Lei si agita sulla sedia; vorrebbe assolutamente negare di essere gelosa; ma preferisce stare zitta. “Margie, al secolo Margherita , è l’amica del cuore di Patrizia, quella che lei mi ha raccomandato come il suo alter ego, l’altra faccia della medaglia di cui lei è il verso; la meraviglia del mondo che dovevo trattare come se fosse la stessa Patrizia. Io l’ho fatto; e, a quanto pare, questo ha scatenato i furori del mio unico grande amore.” “Grande amore un bel cazzo!!!!” Adesso Patrizia sta urlando “nella sua figa hai sguazzato per ore e la mia non l’hai presa in considerazione neppure quando te l’ho sbattuta in faccia mentre ero piegata a 90 gradi davanti a te!!!!!” “Ah!!! Ma allora questa è proprio una semplice scenata di gelosia tra innamorati” Interloquisce mamma, ma Patrizia scatta. “Ma quale innamorata; io non l’ho mai sopportato questo bastardo!” “Ah, si, certo” ironizza mamma “ lo so bene, da anni, esattamente da quando giocavate al dottore e la nipotina cercava in ogni modo di prendere in mano il pisellino dello zio per manipolarlo o da quando lo zio curava la fighetta della nipotina titillandola e procurandole i primi orgasmi …” “E tu che ne sai?” Patrizia è spiazzata “Semplicemente, ho gli occhi per vedere e buon senso per stare zitta. E’ stato allora che vi siete innamorati? E quando invece avete concluso a letto?” “MAI” sbotta ancora Patrizia “questo bastardo non mi ha ancora sverginata e, in compenso, si è sbattuto alla grande l’amica del cuore che gli avevo presentato. Non è così?” La guardo con affetto e la bacio provocatoriamente sulla fronte. “Mamma, visto che ti sei aperta anche con Patrizia, allora ascolta i fatti e poi giudicherai. Tu sai quali sono le cose che, nel sesso, amo al di sopra di ogni cosa, terrena e divina?”
“Non so come sia la classifica ma so per certo che da quando avevi dodici anni ti sei ammazzato di seghe per Oriana e hai sbavato come un deficiente sulla fighetta di Patrizia. Io in cima a tutti i tuoi desideri ci ho visto sempre queste due cose.” “Perfetto. Sai anche che sul culo di Oriana qualunque speranza è utopia.” Lei annuisce. “Purtroppo, non riesco a scuoterla, quella benedetta donna, che alla fissa della fedeltà immeritata sacrifica tutta se stessa.” “Ok. Quello che però non sai è che il mio amore più giovane, quando ha deciso di farsi “svezzare” da me al sesso, ha esordito ponendomi la pregiudiziale che è vergine e che vuole restarlo finché non arriverà a deflorarla il cazzo di non so quale principe azzurro. Io ho cercato di insegnarle il meglio, e di farglielo provare anche. E non mi sembrava scontenta di come erano andate le cose, compreso il fatto che non le avessi rotto la figa così, solo per il mio solo piacere, contro la sua attesa del cazzuto principe azzurro.” “Sei uno stronzo!!!” Sbotta ancora Patrizia “Anzi no, sei un imbecille coglione, perché solo uno che sia imbecille e coglione al tempo stesso non capisce che il cazzo che sto aspettando è il tuo, IL TUO, capisci? E quel maledetto meraviglioso giorno io non ero in grado di decidere niente e aspettavo solo di sentirmi lacerare il ventre dal mio amore. Mi hai costretto a dirlo, alla fine; vaffanculo!” Mamma le va dietro, le prende la testa fra le mani e fa il gesto di cullarla “Forse sarebbe stato tutto più semplice se avessi parlato chiaro o, almeno, se ti fossi resa conto che è con te che ce l’hai, non con lui.” Patrizia le prende le mani e le bacia con affetto.
“Ma che c’entra questa Margie in tutta la vostra faccenda?” Mamma ormai si sente coinvolta. Patrizia tace ancora e parlo io. “Queste due devono essere veramente molto amiche; e sono due ragazze assai in gamba: non a caso si sono già laureate tutte e due in psicologia e, per quello che so, Margie ha anche vinto un importante concorso.” Patrizia fa uno sberleffo diretto all’amica, di cui invidia - senza ammetterlo - anche la grande capacità culturale che le ha consentito di superare un concorso per tre posti con migliaia di concorrenti. “Però, come capita a tutti i professionisti, i risultati peggiori della loro professione li riservano a se stesse; così, “la psicologa” Patrizia non sa scoparsi lo zione che ama e “la psicologa” Margie fa una stronzata enorme per eccesso di fiducia in se stessa.” “Spiegati!” Impone quasi mamma; Patrizia sembra sorpresa e incuriosita. “Queste due matte si erano giurate di rimanere vergini finché non avessero avuto l’occasione giusta.” Mamma sorride e Patrizia abbassa la testa quasi vergognandosi. “Quello che è peggio, però, è che Margie viene deflorata con uno stupro e, per la particolare natura della violenza, non ha il coraggio di confessarlo all’amica.” “Adesso finalmente si è decisa a dirmelo ma ancora non so capire chi sia stato, perché non lo denuncia e perché abbia chiesto di parlarne con te.” Patrizia sembra davvero disorientata, “Deve essere stato di certo uno di famiglia.” Sancisce mamma. “Di famiglia? … perché? …” Patrizia è ancora più a disagio; la vado ad abbracciare, le bacio il viso e la porto a sedere sulle mie ginocchia.”Tesoro, vedi che la tua scienza non ti aiuta. Non può denunciare lo stupratore perché lo scandalo distruggerebbe la famiglia; per lo stesso motivo, non può parlarne con qualcuno del giro familiare o degli amici da quella parte (ti ricordi che me lo ha detto subito proprio lei?). Non voleva parlarne neppure con te. Ma è successo qualcosa di imprevedibile. Tu le hai raccontato della giornata che abbiamo passato insieme e le hai addirittura riferito frasi di grande amore che ci siamo scambiati.” Patrizia mi bacia sulla guancia quasi il ricordo la intenerisse.
“Attenta adesso e non prendere subito cappello. Da una parte una ragazza alla quale un familiare ha strappato la verginità stuprandola; dall’altra, la sua amica del cuore che le racconta come un suo familiare l’ha aiutata a capire; ci ha fatto sesso perché loro si amano, anche se non se lo dicono fino in fondo; non l’ha penetrata in figa perché lei ha espresso il desiderio di rimanere ancora vergine. Cara la mia psicologa, cosa può scattare nella testa di questa ragazza, se consideri anche che l’incubo di quel che ha subito le impedisce di godere della cosa che ama di più fare, vale a dire scopare fino ad avere un orgasmo iperstellare?” “Il minimo è un trasfert; si immedesima nell’amica e desidera fare l’amore (non scopare, ma fare tanto, tanto amore) con il suo familiare buono per sentirsi compensata del male subito.” “Adesso capisci cosa ci ha chiesto (capiscimi bene, ci ha chiesto, non l’ha chiesto né solo a te né solo a me ma a me e a te insieme) per raggiungere finalmente quell’orgasmo che dall’episodio di violenza non riusciva a completare perché l’incubo ogni volta glielo spezzava: ha chiesto per un giorno di essere te con me, di essere amata come lo sei tu, in ogni momento. E ha potuto farlo proprio perché siete tanto amiche.” “A proposito, è già un po’ di tempo che mi ha chiesto di avvertirti che la “scopata terapeutica” ha funzionato e che per il momento va tutto bene: fin qui capisco e mi fa piacere. Ha aggiunto anche che spera che manterrai l’altra promessa; ma io giuro che ti cavo gli occhi se la promessa è quella che penso io.”
“Cazzo, che storia! Mi sarebbe piaciuto avere una storia così!” esclama mamma; ed io, anche per stemperare un poco il clima. “In aggiunta a tutte le storie che hai vissuto e che potresti raccontare?!” Mi fa un versaccio “Perché? Nonna hai veramente storie da raccontare?” “Ma tu credi che la tua troiaggine ti venga dal cielo? E’ nonna che te l’ha trasmessa; e, in rapporto ai tempi, ha fatto cose da pazzi.” “E mamma come mai è così ottusa?” “Lì scattano fattori di educazione e di ruoli; ma sicuramente dentro di lei c’è una troia più disinvolta di sua madre e di sua figlia. Non ancora ha trovato chi gliela tira fuori e forse solo Mario potrebbe darle una buona mano, se l’occasione si presenta.” Patrizia è abbastanza imbambolata e capisco il suo desiderio di conoscere tutto nei particolari; quello che mi meraviglia e l’atteggiamento di mamma, che all’improvviso svela a sua nipote - una ragazza che sta confessando apertamente la sua troiaggine - tutto un suo passato censurabile di cui finora solo io, in famiglia, ero al corrente solamente perché lei aveva dovuto fare i conti col fatto che uno dei suoi giovani amanti era un mio caro amico, che naturalmente si era sentito in dovere di parlarmene. Ma, in fondo, questa sorta di seduta di autocoscienza faceva bene a tutti e tre e ci metteva in condizione di essere più chiari e aperti anche nel linguaggio.
“Va bene; capito che con Margie è stata quella che avete definito una “scopata terapeutica”; accertato che tu vuoi veramente fare l’amore con me fino in fondo; assodato che io non riesco più a tenermi dalla voglia di farmi sverginare da te; premesso tutto questo, quand’è che decidiamo di farci finalmente una sana scopata in figa?” Mamma scatta prontamente “Lasciatemi il tempo di preparare il letto in modo che il casino che farete non me lo rovini; e poi potete rotolarvi quanto volete in camera mia. Detto tra noi, se mi arrivassero le urla fin qui, ne sarei felice.” “Nonna!!!! Mi presti il tuo letto per la mia deflorazione?!?!?! Grazie, nonnamore, grazzzzzziiiiieeeeee!!!!!” “Mamma, non sai in che guai ti stai cacciando con questa tua nipotina vagamente ninfomane; se apre anche quest’ultimo canale, poi non la si tiene più.” “Preferisci: ogni lasciata è persa; o piuttosto: dove c’è gusto, non c’è perdenza. Se vuoi, ti sciorino tutti i luoghi comuni della cultura popolare. Invece, pensa a farla godere … e bene!!!!” Patrizia ormai ha perso ogni freno; corre a baciare la nonna, si sfila la camicetta e, tette al vento, si fionda in braccio a me, mi avvolge con tutto il corpo e prende a baciarmi dovunque. “Guarda quanto poco basta a questa viperetta per sbollire una rabbia che mi ha fatto star male per mesi. Ringrazia che ti amo alla follia e che mi sta a cuore il tuo bene.” “Il mio bene adesso è nella mia figa che diventa totalmente tua.” “Salvo prestarla in giro se e quando ti va ….” “Che c’entra … quello è solo sesso ….”
“Senti, Patrizia, ormai è chiaro che da una vita dura questo giochetto: ci amiamo, in maniera bambinesca, poi fanciullesca, poi adolescenziale e finalmente in maniera quasi adulta; l’unica cosa che si è concretizzata alla fine è stata una giornata di “sesso didattico” che qualcuno ha scambiato anche per amore e che forse, invece, come hai detto or ora, non era che sesso. Violare la tua verginità non è, almeno per me, il semplice fare sesso; impegna valori sentimentali imprescindibili e quindi non può essere piegato ai giochetti delle ripicche e delle gelosie. Se non te la senti di caricare tanto di valori un solo momento, fammi il favore di non chiedermelo più. Se invece sei convinta di rendere questo momento almeno importante (per evitare il termine “unico”) sappi allora che io sono innamorato di te come lo sono sempre stato; e se vai a farti sverginare in una discoteca da un “principe azzurro” che incontri quella sera, per me va bene comunque. Spero solo che un giorno ci potremo amare con i crismi del sentimento. D’accordo? … Mamma, non te la prendere, non sto tirandomi indietro; sto precisando la differenza tra amore e sesso.” Mamma abbassa il mento e tace. Patrizia invece ha quasi le lacrime agli occhi “Io ti amo, ti ho sempre amato; soprattutto quel giorno a casa. Voglio essere tua, non farmi semplicemente scopare. Se ho commesso qualche errore di gelosia, almeno puoi concedermi che la gelosia può nascere solo dall’amore. Ed io, di amore per te, ne ho da vendere!”
Mi commuovo stupidamente e riprendo a stringerla con molto affetto, mentre, prendendola per un braccio, la porto verso la camera di mamma, che ha già provveduto a coprire le lenzuola con un asciugamano bianco “Come si faceva un tempo per attestare la verginità della sposa dopo il connubio ….” Scherzo; mamma annuisce e sorride; Patrizia non capisce. “Un tempo, una donna di casa, in genere la mamma della sposa, poneva sul talamo nuziale un asciugamano bianco; così che, quando lui penetrava la sposa e rompeva l’imene, il sangue che derivava dalla deflorazione sporcava l’asciugamano che doveva quindi essere esibito alla famiglia per attestare che la sposa era arrivata vergine al matrimonio. Per te lo ha fatto tua nonna che si accerterà della tua verginità sacrificata al tuo grande amore per me.” “Fichissime, queste leggende metropolitane!!!” “Non si tratta di leggende metropolitane, ma di consuetudini radicate che il tempo ha reso desuete e fatto dimenticare. Vieni.” e la sollevo mentre varco la porta. Non sa che sto attaccandomi ad un’altra consuetudine ormai abbandonata, di far entrare la sposa senza farle varcare la soglia. Quando l’adagio supina sul letto, lei cerca di sganciare i vestiti; la fermo e, davanti all’aria interrogativa, chiarisco. “Visto che tua nonna ci ha quasi obbligati a un rituale antico, sappi che già hai trasgredito togliendoti la camicetta. La prassi prevede che sia io a spogliarti, con infinito amore e, nel caso, baciando ogni brandello della tua pelle a mano a mano che si scopre. Quindi, sta’ buona e lasciati spogliare con amore fino a che ti avrò tutta nuda, tutta per me.” “Ma io non posso spogliare te?” “Questo non lo so; ma forse il maschilismo imperante voleva che l’uomo facesse tutto e la donna lo adorasse soltanto.”
“Va bene, amore mio, ti adorerò e ti odorerò per tutto il tempo. Ma intanto, ti voglio dentro, tutto dentro, fino a sfinirmi …” Mi stendo sul letto e afferro i seni con ambedue le mani; vado con la bocca su uno dei capezzoli e comincio a succhiarlo e a tirarlo coi denti provocandole piccoli brividi; la mano libera si sposta sull’inguine e le carezzo la figa da sopra la gonna; geme come se soffrisse, ma gode. Mi sollevo in ginocchio e sfilo la gonna dai piedi accompagnando il movimenti con una lunga serie di baci prima sul ventre e sul monte di venere, poi tra le cosce e via via giù verso le gambe “Dentro … dentro … ti voglio ..” sussurra lei incessantemente; le sfilo il tanga infinitesimale e mi fiondo a leccarle la figa: sta sbrodolando abbondantemente ed ho la bocca piena dei suoi umori che ingoio con gioia. Mi sfilo con qualche acrobazia il pantaloncino e tiro fuori il cazzo teso allo spasimo; glielo appoggio tra le cosce e comincio a muovermi su e giù nel più classico coscialino; ora gli umori piovono a pioggia dalla figa e lei non smette di implorare “Dentro … riempimi … ti prego,amore …. dentro …” Guido il cazzo con la mano ed appoggio delicatamente la cappella alla vulva; assaporo con lussuria la freschezza delle piccole labbra mentre la cappella si fa strada ad imboccare la vagina.
“A cosa stai pensando?” La domanda mi brucia il cervello e mi abbassa la durezza del cazzo. “Che significa?” Con Patrizia ho sempre paura dei risvolti delle cose. “Tu hai detto che anche quando si scopa con le migliori intenzioni, inevitabilmente si opera un transfert ad altra persona o ad altra dimensione. Ti chiedevo solo a cosa pensi mentre mi stai penetrando.” “Per dio … adesso sei proprio un’ammosciacazzi; sei riuscita ad ammosciarmelo proprio mentre ero all’apice dell’entusiasmo amoroso.” “Perché? Io ti ho fatto solo una semplice domanda …” “La più stronza, la più inopportuna, la più imbecille nel momento peggiore . Ma vaffanculo!!!!” “No, oggi io vado a fare in figa e tu non ti ritiri, a costo di imbottirti di viagra.” “No, non è possibile, non devo sopportarti più … basta!!!!!” “Ma che modi! E’ una cosa semplicissima. Chi merita il transfert di questa scopata?” “Innanzitutto, in questo caso sarebbe obbligatorio rispondere alla domanda con una domanda: Qual è il tuo tranfert? Se confessi prima tu i pensieri reconditi, poi forse avresti anche diritto di conoscere i miei.” “Si, ma ho chiesto prima io e ho diritto per prima alla risposta.” “Questo è puro surrealismo, questa è una comica demenziale: mentre ti prepari a fare l’amore per la prima volta, quello che ti viene in mente è di chiedere a che o a chi sta pensando quello che si prepara a sverginarti. Diciamo che solo una paranoica come te può avere il terrore che nella mia testa ora ci sia Margie. Eppure dovresti saperlo, te lo ha detto tua nonna: in questo momento - e non solo - nella mia testa ci sono la tua figa, quella che fino a poco fa sentivo avvolgermi con amore la cappella, e il culo di Oriana che ogni tanto si affaccia ed irrompe con la violenza del sogno proibito. Ma dal momento che sei paranoica (e pensare che dovresti spiegarli e curarli, questi fenomeni!!!!) il tarlo fisso diventa sempre l’amica che ti ho scopato, senza neanche immaginare quante fighe ha visitato il mio cazzo. Forse è meglio che lasciamo stare.”
Faccio per alzarmi ma lei mi ributta giù: è più forte di quello che pensavo. “Non andartene … per favore … non fermarti … mi dispiace … non ce l’ho fatta a trattenermi … sono gelosa, non di tutto e di tutte ma solo di quella di cui puoi esserti innamorato. Non è colpa mia se la gelosia non mi fa ragionare.” “Patrizia, c’è una sola via d’uscita. Tieniti il tuo imene intatto e dimenticati di me. Ormai è chiaro che non riuscirai a farti amare; forse neppure a farti scopare, anche se io assumessi la personalità del bull che comunque sono e che sono in grado di ridiventare in qualunque momento. Se decido di scoparti, ti ribelli perché vuoi essere amata; se decido di amarti, ti fotti dalla paura che io sia innamorato anche dell’altra. E devo aggiungere anche che sei la più debole e perdente, nella faccenda, perché io sono riuscito ad amare per un giorno Margie sovrapponendola a te, come avevamo deciso; lei si è preso con gioia tutto quanto l’amore che quel giorno le ho dato, sostituendosi a te; tu, nel rovello della tua imbecillità, non hai la forza di rinunciare a me e riprenderti te stessa, ma non hai neanche il coraggio di prenderti come vero l’amore che ti offro senza porre limiti di giustificazione.” “Mi hai frastornata. Davvero sei un bull?” “Si, lo sanno tutti che lavoro anche da puttano in certe occasioni.” “Hai avuto davvero tante donne?” “Prova a chiedere a tua madre quante delle sue “amiche borghesi” mi hanno come amante privilegiato per sfuggire alla noia di matrimoni scipiti.” E’ sconvolta. “Quindi è tutto vero anche quello che si riferisce alla giornata con Margie.” “Si ma è anche vero che ti amo, è vero che per un giorno intero ho fatto l’amore con te (non ti ho scopato: ho fatto l’amore) e che sto sbavando dal desiderio di romperti la figa. A proposito, nonostante mi sia scopato centinaia - si, proprio centinaia - di donne, questa sarebbe l’unica volta in assoluto che mi prendo una verginità. In qualche modo, è anche una mia verginità che si perde, quella del motto di tutti i bull professionisti: mai scopare una vergine; troppo pericoloso.”
“Allora la vuoi la mia fighetta fresca!?” “Si, e voglio penetrarla pensando alla mia verginità che si perde, alla tua verginità che mi sto prendendo ed anche alla verginità del culo di Oriana che continuerò a sognare senza speranza.” “Allora, prendimi e mandami al diavolo se insisto ancora.” Mi ruoto sopra di lei e la bacio con grande intensità; le mie mani percorrono nervosamente il suo corpo, dal viso dolcissimo (odiosamente bello ed espressivo) al seno prorompente, quasi superbo con i capezzoli tesi, al ventre liscio e caldo, fino al monte di venere dove mi sposto a portare il cazzo contro le grandi labbra; sospira e mi spinge contro il ventre fino a farci male con gli ossi pubici che si scontrano e si fregano; inserendo i piedi tra i suoi, la porto a divaricare le gambe e lei cerca di muoversi per facilitarmi, ma le impongo di stare ferma. Adesso la punta della cappella è tra le piccole labbra, spingo per farla entrare nella vulva “Ecco … adesso sto pensando alla tua vagina che si prepara ad accogliermi” spingo un poco più avanti “adesso sento l’utero che si agita in attesa del cazzo e della sborrata” sento che la punta arriva all’imene “Ecco, ora ti sfonderò ma nella mia testa c’è contemporaneamente lo sfintere di Oriana che si ribella ad essere violentato, anche se lei se ne sta buona, come tu ora, a lasciarsi possedere … attenta … ora io spingerò e il tuo imene salterà, tu sarai definitivamente mia e non potrai dare questo momento a nessun altro. Ecco, ora spingo e questo momento si incide nella mia memoria incancellabilmente … Amore, ecco … ti ho sverginata … sei mia … per sempre … ti amo.”
Per tutto il tempo Patrizia se ne è stata quasi immobile; solo il viso segnalava momento per momento le diverse emozioni; quando mi sente profondamente penetrato in lei, con la punta del cazzo che quasi dolorosamente le preme sulla cervice dell’utero, il ventre adagiato sul suo e tutto il corpo che si rilassa lentamente in armonia col suo, decide di muoversi e mi bacia con un amore che non le avevo quasi mi sentito “Ti amo … ti amo … ti amo …” Sta piangendo, dolcemente e senza singhiozzi; le bacio gli occhi e lecco le sue lacrime “Non preoccuparti … è solo gioia … una gioia infinita … non credevo esistesse un momento così bello e non credevo di essere capace di fissarmelo così nella mente e nel cuore … Adesso pero, scopami, fammi godere e fammi sentire il tuo piacere dentro il ventre, sborrami dentro!” ”Sei sicura?” “Si, prendo la pillola.” Le spalanco un poco le gambe e le faccio piegare le ginocchia; mi sistemo col ventre contro la figa e spingo fino a sentire le palle che sbattono sul culo: ho la certezza di averla penetrata fino in fondo e comincio a picchiare con foga e con amore. Quando sento che la sborrata monta lungo l’asta le chiedo “Posso?” “Aspetta un minuto … sto per venire … ecco … ecco … ci sono … vieni con me!!!!” Sborriamo insieme e l’urlo che lanciamo è di quelli che sveglierebbero una città. Mamma si precipita dentro quasi spaventata e si inginocchia sul letto; accarezza con dolcezza il viso di Patrizia e le strizza leggermente un capezzolo; Patrizia ha una smorfia di piacere, le prende la mano e se l’appoggia a palmo aperto sulla tetta. Sono stordito e stento a riprendermi.
Quando riesco a riavermi, Patrizia e mamma sono stese sul letto, l’una sull’altra e limonano alla grande. Le guardo sconcertato: credo che ormai ho visto tutto: anche nonna e nipote che lesbicano; è il colmo. “Non c’è più religione!” Impreco; ma non mi degnano di uno sguardo, specialmente mamma che è totalmente impegnata a leccare Patrizia, quasi a scoprirne i sapori, gli odori, le sensazioni. Da anni so per certo che mia madre è una grande troia, molto molto molto riservata, al punto che riesce ancora a passare quasi per santa; e per quanto abbia stretto amicizia con molti dei suoi amanti, più o meno occasionali, mai mi era capitato di vederla “in azione”; e mi capita proprio adesso, con la sua nipotina che io ho appena sverginato. Addirittura, le va a leccare la figa appena straziata e sembra che la ragazza goda infinitamente a sentirsi alleviata dalla lingua della nonna che addirittura sembra andare in brodo di giuggiole mentre raccoglie dalla figa straziata il mio orgasmo, il suo sangue verginale e i suoi umori di orgasmo.”Quanto siete saporiti!” esclama golosa; Patrizia sorride estasiata. Vado in bagno a lavarmi, perché ho l’inguine insanguinato. Faccio una veloce doccia e vado in camera mia per vestirmi. Quando torno in camera di mamma, sono ancora là abbarbicate e stavolta è Patrizia che ha denudato la nonna e le sta leccando con foga tutto il ventre fin nel profondo dell’ampia vagina. Non so che pesci pigliare. Mi salva il telefono di casa; è Oriana “Ciao come va?” Soliti convenevoli poi mi chiede di Patrizia. “Aspetta, guardo in camera di mamma. Patrizia. Sei qui?” Lei mi fa una smorfia poi prende il telefono e parla con la madre. E’ naturalmente ambigua e le dice tutto senza farle capire niente: che è stata benissimo con lo zione, che ha scoperto una nonna straordinaria e altri accenni del genere che suonano assai diversamente a noi, di qua, e a sua madre, di là; conclude assicurando che in meno di mezz’ora sarà a casa. Si prepara in fretta e, con un bacio a testa, va via.
Guardo mia madre basito “Ma ti rendi conto?” “Di che? Che ho una nipotina troietta come la nonna? Embè!!!??? La cosa per caso ti turba?” “No, in fondo no, ma sul momento mi ha sorpreso.” “Forse sarebbe bene che ci facessimo qualche sorpresa, tra di noi.” La frase è sibillina, ma non ho tempo per ribattere perché mi squilla il telefonino. Porca miseria: è il colmo; si tratta di Margie. “Ciao bellissima, come ti va?” “Devo parlarti … subito.” “Va bene: vuoi che ci vediamo? al caffè dello studio, dici? Ah, sei già lì; aspettami, in pochi minuti sono da te.“ Mamma mi guarda severa. “Ma allora è vero che sei almeno un poco innamorato di quella donna!” “Mi hai sentito negarlo?” “E adesso che fai?” “Per mesi non ha dato segno di vita. Se ha chiamato, ci deve essere qualcosa di grosso. Vado a vedere e sentire. “ “Non ti consumare troppo, mi raccomando!”
Prima ancora di entrare nel bar, ho già notato Margie appollaiata sullo stesso sgabello dall’altra volta che parla fitto con Franco il barman sorseggiando lo stesso intruglio dell’altra volta; è bellissima, come sempre, e il vestito ancora primaverile sottolinea tutta la sua bellezza. Faccio segno a Franco di stare zitto, mi avvicino cautamente alle spalle e la bacio sulla nuca; si gira un po’ meravigliata poi la sua bocca si allarga in un sorriso meraviglioso. “Ciaoooo, Mario” mi fa, smonta dallo sgabello e mi si piazza davanti “Posso?” e mi bacia delicatamente sulla guancia; le passo il braccio intorno, alla vita, la stringo a me con forza. “Devi!” Le sussurro e le poso con voglia le labbra sulla bocca, che si apre a far entrare la mia lingua con cui le frullo la sua. “Attento, che diamo spettacolo!” sorride lei. “Franco è un amico e sa chiudere gli occhi.” Scherzo anch’io, “Possiamo salire da te?”. La prendo per la vita e mi avvio; faccio segno a Franco di mettere in conto la consumazione. Appena entrati ci avvinghiamo in un bacio da deliquio; le faccio sentire contro il ventre la forza della mia passione e sento i capezzoli bucarmi quasi il petto, tanto son ritti. “Sono qui per scartare quei dolcetti rimasti.” Mi fa con esitazione, poi aggiunge “ma mi piacerebbe che potessimo fare l’amore, non per terapia ma per gioia di amare.” “Se non ti turba, io ho fatto l’amore CON TE in ogni momento, senza terapie o condizionamenti.” “Non mi turba; mi rende felice e mi autorizza a chiederti di continuare ad amarci come l’altra volta, fino in fondo.”
“Il tono delle tue parole mi fa male, perché è nettamente “da ultima volta” Però c’è da dire che anche l’altra volta doveva essere l’unica volta e invece eccoci qui. Ma se davvero così fosse, a maggior ragione voglio amarti come mi detta il cuore.” “E’ l’ultima volta; ma ne parleremo dopo esserci amati alla follia.” Comincio a spogliarla delicatamente a partire dalla giacca che deposito con garbo sulla sedia; poi apro la camicetta: come al solito, non ha reggiseno e le sue tette sono veramente da concorso di bellezza. Mi ci attacco con amore e la riempio di morsi, di baci, di succhiate: risponde con continui brividi di piacere. “Per favore, fammi togliere le mutandine; mi stai facendo colare come una fontana rotta e forse sono già inutilizzabili.” Le sfilo la gonna e mi appare il paradiso in terra: due gambe da urlo su cui si innesta un culo da venere callipigia (“culobello” tradotto alla lettera) e un ventre piatto, fine, color alabastro, in fondo al quale si individua appena una riga di pelo che incornicia una fessura dolcissima, bagnata, eccitante già solo dalla vista: le piccole labbra e il clitoride sono ben nascosti nella vulva. La distendo sul tappeto, facendola poggiare su un fianco, mi ci sdraio a lato, poggiandomi sull’altro fianco, e ci cominciamo a baciare con amore, mentre le mani vagano sul corpo a cercare sensazioni intense, da ricordare. “Mi piace sentire la tua pelle; vorrei ricordarla sempre e non mescolarla come forse hai dovuto fare tu.” Le sollevo il mento con un dito per guardarci negli occhi.”Senti, amore (posso chiamarti amore?) tu non credi al mio amore e te lo posso concedere visto come tutto è nato; ma ti proibisco di dubitare della mia capacità di memoria. Io sarei in grado di descrivere a chiunque l’ovale del tuo viso e la tenerezza dei tuoi occhi, la curva del tuo nasino, la dolcezza della tua bocca. Io conosco a menadito il tuo seno e le dolcezze che sa offrirmi; ricorderò per sempre il calore del tuo ventre sul mio culo che vi immerge. Io conosco a menadito il profilo “a mandolino” del tuo culo meraviglioso e conosco ogni piega della tua figa, il sapore dei tuoi orgasmi ed anche del tuo piscio. Qui nessuno ha recitato. E’ stato amore e sarà amore anche se per un solo giorno dilatato ad oggi. E’ chiaro, amore?”
Mi si rannicchia tra le braccia, in atteggiamento quasi fanciullesco; Mi stendo supino sul tappeto, con la testa verso i suoi piedi e la sollecito a gesti a montarmi sopra; si accoccola sopra di me e mi spalanca davanti il suo Eden privato: corro ad abbrancare le natiche e le dilato per far emergere l’ano grinzoso che già conosco ben avvezzo alle inculate; lecco tutt’intorno ed infilo la lingua nel foro; sussulta e mi mordicchia il cazzo che ha già imboccato; mi perdo a lungo nella perlustrazione del foro fino allo sfintere che comunque è ben stretto; poi scivolo lungo il perineo e infilo la punta della lingua nella vulva; ancora sobbalza. “Senti, Margie” le dico, sollevando appena la bocca dalla figa “in questi rapporti il piacere si perde se si cerca di dare e ricevere nello stesso momento. Per favore, per ora lascia che io succhi il tuo piacere fino all’esplosione finale; poi ti preoccuperai di darmi piacere.” “Posso continuare a tenerlo in bocca? Mi fa godere un mondo sentire la delicatezza della pelle, il pulsare del sangue dentro ed il sapore del preorgasmo.” Non rispondo e affondo con decisione la lingua tra le grandi labbra; le lecco sapientemente, prima una poi l’altra, e faccio scivolare decisamente la lingua verso il roseo fiore delle piccole labbra che aggredisco con le labbra a ventosa, il clitoride si rizza all’improvviso ed io lo catturo fra i denti. Margie è costretta a mollare il cazzo per lasciare uscire l’urlo selvaggio che le sgorga dalla figa ed esplode nella bocca. Succhio come un poppante finché tutta la vagina sembra vibrare ed un’ondata di umori esplode all’improvviso sulla mia lingua. “Vengo, vengo … veeeennnngoooo … non ti fermare per favore … non ti fermare … lasciami ancora sborrare, ti prego.”
Quando l’orgasmo si placa, lei è crollata a peso morto sopra di me; fatico un poco a spostarla, finché non si sdraia al mio fianco e si raccoglie rannicchiata contro di me che ho ripreso la posizione a fianco a lei; la tengo stretta a lungo, con molto amore, e la sbaciucchio dolcemente per farle sentire il mio affetto. Quando si è ripresa “Ora tocca alla mia bocca farti godere,” “No, ascolta, io amo il sesso ed amo farlo bene, soprattutto con amore. Ma ci sono dei limiti che vanno rispettati. Non sono sicuro che, dopo un orgasmo, io sarò in grado di recuperare e di averne un secondo in tempi brevi; talvolta mi capita una forma di priapismo per cui continuo a fare sesso senza avere orgasmi. Tu sei abbastanza rapida nell’eccitarti e sei fortemente multiorgastica; se tu stessi a scopare per ore ed ore, gli orgasmi infiniti ti darebbero solo il mal di testa; io devo controllare di non eccedere per non trovarmi all’improvviso senza armi. Quindi, già prima di cominciare a pomiciare, avevo deciso che il mio orgasmo sarebbe stato solo uno ma indimenticabile. Sarai tu a decidere dove come e quando; io, intanto, mi limiterò a trasmetterti col cazzo tutto l’amore che sento. Possiamo fare così?” “Certo, solo ti avverto che la sborrata la voglio in bocca: scopami in tutti i buchi, in tutti i modi, ma concludi in bocca perché ho bisogno di portarmi nel cuore e nei sensi il sapore fisico del tuo amore.” La bacio con entusiasmo. Ritorno su di lei e mi strofino con tutto il corpo; la bacio continuamente e dappertutto; affondo il viso tra i capelli e poi lo sposto tra i seni, infilo una mano fra le cosce e la masturbo fino a sentire un orgasmo enorme esplodermi sulle dita; monto sopra di lei e le colloco il cazzo tra le tette: dà il via ad una spagnola da infarto mentre io riprendo a martoriarle il clitoride con la mano allungata dietro di me; quando unisce alla spagnola un pompino (il cazzo le scivola bene fino in bocca) sono io a vibrare di piacere infinito e costretto a trattenermi; le suggerisco di strizzarmi le palle per impedirmi di sborrare.
Non so quanto tempo passa e quante sono le varianti che mettiamo in atto: ho la sensazione che ambedue siamo colti dalla paura che poi sarà finita e cerchiamo di prenderci tutto. E così la faccio mettere gattoni e la inculo quasi con violenza finché mi squirta sul ventre, gioco col cazzo nella sua bocca e sul suo viso; la lascio leccare e succhiare finché ha un piccolo sussulto di godimento, poi mi ritraggo. Entro nella figa solo alla fine e non la faccio aprire per entrare di colpo fino in fondo: la faccio invece sdraiare a cosce quasi serrate e appoggio il mio cazzo fra le cosce, mi distendo su lei, ci baciamo, ci accarezziamo, e il cazzo si ingrossa e la figa si bagna; lentamente e quasi senza accorgersene, apre le gambe e lascia che il cazzo scivoli in vagina; quasi lo succhia dall’interno; io mi limito a piccole spinte che lo accompagnano: sento che si gonfia al di là di ogni logica. Mi prende per le natiche e mi schiaccia su di sé “Dentro … ora si … ora sei dentro di me … e non te ne andrai mai più … ora nascerà l’androgino che chiamerai come vuoi … ora siamo una cosa sola!!!” “Margie, amore, non reggerò a lungo … sto per sborrare.” Mi spinge quasi via; io le salgo addosso, mi siedo sulle sue tette e le infilo il cazzo in bocca. Mi massaggia e mi succhia, mi masturba e mi lecca; l’inguine mi duole dallo sforzo, poi la colata si scatena su lungo l’asta e la sborra viene sparata nella sua bocca: è brava anche in questo; argina i fiotti con la lingua li fa scorrere sotto il palato poi li ingoia, metodicamente, devotamente. Quando ha finito, il mio cazzo e nitido e pulito. La bacio sulla bocca. “Anche la tua sborra mi piace; è buona.” “Ti amo” riesco a malapena a rispondere.”
Quasi subito dopo, l’euforia si sgonfia e si affaccia la domanda “Cosa devi dirmi per avermi chiamato così in fretta?” “Me ne vado.” “Per sempre?” “Probabilmente si. Sai che ho vinto un concorso?” “Si; e, a quel che dicono, anche bello tosto: tre posti per mille candidati …” “Già. Solo che i posti sono a Bolzano.” “Ah! Quando parti?” “Domani mattina.” “Ma … non mi pare che si sappia … “ “No, ho voluto dirlo solo a te” “Perché?” “Dovevo sapere se partivo col ricordo di una scopata terapeutica o con la maledetta nostalgia di un meraviglioso amore impossibile …” “Cosa hai acclarato?” “Che ti amo anche se so che è folle e che mi ami anche se sai che è folle!” “Abbiamo vissuto un grande amore che è durato solo un giorno e che abbiamo prorogato per altre poche ore solo per essere lealmente innamorati. L’altra volta ti chiesi un gesto di stupido romanticismo e questa “pappetta di miele” me lo concesse. Te la senti di fare un altro piccolo strappo e di concedermene un altro, di stupidi gesti romantici?” “Oggi, con tutto l’amore che abbiamo fatto esplodere dai nostri pori, mi sciolgo in pappa e miele, ti concedo e reclamo per me tutto il romanticismo del mondo.” “Ormai non si possono avere dubbi sul fatto che ci amiamo e che il modo in cui si conclude questa vicenda ci lascia comunque con il cuore straziato. Non faccio fatica a capire che questa occasione ti consente di dare un taglio netto al passato, specialmente a quello recente. Forse deciderai di non tornare più o lo farai solo raramente per gravi motivi
Il taglio tocca anche me, nonostante il grande amore, perché comunque la mia stessa presenza è legata a quell’episodio che tu hai il dovere di cancellare. Come io non posso neanche immaginare di cambiare la vita mia e dei miei per fuggire con te, allo stesso modo tu non puoi neppure illuderti di fermare la tua fuga solo per me che comunque sono una piccola parte di quel problema. Sappiamo che dobbiamo allontanarci forse per sempre. Però io per te ci sono e voglio esserci sempre. Mi devi promettere che, in qualunque momento, per qualunque motivo, in qualsiasi caso e situazione, insomma quando sentissi di aver bisogno di me, mi chiamerai ed io mi impegno a rovesciare il mondo per essere vicino a te. Me lo giuri?” Un bacio appassionato suggella l’impegno; poi scoppiamo a ridere, comunque, per la tenerezza sdolcinata del momento. Non ci siamo resi conto del tempo che passava. Ormai annotta e lei ha anche una certa premura. Ci ricomponiamo e ci avviamo ad uscire. “Pensi che sia meglio lasciarci qui?” mi chiede “Forse sarebbe meglio, per non piangere come vitelli davanti a tutti; ma quando sai che non avrai più pane, anche le briciole sono cibo. E vale anche per l’amore. Ti riaccompagno al bar e cerco di farmi forza.” Un ultimo bacio, quasi fraterno, usciamo e chiudo la porta.
Franco è in vena di scherzi “Dai, Mario, un culo come il tuo non esiste. Adesso hai anche la più stupenda ragazza del mondo che ti ama alla follia” “ E chi te lo dice che mi ama alla follia?” “Lo legge anche un cieco, in come ti guarda , in come si muove, in come è diventata più raggiante da quando ti ha visto …” “Senti, stronzetto, se è come dici tu, stai girando un coltello in una piaga fresca perché questa angelica creatura mi ha appena comunicato che domani va a prendere servizio a Bolzano e non ci vedremo più. Sei contento?” “Urca, mi dispiace per te ma se è così si tratta di quel posto dove concorrevano in mille e hanno vinto in tre. Io al tuo posto pianterei tutto e me ne andrei a Bolzano con lei.” “Perché?” Interloquisce Margie “Maremma maiala, devi essere super anche per intelligenza. Allora: bellissima, intelligentissima, piena occupazione, che altro si può chiedere a una fidanzata, amica, amante, moglie, compagna o quel diavolo che volete; io ti verrei dietro in ginocchio e baciando la terra dove cammini.” “Grazie” commenta Margie e mi abbraccia per l’ultima volta. “Addio, Mario!” “No, no per dio, non addio; ma neanche arrivederci perché non siamo pazzi visionari; ma CIAO si, e con tutto il cuore. Insomma, mai dire mai …” Lei è già lontana.
Torno a casa che sono uno straccio consumato; mia madre mi guarda con aria preoccupata “E’ andata male?” “Mi ha comunicato che domani parte e probabilmente non tornerà mai più. Per il famoso concorso che ha vinto la sbattono a Bolzano e sarà l’occasione per buttarsi dietro le spalle una sporca vicenda e chi vi è stato coinvolto, compreso me.” “Ma vi eravate innamorati? In così poco tempo?” “Chissà … forse si … vallo a sapere … e ormai a che serve anche sapere … mi sento passato sotto uno schiacciasassi. Quasi quasi vado direttamente a letto. “Senza neppure cenare un poco?” “Non so, forse berrò del caffelatte …” “Mario!” “Siii …” “Ti va di dormire nel lettone, stasera?” “Nel tuo lettone? Con te?” “Se ci hai sverginato tua nipote, perché non dovresti dormirci con tua madre?” “Forse perché non lo sai, ma dormo nudo …” “E forse tu non lo sai, ma anch’io dormo nuda … e non mi dispiace avere a fianco carne giovane e disponibile. … Forse potrebbe anche aiutarti a superare il momento.” “Ok, aggiudicato. Stasera si dorme insieme nel lettone.”
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Aggiunto: 5 anni fa
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Incesti