“Ciao, dormiglione, ti pare l’ora di poltrire?” La frustata di luce mi colpisce a tradimento e salto su in mezzo al letto ancora assonnato e arruffato; ci metto un po’ a riprendermi “Ciao, Oriana, come mai sei qui?” “Dovevo accompagnare mamma dal dottore ma il controllo è stato differito.” “Ah … e così per fare qualcosa di divertente vieni a svegliare il povero fratellino che dorme …” Oriana è la mia sorella più grande (ha quasi vent’anni più di me) ma per me è stata molto di più: sono nato infatti quasi contemporaneamente a sua figlia Patrizia e lei ci ha in un certo senso allevati insieme per almeno gran parte della fanciullezza. So che mi adora ed io ne sono profondamente innamorato, anche in una direzione inconfessabile. Ancora adesso - che ha una sua intensa vita con un marito super impegnato e una figlia ventenne problematica come tutte le ventenni - non perde occasione per essere presente a casa nostra (io vivo ancora con mamma) e sbrigare pratiche che da sempre sono state di sua competenza. Come al solito, impone la sua presenza anche buttandomi giù dal letto perché amo poltrire. Conoscendola, mi meraviglia che non abbia sottolineato la particolarità che sono nel lettone di mamma, che entra in quel momento con il suo baby doll datato che però rende giustizia alle sue meravigliose forme giunoniche che i sessant’anni passati (meglio non ricordarglielo, però!) non riescono a scalfire. Può darsi che abbia colto l’incesto che si consuma in quella camera; ma è anche possibile che, nella sua genuinità,ritenga ancora normale che un uomo di più di venti anni (e ben noto per le sue trasgressioni) dorma nel letto con mamma.
“Che aspetti ad alzarti?” “Lo farei; ma il problema è che io dormo nudo e dovrei presentarmi a te con tutto lo splendore della mia mascolinità.” “Ah … quella … se ne dice un gran bene …” “Cosa? Come ? dove?” Sono veramente meravigliato. “Elvira ti dice qualcosa?” Resto basito: effettivamente, di tanto in tanto mi incontro con una signora del suo giro, Elvira per l’appunto, che ha sempre espresso grande soddisfazione per i nostri incontri. Ma non mi sarei mai sognato che la voce arrivasse a mia sorella. “Chiacchiere da salotto … stai anche a sentirle?” “Ah … chiacchiere da salotto, dici; e anche quelle di Patrizia sarebbero chiacchiere da salotto?” Comincio a tremare: Patrizia è sua figlia, la mia nipote coetanea: e le avevo fatto spergiurare di non dire niente soprattutto a sua mamma. “E’ vero che le hai dato un bel po’ di lezioni mirate e ben argomentate?” “Si, mi ha chiesto alcune delucidazioni sull’attività sessuale e io non mi sono rifiutato di spiegare …” “Solo spiegare … o anche dimostrare???” “Solo teoria … e … forse … qualche piccolo accenno più concreto …” “Fino all’inculata finale che Patrizia ha definito ultrastratosferica. E’ così?”
Sa proprio tutto ed io spero almeno che Patrizia abbia confessato solo la prima seduta e non la ripresa successiva che tra l’altro si è svolta proprio qui, in questa camera e in questo letto. Ma Oriana non ha ancora finito. “E della tua passione per il mio fondoschiena … di quello … che hai da dirmi?” Maledetta Patrizia: ha proprio vuotato completamente il sacco, chissà poi perché. “Cosa vuoi che ti dica? Ribadisco fortemente e convintamente quello che ho dichiarato. Se ti riuscisse di fare una lista di tutte le Elvire di cui puoi avere notizia, in cima, proprio in testa a tutte, al primissimo posto, mettici …” “Il mio nome” mi interrompe. “No. In cima a tutto di tutti, più in alto di quanto non puoi neanche immaginare c’è il tuo meraviglioso, immenso, stratosferico, inarrivabile, inestimabile, preziosissimo culo. Ecco, l’ho detto. E adesso prendila come vuoi. E’ una vita che adoro te e il tuo culo: la sborra prodotta con le seghe che mi sono fatto per te e per il tuo culo raddoppierebbe il Trasimeno. Io adoro il tuo culo.”
“Ti hanno mai spiegato che io con quel culo ci faccio tanta cacca e sparo delle scoregge pestilenziali?” “Ma forse la mia nipotina Patrizia si è dimenticata di raccontarti che, mentre si erudiva teoricamente e praticamente sul sesso, le sono scappate delle scoreggine che però non avevano odore e io ho cercato inutilmente di sentirle: immagina con quanto amore verrei ad annusare le tue scoregge, a farmele esplodere direttamente in bocca; immagina quanto mi arraperei a farti cagare sul mio petto per vedere le pieghette del tuo ano meraviglioso pulsare per espellere come pulserebbero per accogliere il mio cazzo se mai mi riuscisse di incularti. Credo che questa idea sia già venuta a D’Annunzio (almeno lo si racconta); ma io ne sono convinto.” Ormai non ho più remore e dico quel che mi viene. “Senti, ragazzo, a parte il fatto che sei chiaramente un pervertito della peggiore specie e mi dispiace perché sei mio fratello, non ti nascondo che la tua devozione al mio culo mi confonde; ma sappi per lo meno che, di entrare in quelle pieghette, non è stato consentito a nessuno e non so se sarei disposta a commettere un errore grave come l’incesto per consentirlo addirittura a mio fratello.” “Guarda che io e Patrizia quest’errore lo abbiamo fatto, in piena coscienza; e non mi sembra che la nostra vita ne sia distrutta; anzi, per quel che ne so, è migliorata.” Mamma sorride e fa un gesto per dire : questa è proprio scema.
Oriana é turbata ma non si muove dalla stanza “Mi lasci scendere dal letto o vuoi davvero ammirare il mio cazzo?” “Non me ne vado finché non l’ho visto. Ma guarda questo! Due minuti fa esprimeva la voglia quasi sacra di violare le mie pieghette e di entrarmi nell’intestino ed ora si vergogna a farmi vedere che cosa vorrebbe infilare nel mio retto!!! Sei una contraddizione ambulante.” “Ma faglielo vedere: non lo sai che la pubblicità è l’anima del commercio?” Oriana le lancia uno sguardo fulminante, ma mamma sa essere tagliente, quando ci si mette. Effettivamente, forse chi è in maggiori difficoltà sono io: Oriana aveva visto il mio pisello crescere fino ai primi peletti, quando mi faceva il bagnetto insieme a Patrizia. Farle vedere il mio cazzo adesso sarebbe assolutamente il meno senza considerare che la frequentazione della casa in qualsiasi momento e in ogni condizione certamente qualche involontario sguardo deve averlo provocato per cui non è neanche impensabile che già un’idea se la sia fatta. Ovviamente, non metto in conto i racconti delle amiche che sanno più di leggenda metropolitana. Scendo allora dal letto buttando via il lenzuolo ed esponendo al meglio il mio 20 centimetri in riposo. “Però! …” è il commento di Oriana; decido di ignorarlo “Ma davvero tuo marito in venti anni non ti ha mai chiesto il culo?” Mi guarda con aria quasi triste. “Patrizia mi ha spiegato un po’ di quello che i tuoi suggerimenti le hanno consentito di capire. Ma ti assicuro che mio marito, se gli parli di “scopare alla missionaria” pensa a una che spazza il convento perché il suo è “scopare da marito” secondo canoni eterni.” “Oriana, non ti parlo da fratello né da innamorato ma da amico e da persona razionale. Hai bisogno di farti un amante, di quelli veri, col cazzo duro, buoni e attivi, prima che le tue bellezze diventino ricordo. Tu sei una persona di rara bellezza, ma non lo resterai ancora per molto. E non c’è niente di peggio delle bellezza sprecata.” Mi infilo in bagno quasi correndo per evitare ogni commento.
Quando esco dal bagno, con solo un asciugamano intorno alla vita ed un altro buttato sulla spalla, Oriana è ancora là a parlare con mamma che immediatamente si preoccupa della mia salute quando mi vede grondante di doccia; Oriana allora mi si avvicina con la sua solita infinita materna affettuosità, prende l’asciugamano dalla spalla e comincia a frizionarmi i capelli. “Brava, dagli tu una mano a questo sciagurato.” Raccomanda mia madre; e Oriana borbotta, senza farsi sentire da mamma “Qui la sciagurata credo proprio di essere io.” E intanto mi stringe a sé facendomi sentire il calore delle sue tette e del suo ventre lungo la schiena; il mio fratellino giù reagisce da par suo e l’asciugamano in vita forma una strana vela. Facendo scivolare in avanti una mano, Oriana fa una rapidissima carezza alla mia bestia e continua a borbottare “Guarda come mi riduce questo maledetto!” Ma si sente che parla più con passione, che con rabbia. Spingendomi con le tette e con il ventre, mi obbliga ad andare in camera mia; penso con ansia che non lo sta facendo solo per asciugarmi come da bambino. Ed effettivamente, appena siamo in camera, io mi giro ad abbracciarla stringendole le natiche con forza; per un attimo sembra cedere alla mia dolce violenza e riesco a farla girare tenendola stretta in vita per fare in modo che il mio cazzo si collochi immediatamente fra le natiche. Per un attimo é un delirio dei sensi, con quel culo meraviglioso che finalmente accoglie il mio ventre che l’ha per anni desiderato e inseguito; ma Oriana si libera all’improvviso dalla mia stretta e va nel salone dove c’è mamma.
“Che c’è, figlia mia? Cos’è che non va?” “Niente, mamma; va tutto bene, ti assicuro.” “Guarda che sei tutta rossa e sconvolta. Non dire che va tutto bene.” Intanto ho infilato un pantaloncino e un paio di ciabatte e mi unisco a loro. “Hai visto com’è bello Mario?” fa mia madre rivolta a mia sorella che annuisce con aria paziente “Perché non ti fai una bella scopata con lui? Sai, è molto bravo a letto.” Oriana è scandalizzata “Mammaaaaaaa!!!! Ma che diavolo dici???? Scopare con mio fratello?!?!? Devi essere impazzita.” “Io forse, ma solo forse, sono impazzita, tanto è vero che di tanto in tanto mi scopo anche mio figlio; anche tua figlia Patrizia forse deve avere ereditato la pazzia di sua nonna, visto che ne è tanto innamorata da pretendere assolutamente di essere sverginata da lui e da farlo addirittura nel mio letto, con la mia assistenza ed in mia presenza. Ma tu sicuramente, e ripeto sicuramente, sei un’imbecille, se continui a stare appesa a quella lumaca molle che è tuo marito che ti impedisce di fare il lavoro che vuoi ai livelli che vuoi per non sentirsi l’essere inferiore che è; che ti scopa al massimo un sabato si e un sabato no per due minuti senza fantasia; che non ti consente di indossare abiti che evidenzino la tua bellezza: insomma, se continui a pendere dalle decisioni di un’ameba, sei un’ameba anche tu. E Mario forse potrebbe aiutarti a ritrovare te stessa. E se in te stessa c’è una grande troia, evviva, sarò io la prima ad esserne intensamente felice.”
Poi improvvisamente nostra madre tace, chiama Oriana a sé, quasi implorandola e stringe la sua testa al seno mentre le chiede perdono “Scusami, Oriana, forse non dovevo dire quello che ho detto; ma sono anni che me ne sto zitta a vederti spegnere come un fuoco inutile in un vecchio camino e, dall’altra parte, vedo ascolto e frequento amiche tue molto meno meritevoli che certe scelte le hanno fatte. Prendi Elvira, finalmente ha deciso che quello sgorbio meritava un cesto di corna, gliele fa con nonchalance ed è felice come una pasqua; qualche uccellino mi ha detto che anche Mario c’entra, in questa rinascita. Perché non lo dovresti fare anche tu, che Mario ce l’hai in casa e puoi muoverti senza sospetti?. Tuo marito merita questo e più.” Oriana è evidentemente stordita dalla piega presa dagli eventi sembra quasi implorare. “Mamma, perché dici queste cose? Non ti rendi conto che mi inciti a fare qualcosa contro natura, a calpestare tutti i principi in cui mi hai allevata?” Non piange ma solo perché fa sforzi enormi per controllarsi. “Sei tu che non riesci a vedere con chiarezza che i principi di cui parli sono le sbarre di una gabbia di ipocrisia borghese che mi ha costretta a rinunciare a tutte le mie ambizioni per essere “sposa e madre”, stare chiusa in casa a fare la calza e sopportare che tuo padre andasse in giro a scopare con tutte le vicine di cui ero anche lo zimbello per poi venire ogni tanto ubriaco a sbattermi alla sua maniera e a lasciarmi incinta quattro volte senza aver neppure scambiato due chiacchiere, prima, con me. Tu hai accettato che tua figlia appartenga ad un’altra dimensione e non pretendi che ti debba rendere conto della sua vita; ma ancora non riesci a prendere coscienza che anche tu appartieni ad un’altra dimensione, totalmente e profondamente diversa da quella di tuo marito che resta ancorato al mondo di tuo padre, e che della tua vita devi rendere conto solo a te stessa.”
Io mi sento sconvolto dalle rivelazioni di mamma, anche se già qualcosa sapevo; ma Oriana pare fuori di sé; mi avvicino delicatamente, le passo le braccia intorno alle spalle e la costringo ad appoggiare la testa sulla mia spalla; tengo il ventre a “distanza di sicurezza” dal suo corpo per non creare confusioni in un momento delicato. Nostra madre però non sembra d’accordo; mi spinge per le natiche e fa in modo che il mio ventre si accosti a quello di Oriana; lei sembra accettare, anche se passivamente “Adesso tu te la porti nella camera col letto grande, la fai liberare e la fai godere; devo sentirla urlare: lei deve riappropriarsi del suo corpo, prima di tutto; ed io lo devo sentire con queste orecchie anche da qui, dall’altra camera. Devi farla urlare di godimento!” Io sono fortemente imbarazzato e vorrei che Oriana esprimesse il suo giudizio ma lei si limita a mormorare monoverbi strani tra cui distinguo ogni tanto l’espressione “… non è possibile …” ripetuta come una cantilena. Quando però mi muovo per andare e la guido delicatamente, mi segue docilmente e lascia che le accarezzi il viso e la testa: tutti gli altri sentimenti svaniscono e mi sento illanguidire come sprofondassi in una botte di miele; sto portandomi verso il letto il più grande amore della mia vita, la donna a cui ho dedicato da sempre tutto me stesso; non riesco quasi a capacitarmene e spero solo che tutto non si dissolva in un soffio come le visioni di magia. Ma niente si dissolve e appena siamo nella camera di mamma, Oriana si lascia docilmente appoggiare distesa sul letto.
Comincia la mia personale “scalata all’amore” fatta di fasi tutte emozionanti e delicate di cui la prima è senza dubbio la spoliazione: aprire i bottoni della camicetta è abbastanza facile; in un attimo mi appare l’ampio reggiseno che appena riesce a contenere un seno matronale sodo e intenso; fortunatamente, ha l’aggancio davanti, fra le coppe, e mi è facile aprilo ed esporre le due tette su cui mi butto famelico. Fra tutti i sogni che mi trascino dall’infanzia, quello di succhiare gli enormi mammelloni di Oriana è il più quotato, il più ricercato, il più esaminato in tutte le possibili soluzioni. Per la posizione supina sul letto e la totale rilassatezza di lei, devo ripiegare su quella che avevo sempre considerato la meno appetibile, pur se straordinaria: succhiare quei capezzoli come da bambino non potevo fare perché era la mia mamma ad allattarmi. Oriana si agita e sembra risvegliarsi; le sue mani artigliano la mia testa o cominciano a giocare con i miei capelli come sempre aveva amato fare “Oh … Mario … Mario … mio … mio …” sento il cuore scoppiarmi e il cazzo indurirsi fino a dolermi, nel pantaloncino. Passo la lingua su tutte intere le mammelle, mordo, lecco, succhio e mi domando come si possano trascurare tette così belle, meravigliose da leccare, da succhiare, da ficcarci il cazzo in mezzo per una enorme spagnola, da abbrancare da dietro in una pecorina infinita o, meglio ancora, in una inculata infernale.
Mentre io mi perdo in mezzo a quelle meraviglie della natura, Oriana prende sempre più coscienza, mi afferra per le ascelle e mi tira quasi a viva forza su di sé finché le mie labbra si posano sulle sue; lei le aspira quasi interamente nella sua bocca e dà inizio ad una perlustrazione nervosa e confusa di bocca, palato, denti e lingua. La salivazione si alza a dismisura e quasi sbaviamo tutti e due mentre ci baciamo divorando tutta la bocca fino al mento “Dici che c’è abbastanza amore in questo bacio?” mi fa ironica. Capisco che ne ha parlato con Patrizia e le rispondo semplicemente “Benvenuta, amore mio. Ti amo” Mi tacita con un dito sulla bocca “Anche io so da molto tempo di averti sempre amato visceralmente, fisicamente. Ma non dobbiamo dircelo più. Non dobbiamo rovinare niente. Questo amore deve essere libero e puro, senza impegni e senza legami. Sei d’accordo?” “Adesso però mi dispiace per te ma devo farti urlare di godimento. Me l’ha imposto la mamma.” “Ti ostacolerò con tutte le mie forze, e urlerò solo se e quando toccherò il paradiso.”
Riprendo a baciarle il viso metodicamente, meticolosamente, centimetro per centimetro, sulla fronte, sugli occhi, sugli zigomi, sulle guance e giù verso la bocca e la gola; mentre con una mano armeggio per sfilarmi il pantaloncino e liberare il cazzo. Oriana mi ferma. “Non posso rischiare che in qualche modo i miei abiti si sporchino.” Lo spirito della massaia emerge anche nel momento di massima eccitazione. Detto fatto, si solleva seduta sul letto e si libera rapidamente del giacchettino e della gonna, della camicetta e del reggiseno che già avevo sganciato. Mi sposto ai piedi del letto e le sfilo le scarpe che poggio sotto la poltrona con i vestiti. Ora è il momento di sfilare le solide calze vecchio stile e le mutandine che somigliano ad una protezione di cemento armato. Dalla mia espressione deve aver capito il pensiero recondito e mi fa “Anche questo è da segnare nel registro di quello che deve cambiare.” “Io ti amerei anche se indossassi una corazza rinascimentale, ma devi ammettere che la bellezza di queste forme è decisamente annientata da questo abbigliamento.” Sorride, mentre io faccio scivolare delicatamente le mani sulle calze lungo tutta la gamba e la coscia; cerca di intervenire per aiutarmi ma la blocco d’autorità e continuo la mia operazione di carezza intima, delicata e profonda, lungo le cosce che percorro con la lingua umida risalendo lentamente verso le mutandine e la figa. Diventa quasi frenetica: mi prende la testa e me la trascina quasi fino alla figa. Sento intenso l’afrore del suo sesso non lavato di recente e sento scatenarsi l’eccitazione del mio cazzo che l’odore di piscio e piccoli orgasmi ha portato a livelli quasi estremi.
Quando abbasso le mutande sotto il livello dell’inguine, mi appare uno straordinario spettacolo assolutamente imprevisto: Oriana non si depila e la sua figa è immersa in un autentico bosco di pelo ricciuto intensamente nero: per me abituato alle fighette depilate o decolorate con poca peluria bionda, lo spettacolo è scioccante; non mi stancherei mai di guardare quella foresta di pelo e, fosse per me, potrei anche limitarmi a passarle il cazzo lungo quel pelo, appena sotto la vulva; ma ormai la voglio e la voglio tutta. Affondo la bocca nel suo pelo e mi graffio la lingua alla ricerca del varco per le piccole labbra; Oriana comincia a gemere lentamente e sento che ha piccoli orgasmi consecutivi. Quando incontro il morbido - umido delle piccole labbra, inserisco un dito per carezzare l’intimo e Oriana sobbalza con un urletto; il mio dito si fa strada nell’umido della vulva e cerca il clitoride, che risulta sommerso all’incrocio delle piccole labbra ed è di difficile accesso perché assai poco pronunciato: aiutandomi con tutte e due le mani, apro un varco tra i peli e separo le grandi labbra; quando mi appare la rosa madida di umori delle piccole labbra, identifico il clitoride e lo vado a catturare con le labbra.
Io succhio e Oriana alza il ventre arcuando la schiena; io lecco e lei si distende e si apre offrendo tutto il ventre; io titillo e lei geme come un cagnolino che guaisce; io mordo, lei sobbalza e lancia un urletto. C’è una gioia così intensa in questa sorta di pantomima, che continuo a lungo a strapazzare la sua figa, i suoi peli e soprattutto il clitoride. In qualche modo, cerco un suo primo orgasmo clitorideo e vorrei che lo raggiungesse senza penetrazione. Infilo le mani sotto di lei e abbranco a palme spalancate le due natiche: l’emozione che provo a premere quelle carni sode e abbondanti, con tutto quello che si trascinano dietro dalla mia infanzia, mi porta quasi all’orgasmo e devo controllarmi per recuperare. Quando arrivo a sollevarle il culo - aiutato da lei che cerca di favorire tutti i miei movimenti - affondo con foga la bocca sulle grandi labbra e mi prendo in bocca tutta la figa che lappo, lecco, mordo, succhio come un disperato; i gemiti di Oriana salgono lentamente di tono finché un urlo che non ha nulla di umano esplode dalla sua figa, percorre il corpo attraverso lo stomaco e le tette e si scarica finalmente dalla bocca che si apre a cercare aria come se stesse soffocando. Ha goduto con me per la prima volta, finalmente.
La mia perlustrazione del suo corpo riprende lenta e quasi metodica: vanno avanti le mani che carezzano, titillano, solleticano; segue la lingua che lambisce, lecca, gioca con tutto, dai nei che insegue e ricerca al tortellino dell’ombelico dove si immerge quasi affogando. Quando arrivo (anzi, ritorno) fra le tette, Oriana le raccoglie e le spinge avanti, quasi ad offrirmele. Con uno scatto, balzo sopra di lei, mi siedo sullo stomaco e colloco il cazzo in mezzo alle due poppe; lei le stringe intorno al cazzo ed io mi sento immerso in un paradiso di languore. Vado un po’ avanti e indietro e sto per ritirarmi quando lei sussurra “Fammi provare” e allunga la lingua verso i capezzoli; spingo in avanti il cazzo e porto la cappella sulla sua lingua; prima ancora di lambirla, mi dice con aria ingenua, quasi da bambina “Sai, me ne ha parlato Patrizia ma per me è la prima volta in assoluto.” “Anche con la bocca?” chiedo; fa cenno di si con la testa e affonda la bocca sulla cappella. A questo punto non so proprio come regolarmi: la scopata in figa (il mio miraggio per anni) è lì a portata di cazzo; ma dietro quella figa c’è una donna (che è anche la mia amatissima sorella) che in qualche modo chiede di accostarsi alle particolarità del sesso che fino ad ora (a quasi quarant’anni) ha ignorato e di cui è venuta a conoscenza grazie alla figlia.
Decido che non posso stringere i tempi solo per soddisfare un mio desiderio di figa che probabilmente potrei sfogare in altro momento; ed opto per una “seduta” di sesso che sia più “illuminante” per lei. Mi stacco, con dolore, dalle sue tette e mi rovescio supino sul letto; la invito a gesti a prendermelo in bocca; come una bambina alle prime armi si accoccola a fianco a me e prende in mano l’asta; si avvicina esitante, quasi timorosa e bacia delicatamente la punta. Con una mano prendo il suo polso e la guido a manipolare l’asta masturbandola; con l’altra mano, le forzo dolcemente la testa ad abbassarsi sulla verga e gliela spingo in gola: ha il buonsenso di aprire al massimo le mascelle ed evitare che i denti mi graffino il cazzo; la spingo su e giù per indicarle il movimento poi la lascio fare. In un niente si muove come lo avesse fatto da sempre. La salivazione si fa intensa e abbondante, le cola dagli angoli della bocca e la mano si muove decisa e appassionata; ho l’impressione che goda, mentre mi fa un pompino regale. Il cazzo mi bolle e la sborrata preme dai coglioni; sono costretto a fermarla per non venire subito. “Ti sta piacendo?” Accenna di si con la testa con gli occhi bassi, quasi vergognandosi; le sollevo delicatamente il mento e mi sporgo con l’intenzione di baciarla; si ritrae vergognosa; capisco lo stato d’animo e, forzandola a baciarmi “Baciami, stupida! Il cazzo che hai preso in bocca è il mio e dovrei essere io a vergognarmi di avertelo fatto succhiare. Ma non solo non mi vergogno; addirittura ne sono felice e voglio che mi baci, che mi faccia sentire in bocca anche il sapore del mio cazzo che tu hai già provato!”
Mi aggredisce quasi con un abbraccio focoso e si avventa sulla mia bocca succhiandola; si distende tutta sopra di me e, infilata una mano fra i corpi, appoggia il cazzo fra le cosce, sotto il boschetto dei peli, a stretto contatto con le grandi labbra; va su e giù per qualche momento e intanto sembra quasi che con il corpo frizioni il mio corpo, in una sorta di possesso totale che coinvolge le singole parti dei corpi. “Voglio assaggiarti tutto, in tutti i modi” mi sussurra al’orecchio nel quale infila poi la punta della lingua sollecitandomi brividi di piacere; mi percorre il collo e la gola e deposita dappertutto piccoli baci umidi “Quando ero ragazzina, provocavamo così i nostri filarini …” “Ed eravate tutte nude?! …” scherzo io “Giammai: abiti tonacali e guai a mostrare un pezzo di coscia …” “Ed ora?!?!” “Ed ora … ti lecco tutto … ti bacio tutto … ti succhio tutto … ti mordo tutto” “Ma io sono più bravo perché ti scopo tutta, dappertutto!!!!” Scoppiamo a ridere; poi, facendosi di colpo seria “Ti voglio dentro!” mi dice semplicemente. Ed io trattengo a stento un urlo ma la abbraccio stretta e le faccio sentire tutto il vigore della mia passione, dal cazzo fra le cosce al petto che schiaccia le sue mammelle alla bocca che scava nella sua a cercarvi brandelli di piacere ancora attivi.
Muovendoci cautamente, ci rotoliamo sul letto finché lei finisce supina ed io bocconi su di lei; il cazzo non si è mai mosso dal suo nido nel cespuglio della figa. Mi sollevo un poco sulle anche e arrivo a mettermi in ginocchio tra le sue cosce, divarico delicatamente alquanto le cosce, spennello con la punta del cazzo le grandi labbra e appoggio la punta sulle piccole; spingo dolcemente e sento che la vagina si apre ad accogliermi “Ce l’hai proprio grosso!” commenta mentre lo lascio scivolare pian piano dentro. Impieghiamo qualche secondo a farlo entrare tutto ma a me sembra un’eternità durante la quale ho percorso l’Eden in tutti gli anfratti; quando sento che la cappella ha urtato la cervice (ed Oriana ha lanciato un piccolo urlo di dolore quando l’ha sentito) con dolcezza le riaccosto di nuovo le cosce imprigionando il mio cazzo, mi stendo tutto su di lei e comincio a scivolare avanti e indietro su tutto il corpo con tutto il corpo; lo sfregamento fa sì che tutti gli organi siano coinvolti nella scopata, ma in particolare che il cazzo scivoli avanti e indietro nel canale vaginale senza sussulti, provocando una goduria intensa e progressiva che ci avvia lentamente all’acme.
Oriana se ne sta ad occhi chiusi, supina e quasi inerte: solo, di tanto in tanto, brevi frasi le sfuggono appena percettibili “Ti amo … godo … entra di più … sei mio … vorrei che non finisse mai …” Mi rendo conto che sta galleggiando in una nuvola di piacere assoluto ed ho paura che il risveglio possa farle ancora più male. In genere, non partecipo così intensamente alle emozioni delle mie amanti, anche quelle che in maniera più che evidente sono in condizioni simili a Oriana. Ma lei è mia sorella, innanzitutto, e non vorrei che con l’intento di aiutarla la stessi invece mettendo su una via di problemi e dolori. Poi mi tornano in mente le cose dette da mamma e mi convinco che devo fare la mia parte, succeda quel che succeda. Riprendo quindi a scivolare sul suo copro, baciandola intensamente su tutto il viso, accarezzandole i seni per quanto posso e soprattutto ascoltando il mio cazzo che si gonfia sempre di più mentre scivola nella figa; mi fermo un attimo per chiedere se posso venire liberamente; Oriana mi assicura che non ci sono problemi; l’orgasmo ci sorprende improvviso ma atteso e desiderato; ed io mi abbandono alla sensazione della sborrata che cola quasi naturalmente nella figa quasi senza spruzzi e senza slanci; lei invece li sente, gli spruzzi, e ne sente anche gli slanci. Comincia ad urlare come un animale al macello, mi fa quasi paura, si dimena come un ossesso e mi abbranca da tutte le parti. Ci mette un bel poco a calmarsi, poi si rilassa e si distende; io sono sempre dentro di lei e nemmeno le cannonate mi muoverebbero.
Quando finalmente si quieta, prende a baciarmi con affetto su tutto il viso ed io ricambio con vezzi, moine e dolcezze da tempo messe sotto il tappeto. Ancora una volta mi convinco che abbiamo compiuto un gesto d’amore immenso e mi auguro che non ci condizionerà. Ma lei è una donna forte e decisa. Si scioglie dall’abbraccio, mi sposta da sé e si dirige verso il bagno; io vado nel salone e trovo mamma che piange silenziosamente; la vado ad abbracciare e la stringo a me “Non confondere: sono lacrime di gioia. Era come se fossi con voi e ho sentito mia figlia urlare finalmente il suo essere donna; e se in questo c’è anche un po’ di tuo, sono ancora più felice.” Ci raggiunge Oriana già vestita e pronta ad andare. E’ meravigliosa; è certamente la donna più bella che io conosca. Ci accarezza entrambi “Grazie a tutti e due per avermi convinta a fare questo primo passo; ora so che tutto deve cambiare e sarò io a decidere il mio destino.” “Ti voglio bene” riesco solo a dire. “Brava figlia mia” la incoraggia mamma “sii innanzitutto te stessa e poi cerca di essere felice.” “Per oggi ci fermiamo qui” annuncia Oriana “lo so che vorresti il mio culo - “incommensurabile” hai detto? -. Ma oggi non me la sento e non sono preparata. Però, visto che la decisione è presa, alla prossima occasione mi presenterò pronta a riceverti in ogni buco.”
“Ok per me va tutto bene. Tu, però, hai valutato che un cambiamento come quello che ti proponi comporta un lavoro enorme, disagi e forse difficoltà che investono tutto il tuo essere?” “Certo! Lo so bene. Ma tu allora che ci stai a fare?” La guardo stupito. “Patrizia ha scoperto che tu hai una funzione fondamentale nelle nostre vite: sei il faro di orientamento, sei l’orecchio che ascolta, sei la voce che suggerisce, sei il cazzo che consola. Adesso comincio a rendermi conto di quanto sia vero anche per me. E ne sono felice perché so che su di te posso contare in qualunque momento. Da oggi stesso comincerò la mia trasformazione e sono convinta che avrò molte incertezze e molte esitazioni, soprattutto per liberare la troia che in me ho appena intravisto poco fa e che solo tu puoi fare emergere senza danni. Mi dispiace per le mie amiche che sono anche tue “scopamiche” (si dice così, mi pare) ma da oggi entro in lista ed anche con una posizione di privilegio. Non puoi sapere che cosa hanno liberato gli urli di poco fa.” Agitando la manina con gesto vezzoso, ci lascia e scompare dietro l’uscio. A me e a mamma non resta che fare spallucce: in fondo, noi non abbiamo fatto altre che portare alla luce quello che già c’era in lei; e, dal momento che crediamo che le farà solo bene, possiamo solo volerle bene e attendere.
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