Viaggiare è senz’altro bello e piace a tutti … tranne che a me che preferisco di gran lunga starmene in pace al tepore della mia cittadina di provincia. Stavolta mi è andata proprio male: la ditta che produce gli oggetti d’arredo per i quali ho l’esclusiva del disegno ha deciso che una grande e clamorosa mostra dei miei progetti e dei disegni sarà un tale traino di pubblicità che per realizzarla hanno mobilitato tutte le loro energie in tutte le località che ospitano loro sedi, in patria e all’estero. A nulla è valso far osservare che anche la firma sugli oggetti porta solo il nome, lasciandomi perfettamente sconosciuto: hanno mosso Musei ed Enti, Associazioni e Amministrazioni per creare un itinerario che, per quasi due anni, dovrebbe portare in giro la realizzazione. Ho chiarito subito che sarò presente alle inaugurazioni solo in pochissimi casi e che per il resto preferisco starmene a casa a cercare di scoparmi tutte le belle donne della regione. Comunque, mi hanno obbligato a fare un giro di ricognizione nelle sedi principali e per tre mesi sono stato un nomade accampato in hotel più o meno accoglienti. La parte peggiore è stata comunque dovermi ogni tanto dare da fare per trovare una figa per mantenere vivo il mio amore per il sesso: a casa, ho piuttosto il problema di scegliere. Comunque, è quasi andata, anche perché nell’ultima telefonata – fiume che ogni giorno ha mantenuto vivo il legame tra noi, mamma mi ha avvertito che Oriana, la mia sorella architetto, ha un grosso problema, per risolvere il quale la mia presenza potrebbe essere utile. Ergo, una sola alternativa: o entro ventiquattro ore sono a casa oppure non devo tornare mai più perché mi strappa i testicoli … e a mano libera. Ho cercato di capire la natura del problema; ma non era in condizione di dirmi molto, tranne che si trattava di un incontro, nell’albergo dove da anni esercito la nobile professione di “accompagnatore di signore insoddisfatte” con una commissione per l’attribuzione di un appalto per una cifra vertiginosa.
Ho capito immediatamente il genere di problema, avendo spesso partecipato, da escort, a simili incontri, nei quali il sesso ha spesso un ruolo predominante sulla “captatio benevolentiae” della commissione. Ho pensato che potevo, già mentre ero in treno, assumere dati più chiari: non ho telefonato a Oriana perché, quando è in fibrillazione, facciamo spesso scintille e si arriva a non concludere niente; ho chiamato però Salvo, l’incaricato dell’agenzia per cui lavoro, che conosco molto abile a riassumere il quadro delle situazioni. L’ho trovato libero da impegni; anzi, appena mi ha riconosciuto dal nome comparso sul display, “Alla buonora” mi ha detto “E’ più di una settimana che aspetto questa tua telefonata e tu ti decidi solo appena in tempo utile.” Non ci capivo molto, ma ho preferito glissare. Mi ha spiegato che era ospite la famosa commissione, che lui era riuscito a ficcare il naso nella carte arrivate per e mail e che sapeva perfettamente che mia sorella era candidata a quel progetto, che la sua proposta era considerata fra le “papabili” e che dopo due giorni era in calendario il suo incontro. Conoscendo i percorsi ambigui di quelle commissioni, gli chiedo di dirmi tutto quello che sa. Mi spiega che quella commissione in particolare riconosce dall’odore le escort e gli escort che i candidati normalmente assoldano per fare bella figura; che preferiscono avere a che fare con gli interessati per verificare l’esistenza di un feeling o di una “chimica” prima di decidere; aggiunge che, a volte, il feeling passa per il letto. Mi precisa che i due sono un signore sui sessantacinque di ottimo aspetto, elegante e garbato, squisito estimatore della bellezza femminile ma anche del garbo e dell’eleganza; alcune ragazze che lo hanno incontrato anche a letto, ne hanno ricavato ottima impressione, insomma uno al quale molti avevano disinvoltamente offerto anche la moglie; la lei invece è un po’ più dura, sui cinquantacinque, esperta di vita e sensibile al romanticismo non di maniera ed al cazzo duro. Mi dice che, secondo lui, io con la Siglinde posso sicuramente farcela; non si pronuncia su mia sorella e Zacharias ma solo perché non conosce mia sorella.
Decido di stuzzicarlo un poco.”C’è Marzio a tiro di voce? Metti il vivavoce, per favore. Marzio. Io domani sera incasso la promessa e vengo a cena … è chiaro che vengo con la divina; anzi forse con due divine … sappi però che la divina è mia sorella e che l’altra è sua figlia ventenne, divina come la madre se non di più … Potrai dare i bacetti sulle guance a tutte e due e può anche darsi che ti ricambino … hai capito, Salvo?” Esclude il vivavoce e mi dice che la notizia ha toccato tutti. “Deve essere davvero una gran femmina, tua sorella. Se ha anche un minimo di disinvoltura, mi sa che il contratto è suo.” “Farò tutto quello che posso e spero davvero di dimostrare che sono il migliore dell’agenzia. Ci vediamo domani sera per la ricognizione. Per favore, fammi avere un tavolo che mi permetta di osservare senza essere visto.” “Certo, amico, siamo vecchi del mestiere. Ciao.” Mi rendo conto che è davvero un problema che posso aiutare a risolvere e mi sento in colpa per non essermene informato prima. Telefono a mamma. “Ciao sono in treno verso casa; arrivo in serata. Oriana come sta, dove sta?” “Sta lavorando, perché noi qui lavoriamo, sai? Adesso la avverto e le dico che stasera sei a casa.” “Dille pure che già ho fatto certi passi; domani sera la porto a cena a quell’albergo … e, visto che Patrizia è qui, è meglio se viene anche lei.” “E la tua povera mamma a casa … sarà anche giusto ma non è bello: i figli a cena fuori e mamma a casa. Fuori dagli scherzi, ti aspetto e sai anche con che ansia. Ciao.”
Il treno arriva in perfetto orario e poco dopo le sette sono a casa: un grande abbraccio a mamma, prima da figlio, poi da innamorato; e lei lo sente “Sei andato in bianco per tre mesi?” scherza. “Tu invece ti sei data da fare?”. Fa una smorfia che significa tutto e niente. Le lascio lo zaino da disfare (odio le valigie) e mi infilo in bagno. La doccia mi rimette a nuovo e, in accappatoio, torno in cucina e abbraccio da dietro mamma china sul tavolo a sfogliare la bozza di catalogo della mostra. “Cavolo, mi pare una cosa enorme! “Si, è una buona cosa. Ma adesso lasciala lì e preoccupati soprattutto del tuo povero figlio, stanco, triste e soprattutto arrapato.” “Adesso, la tua mamma ti fa cenare castamente. Dopo, però, Anna ti porta nel lettone e ti fa vedere cosa può fare l’amore di una femmina che il suo maschio per tre mesi ha abbandonato.” Mi dà un bacio in fronte e prepara la cena. Dopo cena, puntuale come la morte, trilla il telefono; mamma risponde e mi passa l’apparecchio: è Oriana. “Ciao, amore, come stai? Dai non fibrillare e non essere cattiva con me. Ho già parlato con alcune persone e mi sono informato: domani mattina vieni qui, confrontiamo i dati e scegliamo i comportamenti.” Non mi dà requie. “Forse tu non ti rendi conto di quanto vale per me questo contratto!” “Due miliardi che possono diventare quattro o addirittura otto. Non mi dire che finiscono tutti nelle tue tasche!” “Bell’architetto sarai, se credi questo! E poi chi se ne frega dei soldi. Realizzare quel ponte mi fa diventare una archistar internazionale!” “Più ancora se, oltre al ponte, ti fanno realizzare il complesso urbanistico intorno!” “Tu che ne sai?” “Cazzo, è mezz’ora che ti dico che ho parlato con chi ha visto il progetto e sa anche che è tra gli aspiranti all’assegnazione del contratto; se solo riusciamo a creare un feeling coi tedeschi, il contratto è tuo.”
Abbassa la voce “Ho anche bisogno di fare l’amore …” “Adesso?” “Adesso non posso, con mio marito qui appiccicato. Domani mattina mi scopi?” “Io con te faccio sempre e solo l’amore; anche domani mattina, fino a farti svenire, così la tensione ti passa.” “Altra scopata terapeutica?!” Ironizza. “Se ne hai bisogno, si, sempre. Ti ha detto mamma che a cena preferirei ci fosse anche Patrizia?” “Si, me lo ha detto e naturalmente lei fa salti di gioia. Ma non capisco perché.” “In primo luogo, per farle fare i salti di gioia che già è un buon motivo; in secondo luogo, perché tre paia d’occhi vedono meglio di due e il suo giudizio è sicuramente più disincantato; in terzo luogo perché portare a cena due Divine (lo sai che all’hotel tu sei la Divina?) insomma due è sempre meglio che one; sai che figurone ci faccio?” “Come dobbiamo abbigliarci?” “Senti, sono appena arrivato, sono stanco, sono affamato, ho voglia di andare a letto …” “Da solo?” Mi interrompe. “No. Con mamma!” “Raccomandale che lasci qualcosa per me, domani.” “Ciao amore. Considerati baciata su tutti i punti che amo baciare. Buon solitario e buona notte.” “Sai, sono contenta e più serena. Grazie. Ciao.” Mamma ha seguito pazientemente la telefonata; adesso mi toglie l’apparecchio dalle mani e le solleva dietro il suo collo per farsi abbracciare. La stringo con forza e sento le sue tette appuntirsi dall’eccitazione, il cazzo mi si rizza e si pianta sotto il ventre, strofinandosi sulla figa. Allenta la cintura della vestaglia e solo allora mi accorgo che indossa solo quella; anche il mio accappatoio sparisce una volta aperta la cintura: in pratica siamo in piedi al centro della cucina, il ventre nudo schiacciato contro quello dell’altro, altrettanto nudo, e stiamo limonando come adolescenti ai primi appuntamenti.
“Adesso lasciamo la mamma in cucina e la tua Anna ti porta nel lettone per farti tanto amore.” Quando mamma diventa solo Anna e mi fa le coccole della ragazzina, giuro che mi sento sciogliere dall’amore; afferro le natiche e tiro il ventre contro il mio fino a farci male; il cazzo diventa un obelisco di cemento e cerca il calore della figa. Si scuote, si divincola e mi porta per mano nella sua camera; lascia cadere la vestaglia, mi toglie l’accappatoio, mi fa sdraiare sul letto e si sdraia al mio fianco. Mi rotolo su di lei, le prendo la testa tra le mani e la bacio con voracità; sento proprio un istinto cannibalesco di divorarle la bocca; in realtà infilo la lingua lungo il palato fino alla gola e lecco l’interno quasi ossessivamente; il cazzo mi fa male, tanto è duro. Forse lo intuisce, lo prende delicatamente con le dita, dirige la cappella alla vulva e spinge dal basso in alto finché la punta incontra la vagina; spingo con forza e sono dentro; mi fermo e tengo premuto al massimo l’inguine contro il suo, ascoltando il sangue pulsarmi nel cazzo e stimolarmi i brividi d’amore che agitano la prostata: sento un orgasmo montarmi violento dalla radice verso la punta. “Noooo” urlo a gola piena “non posso venire così presto!” Anna mi prende per le anche e con uno strattone assai violento mi sbatte sul letto a fianco a lei. “Eh no, stronzetto, tu non sborri così in fretta lasciandomi all’asciutto dopo tre mesi di attesa! … Stattene qui sdraiato un poco, poi ricominciamo. Leccami e baciami tuta, dalla punta dei piedi alla radice dei capelli!” Ho appena la forza di sussurrare ”Scusami, non so cosa sia stato … “ “Io lo so cos’è stato; avevi così tanta voglia che hai rischiato l’eiaculatio precox; strano a uno esercitato come te.” “Può darsi che non fosse solo voglia arretrata ma proprio desiderio di te, della tua figa, del tuo amore?” “Io mi sento gratificata; comunque, il peggio è per te. Ora riprenditi e datti da fare.”
Opto per un connubio razionale e comincio dai primordi: mi inginocchio accanto a lei e mi dedico con amore alle sue meravigliose tette che mi sembrano quasi immense. “Senti, Anna, adesso faccio un po’ come Patrizia e pongo domande stupide nei momenti sbagliati. Hai visto che tette meravigliose hai? Come è possibile, se hai allattato al seno quattro figli?” “In primis, non sono così meravigliose, ma sono certamente toniche e forti; in parte per costituzione e per struttura di famiglia, visto che dalla nonna alla mamma, alle zie e alle cugine tutte hanno davanzali ammirevoli e li conservano fino a tarda età; in parte per una certa attenzione che ho sempre messo, dopo i parti, a cercare di tenerle sode con massaggi e qualche crema; poi perché forse la natura ha voluto così per dare l’occasione al mio giovanissimo amante di abbeverarsi a sazietà ai miei capezzoli. Su, non tradire la natura e fai il tuo dovere!” Afferro un capezzolo con le labbra e comincio a succhiarlo; con le dita afferro l’altro e lo strofino; è una sensazione meravigliosa, sentire quel piccolo bozzo di carne gonfiarsi nella bocca e reagire alla saliva che gli stendo sopra abbondante; e ancora di più sentire crescere fra le dita l’altro, come un piccolo cazzo che si gonfia; Anna geme e si lamenta come soffrisse, ma gode, gode intensamente finché un tremito del ventre suggerisce un piccolo orgasmo. Sposto la mano dal capezzolo e la porto sulla peluria del pube: anche Anna, come Oriana, non ama la figa rasata e tiene il pelo incolto, un po’ più liscio e più rado di sua figlia ma altrettanto affascinante e intrigante.
Grufolo a lungo tra i peli, poi faccio scivolare lentamente il medio verso la fessura e, appena incrociate le piccole labbra, cerco sotto di esse il clitoride che conosco bene, grosso quasi come un mio dito e mobile come un vero cazzo; si rizza immediatamente e si erge prepotente dalla figa; mi sposto dalle tette, scendo sulla figa e prendo in bocca il suo cazzetto. Lo manipolo come fosse un cazzo vero, leccandolo, succhiandolo. facendomelo scorrere avanti e indietro nella bocca: i muscoli del ventre si tendono e vedo che la massa morbida della pancia si contrae al massimo per rilassarsi di colpo, più e più volte, finché sembra quasi esplodere del tutto sull’onda dell’orgasmo che fa scaricare dalla figa spruzzi di umori. Anna urla il suo piacere chiedendomi di insistere sul clitoride, anzi di infilare le dita dentro la figa; eseguo immediatamente e non solo le dita entrano fino in vagina, ma addirittura con i muscoli vaginali me li cattura e risucchia quasi in un pompino atipico. Per lunghissimi minuti me ne sto accucciato sulla sua pancia con la bocca piena del clitoride e degli umori che ha scaricato e con una mano imprigionata nella vagina che cerco di stimolare ad altri orgasmi. Anna finalmente si rilassa e riprende a respirare senza affanni, mi accarezza la testa e la sposta dolcemente dal suo ventre; mi afferra il polso e tira fuori la mano dalla figa. Mi porta il viso accanto al suo e mi accarezza dolcemente i tratti, dagli occhi alle gote, alle labbra. La bacio con profonda intensità, mulinando la lingua nella bocca e stringendo il mio seno al suo, quasi a ricavarne intensità sessuale. Con uno scarto improvviso, mi fa ruotare e mi spinge supino sul letto; mi monta addosso e si pone seduta sul ventre.
“Adesso ti prendo nel culo e ti succhio una grande sborrata.” La guardo incantato e stravolto. Anche se è una pratica che abbiamo frequentato spesso e benché io sappia che le piace particolarmente, mi sorprende che l’abbia deciso di colpo e che non si sia predisposta, come preferisce, a farsi inculare da dietro, dog style insomma; da questa posizione posso solo pensare che voglia cavalcarmi di culo e, per quelle piccole esperienze fatte, so che mi sa dare le vertigini. “Sei un’amante straordinaria.” Riesco solo a dirle, mentre lei sta manipolando il cazzo per farlo entrare nel culo. Avverto la sensazione delle grinze che abbracciano la punta, cerco di stare il più fermo possibile mentre Anna scende lentamente lungo l’asta e dà il via alle mie vertigini di sesso a mano a mano che la mazza occupa il canale rettale. Quando arriva alla fine e tutti e due sentiamo con goduria che il cazzo è tutto dentro, si ferma per alcuni minuti e d’improvviso dà inizio alla cavalcata che è degna di un’opera sublime. Mi sento scomparire nel gorgo del piacere e sento tutte le fibre del corpo attraversate da scariche elettriche: sento che l’orgasmo monta e la avverto. “Trattieniti ancora un momento .. ecco … ora sborrami dentro che io ti sborro tutto … si … si … ecco … sto sborraaaaaaandooooooo” “Anch’io!” riesco appena a sussurrare prima di cadere in un deliquio che mi stordisce. Quando mi riesco a riprendere, lei è vicino a me che mi accarezza e mi coccola. “Ciao, piccolo, sei vivo?” “Si, sono appena uscito da una petit mort come in Francia definiscono l’orgasmo. Sono morto e sono di nuovo vivo. E tu?” “Adesso sono al settimo cielo; ora che ti lavi, ti accorgi che cosa la mia figa ha scaricato su di te; è il più bell’orgasmo anale che abbia mai avuto. Però, la prossima volta, prima di svenire, cerca di tirarlo fuori, il cazzo: per poco non mi laceravi quando è scappato via!” “Mi dispiace … “ “Ma non dire sciocchezze. L’amore è anche questo. E sappi che io ti amo, se nessuno ti avesse avvertito … adesso cosa decidiamo?” “Visto che ho bisogno di riposare e che sappiamo che nello stesso letto non riusciamo assolutamente a dormire, io credo che sia meglio che Anna sparisca, mamma dorma nel suo lettone e il piccolo Mario si rifugi nel suo lettino.” “Giusto. Ricordati solo, prima di entrare nel lettino, di lavarti quello sconquasso che hai sulla pancia; non vorrei che lo scaricassi tutto sulle lenzuola.” “Va bene, buonanotte … a domani.” “Ciao, amore.” Un bacio delicato suggella il saluto.
Mi sveglio con l’odore del caffè che mamma mi ha portato a letto. Apriamo la giornata con un bacio tenero e affettuoso. “Sono le dieci e Oriana sta per arrivare. Regolati tu.” Quando è iperattiva, mamma diventa lapidaria. Vado in bagno a cagare (finalmente! dopo le difficoltà che solitamente ho, a farla in ambienti sconosciuti), a pisciare e a ficcarmi sotto la doccia; in meno di un quarto d’ora sono quasi presentabile: in vestaglia, ma distinto ed elegante; mamma, dalla cucina, mi fa una smorfia e sussurra “Comunque brutto, resti!” “E’ per questo che mi ami, come madre e come donna?” “Esattamente … ecco il tuo grande amore.” Il campanello d’ingresso ha trillato e sappiamo che è Oriana. Non è sfolgorante come sempre: i segni della stanchezza le incrinano il volto e sembra quasi triste; si muove e parla denunciando tensione e nervosismo. “Ciao.” “Ciao, com’è andata?” “Dove?” “Con la mostra, innanzitutto; poi voglio parlare di stasera.” “La mostra si farà, sarà un tormento lungo quasi due anni e io ne ho già piene le palle.” “Il catalogo?” “La bozza è lì;la stava sfogliando mamma.” “Cazzo, è una bomba. Sai che quasi non mi ero resa conto di quanto lavoro hai fatto e di quanto sei bravo?” “Caffè pagato alla signora! … Cosa ti tiene tanto rigida?” “La necessità insoddisfatta di esplodere. Mi ci vuole un orgasmo di quelli che mi hai dato tu.” “In questi tre mesi non hai mai cercato di sopperire?” “Cosette … omuncoli … stupidaggini che mi lasciavano più delusa che soddisfatta. Sono stata sempre costretta a sentirti dentro di me anche quando mi scopava qualche omuncolo insignificante; sono arrivata ad apprezzare qualche piccolo movimento del lumacone dentro la mia figa. Insomma, il meglio che ho fatto sono stati ditalini eterni in cui mi scopavi da dio.”
“Tesoro, io sto fremendo dalla voglia di baciarti. Vogliamo fare l’amore o ci occupiamo prima del dovere?” “No, parliamo prima; poi voglio tanto, tanto, tanto amore in tutti i buchi.” “La domanda preliminare e fondamentale è: a nome di chi hai presentato il progetto? Come tua personale iniziativa, con l’etichetta dello studio di Paolo, con un possibile nuovo marchio?” “Solo a nome mio, non di un mio studio perché ancora non è definito giuridicamente, ma a nome mio individuale.” “Questo pone almeno l’altro interrogativo: con che ruolo sono presente io, a che titolo?” “Ah, non saprei …” “L’unica possibilità e che tu mi presenti come tuo fratello ma anche come designer di oggettistica e di interni. In questo senso la bozza del catalogo può essere un documento.” Mamma la prende prontamente e gliela passa, poi avverte che preferisce lasciarci soli, saluta Oriana ed esce. “Bellissimo questo catalogo: farà un figurone. Ma, a proposito, non potresti essere tu ad aprire lo studio in comune con me? Tra poco sarai laureato in architettura, la fama come designer te la sei già fatta. Sarebbe bellissimo e ti avrei più vicino per farmi fare l’amore ogni momento.” “La proposta è pericolosa e allettante. Ma solo dopo la laurea e l’iscrizione all’albo; prima puoi tenermi al massimo come assistente o praticante. Ma parliamo di cose concrete. Tu sai delle trame strane che girano dietro queste verifiche?” “No, a che riferisci?” “Al fatto che si è inveterato l’uso di allettare gli esaminatori con ipotesi di feeling e i progettisti spesso pagano delle escort o degli escort per assicurarsi probabilità di benevolenza.” “Ma che dici; non è possibile!?!?!”
“Ti prego di mantenerti serena; non litighiamo. Hai ancora buoni rapporti con Paolo?” Mi fa cenno di si “Gli hai parlato di questa tua avventura?” Accenna di no “Puoi fargli una telefonata?” “Ora?” “Si, devi chiedergli del progetto per la Germania di due anni fa.” “Ma io so di quel progetto.” “Ma sei andata a trattare?” “No!” “Paolo quella volta pagò una escort - una di media levatura - e un escort o bull se preferisci; anche per questo scelse una figura di buon livello ma non super. Il capo struttura dell’agenzia gli fece presente che per la signora in giuria era meglio un calibro forte; quando Paolo sentì che Mario costava tremila euro per una serata rinunciò ad averlo e il concorrente che prese Mario ottenne l’appalto.” “Quel Mario eri tu?” “Si; ce ne siamo ricordati ieri parlando al telefono col capostruttura. Poiché tendi a dubitare di me, ti prego di telefonare e di appurare con Paolo questo episodio. Poi mi sarà più facile spiegarti.” Oriana prende il telefono e le suggerisco di usare il vivavoce. Dopo i convenevoli, chiede a Paolo se è vero che ai concorsi si usa sollecitare con escort il giudizio; lui cerca di glissare dicendo che, si, qualcosa c’è ma niente è documentato; Oriana spara la botta finale e gli chiede se è vero che aveva rifiutato Mario come bull e aveva perso il contratto. “Tu che ne sai?!?!” si allarma Paolo. “Me lo ha detto Mario.” “Si, ma fu un incidente, un caso assai particolare.” Evitando altre domande, Oriana chiude la telefonata. “OK; sai più di me in questo campo e conosci anche questo personaggio, il capostruttura, col quale hai evidentemente già parlato; sai dirmi qual è la situazione esatta?”
“Questi due, Siglinde e Zacharias hanno già fatto esperienze proprio all’hotel; … Salvo che li conosce bene ha detto che lui è un gentiluomo sempre e, secondo alcune escort, anche a letto; subisce molto il fascino della bellezza e dell’eleganza. Vuol dire che se per caso lasci aprire un bottone della camicetta o scopri per caso e con garbo un po’ di coscia in più, catturi facilmente la sua attenzione. Tieni presente che, secondo la classificazione che ti fece mamma, ti sto insegnando a comportarti da puttana, sperando che con me sia il più troia possibile.” “Infatti, mi sto meravigliando di questi consigli;ti facevo più geloso!” “Sorellona, io sono gelosissimo già solo della sorella, figurati poi se è anche il mio amore. Ma stiamo lavorando e dobbiamo vincere una grande battaglia. Nei caroselli medioevali il cavaliere scendeva in campo per la sua bella e si faceva massacrare per lei. Io domani devo scendere in campo per te e devo dare il sangue nell’arena per essere degno: il prezzo conta poco se, poi, tu resti la mia donzella!” Mi assale con un bacio e sono costretto a fermarla per non interrompere il discorso. “Sta’ buona! Dio sa quanta voglia ho di metterti le mani addosso, ma stasera saremo già in lizza e dobbiamo essere preparati.” “Ok, ma ne avevo voglia e l’ho fatto!” “Ti dicevo della commissione. Lo Zacharias sarà competenza tua e con qualche piccolo vezzo sono certo che lo ammalierai. Io invece devo occuparmi della Siglinde che ad opinione di tutti è assai più tosta e resistente; ma il tuo amico Paolo dovrebbe ammettere che, quando decido una conquista, batto persino mia nipote che pare abbia un record di venti minuti.”
“Dieci; non ti permettere di confonderti, che ti ammazza.” “Dicevamo allora che stasera dobbiamo andare a fare una ricognizione del terreno di scontro. D’accordo con Salvo e con Marzio (ricordi, il sommelier?) avremo un tavolo che ci consenta di osservare la commissione senza essere notati per non sciupare la sorpresa. Io ho una mezza intenzione, nel caso che se ne presenti l’occasione, di tentare direttamente l’approccio con la donna, anche per dimostrare a Patrizia che deve ancora rendere omaggio alla classe pura. Tu ti limiterai ad osservare tutto quanto possa servire: come si comportano e come devi comportarti tu, da quale sollecitazione sono stimolati e come reagiscono. Insomma, dovrai analizzarli e preparare l’atteggiamento. Ti ho detto di portare anche Patrizia perché la sua troiaggine è decisamente più matura ed esperta della tua, visto che per anni hai vissuto nella clausura. In tre forse avremo un quadro più chiaro; se riesco a farmi fare da Siglinde almeno un pompino nei cessi del ristorante, comincerò a sperare; comunque dopodomani al confronto useremo tutte le armi, lecite e illecite.” “Ok. E’ tutto? … Posso allenarmi un poco?” “Si, ma solo se ci metti tantissimo amore.” L’atteggiamento di Oriana mi sconvolge, quando la confronto alla donna che era solo qualche mese fa; e glielo dico. “Piccolo, non fare il santarellino: lo sai perfettamente che buona parte del merito (o della colpa) ce l’avete tu e mamma.” “Mamma?!?! … ha inciso così tanto?” “Amore, per tre mesi senza soddisfazione, gli unici momenti di relax e di amore me li ha dati mamma: ho passato più tempo a letto con lei che con mio marito; e solo con lei ho toccato vertici di piacere che non so dirti.” “Hai capito, la mammina e la sorellona!!!! … E io avanti con seghe quasi tutto il tempo!”
L’attiro a me e l’abbraccio con forza: mi piace sentire sul mio petto il calore delle sue tette e sull’inguine la tenerezza del suo ventre sul quale il mio cazzo si inalbera di colpo. Il bacio che ci scambiamo riassume tutta la voglia che abbiamo di divorarci, di compenetrarci, di essere una sola cosa. La sollevo da terra e la porto, così sollevata, fino al lettone, dove la faccio sdraiare con i piedi ancora sul pavimento. Vorrei spogliarla lentamente, ma Oriana freme dal desiderio di sentire la pelle nuda contro la sua e si sbarazza in fretta dei vestiti: mi meraviglio di me stesso quando, di fronte al suo corpo statuario e ai ricci della sua figa, sento insieme passione, eccitazione violenta e tenerezza per quelle forme bellissime: mentre lei mi spoglia freneticamente, non smetto di carezzarle la pelle morbida delle tette, di stringere tra le mani la consistenza del ventre, di vagare in mezzo ai riccioli del pube. La spingo delicatamente sul letto e le divarico le gambe. La figa ora è lì, meravigliosamente aperta al mio sguardo, già umida d’amore: mi abbasso in ginocchio quasi per adorare quella meraviglia e comincio a baciare il ventre e il pube; poi scendo tra le grandi labbra e cerco il clitoride. Oriana è tutta un seguito di esplosioni di libidine: geme, sussurra, articola fonemi strani, lancia piccoli urli ogni volta che la mia lingua colpisce un nuovo centro di piacere; il mio godimento invece è tutto interno, di cuore e di cervello. Io amo questa donna, anche se so di bestemmiare perché è mia sorella; io amo il suo corpo tutto insieme; ma amo anche i suoi capelli corvini; amo i suoi occhi ammaliatori, le sue labbra tumide, il suo seno meraviglioso. Io amo tutto di lei, anche i suoi orgasmi meravigliosi e a volte strani, le sue passioni, le sue tristezze e le sue gioie.
Mi rendo conto che la sto mitizzando pericolosamente, ma non posso e non voglio farci nient’altro che amarla infinitamente, per quello che significa, per quello che è, per quello che potrebbe essere. Mi accorgo di comunicarglielo, soprattutto con le labbra che, strette intorno al suo clitoride a succhiarlo fino all’anima, la fanno esplodere in un orgasmo di cui avevo dimenticato l’irruenza: lo spruzzo dalla figa dei suoi umori vaginali mi inonda la bocca e mi allaga il viso, quasi accecandomi per un attimo; la sento urlare di gioia, quasi di liberazione. Nel mio cervello qualcosa si spezza e la mia mente vaga in praterie infinite di piacere; il cazzo è ormai un obelisco di cemento armato che lascio andare quasi a terra senza prendermene cura. Mi tiene la testa tra le mani; ho quasi la sensazione che mi voglia assorbire nel suo utero, rendermi definitivamente una parte di se; poi lentamente si placa. “Come vanno le tue tensioni?” le chiedo in tono scherzoso. “Uhm … non so … ho ancora bisogno di stimoli … dentro …” L’invito è chiaro. La faccio spostare più comodamente sul letto e salgo in ginocchio a fianco a lei. Vorrei fiondarmi sulle tette, ma lei mi previene e attira sulle sue labbra la mia bocca e sul suo corpo disteso il mio tutto intero. “Abbracciami a francobollo.” Non capisco ma intuisco che vuole sentire tutto il corpo su tutto il corpo e lo faccio; sento che si stringe e si adatta come se ogni centimetro di pelle dovesse essere baciato dal centimetro di pelle opposto. Sento la goduria alzarsi con enorme intensità dai talloni per tutto il corpo fino al cervello e qui esplodere in fuochi d’artificio; ce ne stiamo così, quasi immobili, per un tempo che pare eterno ed è di pochi minuti nei quali mi pare di danzare tra le nuvole.
Comincio a muovermi lentamente, delicatamente e sento che l’eccitazione si impossessa di tutte le fibre dei corpi, del mio e del suo. “Prendimi!” Mi suggerisce ed io con estrema cautela divarico le sue gambe,mi assesto in mezzo e cerco con la punta della cappella la sua sorgente di vita; guidato dalla sua mano, il cazzo trova la vulva ed entra; lei sussulta e geme; spingo lentamente e continuamente; il cazzo percorre tutta la vagina accompagnato da gemiti, singhiozzi e piccoli urli di lei che gode. Poi la punta incontra l’utero: mi fermo per non farle male, ma Oriana spinge per sentirsi posseduta ed urla, ma non di dolore, quando il collo dell’utero è violentato dalla penetrazione. “Si … si … tutto dentro … tutto l’amore dentro … Mario, ti amo … sono tua … sei mio … non uscire più … resta in me per sempre …” Sono intenerito dal suo amore e mi sento straziare dentro, perché anch’io vorrei esattamente quello, prendermela per sempre e portarla via fuori dl mondo. Poi mi rendo conto che sono solo vaneggiamenti da innamorati e mi limito a passare un dito sulle labbra, quasi per imporle di tacere. Ma lei ne approfitta per prendere il dito in bocca e succhiarmelo. “Amore, se lo vuoi in bocca, devo tirarlo via dalla figa …” “Nemmeno per sogno. Lo voglio in bocca, lo voglio in mano, lo voglio tra le cosce, lo voglio tra le tette, lo voglio anche profondamente nel culo. Ma non voglio assolutamente, per ora, che me lo togli dalla figa. Lascialo là e fammi sentire che mi riempie, che mi dà gioia, che mi dà amore. Poi faremo anche altro: voglio amore da tutti i buchi, ti ho detto. E confermo. Forse oggi non riusciremo a fare tutto, ma ora ho deciso che tu sei il mio amore e che voglio amarti quanto più è possibile, anche tutti i giorni, anche più volte al giorno.” Sembra invasata d’amore; le tappo la bocca con un bacio stratosferico e per alcuni minuti sentiamo solo le lingue che combattono nelle bocche e la saliva che passa dall’uno all’altro.
Quando finalmente riusciamo a staccarci e a stenderci un poco sul letto, Oriana balza di colpo verso il mio ventre, afferra il cazzo e “Adesso tocca a me leccarti” esclama ed inizia un pompino che mi lascia perplesso, visto che fino a pochi mesi prima era assolutamente imbranata. Oggi invece è scatenata ed esperta; mi lecca tutta l’asta, dalla punta alla radice, e scende poi sotto per succhiarmi le palle, una per volta, accentuando la mia tensione erettile; ritorna poi sulla cappella e la prende in bocca leccandola tutto intorno: gli spasmi sono immensi e devo sforzarmi per non sborrare; so che per lei non è finita, che vorrà di più e che io glielo darò. Lentamente, mentre ancora è impegnata ad affondarsi il cazzo profondamente nella gola, le prendo il viso e la forzo a lasciarlo per baciarmi; lo fa di malavoglia. “Amore” le dico “io non sono di ferro. Dove vuoi che raggiungiamo l’apice del piacere?” “Nel culo!” esclama senza esitazione.”Adesso mi fai godere tantissimo nel culo e poi ti lascerò sborrarmi dentro.” “Ok. Allora, forse è meglio se ti giri … “ “No. Per favore, fallo come la prima volta. Lascia che ti guardi in viso mentre mi penetri nel ventre. Voglio vedere l’amore dipinto sul volto e il tuo cazzo penetrarmi nel corpo. Vuoi?” Come dirle di no? Sposto tutti i cuscini sotto le sue reni, le prendo le caviglie e me le porto sul collo; sta appoggiata quasi solo di nuca sul letto e, naturalmente, culo e figa sono completamente spalancati sotto i miei occhi. Per un poco mi soffermo a guardare con amore lo spettacolo del suo corpo disponibile per il mio amore fino alla totale apertura, poi apro il tubetto di vaselina che mamma tiene sempre nel comodino e ne spalmo sia sul cazzo che dentro il buco del culo, infilandoci due dita e ruotandole in giro.
Quando mi accorgo che i tessuti sono abbastanza rilassati per aprirsi a me, appoggio la cappella all’ano e spingo dall’alto in basso: lentamente, sprofondo in lei che, dopo una prima fitta di dolore che assorbe immediatamente, rilassa la muscolatura e favorisce lo scivolamento dell’asta fino a che le mie palle sono contro le sue natiche. Con lo sguardo e con i gesti mi fa cenno di fermarmi per un attimo e di concederle di riprendersi: ho la netta impressione che debba ricacciare indietro anche qualche lacrima di dolore; ma non se ne lamenta. “Ti amo, ti vedo nettamente innamorato di me e riesco anche a vedere il tuo cazzo impiantato dentro di me. E’ una scena meravigliosa che ho ricordato un miliardo di volte, mentre mi facevo scopare da sconosciuti, quando mi facevo leccare da mamma e soprattutto quando mi masturbavo ferocemente in odio a tutto il mondo: questo per me è il simbolo e la sintesi del nostro amore.” “Oriana, ti prego, calmiamoci; stiamo scivolando troppo velocemente verso il punto in cui mandiamo tutti al diavolo e restiamo solo io e te nell’universo; ho paura che qualche volta ci sfiori già il pensiero insano di un figlio nostro. Ti prego: restiamo un po’ coi piedi per terra.” “Amami, stronzo; per fare le prediche avrai tempo. Ora voglio amore, solo e sempre, infinitamente amore … Aspetta, lasciami spostare … “ Con strane mosse da equilibrista, facendo scivolare il cazzo avanti e indietro nel culo, torce il corpo finché si viene a trovare gattoni con me saldamente piantato nel suo culo.
“Prima della cavalcata finale, dimmi cos’è questa storia che a Margie hai pisciato in figa e in culo e ti sei fatto pisciare sul cazzo.” “Oh mio dio, quelle due ragazze sono pettegole nate e non sanno stare zitte. Ok, è una pratica non molto diffusa ma presente in molte coppie soprattutto quelle che amano il sesso estremo. In genere dopo avere sborrato, il maschio infila il cazzo ancora duro nella figa (talvolta anche nel culo) e lascia andare la pisciata che in genere prende dopo un orgasmo; la femmina fa altrettanto scaricando la vescica sul cazzo che ha dentro. Questo è tutto.” “Ma … gli effetti?” “Beh io conosco meglio quelli sul maschio: sentire una figa che ti scarica sul cazzo una lunga eiaculazione esterna eccita non solo fisicamente ma anche mentalmente e dà un piacere inimitabile; per la donna, tu hai già sperimentato che gli spruzzi di sborra nell’utero scatenano orgasmi violenti; una pisciata è come una serie di spruzzi che per alcuni minuti si scaricano sul collo dell’utero. Se poi le due operazioni avvengono insieme, il piacere si moltiplica all’infinito. Adesso vuoi che concludiamo il nostro rapporto d’amore o vuoi ancora esprimere gelosie per cose che ho fatto con altre? Sai, la lista sarebbe lunga!” “Stronzo, ti amo. Adesso scopami nel culo e scaricami il tuo amore tutto dentro; ma accertati che io possa sborrare con te. Poi però andiamo sotto la doccia e mi fai le stesse cose che hai fatto a Margie.” “ Se non fosse che morirei io, se esco dal tuo culo senza sborrare, ti lascerei così a secco. Ti amo … ti amo .. ti amo … tieni , amore, preparati perché sono vicino a venire.” “No … aspetta … aspettami … la mia figa vuole ancora un po’ di tempo. Ecco … ecco … si … ora … sborrami … sborro … sborroooooo. Oh dio, sono ancora viva?”
“Si, amore, sei ancora più viva di quando sei entrata in questa stanza ed io sono pazzo di te comincio a dare i numeri. Sono alla follia ormai!!!” Raccoglie dei fazzolettini dal fornitissimo comodino di mamma e mi chiede di uscire con calma per non farle provare troppo dolore e per consentire di arginare l’alluvione che certo dal suo culo rischia di inondare il lenzuolo. Tiro fuori il cazzo con lentezza e cautela, lei tampona l’ano e finalmente ci separiamo. Quando ha completato il tamponamento, mi prende per la mano, mi trascina giù dal letto e mi accompagna al bagno. “Vediamo che si prova ad essere il tuo orinatoio” scherza. La faccio entrare nel box doccia (per la verità piccolino) e mi ci infilo anche io. Non apro l’acqua perché ci bagneremmo troppo, in due; le dico però che dopo una sciacquata ce la dovremo dare. Entrati, l’abbraccio stretta; lei guida con una mano il cazzo e lo appoggia alla vulva; spingo un poco e l’asta scivola dentro fino al collo dell’utero. Stiamo fermi così un poco poi lascio alla mia vescica di scaricarsi: so già che per prima non lo farebbe ma che, sollecitata, non avrà problemi. Di fatti, al primo spruzzo contro la cervice, esplode in un urlo di piacere e, contemporaneamente, una pioggia dorata si scarica sul mio cazzo provocandomi fitte quasi dolorose alla spina dorsale. Oriana vorrebbe parlare, ma è sopraffatta dal piacere e si limita a gemere e a lamentarsi per tutto il tempo che le due cascate di piscio si fondono per scivolare ai nostri piedi. Quando il flusso si è esaurito, trova la calma per commentare “E’ una cosa unica, un piacere indicibile. Perché me ne volevi privare?” “Amore, tu per certi versi sei una neofita del sesso. Certe esitazioni sono lecite e perdonabili. Non puoi immaginare quante volte, mentre ci allagavamo reciprocamente, ho sussurrato dentro di me che ti amo alla follia.” “Forse esattamente le volte che io l’ho sussurrato dentro di me, con una piccola aggiunta. E non me ne frega niente del mondo intero.” Ci baciamo ancora da forsennati in un modo che ormai potrei definire “nostro”. Esco dal box tra le sue proteste e le dico di sciacquarsi in fretta perché è ormai ora di pranzo; lo fa tenendomi il broncio e, all’uscita, mi bacia ancora alla nostra maniera. “ Per favore, non stuzzichiamo il cane che dorme …” “E perché …” Ribatte scherzando e scappa via con l’accappatoio di mamma schivando un mio affettuoso scapaccione e mettendosi a sculettare provocatoriamente. Entro nella doccia e mi faccio scorrere l’acqua addosso per qualche minuto, tanto per lavare i segni della grande passione vissuta; prendo al volo il mio accappatoio e vado in cucina a bere un residuo di caffè del mattino. Dopo poco Oriana mi raggiunge: è fresca e riposata, finalmente. “Si vede che stai bene: sei raggiante.” “… e innamorata” conclude lei. Fissiamo per la sera che passa a prendermi alle 19 insieme a Patrizia. Ci salutiamo con un leggero casto bacio quasi da fratelli. Poi lei esce, chiude la porta dietro di sé e io, stupidamente, lascio scivolare una lacrima.
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