voi e scopare molto a lungo e meglio.” “Se non hai problemi con i tuoi e puoi venire senza farti vedere, non ci sono problemi per noi.” Come spiegargli che per noi era l’ideale, fare le cose col favore della notte e goderci gli incontri anche per un’intera notte in un letto grande e nell’armonia che già avevamo sperimentato. Fu così che, da quella volta, molto spesso Alessio aspettava che avessimo cenato e ci fossimo ritirati in camera per bussare al balconcino e passare con noi intere notti di fuoco. Godemmo moltissimo, in quelle occasioni, tutti e tre, ed il ragazzo acquisì rapidamente tutta l’esperienza che potevano trasmettergli due che nella loro vita ne avevano fatte veramente di tutti i colori.
Capitava spesso, specialmente nei momenti di inerzia totale, di intrattenerci al bar nella sala della reception a ingannare il tempo fra sciocchezze varie. L’interesse principale dei proprietari era naturalmente il benessere degli ospiti e spesso si parlava dei servizi e della loro utilità. Non risultò quindi strano che i proprietari avessero notato un certo distacco nei rapporti tra me e mio marito; e non risultò neppure fuori luogo che ne parlassero con una certa disinvoltura, naturalmente con il necessario garbo. Quel mattino ero casualmente scesa abbigliata in maniera fortemente informale, nel senso che avevo indossato un semplice vestitino chiuso in vita da una cintura di stoffa, senza intimo e con solo un paio di sandali ai piedi; manco a dirlo, Alessio si era piazzato di fronte a me, abbastanza lontano per non destare sospetti, ma anche abbastanza vicino da cogliere ogni particolare. Per divertirmi ad eccitarlo, dallo sgabello altissimo del bar, allargai un poco le cosce e poggiai i piedi sul piolo alla base, sicché dalla posizione in cui si trovava Alessio poté immediatamente rendersi conto che avevo la figa all’aria e che poteva addirittura vedere le gocce di umore che mi scorrevano dal piacere. Con abile mossa, si accostò al bancone e prese posto sullo sgabello accanto al mio: in pratica, muovendomi con cautela, riuscii ad aprire le cosce in maniera che potesse entrare con la mano sotto il vestito fino ad abbrancarmi la figa, in cui infilò un dito e cominciò a masturbarmi.
Contemporaneamente, il proprietario della struttura si imbarcava in una discussione surreale, cercando di capire se potevano interessare a Nicola le prestazioni della mamma di Alessio; al diniego di mio marito, gli proposero in alternativa il padre del ragazzo, che comunque era disponibile per condizioni “particolari” o “altre”. Nicola garbatamente e serenamente confessò di essere impotente in seguito a una vicenda medica e di non provare alcun bisogno per il momento. I tre interlocutori rimasero basiti dalla rivelazione, ma ebbero il buonsenso di dirottare il discorso sulla generalità dei problemi di sesso; io ed Alessio, invece, ci trovammo alquanto più eccitati anche perché il ditalino mi aveva provocato un orgasmo soffocato a stento per non rivelarlo gli altri. “Vai nel bagno del corridoio e aspettami là.” Alessio aveva bene imparato ad eseguire senza ribattere, sapendo che avevo qualcosa in mente che gli sarebbe piaciuto; abbandonò con rammarico la presa sulla mia vulva, si alzò e si avviò fuori della sala. Feci segno a Nicola che qualcosa stava per succedere; ne ricevetti un segno di assenso e un bacio furtivo sulla punta delle dita. Uscii dalla sala e, nel corridoio, imboccai la porta del bagno dove mi aspettava Alessio.
Lo trascinai nella sezione riservata alla donne, scelsi la cabina più lontana, mi accertai che la serratura funzionasse ed entrammo: lo spazio non era moltissimo, ma il mio vestito non aveva bisogno di manovre, per essere sfilato; bastò spostare un lembo e fui nuda dalla cintola in giù; ad Alessio fu sufficiente, come sempre, abbassare il pantaloncino del necessario. “Adesso voglio che mi inculi con forza e che mi faccia sborrare come la fontana del cortile (famosa a tutti per la quantità impressionante di acqua che ne sgorgava).” “Ma non abbiamo né preservativi né lubrificante …” tentò di obiettare. Tirai fuori da un taschino quasi invisibile il goldone che avevo portato per cautela e gli indicai il flacone del sapone liquido. Non fu necessario altro. Scartai il preservativo e glielo indossai con la bocca, mentre gli facevo un pompino che gli rizzò il cazzo alle stelle;raccolsi sulle dita un poco di sapone liquido e me lo passai intorno e dentro l’ano; una parte la massaggiai anche sul preservativo intorno al suo cazzo; alla fine, mi girai verso il water e mi ci appoggiai per essere bene arcuata a 90 gradi. Alessio mi infilò quasi di colpo, con molte cautele ma anche con una botta decisa che fece sprofondare il cazzo nelle mie viscere.
Era la prima volta che lo prendevo nel culo (da lui, naturalmente; ne erano passati, di cazzi, da quel buco!) e, inevitabilmente, avvertiti una prima fitta di fastidio, più che di dolore: ma, immediatamente dopo, un’ondata di piacere mi aggredì e quasi mi soffocò fino a diventare puro piacere che mi si trasmetteva dal culo alla figa e da lì al cervello. Diedi il via alla serie di piccoli orgasmi - preliminari al grande orgasmo con sborrata - che caratterizzavano il mio modo di scopare. Alessio, invece, dimostrava chiaramente di trovarsi di fronte ad un’esperienza del tutto nuova, sconosciuta e straniante: non riusciva ad articolare parola; solo grugniva, borbottava, sospirava e andava in estasi ogni volta che il membro percorreva lo sfintere e veniva abbracciato dal canale rettale. Mi sollevai in piedi, costringendolo a grandi manovre per tenere il cazzo ben piantato nel culo (nemmeno sotto la minaccia delle armi, si sarebbe arreso a far arretrare la cappella di un centimetro!); ma gli diedi la possibilità di prendermi i seni tra le mani e di titillarmi i capezzoli fra le dita (cosa che sapeva fare con amore, procurandomi piacere immenso) e favorendo me che cercavo di girare la testa e baciarlo con intensità in bocca (cosa che a lui procurava autentici spasmi di piacere, come avevo sperimentato).
Cominciò così la breve ma intensa cavalcata nel culo, in piedi, in un bagno stretto ma con tanta voglia di fare l’amore. Quando mi avvertì che stava per sborrare, io ero già vicina al mio orgasmo; mi bastò inserire in figa due dita, catturare il clitoride e stimolarlo sapientemente poche volte per esplodere in un orgasmo a metà tra il vaginale e l’anale che mi fece squirtare violentemente. La sua sborrata, frenata dal preservativo, riuscì comunque a darmi gli stimoli per una lunga serie di esplosioni leggere che mi spossarono; mi appoggiai al water mentre lui si adagiava sulla mia schiena. Con molta calma, adottando la massima cautela e cercando di aiutarci reciprocamente, fece sfilare il cazzo finché uscì del tutto. Mi sentii per un attimo vuota e dovetti sedermi sulla tazza perché forse la nuova esperienza aveva sollecitato in me qualcosa, ma era solo l’aria che l’inculata aveva spinto nel retto. Alessio si sfilò il preservativo e lo lanciò nel cestino con tutto il contenuto; aprii con cautela la porta, mi accertai che non ci fosse nessuno e lo feci scivolare fuori; mi rassettai il vestito, mi rinfrescai gli occhi e il viso ed uscii molto soddisfatta.
Quando riapparvi nel salone, Nicola mi si avvicinò e mi sussurrò. “Bella scopata, immagino!” “No, meravigliosa inculata!” “Davvero?!?! E’ stata la prima, se non sbaglio.” “Non sbagli; ed è stata meravigliosa.” “Ne sono felice; spero che la ripeterete anche davanti a me.” “Abbiamo molto tempo e ho intenzione di fare cose turche!!!!” “OK. Ti amo.” “Anch’io.” E ci baciammo con foga lasciando perplessi tutti, tranne Alessio che, un poco, se l’aspettava e ci fece un occhiolino di complicità.
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