Oriana e Patrizia sono puntuali: alle sette in punto suonano al campanello di casa ed entrano; manco a dirlo, sono un vero splendore, una coppia di gemme preziose, eleganti e raffinate negli abiti, nei gioielli e nel trucco sapiente e calibrato; la piccola ha un che di più sbarazzino ma è comunque sobria e compitissima. Le guardo incantato e mamma, come sempre, mi chiude la bocca per sottolineare il mio sbalordimento. “Come stai?” chiedo a Oriana. “Bene, forse benissimo!” mi assicura e si getta in braccio a mamma che l’accoglie con amore. “Vedrai, amore mio, andrà tutto per il meglio. E poi, stasera è solo una presa di contatto. Non ti angosciare.” “Sta bene, sta bene!” assicura Patrizia; poi, con la scusa di sistemarsi le calze, mi sussurra “L’hai fatta scopare, eh?” “Io non scopo mai, con voi: faccio l’amore, con tutta l’anima. Abbiamo fatto l’amore, si.” “Si vede che sta bene: è molto rilassata e particolarmente grintosa. E’ chiaro che le fa bene fare l’amore con te.” “Non credi che farebbe bene anche a te?” “Io sono di un’altra razza. Ma ti voglio bene e non escludo assolutamente di vederci ancora.” Ci avviamo all’automobile, accompagnati dalle raccomandazioni di mamma e in meno di un’ora siamo all’hotel …; l’entrata è addirittura trionfale, con tutti i miei amici in fibrillazione per “le divine”; sussurro a Salvo che troppa agitazione può creare problemi e li zittisce; Marzio però non rinuncia e si avvicina a Oriana, le da la mano e si accosta a baciarla, prima su una guancia e poi sul’altra; lei lo spiazza completamente ricambiando con due soffi di labbra sulle guance (non le accosta troppo per via del rossetto): Marzio rischia davvero un infarto, tanto si emoziona, poi fa il galletto con gli altri.
Ci accompagnano al tavolo di cui riconosco la posizione assai strategica: noi restiamo coperti dall’arredamento ma in compenso possiamo guardare abbastanza da vicino il tavolo destinato ai colloqui di concorso. Salvo chiede se è gradita la sua presenza al tavolo, Oriana lo accoglie con entusiasmo, lui si siede e questo risulta immediatamente assai opportuno, perché riesce a sottolineare ad Oriana gesti quasi invisibili che sono chiaramente indicatori. Patrizia, come avevo previsto, risulta più pronta a cogliere e a indicare alla madre comportamenti a cui lei non avrebbe mai pensato: come giocare con il bottone superiore della camicetta e fare sì che si apra un poco senza darlo a vedere, come si accavallano le gambe per far salire un po’ più su l’orlo e così via. Salvo è quasi sbalordito dalla disinvoltura e dalla prontezza di Patrizia, finché lei non gli ricorda che si sono già incontrati in discoteca dove lei è la regina indiscussa. “Cavoli!” esclama Salvo “ma qui tu sei tutta un’altra persona.” “Mamma ha bisogno di tutt’altri consigli e io cerco di aiutarla.” Salvo si rivolge a me. “Sei l’uomo più fortunato della terra, l’ho sempre saputo. Sei in gamba, ma hai anche tante fortune tra cui una famiglia straordinaria.” Per un po’ stiamo ad osservare i movimenti intorno al tavolo dei colloqui ed è evidente che Salvo aveva fotografato la situazione con estrema chiarezza. Il lui della coppia è affascinato dalle belle forme ma nota anche le sbavature e ci mette poco a perdere interesse se manca la classe; chiedo, provocatoriamente ma non troppo, ad Oriana cosa le sembra come uomo: lo trova molto affascinante ed anche molto rigoroso “Interessante!” conclude e la cosa mi fa veramente piacere.
La lei è veramente più dura. Abituato a quel genere di cose, cerco un appiglio per agganciarla; l’occhio mi cade quasi per caso su un libro di poesie che tiene sul tavolo. Avverto i miei commensali che vado a fare un giro e mi sposto al bancone del bar; per un colpo di fortuna, la signora si alza e viene proprio verso il bancone; quando mi passa accanto, faccio un gesto errato, apparentemente casuale, la urto leggermente, mi profondo in scuse e le chiedo se capisce quello che dico visto che non sembra italiana. Mi risponde che è tedesca ma che parla l’italiano. “Anche molto bene, mi pare.” Il lumacone va all’attacco, come mi direbbe adesso Salvo. “Mi chiamo Mario.” Esordisco “Io Siglinde.” “Nome affascinante ma forse non ha corrispondenza in italiano.” “Non so. Anche Mario mi ricorda qualcosa. “Forse Cavaradossi.” Di fronte alla faccia meravigliata, aggiungo “Ma forse tu non sei appassionata di lirica.” “Io amo molto la lirica.” “Conosci la Tosca?” “Oh, diavolo: ma si, il pittore amante di Tosca che viene fucilato.” “Già, vissi d’arte vissi d’amore, un po’ come il mio motto.” “Sei un artista?” “Beh poca cosa, un modesto designer.” “Interessante!” “Beh, alcuni oggetti che vedi qui intorno sono di mio disegno e l’anno prossimo ho una grande mostra itinerante che verrà anche in Germania.” “Dove, in Germania?” “Dusseldorf, in maggio.” “Io vengo da Dusseldorf!” “Allora ti inviterò all’inaugurazione.” “Dove sarà?” “Credo al museo della grafica ma il nome è per me troppo difficile da ricordare.”
Con un gesto inaspettato prende il telefono e fa un chiamata; mi allontano per discrezione; mi passa l’apparecchio. “Si?” “Sono Hans Richter, il direttore del museo … e lei come si chiama?” “Mario …” “Mario, oh si, stiamo preparando la sua mostra, lei deve venire a trovarmi. Mi passi Siglinde.” Passo l’apparecchio a lei che parlotta in tedesco. “Così, la tua non era un’invenzione per abbordarmi.” “Se avessi voluto abbordarti, avrei fatto ricorso alle canzoni, alla serenata, alla poesia. Dicono che funzionano di più, con le straniere.” “Come te la cavi con la poesia?” “Il mio talento è per il disegno e non ho mai neppure tentato di scrivere un verso; in compenso ne ho letto decine di migliaia.” “Beh, il vissi d’arte c’è: è evidente. Ma il vissi d’amore?” “Perché credi che ti abbia fermato? Io credo che sia per amore del bello, dell’eleganza, della personalità …” “sei un meraviglioso furfante ma le persone concrete come me l’amore lo fanno, non lo raccontano.” “Spero non in pubblico, davanti a tanti spettatori.“ Gira lo sguardo intorno e lo fissa con evidente intenzione sulle toilette. “Se ti avvii, fra due minuti ti raggiungo.” Si allontana; mi rivolgo a Salvo che ha seguito la scena e gli faccio ok con le dita. Mi avvio ai servizi, entro e la trovo immediatamente ai lavabi; le salto quasi addosso e la bacio con violenza. E’ brava ed esperta: la sua lingua mi mulina in bocca esaltandomi dal piacere; il cazzo reagisce immediatamente e Siglinde se lo trova piantato contro la figa che quasi le buca il vestito.
Patrizia non ha vissuto benissimo la vicenda; me lo hanno raccontato dopo. Il fatto che il suo record di velocità di conquista sia stato stracciato dal suo “zione”, per di più con una straniera sconosciuta, non le va proprio giù e, con la speranza di potermi sputtanare, decide di andare in bagno, con la conseguenza che deve sorbirsi tutta la scena a spese del suo sistema nervoso. Appena ci stacchiamo dal bacio, afferro i seni di Siglinde e cerco di portarli fuori dal vestito. Mi ferma “Non abbiamo tempo; scopami, qui, ora, con tutta la passione di cui sei capace!” Le faccio sollevare le gambe una per volta e le tolgo uno slip davvero elegante; baciandola su tutto il viso, la faccio ruotare e la invito appoggiare le mani sul coperchio del water; mi abbasso dietro di lei e affondo la faccia tra le sue natiche: sono belle grosse e piene, come piacciono a me: spingo la lingua nell’ano e lo solletico lungo tutte le pieghine; poi mi sposto giù verso la figa che scopro carnosa, ben curata ma anche molto usata e allargata dall’uso. Naturalmente, non ha peli; il clitoride sbuca fuori come un cazzo di piccole dimensioni: quando lo prendo in bocca, lei ha un fremito intenso e quasi urla; le tappo la bocca per non dare scandalo; si gira e mi sorride: “Mi hai sorpreso”; le appoggio un bacio leggero tra guancia e labbra; da sopra il vestito, mi afferro alle tette con ambedue le mani e avverto che ho difficoltà a prenderle tutte: deve avere una dotazione ben grande.
Siglinde non ha tempo: si sgancia dall’abbraccio e mi infila con la bocca un preservativo sul cazzo: evidentemente lo aveva in borsa; infila una mano tra le cosce, prende il cazzo e lo infila decisamente nella figa. Comincio a pomparla con vigore e sento dai suoi mugugni che il piacere monta e cresce; un paio di volte le tocca mordersi la mano per non urlare. Faccio appello a tutte le mie energie e a tutta la sapienza per rendere la scopata eccezionale e irrinunciabile: percorro con l’asta tutto il canale vaginale e cerco i punti che non ho toccato; le infilo il medio nel culo e sento che vibra a lungo; avverto che la sborrata è in arrivo e picchio duro con tutto l’inguine per far partecipare tutto il basso ventre alla scopata. La sua sborrata è enorme: si deve mordere quasi a sangue la mano per non urlare, mentre mi spruzza sul pantalone una sborrata mai vista prima. Sento che affanna e si lamenta. “Stai bene?” chiedo “Si, si benissimo … che orgasmo … se me lo raccontassero non ci crederei … sei una macchina per il piacere …” “No, scusami, … per l’amore: lo preferisco se vuoi dare una definizione.” “Hai fatto l’amore con me, tu?” “Non ti ho scopato, puoi stare certa; non avevo nessun bisogno di svuotare le palle. Ti ho vista, ci siamo piaciuti e abbiamo rubato qualche minuto ai nostri doveri … ma per fare l’amore, non solo per scopare. E adesso io mi tengo il mio trofeo di guerra.” Mi guarda stupita; le mostro gli slip che mi ero messo in tasca. “Ti dispiace se li tengo io in ricordo di dieci minuti di amore?” “Se vuoi, puoi anche tenerli; ma devi riportarmeli, prima o poi.” “A maggio dell’anno prossimo, a Dusseldorf, all’inaugurazione al Museo.” “E quella volta mi farai anche il culo?” “Se me lo chiedevi prima, lo facevamo stasera.” “Sei matto? In culo mi piace, ma solo dopo che ho preso prima in figa un cazzo bello come il tuo.” “Esci per prima. Io devo cercare di pulire il mio pantalone.” “Oh, dio, te l’ho sporcato io?” “Pare che i tuoi orgasmi siano molto violenti.” “Sei tu che hai scatenato la mia vena bestiale. E’ stato meraviglioso!” “Ciao”
Lei esce ed io mi trattengo ai lavabi per pulire il grosso dal pantalone; ma è impresa impossibile. Nell’aria c’è un profumo che conosco: deduco che Patrizia è stata nell’antibagno, forse a spiare. Quando rientro al tavolo, lo sguardo che mi rivolge è di odio. “Fai la collezione degli slip che strappi alle tue vittime?” “Tu ce l’hai ancora?” “Perfettamente in ordine!” “Felice per te.” “Sei riuscito a fare quello che speravi?” Oriana è più interessata ai fatti che alle gelosie. “Sono andato oltre.” “Che hai fatto?” “Fattelo raccontare da Patrizia che è stata lì a spiare tutto il tempo.” “ Se l’è scopata, alla grande. Poveretta, non aveva tempo per farsi fare anche il culo; ma si sono dati appuntamento a Dusseldorf per la sua mostra. Ma di che mostra si tratta, infine?” “Ne parliamo a casa, Patrizia. Quindi non le hai chiesto un servizio veloce con la bocca come avevi detto?” “Oriana, in questa attività si inventa sul momento; l’ha voluto in figa e gliel’ho dato; l’avrebbe voluto in culo ma per fortuna non c’è stato tempo.” “Perché per fortuna?” “Perché domani, quando ci incontreremo di nuovo, le ritornerà la voglia di farsi fare il culo e sarà tutta zucchero e miele.” Salvo interviene a chiarire. “Oriana, fidati: Mario è un artista in queste cose e se guardi il tavolo, la signora sta già guardandosi intorno perché le manca il suo nuovo latin lover.” “E’ vero. Grazie, Mario, sei proprio un amore.” Patrizia fa boccacce. “Piccola, non so se te ne sei accorta, ma guarda che non sono neanche venuto, prima: e non mi fa piacere. Per di più ho rovinato il mio pantalone migliore perché la signora ha l’orgasmo violento e a spruzzo.” “Cavolo, ma questo dovevi usarlo anche domani!” Oriana sembra costernata, ma Salvo rivela ancora le sue doti di organizzatore “Va’ da Marzio e fattene dare uno dei nostri. Il tuo lo mandiamo in lavanderia e domani sera, prima dell’incontro, lo riprendi pulito.”
Oriana sembra sollevata. “Grazie, Salvo, credo proprio che stasera tu abbia dato dimostrazione di amicizia vera.” “Peccato che sono sposato e fedele, se no avrei guadagnato punti a corteggiare la più bella donna che ho conosciuto in tutta la vita.” “Salvo, ricordati che stai parlando di mia sorella e che io sono geloso delle mie cose, anche di quella vipera di mia nipote che amo alla follia.” “Ed hai ragione; io sarei ancora più geloso, al tuo posto; ma non posso condividere il giudizio di vipera per una ragazza così affascinante.” Patrizia accenna una leggera riverenza scherzosa. “Abbiamo ancora qualcosa da definire o possiamo levare le tende?” “Credo proprio che tutto sia pronto. Le probabilità di successo sono altissime. Domani vedremo e auguri a tutti,” Mentre le mie donne si dirigono al guardaroba, io vado al bancone a salutare il barman. Siglinde mi blocca all’improvviso “Mario stai per andare?” “Si, ho finito qui e ho altri impegni.” “Domani puoi essere libero?” “No, almeno fino a quest’ora ho un impegno serio con mia sorella. Poi, se ti andasse, potrei rimanere libero per tutta la serata.” “Ti aspetto qui?” “Ci vediamo qui. Ciao.” “A domani. Ciao.” Patrizia mi pare ancora più incazzata “Cosa voleva? Ancora un po’ di cazzo?” Entriamo in macchina. “Patrizia, ascolta. Questa operazione decide una vita professionale e non c’è spazio per ripicche e gelosie. Inoltre e soprattutto: ti rendi vagamente conto di quanto costa a me questa vicenda?” “Che cazzo ti costa? Qualche scopata con una tardona neanche tanto male?”
Oriana interviene. “Patrizia, sei offuscata. Hai capito che se lui deve scoparsi la tardona, io forse dovrò scopare con l’uomo e dovrò farlo col consenso di Mario, se non davanti a lui, come mi ha fatto capire Salvo.” “E allora? Tu ti scopi chi vuoi, mica devi rendere conto a lui.” “Patrizia, per favore guida tu fino a casa; io passo dietro con Mario.” Detto fatto, si scambiano di posto; Oriana mi viene vicino, mi abbraccia e mi bacia con dolcezza “Mario, se ti fa tanto male, io rinuncio a questa avventura; non voglio che tu soffra tanto.” “TU SEI FOLLE!!!! Qui nessuno rinuncia a niente. Questo è il momento di affermare che sei libera, anche di fare la puttana se serve; questo è il momento di dimostrare che ti voglio libera, anche se mi illudo di poterti avere tutta per me. Domani si farà quel che si deve, fino in fondo. Poi avremo tempo per dar sfogo al nostro amore.” Mi bacia con una passione quasi smodata e cominciamo a palparci con una voglia infinita. “Cazzo, ma questo è amore vero. Vi rendete conto di dove andate a sbattere, di questo passo?” Patrizia sembra solo ora prendere coscienza dei fatti. “Non si va a sbattere da nessuna parte, se ognuno tiene per se quello che sa e i giudizi su quello che sa.” Forse sono rigoroso, ma Patrizia sembra meritarlo. “Ma papà neppure lo prendete in considerazione?” Oriana cerca di essere conciliante. “Tuo padre c’entra esattamente quanto è stato partecipe fin qui. Io sto cercando la mia strada e per percorrerla devo soffrire parecchio. Lui mi ha tenuta in clausura perché gli fa comodo essere il padrone di casa. Ora mi riprendo tutto il mio spazio e lui ci rimetterà solo se cerca di impedirmi questo.” “Ma io parlo dell’amore fra te e Mario, tuo fratello, ci hai pensato?”
“Si, ci ho pensato a questa follia e non ti nascondo che un poco mi fa paura. Ma l’obiettivo è costruire comunque il mio destino ma non sfasciare niente. Spero che tu non decida di lasciarmi ed andartene. Se così fosse, mi strazieresti il cuore; ma rifletti anche che sei comunque la regina delle discoteche che fa la morale a sua mamma dopo che si è scopata suo zio. Non puoi avere metri diversi per come si adatta alla tua logica del momento. Espandere l’amore fraterno al sesso non è una frase fatta ma un modo di vivere intensamente anche mio fratello, quando diventa il mio amore. Se nessuno lo sa, nessuno si fa male. Se ritieni che questa cosa debba essere di dominio pubblico, fai pure; ti assumi il rischio delle conseguenze.” “Cazzo, qui nessuno vuole sbandierare niente; ma sei sicura che papà meriti questo?” “Non lo so; so però che io non merito la schiavitù. Ci siamo sposati perché non aveva usato il preservativo ed io non volevo per nessun motivo abortire come mi suggeriva (avrebbe trovato i soldi e la persona giusta, diceva); per anni mi ha impedito di lavorare perché la famiglia doveva dipendere solo da lui, doveva essere cosa sua; mi ha costretto ad una vita da monaca perché non alzassi la cresta. Adesso basta! Ho sempre amato Mario e forse tu più di tutti lo sapevi. Adesso voglio la mia vita, anche se passa da una scopata con uno sconosciuto. Domani voglio avviare la mia carriera da archistar!”
“Da archistar? Che significa?” A questo punto mi sento quasi obbligato ad intervenire. “Patrizia, con tutta la dolcezza e l’amore del mondo, cerca di capire che stai ripetendo l’errore di non conoscere tutti i fatti e di pronunciare giudizi drastici. L’appalto che domani viene aggiudicato vale da 2 a 8 miliardi (MILIARDI, capisci) ed è per un’opera che resterà nei secoli. Scoparsi la tedesca era rubare un grimaldello per far vincere ad Oriana il concorso. Ma ancora bisogna passare per certe forche caudine che toccano le sensibilità individuali e i rapporti umani. Stiamo già abbastanza male; non possiamo farci carico anche delle ipotetiche sofferenze di altri che non hanno esitato a imporne a noi solo per seguire la loro volontà. So che potresti odiarmi, ma anche tu spesso segui la tua testa (o la tua figa) e neanche ti rendi conto del male che puoi fare. Stasera siamo in cielo perché domani possiamo vincere; e siamo all’inferno perché ci costerà, nel corpo e nell’anima. Ora decidi tu cosa vuoi fare. E nessuno ti dirà niente se ti volterai dall’altra parte e rinuncerai all’affetto di mamma, di nonna, di zio. Forse il tuo papà sopperirà ampiamente a questa rinuncia.” “Senti, non rompere i coglioni con questi discorsi ricattatori. Io fino a due minuti fa neanche sapevo che mamma mi aveva voluta ad ogni costo e che forse le è andata come a nonna, anche se in direzioni diverse. Mamma sa che io vivo in simbiosi con lei e che accetto tutto quello che fa. Mi sono solo spaventata all’idea che voi due, insomma, faceste un po’ di casino col vostro grande amore che vedono anche i ciechi. … Però … mamma archistar … sai che figata … Ma alle inaugurazioni mi fate venire?” “L’abbiamo fatto stasera anche se il rischio era alto. Figurati se è solo una inaugurazione!!!”
Siamo arrivati a casa e mi scaricano al portone, per non tardare ancora. “Di’ a mamma che domattina vengo e le racconto tutto, anche i particolari scabrosi.” “Ok. Ragazzina, mi dai ancora un bacio o sono ormai sul tuo libro nero?” “Stronzo meraviglioso, credi di nasconderti dietro mia madre per non scoparmi più? Io le corna le faccio pure a lei, per scopare con te.” “Ti accoglierò a braccia aperte, ma solo se verrai a fare l’amore, non a scopare come conigli. Buonanotte amori miei!”. Mamma, come era da immaginare, è sveglia e in fibrillazione. Cerco di glissare assicurandole che tutto è andato benissimo e che domani Oriana verrà a farle il resoconto anche di particolari scabrosi; ma lei osserva che il pantalone non è quello con cui sono uscito e me ne chiede conto. “La signora ha l’orgasmo violento e a spruzzo: in piedi in un cesso le conseguenze erano da prevedere.” “Te la sei scopata!?” “E perché ero andato, se no?” Sorride e mi accarezza, quasi a condividere le mie scelte. “Allora devi andare a letto subito, sarai stanco morto.” “Buonanotte, ne parliamo domani.” Quando apro gli occhi, qualcosa nell’aria mi dice che non è presto; dalla cucina mi viene il chiacchierio di persone che parlano tanto. Mi copro con una vestaglietta e vado a vedere: c’è Oriana che ha già spifferato tutto a mamma, comprese le bizze di Patrizia; la saluto con un bacio fraterno e le chiedo come sta. “Benissimo e pronta a tutto, anche a costo di farmi male.” “Ma che dici?!” interloquisce mamma “è tutta la mattina che le spiego che non fa male a nessuno se l’obiettivo è così importante.”
“A chi faresti male? A me perché potresti dovere scopare con un altro sotto i miei occhi? Amore, dimentichi che ti ho incitato io a essere troia con chi ami e puttana quando serve; che sempre io ti ho preparato questa situazione; che io ti ho tenuta in disparte mentre mi scopavo Siglinde. Non ti accorgi che con quest’atteggiamento rovini tutto il lavoro che stai facendo per essere te stessa? Ti manca ancora un briciolo di autostima e, forse, un tantino di arroganza. Io so che mi farà male vederti agire da puttana, ma so anche che vedermi scopare con Siglinde (che te lo sbatterà in faccia con cattiveria, proprio per farti soffrire) non farà bene al tuo cuore e alla tua autostima; ma soprattutto so che quello che vogliamo tutti e due è che tu vinca questo concorso, che questa sera si brindi prima con i tedeschi nella suite, come è nelle loro previsioni e come prevede la prassi ma poi con gli amici dell’hotel che ci aiutano e infine io e te da soli, appena sarà possibile. E stai certa che faccia a faccia io e te cancelleremo in un attimo tutto il vissuto per arrivarci. Guarda Patrizia, fa un casino del diavolo perché è gelosa della tua libertà. Stai certa che arriverà a farti le corna, ma con me e non con tuo marito, perché per lei una scopata vale l’altra ma quella che ti ferisce diventa più pregiata. E non ottiene niente, inseguendo la sua gelosia: se continui a farti guidare dalla tua esigenza di un porto sicuro, fosse anche l’ambiguità di un incesto, e non affronti le cose, persa dietro quell’obiettivo, puoi solo fallire e rimanere schiava, di un marito o di un amante non importa. Se riesci a riprenderti la tua mente, il tuo corpo, il tuo spirito, la tua vita insomma, otterrai risultati senz’altro migliori.”
Mamma interviene. “Tutto quello che Mario dice mi pare assai sensato. Ma non capisco le storie su Patrizia. Cosa le succede?” “Le succede che ha una mamma troppo bella e troppo brava. Finché non si sapeva, lei era la regina dei locali e tutto andava bene; ora che sua madre ha scoperto di essere una figona assai più affascinante e una donna in carriera con buone prospettive, la cosa le va un po’ stretta e cerca le piccole rivincite patetiche senza escludere di fare le corna alla mamma con il suo fratello - amante. Basta aspettare che le passi e trovi la sua strada. Piuttosto, tu hai una cartella coi tuoi documenti? Sarà bene che, per caso (ma non tanto) ci entri la bozza del catalogo perché mi sa che quel risvolto del discorso stasera tornerà.” “Come andiamo su? Con la mia macchina? Con la tua macchina? Come? …” “Il buonsenso suggerirebbe di andare con due macchine, perché, se tutto fila liscio, i brindisi del dopo potrebbero essere lunghi e diversi per ciascuno di noi. Ma, a pensarci, se uno dei due fosse trattenuto più a lungo, sarebbero i tedeschi a doversi preoccupare di riaccompagnarlo; e comunque, Salvo troverebbe certo una soluzione. Andiamo con la tua; se il tuo approccio si fa più lungo, io mi faccio portare in città da Marzio che lavora anche fino all’alba e tu resti libera di muoverti.” “Ma vuoi dire che potresti lasciarmi da sola con quei due?” “Talis filia talis mater. Da un lato, hai paura che scopare sotto i miei occhi possa far male a tutti e due. Dall’altra, ti spaventi ad affrontare due persone che tu stessa hai sfidato e che devi augurarti di frequentare assiduamente nei prossimi anni, per il tuo lavoro. Per favore, esci dalle ambiguità e decidi.” “Non posso farci niente, se la tua presenza mi da forza e certezza e l’idea che tu te ne vada mi fa stare persino male. Ma è solo un momento. E infine, si è vero, sono come Patrizia, in certe cose: quindi, non ti meravigliare se sapere che ti viene a cercare per fare sesso (lei ha paura dell’amore)non mi turberà molto.” E mi fa una boccaccia.
Mentre io vado in bagno per lavarmi, continuano le due a chiacchierare sulle ipotesi della serata e su tutti i possibili sviluppi e risvolti. Alla fine, quando io sono vestito, Oriana saluta ed esce raccomandando “Passo alle 19: fatti trovare pronto!” Le ricordo di prendere la bozza del catalogo (già fatto) e di anticipare di qualche minuto perché in hotel devo recuperare i miei pantaloni e finalmente la porta si chiude alle sue spalle. “Sarà dura?” mi chiede mamma accorata. “No. Ho vissuto altre situazioni così e ti assicuro che Oriana è molto forte, molto più di come la consideriamo noi. Ha ancora qualche crisi di insicurezza perché la sua autostima è stata calpestata per anni; ma si riprende così in fretta che stasera sarà solo una battaglia da vincere.” Mamma mi accarezza sulla testa con molto affetto e si rivolge alle faccende di cucina. Io vado in studio dove manco da mesi e mi metto a lavoricchiare con la testa alla serata. Oriana arriva puntualissima già alle 18,30, sicché ci troviamo all’hotel poco dopo le 19 in largo anticipo sull’appuntamento. Recupero il pantalone ed effettuo il cambio. Quando ritorno in sala resto meravigliato perché Oriana è con il suo collega di studio, Paolo. Guardo lei con l’aria di chiedere: e questo che vuole? Ma sto zitto. Il tipo sta dicendo che hanno saputo della partecipazione al concorso e della possibilità di vittoria; offre la totale disponibilità dello studio senza pretese di figurare nel progetto, ma per rinsaldare una collaborazione. “Solo se ti dovessi rendere conto che ti può essere utile, siamo pronti a supportarti senza intaccare in nessun modo la paternità dl progetto. Volevo che lo sapessi. Ora ti faccio gli auguri e scappo. Ciao.”
Oriana appare perplessa. “Amore, comincia ad abituarti al potere e non te ne ubriacare.” Mi guarda con occhi di fuoco poi sorride per non ridere. “Non dimenticare che lui rappresenta comunque la scopata della liberazione. Io non ho ancora uno studio mio e già da domani potrei avere bisogno di uno staff enorme. L’offerta è buona, se non tenta di appropriarsi della cosa. Ma faccio sempre in tempo, se necessario, a mandarlo al diavolo.” “Bada che se stasera vinci, da domani tanti professionisti ti verranno dietro in ginocchio per collaborare.” “Lo so; ma non mi ci far pensare se no svengo” “E’ tardi, per svenire; i due sono già al tavolo.” Comincia la serata più lunga per Oriana. Alle presentazioni, colpo di scena perché Siglinde scopre che sono il fratello della concorrente firmataria del progetto. “E lei a che titolo viene qui?” mi chiede dura. Risponde Oriana “Mario è un collaboratore esterno, perché con la sua attività e la sua qualità di designer potrebbe dare una forte mano in varie fasi del progetto.” Siglinde insiste a fare la dura. “Ha dei documenti della qualità che attribuisce a suo fratello o è solo un’opinione, diciamo, familiare?” Oriana non si scompone, prende dalla cartella la bozza del catalogo e la passa a Siglinde. I due parlottano tra di loro, ma Zacharias non toglie un attimo gli occhi dal seno di Oriana che sembra affascinarlo particolarmente; lei si passa una mano sul vestito come per togliere inesistenti granelli di polvere e il primo bottone, assai casualmente, si apre e consente all’uomo uno sguardo più profondo. Per poco non gli viene un coccolone.
Oriana stasera è ancora più bella del solito, se è possibile; ma è anche vezzosa e civettuola con estrema eleganza e il maschio teutonico non può fare a meno di seguirne ogni piccolo movimento; quando Oriana, fingendosi quasi a disagio, accavalla le gambe facendo salire l’orlo della gonna quasi a livello delle autoreggenti, l’uomo deglutisce più volte, gira lo sguardo e si versa da bere “Benedetta Patrizia” mi vien fatto di pensare perché proprio quello era il primo insegnamento a sua madre. “Ammesso per ipotesi (ma solo per ipotesi) che le fosse affidato l’incarico, come intende avvalersi della competenza di suo fratello?” Stavolta mi sento obbligato a rispondere. “Io per Oriana farei qualunque cosa: anche se non si vede, lei è più grande di me e mi ha fatto anche da madre. Per me, qualunque cosa chieda, è sacramento di fede.” “Beh, c’era da aspettarselo e comunque è giusto che sia così.” Interviene all’improvviso, in italiano, Zacharias. “Da italiano, fino a che punto è geloso di sua sorella?” “Non vedo l’attinenza ma rispondo comunque. Oriana è una persona straordinaria, di classe e qualità superiore. E’ saggia e intelligente: tutto quello che pensa, dice, vuole o fa, appartiene alla sfera della sua libertà. Io posso solo starle accanto e accettare tutte le sue scelte e, mi creda, so per certo che non sbaglia mai.” “Lei è sposata. Come mai non c’è suo marito ma suo fratello?” “Perché mio marito ha altri interessi, non ha per me la stessa stima che ha Mario e, sostanzialmente, è l’italiano che diceva lei, convinto che le donne servono solo a una cosa e a niente altro.” “Basta con le indagini sulle vite private. Decidiamo sul progetto che è il nostro vero compito.” Siglinde è lapidaria.
Zacharias non vuole perdere il pallino e vuole Oriana, ormai è evidente. “Una osservazione coerente. Vedo dal catalogo che la mostra è prevista a Dusseldorf al museo … Se la nostra azienda volesse mettere insieme le due cose, la sua attività di designer e l’incarico dell’appalto a sua sorella, ci sarebbero problemi da parte sua?” “Per me, nessuno, bisognerebbe avere il placet della ditta che sponsorizza la mostra.” “Quella è competenza nostra. L’importante è sapere che potremmo avere quella opportunità per lanciare il progetto e la nostra collaborazione.” “Non sta attaccando il carro davanti ai buoi, come si dice in Italia? Non mi risulta che l’incarico sia stato affidato.” “Lo sto affidando in questo momento. Signor notaio, la prego di verbalizzare che il progetto vincitore del concorso è quello dell’architetto Oriana … e ci porti al più presto le copie da firmare.” Siglinde interviene “Un momento: con la clausola che per l’attività di designer di tutte le parti mobili degli edifici e di tutti gli accessori la progettista richiederà espressamente la collaborazione del professionista signor Mario … che accetta l’impegno di collaborazione con la progettista per i lavori necessari.” Vedo Salvo abbracciarsi con gli altri e l’agitazione scuotere la claque degli amici. Il notaio ha qualcosa da dire. “A quale importo del bando mi devo riferire?” Zacharias è categorico. “Al più alto. Noi intendiamo avvalerci notevolmente della collaborazione dell’architetto Oriana che vediamo come una delle grandi promesse del futuro.” Nel dire questo, poggia la mano su quella di Oriana che dà anche fisicamente la sensazione di trasmettergli calore e adesione. Siglinde non perde tempo e la sua mano mi scivola direttamente sul cazzo che reagisce da par suo. In un angolo, l’architetto Paolo ha l’aria di un gatto che ha visto un topo grasso; ma è genuinamente felice per Oriana.
Le pratiche burocratiche vengono rapidamente sbrigate e, una volta firmati i documenti di affidamento, consegno a Salvo la borsa di Oriana perché la custodisca in cassaforte. A quel punto, Zacharias, rivolto ad Oriana, “Credo che una così bella occasione vada celebrata degnamente almeno con un coppa di champagne.” “Qui? Ora?” Oriana ormai è lanciata e tira fuori anche tutte le sue capacità di rapporti: credo anche che la dotazione di Zacharias, che si intuisce dal notevole pacco, l’abbia intrigata. “No, naturalmente, nella nostra suite ci sono le condizioni ideali per un brindisi con buona musica. Prego …” e fa strada a Oriana che, con incedere quasi regale, si avvia agli ascensori seguita da Siglinde e da noi due maschi. La suite è meravigliosa, arredata con gusto ai limiti dello sfarzo e risaltano i grandi ampi divani ricoperti di seta. Su uno di quelli si siede Zacharias invitando Oriana accanto a se; su quello di fronte, ci sediamo io e Siglinde. “Il tuo impegno con tua sorella è concluso? Adesso puoi dedicarti all’amore con me?” “Solo una curiosità. Sei stata cattiva per tutto il giudizio perché non ti fidi di noi o per tenere fede al tuo ruolo?” “Te l’ho già detto che sei un meraviglioso furfante. Fino a un minuto fa, io ero la funzionaria responsabile che deve fare il meglio per la grande azienda dove lavora. Io sono convinta di aver fatto il meglio per la mia azienda. Ora posso prendermi l’amore che mi vuoi, che mi puoi e che mi sai dare.” “Perfetto!” E l’aggredisco con un bacio cannibalistico impossessandomi delle sue labbra e della sua lingua, invadendole la bocca e percorrendola tutta. Risponde con la stessa veemenza e ci baciamo da forsennati; nella foga, scivoliamo sul pavimento coperto di preziosi tappeti.
La tedesca prende a spogliarmi con frenesia e la sua bocca percorre tutta la mia pelle con labbra umide e grondanti. Con uno sguardo furtivo, osservo che Zacharias è ancora a preliminari lunghi: sta semplicemente accarezzando Oriana sulle braccia e sbaciucchiandole il bellissimo viso. Lei sembra subire passiva; ma in realtà una sua mano è scivolata sul pacco e accarezza il cazzo da sopra i vestiti; lui è fortemente eccitato ma si controlla. Io decido di non controllarmi e mi fiondo direttamente sui seni di Siglinde che ieri ho saggiato da sopra i vestiti. Lei mi favorisce e mi aiuta, In un attimo giacca e camicetta sono volate via e il reggiseno sganciato viene da lei lanciato lontano. Ha tette enormi, sode, carnose, da perdercisi. Comincio a leccarne una e penso, perfidamente, che ci vorrebbe tanto tempo, per percorrerle tutte e farle godere come meritano; i capezzoli sembrano campanili eretti su un’aureola grande, vagamente ruvida, piacevole da leccare e da succhiare. Mi scateno sui capezzoli e li succhio a lungo, mentre con una mano sollevo la gonna e, arrivato alla figa, mi accorgo che non ha mutande. Sollevo la bocca dal seno solo per dirle “Non te le restituisco oggi.” “Ma nemmeno ne puoi prendere un’altra.” Sorridiamo insieme, mentre io entro direttamente nella sua figa con tre dita e le masturbo il clitoride. L’orgasmo esplode all’improvviso, inatteso anche per lei, e spruzza da tutte le parti, sull’interno della gonna e forse sul mio pantalone che ingenuamente ho lasciato su. Mi affretto a toglierlo, sfilo anche le mutande e salta fuori il mio cazzo teso come un obelisco; lo afferra tra le mani e se lo porta alla bocca infilandolo fino alla gola.
“Ti voglio dentro” borbotta con la bocca piena. Le sfilo la gonna e, con indosso solo le autoreggenti, la stendo sul tappeto; mi ferma per un momento, prende dalla borsa un preservativo e, con la bocca, me lo calza fino in fondo; le monto sopra ed entro in un colpo solo in figa; urla come un animale al macello, ma non è per il dolore. La scopo con metodo; una serie di colpi leggeri, eccitanti, e poi due tre botte feroci che le strappano l’orgasmo. La sento venire due, tre volte. “Voglio sentirti sborrare.” La cavalco a lungo e intanto giro lo sguardo verso Oriana: è stesa sul tappeto, a cosce aperte, e lui la sta montando in figa: Oriana sente molto la scopata e sborra più volte, addirittura arriva a scoreggiare leggermente dalla figa, segno che gode molto; lui sembra colpito dal particolare ma ne è anche eccitato, anche Siglinde avverte il rumore e mi fa fermare “Oriana?” domanda; accenno di si con la testa. “Meraviglioso, come è eccitante una donna che gode con questi effetti. Farebbe scoppiare il cuore a chiunque, questa donna!” Mi eccito anch’io, in verità, e più per Oriana che per Siglinde; sognando di essere io a scoparmela fino a farla scoreggiare da svegliare l’albergo, esplodo il mio orgasmo sincopato dal filtro del preservativo. Mi stendo sul pavimento rilassandomi, ma la valchiria mi salta addosso, strappa via il preservativo pieno e ingoia il cazzo fino alle palle: sono poche le donne che ho visto fare quel gesto, ma lei è veramente affamata di cazzo. Guardo dall’altra parte e vedo che Oriana, invece, si è stesa sul pavimento ed è il tedesco a leccarle la figa con una passione e con un entusiasmo che certamente la spingono a godere molto.
La mia tedesca, però, non ama soffermarsi a lungo sulle cose “Ora è il momento che me lo metti nel culo!” “C’è bisogno di lubrificante?” chiedo “No; ti reggo certamente ed è più bello se mi forzi un poco.” Si ruota sul tappeto e si pone davanti a me in dog style divaricando con le mani le enormi chiappe carnose e sode tra le quali fa capolino l’ano grinzoso, quasi nero, circondato da un’aureola scura che indica una lunga abitudine al coito anale. Prendo un altro preservativo dalla scatola che ha lasciato a terra “Faccio io?” le chiedo, Mi fa cenno di si. Indosso il goldone e accosto la punta all’ano; afferro da dietro le tette e strizzo i capezzoli; Siglinde infila una mano fra le cosce e la fa quasi sparire nella figa. Comincia una cavalcata terribile: i colpi del mio ventre contro il culo sono botte tremende, che la scuotono tutta e dovrebbero farle male; in realtà le procurano libidine e goduria, piacere immenso e, alla fine, orgasmi sempre più fitti e successivi finche, all’apice dell’inculata, esplode in un orgasmo violento più di quella della figa. Siglinde urla, geme, piange, implora, prega: ha perso completamente la testa e gode, gode, gode. Approfitto della sua estasi per guardare Oriana. E’ stesa supina per terra e il tedesco, come prima, le sta in figa e cavalca con foga; all’apice delle spinte, si contrae con tutto il corpo, grugnisce come un maiale e si abbatte su di lei a corpo morto. Oriana lo spinge di lato e lo scavalla da sé; Zacharias crolla supino e non si muove: ha gli occhi sbarrati e quasi non respira. Lei è terrorizzata, grida sconnessamente; mi precipito e la abbraccio; viene anche Siglinde che la carezza in testa “Non avere paura. E’ una reazione normale in certi uomini.” “Già, la petit mort.” commento io.
“Si ma non è una morte reale è solo un orgasmo troppo potente. E’ il primo?“ “No, il secondo.” Sussurra Oriana quasi in colpa. “E’ la prima volta che tradisci tuo marito?” Oriana ammette abbassando la testa. “Meravigliosa creatura … anche semivergine. Io lo dico sempre che Zacharias con le donne ha gran culo. Stasera ha beccato la migliore al mondo, bellissima, intelligentissima, elegante, decisa e perfino semivergine. Senza contare che i tuoi orgasmi sono da tutelare per legge. Scommetto che eri convinta di fare una cosa sconveniente … “ Oriana accenna di si con la testa. “Dai rivestiti; i festeggiamenti finiscono qui.” “Sempre decisa e autoritaria?!” scherzo e lei mi sorride. “Lo sai che voi uomini siete tutti dei bambinoni e che se non mi occupassi di Zacharias farebbe solo guai?” “Quindi decidi anche le sue donne.” “Si. E stasera ero certa che Oriana fosse preziosa ma non fino a questo punto. Se è stata la prima volta, perché hai accettato di farlo? Il progetto era già approvato.” Oriana non sa rispondere o vuole dare l’impressione di una grande esitazione. Quindi intervengo io “Se tu hai un marito che ti chiude per anni in clausura e sacrifica la tua bellezza anche negli abiti, una sera che incontri una persona di qualità come Zacharias che oltretutto davanti a tanta gente ti dice che sei l’architetto del futuro; cara Siglinde, se ti trovi in questa condizione a quell’uomo sei disposta a concedere tutto.” “Cazzo. È vero, anch’io gliel’avrei data, dopo quelle frasi. Va bene, adesso ci salutiamo e ci rivedremo senza dubbio a Dusseldorf per l’inizio del lavori. Intanto ci teniamo in contatto per telefono o per e mail. Ok?” “Ok. Grazie di tutto, Siglinde. Quando si riprende, salutaci Zacharias. Ciao.” Oriana ha appena la forza di dire ciao.
Scendiamo nella hall a recuperare i soprabiti e la borsa di Oriana. Ci viene incontro un signore che so essere il boss dell’organizzazione dell’albergo. “Architetto, io sono … e parlo a nome della proprietà dell’hotel. Volevo dirle che siamo felicissimi che l’evento si sia svolto presso di noi. Siamo convinti che lei sarà un grande architetto e ci piacerebbe poterci onorare della sua amicizia. Ritenga l’hotel e le sue strutture a sua completa disposizione per qualunque cosa debba organizzare. Per lei e per i suoi familiari, l’hotel garantisce naturalmente l’assoluta gratuità dei servizi.” Oriana finalmente trova l’equilibrio per rispondere. “La ringrazio molto. E’ stata una giornata lunga e difficile e non riesco ancora a mantenere il controllo di me stessa e degli eventi. Appena mi sarò ripresa, mi farò il regalo di venire a cena e avremo modo di parlare.” Naturalmente è necessario passare per la trafila di tutto il personale giustamente felice per l’esito della vicenda di cui è stato partecipe. A Salvo dico che ci rivedremo presto; lui raccomanda a Oriana di tenere in conto l’invito del boss. L’esempio di Paolo può valere, le suggerisce. Come dio vuole, riusciamo a sganciarci e mi pongo alla guida per rientrare; Oriana al mio fianco pare fuori dal mondo. Quando siamo lontani dall’hotel, mi sussurra in un soffio “Appena puoi, fermati; ne ho bisogno.” Per fortuna trovo una piazzola subito dopo e parcheggio. “Abbracciami, per favore.” Capisco che è il momento del crollo ma non ho strumenti per aiutarla; posso solo abbracciarla dolcemente e farle poggiare la testa sulla spalla; la sento che singhiozzava sottovoce, dolcemente. “Stai bene, amore?” “Si, sto bene; tra poco possiamo ripartire … Ti va di baciarmi?” “E lo domandi?”
La bacio con passione ma senza voluttà; un bacio da innamorati alle prime armi quando non sai se puoi infilarle la lingua in bocca senza passare per depravato. E’ lei a trasformare il casto bacio in una copula delle due lingue. “Riesci a farmi tanto amore?” “Non qui; è pericoloso. Andiamo a casa e ti farò tutto l’amore di cui hai bisogno.” “Quale casa?” e sorride. “Da tuo marito, se proprio ti va; da nostra madre, se vuoi che l’amore tracimi anche a lei; nel mio studio, se vuoi che siamo solo io e te.” “Da mamma; andiamo da mamma. E’ giusto travolgere anche lei in questa gioia infinita, in quest’amore terribile.” Mamma è sveglia e la luce è accesa, nonostante l’ora; ci sente arrivare e apre l’uscio. “E allora?” Oriana le si butta tra le braccia, affonda la testa nella spalle e scoppia in singhiozzi. “Abbracciami … abbracciami .. ti voglio bene … “ “Anch’io ti voglio un bene dell’anima, figlia mia, amore mio infinito, luce della mia vita. Perché piangi? Cosa ti è successo?” e mi guarda con aria spaventata. “E’ stato un trionfo, mamma. Hai per figlia un grande architetto, una grandissima donna ed anche una grandissima puttana, se serve … fa conto che l’ha steso tanto da provocargli un mezzo infarto!” “Non dire sciocchezze, come al solito. Amore mio, stai piangendo di felicità, allora?” “Di felicità, di orgoglio, di amore, di convinzione. Mi sto liberando di tante cose e sto ritrovando soprattutto me stessa.” “Avete bisogno di fare l’amore?” “Non credo che sia necessario. Ci sarà tempo.” È la mia opinione; ma Oriana è d’altro avviso. “Ho bisogno di coccole, di tante coccole, come quelle che mi facevi quando ero piccola e avevo la bua.” Il lettone è lì e ci fiondiamo tutti e tre, per comunicarci solidarietà, complicità, affetto, amore.
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Categorie: Incesti