E’ un di tempo, ormai, che in casa si “respirano” tempeste di ormoni, da quando mio figlio Franco è cresciuto abbastanza (da poco ha compiuto diciotto anni) e si avverte dappertutto la sua smania di sesso, come se emettesse nel’aria i ferormoni che stimolano la sessualità. Da molti mesi mi sono abituata a vederlo gironzolarmi intorno con cupidigia, attento al minimo svolazzo per cogliere un brandello di pelle mai vista prima, a sfiorarmi, “per caso”, una tetta o il culo; da mesi ormai sono certa che mi spia dal buco della serratura quando vado in bagno o quando in camera mi cambio il vestito. Sono ormai abituata a sentire lil suo odore (lo distinguerei tra un milione) quando mi accosto alla cesta dei panni sporchi e so che troverò le mie mutandine umide della sborra che vi ha scaricato dentro in una delle sue potenti seghe; addirittura, quando usai per prova un perizoma di dimensioni piuttosto ridette, la mattina seguente lo trovai zuppo; confesso che no resistetti alla tentazione, dopo averlo annusato, di assaporare con la lingua il liquido ancora fresco e di inebriarmi al sapore acidulo della sua sborra. Naturalmente, anche io l’ho spiato talvolta e sono rimasta sbalordita, specialmente begli ultimi mesi, nel rendermi conto che aveva tra le gambe un randello di tutto di rispetto, ben altra cosa che la normale dotazione di mio marito.
Stanotte, mi sono appena seduta sul water per scaricare tanta piscia e un po’ di sborra che Nico, mio marito, mi ha scaricato in figa distrattamente, perché è sabato sera. Ormai il rituale è lo stesso, da anni: dopo cena, il sabato sera, si va a letto presto, mi fa stendere supina, si mette tra le mie cosce, mi infila rapidamente un cazzo di media portata nella figa, dieci botte, sborra, si gira su un fianco e ronfa. Così io resto a coccolarmi la mia smania insoddisfatta. Come tutti i sabato, da anni, approfitto della sosta per pisciare, per farmi un bidè e darmi finalmente sollievo con le mie due dita. Stasera sono particolarmente incazzata, forse perché Franco mi ha sfiorato il culo con la sua mazza e mi ha scatenato una voglia eccezionale. Sto con tutti i sensi allertati e sento addirittura dei piccolissimi rumori che provengono dalla porta socchiusa. So che Franco, dietro la porta, si sta masturbando con foga: lo fa sempre, il sabato sera, quando aspetta paziente che si compia il rito delle scopata veloce e, uditi i rumori tipici della mia passeggiata fino al bagno, dell’interruttore che accende la luce, della porta che si accosta ma non si chiude, si accosta all’uscio e assiste appassionato alla mia funzione corporale e poi al lavaggio delle figa sul bidè; normalmente, sborra rapidamente nell’angolo del corridoio (poi vado a verificare il liquido versato) e scappa via nella sua camera.
Stasera decido di offrirgli di più: mi sciacquio velocemente la figa, prendo l’asciugamanino e, alzandomi per asciugarmi, faccio in odo da esporre,piegata a novanta gradi, il culo e la figa proprio davanti al buco della serratura; dopo aver rapidamente asciugato, infilo due dita nella figa e comincio una lenta masturbazione, tutta a beneficio del mio Franco, che sento nitidamente ansimare mentre si smanetta a pochi centimetri da me, separato da una sola porta: sborro gemendo come un gattino che miagola e faccio in modo che senta distintamente i miei gridolini di piacere che sicuramente lo faranno sborrare più e meglio del solito. Quando ho finito, mi sollevo, mi giro e mi pianto con la figa umida all’altezza della serratura, per offrirgli in diretto lo spettacolo della figa che ama. Peccato dover solo immaginare il suo cazzo, in quel momento! Tiro lo sciacquone per significare che la messinscena è completata e sento lo scalpiccio dei suoi piedi nudi mentre si ritira verso la sua camera. Sperando che sia ancora in vista, spalanco la porta mentre la luce è ancora accesa, tenendomi su la vestaglia per mostrare la figa: desidero tanto che non sia entrato nella sua camera ed ho l’impressione che un’occhiata almeno l’abbia data. Rientro in camera e mi stendo a fianco a Nico che,dandomi le spalle, russa ormai apertamente; mi sdraio di fianco e lascio che il lenzuolo si arrotoli davanti a me in modo che culo e cosce restano all’aria, scoperti alla luce soffusa della lampada da notte che da quando ero bambina pretendo in camera (per terrori atavici mai spiegati).
E’ capitato spesso che Franco ci ripensasse e venisse a guardarmi nuda mentre fingevo di dormire (ho sempre sognato una situazione dl genere) ed anche stasera, dopo un poco, il mio sogno si avvera; il mio ragazzo, fattosi coraggio, ritorna nudo nel corridoio, apre delicatamente la porta della mia camera e si accosta cautamente al letto. Ho scelto apposta la posizione, per dargli modo di guardare e toccare quel che gli piace di più (non ho potuto scoprire il seno, ma posso solo rammaricarmene: era impossibile farmi trovare completamente nuda!); sento che si avvicina respirando con affanno e presto la sua mano mi carezza la natica destra e scivola su tutta la superficie del culo provocandomi dolci sensazioni di piacere; poi le dita si insinuano nello spacco e sento che il medio sfiora prima le grinze dell’ano (scossa elettrica controllata) poi scivola verso lo spacco della figa saggiando il mio pelo folto alla ricerca del foro per penetrare la vulva (altre scosse elettriche controllate con un gemito assonnato) ed infine il suo dito che entra decisamente nella vagina (scosse a ripetizione con gemiti d’amore mascherati da sonnolenza); intanto, osservo l’altra sua mano che impugna il mio agognato cazzo e lo mena alla grande finché, con un gemito (controllato anche il suo) esplode la sborra che mi schizza sulla natica e sulla coscia: mentre lui scappa quasi come un ladro, la mia mano si muove a raccogliere quell’ambrosia celeste e la porta alla bocca per farmela succhiare con grande gusto e relativa sborrata. Finalmente posso dormire anche io.
Alcuni rituali, in casa, si perdono nella memoria e sono quasi tutti stati imposti dalla pigrizia di mio marito. Uno dei tanti riguarda la destinazione del grande sofà che occupa l’intera parete di fronte al televisore: è cos’ ampio che ci si sta sdraiati anche i due, stringendosi; all’inizio, quattro o cinque anni fa, Mi ci stravaccavo dopo cena per guardare la televisione; la dotazione personale comprendeva anche una coperta che mi stendevo addosso, dopo essermi liberata dei vestiti a favore di una camicia da notte pesante o leggera secondo le stagioni. Sin dalla prima volta, franco decise che il suo posto per guardare la tele era accucciato davanti a sua mamma, sul grande sofà, con la coperta che lo scaldava sopra e le tette e il ventre della mamma che gli davano sicurezza alle spalle: sicché, la condizione più normale era di lui accucciato a cucchiaio davanti a me, che mo lo schiacciavo contro il seno e contro il pube, in qualche modo cercando un calore che era di mamma, ma anche di femmina eternamente insoddisfatta del marito; Franco aveva tra i tredici e i quattordici anni, in una fase delicata in cui il cazzo cominciava ad eccitarsi e a prendere una qualche forma: in quella situazione, capitò spesso che le mie mani finissero proprio sul suo cazzetto, prima e sul cazzo ben formato successivamente; ma tutto avveniva nella massima ingenuità, finché mi accorsi che faceva in modo di appoggiarmi la mazza in una mano per muoversi quasi a farsi fare una sega automatica e quasi involontaria.
Finché, decisamente, una sera che suo padre non era in casa (era il venerdì del pokerino) io non decisi di fingermi addormentata e sentii che abbassava il pigiama e mi depositava nella mano il suo cazzo vibrante e nudo; fingendomi addormentata, lasciai che stringesse le mie dita intorno all’asta (non poteva sapere quanto mi colasse la figa mentre lo faceva!) e che si muovesse coi fianchi come per scoparmi e i realtà si faceva solo masturbare fino a che esplose direttamene nel pigiama che subito dopo finì nella cesta dei panni: mentre lui scappava in bagno, io mi leccai dalle dita la sborra che vi aveva scaricato e qualche residuo umorale che raccolsi dalla mia figa. Tutti e due ci rendemmo conto che la finta di dormire, mentre in pratica mi scopava, reggeva solo perché lo volevamo, ma era assai poco credibile. Continuammo però così per qualche tempo; specialmente il venerdì sera (complice la partita a poker) le ore davanti alla TV diventavano per noi l’occasione di una pomiciata incestuosa che ci coinvolgeva in tutte le fibre e ci consentiva di sborrare anche più volte di seguito. Come sempre, fu proprio mio marito a sostenere una modificazione che ci fece assai piacere. Franco era diventato più alto e più grosso di me: davanti alla TV, stando dietro di lui, non riuscivo a veder bene; Nico propose di scambiarci di posto: detto fatto, cominciai ad essere io a trovarmi appoggiata con tutta la schiena al suo corpo.
Ma il dato più interessante fu che il mio culo si trovò ad affondare direttamente nel suo inguine, la mazza si alzò (ormai Franco aveva più di diciassette anni) ed io mi trovai con un cazzo nerboruto che mi si infilava tra le chiappe e sfiorava il pelo pubico da dietro. Finche davanti alla TV eravamo in tre, mi vestivo con un pigiama a giacca e pantaloni larghi; quando mi stendevo sul divano e mi appoggiavo a lui, Franco appoggiava il cazzo fra le cosce, proprio sotto la figa, e si muoveva ondulando per quel vai e vieni che stimolava la vulva attraverso il mio e il suo pigiama e, talvolta, anche le sue mutante: l’orgasmo era quasi sempre assicurato sia per lui che per me. Più di una volta, “casualmente” una sua mano scivolò davanti e afferrò tra le dita un capezzolo che divenne centro della libidine e mi provocò non pochi orgasmi; una sera, mentre ci sollazzavamo cautamente, Nico cominciò a russare sonoramente; Franco accennò d abbassare il mio pantalone e mettere a nudo le natiche; cominciai a ronfare anche io per nascondermi dietro al sonno e sentii nettamente Franco che tirava fuori l’uccello e l’appoggiava “a vivo” fra le mie cosce, rasente il pelo pubico; era superarrapato e gli bastarono pochi movimenti di vai e vieni perché il cazzo si gonfiasse in maniera disumana e mi sborrasse fra le cosce e sul pelo una fiumana di sborra. Quasi spaventato, scappò in bagno; io presi dei fazzolettini, tamponai il mio pigiama e, quando sentii che lui era uscito, andai in bagno a pulirmi.
“Scusami, mamma, non volevo!” Piagnucolò il mio bambino ed io gli carezzai il viso e lo rassicurai. “Non importa, non è successo niente; pensa solo a dimenticare e stai attento a quello che fai. Per un certo periodo, non venne a sdraiarsi dietro di me, quando si guardava la TV, ed occupò invece l’altra poltrone, di fronte a quella el padre, che Nico usava per stenderei piedi. Fu proprio mio marito a protestare e chiedere perché avessimo cambiato disposizione; guardai Franco con affetto e gli feci segno con la mano di riprendere il suo posto: lo fece e, quando mi si piazzò dietro, fui io ad accoccolarmi più teneramente e a spingergli il culo contro il cazzo; più ancora, presi una sua mane e , di sotto alla coperta, me la portai su un seno. Fu la pomiciata più bella di tutti quei mesi, sotto gli occhi soddisfatti del padre che si beva le due poltrone, allungandosi come un gatto. Quando nico andava fuori di sera (per la solita partita a poker o per altri strambi motivi) indossavo abitualmente una camicia da notte quasi sempre assai corta e avevo cura, quando mi stendeva, si farla salire al massimo sui fianchi, in maniera da avere completamente scoperto il culo che spingevo così, nudo, contro il ventre di mio figlio: dopo un poco di tempo, capì e venne a sdraiarsi senza mutande e con un vecchio pigiama con apertura anteriore senza bottoni: quando eravamo sdraiati. Mi abbandonavo sul suo petto e cominciavo a ronfare; un attimo dopo, il suo cazzo era fuori dal pgiama e si appoggia nudo sul mio culo nudo.
Certi venerdì, la scopata fu totale ed esplicita: io continuavo a fingermi addormentata, ma Franco infilava il cazzo in figa, con mia enorme goduria, mi afferrava per i fianchi e cominciava a pompare incessantemente finché non sborrava abbondantemente. Ma non era tipo da accontentarsi, e il suo cazzo era di quelli che non cedevano per una sola sborrata, ma continuava a rimanere duro e piantato saldamente nella vagina in cui provocava orgasmi a ripetizione, di entità sempre magiore finché arrivava quello che non potevo celare totalmente e accompagnavo con gemiti da nottambula. A quel punto, lui riprendeva la scopata e continuava imperterrito finché non mi sborrava ancora abbondantemente in figa. Solo allora decideva di alzarsi e andare in bagno, mentre io raccoglievo in fazzolettini poggiati a bella posta sul divano e poi andavo a mia volta a lavarmi. Mai una volta una parla fu detta, né mai accennammo a spiegazioni. Seguitavamo a limonare come fidanzatini, a pomiciare come giovani amanti, a scoparci come mandrilli ma ufficialmente non succedeva niente. Fino a quel sabato notte famoso, quando la noia della scopata del sabato di mio marito mi spinse a istigarlo perché venisse nel mio letto e mi facesse assaggiare il suo cazzo e la sua sborra. Il giorno seguente decisi che era il momento di parlare.
“Franco, tu sai che da anni siamo colpevoli e peccatori.” “Di che?” “Di incesto, stupido: sono anni che, nascosti dietro il ditino della televisione e del mio sonno, scopiamo come scimmie quasi tute le sere. Io non sono affatto contenta di tuo padre e, soprattutto, di quanto poco e male mi scopa: e sono felicissima che tu sia una validissima alternativa. Ora però è il caso di uscire dalle ambiguità: o lo facciamo come si deve, con calma e a nostro completo agio; oppure smettiamo di giocare al sesso clandestino e cerchiamo ognuno la soluzione migliore per se. Oggi è domenica e quell’imbecille di tuo padre starà fuori tutto il pomeriggio fino a sera. Io vado in camera mia, mi spoglio e ti aspetto. Se decidi di peccare fino in fondo, faremo l’amore fino a stasera, avrai tutto quello che spetta ad un amante e stasera ci godremo la più bella domenica sportiva in tv, appiccicati come sempre l’uno all’altra. Se invece decidi che hai già peccato troppo, ti prego, da oggi, di stare lontano dal mio culo almeno mezzo metro. A te la scelta; io ti aspetto.”
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Categorie: Incesti