I preparativi per questa mostra romana vanno decisamente per le lunghe. Sono passati ormai più di due anni da quando se ne cominciò a parlare e siamo ancora nella fase di un allestimento che non so neppure da chi debba dipendere. Mi manca terribilmente l’assistenza dei vecchi compagni di lavoro, quegli avventurosi ragazzi di P… per i quali ogni iniziativa era un’avventura spericolata da affrontare con il massimo della grinta ed alzando ogni volta l’asticella degli obiettivi, delle ambizioni e, ovviamente, dei rischi e delle responsabilità. Adesso, invece, si parla solo di badget, di target, di utili, di eventi collaterali; quasi sempre, a decidere sono ragazzini che si lavano la bocca con parole difficili e non sanno neppure che cosa fare; forse proprio come me, che da molti anni ormai, quando mi metto davanti a un foglio bianco - con tutta una gamma di matite, pastelli, colori, pennarelli davanti, come un bancone del supermercato alla vigilia dell’apertura delle scuole - se vado a cercare in fondo al cervello, nel cuore o nella mano, non trovo un segno, che dico uno, che mi dia la soddisfazione di pensare “questo l’ho fatto io!” Se in quei momenti vado con la memoria a quando, con un solo tratto, riuscivo ad indicare a Clemente un nuovo disegno di tazza da caffè, posso solo vergognarmi di me stesso.
Ed eccolo, Clemente, fedelmente presente anche laddove è stato dichiarato indesiderato ed espunto perché “nocivo alla mia concentrazione”: è un testardo, il mio amico d’infanzia; e non si cura delle minacce dello staff che Jennifer gli ha schierato contro: fosse per lui, li affronterebbe a pugni nudi, pur sapendo che avrebbe la peggio. Quando il capo scorta accenna ad un movimento per stopparlo, gli lancio uno sguardo che lo gela e trasforma in statue di ghiaccio lui e gli energumeni che lo seguono. Abbraccio Clemente e gli chiedo come sta. “Male.” mi dice serenamente. “Che ne pensi?” “Di che?” “Della mostra, naturalmente!” “Una chiavica promossa a mostra!!!” Non è stato lui a parlare, ma Hans che è comparso dal nulla. “Perché sei così severo? Sono oggetti validi ed anche eleganti …” “… acquistabili a quattro soldi in qualunque supermercato dei paesini dell’Appennino.” “Cosa gli manca, per essere design?” “Il cuore, mein lieber Freund, solo il cuore; o, meglio, l’amore e quindi, la vita.” “Così, secondo te, le cose dovrebbero avere cuore e vita?” Interviene Clemente. “Quelle che disegnava il Mario che conoscevo io trasudavano amore e vita, forse perché era Mario che trasudava amore e vita. Queste nascono dalle macchine e sono per le macchine.”
Discorso delicato e pericoloso, specialmente se fatto ai margini di una mostra già decisa e tra personaggi che si conoscono da troppi anni per permettersi di bluffare tra di loro. “A proposito di anni e di amore, hai visto chi c’è in quel gruppo lì in fondo alla sala, accanto al mio assistente?” “Non distinguo. Chi c’è?” “Egidio, il mio assistente, sta cercando di prendere contatto con un architetto per far occupare finalmente il posto di direttore artistico in fabbrica, visto che tu da quasi vent’anni non te ne curi per niente. Lì c’è una delegazione con inviti dall’Albo degli architetti di P… e vorremmo approfittarne.” “Ah, vengono da P…;ma, se non vado errato, io sono sempre e comunque iscritto a quell’albo; se serve, posso dare una mano.” “Credi? Ne dubito forte … “ “Cavolo, non ti capisco, perché dovresti dubitarne? E Perché sorridete così sornioni?” “Perché chiediamo che a sostituirti sia l’architetto Oriana Rossi, che esita per rispetto a quell’ingrato di suo fratello, ecco perche!!!!!” Guardo meglio e, nonostante i quasi vent’anni passati, riconosco Oriana che mi appare assai più bella, più intensa, più affascinante, nonostante il peso degli anni. Quasi per inevitabile conseguenza, individuo Patrizia, splendente nel fiore della maturità e, a vista, sempre provocante con tutte le curve al posto giusto. Riconosco anche Margie, che proprio qualche giorno fa è venuta a trovarmi e, accanto a lei, mio figlio Mario che, a ragion di logica, avrebbe il sacrosanto diritto di volermi almeno morto; per ovvia deduzione, l’altro giovanetto deve essere l’altro figlio di Margie, Francesco, che mi sembra molto interessato alle bellezze di Patrizia più che al resto. L’ultimo del gruppo è senz’altro Nicola, il marito di Margie. La gambe mi tremano un poco.
Mi scuote Clemente. “Mario, bada che Oriana ha dato una disponibilità di massima, mi ha detto Egidio. Che faccio?” “E che vuoi fare: dalle immediatamente l’incarico; non conosco nessuno più in gamba di lei. Non credere: anche se sono stato lontano e distante, non ho mai perso i contatti e so che è la persona più giusta per quel lavoro. E questa storia chiudiamola qui; parliamo di altro.” “Già, di altro … Che vuoi fare con la delegazione? Che vuoi fare coi tuoi?” “Con la delegazione non posso esimermi dal parlare; chiedi ad Oriana se porta il saluto durante la conferenza stampa. Per i miei, dammi ancora un momento. Devo decidere.” Clemente si allontana a parlottare con Oriana; ed io cerco qualcuno a cui spaccare la faccia o qualcosa su cui spaccare la mia. Chiamo il capo della sicurezza e gli chiedo di accompagnare Nicola nel mio ufficio.
Entra con un sorriso aperto, leale, franco, che mi muove qualcosa dentro e si avvicina con la mano tesa a stringere la mia; lo abbraccio fraternamente e me lo stringo al petto; resta un attimo perplesso. “Mario, non puoi immaginare quanto sia felice di ritrovarti e di ritrovare soprattutto questo tuo affetto, questa tua disponibilità!” “Ciao, Nico, ne ho molte da farmi perdonare, vero?” “Da professionista, ti avverto che stai commettendo il tuo errore solito, cioè di caricare tutto su un piatto della bilancia, senza cercare di dare un equilibrio agli avvenimenti. Per di più, non metti neanche un briciolo dei sentimenti degli altri, sui tuoi personali piatti della bilancia.” “Cosa vuoi dire?” “Prima di condannarti, hai provato a chiederti cosa sentono, in questo momento, tua sorella, tua nipote, la donna che ti ama da una vita, il figlio che avete insieme? Perché solo a me hai dato la possibilità di stabilire come rapportarmi con te e con gli altri non hai il buonsenso di farlo?” “A te lo posso dire: Ho paura; ho paura del rifiuto, ho paura della mia vergogna … “ “Tu hai paura di loro e loro stanno lì pieni di paura di te? Non capisci che vi state mordendo la coda e che, se non spezzi la spirale, non ne uscirete mai?” “Dici che tocca a me?” “Dico che se non lo fai tu, non lo farà nessuno. Scegline uno, comincia da chi ti parte. Poi vedremo.” “Grazie, Nico.” Mentre mi avvio verso i miei familiari, i venti anni trascorsi mi si materializzano nella figura di mio figlio che è esattamente quello che ero io vent’anni fa, con in più qualche tratto di luminosità, nel volto, nello sguardo, che gli vengono dalla mamma.
“Ciao Mario …” e gli allungo una mano. “Ciao, pa’.” E mi abbraccia in una stretta che quasi mi stritola: so di avere gli occhi lucidi, ma devo tenermi. “Ciao zione!” a sorpresa ha parlato Francesco, che viene aggredito immediatamente da Patrizia. “Copione! Te l’avevo detto che zione è solo mio, anzi è solo il grande amore mio. Ciao, amore!” E mi bacia con il trasporto che non è cambiato da vent’anni in qua. Oriana se ne sta in disparte, quasi timorosa. La prendo tra le braccia. “Sei ancora la mia tata dolce?” “Fino alla morte!” “Ti sei messa d’accordo con Clemente?” “A te farebbe piacere?” “Io te lo impongo! Solo tu sei all’altezza di quel lavoro!” “Ti andrebbe di fare un saluto a mamma?” “Dov’è?!?!?!?!” e mi agito in giro. “E’ qui!” mi indica il tablet e vedo mamma splendente al sole dei Caraibi, bella più di come la ricordavo, solo un tantino più vecchia; sta piangendo. Bacio lo schermo per baciare lei e le chiedo di non piangere, di parlarmi, anche per dirmi solo le cattiverie che mi merito. “Nessuna cattiveria, solo tanta, tanta, tanta gioia di vederti, di sentirti, di sapere che mia figlia, mia nipote, tuo figlio, il tuo amore possono toccarti anche per me e dirmi che stai bene, che sei sempre il mio grande Mario.” “Mamma, calmati, forse di grande non è rimasto molto: tuo, sempre e indiscutibilmente. Nessun uomo potrà avere mai una mamma come la mia e nessuna mamma potrà sacrificarsi come ha fatto la mia per questo scapestrato senza idee.” “Che diavolo dici?” “Se tu fossi qui, capiresti che questa mostra è il peggio che potevo pensare venti anni fa ed oggi è presentato come il meglio sul mercato.”
“Cosa ci manca?” Interviene all’improvviso Clemente. “L’amore, signora, non c’è amore in queste cose.” Mamma è sbalordita. “Mario senza amore? Si è prosciugato il Nilo? Si è sciolto l’Antartide? Come fai a non avere amore?” “Non lo so, mamma, ma è così.” “Quanto ti trattieni a Roma?” “Una settimana, poco più …” “Oriana, riesci a farmelo innamorare ancora del suo lavoro? Patrizia, riesci ancora a farti odiare abbastanza? Margie, ce l’hai un po’ d’amore da prestare a questo mendicante? Junior: e tu che fai? Non dai una mano a papà?” “Junior si sente toccato. “Sai, nonna, credo che su questo punto devo prima costruire me stesso, poi forse cammineremo insieme.” “Bene, ragazzi, sono al settimo cielo che vi rivedo tutti insieme. Ora devo scappare. Ci vediamo presto. Grazie, Oriana; come sempre, gli impegni li mantieni e stavolta mi hai fatto davvero felice. Un bacione solo per te. SMAK!” “Quindi, sorellona, tu eri qui per mandato di mamma!?!?” “Calma. Sono qui su incarico dell’Albo di P…; sono qui per mio personale ed esplicito desiderio; sono qui per istigazione di Clemente; siamo qui tutti per l’amore che portiamo a te e a tutti noi. E stai attento alla sciacquetta, come l’ha classificata Hans: sta arrivando e non ha una faccia allegra.”
Ma, una volta tanto, Jennifer sceglie male il modo e il momento per intervenire. “Allora? Che cos’è questa perdita di tempo? Non ti ricordi che hai una mostra da presentare?” “VA FAN CU LO!!!!. Capisci questa parola o te la devo spiegare?” “Ma, Mario, … che cosa ti succede? … stai male? … Hai bisogno d qualcosa? …” Le giro le spalle, vado verso Margie, mi inginocchio e le chiedo “Riesci a perdonarmi, amore?” Junior si precipita a sollevarmi. “Cosa fai? La chiami amore e le chiedi perdono? E’ chiaro che se è il tuo amore ti ha già perdonato!” Quasi a conferma, Margie mi abbraccia e mi bacia con un’intensità che quasi non ricordavo più. “Sei sempre stato, sei ancora e sarai sempre il mio grande amore. Non ho niente da perdonarti; solo ti chiedo come posso aiutarti ad uscire da questa crisi.” “I tuoi libri cosa suggerirebbero in questo caso?” “Non è previsto nella letteratura medica: in questi caso, improvvisiamo con fede e con amore. Ed io ne ho tanta, per aiutarti.” “Che ne dite di una pizza collettiva?” E’ stata Oriana a proporre e in due minuti una processione di parenti e amici si reca nella pizzeria più vicina per cenare a pizza e birra.
Vedo che Margie sorride e la prevengo. “Anche questo fa parte del nostro amore nato stanco prima di crescere.” “Mi hai prevenuto: pizza e birra è un altro dei nostri classici storici.” Junior è sorpreso. “Quindi, mamma, tu avevi già vissuto quella scena che abbiamo recitato insieme e non mi avevi detto niente.” “Tesoro, io e tuo padre non abbiamo avuto una vita in comune molto lunga; ma quel poco tempo è stato così denso di eventi, di sensazioni, di emozioni che ti servirebbero almeno tre vite per pareggiarlo. Non vorrei sembrare scortese con Nico, ma il nostro amore è così rarefatto, nobile, alto, che non è possibile raggiungerlo con le normali umane capacità.” “Quindi, tu non ami papà …” Francesco è perplesso. Nicola abbraccia sua moglie con affetto.” Son cose diverse e difficili da distinguere. Sappi che Mario, il sogno, tra un attimo potrebbe svanire e lasciare solo il ricordo di questo momento straordinario. Io sono qui e ci sarò per tutti, prima fra tutte tua madre, per il resto dei nostri giorni; e non mi smuovono neppure le cannonate. Qui sta la differenza.” Clemente, che è venuto con noi, gli chiede se può abbracciarlo e gli dice. “Dottore, lei è veramente un grande, ma così grande che non ci sono termini di riferimento.”
Mentre ceniamo con pizza e birra, l’atmosfera si fa via via più affettuosa e familiare: perfino i paradossi più assurdi della situazione complessa diventano agili da gestire e Patrizia può parlare con me come il suo zione che è stato da sempre il suo grande unico amore; Oriana discute con l’architetto suo fratello del ruolo da svolgere, sostituendolo a P… dove lui è ancora un mito; e al tempo stesso si ribadiscono un grande amore che è nato quando lui era in fasce, lei la sua tata ed è esploso come una naturale dilatazione dell’affetto fraterno, Francesco capisce finalmente quanta nobiltà ha avuto suo padre ad accettare che sua madre lo concepisse “per cazzo interposto” realizzando il culmine di un amore vero. Non si vergogna per niente di essere innamorato e amante della nipotina di Mario, di cui in qualche modo è quasi nipote anche lui, essendo fratellastro del figlio di Mario e di sua madre Margie, che per un momento ha anche amato fisicamente in nome e per volontà di suo padre putativo; Junior si sente sballottato tra l’adorazione per sua madre, che vuole amare anche fisicamente, e l’ammirazione per suo padre, che fino a qualche giorno prima odiava ed ora gli appare eroe impavido da emulare.
Insomma, alla fine anche Clemente ed Egidio, che apparentemente non c’entrerebbero per niente, si sentono travolti dallo spirito di famiglia che li coinvolge per le infinite colte che con Mario hanno inventato situazioni ed eventi di cui vanno ancora fieri. Il discorso scivola inevitabilmente sulla mostra ed Oriana ha un suggerimento. “Mario, ti ricordi dei disegni per cui ci scannammo a Dusseldorf?” “Vuoi farmi ancora vergognare per il male che vi ho fatto?” “No, voglio suggerirti di riprendere quell’idea … Hans, credi che sarebbe obsoleto, oggi, quel discorso sul rapporto tra design e architettura?” “Sei matta, architetto? Quello è un discorso valido venti anni fa, validissimo oggi e attuale ancora fra mezzo secolo. Ma solo se ci fossero quei disegni!” “Ci sono, ci sono …” “Margie, ma che dici, dove sarebbero?” “Nella mia scrivania!” Nicola ha spiazzato tutti. “Dopo Dusseldorf, le tue donne avevano deciso di distruggere la radice del male; ma io istigai Junior a rubare i disegni e a consegnarli a me. Da allora sono nella mia scrivania.” Guardo meravigliato Junior. “Beh, qualcosa di mio padre volevo tenermelo e quei disegni mi parevano importanti per mamma, quindi li rubai e li nascosi.”
Clemente non sta più nella pelle ed Hans meno di lui; già confabulano, progettano, propongono. “Perfetto. Allora, Clemente, prepara una conferenza stampa sul modello di quella di Dusseldorf; Oriana, tu hai i disegni del tuo progetto?” “Si, posso averli in un giorno.” “Hans, che ne dici di riproporre il discorso in Italia?” Hans solleva il bicchiere di birra. “Signori, propongo un brindisi al ritorno del grande designer Mario Rossi e della grandissima squadra che lavora con lui.” Tutti brindano entusiasti; nell’angolo, Oriana manda un messaggio a mamma e le comunica. “Mamma, pace ed amore ritrovati anche per l’arte. La mostra di Mario sarà un successo. Buonanotte.” La cena si conclude abbastanza rapidamente, anche perché ciascuno è preso dalle sue incombenze; io, in particolare, devo tornare in galleria ed avvertire che va tutto rivoluzionato: so che Jennifer frà il diavolo a quattro, ma so anche che basterà urlare un poco in testa e poi scoparsela con amore per riportare tutto alla normalità.
Non ho il coraggio di propormi per fare l’amore con Margie: so che forse non direbbe di no e sarebbe d’accordo anche Nicola, ma troppi elementi mi inducono a non proporlo: da un lato, credo di aver capito che Junior ha preso il mio posto nel letto,oltre che nel cuore di Margie e che Nico, king per king, accetti anche lui serenamente; lasciare senza spiegazioni Jennifer potrebbe costarmi rogne infinite con il suo entourage del quale dovrò liberarmi ma con criterio; se finissi di nuovo a letto con Margie, non so quante possibilità avrei poi di imparare a rinunciare. Decido di andare via; saluto tutti, uno per uno. Con affetto e con sensibilità. A Junior suggerisco in un orecchio “Prenditi cura di tua madre con lo stesso amore che ci metterei io.” A Margie sono costretto a dire. “Ancora una volta, sto scappando; ma stavolta è giusto che sia così.” Mi bacia sul viso dolcemente. A Nicola stringo la mano con un semplice “Grazie.” A Francesco suggerisco. “Sii orgoglioso di tuo padre e trattami bene questa pazzerellona.” E salutandolo, abbraccio e bacio anche Patrizia. Ad Oriana suggerisco. “Se un giorno torno a dormirti in braccio, ti fai trovare ancora nuda?” “Sei sicuro che ti piacerei ancora?” “Io ti amerò sempre, al di là di tutto. Ciao.”
Con Clemente, Egidio ed Hans torno verso la galleria. “Immagino che avrai voglia di fare l’amore, alla grande” Sussurra Nicola a Margie e lei annuisce stringendosi a lui. “Vuoi che cerchiamo qualcuno o preferisci king per king?” “Se lui ci sta, preferisco Junior.” Proprio in quel momento, Mario Junior si accosta a Margie e le sussurra in un orecchio. “Ho una voglia terribile di fare l’amore con te. Vuoi?” “Ne ho più voglia di te. Ti confesso che vorrei tuo padre e forse stasera mentalmente ti tradirò con lui. Ma voglio anche te, ti amo quanto amo lui; e, a parte qualche inevitabile transfert, voglio fare l’amore con te, alla grandissima.” Rientrano tutti a casa: Patrizia con Francesca alla sua abitazione, dove il marito, perduto dietro i programmi televisivi, neanche si accorge che i due vanno direttamene in camera da letto e cominciano a scopare come se non avessero un domani. “Cosa ti rende così energico e voglioso?” “L’idea di quello che puoi aver combinato con tuo zio Mario. Solo a vedere come vi guardavate, si capiva che ‘è tra voi un amore infinito; non ti ho toccato fra le cosce ma solo perché ero convinto che avrei trovato bagnate non solo le mutande ma anche il pantalone: sono certo che sei riuscita a malapena a nascondere la macchia degli orgasmi che hai provato parlandogli e accarezzandolo.”
“Sei stato o sei geloso?” “Solo un pochino, quel tanto che nasce dalla voglia di essere come lui, ma solo per quell’aspetto. Come fa a trasmettere tanto amore e a comunicarlo a chiunque?” “Non lo so; so che mi fa andare fuori di testa e non smetto mai di desiderarlo, neanche quando sto fra le braccia di un uomo come te che sei sicuramente molto al di sopra della media, anche a dotazione, a sessualità a resistenza; è un quid forse ineffabile di cui non so rendermi conto ma che vivo sulla pelle. La cosa migliore è che, dopo, mi trovo ancora più innamorata di te, ancora più desidero di averti, di gustarti, di divorarti, di averti mio e di essere tua. Credimi, non è transfert e no hai motivo di essere geloso: amo te, voglio te, scopo te e no desidero niente altro che te, il tuo amore, i tuoi abbracci, il tuo cazzo, la tua sborra in tutti i buchi. Ma, quando incontro Mario senior, da lui mi si scatena tutto il desiderio di te; non chiedermi, non so spiegartelo: pensa, avevo creduto che fosse un fatto cromosomico e speravo di provarlo con Junior. Non è così. E’ lui che mi scatena gli istinti, ma è con te che voglio soddisfarli.”
Discorsi analoghi si fanno anche a casa di Nicola, dove Oriana non riesce a darsi pace perché la frase di Senior le ha sconvolto gli equilibri. “Capisci, Margie, quel maledetto mi ha chiesto se lo aspetterò nuda quando verrà ad accoccolarsi in braccio a me! Come si fa a non ammazzare un impunito come quello?” “Infatti, non lo ammazzi, ma lo ami e addirittura lo aspetti sperando che un giorno ti venga a piantare il culo sul ventre per farsi riassorbire nella tua placenta come vorrebbe fare da decenni!” Nicola è perentorio e scientifico.” “Tu dici che lo aspetto?” “Io dico che lo ami ancora follemente e che per lui faresti qualunque cosa, anche la più assurda, la più lurida, la più pericolosa. Lo ami: c’è poco da fare, come lo amate tutti in famiglia.” Junior è in grave difficoltà. “Perché? Perché tutti lo amano anche se non fa che seminare guai e dolori?” “Figlio mio, lasciamelo dire, ti sei chiesto perché lo ami tu, che più di tutti avresti da recriminare per come ti ha abbandonato?” “Non lo so; per questo vorrei che qualcuno mi spiegasse cos’è questa malattia che ci contagia tutti.”
“Mario, tu adesso vieni a letto con noi, si noi, io tu, Oriana e Nicola, e fai l’amore con tutti noi; ma non lo fai come sei solito tu con gesti sapienti e meccanici che chiunque può imparare in una scuola per escort. Tu adesso vieni qui e fai l’amore: capisci, tu diventi AMORE ALLO STATO PURO. Se e quando riuscirai ad arrivarci, ti si aprirà il segreto di tuo padre e il mistero di tutti noi che lo amiamo al di là, al di sopra, al di fuori di tutte le leggi umane e divine.” “Cosa vuoi dire?” “Dico solo che io non amo te, non amo Oriana, non amo Nicola; io amo l’amore che c’è in me e che io trasferisco su di voi rendendovi oggetto del mio amore e che vi trasmetto perché possiate restituirmelo sotto forma di nuovo amore che va ad arricchire la mia capacità di amare. E difficile da cpire o ci puoi arrivare.” Nicola sembra perplesso. “Cazzo, amore, lo sai che forse hai trovato una formula utile per tanti fenomeni apparentemente inspiegabili. Amare l’amore è l’unico mezzo per amare veramente tutto, persone, cose, sensazioni, sentimenti; e ricevere amore da tutto significa potenziare la nostra capacità di amore. Questo in pratica è Mario Senior, un serbatoio d’amore che dispensa in giro riprendendoselo ricaricato e potenziato.”
“Per questo, mi hai detto che metteva amore in tutti i rapporti, anche quelli meno graditi e più professionali, per cui non potevo sperare di diventare più king di lui, se non imparavo ad amare?” “Già; e temo anche che questo sia un talento naturale che non si acquisisce e non si impara ma si coltiva solo se lo hai … “ “ … E temi che io non ce l’abbia …” “No, non ho detto questo e non lo penso; credo che non lo hai individuato in te e non cerchi di coltivarlo.” Mentre mamma e figlio discettano, Oriana si è stesa sul letto, poggiandosi su un fianco; Nicola ne approfitta per sdraiarsi davanti a lei, in posizione fetale, spingendosi con tutta la schiena contro il suo corpo; Oriana, si slaccia i vestiti e cerca di denudarsi, aiutata da Margie che si è accorta della manovra; quando è tuta nuda, Oriana abbraccia nella sua lussuriosa opulenza il corpo di Nicola e prende a carezzarlo dolcemente su tutto il corpo, mentre gli sfila a mano a mano i vestiti, esclusi gli slip: a quel punto prende a ricoprirlo di baci su tutto il corpo e lo invita a ricambiare. Nicola si lancia in una perlustrazione quasi analitica del corpo di lei per ricoprirla di baci, solleticarla ed eccitarla, ricercandone gli orgasmi, difficili da raggiungere d una donna matura ala quale non può offrire che labbra, dita e lingua, ma senza un cazzo che la faccia vibrare.
Margie sta zitta e quasi immobile, anche se aveva dichiarato dall’inizio che aveva tanta voglia d’amore. Finalmente Junior coglie il senso della situazione, si va a collocare alle spalle di Oriana, le mordicchia il collo e le spalle, si pianta con forza dietro di lei e spinge il cazzo, diventato un obelisco di cemento, da dietro, in mezzo alle cosce, attraverso la peluria della figa e la fessura della vulva, fino ad incontrare l’accesso alla vagina; spinge il busto e la penetra con violenta passione; la abbraccia dalle spalle afferrandole a piene mani le tette ricche e sode e se ne sta immobile, piantato in figa, lasciando che Nicola, dall’altra parte, solletichi il clitoride che si erge gonfio e teso tra le piccole labbra. Il lavoro coordinato dei due non ha bisogno di molto tempo:Oriana esplode urlando in un orgasmo che non ricordava almeno dall’ultima volta che aveva scopato con suo fratello; e, poiché è il suo nome che urla sborrando, nessuno saprà mai se invocava senior o amava Junior, Mario tutti e due. Nicola si libera garbatamente; poi, rivolto a Margie. “Scusami, amore, ma, dall’incidente, non avevo mai scopato con tanto entusiasmo una donna. Non so quanto c’entri la carica erotica che Mario ha trasmesso; ma io sono felice di averlo fatto, per di più con una donna così bella. Grazie, Oriana. “ “Grazie a te, a tua moglie e a Junior: mi avete fatto ricordare momenti immensi della mia vita.”
Margie però è rimasta a secco; e accenna a ritirarsi in cucina. Junior la ferma. “Amore, io non ho mica sborrato! Vuoi lasciarmi a secco?” “Beh, finora ero rimasta a secco solo io. Ma se te la senti di continuare, io non ti dirò mai no, per nessuna ragione al mondo.” “Papà, ascoltami, ti chiamo a testimoniare. Io un giorno morirò addosso a Margie in uno di quegli atti d’amore che o ti fanno rinascere o ti uccidono. In quel momento,puoi ricordare per favore a tua moglie che l’avrò amata fino alla morte, come avevo promesso e come manterrò?” “Il notaio ha ratificato. Certificherò la tua morte nel pieno di un congresso carnale con tua madre e mia moglie. In fede.” L’assalto di Junior a Margie è di quelli che solo si registrano tra adolescenti che sprizzano ormoni da tutti i pori: lui l’afferra quasi con violenza e letteralmente la divora di baci su tutto il viso, il capo, la nuca, il collo; le succhia fino a farle male le labbra, le guance, il volto, gli occhi; la palpa su tutto il corpo come per accertarsi che ci sono tutti i pezzi che cerca, le tette, le aureole, i capezzoli, il canale fra i seni, il ventre, l’ombelico e giù giù fino alla figa, al clitoride, all’ano. Margie è stordita da tanta irruenza; si liita a carezzargli la testa, a tenrgli il viso fra le mani ea baciarlo con delicata passione. Poi comincia lei a perlustrarlo su tutto il corpo, dal torace al ventre fino ad impossessarsi del cazzo e cominciare a manipolarlo con sapienza e amore.
Lo sente vivo e palpitante tra le mani, se lo passa febbrilmente sul viso, sul corpo, sulle labbra, mormorando “mio, mio, solo mio” e baciandolo delicatamente; poi scatta la libidine e il cazzo affonda di colpo nella sua bocca, fino ala gola e Margie sembra non saziarsi di leccarlo, di succhiarlo, di mordicchiarlo, di spingerselo in gola fino a provocarsi conati di vomito. “Ti amo, ti amo, amo il tuo carpo, amo il tuo amore, amo il to cazzo … ti voglio … dappertutto … sempre … ti voglio … prendimi, per favore, fammi sentire il tuo corpo dentro di me, fammi sentire che sei mio … fammi sentire che sono tua … amami … tanto … tanto … tanto” Sta piangendo e Nicola si preoccupa, l’accarezza, le chiede come sta. “bene, benissimo, innamorata, innamoratissima, di te, di Junior, di senior, di Oriana, di Patrizia, di mamma; sono innamorata dell’amore. E’ vero: anche io amo l’amore che è in me, quello che do a voi con tutta l’anima e che prendo dal vostro amore. Piango di gioia, perché sono veramente felice di essere qui tra le tue braccia, insieme ad Oriana, ma soprattutto di sentirmi totalmente posseduta da Junior che adesso veramente mi ama come io vorrei essere amata e come io voglio amarvi tutti. Mario, vieni dentro di me, per favore, riempimi del tuo amore e fammelo sentire fino in fondo.”
Junior ha l’aria di uscire dal paradiso delle Uri, incapace ancora di rendersi chiaramente conto di dove sia il suo posto nel mondo; Margie è sua madre, ma anche la donna che ama di più al mondo; il suo uomo dovrebbe essere Mario Senior, che è suo padre ma del quale lui si sente soprattutto ed unicamente l’erede soprattutto nell’amore di Margie. Ed ora lei gli chiede di possederla come non ha mai fatto, anche se hanno spesso fatto l’amore; e lui ha paura di quello che potrebbe scatenarsi, se veramente dovesse sentire di possedere sua madre da maschio, oltre che da figlio: non è più un problema di coglioni da svuotare (ci sono milioni i modi) ma è una scelta di vita, soprattutto una scelta di amore. E Junior sente che adesso il suo amore c’è, vero, immenso, irrefrenabile; ora vuole quel corpo, non per possederlo, ma per viverlo in armoni, per sentirlo in sintonia. E, se questo dovesse succedere, veramente sarebbe disposto d uccidere per Margie, sua mamma ma anche la sua donna. Si distende sopra di lei e cerca di sentirne tutti i tendini, tutti i muscoli, tutte le fibre. “Margie, ti amo come non puoi immaginare, ti voglio per sempre, tutta per me. Cosa sarà, se entro in te e ci resto per sempre? Riuscirai ad essere ancora così equilibrata?” “Senti, stronzo! Hai capito finalmente come mi devi amare? Fallo, perdio! Ti voglio, voglio te e nessun altro. Sei mio; sarò tua. Non pensare ad altro, Ora penetrami e godi dentro di me, fammi godere con te e amiamoci, finalmente!!!!”
L’amplesso ha toni apocalittici: Junior penetra lentamente e con decisione; si muove poco e lentamente per godersi il possesso di quel corpo che sente sempre più suo; Margie si lascia penetrare con amore, stingendo i enti quando il membro la forza un poco o l urta la cervice; lo cattura e lo stringe dentro di sé quasi solo per sentirsene invasa e posseduta; accarezza con dolcezza il corpo steso sopra il suo e ne cerca gli angoli, gli spigoli, le curve; passa le dita fra i capelli e bacia il viso caro e amato, scivola lungo la schiena e disegna con i polpastrelli le singole vertebre fino alla curva delle natiche; stringe quest’ultime con delicata violenza; schiaccia i lombi contro i suoi e finalmente comincia a sborrare, lentamente, in un crescendo incalzante che quasi la spaventa perché non sa prevedere dove potrebbe arrivare, Junior la segue naturalmente e comincia a godere sempre più intensamente mentre l’orgasmo monta su dalle palle verso l’asta. In uno slancio di violenza, il cazzo esplode nella figa di lei che scarica sull’asta l’orgasmo più intenso di sempre. Crollano schiantando l’uno sull’altro, senza forse, senza respiro, senza vita. Nicola è ancora una volta spaventato; Oriana, che ha già sperimentato un episodio simile, lo rincuora. “Dagli qualche momento; torneranno in piena forma. Certo che questo ragazzo diventerà meglio del padre. Che grande amante, che grande amore!”
Arriva finalmente il giorno dell’inaugurazione della mostra e, come organizzato da Hans e Clemente, la presentazione alla stampa si fa il giorno precedente riservandola ai soli addetti. Oriana ha fatto arrivare i suoi disegni; Nicola ha tirato fuori quelli antichi di Mario e la conversazione si avvia sul binario affascinante del dibattito sul design. L’uditorio attento, l domande impegnative e le risposte meditate, una serie di atteggiamenti rilevati anche con apposite riprese danno immediatamente il senso di un’operazione perfettamente risuscita, capace di riscattare il grigiore della proposta iniziale, tutta tesa al mercato. Jennifer si dà molto da fare per corrispondere alle attese degli sponsor; quando però Clemente interviene per annunciare che il designer Mario Rossi torna sotto contratto con la sua Azienda, il suo sorriso si smorza e diventa smorfia di rabbia. Io me ne frego, in verità; i miei occhi sono per la mia famiglia e per gli amici che ho ritrovato, quando ormai neppure più osavo sperare.
Hans è al settimo cielo, perché col nuovo assetto può riproporre in Germania l’attività che lui sa come condurre. Istiga Margie a raggiungermi nello studio in un momento in cui me ne vado a stare per mio conto: in fondo, ha paura di un ripensamento ed è convinto che la “mia Sirena” sia il rimedio ai miei mali. Ci troviamo faccia a faccia, da soli; chiudo la porta, la bacio con delicatezza in fronte e ci sediamo. “Vogliamo raccontarci venti anni in due minuti?” “Non servirebbe. Come stai, ora?” “Dopo avervi rivisto e cancellato di colpo anni di errori? Come un Dio! Ma vedo invece che tu hai un po’ di borse sotto gli occhi. Lavori troppo?” “No, faccio troppo l’amore!” “Coooosa?!?!? E con chi?????? E Nicola lo sa?????” “Possibile che non cambi mai?” Bussano alla porta. “Chi rompe?” “Junior” Apro e lo faccio entrare; si va a sedere a fianco alla madre, le circonda le spalle, quasi protettivo, e la bacia a lungo sulla bocca. Resto inebetito. Margie commenta. “Tutto chiaro? E’ lui che non mi dà tregua, mi fa fare l’amore troppe volte al giorno, per la mia età; non capisce che lui ha la metà dei miei anni.” “E ti ama come me?” “Di più; perché per lui ci sono solo io; ha smesso anche la professione. E per me c’è solo lui: come Nicola aveva promesso a te, lascia che lui mi ami in qualunque momento, purché con chiarezza e lealtà. E Mario è meraviglioso. Ora è lui il Mario vero, quello mio.”
“Quindi, per me non c’è più spazio nel tuo cuore?” “Sei pazzo? Tu sei tutto nel mio cuore e nel suo, tu sei in noi due, insieme e singolarmente; non possiamo fare a meno di te. Ma io non divido Mario con nessuno e Mario non divide me con nessuno, nemmeno con un padre fantasma. Se per assurdo, Mario Senior si fermasse fisicamente e sentimentalmente, forse dovremmo rivedere le situazioni. Ma fino a quando l’uccellino del tuo amore svolazzerà da Jennifer a Jennifer, io sarò la donna di Junior e lui sarà il mio uomo, insieme a Nicola.” “Ma ti rendi conto che è tuo, anzi nostro figlio?” “Mario, quand’è stata l’ultima volta che hai fatto l’amore con tua madre? E hai davvero la faccia tosta e il coraggio di rimproverare qualcosa a me o a Junior?” Jennifer trova la porta aperta, entra e va ad abbracciare Senior. “Per l’appunto: avevamo appena finito di chiarire. Auguri per tutto e buona fortuna. Complimenti soprattutto per la bellissima mostra, non solo a te ma anche ad Oriana. Siete stati perfetti.” Se ne vanno abbracciati e io resto a consolarmi con Jennifer.
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Categorie: Incesti